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Allegato B
Seduta n. 132 del 22/3/2007
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DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
GALANTE. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli Stati Uniti, dopo circa due anni e mezzo di studi, stanno entrando nella fase operativa di realizzazione del cosiddetto «scudo antimissile». Lo scopo dichiarato di tale sistema è proteggere il suolo americano dalla minaccia di missili provenienti da Stati cosiddetti «canaglia», tra i quali una speciale evidenza è posta sull'Iran;
il sistema antimissile in parte verrà posizionato in Europa. È già previsto il posizionamento in Polonia delle rampe dei missili intercettori, e, in Repubblica Ceca, di un sistema radar per la rilevazione dei missili in arrivo. Inoltre, il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha proposto di allargare la partecipazione europea a tale sistema, includendo anche alcuni paesi del Sud Europa, tra i quali l'Italia, la Turchia e la Grecia;
il progetto statunitense e la proposta di allargamento da parte di de Hoop Scheffer hanno, però, sollevato molte proteste sia all'interno che fuori dalla Ue. In particolare, il programma antimissile rischia di compromettere i rapporti, commerciali e politici, tra Ue e Russia. Quest'ultima, infatti, ritiene che il posizionamento dei missili in Europa orientale sia una minaccia rivolta nei suoi confronti, rilevando che Polonia e Repubblica Ceca si trovano a poca distanza dai confini russi, mentre sono troppo distanti dall'Iran per contrastarne una qualche eventuale minaccia missilistica. La Russia ha, inoltre, paventato che la decisione Usa possa dare avvio ad una nuova corsa agli armamenti;
le preoccupazioni russe sono state riprese dal presidente francese Jacques Chirac che ha messo in guardia dal ricrearsi di una nuova divisione tra la Russia e l'Europa. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha, invece, criticato il governo polacco per aver accettato il posizionamento dei missili, mentre il vice ministro degli esteri tedesco, Gernot Erler, ha ricordato che decisioni aventi conseguenze su altri Stati dell'Unione Europea non possono essere prese su una base bilaterale, come ha fatto la Polonia;
oltre che per il pericolo di rimilitarizzazione dell'Europa e di ripresa della corsa agli armamenti, sulla validità del programma Usa di sistema antimissile esistono molti dubbi. In primo luogo, l'Iran, nei cui confronti il sistema è principalmente rivolto e che non ha rivolto alcuna minaccia contro l'Italia né contro altri paesi europei con i quali ha invece ottimi rapporti commerciali, risulta molto lontano dalla capacità di realizzare missili balistici intercontinentali. I costi dello «scudo antimissile», inoltre, sono enormi, ammontando a circa 11 miliardi di dollari solo per l'anno fiscale 2008. Il coinvolgimento, già ipotizzato, di altri paesi europei sarebbe anche un modo, da parte del Pentagono, per dividere l'enorme investimento. Infine, il sistema, malgrado le molte decine di miliardi già spesi, rimane ancora a livello sperimentale, avendo prodotto pochi risultati tangibili. Ad oggi, risulta piuttosto difficile poter abbattere un qualunque missile, specialmente nel caso in cui adotti adeguate contromisure -:
se i Ministri interrogati non ritengano che il posizionamento di missili sul territorio dell'Unione Europea, non lontano dal confine con la Russia, ponga le basi per la rimilitarizzazione del territorio europeo e per una nuova corsa agli armamenti. Uno scenario che si pensava fosse stato per sempre archiviato con la fine della «guerra fredda»;
se i Ministri interrogati non ritengano che la Polonia e la Repubblica Ceca abbiano agito in contrasto con loro appartenenza all'Unione Europea, incrinandone lo spirito unitario e se non intendano assumere iniziative normative diplomatiche in merito;
se e come i Ministri interrogati intendano intervenire presso l'Unione Europea per trovare una posizione unitaria europea allo scopo di scongiurare la ripresa della corsa agli armamenti e la rimilitarizzazione del territorio europeo;
se e come il Ministro della difesa intenda intervenire nell'incontro dei ministri della difesa della Nato, nel giugno prossimo, per impedire che la Nato avalli una nuova corsa agli armamenti e che si estenda ad altri paesi appartenenti all'organizzazione l'articolazione dello «scudo antimissile».
(4-03026)
ZANELLA e BONELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il ministero della difesa ha dismesso l'aeroporto di Vicenza con contestuale trasferimento del 27o Genio Campale e del 10o Gruppo Manutenzione Elicotteri;
la società di gestione denominata Aeroporti Vicentini ha presentato la richiesta all'ENAC (ente nazionale per l'aviazione civile) di trasformazione dell'aeroporto «Tommaso dal Molin» da militare a civile;
la suddetta ENAC dovrebbe riconoscere alla società Aeroporti Vicentini la funzione di fornitore di servizi Afis (Aerodrome Flight Information Service);
l'aeroporto Dal Molin è autorizzato al traffico doganale extra-Schengen determinando la sua classificazione come aeroporto internazionale, indipendentemente dall'esiguo volume di traffico;
le direttive 337/85/CE e 97/11/CE disciplinano la valutazione d'impatto ambientale, classificando nell'allegato I le opere di competenza statale;
l'articolo 6 della legge 349/1986 ha recepito le direttive sulla VIA, prescrivendo la partecipazione dei cittadini alla procedura approvativa;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 377/1988 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 dicembre 1988 sono state regolamentate le procedure d'elaborazione degli Studi d'Impatto Ambientale (SIA) che sono parte integrante del progetto preliminare delle opere sottoposte alla VIA;
il decreto legislativo 152/2006, all'articolo 23 prescrive la procedura di VIA per le opere dell'Allegato III e agli articoli 28 e 29 la partecipazione del pubblico alla procedura;
la Convenzione d'Aarhus sulla partecipazione è stata recepita nell'ordinamento con la legge 108/2001;
l'Allegato III del decreto legislativo 152/2006 al punto 7 lettera a) prescrive la procedura di VIA per aeroporti con piste di atterraggio di lunghezza superiore a 2100 m;
l'aeroporto Dal Molin ha una pista superiore ai 2100 m e necessita di procedura di VIA atteso che nella trasformazione da militare a civile, decadono i presupposti di classificazione dello stesso in «opera di difesa nazionale» che in applicazione all'articolo 2 comma 4 della direttiva 337/85/CE l'aveva esentato dalla VIA;
gli effluenti da traffico aereo interagirerebbero in un contesto territoriale già compromesso da inquinanti veicolari e industriali oltre che da una situazione meteoclimatica (persistenza di calme di vento e stati d'inversione termica) precaria -:
come intenda procedere, il Governo, relativamente a tale richiesta dell'ENAC, vista l'assenza di VIA con connessa negazione della partecipazione del pubblico e degli enti territoriali alla procedura approvativa.
(4-03027)
LENNA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) prevede all'articolo 1 commi 519 e 526 la possibilità di stabilizzare a domanda, per gli anni 2007-2008-2009, il personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006;
questa normativa è applicabile anche ai Corpi di Polizia;
l'articolo 1, comma 513, legge Finanziaria 2007 prevede la possibilità, entro il 30 marzo 2007, che i corpi di Polizia possano assumere un contingente complessivo di 2.000 unità nel quale troverebbero già posto i 36 Ufficiali CC in ferma prefissata del 6o corso in scadenza il 22 marzo;
in virtù della legge finanziaria 2007 gli Ufficiali CC in ferma prefissata dei primi corsi, dopo aver ottenuto la proroga del contratto mediante la concessione dell'anno in più a domanda, come previsto dall'articolo 24, comma 6, lettera A, del decreto legislativo n. 215/2001, hanno già ottenuto il trattenimento in servizio nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione (si fa presente che il 5o corso AUFP fa parte dello stesso bando di concorso del 6o e 7o corso);
il 6o corso, invece, arruolato mediante concorso, con contratto stipulato in data 23 settembre 2004, (e quindi in data anteriore al 29 settembre 2006) non ha, a tutt'oggi, ancora ottenuto né la proroga dell'anno in più né alcuna altra comunicazione circa la stabilizzazione pur avendo, in previsione della data del congedo, stabilita per il 22 marzo 2007, inoltrato all'autorità competente, ovvero al Ministero della Difesa, Direzione Generale per il Personale Militare, II Reparto, formale istanza diretta ad ottenere la stabilizzazione o, in subordine, la concessione dell'anno in più -:
se non ritenga opportuno applicare i benefici della legge Finanziaria 2007 anche agli Ufficiali dei CC in ferma prefissata del 6o corso, i quali hanno acquisito la medesima professionalità dei colleghi che li hanno preceduti e, per i quali è difficile comprendere come mai il trattamento possa differire in virtù di un'anzianità di servizio diversa per pochi mesi;
quali interventi intenda assumere per consentire, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 8 aprile 2001, agli ufficiali in ferma prefissata che abbiano portato a termine 30 mesi di servizio di essere ammessi, a domanda, ad una ulteriore ferma annuale,tenuto conto che lo stesso diritto è stato previsto per gli Ufficiali dal 1o al 5o corso, in alcuni casi con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza.
(4-03030)
CAMPA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è opinione comune degli esperti che la controffensiva talebana possa presto investire la zona di Herat, presidiata dal contingente italiano. Questa malaugurata ipotesi costringerebbe i nostri reparti a sostenere duri scontri, con guerriglieri che hanno dato dimostrazione di inchiodare sul campo eserciti potenti come quello dell'Urss;
i nostri reparti dovrebbero far fronte alla nuova emergenza con equipaggiamenti assolutamente non idonei alla difesa, dal momento che la dotazione di camionette Lince, di VM 90, di blindo leggeri Puma ed elicotteri AB 212 potrebbe essere facilmente neutralizzate dalle armi leggere talebane;
in questo modo sarebbero messe in gravissimo pericolo le vite dei nostri militari, che hanno lasciato in Italia i mezzi blindati pesanti, l'elicottero Mangusta e la copertura aerea degli AMX che ci era stata richiesta dalla coalizione -:
quali ragioni tecnico-militari impediscano di adeguare l'equipaggiamento di difesa dei nostri soldati schierati in Afghanistan, e soprattutto se intenda superare le ragioni politiche che, secondo l'interrogante, all'interno della maggioranza, impediscono una razionale e serena valutazione della situazione, giacché le decisioni in tal senso non possono nella maniera più assoluta pesare sulla sicurezza dei nostri militari e di questo il Governo ha l'onere, non eludibile, di esserne pienamente responsabile.
(4-03033)