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Allegato B
Seduta n. 109 del 14/2/2007
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XIII Commissione:
DELFINO e MELE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da diverso tempo si sta verificando una presenza stanziale abnorme di storni su tutto il territorio della regione Puglia, con gravi danni all'intera produzione olivicola ed ortofrutticola e con devastazioni dei terreni appena seminati;
un gran numero di amministrazioni locali ha richiesto agli organi regionali competenti l'assunzione di idonei provvedimenti per il riconoscimento dei danni e per il riconoscimento di detta specie tra quelle cacciabili;
la Regione Puglia negli ultimi due anni del mandato Fitto aveva inserito lo storno tra le specie cacciabili in deroga alla legge n. 157 del 1992;
il competente ufficio regionale ha evidenziato l'impossibilità di attivare le procedure per il riconoscimento di calamità naturale per i danni da storni, perché non previste dal decreto-legge n. 102 del 2004, e la necessità di inoltrare richiesta al ministero per la deroga al divieto di caccia -:
se non ritenga di adottare iniziative normative volte ad inserire in deroga alla legge citata lo storno tra le specie cacciabili sia pure con particolari accorgimenti e a prevedere altresì l'erogazione di un contributo a titolo di risarcimento a coloro i quali abbiano subito danni alle colture.
(5-00734)
MELLANO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il progetto di installare un allevamento intensivo dei tonni, nel tratto di mare tra Cetara e Maiori, rischia di contaminare pesantemente un angolo della costiera amalfitana tutelato dall'Unesco, con il pericolo concreto di arrecare pesanti conseguenze nell'economia del turismo e del territorio nel suo complesso;
la capacità degli impianti di ingrasso del tonno di tutto il Mediterraneo sfiora ormai le 59.000 tonnellate, quasi il doppio delle catture ammesse ogni anno; per cui è assurdo pensare di costruire un nuovo allevamento anche a Cetara, a meno che non si voglia incentivare la pesca pirata;
l'ingrasso del tonno crea maggiori problemi ambientali dell'acquacoltura «normale», quali l'alterazione della qualità delle acque e la modificazione dell'ecosistema bentonico nell'area costiera interessata;
le amministrazioni comunali di Maiori e Cetara stanno combattendo duramente questo progetto a colpi di carta
bollata, contestando che l'impianto non creerebbe nuovi posti di lavoro ma procurerebbe danni maggiori ai piccoli pescatori e all'intero ecosistema della Costiera -:
quali siano le informazioni in possesso del Governo sull'ipotesi di un nuovo impianto di allevamento di tonno da installare nel tratto di mare tra Cetara e Maiori; e se il Governo non intenda esprimersi in maniera negativa sulla costruzione del nuovo impianto che rischia di alterare l'ecosistema della costiera amalfitana, protetta dall'Unesco.
(5-00735)
FRANCI e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore delle patate è ad oggi l'unico comparto produttivo a non essere regolamentato da una specifica organizzazione comune di mercato (OCM);
la proposta di regolamento della Commissione europea relativa all'OCM del settore ortofrutticolo introduce, nell'ambito della riforma, disposizioni che interessano direttamente il settore pataticolo;
in particolare, l'articolo 39 della proposta di regolamento estende alle patate l'applicazione degli articoli 87, 88 e 89 del Trattato CE, concernenti la disciplina degli aiuti di Stato, e l'articolo 43 modifica l'articolo 51 del regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio, del 29 settembre 2003;
qualora queste modifiche fossero approvate si determinerebbe uno squilibrio di mercato fra produttori ed un rischio di sovrapproduzione che potrebbe generare una grave crisi del settore pataticolo;
favorendo l'ingresso ai nuovi produttori che beneficiano degli aiuti di mercato nell'ambito della PAC si determinerebbe una condizione di concorrenza sleale fra gli attuali produttori, che non beneficiano degli aiuti comunitari, ed i nuovi, che usufruiranno degli aiuti storicamente maturati;
l'aumento delle superfici coltivate in un settore in precario equilibrio, quale quello pataticolo, rischia di generare nuove crisi -:
quale posizione intenda assumere nei confronti delle proposte avanzate dalla Commissione europea, al fine di garantire al settore pataticolo uno sviluppo equilibrato.
(5-00736)
MISURACA, MARINELLO, GIUSEPPE FINI, GRIMALDI, IANNARILLI, LICASTRO SCARDINO, MINARDO, ROMELE e PAOLO RUSSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, «Interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa», convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, ha previsto, all'articolo 5, comma 1-sexies l'introduzione in via sperimentale per il 2006, a beneficio degli imprenditori ittici esercenti attività di pesca marittima, l'applicazione del regime speciale IVA identico a quello che si applica per le imprese agricole;
la medesima disposizione ha previsto peraltro l'emanazione di un decreto interministeriale (politiche agricole-economia) di attuazione, con il quale stabilire le percentuali di compensazione per l'applicazione operativa della norma da parte dei pescatori;
nel corso dell'anno 2006 detto decreto ministeriale non è stato emanato, con la conseguenza che i beneficiari non hanno potuto usufruire dell'agevolazione fiscale prevista da una norma primaria;
nonostante i solleciti delle Associazioni di categoria per l'emanazione del decreto attuativo, ad oggi la norma non può essere materialmente applicata;
in una precedente interrogazione a risposta immediata sul medesimo argomento (Marinello 5-00217), il rappresentante del Governo, in data 4 ottobre 2006,
faceva presente che il decreto interministeriale per l'attuazione dell'agevolazione IVA alla pesca era stato già firmato dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e che sarebbe stato trasmesso al competente Ministero dell'economia e delle finanze per il perfezionamento, prevedendo tra l'altro che per l'anno 2006 alle cessioni di pesci e di crostacei non sgusciati potesse essere applicata la percentuale di compensazione del 4 per cento;
detta dichiarazione è rimasta lettera morta, anzi i diversi tentativi di riproporre la medesima disposizione per il 2007, con emendamenti - di forze politiche di maggioranza e di opposizione - sia al disegno di legge finanziaria che al decreto-legge n. 300 del 2006 (proroga termini), sono rimasti inascoltati dal Governo;
risulta da diverse agenzie di stampa in data 23 gennaio 2007 che, con una lettera del commissario europeo alla pesca, Joe Borg, indirizzata al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali De Castro «si sono chiuse le procedure di verifica giuridica sull'estensione al settore pesca dell'IVA agevolata già da tempo in vigore per l'agricoltura»;
a seguito di questa lettera del commissario Borg, il Ministro De Castro ha dichiarato che «possiamo dare applicazione a un provvedimento importante e molto atteso da un comparto che vive una pesante crisi di redditività soprattutto per l'aumento dei costi di esercizio». Inoltre nella stessa nota stampa dichiarava che «il Governo ha lavorato in questa direzione per chiarire il contesto giuridico nell'interesse di tutti gli operatori del settore. Il nuovo regime di IVA agevolata, spiega la nota, prevede una copertura pubblica nell'ordine di 12 milioni ed entrerà in vigore il più rapidamente possibile, essendo già partite le necessarie procedure amministrative interne»;
relativamente all'emendamento Marinello 6.16 - che pure intendeva recuperare quanto disposto dalla legge 81/06 circa l'Iva agevolata per il settore ittico - presentato in Aula in fase di conversione del decreto-legge n. 300 del 2006 (Proroga termini), la Commissione bilancio, come si legge nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 30 gennaio 2007 alla pagina 27, dopo aver espresso in un primo momento parere di nulla osta, lo ha successivamente rettificato, trasformandolo in parere contrario e che durante la votazione in aula dell'emendamento medesimo - al di là di una condivisione generale sull'intervento - il Governo ha dichiarato la mancanza della copertura finanziaria;
per il settore ittico è essenziale poter applicare quanto prima la disposizione, anche per alleviare i disagi causati dall'elevato costo dei carburanti;
appare necessario finalmente di fare chiarezza sull'intera vicenda e conoscere quale sia il vero intendimento del Governo in proposito -:
se non sia il caso di assumere iniziative per ricondurre la norma che dispone l'applicazione dell'Iva agevolata agli imprenditori ittici dal 2006 al 2007, prevedendo però l'immediata emanazione del decreto interministeriale di attuazione, se il finanziamento di 12 milioni di euro previsti per la copertura della disposizione sull'Iva agevolata alla pesca sia ancora disponibile in bilancio, se essi siano stati impegnati per la finalità di cui sopra o - qualora non fosse più disponibile - quali siano i motivi di questa improvvisa e non preventivata carenza di fondi.
(5-00737)
LOMBARDI e SPERANDIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le scelte operate nel settore dello zucchero: prezzi minimi garantiti, restrizioni alle importazioni e sussidi alle esportazioni hanno fatto sì che il prezzo dello zucchero dell'UE fosse un terzo più alto del prezzo mondiale e che l'UE stessa diventasse uno dei maggiori esportatori di zucchero anche provocando dumping nei paesi terzi;
sarebbe auspicabile, a partire ovviamente dai paesi eccedenti, la riduzione delle quote di zucchero dell'UE con l'assegnazione ad ogni paese comunitario in grado di produrre zucchero di una quota rapportata in linea di massima ai consumi interni, ridotta di una quota proporzionale atta a pareggiare le previste importazioni preferenziali, fissando contingenti di importazione da concordare con i paesi interessati (EBA, ACP, Balcani), riconoscendo prezzi minimi di acquisto in modo da fornire al contempo un sostegno ai Paesi con deboli economie e realizzare una apertura armonica del mercato europeo nel suo insieme, nonché cancellando ogni forma di restituzione alle esportazioni dall'area comunitaria;
questa è la posizione di enti locali, organizzazioni professionali agricole e sindacati di categoria, che hanno contrastato la pessima riforma dell'OCM scorsa, con prese di posizione in cui si richiedeva il rispetto di tutti i trattati europei che in chiave agricola non sostengono mai le aree maggiormente vocate, ma rivendicano un principio di solidarietà tra le diverse regioni agricole proprio per la funzione sociale e ambientale che l'attività agricola svolge;
la scorsa OCM ha sancito il principio dei paesi forti economicamente e politicamente a discapito delle norme comunitarie che da tempo si basano sul principio di solidarietà; per il nostro paese è stata una Caporetto con gravi responsabilità del Governo Berlusconi che ha rivendicato invece senza il minimo pudore la perdita del 50 per cento delle quote, la chiusura di 13 stabilimenti su 19 una vittoria della mediazione italiana;
contro questa riforma si sono espressi i sindacati italiani dell'agroalimentare, con ripetuti scioperi;
contro questa riforma hanno manifestato piccoli e medi produttori di bietole su scala europea, i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico che hanno rapporti privilegiati con l'UE sono contrari alla riforma, come pure i paesi EBA: ovvero i 50 paesi più poveri del mondo;
respingono totalmente questa riforma i movimenti sociali di Brasile, India, Australia, poiché le grandi corporation troveranno sempre più conveniente produrre zucchero per le esportazioni con monoculture di canna determinando squilibri ambientali e sociali a discapito della diversificazione produttiva e della sovranità alimentare;
il Parlamento europeo ha bocciato totalmente la riforma ed ha avanzato proposte intelligenti quali l'abolizione entro il 2010 delle restituzioni alle esportazioni e una riduzione del prezzo dello zucchero del 30 per cento in 4 anni;
coloro che sostengono la riforma sono i Governi agricoli forti del sud e del nord del mondo quali Brasile, Francia, Germania, Australia, India; le grandi aziende del nord incasseranno 730 euro ogni tonnellata dismessa e le multinazionali che hanno delocalizzato nel sud potranno incrementare le esportazioni;
il responsabile della Commissione europea per l'agricoltura, signora Fischer Boel, ha annunciato all'ultimo Consiglio Agricolo di Bruxelles una ulteriore riduzione del 12 per cento della produzione di zucchero dall'UE per l'annata 2007-2008;
entro febbraio la Commissione europea presenterà il progetto al comitato di gestione dello zucchero che comprende anche gli esperti degli Stati membri;
l'Italia ha già perso il 50 per cento delle quote di produzione di zucchero con pesanti ripercussioni occupazionali e una ulteriore perdita di quote potrebbe mettere a rischio anche i pochi stabilimenti rimasti -:
se intenda respingere, come richiedono enti locali e associazioni professionali, ogni ipotesi di riduzione di ulteriori quote per il nostro paese in nome della proposta citata in premessa e come intenda procedere per riconversione degli zuccherifici mantenendo gli impegni assunti, vale a dire destinare ogni euro del fondo di ristrutturazione alla creazione di posti di
lavoro al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali in un quadro di compatibilità ambientale e sociale.
(5-00738)
ALESSANDRI, DOZZO e FAVA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Corte di Giustizia esaminerà il ricorso promosso dalla UE contro i tedeschi sulla questione del «Parmesan» e la Germania proprio ieri ha «alzato le barricate»;
la dicitura Parmesan riproduce, creando concorrenza difficile da contrastare, il marchio Parmigiano Reggiano sul quale gli enormi investimenti effettuati per anni si vedrebbero vanificati;
l'88 per cento dei cittadini tedeschi infatti identificherebbe il Parmesan come prodotto italiano e quindi chiaramente si vede come questa operazione commerciale di contraffazione sia già ad uno stato avanzato;
si registra profonda delusione tra gli operatori e sentita preoccupazione sulla vicenda;
in gioco, oltre alla tutela del Parmigiano Reggiano, sono anche molti altri prodotti Dop e quindi il problema della tutela e della salvaguardia delle nostre produzioni di eccellenza è da considerarsi prioritaria ed urgente;
la sentenza, attesa entro la fine del 2007 desta enormi preoccupazioni per l'intero comparto agroalimentare, in particolare emiliano -:
quali siano i passi effettuati dal Ministero al fine di tutelare i prodotti di casa nostra e quali iniziative intenda effettuare nei prossimi mesi affinché si arrivi a norme stringenti e chiare, che nel rapporto con i paesi europei allo stato attuale non sono affatto trasparenti e quali siano allo stato attuale le garanzie che si possono dare ai produttori, al mercato e ai cittadini su questa annosa vicenda.
(5-00739)