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Allegato B
Seduta n. 148 del 23/4/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CACCIARI e SPERANDIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'incendio divampato presso la De Longhi di Treviso lo scorso 18 aprile abbiamo assistito ad una serie di dichiarazioni delle autorità locali di Treviso (Sindaco, Provincia e Prefettura) volte a tranquillizzare la popolazione circa le conseguenze sulla salute, ma che hanno sottovalutato la gravità effettivamente attesa dell'evento ben oltre ogni ragionevole e realistica ipotesi sugli impatti ambientali. A tutta evidenza, l'Inca, il centro di ricerca interuniveristario del Parco Scientifico di Porto Marghera a cui il Ministero ha affidato le analisi sul luogo dell'incidente De Longhi, ha rilevato che poche ore dopo l'evento, nelle vicinanze dello stabilimento, vi erano valori di diossina in atmosfera altissimi, superiori a 0,250 nanogrammi, intollerabili dall'organismo umano, due volte e mezzo superiori a quanto consentito dalla legislazione italiana per le emissioni a camino degli inceneritori (0,1 nanogrammi). In aree urbane, solitamente, se ne trovano da 0,01 a 0,08. Ricerche USA (Lober e al. 2000) riportano valori nelle aree particolarmente inquinate di diossine attorno a 300 fentogrammi (0,03 nanogrammi). La stessa Arpav, che dapprima aveva escluso rischi per l'incolumità pubblica, ha poi riconosciuto la presenza di diossine in quantità rilevabili ed ha esteso le misurazioni fino alla provincia di Venezia;
si è generata una situazione di totale confusione, tanto che nella giornata di giovedì sono stati mandati a scuola 250 bambini in un plesso a pochi passi dal disastro, mentre poche ore dopo lo stesso sindaco Gobbo ha deciso la chiusura fino a lunedì di tre scuole;
le notizie diffuse dai telegiornali e dai quotidiani di tutto il paese sostenevano che l'incendio è avvenuto in un magazzino di stoccaggio delle merci e che i fumi erano essenzialmente provocati dalla combustione del polistirolo;
il polistirolo presente in un magazzino è normalmente di due tipi: espanso per imballaggio o compatto e, con molta probabilità, parte dei componenti delle macchine prodotte dalla De Longhi possono contenere tale materiale;
le apparecchiature già confezionate bruciate durante l'incendio quasi sicuramente contengono altri componenti come cavi elettrici e p.c.b. (printed circuit board) costituiti da pvc plastificato, polioleifine (polietilene e polipropilene) e poliestere;
ognuno dei materiali sopra citati, quando brucia, sviluppa dei gas che, a seconda dei casi possono essere tossici, cancerogeni (DNA mutogeni) e/o velenosi;
l'incendio è avvampato dall'impianto di condizionamento, dobbiamo tener presente che il liquido criogeno può essere, se di ultima generazione, un HFC (idrofluorocarburo) o, se è più vecchio, un CFC (clorofluorocarburo, responsabile del deeping dell'ozono) che, poiché contiene cloro, in caso di incendio può sviluppare diossina;
il polistirolo quando entra in combustione, essendo un polimero a base di stirene, può sviluppare composti a base di stirolo e più in generale IPA (idrocarburi policiclici aromatici), notoriamente cancerogeni. Il polistirolo, inoltre, come la maggior parte delle materie plastiche, è per legge trattato per divenire autoestinguente. Malgrado ciò, oltre certe temperature tale materia plastica può comunque incendiarsi e in questo caso può sviluppare
prodotti che in qualche caso sono del tipo bromurati, che sono estremamente velenosi;
gli elettrodomestici prodotti dalla de Longhi, per di più, sono composti anche da cavi elettrici in pvc che, bruciando, possono sviluppare diossina; se invece sono in polioleifine possono sviluppare benzene e benzoapirene (mutogene del DNA);
questi prodotti, sotto forma di vapori o gas, essendo pesanti, sono alquanto persistenti e tendono a sistemarsi nella parte bassa dell'atmosfera mantenendo alta la loro concentrazione e pericolosità;
si è potuto notare infine, dalle informazioni giornalistiche, che parte della popolazione, i vigili urbani di Treviso e la Polizia erano presenti nel luogo dell'incendio con semplici mascherine che normalmente trattengono polveri oltre 1 micron, non certo i gas, mentre correttamente i Vigili del Fuoco erano dotati di maschere antigas con filtri per gas acidi; i gas sviluppati con l'incendio hanno una dimensione submicronica (molecolare) -:
cosa intenda fare il Governo e se è in grado spiegare le ragioni di una tale dissonanza nelle dichiarazioni rilasciate dai diversi soggetti pubblici competenti intervenuti nella fase di gestione dell'emergenza e se siano riscontrabili trascuratezze oggettive da parte degli stessi, come l'assenza di una procedura protocollare già predisposta per emergenze di tali dimensioni;
se sia stata fatta un'ordinanza di divieto precauzionale di consumo e commercio degli ortaggi presumibilmente contaminati;
se la rimozione delle macerie e dei rifiuti combusti sia avvenuta con tecniche tali da evitare sia l'aerodispersione delle polveri, sia il loro percolamento nelle acque di scarico;
se sia stata fatta una determinazione analitica delle diossine espresse come total-TEQ (Diossine tal quali, Furani e PCB diossina simili) nel sedimento delle polveri delle abitazioni più colpite;
se sia stato calcolato e georeferenziato il cono di ricaduta dei fumi sul territorio in modo da censire la popolazione presente durante l'incendio rispetto al loro diverso grado di esposizione;
se sia stato effettuato un campionamento del territorio per aree a concentrazioni attese crescenti di inquinante;
se siano stati raccolti campioni di matrici varie (polveri al suolo, strati superficiali dei terreni, acque di drenaggio, acque correnti e soprattutto matrici vegetali) che possono entrare nella catena alimentare;
se siano stati sottoposti a controlli le prese idrauliche e gli impianti di potabilizzazione del fiume Sile a valle dell'abitato di Treviso per escludere inequivocabilmente ogni contaminazione delle sue acque;
se sia stato predisposto un monitoraggio biologico appropriato (determinazione nei liquidi biologici di alcuni inquinanti di maggior interesse tossicologico) delle popolazioni esposte;
se sia stata avviata una procedura di risarcimento dei danni subiti dalla collettività.
(5-00964)
Interrogazione a risposta scritta:
LOCATELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società Gtm S.p.A. è un azienda, situata nel comune di Ghisalba (Bergamo), che si occupa del trattamento dei fanghi per compostaggio e rifiuti;
tale società è ritenuta da diversi cittadini responsabile degli odori molesti che si respirano nella zona;
la società in oggetto è attiva dal 1990 anno in cui si è insediata a Ghisalba al confine con Mornico al Serio e Martinengo. L'azienda è stata ampliata in due fasi successive nel 1997 e nel 2000. Nell'ottobre 2005 ne è stato disposto il sequestro probatorio, terminato all'inizio dell'estate del 2006;
sempre dalle cronache dei giornali locali si apprende che a distanza di un anno esatto dal sequestro i carabinieri del Noe hanno fatto pervenire una lettera nella quale sono stati esposti i risultati delle indagini, secondo i militari bresciani ci sarebbe stato un trattamento di rifiuti maggiore rispetto al limite annuo di tonnellate consentite;
gli abitanti della zona, da quando è ripresa l'attività della ditta, lamentano la presenza di forti odori ritenuti insopportabili soprattutto laddove viene sparso il materiale di recupero;
la determinazione con la quale si autorizzava la ripresa dell'attività della predetta ditta era condizionata all'osservanza di una serie di prescrizioni molto rigorose;
in una recente presa di posizione pubblica riportata dai giornali locali i medici di base della zona hanno lanciato l'allarme circa i rischi derivanti dai miasmi nocivi. In particolare ciò che viene denunciato è che decine di pazienti si sarebbero rivolti a loro per problemi respiratori, i cui sintomi principali sarebbero il broncospasmo a cui seguirebbero irritazioni nasali e congiuntivali -:
se il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per risolvere questa annosa questione e garantire il diritto alla salute dei cittadini e cittadine della zona.
(4-03393)