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Allegato B
Seduta n. 135 del 27/3/2007
...
Apposizione di una firma
ad una mozione.
La mozione Gozi e altri n. 1-00114, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2007, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Zulueta.
Pubblicazione di testi riformulati.
Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Licandro n. 2-00428, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della
seduta n. 130 del 20 marzo 2007.
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia di un avvicendamento dei soprintendenti ai beni culturali di Catania, Ragusa e Messina, disposto dal neo direttore generale Romeo Palma, di concerto con l'assessore regionale ai beni culturali, onorevole Lino Leanza, restando, invece riconfermati i sovrintendenti delle restanti province di Siracusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Palermo e Trapani;
la sola dei tre sovrintendenti che nell'ambito dello stesso provvedimento non ha avuto la contestuale nuova destinazione è la dottoressa Maria Grazia Branciforti, sovrintendente ai beni culturali di Catania, che si era distinta per aver sollevato ampie riserve sull'alienazione dell'amministrazione comunale di Catania di parte di patrimonio immobiliare culturale della città, ammontante a ben quattordici immobili, in favore della Società «Catania Risorse» s.r.l., operazione che avrebbe garantito all'amministrazione comunale mutui per un valore 65 milioni di euro, in quanto alcuni dei beni considerati dalla sovrintendenza appaiono soggetti ai vincoli previsti dalla normativa vigente;
a parere degli interpellanti la rimozione della dottoressa Branciforti dal suo incarico, nel frattempo sostituita da Gesualdo Campo fino a qualche mese fa assessore provinciale alle politiche culturali del Mpa, movimento di cui fa parte anche l'assessore regionale ai beni culturali onorevole Lino Leanza, è senza il minimo dubbio da collegare al suo integerrimo comportamento tenuto in occasione dell'alienazione, essendosi opposta ad un'operazione il cui solo scopo è di fare «cassa» e ripianare il deficit consolidato sino al 2003, pena lo scioglimento della giunta comunale, ed essendo intervenuta, nel doveroso esercizio delle sue funzioni e per il pieno rispetto della legalità, con durezza a tutela dei beni patrimoniali della città, alcuni dei quali esempi straordinari
di quel fenomeno senza precedenti che fu la ricostruzione tardo-barocca della Val di Noto e riconosciuta dall'Unesco «patrimonio mondiale dell'umanità»;
la dottoressa Branciforti, infatti, nella sua qualità di sovrintendente per i beni culturali ed ambientali di Catania, il 23 dicembre del 2005, emanava una nota con la quale, di fronte alle notizie di stampa relative all'elenco di immobili comunali da alienare, precisava che il decreto legislativo n. 42 del 2004, (testo unico su beni culturali), nel richiamare l'articolo 822 del codice civile, annovera tra i beni appartenenti al demanio pubblico quei beni che, seppur appartenenti ad enti pubblici territoriali, sono riconosciuti di interesse storico artistico, e che pertanto sono inalienabili ed indisponibili. Il testo unico sui beni culturali - precisava ancora la nota - che all'articolo 53 definisce il «demanio culturale», ed al successivo articolo 54, comma 3, definisce i «beni inalienabili», precisa che essi possono essere oggetto di trasferimento solo tra lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, ed inoltre che l'articolo 55, comma 3, dello stesso testo unico precisa che l'autorizzazione ad alienare comporta la sdemanializzazione del bene pubblico attraverso una procedura di verifica (articolo 12 comma 6), e che solo qualora la verifica dell'interesse culturale ha esito negativo gli immobili di proprietà pubblica possono essere alienati. Richiedeva infine la soprintendenza la pubblicazione della nota sul quotidiano locale, al fine di rassicurare l'opinione pubblica circa l'obbligo di ricorrere agli strumenti legislativi suddetti per contrastare eventuali tentativi di impoverimento del patrimonio pubblico di Catania;
nonostante ciò, l'amministrazione comunale procedeva, ed il 31 dicembre 2006 alienava tali 14 immobili alla società «Catania Risorse s.r.l.». La Sovrintendenza, a questo punto, in data 22 febbraio 2007, emanava una seconda nota avvertendo della nullità dell'atto di trasferimento in quanto privo dei necessari presupposti giuridici prima richiamati. Appena cinque giorni dopo, il 27 febbraio, la giunta comunale di Catania adottava la deliberazione n. 257 con la quale irritualmente e senza precedenti si rivolgeva all'assessorato regionale competente per valutare l'adozione di provvedimenti nei confronti della dottoressa Branciforti;
gli stessi interpellanti hanno già avuto modo di manifestare la loro preoccupazione per le sorti della città di Catania e per ciò che sta accadendo sul piano della trasparenza e della regolarità dell'azione amministrativa e contabile-finanziaria, attraverso un'interpellanza presentata al ministro dell'interno lo scorso 13 febbraio (n. 2/00370), nella quale denunciavano il comune di Catania, sin dal 2003 fortemente indebitato, per non aver rispettato il «patto di stabilità» e non aver pareggiato il disavanzo di bilancio ma, anzi, di aver tentato di raggiungere tale obiettivo ricorrendo ad un escamotage francamente sconcertante, e cioè attraverso la istituzione di una società di scopo, la «Catania risorse Srl», per conseguire l'apertura di linee di credito da parte di istituti bancari, dal comune di Catania altrimenti non conseguibili, tentando in tal modo di aggirare il divieto, sancito già dall'articolo 119 della nostra Costituzione, di ricorrere all'indebitamento se non per investimenti, il tutto attraverso una dismissione imbarazzante dell'intero patrimonio immobiliare della città, riguardante immobili anche di pregevolissimo valore storico-artistico. Gli stessi restano altresì preoccupati per il pericolo di un varco a speculazioni immobiliari a detrimento del patrimonio cittadino;
in quell'occasione il ministero dell'interno a mezzo del sottosegretario di Stato dottor Ettore Rosato, ebbe modo di rassicurare in Parlamento gli interpellanti, indicando l'impegno della prefettura di Catania, per quanto di propria competenza, ad esercitare la sua vigilanza riservandosi di interessare, come è dovuto, l'assessorato regionale per le famiglie e gli enti locali per l'attivazione degli eventuali poteri di sua competenza ove siano riscontrate illegittimità, e la disponibilità del
dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ed il Ministero dell'economia e delle finanze ad assumere iniziative conoscitive sulla reale situazione contabile del comune di Catania, in applicazione dell'articolo 28, comma 1, della legge finanziaria 2003 (la legge n. 289 del 2002) e a conferire quanto prima apposito incarico ispettivo ad un dirigente dei servizi ispettivi della finanza pubblica al fine di acquisire idonee informazioni sulla situazione del bilancio dello stesso comune -:
in relazione a quanto contenuto nella precedente interpellanza sottoscritta dai medesimi interpellanti sulla stessa questione, se gli ispettori del Ministero dell'economia siano già all'opera per acquisire le informazioni sulla situazione contabile del Comune di Catania e se, alla luce dei fatti sopra riportati, non ritengano di dover attivare tutti gli strumenti di loro competenza per verificare la legittimità ed ogni tipo di responsabilità legata al provvedimento, ad avviso degli interpellanti illegittimo per carenza di motivazione, che ha portato alla rimozione dal suo incarico della dottoressa Branciforti, la sola che, nell'intera vicenda, con il suo comportamento assolutamente in linea con la trasparenza e il rigore che il ruolo stesso richiedeva, ha pagato in prima persona.
(2-00428) (Nuova formulazione) «Licandro, Sgobio, Diliberto».
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta immediata in assemblea Maroni n. 3-00750, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della
seduta n. 130 del 20 marzo 2007.
MARONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, COTA, DOZZO, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, POTTINO, PINI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la scorsa settimana si è tenuta a Bologna una cerimonia di commemorazione in onore del professor Marco Biagi, in occasione dei quinto anniversario della sua morte, avvenuta per mano della spietata violenza omicida dei brigatisti rossi;
la giornata ha visto la partecipazione degli amici di Marco Biagi, del mondo dell'università e di esponenti politici dei diversi schieramenti;
rispetto all'ampia partecipazione che ha accompagnato il ricordo di Marco Biagi, è particolarmente stridente l'assenza del primo cittadino di Bologna e di rappresentanti del Governo, se si considera anche che gli attuali vertici istituzionali del Governo non hanno dimostrato la necessaria sensibilità, che avrebbe dovuto indurre ad una celebrazione ufficiale;
nella stessa giornata in cui si svolgevano le celebrazioni in memoria di Marco Biagi, i giornali hanno riportato dichiarazioni di esponenti della sinistra radicale e, in particolare, del capogruppo di Rifondazione comunista al Senato della Repubblica, senatore Russo Spena, che, prendendo spunto dall'arresto in Brasile dell'ex leader brigatista Cesare Battisti, ha affermato che sarebbe giunto il momento di varare un'amnistia per i fatti di terrorismo e di eversione che hanno insanguinato l'Italia degli «anni di piombo»;
una proposta del genere, oltre ad essere un insostenibile tentativo di legittimare un periodo buio della storia italiana, gettando un velo di oblio sul pericolo terrorista che gli arresti recenti di esponenti di gruppi terroristici dimostrano essere ancora attuale, mostra, ad avviso degli interroganti, una continuità ideologica con l'atteggiamento di collateralismo che da sempre certi gruppi politici manifestano nei confronti dell'eversione terrorista;
tale impostazione ideologica, se assecondata da iniziative concrete, condurrebbe senza dubbio ad un'amnistia generalizzata, la quale produrrebbe conseguenze gravissime sul piano dell'ordine pubblico, accrescendo la percezione di
insicurezza da parte dei nostri concittadini, che già ha raggiunto una soglia di allarme, come dimostrato dalla grande partecipazione che ha accompagnato la manifestazione svoltasi a Milano lunedì 26 marzo 2007 -:
quale sia il reale orientamento del Governo e, in particolare, del Ministro interrogato circa la proposta avanzata da esponenti dell'attuale maggioranza di varare un'amnistia per i reati di terrorismo degli «anni di piombo».
(3-00750)
(20 marzo 2007)
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta immediata in assemblea La Russa n. 3-00751, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della
seduta n. 130 del 20 marzo 2007.
LA RUSSA, GASPARRI, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, sezione terza-quater, con l'ordinanza n. 1155 del 14 marzo 2007, pronunciata in sede cautelare, ha dichiarato l'annullamento, previa sospensione dell'esecuzione, del decreto interministeriale del 4 agosto 2006 (firmato congiuntamente dai Ministri Turco, Mastella, Ferrero) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 17 novembre 2006, n. 268, indicante i limiti quantitativi massimi riferibili ad uso esclusivamente personale delle sostanze stupefacenti;
nel dispositivo della stessa ordinanza, si legge che l'articolo 73, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza), «non conferisce al decreto interministeriale un potere politico di scelta in ordine alla individuazione dei limiti massimi delle sostanze stupefacenti o psicotrope che possono essere detenute senza incorrere nelle sanzioni penali di cui al comma 1, bensì un potere di scelta e discrezionalità tecnica, soprattutto per quanto attiene alle competenze del ministero della salute»;
con la motivazione sopra addotta, i giudici amministrativi di primo grado del tribunale amministrativo regionale del Lazio hanno sindacato l'eccesso di potere amministrativo che si configura nel decreto interministeriale citato, anche alla luce della constatazione che «la scelta effettuata con il decreto impugnato non risulta supportata da alcuna istruttoria tecnica che giustifichi il raddoppio del parametro moltiplicatore»;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, successivamente alla decisione adottata in sede cautelare, si è pronunciato anche nel merito, decretando l'annullamento del cosiddetto «decreto Turco», dal momento che, secondo i giudici, la cannabis ha un principio attivo più potente rispetto a quello di altre sostanze stupefacenti e, pertanto, è sufficiente una dose minima per «indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacità
psicomotorie, senza considerare che per il secondo dei suddetti parametri è prevista un'alta incidenza ed intensità di effetti disabilitanti, intesi proprio come grave scadimento della performance pisco-motoria nell'esecuzione di compiti complessi» che, quindi, «il raddoppio del fattore moltiplicatore, da 20 a 40, non appare certo congruo»;
le più recenti ricerche della comunità scientifica nazionale hanno dimostrato come la cannabis sia fino a 25 volte più forte di quella in circolazione dieci anni fa e come la medesima sostanza stupefacente possa causare danni permanenti al pari dell'eroina e della cocaina, soprattutto se consumate in età adolescenziale;
dalle più recenti statistiche in materia di tossicodipendenze risulta che, in Italia, nel periodo intercorrente tra il 2001 e il 2005, il numero dei consumatori di cannabis, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, è raddoppiato;
il giornale inglese The Independent, promotore, dieci anni fa, di un'indegna campagna a favore della depenalizzazione dei reati commessi dai consumatori della marijuana, ha cambiato radicalmente indirizzo, come dimostra l'editoriale del 18 marzo 2007, in cui si sostiene, in particolare, come il consumo di cannabis sia causa di danni cerebrali;
all'indomani della pubblicazione dell'ordinanza dei tribunale amministrativo regionale del Lazio, il Ministro interrogato ha annunciato l'intenzione del Governo di procedere alla riforma della normativa vigente in materia di tossicodipendenza -:
quali siano le linee guida che il Governo intende perseguire in materia di lotta e contrasto alle tossicodipendenze, con particolare riferimento all'ipotesi di riforma del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, come modificato dalla cosiddetta legge «Fini-Giovanardi».
(3-00751)
(20 marzo 2007)
Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.
Si pubblica il testo ulteriormente riformulato della mozione Gozi ed altri n. 1-00114, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della
seduta n. 121 del 7 marzo 2007:
La Camera,
premesso che:
l'iter delle ratifiche nazionali per l'approvazione del «Trattato che istituisce la Costituzione europea», approvato a Roma il 29 ottobre 2004, ha già ottenuto l'approvazione dei due terzi degli Stati e della maggioranza dei cittadini dell'Unione europea;
gli Stati che non hanno ancora ratificato il trattato sono impegnati fin dal 29 ottobre 2004 a provvedervi nelle forme stabilite dalle procedure nazionali;
è sempre più evidente l'urgenza di riattivare il processo costituente, superando gli ostacoli frapposti dall'esito negativo dei referenda in Francia e Olanda, uscendo dalla fase di riflessione ormai troppo lungamente protratta;
la «dichiarazione di Berlino» impegna gli Stati membri e le istituzioni comunitarie a riavviare tempestivamente il processo di riforma istituzionale, in modo tale da concluderlo prima delle elezioni europee del 2009;
la «dichiarazione di Berlino» rileva l'importanza della dimensione democratica dell'Unione europea e sottolinea l'aspirazione comune a consolidarla;
se si vuole che l'Unione europea ed il processo del suo completamento politico ed istituzionale superi il «deficit democratico», da molti imputato alle istituzioni e alle procedure comunitarie, è doveroso che nel sistema dei diritti riconosciuti e garantiti a livello europeo sia attribuita alla cittadinanza europea la possibilità di esprimersi direttamente;
già nel 1989, in base ad una legge di iniziativa popolare, in Italia fu abbinato al voto per il Parlamento europeo un referendum
di indirizzo che conferiva al Parlamento europeo il mandato costituente;
è senz'altro auspicabile che, secondo la proposta dei federalisti europei, alle elezioni del 2009 per il rinnovo del Parlamento europeo sia abbinato un referendum sul processo costituente europeo;
è, altresì, auspicabile che il referendum possa svolgersi contestualmente in tutta l'Unione europea, al fine di consentire alla cittadinanza europea di rendersi parte attiva nella costruzione di un'Europa perseguita in forme e procedure democratiche;
impegna il Governo:
a dare seguito alla «dichiarazione di Berlino», al fine di superare l'insufficienza delle politiche nazionali, rafforzare le politiche europee di fronte alle nuove sfide globali e riavviare rapidamente il processo costituente per il completamento istituzionale e politico dell'Unione europea, in vista delle prossime elezioni europee.
(1-00114) (Ulteriore nuova formulazione) «Gozi, Giovanelli, Di Salvo, Di Girolamo, Falomi, Cassola, Boato, La Forgia, Marchi, Brandolini, Barbi, Intrieri, Allam, Venier, Dato».
(7 marzo 2007)
Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori: interpellanza urgente Nardi n. 2-00410 del 13 marzo 2007.
Interrogazione a risposta immediata in Commissione De Zulueta n. 5-00865 del 20 marzo 2007.