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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1496 ed abbinate).
PRESIDENTE. Considerando che l'onorevole Romagnoli è entrato in questo momento in aula e che il suo ingresso va interpretato come manifestazione della volontà di intervenire, in via eccezionale gli darò la parola. Prego, onorevole Romagnoli, ha facoltà di parlare.
MASSIMO ROMAGNOLI. Grazie, signor Presidente. Svolgerò un intervento molto breve sui diritti televisivi, solo per ricordare per l'ennesima volta a questo Governo che, nonostante il precedente abbia dato la possibilità ai cittadini all'estero di votare, di eleggere 18 parlamentari, ancora oggi le nostre televisioni nazionali - mi riferisco alla RAI, soprattutto per quanto riguarda gli incontri di calcio - vengono oscurate. Coloro che sono all'estero per vari motivi, sia di studio, sia di famiglia, sia di lavoro vorrebbero mantenere un rapporto con la madrepatria. Noi continuiamo a negare loro tale rapporto, nonostante vi siano persone che li rappresentano nel Parlamento. Questo Governo, in continuazione, in tutti i provvedimenti che finora ha adottato, ha tentato di non prendere mai in considerazione che vi sono ben 4 milioni di nostri connazionali residenti all'estero, anche i quali hanno il diritto di seguire le nostre trasmissioni, come noi le riceviamo in Italia.
PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,40.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Adenti 1.65 è stato ritirato dal presentatore e, conseguentemente, invito il relatore ad esprimere il parere sui restanti emendamenti riferiti all'articolo 1.
PIETRO FOLENA, Relatore. Chiedo scusa, signor Presidente, credo che ci sia un collega che vorrebbe intervenire sul complesso degli emendamenti.
NICOLA BONO. Signor Presidente, non può parlare...!
PRESIDENTE. Onorevole Folena, le ricordo che sono decorsi i venti minuti per il preavviso.
ARNOLD CASSOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Grazie, signor Presidente. Vorrei intervenire sul complesso degli emendamenti, anche per rispondere all'intervento precedente, in merito a ciò che è stato detto sul lavoro del Governo...
PRESIDENTE. Onorevole Cassola, la possibilità di un suo intervento in questa fase è esclusa dal fatto che è già decorso il termine di preavviso di venti minuti. Abbiamo già considerato quindi esaurita la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti. Se lei decide comunque di parlare in relazione al primo emendamento, ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, accolgo il suo invito e preannunzio che interverrò sul merito del primo emendamento in esame.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei svolgere un richiamo al regolamento, in relazione a quanto da lei testé affermato. Il problema è comunque risolto, perché l'onorevole Cassola ha deciso di intervenire sul primo emendamento che sarà esaminato, ma vorrei ricordare che esistono almeno un milione e mezzo di precedenti in ragione dei quali èPag. 4possibile intervenire sul complesso degli emendamenti finché il relatore non ha espresso il parere. Ormai il collega Cassola parlerà a margine dei cinque minuti da lei concessi, ma vorrei ricordare che comunque esistono dei precedenti in quest'aula e che, in ragione di essi, il regolamento andrebbe applicato allo stesso modo per tutti.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la Presidenza prende atto del suo richiamo, ma ricordo che avevamo considerata esaurita la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti.
GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei soltanto ricordare che lei stava già invitando il relatore ad esprimere il parere. Se il collega intende intervenire sul primo emendamento, può farlo, ma comunque la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti è chiusa.
PRESIDENTE. Condivido la sua opinione.
ARNOLD CASSOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, vorrei semplicemente essere trattato come tutti gli altri parlamentari. Se esistono dei precedenti, non possiamo applicare il regolamento a seconda di chi chiede la parola, per cui per alcuni parlamentari i precedenti vengono applicati solo perché sono volti conosciuti e, al contrario, ciò non accade nei confronti di coloro che sono meno noti.
PRESIDENTE. Onorevole Cassola, se la sua scelta è chiara, potrà intervenire sul primo emendamento, dopo che il relatore avrà espresso il suo parere.
PIETRO FOLENA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, raccomando l'approvazione degli emendamenti 1.500, 1.501 e 1.502 della Commissione. Formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, di tutti i restanti emendamenti presentati, fatta eccezione per gli identici Ciocchetti 1.203 e Pescante 1.204, sui quali il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Ove dunque i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, non ritengo sia necessario riscrivere interamente il testo del disegno di legge al nostro esame, come intende fare questo emendamento. In questo provvedimento, vi è un riferimento molto importante agli italiani all'estero. Mi stupisce che l'onorevole Romagnoli, intervenuto prima, abbia invece rilevato che questo Governo non si prende mai cura di tali soggetti. Al comma 2, lettera h), si può notare che è stato recepito dalla Commissione un emendamento presentato dal mio gruppo, quello dei Verdi, e, più specificamente, da me e dal collega Poli, con il quale si specifica che la tutela degli utenti dei prodotti audiovisivi è riferita sia a coloro che sono in Italia sia a coloro che sono all'estero. Mi sembra che questa sia la prima volta, nella giurisprudenza italiana, che venga effettuato questo riferimento. Prima, quindi, dell'utilizzo di tattiche e strategie, che in Parlamento sono varie - come italiano all'estero, per sei mesi, ho studiato i metodi e le procedure parlamentari -, sarebbe meglio dirsi come stanno le cose.
Faccio notare che quanto è stato compiuto per gli italiani all'estero, anche se ancora poco, è molto importante: dalPag. 5primo giugno prossimo, per la prima volta, gli italiani di Caracas, di Berlino, di Buenos Aires o di Canberra, non dovranno più andare a Canicattì o a Bisceglie per avere la carta di identità, ma basterà recarsi al consolato di quelle città; inoltre, sempre per la prima volta, da quest'anno, lo Stato italiano può usare le sue proprietà all'estero anche ai fini commerciali, finora bloccate o, qualche volta, male usate, che possono così costituire un reddito importante per tutta la comunità italiana all'estero, come per lo Stato stesso.
È, dunque, certamente da considerare un buon primo passo quanto si è visto, in questi mesi, per gli italiani all'estero.
Per concludere, il Governo italiano sta lavorando per il bene degli italiani all'estero, ma dobbiamo lavorare anche per il bene degli stranieri in Italia. Dobbiamo smetterla con certe dichiarazioni becere, rilasciate anche da politici italiani, che hanno prodotto l'effetto di associare automaticamente ad un tunisino, ad un albanese, ad uno slavo gli omicidi sanguinosi, per poi scoprire che sono stati commessi, come nel caso di Erba, dai vicini di casa, Olindo e Rosa, italici al 100 per cento. Smettiamola di rilasciare dichiarazioni irresponsabili, come fanno Calderoli o Borghezio, e cerchiamo di dare dignità agli italiani all'estero ed agli stranieri in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, stiamo parlando di diritti televisivi delle società sportive? Lo chiedo perché sono rimasto sorpreso dall'intervento precedente.
Intendo segnalare all'attenzione dell'Assemblea l'emendamento a mia firma 1.31, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge in esame. In primo luogo, consentitemi di osservare come non sia stata sufficiente l'esperienza della finanziaria, formata da più di 1.500 commi di un articolo unico per far perdere il «vizio» al Governo di legiferare con provvedimenti formati da un unico articolo. Ciò riduce enormemente la possibilità di interventi emendativi da parte dei gruppi parlamentari, in quanto esso è proporzionato, non solo alla rilevanza e consistenza del gruppo parlamentare, ma anche al numero di articoli che compongono la norma. In questo caso, con un disegno di legge composto da un unico articolo affrontiamo una problematica estremamente importante e delicata, che avrebbe comportato un'articolazione, anche dal punto di vista tecnico, di ben altra natura.
Il gruppo di Alleanza Nazionale si è visto, perciò, costretto a presentare un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo proposto dal Governo. In merito alla «filosofia» di tale emendamento, occorre ricordare che la problematica relativa alla gestione dei diritti televisivi delle società sportive risale alla legislatura precedente. È stata una battaglia, un'iniziativa nata dal gruppo di Alleanza Nazionale. L'onorevole Andrea Ronchi, infatti, è stato presentatore, nella passata legislatura, di una proposta di legge in tempi non sospetti (cioè prima che scoppiasse l'ultimo scandalo che ha interessato il calcio italiano), finalizzata a realizzare condizioni di maggiore equità all'interno del sistema calcistico nazionale.
Si riteneva infatti che la vendita soggettiva dei diritti televisivi costituisse elemento di per sé perturbatore e, comunque, di forte squilibrio all'interno del sistema calcistico italiano, partendo dalla considerazione che più forte è la squadra, più prestigiosa è l'associazione calcistica, maggiore è la possibilità di cessione, in termini soggettivi, dei diritti televisivi. Ciò andava a nocumento delle società calcistiche minori e creava difficoltà.
Inoltre, l'essere squadra prestigiosa portava all'esigenza di mantenere sempre alti, molto alti, gli standard di realizzazione delle prestazioni sportive, aprendo le maglie al rischio della permeabilità verso azioni illegali e, quindi, verso le vicende accertate di intervento illegale nell'ambito della gestione delle società stesse.Pag. 6
La proposta avanzata dal gruppo di Alleanza Nazionale, quindi, prevedeva la vendita collettiva dei diritti delle società sportive...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
NICOLA BONO. Mi dica, signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la avverto che il tempo a sua disposizione è terminato.
NICOLA BONO. Mi trovavo ancora nella fase «propedeutica» dell'illustrazione del mio emendamento!
Vorrei osservare, signor Presidente, che stiamo parlando di una proposta emendativa che sostituisce interamente l'articolo unico del disegno di legge in esame: si tratta, praticamente, del «cuore» di tale provvedimento. Se poi non è possibile esaurire le considerazioni sul cuore del disegno di legge...
PRESIDENTE. Onorevole Bono...
NICOLA BONO. ...in una battuta, mi consenta...!
PRESIDENTE. Onorevole Bono, comprendo le sue ragioni; tuttavia ribadisco che ha solo cinque minuti di tempo a disposizione.
NICOLA BONO. Mi consenta almeno di concludere in maniera celere e logica quanto stavo dicendo, Presidente.
Vorrei evidenziare che, attraverso la mia proposta emendativa, si tende a «destrutturare» la normativa in esame, la quale prevede il conferimento di una delega al Governo. Approvando il mio emendamento 1.31, interamente sostitutivo dell'unico articolo di cui consta il provvedimento, definiremmo, invece, una gestione della cessione dei diritti televisivi svincolata dalla delega al Governo. A mio avviso, infatti, essa rappresenta una forzatura assolutamente ingiustificata, ed è stata proposta dal Governo per varare una normativa maggiormente «dirigista».
Noi, al contrario, proponiamo che sia il Parlamento a stabilire le modalità alla base della cessione collettiva, da parte delle società calcistiche, dei diritti televisivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei illustrare i motivi per i quali il nostro gruppo voterà contro l'emendamento presentato dall'onorevole Bono e da altri colleghi. La risposta risiede proprio nella motivazione addotta dal collega Bono: la proposta emendativa in esame, infatti, è contraria al conferimento al Governo della delega prevista dal provvedimento.
Ritengo molto importante tale delega al Governo, perché consente di affrontare due questioni. La prima riguarda il sistema sportivo: il provvedimento in esame, infatti, permette di definire norme «snelle» ed in grado di riportare nelle mani dell'autorganizzazione della Lega calcio e delle società sportive un tema così importante, quale la distribuzione e la vendita collettiva dei diritti televisivi.
La seconda questione concerne, invece, il sistema delle comunicazioni. Ritengo che ci si trovi in una fase di transizione del sistema, tanto è vero che, prossimamente, esamineremo i progetti di legge che afferiscono a tale materia. Proprio per il motivo che stiamo attraversando una fase di transizione, reputo importante adottare regole-quadro «snelle» e coerenti, che siano in grado di governare una transizione del sistema tecnologico davvero inedita per il nostro paese.
Vorrei osservare che le due problematiche sono notevolmente intrecciate tra loro. Del resto, come recita il testo del disegno di legge in esame, dopo il conferimento delle deleghe al Governo e l'adozione degli opportuni decreti legislativi, vi sarà la possibilità, in un secondo momento,Pag. 7di adeguare le stesse regole ad un sistema in continua evoluzione.
Ricordo che veniamo non solo da una situazione drammatica nel settore del calcio, ma anche da una condizione altrettanto drammatica ed unica, nel panorama mondiale, per quanto riguarda il sistema delle comunicazioni. Sappiamo che, in Europa, molti paesi hanno adottato scelte molto precise in tale ambito: tra questi, rammento la Germania, la Francia e l'Inghilterra. Tali Stati, infatti, si sono dotati di regolamenti «snelli» in materia di vendita dei diritti televisivi ed hanno favorito il più possibile l'autorganizzazione delle società sportive e delle Leghe calcio.
Ritengo che, proprio grazie al dibattito parlamentare che si è svolto in sede di Commissione, si sia riusciti a favorire il più possibile la capacità di autorganizzazione e di autoriforma di un sistema che, davanti all'opinione pubblica, aveva raggiunto un livello veramente molto basso di credibilità (per una questione morale, ma non solo), facendo perdere senso e valore all'evento sportivo.
Credo che, attraverso il disegno di legge in esame, sia possibile ristabilire un equilibrio: tentare di riscriverne interamente il testo, come propone l'emendamento Bono 1.31, provocherebbe uno squilibrio davvero molto forte.
In altre parole, penso vi sia la necessità di assicurare una tutela relativa agli eventi sportivi per gli utenti dei prodotti radiotelevisivi.
Ringrazio l'opposizione che si è adoperata per modificare, anche dal punto di vista linguistico, alcuni tratti del provvedimento. Penso, in particolare, alla proposta d'inserimento del concetto di «utente» e non soltanto di «consumatore». Ritengo sia stata una scelta importante che qualifica ulteriormente il provvedimento, perché si rivolge certamente al sistema della comunicazione, a quello sportivo e a quello del calcio, ma, finalmente, per la prima volta, guarda anche agli utenti, ossia ai cittadini.
È molto importante che la qualità televisiva del prodotto sportivo possa essere il più possibile accessibile e conforme alle regole, che spero riusciremo presto a darci in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, non so quale film abbia visto la collega, ma sicuramente è diverso da quello che ho visto io, in quanto l'operato del Governo in questa materia è stato a senso unico: non ha guardato, in alcun modo, alle ragioni dell'opposizione e, soprattutto, alle ragioni e alle necessità del mondo sportivo.
I nostri emendamenti e i miei interventi verteranno principalmente su due elementi.
Il primo è che lo sport si fonda su valori sociali, educativi e culturali: è inclusione e partecipazione. Le associazioni sportive hanno, sì, il diritto di organizzarsi autonomamente, ma non possono prescindere dalla missione loro affidata, ossia quella di promuovere lo sport che rappresentano attraverso i vivai, l'attività giovanile, l'inclusione sociale non solo dei giovani sportivi, ma anche dei disabili.
Tutto questo non è presente nel provvedimento in esame! È abbozzato nella relazione ma, all'atto concreto, nel momento in cui nel provvedimento si stabilisce come ripartire le importanti ed uniche risorse su cui il mondo sportivo può contare, ossia quelle provenienti dai diritti televisivi, ci si dimentica di dare direttive precise, di definire le quote di riferimento per le federazioni o per le leghe da destinare alla missione che esse hanno.
Inoltre, il provvedimento è lacunoso per quanto riguarda l'aspetto televisivo e della formazione dei mercati e soprattutto va nella direzione esattamente opposta a quella che, almeno a parole, il relatore si era proposto di seguire.
Sappiamo benissimo che l'esclusiva sui diritti televisivi è determinante nella formazione delle preferenze dei telespettatori e che queste determinano il valore del marchio di una televisione, tant'è vero chePag. 8alcune emittenti acquistano i diritti televisivi su determinati campionati. In questo caso stiamo parlando - ed è importante che l'Assemblea lo sappia - di tutti i campionati professionistici, che si svolgeranno sul nostro territorio, dunque non solo calcistici, come originariamente era stato scritto nel disegno di delega del Governo.
Tutti questi diritti saranno, dunque, determinanti nella formazione della preferenza dei telespettatori. Pensate che alcune emittenti investono addirittura nell'acquisto dei diritti a prescindere se questi saranno in attivo, ossia hanno un valore di loss leader all'interno del fatturato di un'emittente, proprio perché, seppure in perdita, quei diritti portano telespettatori.
Attenzione, i campionati di calcio di serie A hanno maggior valore, pur non dando in assoluto lo stesso numero di telespettatori di altri eventi sportivi come le Olimpiadi o i mondiali di altre specialità, perché sono continui nel tempo e creano fidelizzazione ed affezione al marchio. Insomma, orientano le preferenze, siano esse di telespettatori di emittenti a pagamento oppure in chiaro.
Ho fatto questo esempio per dire che stiamo definendo l'orientamento dei telespettatori ed il mercato del futuro e nel farlo il Governo dimentica che sul mercato delle emittenti a pagamento è presente un solo soggetto e che quindi esiste una condizione di monopolio. E proprio a quel soggetto noi oggi stiamo regalando per i prossimi anni il monopolio sui diritti televisivi, come approfondiremo durante il dibattito sui prossimi emendamenti. Pertanto, chiedo ai colleghi di approfondire ed analizzare quello che stanno votando, perché in realtà stanno approvando una delega che cambierà profondamente la natura del mercato televisivo, con riflessi importantissimi nel settore sportivo dal nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, credo che l'ispirazione e lo spirito dell'emendamento al nostro esame siano certamente condivisibili. D'altra parte, si tratta di un emendamento coerente con le posizioni sostenute dal gruppo di Alleanza Nazionale anche nel corso della precedente legislatura, che tuttavia non riuscirono a produrre quel mutamento in realtà necessario nel campo dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi. La condivisibilità dell'emendamento sta nel fatto che anche in esso si ribadisce la svolta in merito alla gestione dei diritti di trasmissione, passando da un sistema individuale, facente capo alle singole società operanti, ad una contrattazione collettiva.
Abbiamo potuto misurare nel corso di questi anni come il passaggio ad una gestione individuale dei diritti televisivi di trasmissione degli eventi sportivi abbia determinato seri disequilibri nella gestione stessa di importanti eventi sportivi, come ad esempio il campionato di calcio. Sicuramente la normativa del passato ha consentito la formazione di uno squilibrio nel campionato di calcio, che di fatto ha ristretto a pochissime squadre (in concreto si parla di tre-quattro compagini) la competizione per lo scudetto. Evidentemente è stata introdotta una distorsione perché a mio avviso un campionato equilibrato è quello in cui effettivamente tutte le squadre partecipanti hanno all'incirca le stesse opportunità di vittoria finale.
La logica della contrattazione individuale dei diritti televisivi ha invece portato ad un notevole squilibrio che attraverso questo disegno di legge, che stiamo discutendo e che speriamo di approvare rapidamente, cerchiamo di superare. Da questo punto di vista certamente non vi è contrasto in merito all'ispirazione di fondo.
Il punto che invece resta aperto è quello relativo agli strumenti con cui si determina tale svolta nella contrattazione dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi. Infatti, la scelta operata dalla Commissione, in quanto maturata in tale sede, è quella della delega al Governo a fronte dell'altra ipotesi prospettata dall'emendamento Bono 1.31 a firma dei colleghi di Alleanza Nazionale.Pag. 9
Anche alla luce dell'esperienza del passato, credo che sia più opportuno procedere attraverso lo strumento della delega. Già nel passato, nel momento stesso in cui siamo stati incalzati dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato perché mutassimo il vecchio regime, forse avremmo dovuto fare ricorso allo strumento della delega. In tal modo, avremmo potuto approvare norme più ponderate e attente, che avrebbero consentito di risolvere tutti i problemi. Anche allora, infatti, sotto l'urto e la pressione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, abbiamo legiferato, a mio avviso, senza tenere conto di tutti i fattori. In questo senso, lo strumento della delega costituisce uno strumento importante, che ci consentirà di avere una legislazione e una disciplina dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi un po' più attenta, un po' più precisa e meno soggetta a valutazioni che, in questa sede, ancora non siamo riusciti a produrre.
Voglio aggiungere che, naturalmente, la scelta di una delega al Governo non vuol dire che il Parlamento sia tagliato fuori. I decreti legislativi, infatti, dovranno tornare nella sede parlamentare e in quella circostanza credo sarà possibile per il Parlamento dare ulteriormente il suo contributo.
Ecco le ragioni per le quali esprimeremo voto contrario su questo emendamento, pur rispettandone l'ispirazione e pur rispettando la coerenza con la quale Alleanza Nazionale conduce questa battaglia fin dalla scorsa legislatura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vi è una grande contraddizione tra il consenso che si è registrato tra le forze politiche sui punti fondamentali del contenuto di questo provvedimento legislativo, anche in sede di Commissione, e la procedura che si è scelta, quella di una legge di delega che, in qualche misura, espropria il Parlamento di una delle sue fondamentali prerogative, quella di legiferare. Ritengo che ci debba essere un motivo in base al quale il Governo ha chiesto una delega per poter legiferare. L'unico motivo che vedo, alla luce della mia non brevissima esperienza politica e parlamentare, è che il Governo intende attribuirsi il merito politico di questa legge di fronte al mondo sportivo e, in particolare, a quello del calcio che, a maggioranza, in particolare attraverso la Lega, più volte ha chiesto un simile provvedimento.
Questo disegno di legge è condiviso, almeno, in due punti fondamentali: il primo è quello del passaggio dalla contrattazione individuale a quella centralizzata; il secondo, conseguente al primo, è quello della necessità di un maggiore equilibrio di carattere finanziario tra le diverse società sportive.
Spieghiamo bene al Parlamento e ai parlamentari che non hanno seguito l'iter di questo provvedimento legislativo che esso si applica non soltanto al mondo del calcio ma, attraverso una richiesta ufficialmente formulata dalla Federazione e dalla Lega, anche al mondo del basket. Quando si parla di eventi sportivi professionistici, quindi, ci si riferisce ad avvenimenti legati alle discipline del calcio e del basket. La centralizzazione è stata necessaria per evitare che nella contrattazione individuale si determinassero disparità, per così dire, tra chi avrebbe potuto ottenere una cifra particolarmente significativa e chi, alla fine, avrebbe potuto addirittura essere escluso da qualsiasi beneficio.
Ha ragione il deputato intervenuto in precedenza, in quanto la crisi finanziaria di tante società, soprattutto di quelle piccole, nonché il grande divario esistente dal punto di vista dell'assetto finanziario tra le grandi e le piccole società di serie A, il divario finanziario abnorme esistente tra la serie A e la serie B, da un lato, e tra queste ultime due e le serie C 1 e C 2 e il mondo dilettantistico, dall'altro, sono dovuti essenzialmente a due motivi.
In primo luogo, la legge Bossman che ha eliminato il principio della proprietà dei calciatori attraverso il cartellino, chePag. 10permetteva alle piccole società di vendere il giocatore valido alle grandi società e di introitare una sufficiente risorsa per sostenere le spese dei diversi campionati. Adesso, dopo la suddetta legge, le grandi società si prendono il calciatore quando non ha più contratto e, comunque, non sono più disponibili ad investire soldi nelle piccole società per comprare calciatori.
In secondo luogo, l'avvenuto l'ingresso della televisione a pagamento, che ha premiato nel mercato televisivo le grandi società a scapito delle piccole.
Ecco dunque l'importante intesa, raggiunta anche all'interno della Commissione, favorevole alla centralizzazione dei diritti televisivi. Mi rendo conto che - visto che in questo momento si parla di liberalizzazioni - questo potrebbe apparire anche un principio poco liberale; tuttavia ritengo che esso sia necessario per curare i mali esistenti nel mondo dello sport e, in particolare, in quello del calcio (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, cogliendo l'occasione dell'emendamento in esame, ritengo opportuno rileggere con attenzione quanto affermato dal presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Catricalà, nel corso delle audizioni in Commissione cultura.
Egli, dopo aver sottolineato la rilevanza centrale del problema della mutualità rispetto a tutti gli altri problemi, precisò che, con riferimento all'assetto in genere dei mercati televisivi e delle comunicazioni, «non appare opportuna alcuna regolazione fissa delle modalità di vendita dei diritti televisivi». «L'esperienza - proseguiva Catricalà - ha dimostrato che l'evoluzione dei mercati è talmente veloce che simili interventi legislativi si traducono necessariamente in ingiustificate cristallizzazioni delle dinamiche economiche, che divengono subito obsolete e dunque distorsive del processo concorrenziale». «L'intervento normativo in questione - concludeva Catricalà - rischia di essere non conclusivo se non si accompagna ad esso un'incisiva riforma dei meccanismi interni dell'ordinamento calcistico, che presiedono alla ripartizione delle risorse».
Ho voluto citare tale intervento in quanto la perplessità di fondo che ci accompagna nell'esame di questo provvedimento è corroborata da alcune valutazioni provenienti dal presidente dell'Autorità, che è regolatrice anche di questa materia. Mi pare che le recenti prese di posizione abbiano dimostrato che il sentimento e il sentire di quest'ultimo non siano cambiati.
Al di là del fatto specifico che a tale settore debba essere garantita una maggiore mutualità, nel senso che anche le piccole società calcistiche devono avere accesso alle risorse che il mercato televisivo mette a disposizione, ritengo che alcuni «indurimenti» della proposta di legge Melandri sul settore soprattutto per quanto riguarda i diritti televisivi, potrebbero comportare alcuni problemi.
Ci auguriamo che il Governo sia nelle condizioni di apportare alcune modifiche e che durante l'esame del provvedimento in Assemblea l'Esecutivo sia più sensibile rispetto alle varie proposte emendative presentate dai gruppi di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha espresso su tutte le proposte emendative parere conforme a quello del relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 413
Astenuti 4Pag. 11
Maggioranza 207
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 232).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Caparini 1.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini.
DAVIDE CAPARINI. Approfitto dell'esame di questo emendamento, che è interamente sostitutivo dell'articolo 1, per spiegare le ragioni della nostra contrarietà al provvedimento di delega in discussione.
La Lega Nord è da sempre stata fautrice del ritorno alla contrattazione collettiva dei diritti, tanto che nella passata legislatura, proprio a firma di uno dei suoi più autorevoli esponenti, il collega Giorgetti, ha presentato tra i primi presso la Commissione cultura una proposta di legge in tal senso.
Nel corso dei mesi e degli anni, quella proposta di legge è stata elaborata, aggiornata, anche a fronte delle numerose indagini svolte dal Parlamento e dall'Autorità della concorrenza e del mercato, cosa che voi non avete fatto, perché il testo che ci avete proposto è stato reso a noi inemendabile di fatto, non avendo avuto modo di concorrere alla sua stesura.
Il problema fondamentale del provvedimento oggi all'esame è quello di chi siano i titolari dei diritti sportivi. La normativa italiana e quella europea, ancora oggi, definiscono la titolarità in seno alla squadra ospitante; in tal senso, numerose sono in materia le delibere anche da parte dell'Autorità, che non starò a citare. Quali condizioni si debbono verificare perché quella titolarità venga espropriata dalla squadra per cederla ad un soggetto che potrebbe essere individuato nell'organizzatore dei campionati, come lo sono le leghe, oppure nella federazione, come suggerisce l'Autorità garante della concorrenza e del mercato nell'indagine che si è da poco conclusa e di cui il 5 gennaio è stata presentata la relazione (di cui peraltro non abbiamo preso atto)?
Su questo punto mi rivolgo al presidente della Commissione: purtroppo, a causa dei tempi stretti e della strozzatura della discussione su questo provvedimento, non abbiamo avuto modo di prendere atto dell'importante conclusione che l'Autorità nelle comunicazioni ha svolto in merito alla sua indagine.
La cessione ad un soggetto superiore della titolarità della squadra deve in qualche forma essere giustificata da un interesse che potrebbe essere quello della salvaguardia del prodotto, cioè del campionato (e quindi la mutualità interna e tutto ciò che ne consegue, l'equilibrio tra le squadre più deboli e quelle più forti), oppure dalla missione sportiva: quindi, ad esempio, cedo la titolarità in quanto vi è un interesse superiore che è quello di tutelare lo sport a cui appartengo, creando le condizioni perché vi siano risorse per lo sport giovanile, per i vivai, per l'impiantistica e altro.
Purtroppo, in questa legge delega questi due aspetti non sono presenti.
Ho avuto più volte modo di far rilevare quest'aspetto discriminante e determinante che esporrà il Governo, in sede di stesura dei decreti delegati, a sicuri ricorsi presentati dai soggetti interessati. Dico ciò facendo riferimento, in particolare, all'esperienza della UEFA Champions League a cui tutti abbiamo dovuto rapportarci, la quale, come tutti sappiamo, è organizzata, su tutto il continente europeo, in modo simile alla lega calcio di serie A. Riguardo a tale manifestazione sportiva, faccio osservare che alcuni soggetti interessati prentarono ricorso per presunta violazione delle norme europee sulla libera concorrenza. La sentenza che ne è seguita è stata molto chiara ed esplicita; essa ha evidenziato che l'accordo sulla contrattazione collettiva dei diritti di televisivi vincola la concorrenza sia a monte, sia a valle e, come tale, esso è da considerarsi restrittivo della libera concorrenza. Nonostante ciò, tale accordo è giustificato perché esso, pur vincolando le norme sulla libera concorrenza, concorre, attraverso una redistribuzione delle risorse e con una visione particolareggiata dei vivai e,Pag. 12quindi, dello sport praticato a livello giovanile e dilettantistico, allo sviluppo del gioco del calcio. Purtroppo, tutto questo non è previsto nel provvedimento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, credo che non siano ancora del tutto chiare le ragioni dello scontro tra maggioranza ed opposizione sul provvedimento in esame, soprattutto intorno al tema delega «sì», delega «no». Dico ciò perché dal tenore degli interventi svolti da alcuni colleghi, alcuni dei quali apprezzabili come, ad esempio, quello svolto dall'onorevole Falomi, tale tema è considerato, rispetto al contenuto della norma, come una sorta di optional, mentre, a mio avviso, non è da considerarsi secondario.
Colleghi, faccio ricordare che tutte le volte che il Governo chiede al Parlamento una delega compie una forzatura nei confronti delle Camere perché, come sappiamo, tale disegno di legge delega altro non è che l'affidamento di prerogative del Parlamento al Governo; con esso, in pratica, si trasferisce all'Esecutivo il diritto di normare su una determinata materia. In questo caso mi chiedo: che motivo vi era di ricorrere ad un disegno di legge delega? Sulla materia, infatti, fin dalla scorsa legislatura vi era, sia da parte del gruppo di Alleanza Nazionale sia da parte di altri gruppi parlamentari, un'indicazione e una convergenza di fondo. Non vi era, quindi, da parte del Governo la necessità di affermare una propria posizione, dovendo semplicemente prendere atto di quello che era già emerso, come detto, nel corso della passata legislatura.
Vi è anche un altro aspetto che non ci convince. Si è detto, almeno all'inizio (ora non si è avuto più il coraggio di confermarlo), che la delega serviva per accelerare i tempi di attuazione della nuova normativa. A parte il fatto che l'andamento dei lavori parlamentari ha dimostrato l'esatto contrario, ciò non è comunque vero. Anzi, in tal modo si finisce per ottenere l'esatto contrario; difatti, approvando il provvedimento in esame si finirà per allungare i tempi di entrata in vigore della legge di otto-nove mesi circa.
Ci troviamo dinnanzi ad una situazione per la quale, non definendo tutti gli aspetti di dettaglio - che, comunque, sono elementi fondamentali all'interno della impostazione della nuova normativa - e dovendoli necessariamente affidare ai decreti legislativi (che sono necessariamente successivi all'approvazione del disegno di legge), andiamo a far levitare i tempi naturali di questo provvedimento. Nella migliore delle ipotesi, tenuto conto dei pareri obbligatori delle Camere, dei pareri obbligatori del Consiglio di Stato e quant'altro, andremo, sicuramente, a finire ad oltre un anno dall'approvazione della legge.
Con i nostri emendamenti, si proponeva, invece, di normare gli aspetti di dettaglio, andando a definire uno scenario all'interno del quale la normativa sulla cessione collettiva dei diritti televisivi delle società sportive sarebbe stata applicata all'indomani della pubblicazione della legge nella Gazzetta Ufficiale. In questo sta uno degli aspetti più rilevanti, più dirompenti - mi si consenta l'espressione - del confronto, o meglio, dello scontro, tra Governo e opposizione, intorno al tema - certamente non neutrale - che consiste nello scegliere la linea della delega rispetto alla proposta avanzata da parte di Alleanza nazionale - che veniva da lontano - di affrontare i temi che comportavano la nuova normativa.
PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Bono per il suo intervento.
Assiste ai nostri lavori una classe della scuola media di Via Pintor a Roma, cui la Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Forza Italia condivide le argomentazioni esposte dallaPag. 13Lega e da Alleanza Nazionale sul problema della delega. Questa è una delega molto delicata e costituisce un fatto inusuale nei rapporti tra sport ed istituzioni perché si entra nel merito di scelte che appartengono all'autonomia e all'autogoverno dello sport italiano, in palese violazione di questi stessi principi.
Non esistono precedenti analoghi nei rapporti tra istituzioni e sport italiano, tantomeno esistono precedenti simili in Europa perché se è pur vero che in alcuni paesi europei - i principali - come Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Gran Bretagna, anch'essi interessati ad una regolamentazione sulla ripartizione degli utili provenienti dalla contrattazione dei diritti televisivi, qualche Governo è intervenuto per imporre la centralizzazione della commercializzazione, nessun Governo è però intervenuto con leggi per dare indicazioni su come ripartire questi fondi. Qui si ritiene (è stato forse commesso un errore in buona fede ma dico ciò con una punta di ironia) di essere di fronte ad un finanziamento pubblico: questi sono soldi privati, che appartengono ad un'attività di commercializzazione, la cui titolarità, così come rilevato dall'Authority competente, appartiene alle società di calcio, cioè, società private, società per azioni, molte delle quali, addirittura, quotate in borsa.
Ecco perché, francamente, riteniamo che questa delega costituisca un provvedimento dirigistico, verticistico e - mi si passi l'espressione - veterostatalista che crea un vulnus molto delicato. Mi domando che cosa accadrà in futuro, laddove questo Parlamento - me lo auguro - sarà chiamato a decidere su altri provvedimenti legislativi - a mio modesto avviso ancora più delicati di questo - come nel caso della legge n. 91 sul professionismo sportivo, il fine di lucro, la natura giuridica delle società sportive professionistiche, per i quali sarebbe necessaria una trattazione prioritaria rispetto a questo stesso provvedimento.
Mi domando e chiedo - e il quesito è lecito - quante e quali tipo di deleghe il Governo chiederà, nel momento in cui verrà affrontato questo argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Siamo alle prese con una questione, che è la vera questione del dissenso in merito al contenuto, che si è registrata tra alcune forze politiche all'interno della Commissione. Condivido molte delle osservazioni fatte dall'onorevole collega Pescante. Ho già detto precedentemente che sono anch'io contrario rispetto alla procedura adottata, vale a dire alla delega al Governo. Ho però una perplessità su questo punto, che espongo alla Camera dei deputati nel modo più semplice possibile. Se si ritiene che, a fronte della contrattazione individuale dei diritti televisivi, nel mondo del calcio in particolare, si determini un profondo disagio all'interno delle società, che non riescono a mettersi d'accordo tra loro sulla ripartizione delle risorse, come è ipotizzabile, allora, a fronte dell'introduzione del principio della contrattazione centralizzata, che le stesse società si mettano d'accordo tra loro se non esiste, dal punto di vista legislativo, una determinazione di quote? Questo è l'interrogativo che mi pongo.
Anch'io, allora, con travaglio dopo profonde riflessioni sulla materia e dopo un confronto con alcuni esponenti del mondo del calcio e del basket, sono arrivato alla determinazione di accogliere l'idea che sia il Parlamento - e mi dispiace di dover dire il Governo, se si tratterà di una legge delega - ad individuare delle quote, che non siano tali da mettere tutti sullo stesso piano (non sono tutti bigi i gatti nella notte, così come la Juventus e il Chievo non vengono trattate allo stesso modo), all'interno delle quali vengano collocate le diverse società calcistiche e del mondo del basket. Questo è un principio che mi sembra vada nella direzione auspicata dalle stesse società, cioè un principio che punti sostanzialmente a determinarne un maggiore equilibrio di risorse nel mondo dello sport professionistico.
Questa è la motivazione che mi induce dunque ad accogliere l'idea delle quote,Pag. 14mentre contestualmente mi induce a manifestare perplessità rispetto alla questione dell'autonomia nella ripartizione delle quote, cioè rispetto alla delega (in questo caso non al Governo ma alla lega), per la ripartizione delle quote. Capisco la profonda convinzione di un uomo di sport, come l'onorevole Pescante, geloso custode dell'autonomia del mondo dello sport rispetto al mondo della politica, però un conto è l'autonomia, che è sacrosanta e prevista dalla Costituzione, un conto è l'autosufficienza. Quello che è accaduto recentemente, soprattutto nel mondo del calcio, ci rende davvero consapevoli che non è più il tempo dell'autosufficienza. Credo sia giusto che finalmente un Governo della Repubblica italiana si sia dotato di un Ministero dello sport, perché anche dal punto di vista costituzionale i compiti di vigilanza sul governo dello sport, affidato al CONI, di fatto non sono mai stati gestiti in passato.
Inoltre, se si vuole davvero autonomia, cari colleghi deputati, bisognerebbe finirla di assumere le cariche di presidenti delle leghe, perché ci sono ancora troppi casi di deputati presidenti di lega. In questo caso, penso che l'autonomia vada a farsi benedire, a meno che ognuno di noi non voglia essere autonomo da se stesso!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Grazie Presidente. Colleghi, intervengo sull'emendamento Caparini 1.101 di cui si sta discutendo in questo momento. Pur apprezzando lo sforzo che i colleghi della Lega hanno fatto di definire in maniera abbastanza dirigistica una proposta di legge che stabilisce addirittura le quote percentuali di ripartizione - una delle contestazioni che come gruppo UDC abbiamo fatto alla proposta originaria presentata dal Governo -, pur in una logica di maggioranza-opposizione, noi non possiamo votare a favore di questo emendamento, ritenendo che vada a ledere totalmente la logica su cui ci siamo sempre battuti e ci battiamo, anche durante l'esame di questo disegno di legge. Il discorso del riconoscimento dell'autonomia dello sport all'interno di leggi che definiscono principi generali in base ai quali si possa poi giungere da parte delle autorità sportive a definire le possibilità di gestione e di ripartizione delle quote dei diritti televisivi è per noi fondamentale.
Annuncio quindi che il mio gruppo voterà contro questo emendamento, ritenendo che rappresenti il contrario di una logica di rispetto dell'autonomia dello sport.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 1.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 360
Astenuti 72
Maggioranza 181
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciocchetti 1.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato questo emendamento, interamente sostitutivo dell'articolo oggetto di esame, per cercare di rendere più equilibrato il testo presentato dal Governo. Il lavoro della Commissione - voglio qui riconoscere la disponibilità, la professionalità e l'equilibrio che il relatore, presidente della Commissione, nel portare avanti la conduzione di questoPag. 15dibattito - ha prodotto un dibattito un po' troppo indirizzato nel tentativo di costruire un contrasto su un provvedimento che poteva trovare tranquillamente l'unanimità di questa Assemblea, senza voler arrivare per forza a creare casi politici o questioni che nulla avevano a che fare con il provvedimento in essere. Da parte di settori della maggioranza e del Governo questo non si è voluto fare, e me ne rammarico molto, perché credo che come Commissione avevamo lavorato per tentare di trovare questo punto di equilibrio, che, a mio avviso, è ancora possibile trovare: basterebbe soltanto considerare in modo diverso un paio di emendamenti, sui quali, per il momento, vi è il parere contrario del Governo e del relatore.
Vi è una questione di merito e di metodo espressa anche dai colleghi dell'opposizione in riferimento alla procedura giuridica e legislativa della delega, che, per quanto ci riguarda, rappresenta un fatto importante, ma non decisivo. È un fatto importante, perché comunque credo che, seppure nel nostro ordinamento il concetto di delega esista, e tutti i governi lo hanno utilizzato, non bisogna, però, mai eccedere nell'utilizzo di questi strumenti. Probabilmente, in alcuni aspetti di questa vicenda il meccanismo della delega era necessario e utile, tanto che il mio emendamento in una sua parte, quella della gestione del periodo transitorio, la richiama, visti i contratti in essere e la necessità di trovare in qualche modo, anche in momenti diversi, la definizione di questo problema. Il resto poteva essere definito tranquillamente attraverso una legge ordinaria senza delega.
I due principi che voglio richiamare e che sono stati richiamati nella battaglia che abbiamo portato avanti in Commissione sono, da un lato, il rispetto dell'autonomia dello sport e, quindi, la possibilità, pur con poteri sostitutivi da parte del Governo, che il soggetto organizzatore del campionato di calcio possa determinare i criteri di riparto delle risorse che verranno dalla vendita dei diritti televisivi. La prima parte è stata accolta con il parere favorevole espresso dal relatore e dal Governo al nostro emendamento, che stabilisce la possibilità per la lega di avere un tempo per determinare autonomamente la definizione dei criteri di riparto. La seconda questione è relativa alle piattaforme, cioè alla possibilità di sublicenziare i diritti, di poter acquisire piattaforme e diritti per piattaforme di cui non si hanno il possesso delle concessioni.
Credo che abbiate affrontato tale questione in maniera sbagliata, probabilmente soltanto per alimentare qualche polemica, che è legata anche ad altri provvedimenti legislativi e ad altre questioni che fanno parte del dibattito politico di questo paese, purtroppo da troppo tempo. Invece, poteva essere affrontata con serenità, utilizzando anche strumenti e meccanismi che abbiamo già a disposizione in questo paese, che lasciassero la giusta flessibilità ad un sistema che è in completa evoluzione, un sistema tecnologico che nei prossimi anni porterà ad avere non solo Internet, i telefonini, il satellite, il digitale terrestre, ma altre piattaforme che potranno permettere di vedere le partite di calcio. In questo modo, voi irrigimentate la legge, rendete dirigistico un sistema che, invece, ha bisogno di flessibilità. Quale migliore flessibilità poteva essere offerta se non utilizzando il ruolo dell'antitrust e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni? Questa è la nostra proposta e spero che nel corso dibattito ci sia, da parte della maggioranza e del Governo, la possibilità di riflettere ulteriormente su questa opportunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Signor Presidente, concordo con quanto detto dall'onorevole Ciocchetti riguardo l'errore profondo che, signor ministro, signori sottosegretari, il Governo sta compiendo. La scorsa legislatura, insieme, noi di Alleanza Nazionale e l'allora opposizione - ringrazio pubblicamente il sottosegretario Lolli per quanto ha fatto nel corso di questi anni -, abbiamo condotto una battaglia culturalePag. 16prima che politica per cancellare una legge profondamente sbagliata, quella della trattazione soggettiva dei diritti televisivi. Eravamo in pochi; finalmente questa cultura è diventata di tanti. Abbiamo avviato un percorso importante per riportare la trattazione dei diritti televisivi in un sistema collettivo, perché abbiamo visto, anche a livello di «calciopoli» e quant'altro, che cosa è successo e che cosa significa la trattazione soggettiva dei diritti: uno strumento di pochi per fare gli interessi di pochi ai danni della collettività.
Signor ministro, non c'era bisogno della legge delega. Il vostro è un Governo blindato perché avete paura anche di un refluo, di un sospiro, di un sussurro. Mancava poco ad un facile accordo, e lo ha ricordato bene l'onorevole Ciocchetti. Voi fate un grande errore, anche rispetto al discorso della piattaforma. Avete fatto un grande errore a non volervi mettere attorno ad un tavolo perché c'era la possibilità culturale e politica di approvare questa legge insieme. Perché il Parlamento non può essere chiamato neanche su argomenti così importanti, che sono frutto e patrimonio della collettività? Perché non c'è la vostra cultura di ragionare insieme. Neanche su un provvedimento che la scorsa legislatura era condiviso da tutti siete riusciti a trovare lo spazio culturale prima che politico per fare insieme questa battaglia. Allora, ha ragione l'onorevole Ciocchetti quando parla di una legge ad impianto dirigista. Questo mercato ha bisogno di flessibilità e sta evolvendo giorno dopo giorno. La legge deve essere in grado di essere aperta e di acquisire le grandi innovazioni del mercato.
Credo di parlare a nome di tutta l'attuale minoranza per dire che, in realtà, voi non volete approvare questo provvedimento insieme, perché qualcun altro vuole usare lo stesso provvedimento in vista di qualche altro appuntamento importante. Credo che questo non sia il modo di legiferare. Questo non è il modo di impostare i rapporti tra i partiti, questo non è il modo di servire il paese. In una materia così importante, che abbiamo constatato quali guasti abbia creato nel mondo sportivo ed anche presso la pubblica opinione, voi vi siete comportati in modo cieco, non avete voluto aspettare di ragionare insieme. Noi tutti, tutti i partiti della Casa delle libertà, eravamo disposti a metterci insieme, come è stato fatto giustamente dai colleghi - che ringrazio tutti - in Commissione, per poter ragionare. Eravamo disposti ad arrivare anche ad un compromesso. Non lo avete voluto, perché in realtà voi avete paura anche di un compromesso. Siete, infatti, chiusi, culturalmente ancor prima che politicamente. Voi, con questa chiusura, con tutti i vostri «no» state mettendo una pietra tombale su un provvedimento che avrebbe potuto dare un grande respiro allo sport italiano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, sì può tornare all'esperienza UEFA Champions League, che può essere un faro, una guida per districarsi in questo difficile terreno della contrattazione collettiva. La deroga concessa dalla Commissione europea tiene conto, sostanzialmente, del principio di solidarietà a tutti livelli e tra tutte le discipline per quanto riguarda il modello proposto dall'UEFA Champions League. Tale deroga - deroga, lo ricordo, valida fino al 2009 - è stata concessa anche a fronte della decisione del Consiglio europeo, che ha accettato il principio della contrattazione collettiva per fini di solidarietà, per fini mutualistici. Quindi, è preminente il concetto di trasferimento dai club grandi, ricchi, a quelli piccoli ed è anche preminente il concetto di trasferimento e di redistribuzione delle risorse, anche al fine della formazione di nuovi giocatori, su cui in sostanza si fonda tutto il movimento calcistico.
Ed è proprio per tale motivo che noi, con l'emendamento interamente sostitutivo a mia prima firma, 1.101, che è stato testé votato, ed anche con prossimi emendamenti che proporremo alla vostra attenzione,Pag. 17abbiamo voluto identificare le quote di ripartizione delle risorse in base al principio di equità, nell'intenzione di assicurare un equilibrio competitivo, con il principio della ripartizione in base ai risultati sportivi e al bacino di utenza (definito non dalle squadre, ovviamente, ma dagli operatori televisivi, in questo caso).
Ciò che a noi interessa in modo particolare sono due quote: la prima è quella che deve essere, a nostro avviso, ripartita a ciascuna società in base agli investimenti fatti nei vivai e, soprattutto, certificata dai minuti giocati dai giocatori di nazionalità italiana in prima squadra. Questa, infatti, deve essere la cartina di tornasole dell'impegno e dell'investimento di una squadra nell'attività vivaistica e nella promozione dello sport. Abbiamo mutuato il regolamento oggi utilizzato dalla Lega C, che ha tale principale missione. Una quota deve essere destinata - ci dispiace che nella delega originariamente fosse definita tale quota e successivamente, purtroppo, sia stata stralciata - alla mutualità del sistema dilettantistico (prima calcistico ed ora, come è noto, di tutti gli sport), alla Lega che, dal nostro punto di vista, si deve occupare per statuto della missione e dell'organizzazione di corsi periodici, dell'inclusione sociale, del recupero delle situazioni dei disabili o, comunque, delle situazioni di disagio sociale ed anche della formazione tecnico-calcistica, non solo dei ragazzi e dei giovani, ma anche dei formatori.
Abbiamo sentito il dovere di scrivere tutto ciò, di proporlo e di votarlo. Purtroppo, nel corso della discussione nelle Commissioni, alcuni aspetti sono stati edulcorati, fino in alcuni casi a scomparire, e di questo ci lamentiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, l'emendamento 1.39, che è sostitutivo di tutto il testo presentato dal Governo, ci trova ragionevolmente d'accordo, anche perché tendenzialmente risolve un problema che abbiamo già sottolineato in Commissione e che di nuovo richiameremo oggi in aula, quello della suddivisione e della vendita dei diritti televisivi.
Per fare un esempio concreto, impedire di vendere e di acquisire i diritti per più piattaforme può creare dei problemi e penso che su questo aspetto il ministro Melandri e il sottosegretario Lolli siano particolarmente sensibili.
Laddove, in alcune piattaforme, esiste di fatto una situazione di monopolio - mi riferisco al satellite o ad Internet, ovviamente riferendomi rispettivamente a Sky e a Telecom - la Lega calcio tenterà la vendita del prodotto, cercando di incassare i maggiori introiti e avrà di fronte un unico interlocutore. Pertanto a Sky o a Telecom verranno chiesti «x» milioni di euro. I rappresentanti delle aziende, in quel momento seduti al tavolo delle trattative, scopriranno l'assenza di concorrenti e proprio per questo fatto essi offriranno alla Lega un millesimo rispetto alla richiesta iniziale.
Ciò significa che, a regime, attivata la delega da parte del Governo, al calcio giungeranno risorse inferiori rispetto a quelle attualmente esistenti. Poiché questo provvedimento tenta, da una parte di incrementare le risorse, dall'altra di suddividerle secondo un principio, mi auguro non rigido, di mutualità tra le squadre di calcio, di fatto tra qualche anno il calcio avrà risorse minori di quelle attuali.
Allo stato attuale, in un regime di contrattazione soggettiva e non collettiva, esiste già la possibilità per chi ha acquisito diritti di più piattaforme di cederle ad altri. Ciò non avvantaggia certo nè il calcio né i titolari delle piattaforme, ma solo il consumatore.
Il calcio è un bene di consumo largamente popolare e quindi è obbligatorio, per chi presenta provvedimenti di questo tipo, riconoscere quali siano gli interessi del consumatore, del cittadino e dell'utente televisivo. Fino ad oggi il sistema si è organizzato in maniera efficace. Ad esempio, Mediaset ha ceduto a Sky la possibilità di trasmettere le partite che non era riuscita ad acquisire e lo stesso èPag. 18avvenuto per Telecom. C'è stata quindi una distribuzione di mercato, in regime di autoregolazione, che ha consentito al consumatore finale di avere il miglior prodotto televisivo possibile. Devo dire che questo emendamento, che «salta», grazie al cielo, la possibilità di predeterminare tutto ciò che invece è predeterminato dal provvedimento presentato dal Governo risolve il problema. Ecco perché riteniamo opportuno votare a favore dell'emendamento Ciocchetti 1.39 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.
MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, il mio intervento è mirato soprattutto a sottolineare una grande sensibilità del mondo dello sport nei confronti del contenuto di questa legge di delega.
Per la prima volta nella storia, in un paese come l'Italia, dove lo sport è riuscito a far salire il tricolore sul pennone più alto in tutti i settori sportivi e in tutte le discipline - non per ultimo alle Olimpiadi di Torino e ai mondiali di calcio - tutti gli sportivi, praticanti e non, si chiedono come mai, improvvisamente, - fatto mai successo nella storia - la politica e il Governo ritengano di dover intervenire in un sistema di grande autonomia ed autogoverno dello sport, riconosciuto in modo forte in tutto il mondo, che ha dato grandi risultati per l'Italia, andando ad intaccare proprio quella indispensabile e riconosciuta autonomia.
Ci chiediamo questo e ci chiediamo, anche e soprattutto, se nel futuro questa delega (che, al momento, guarda ai diritti televisivi per il calcio), possa magari, visto che si tratta di denari pubblici (quelli che vengono dati al CONI), suggerire come poi gli stessi dovranno essere ripartiti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di svolgere alcune precisazioni rispetto a come sono andati in questi quattro mesi i lavori in Commissione. Va indubbiamente riconosciuta all'onorevole Ronchi la coerenza rispetto al tema della vendita centralizzata; egli, però, doveva anche ricordare che, nel 2005, quando il suo provvedimento fu accolto e firmato da parte di tutti i gruppi dell'opposizione perché venisse approvato in sede legislativa, lo stesso venne bloccato dal Governo e dal maggior partito di Governo, Forza Italia, che era contrario alla vendita centralizzata, in contraddizione con il testo approvato all'unanimità dalla Commissione.
Ricordo che, ad un certo punto, alcuni autorevolissimi esponenti dell'opposizione hanno chiesto di ritirare la delega al Governo e far proseguire questo provvedimento in legislativa. C'è stata la disponibilità del Governo, del presidente della Commissione e della maggioranza. Dopo un mese, si è preso atto che, nell'opposizione, c'erano diverse posizioni di merito, non di metodo, tant'è vero che sull'emendamento Caparini, questa mattina, avete votato in tre modi diversi. Questo è il dato vero. Devo riconoscere al collega Caparini di porre il vero problema delle quote al calcio dilettantistico, e, invece, agli altri partiti di essere contrari alle quote; infatti, ci avete convinto ad eliminare i numeri e le quote rispetto al testo originario.
Vengo ora ad altre due questioni. È stata descritta, in questa prima parte del dibattito, l'idea di una maggioranza che rifiuti qualsiasi forma di confronto. Vorrei che ogni deputato facesse la fatica di confrontare il testo del disegno di legge originario rispetto al testo della Commissione; vedrà così che il discorso, che è stato ricordato, di considerare anche il mondo del basket, come altro sport di squadra professionistico, è stato sollecitato dall'onorevole Del Bue, o, ancora, vedrà che sono state accolte segnalazioni, che provenivano dalle audizioni di esponenti del mondo del calcio, dalla Lega calcio, dal presidente Matarrese, dagli onorevoli Ciocchetti e Pescante, per le quali si è passati dalla titolarità dei diritti alla contitolarità, e che si è ridata alla Lega calcio la prioritàPag. 19di avanzare una proposta prima del Governo. Vorrei che questo fosse chiaro e voteremo questo emendamento.
Allora, non ci stiamo che si dica che non si è ascoltato e non ci si è confrontati, perché, in questi mesi, noi abbiamo accolto otto o dieci punti, provenienti non tanto dell'opposizione, quanto dall'autonomia del mondo dello sport, cui si riferiva prima la collega Di Centa.
Riguardo all'interessante tema sollevato dall'onorevole Romani, quello del sistema di monopolio, ricordo al collega che allora era presidente della Commissione, che avremmo voluto altrettanta attenzione, come opposizione, quando si parlava di monopolio, di prevalenza del ruolo dei media, quando si discusse la legge Gasparri. Allora, ponemmo noi il problema, anche nel mondo dello sport, del monopolio, e non fummo ascoltati.
Non vogliamo entrare nel confronto tra i proprietari di questo o di quell'ente, perché non compete al Parlamento, così come vorrei che tutte le persone in questo Parlamento fossero libere, come il sottoscritto, mai intervistata - neppure una - da quell'emittente citata prima (penso, quindi, di parlare con più libertà di altri).
Voglio solo dire che questo (che deve rientrare come tema di discussione nei lavori in corso e in quelli che si svolgeranno al Senato) è un tema vero. Da parte della maggioranza - mi rivolgo al collega Pescante, allora autorevolissimo sottosegretario allo sport - vi è stata la volontà di non fare polemica rispetto ad un testo condiviso, risalente al 2004, in cui si sosteneva quanto contenuto nel provvedimento presentato da Ronchi e quanto contenuto nel disegno di legge in esame. Chiediamo il rispetto del lavoro svolto dalla Commissione in questi quattro mesi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, sottolineo che avevo chiesto la parola prima dell'intervento del collega e che non si tratta affatto di una risposta polemica ad alcune osservazioni che non rispondono a verità. Non risponde a verità il fatto che, nel momento in cui fu presentata una proposta per la contrattazione centralizzata, nella passata legislatura, il gruppo di Forza Italia abbia votato contro in quanto contrario alla centralizzazione. In realtà, ci era sembrata un'iniziativa (lo dico con grande rispetto verso i proponenti) con un vago sapore preelettorale, che andava approfondita.
Il dibattito in corso e le problematiche affrontate in Commissione sono la dimostrazione che questo tema non era così semplice da risolvere con un'iniziativa di carattere legislativo, a pochi mesi dalle elezioni.
Voglio anche far rilevare che, nel momento in cui era stata chiesta la nostra disponibilità per affrontare la questione in sede legislativa in Commissione, ci siamo resi disponibili...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pescante, ma ha terminato il tempo a sua disposizione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciocchetti 1.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 240).
Prendo atto che i deputati Fiano e Fiorio hanno espresso erroneamente un voto favorevole, mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pescante 1.1.Pag. 20
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. L'emendamento 1.1 a mia firma rappresenta il punto cruciale della posizione del gruppo di Forza Italia nei confronti del provvedimento in esame. Chiediamo, preliminarmente, la sospensione dell'articolo 1, in quanto contrari, come già abbiamo fatto rilevare, alla delega al Governo, che non trova giustificazioni né di carattere tecnico né di carattere politico né di urgenza.
In tema di urgenza, inoltre, intendo far rilevare che, essendo stata richiamata nella relazione di accompagnamento del ministro al provvedimento, è in corso un'interpretazione assolutamente non condivisibile, cioè che la crisi del mondo del calcio sia dipesa soprattutto, non anche, dalla sperequazione dei contributi derivanti dall'utilizzazione dei diritti radiotelevisivi.
Tale circostanza ha sicuramente avuto un'influenza sulla competitività del campionato, ma nessuna influenza, invece, sulla crisi che ha sconvolto il mondo del calcio. Si è trattato di una «crisi di palazzo», un palazzo che ha tollerato violazioni, se non addirittura manipolazioni, di norme statutarie e che non ha saputo avvalersi di rigorosi sistemi di controllo. In questo settore era auspicabile un intervento legislativo prioritario. Invece, si è preferito seguire la strada della delega e dell'urgenza, senza neanche attendere le conclusioni della Commissione cultura o del lavoro svolto dall'ottimo commissario Pancalli.
Si sono voluti fissare «paletti» che, come hanno già fatto rilevare l'amico e collega Ronchi, nonché la stessa onorevole Di Centa, violentano l'autogoverno dello sport, ma senza addurre motivazioni plausibili.
Ebbene, vorrei evidenziare che l'emendamento presentato dal gruppo di Forza Italia, interamente sostitutivo dell'articolo unico del provvedimento in esame, stabilisce al comma 1, così come acclarato dall'authority competente, che ciascuna società sportiva ha la titolarità esclusiva di sfruttare l'evento sportivo. Al comma 3 di tale proposta emendativa, invece, è previsto che la commercializzazione dei diritti abbia luogo in forma centralizzata; al comma 4, che le procedure di commercializzazione siano poste in essere dalle leghe professionistiche; al comma 5, infine, si stabilisce che i criteri di ripartizione delle somme siano previsti da norme interne della lega.
Orbene, si tratta di un emendamento che si ispira alla cultura di un partito che intende subordinare gli interventi dirigistici dello Stato alla tutela ed alla salvaguardia della libertà individuale e collettiva, rappresentata, in questo caso, dall'autonomia e dall'autogoverno dello sport.
Abbiamo tutte le carte in regola per poterlo affermare, poiché, nei cinque anni di Governo della precedente legislatura non vi è stato un solo provvedimento, che potesse essere considerato un'invasione di campo.
Accettando la proposta emendativa in esame e facendola quindi approvare dall'Assemblea il Governo darebbe concreta dimostrazione di non avere alcuna intenzione di aprire, per il settore sportivo, la stagione dell'interventismo. Non è necessario che la liberalizzazione dello sport venga inserita nell'agenda del ministro Bersani: esiste da sessant'anni ed ha prodotto ottimi risultati sui campi sportivi, come ha fatto rilevare la collega Di Centa. Continuiamo a rispettarla!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Rusconi per avermi citato in occasione dell'esame della cosiddetta legge Gasparri, ma vorrei fargli notare la differenza profonda intercorrente tra il problema di allora e quello trattato oggi.
Vorrei segnalare che ho ricordato il monopolio di Sky sulla piattaforma satellitare e l'attuale monopolio di Telecom sulla piattaforma Internet, ma non per condannarne la condizione di monopolisti;Pag. 21quindi, non intendo entrare nel merito del ragionamento circa la giustezza o meno del monopolio stesso.
Vorrei sottolineare, al contrario, che, prendendo atto di tale situazione, in un regime di contrattazione dei diritti televisivi, la situazione di monopolio «di fatto» - che rimarrà tale, poiché difficilmente qualche altro operatore entrerà, nei prossimi anni, nel sistema satellitare - farà in modo che la contrattazione genererà minori risorse finanziarie per il calcio. Nessuno, infatti, potrà entrare in competizione con l'attuale monopolista della piattaforma satellitare e ciò non consentirà di incrementare le risorse da destinare a favore del calcio stesso.
È questo il problema che si pone. Vorrei osservare, peraltro, che nei prossimi anni la rigidezza della proposta governativa determinerà di fatto una decurtazione a regime delle risorse a favore del sistema calcistico. Vorrei soprattutto rilevare che ciò non permetterà di risolvere il problema relativo a quella mutualità che tutti, giustamente, chiedono diventi il principio basilare del provvedimento in esame.
Vedo che è arrivato adesso in Assemblea il ministro Gentiloni, mentre il ministro Melandri è in aula sin da questa mattina: la ringraziamo per la sua presenza. Dal momento che so che i due ministeri potrebbero nutrire anche sensibilità diverse, mi auguro che, nel prosieguo dell'esame del provvedimento (in questa o forse in un'altra aula del Parlamento) vi possa essere la disponibilità ad affrontare anche il problema da me sollevato. Ribadisco che la situazione di fatto fa aumentare il rischio che vi siano, per tutte le società calcistiche, risorse finanziarie minori rispetto a quelle attualmente disponibili. Questo, dunque, è il nostro auspicio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.
MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, con il mio intervento desidero rivolgermi al ministro Melandri, perché credo che proprio lei, con la sua forza, la sua carica e, soprattutto, gli atteggiamenti che ha dimostrato fino ad oggi, abbia dato prova di essere vicina allo sport, nonché agli atleti ed alle atlete che hanno vinto per l'Italia.
Lei ha sempre dimostrato di aver avuto a cuore l'autonomia dello sport. In questo caso, vorremmo che, per la prima volta, l'autonomia dello sport potesse essere un valore nel vero senso della parola. Chiedo pertanto proprio a lei, ministro, di dimostrare che lo sport rappresenta un valore e che la politica non cerca di «entrare» dentro lo sport stesso. Ministro, le chiedo di sostenere ciò che ha sempre affermato, vale a dire l'autonomia e l'autogoverno dello sport: quest'ultimo la ringrazierà sicuramente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, credo che l'emendamento presentato dal collega Pescante segua la stessa direzione dei ragionamenti che abbiamo cercato di sviluppare in questi mesi in Commissione, in questi giorni nel Comitato dei nove e, oggi, in aula.
Approfitto del fatto che finalmente è arrivato in aula il ministro Gentiloni per cercare di rimettere al centro della discussione - se il ministro avrà la gentilezza di ascoltare il dibattito - una questione che è ancora irrisolta.
Attraverso il lavoro della Commissione e la disponibilità del relatore e della componente sportiva del Governo (che, in qualche modo, ha consentito di trovare un equilibrio) siamo riusciti a raggiungere un compromesso nel discorso dell'autonomia dello sport, con un emendamento che approveremo successivamente.
Rimane aperta, invece, la questione riguardante la gestione delle gare che la Lega calcio dovrà affrontare per cercare di vendere i diritti televisivi alle varie piattaforme. Caro ministro, lei ci insegna che, in questo settore, quella tecnologica è un'evoluzione costante. Ci attendono profondiPag. 22cambiamenti in termini di piattaforme disponibili per vedere le partite di calcio, di basket e di altri sport professionistici. Anche noi dobbiamo fare modo di assicurare l'assenza di posizioni dominanti in questo settore.
Se oggi esiste una posizione dominante, è sicuramente quella del satellite. Infatti, in Italia, c'è soltanto una piattaforma che trasmette partite di calcio via da satellite e si chiama Sky (non lo dico per demonizzare). Del resto, non vi sono altri operatori che hanno scommesso su questo settore, ma credo che questo problema debba essere affrontato e risolto attraverso un sistema flessibile, che possa offrire una grande opportunità di sviluppo. Da questo deriva la necessità di non irreggimentare in termini legislativi questa materia.
Esistono alcune Authority: l'Antitrust e l'Autorità delle comunicazioni. Si tratta di due Autorità che svolgono un lavoro importante e che, su delega, su indicazione legislativa di questo Parlamento, possono regolare questo settore.
Credo che questa sia la chiave, il compromesso o il punto di equilibrio che può fornire una risposta e consentire anche di ampliare il numero dei gruppi parlamentari che voterà questo provvedimento, in modo da creare al Senato le condizioni per svolgere un dibattito più sereno su un provvedimento su cui potremmo essere tutti d'accordo, ma sul quale, purtroppo, a causa di una forte rigidità, in particolare del Ministero delle comunicazione e della maggioranza, non si riesce a raggiungere un equilibrio.
Credo che le parole inserite nelle proposte emendative non siano vangeli. Si possono prevedere riformulazioni che consentano l'elaborazione di un testo privo di rigidità, al fine arrivare all'approvazione di un provvedimento necessario. È una scelta importante che questo Parlamento deve compiere.
Vorrei rivolgere, ancora una volta, un appello al Governo e alla maggioranza, affinché fino all'ultimo si tenti di trovare una soluzione a tale questione, che ancora oggi resta irrisolta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per replicare ad alcune affermazioni rese dal collega Rusconi, che come sempre con grande passionalità cerca di rappresentare situazioni diverse da quelle che sono in realtà. Inoltre, l'arrivo del ministro Gentiloni mi dà anche la possibilità di sottolineare un aspetto fondamentale di questo disegno di legge.
L'onorevole Rusconi ha fatto intendere che in esso da parte della maggioranza vi sia stata grande accoglienza alle proposte provenienti dal mondo dello sport e dall'opposizione. Nulla di ciò è vero, ma non devo sprecare molte parole per dimostrare la mia affermazione. Infatti, è sufficiente che i colleghi leggano il testo in distribuzione; esso contiene pochissime parti in neretto le quali, come è noto, costituiscono la differenza tra il testo originario e quello approvato dalla Camera. Tali differenze riguardano aspetti di mero aggiustamento tecnico e linguistico, secondo criteri più corretti per la lingua italiana, senza minimamente attenere al merito del provvedimento, che è rimasto nella sua impostazione originaria ed anzi in alcuni punti a mio avviso è stato addirittura peggiorato. Infatti, i pochi emendamenti introdotti risultano essere perfino peggiorativi, come vedremo quando si arriverà al punto in questione.
Addirittura l'onorevole Rusconi ha tentato di evidenziare chissà quale differenza di vedute all'interno dell'opposizione, a proposito della fissazione o meno delle quote di distribuzione dei diritti soggettivi. Non è esattamente così. Il testo del Governo riporta un'impostazione coerente al principio della delega senza definire le quote. Esso stabilisce un principio secondo il quale le risorse derivanti dalla vendita dei diritti soggettivi sono distribuite prioritariamente in quote uguali tra tutti i soggetti. Lo stesso articolo non disciplina neppure le percentuali da assegnare alla mutualità, ma dà indirizzi generici per farsi carico dei principi di mutualità.Pag. 23
Ciò che invece sostiene il gruppo di Alleanza Nazionale, in contrapposizione al testo del Governo, non è la definizione di quote precise bensì di minimi al di sotto dei quali non è opportuno scendere, altrimenti non si fa la legge. Non ha senso scrivere una norma se non si stabiliscono per legge criteri minimi attorno ai quali trovare una convergenza. Questo è il punto di vista di Alleanza Nazionale, che va valutato in coordinamento all'altro aspetto che Governo e maggioranza non hanno voluto affrontare, ovvero il delicato tema delle piattaforme. Nel frattempo però il ministro Gentiloni si è assentato; tuttavia, voglio esprimere comunque questo concetto, che ripeterò quando avrà l'amabilità di ritornare in aula.
Onorevoli colleghi, il principio delle piattaforme è l'elemento fondamentale dell'impianto di questa legge. In essa è stabilito e prefigurato un meccanismo di concessione in termini monopolistici per almeno una delle piattaforme. Infatti, la norma è stata costruita in modo tale da avere uno ed un solo interlocutore. È alquanto strano che un Governo, composto da partiti che per anni hanno denunciato situazioni di presunto monopolio od oligopolio sul mercato televisivo, si facciano in seguito portatori di una norma così pesante, così inquietante e così preoccupante ai fini della prefigurazione di rapporti particolari tra uno schieramento ed un soggetto privato, che gestisce una determinata realtà nel campo dell'emittenza satellitare. Questo dato è grave non solo sotto l'aspetto morale e politico e per la situazione inquietante che crea, ma anche per la sostanza del risultato che cerchiamo di ottenere.
PRESIDENTE. Onorevole Bono...
NICOLA BONO. Concludo, signor Presidente, ma lei capisce che ci troviamo in un momento cruciale e se mi interrompe con il campanello mi fa perdere l'enfasi...
PRESIDENTE. Prosegua pure, onorevole Bono.
NICOLA BONO. Grazie, signor Presidente.
Stavo sostenendo la tesi che tutto questo non si può accettare neanche dal punto di vista del risultato. Voi tutti capite, anche ove non abbiate conseguito una laurea in economia e commercio, che, se nella cessione dei diritti collettivi delle società vi è una competizione tra una pluralità di soggetti, si eleva il prezzo finale e aumenta le possibilità di introito per tutte le società, a prescindere dalle quote di ripartizione. La scelta di un percorso che individui un solo interlocutore determina un danno oggettivo per le società. Stiamo approvando questa legge per danneggiare le società calcistiche o per migliorare le condizioni della commercializzazione dei diritti? Mi auguro sia data una risposta a questa domanda.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la qualità retorica della sua conclusione ha giustificato il prolungamento del suo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, abbiamo visto come per giustificare una forzatura rispetto alla normativa relativa alla cessione forzata dei diritti soggettivi delle società di calcio ad un organismo che si occupi della loro contrattazione ci debbano essere criteri e finalità mutualistiche. Alla luce della recente indagine, conclusasi il 21 dicembre dello scorso anno, svolta dalla Autorità garante della concorrenza e del mercato, vorrei incentrare l'attenzione sul soggetto che si dovrebbe occupare di questa contrattazione. Non è un aspetto secondario. Infatti, nel momento in cui si adotta la decisione, che noi abbiamo rigettato e abbiamo disperatamente tentato di emendare, di non definire le quote, neppure minime, da destinare ai settori giovanili e alla mutualità generale, diventa fondamentale la individuazione del soggetto incaricato di attuare questa prima contrattazione e di procedere alla ripartizione delle risorse. Abbiamo deciso che non dovrà essere il Parlamento; mi auguroPag. 24che non sarà il Governo ad occuparsi della definizione delle quote. Vorrei capire, però, quale sarà il soggetto che il Governo individuerà, nel momento in cui redigerà le norme delegate. Con le nostre proposte di legge e le nostre proposte emendative, noi abbiamo chiesto che la scelta cada sulle leghe e, in particolar modo, sulla lega dilettanti, alla quale abbiamo destinato una quota minima del 10 per cento, per soddisfare la sua missione generale. Se non saranno le leghe, dovrà essere la federazione, come chiede l'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Non sono tra coloro che prendono per oro colato tutto ciò che l'Authority suggerisce; tuttavia gli elementi portati alla nostra attenzione effettivamente sono interessanti e costituiscono spunti molto importanti. Proprio dal punto di vista giuridico, infatti, l'Autorità ha definito i poteri di regolamentazione nell'ambito della federazione, che gode di uno statuto e di un ordinamento particolare. Ciò consentirebbe ad essa, oltre che di esercitare il potere di autorganizzazione, anche di individuare un terzo soggetto, quale è attualmente la COVISOC, per definire la redistribuzione.
Non è del tutto indifferente chi sarà deputato alla ripartizione di queste risorse. Infatti, se ci si deve basare su principi e criteri meritocratici e se si deve tenere fermo il faro della mutualità generale e quindi della ripartizione equa delle risorse ai fini della crescita dell'intero sistema sportivo, appare fondamentale definire quale dovrà essere l'organo tecnico che, nel corso del tempo, sarà in grado di modificare tali quote.
Vorrei che su questo tema il Governo spiegasse all'Assemblea i propri orientamenti; infatti, non è indifferente che siano le leghe o le federazioni ad occuparsi della ripartizione delle risorse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per ribadire alcuni concetti già richiamati dai colleghi che mi hanno preceduto - in particolare dagli onorevoli Romani e Bono - per quanto concerne la possibilità di concorrenza tra gli operatori della stessa piattaforma.
Ricordo che, in sede di X Commissione, trattando di tale problematica, anche da parte dei colleghi della maggioranza si era registrata una certa condivisione, che poi non ha avuto seguito in quella sede a causa di problemi legati alla tempistica. Tra l'altro il presidente e il relatore si erano personalmente impegnati in Commissione ad aprire una discussione su tale tema in sede di dibattito in aula.
Vedo che questa mattina non vi è un effettivo dibattito su tale aspetto; pertanto prendiamo atto per l'ennesima volta dell'incongruenza di questa maggioranza, che prima si dichiara disponibile e che poi, quando si arriva ai fatti concreti, continua ad essere assolutamente non disponibile al dialogo e al confronto con l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 234).
Prendo atto che i deputati Borghesi e Fava non sono riusciti a votare e che ques'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pescante 1.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, questo emendamento è dettato unicamente da considerazioni di carattere tecnico.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)
MARIO PESCANTE. Ogniqualvolta nel provvedimento governativo, probabilmente per un eccesso di tecnicismo giuridico, si fa riferimento alle società sportive, si parla di soggetti e non di società partecipanti ai campionati. Questo termine, nell'accezione sportiva, è inusuale. Infatti, i soggetti partecipanti alle competizioni sportive si chiamano atleti, se concorrono a titolo individuale, o squadre, nel caso partecipino a campionati.
Questa osservazione non è solo lessicale. Infatti, poiché nel disegno di legge si fa riferimento anche a benefici economici da ripartire tra i soggetti partecipanti ai campionati, se non si chiarisce bene che si fa riferimento unicamente alle squadre, si corre il rischio - non è solo un'ipotesi - che altri soggetti protagonisti dei campionati e organizzati in associazioni - mi riferisco, ad esempio, ai calciatori e agli arbitri - possano sentirsi chiamati in causa per rivendicazioni di varia natura.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DAVIDE CAPARINI. Presidente, avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Prego, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.
DAVIDE CAPARINI. Lei ed io non leghiamo molto, perché quando presiede lei, casualmente... ignora! Basterebbe uno sguardo, ovviamente... I deputati e i colleghi che sono in questa postazione, come lei sa, sono direttamente impegnati nei lavori... Ci sono dei problemi?
PRESIDENTE. No, nessun problema: prosegua, onorevole!
DAVIDE CAPARINI. Sentivo qualche mugugno...!
SALVATORE CANNAVÒ. Parla!
DAVIDE CAPARINI. Torniamo dunque a parlare del settore televisivo. Fino ad ora abbiamo incentrato la nostra attenzione sullo sport e quindi sui criteri di ripartizione delle risorse; ora interroghiamoci su quali siano queste risorse.
Abbiamo visto che la necessità di una contrattazione collettiva deriva dal fatto di soddisfare dei requisiti mutualistici, ovviamente partendo dal presupposto che la somma delle parti debba essere comunque superiore per poter avere maggiori risorse da redistribuire. Abbiamo, altresì, visto che nella formazione dei gusti, quindi nell'affermazione di un marchio televisivo, l'acquisizione dell'esclusiva dei diritti, siano essi criptati o in chiaro, è fondamentale per la particolare caratteristica che i campionati di calcio hanno. Parlo di campionati di calcio, ma, con le debite proporzioni, lo stesso concetto può valere per quelli minori, che danno un'acquisizione di nuovi telespettatori marginale, ma importante, dal punto di vista del reddito pro capite.
Dicevo come l'acquisizione dei diritti in esclusiva abbia un ruolo basilare nella determinazione dei gusti e nella fidelizzazione del pubblico, in quanto, trattandosi di campionati che hanno una cadenza costante, cioè con eventi che si ripetono, hanno un'influenza fondamentale nella formazione delle preferenze e - ne consegue - nell'acquisto dei prodotti che gli sponsor decidono di proporre, inserendoli nelle trasmissioni televisive o anche solo nell'acquisto di abbonamenti a questa o a quella televisione a pagamento.
Il punto fondamentale è che con questo disegno di legge stiamo determinando quali saranno in futuro i soggetti che rispetto ad altri potranno avvantaggiarsi nell'acquisizione di quei diritti. È tanto importante questo aspetto che voi in un precedente Governo, a firma di un vostro autorevole ministro (il ministro Veltroni), avevate addirittura adottato una decretazionePag. 26d'urgenza, il cosiddetto decreto Veltroni sulle società sportive professionistiche, per impedire la formazione di posizioni di monopolio o comunque di vantaggio all'interno del mercato e della televisione a pagamento, definendo delle quote per gli operatori e, ove vi fosse il caso di un solo operatore, un limite antitrust che era negli anni di stesura e di durata del contratto.
La critica che la Lega Nord vi sta facendo riguardo al provvedimento in esame è che la distribuzione della contrattazione su più piattaforme comporterà che il valore totale del pacchetto offerto, purtroppo - ed è questo ciò che noi paventiamo - sarà minore di quello che oggi si ha con la contrattazione soggettiva, facendo con ciò venire a mancare uno dei motivi...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
DAVIDE CAPARINI. ... per cui siamo impegnati in questo provvedimento, cioè quello di aumentare le risorse da redistribuire.
Questo è un aspetto cruciale a cui il Governo dovrebbe dare risposta per tranquillizzare chi vede in questo provvedimento uno degli strumenti, che consenta all'intero movimento sportivo di acquisire maggiori risorse.
PIETRO FOLENA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Relatore. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione quanto detto dal collega Pescante sia poc'anzi sia ieri in sede di Comitato dei nove; desidero, pertanto, sgombrare il campo da qualsiasi equivoco.
Colleghi, quella di soggetti è una definizione usuale che ricorre nella norma in riferimento alle società. Del resto, se la si va a leggere si osserva che si fa riferimento al soggetto preposto alla organizzazione della competizione sportiva - Lega calcio o Lega basket - ed ai soggetti partecipanti alla medesima competizione. La lettura della norma dà, quindi, perfettamente il quadro della situazione in ordine ai soggetti: il soggetto collettivo, la Lega, i soggetti partecipanti, le società sportive. Qui, infatti, non stiamo parlando dell'associazione arbitri, di quella dei calciatori o di altri soggetti.
Desidero, pertanto, affermare con chiarezza che l'interpretazione inequivoca, da lasciare agli atti dell'odierno dibattito parlamentare anche eventualmente presentando un apposito ordine del giorno, è che per soggetti partecipanti alle competizioni sportive si intendono i soggetti giuridicamente titolati, cioè le società sportive calcistiche o di basket (la titolarità dei diritti, lo ricordo è combinata fra le società sportive partecipanti ed il soggetto organizzatore).
In conclusione, invito il rappresentante del Governo ad esprimersi su questo aspetto e, al tempo stesso, rinnovo l'invito ai presentatori a ritirare l'emendamento Pescante 1.55. Sarebbe, infatti, singolare che su questo punto ci dividessimo, anche perché noi tutti pensiamo che i diritti televisivi devono essere attribuiti solo alle società sportive e al soggetto organizzatore e non ad altri soggetti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, come membro della Commissione per le politiche dell'Unione europea mi corre l'obbligo di sollevare sul provvedimento in esame una perplessità di natura tecnica riguardo alla strada intrapresa dal Governo in materia di contrattazione collettiva dei diritti televisivi, in quanto ciò potrebbe crearci problemi a livello comunitario, soprattutto in sede d'adeguamento dell'ordinamento interno a quello europeo. In particolare, mi preme evidenziare come potrebbe rappresentare un errore disciplinare per legge e in maniera così restrittiva la contrattazione dei diritti televisivi, tenuto conto che nel resto dei paesi dell'Europa la vendita collettiva di tali dirittiPag. 27ha riguardato solo ed esclusivamente specifiche e circoscritte deroghe alla normativa antitrust. Potrebbero, pertanto, sorgere, lo ripeto, problemi riguardo la compatibilità di tale provvedimento con l'articolo 81 del Trattato che, come sappiamo, vieta accordi tra le imprese.
GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, intervengo per confermare l'interpretazione data dal relatore, onorevole Folena, in merito alle comprensibili perplessità sollevate poc'anzi dall'onorevole Pescante. A tale riguardo, ricordo che in questo provvedimento abbiamo utilizzato la terminologia e le definizioni correnti. Non devono, pertanto, esserci, equivoci che quando nel provvedimento si parla di soggetti, si fa riferimento alle società sportive. Rimane pertanto agli atti quest'interpretazione della norma data dal Governo. Lascio a voi la valutazione di presentare o meno un apposito ordine del giorno a tal riguardo; tuttavia, a mio parere, non credo ci possano essere equivoci.
MARIO PESCANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, ringrazio sia il relatore sia il rappresentante del Governo per i chiarimenti forniti, che ritengo siano da considerare come un'interpretazione obiettiva della norma. Non credo, pertanto, necessario presentare un apposito ordine del giorno, anche perché l'interpretazione data poc'anzi della norma risulta agli atti. Conseguentemente, ritiro il mio emendamento 1.55.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 6).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.500 della Commissione, risultano preclusi gli emendamenti Caparini 1.103, Bono 1.81 e Pescante 1.56.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paniz 1.45, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.32, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.2, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 439
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 241).
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ricordo ai rappresentanti del gruppo della Lega Nord Padania che hanno esaurito il tempo a loro disposizione. Atteso che siamo in prossimità della chiusura dei lavori su questo punto, la Presidenza invita i colleghi del gruppo della Lega Nord ad utilizzare i tempi riservati per gli interventi a titolo personale. Saremo tolleranti in questo senso ma non troppo...
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Vorrei chiedere alla Presidenza, in considerazione del fatto che abbiamo esaurito i tempi a nostra disposizione, di autorizzare un ampliamento degli stessi. I colleghi avranno avuto modo di verificare che il nostro comportamento è stato costruttivo nel corso dell'esame di tutto il provvedimento. Quindi, vorremmo avere la possibilità, comunque, di contribuire fino alla fine dell'esame del medesimo. Chiedo quindi alla Presidenza un ampliamento dei tempi a nostra disposizione, anche in vista del prosieguo della discussione; infatti, questo dibattito si avvia a conclusione, ma ci ritroveremo presto a discutere ancora di questo argomento.
PRESIDENTE. L'ampliamento dei tempi richiesto da un gruppo può essere consentito dal Presidente della Camera. Sottoporrò pertanto la sua richiesta al Presidente della Camera, ma propongo di andare avanti nel frattempo secondo i tempi prestabiliti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paniz 1.46, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.85, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 448
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 241).Pag. 29
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paniz, 1.47, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 449
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 238).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.501 della Commissione.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Presidente, poco fa ho chiesto un ampliamento dei tempi a disposizione del gruppo della Lega. So che è il Presidente della Camera a disporlo...
PRESIDENTE. Si, ma in questo momento, non è presente. Lei quindi può parlare solo a titolo personale. È previsto un minuto di tempo, ma saremo più tolleranti rispetto a tale previsione.
DAVIDE CAPARINI. Formalmente ho chiesto un'altra cosa e vorrei una risposta. Il fatto che non vi sia fisicamente il Presidente della Camera non la esime dall'alzare la cornetta del telefono che è alla sua sinistra e chiamarlo per chiedere se può autorizzare un ampliamento dei tempi. In questo momento...
PRESIDENTE. Lei non sa se ho già provato a fare ciò o meno.
DAVIDE CAPARINI. In questo momento io non ho la possibilità di intervenire...
PRESIDENTE. Lei ha la possibilità...
DAVIDE CAPARINI. Non ho la possibilità di intervenire per il tempo di cui potrei disporre nel caso in cui mi venisse concesso un ampliamento dei tempi, che è di cinque minuti per ogni emendamento, come lei sa. Ora, io in un minuto potrei anche farcela - tenterò - però, comunque, chiedo alla Presidenza di farmi sapere se ho diritto o meno ad un ampliamento dei tempi.
PRESIDENTE. Ho chiesto una collaborazione e le ho spiegato che è una questione che non concerne la Presidenza in modo generico, bensì il Presidente della Camera, che in questo momento non è possibile rintracciare. Ci abbiamo provato!
Io però le ho detto che non applicherò il minuto che le spetta in modo fiscale, ma che le posso venire incontro nelle more del tempo che ci separa dalla conclusione delle votazioni. Si tratta di dieci minuti, onorevole Caparini. Peraltro, il problema è che il tempo assegnato alla Lega Nord è stato già tutto utilizzato dal suo gruppo. Questa è la situazione.
DAVIDE CAPARINI. Presidente, qui si vede la differenza culturale...
PRESIDENTE. È probabile!
DAVIDE CAPARINI. Io non ho un approccio borbonico, per cui si tollera (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... O lei mi dice che ho a disposizione cinque minuti, oppure che ne ho solo uno.
PRESIDENTE. Due minuti!
DAVIDE CAPARINI. Non a caso mi sono laureato in ingegneria. Non so in cosa lei si sia laureato! (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
CINZIA DATO. Non è possibile, Presidente!
Pag. 30PIETRO FOLENA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Relatore. Intervengo sull'emendamento 1.501 della Commissione. Non è usuale, ma lo voglio fare per richiamare l'attenzione dell'Assemblea. Sono state sollevate anche polemiche questa mattina e proseguirà un confronto tra posizioni anche diverse sia sullo strumento della delega sia su altri punti di questo provvedimento. Tuttavia, vorrei segnalare che la Commissione cultura ha deciso in modo unanime di inserire, rispetto al testo originario del Governo, questa norma, che è di enorme rilievo, in quanto essa vuole affermare il diritto di cronaca.
Si tratta di un tema che è stato sollevato soprattutto dalle emittenti televisive e radiofoniche locali. Non parliamo solo dei grandi campi di calcio e delle grandi squadre di serie A e di serie B, ma anche della difficoltà, che ha l'emittenza nello svolgere anche quella immediata funzione di cronaca, perché essendo «privatizzato» il mercato dei diritti televisivi queste esclusive che vengono date ai grandi soggetti tante volte vengono utilizzate per impedire l'esercizio di un diritto, che invece è garantito dall'articolo 21 della nostra Costituzione. Questo è dunque un tema, che riguarda la garanzia che il servizio pubblico radiotelevisivo possa esercitare la propria funzione, il diritto di cronaca.
Quindi, il fatto che vengano concessi i diritti televisivi e che si apra un mercato dei diritti televisivi non può in alcun modo rappresentare una compressione del diritto del servizio radiotelevisivo di dare informazione da parte delle grandi emittenti televisive private, che operano su scala nazionale, che pure hanno rubriche di news, di informazione e quindi il dovere e il diritto di fornire informazioni. Mi permetto soprattutto di porre l'accento su quello che succede nei «campi di periferia» ogni domenica oppure ogni sabato, con tante difficoltà che ci sono e che noi, con questa norma che ha una valenza concreta, oltre che simbolica, vogliamo rappresentare.
Nella sostanza il mondo vasto della televisione e dell'emittenza radiotelevisiva italiana è invitato ad esercitare fino in fondo le proprie potenzialità e le proprie competenze per informare i cittadini, come è nel suo diritto e com'è assolutamente indispensabile, nei termini in cui questo è codificato dalla Costituzione e dalle nostre leggi.
Quindi l'emendamento 1.501 della Commissione rappresenta a mio modo di vedere un tentativo di riaffermare un principio, che troppe volte nel corso di questi anni non è stato invece realizzato nel concreto svolgersi del mercato privato dei diritti televisivi, che ha impedito che le emittenti potessero esercitare questo diritto all'informazione per tutti i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, colleghi, credo che questo emendamento, approvato all'unanimità in Commissione, esprima esattamente un'esigenza importante e fondamentale che tutte le emittenti televisive e radiofoniche, in particolare le più piccole (regionali, locali) si sono viste limitare in questi ultimi anni: il diritto di cronaca. Questo diritto è stato limitato da un sistema evoluto, che ha portato all'esclusiva dei diritti televisivi per alcuni eventi sportivi.
Credo che essere riusciti ad arrivare a definire unanimemente all'interno di questo disegno di legge una norma così importante consenta alla molteplicità di realtà esistenti sul territorio del nostro paese, sia a livello radiofonico che televisivo, di mantenere un rapporto ed un feeling con lo sport, sia di vertice sia dilettantistico e locale; consenta altresì a chi non possiede il satellite, il digitale terrestre, Internet o il tv-fonino di seguire la propria squadra del cuore attraverso le molteplici emittenti locali. Spero che nella formulazione del provvedimento di delega, che porterà a stabilire le regole più precise, il Governo voglia fare in modo che questo sia un criterio prioritario da seguire,Pag. 31in modo che possa poi entrare automaticamente all'interno dei contratti che la Lega calcio stipulerà con i soggetti concessionari delle piattaforme, evitando così ciò che sta accadendo in tutti campi di serie A e B, dove viene impedito alle televisioni e alle radio private di entrare addirittura all'interno degli spogliatoi o di fornire il risultato delle partite.
Ritengo che questo emendamento relativo alla possibilità di assicurare il diritto di cronaca sia importante e positivo, in quanto dà un segno fondamentale a questa legge; pertanto il mio gruppo, come ha già fatto in Commissione, voterà a favore dello stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'Ulivo a questo emendamento. In chiusura del dibattito di questa mattina vorrei esprimere solo poche parole. Sarà soltanto una coincidenza, ma alla ripresa dell'attività i lavori di questa Assemblea si sono svolti in un regime di grande collaborazione, anche se ovviamente di forte contrapposizione, come vediamo anche nel dibattito di oggi. Questo mi dà ragione, Presidente, nel ringraziarla, non in modo formale, ma sostanziale, del lavoro che svolge in questa Assemblea e nel manifestare il mio apprezzamento per come adempie i suoi doveri nel momento in cui, sulla base degli accordi presi dai gruppi, senza una ragione, le vengono rivolte critiche fuori luogo.
Sono convinto che il Presidente della Camera, che ha la competenza di riconoscere ulteriori tempi ai gruppi che ne fanno richiesta, con la sua saggezza e come è sua consuetudine, saprà operare come si è già fatto in passato e credo non vi saranno problemi al riguardo. Pertanto, noi riteniamo assolutamente gratuite le accuse che le vengono rivolte continuamente quando esercita la sua funzione, tanto più in una giornata in cui gli accordi dei gruppi hanno consentito di lavorare in maniera serena, facendo funzionare l'Assemblea nel modo migliore (Commenti del deputato Leone). Signor Presidente, la ringrazio proprio in ragione di quanto abbiamo ascoltato dal collega Caparini, perché lei applica il regolamento e ci aiuta a lavorare nel modo migliore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Avevo chiesto la parola per esprimere il voto favorevole del gruppo di Forza Italia relativamente all'emendamento della Commissione sul diritto di cronaca; spendo però anche due parole sull'intervento che mi ha preceduto.
Non se ne abbia, se non mi associo ai complimenti per un dibattito che si è svolto civilmente e con grande collaborazione, ma attribuisco questo merito alla materia che stiamo trattando, cioè lo sport. Quindi, non se ne abbia neanche l'amico Giachetti, se non attribuisco a lei il merito dei lavori, ma all'argomento che abbiamo trattato. Per il resto, non vorrei entrare nel merito della questione perché immagino che il collega abbia da dire qualcosa al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgo al ministro Gentiloni per richiamare la sua attenzione sul fatto che, oltre a votare tutti a favore - mi fa piacere perché il diritto di cronaca è una questione che il mio gruppo ha posto negli anni e c'è stato un rischio di sequestro delle notizie per molte piccole e medie imprese -, sussiste un problema: il controllo da esercitare sul rispetto di queste pattuizioni, il controllo che anche la piccola radio e televisione, che ha un proprietario con un cognome non dominante, possa veder rispettato questo diritto. Nell'ambito della delega, vi chiederei di ragionare con l'Autorità - ho sentito moltePag. 32volte citare a sproposito l'Autorità antitrust e ne parleremo martedì - sull'espansione dei suoi poteri; infatti, ha chiesto non solo flessibilità, ma poteri per stroncare le posizioni dominanti e gli accordi di cartello, per intervenire su ogni tipo di accordo che alteri il mercato e le regole della libertà della comunicazione. Questa seconda parte non l'ho sentita citare.
Mi auguro che nelle prossime ore il Governo voglia riflettere non solo su alcune delle cose qui dette, ma su altre riflessioni avviate dalle Autorità in questo periodo, che credo debbano essere recepite integralmente. Se si potesse fare in questo provvedimento, sarei ben felice di votare un emendamento concordato sull'insieme di queste materie (perché l'Autorità non fornisce pareri come menu à la carte, in cui se ne prende ciascuno a giorni alterni e quello che conviene).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, so che la capacità di mantenere l'ordinato svolgimento dei lavori generalmente non deve essere riconosciuta, ma è un fatto che viene naturale: c'è chi ci riesce e chi ha maggiori difficoltà: sarà la storia della legislatura a dircelo. Vorrei invece tornare all'esame del provvedimento, che è ben più importante di come lei conduce l'Assemblea. Questo emendamento è l'esempio di come avremmo potuto lavorare e collaborare nel momento in cui la stragrande maggioranza delle forze politiche all'interno della Commissione era disponibile ad arrivare alla contrattazione collettiva, proprio per il bene del movimento sportivo ed anche per i futuri scenari del sistema della comunicazione. Purtroppo, si tratta di un risultato minimo. Avremmo potuto registrarlo come uno dei tanti, invece rimane un dato fondamentale: probabilmente, questo sarà l'unico risultato della mediazione e dell'interesse di tutti i gruppi che vogliono lavorare perché, finalmente, non solo lo sport, ma anche l'emittenza locale abbia la rilevanza che noi gli abbiamo sempre riconosciuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, sarebbe stato bello se, accanto a questo emendamento - che pone una soluzione al problema dell'accesso al diritto di cronaca anche da parte delle emittenti locali, cosa che, finora, era stata «fagocitata» e che, non a caso, registra la convergenza unanime di tutti i gruppi -, si fosse previsto anche di rendere possibile il concorso alla assegnazione dei diritti di trasmissione a tutti i soggetti, in maniera tale da evitare situazioni monopolistiche.
Torno a dire che le due cose vanno di pari passo, perché ha poca importanza liberalizzare o rendere accessibile il diritto di cronaca alle emittenti a livello territoriale, quando poi si costruiscono percorsi che bloccano, o rendono prefigurato, il risultato a livello di commercializzazione dei diritti stessi. Colgo l'occasione, poi, signor Presidente - lei me lo consentirà - per fare una riflessione sull'intervento kafkiano di Giachetti che evidentemente, essendo un agit-prop creativo, era preoccupato che non fosse accaduto alcun incidente in aula e, quindi, ha provato a realizzare una condizione per la quale tale incidente potesse accadere. Non mi è parso che lei avesse bisogno di particolare solidarietà. Ritengo, in ogni caso, di ringraziare Giachetti, perché anima sempre in maniera elegante e positiva i nostri lavori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442Pag. 33
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 435
Hanno votato no 7).
Sulla base degli accordi intercorsi tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.