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Allegato B
Seduta n. 133 del 23/3/2007
TESTO AGGIORNATO AL 17 LUGLIO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
la poliomielite, malattia che ha assunto anche forme di vera e propria epidemia, grazie ad una valida campagna di vaccinazione è stata ormai sradicata dall'Italia e da tutta l'Europa, conta ad oggi un numero di sopravissuti che si stima essere intorno ai 70.000/80.000 soggetti;
a distanza di anni però si sta verificando una recrudescenza dei sintomi di tale patologia che consistono in una progressiva perdita di efficacia dei muscoli parzialmente colpiti dalla poliomielite, sino ad arrivare ad un vero e proprio deficit funzionale, con una conseguente limitazione dell'attività lavorativa e della vita di relazione;
ciò che si sta verificando, è stato definito dal punto di vista scientifico il quarto stadio di tale patologia, in cui compaiono i cosiddetti effetti tardivi della polio, o «sindrome post polio (PPS)»;
le implicazioni fisiche ovviamente si accompagnano anche a tutta una serie di implicazioni psicologiche, caratteristiche di una malattia cronica e invalidante, dal senso di inadeguatezza alla visione alterata delle proprie capacità;
di fronte a tale «nuova» patologia, o effetto tardivo della precedente, si evidenzia la necessità di riconoscerla come cronica ed invalidante e di inserirla tra quelle che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124;
si sottolinea, inoltre, la necessità prioritaria di colmare il progressivo disinteresse da parte delle Istituzioni nei confronti dei sopravissuti a tale patologia, essendo innanzitutto un diritto dell'individuo, come dichiara il nostro principale riferimento normativo per la sanità, (articolo 32 della Costituzione) la tutela alla salute;
ciò obbliga quindi lo Stato a predisporre un valido sostegno per le problematiche quotidiane degli affetti da tale patologia, e impone necessari approfondimenti, studi e ricerche, tenuto conto anche dell'integrazione nel nostro Paese di gruppi di persone provenienti da zone ove il ceppo virale può ancora non essere debellato;
tutto ciò può essere realizzato utilizzando realtà ospedaliere già esistenti, riconoscendole quali «Centri nazionali di riferimento per lo studio, la ricerca e la cura della poliomielite e della sindrome post polio»; uno di questi poli sanitari, per quanto riguarda il Centro Italia, è costituito dall'ospedale L. Spolverini di Ariccia (Roma), per quanto riguarda il Nord dal presidio ospedaliero di Malcesine (Verona);
in entrambi i casi, si tratta di realtà ospedaliere che da anni si occupano di tale patologia e hanno dunque contribuito a creare una classe medica, infermieristica, fisioterapica con una preparazione tale da poter affrontare le varie sfaccettature e le varie problematiche di questa patologia e approfondirne la ricerca,
impegna il Governo:
a prevedere con apposito provvedimento l'inserimento di tale patologia tra le malattie croniche e invalidanti;
a istituire in tempi rapidi e certi, in punti nevralgici del nostro Paese, due o tre Centri di riferimento nazionale per lo studio, la ricerca e la cura della poliomielite e della sindrome post polio, avvalendosi
in tale istituzione, della professionalità accreditata da anni delle due realtà già esistenti nel nostro Paese.
(1-00134) «Ciocchetti, Volontè, Formisano, Lucchese, Capitanio Santolini, Ronconi, Drago, Zinzi, Barani».
La Camera,
premesso che:
i sequestri di cittadini italiani in Paesi teatro di guerre e conflitti di varia natura intervenuti negli ultimi anni, ed in particolare negli ultimi mesi, hanno comportato per l'Italia un prezzo politico troppo alto;
in Afghanistan e in Iraq, come in Nigeria, le vicende del recente passato insegnano che sono alte le probabilità che si possano verificare nuovamente sequestri di nostri connazionali;
il prezzo pagato dal nostro Paese per la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo, con il rilascio dei cinque capi guerriglieri talebani, e le modalità con cui è stata condotta la trattativa per la liberazione, con il ricorso ad O.n.g. di volta in volta ritenute «amiche», hanno buone probabilità di incentivare la caccia all'italiano, ormai ritenuto «merce preziosa»;
va considerata la rigidità della disciplina esistente nelle ipotesi di sequestri verificatisi sul territorio italiano, in forza della quale non solo non è stata mai contemplata la possibilità di procedere a «scambi» con detenuti ma è impedito addirittura alle famiglie di poter pagare il prezzo del riscatto,
impegna il Governo:
ad attivarsi con ogni mezzo possibile affinché sia più efficacemente scoraggiata la presenza di cittadini italiani in territori teatro di guerre e conflitti di ogni genere, compresi quelli determinati dalla presenza di guerriglieri e forze di opposizione al governo, quando le autorità italiane non possano dare forti garanzie sulla loro incolumità;
a tenere, ove si verifichino ulteriori sequestri, una linea di condotta assolutamente conforme a quella adottata quando si verificano rapimenti e sequestri nel territorio nazionale.
(1-00135) «Oliva, Neri, Reina, Rao, Lo Monte, Pecorella, Verro, Minardo, Mazzocchi, Brigandì, Goisis, Nardi, Floresta, Di Cagno Abbrescia, Simeoni, Uggè, Jannone, Alessandri, Raisi, Misuraca, Catone, Ferrigno».
Risoluzione in Commissione:
La IV Commissione,
premesso che:
le carenze, anche parziali, dell'enzima G-6-PDH, integranti il cosiddetto «favismo», non determinano nel portatore una condizione patologica, eppure, ancora oggi, sono previste come causa d'inidoneità per la prestazione del servizio militare;
in particolare, l'elenco delle imperfezioni e delle infermità, contenuto nell'allegato al decreto ministeriale 4 aprile 2000, n. 114 (regolamento recante le norme in materia di accertamento dell'inidoneità al servizio militare), contempla, all'articolo 2, lettera d), anche i «difetti qualitativi e quantitativi degli enzimi»;
la direttiva tecnica emanata, il 19 aprile 2000, dalla direzione generale della sanità militare, in vista e in funzione dell'applicazione del suddetto regolamento, annovera «il deficit anche parziale di G-6-PDH» tra tali difetti enzimatici;
il quadro normativo vigente, derivante dal combinato disposto del citato decreto ministeriale (articolo 2, lettera d) e della direttiva tecnica emanata dalla direzione generale della sanità militare, preclude dunque ai giovani fabici l'accesso alle Forze Armate;
sempre più spesso, e anche da parte degli studiosi e degli specialisti maggiormente accreditati, si criticano i presupposti scientifici dell'opinione che considera i soggetti fabici inidonei all'impiego nelle Forze Armate;
si osserva, infatti, che il soggetto «G-6-PDH carente» conduce una vita del tutto normale e non soffre di alcun disturbo, finché non entra in contatto con certe sostanze, specificamente individuate; in particolare, deve evitarsi l'ingestione di fave e di determinati farmaci (ad azione ossidante), in quanto, in questi casi, nel portatore del deficit enzimatico potrebbe scatenarsi una crisi emolitica acuta, che imporrebbe interventi immediati e, nei casi più gravi, il ricorso a una trasfusione di sangue;
il soggetto fabico, dunque, se evita di assumere quelle sostanze, è in grado di svolgere qualunque attività lavorativa, per quanto impegnativa o disagevole;
addirittura, recenti studi suggeriscono che il deficit enzimatico in questione potrebbe interagire favorevolmente con altre caratteristiche del corredo genetico individuale, predisponendo alla longevità;
fino ad epoca recente, le visite di arruolamento nelle Forze Armate di regola neppure prevedevano la verifica della carenza dell'enzima predetto; moltissimi soggetti fabici, pertanto, per anni hanno prestato il servizio militare, senza accusare alcun sintomo patologico né avvertire cali di rendimento;
in Italia, la suddetta carenza enzimatica sarebbe più spesso riscontrabile in Sardegna (con un'incidenza stimata addirittura in un maschio ogni quattro), in Sicilia e in Calabria;
tali aree geografiche sono anche quelle ove è più alto il tasso di disoccupazione;
pertanto, i molti giovani fabici che aspirano a prestare servizio nelle Forze Armate e che, in base alla normativa vigente, debbono rassegnarsi all'esclusione dai concorsi, perdono una preziosissima opportunità di lavoro, in assenza di valide giustificazioni scientifiche;
inoltre, in Sardegna, molte aree sono sottratte alla disponibilità dei residenti, in quanto da anni destinate alle esigenze delle Forze Armate, che vi mantengono vasti insediamenti e vi conducono le attività addestrative e di sperimentazione; è quindi pressante e ineludibile l'esigenza di evitare che i giovani sardi, portatori di quel deficit enzimatico, continuino a essere esclusi, ingiustamente e immotivatamente, dai concorsi per l'assunzione nelle Forze Armate,
impegna il Governo
ad abrogare le norme in vigore, sopra specificamente indicate, che considerano i soggetti fabici inidonei al servizio militare o, comunque, a modificarle, al fine di renderle conformi alle più recenti acquisizioni scientifiche e alle aspettative di quanti concorrono per l'impiego nelle Forze Armate.
(7-00148) «Ascierto, Menia, Porcu».