Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato A
Seduta n. 160 del 29/5/2007
MOZIONI GIBELLI ED ALTRI N. 1-00024, SGOBIO ED ALTRI 1-00164, CAPITANIO SANTOLINI E VOLONTÈ N. 1-00165, FRIAS ED ALTRI N. 1-00166, FRONER ED ALTRI N. 1-00167 E BERTOLINI ED ALTRI N. 1-00168 SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO IN RELAZIONE AL FENOMENO DELL'IMMIGRAZIONE
(Sezione 1 - Mozioni)
La Camera,
premesso che:
il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano;
l'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti;
il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela, quindi, un ostacolo per gli studenti stranieri che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici e per gli alunni italiani che assistono a una «penalizzante riduzione dell'offerta didattica», a causa dei rallentamenti degli insegnamenti, dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti stranieri;
tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani sulle singole discipline;
dalle anticipazioni dei dati forniti dal ministero della pubblica istruzione, la crescita di alunni stranieri registrata nell'anno scolastico 2005-2006 è pari a circa 500.000 unità, con un incidenza del 5 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva;
l'aumento nel triennio 2003-2005 è stato mediamente di 60-70 mila unità all'anno; si è, quindi, passati dalle 50.000 unità di alunni stranieri dell'anno 1995-1996 ai 430.000 del 2005-2006;
rispetto alle nazionalità di provenienza di questi studenti, si confermano ai primi posti i gruppi provenienti dai Paesi dell'Est europeo, per esempio la Romania, che, nell'arco di due anni, passa dal 9,7 per cento al 12,4 per cento (52.821 alunni), ma anche l'Ucraina e la Moldavia; l'Albania e il Marocco, pur avendo avuto una leggera flessione, continuano ad attestarsi ai primi posti nella classifica delle cittadinanze, rispettivamente con 69.374 e 59.489 presenze;
la disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana, molto concentrata al Centro-Nord e scarsa al Sud e nelle isole, interessa circa 37.000 punti di erogazione del servizio scolastico, rispetto ai 57.000 presenti in
ambito nazionale. È evidente il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità per i primi di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri;
la più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, pur non raggiungendo complessivamente i valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria di primo grado, raccolgono in valore percentuale oltre il 38 per cento (23 mila studenti in più rispetto agli anni precedenti);
l'area del Paese con l'incidenza più elevata di presenze si conferma il Nord-Est, che, rispetto all'anno scolastico 2004-2005, è in crescita, raggiungendo l'8,4 per cento; il Nord-Ovest è al 7,8 per cento, il Centro al 6,4 per cento, il Sud all'1,2 per cento e le isole all'1 per cento;
la maggiore concentrazione a livello regionale si registra in Emilia Romagna, con una percentuale del 9,5 per cento; a livello provinciale si attesta al primo posto Mantova, con l'11,9 per cento, seguita da Piacenza (11,8 per cento) e da Reggio Emilia (11,5 per cento); relativamente ai comuni capoluogo, la percentuale più alta è quella di Milano (12,7). Se poi si prendono in considerazione i dati di piccole città, emerge che nelle scuole di Cuneo e di Treviso, di Macerata e di Siena c'è una percentuale più alta di alunni stranieri che non nelle scuole delle province di Venezia, di Bari, di Napoli e di Palermo, in cui ci si aspetterebbero percentuali superiori;
relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e non statali e le loro suddivisione tra i diversi gradi della scuola, si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto in istituzioni scolastiche non statali;
i Paesi di provenienza degli alunni stranieri, sui 194 censiti dall'Istituto nazionale di statistica, sono ben 191. Nelle scuole della provincia di Bergamo, ad esempio, i dati del 2005 registrano la rappresentanza di 118 cittadinanze, a Perugia 109, a Pesaro 90, a Siena 80, a Latina 78;
nell'analoga indagine avviata dal Ministro Moratti per l'anno scolastico 2003-2004, è significativo il capitolo dedicato a «Esiti in relazione alla complessità della presenza straniera nelle scuole». L'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani, a confronto con quello degli alunni stranieri, rivela che nelle scuole dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggiore selezione nei loro riguardi, che finisce per incidere sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è -3,36 della scuola primaria, -7,06 della secondaria di primo grado, -12,56 della secondaria di secondo grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione. Le regioni con esiti migliori da parte degli allievi stranieri sono quelle del Centro-Nord;
l'indagine del Ministro Moratti ha cercato di chiarire in che modo la dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze concorrano al successo o all'insuccesso scolastico;
dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati quando sono ridotti di numero;
la densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in piccole scuole sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole secondarie di secondo grado, dove il decremento degli esiti in rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più accentuato: negli istituti di piccole dimensioni con gruppi minimi di studenti non italiani, il tasso di promozione degli alunni stranieri scende dal 93,29 per cento (da 1 a 5)
fino al 78,64 per cento (da 11 a 30), se vi sono consistenti gruppi di alunni stranieri. Negli istituti di medie dimensioni (da 101 a 300 alunni complessivi) si passa dal 91,79 per cento al 78,46 per cento; negli istituti maggiormente dimensionati si passa dal 89,87 per cento al 80,26 per cento, ciò vuol dire che il tasso di promozione di alunni stranieri nelle scuole primarie e secondarie di primo grado è inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella scuola;
l'elemento della presenza di molte diverse cittadinanze nelle scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi finali degli alunni stranieri, rappresenta un fattore condizionante del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera classe;
le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche quello dell'integrazione del sistema scolastico e del sistema sociale;
questa tipologia di alunni con cittadinanza non italiana consegue determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazione nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico;
tali misure risultano, infatti, determinate sia dal numero degli studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella stessa classe o scuola e dalle conseguenti differenti situazioni culturali e sociali, che generano molteplici esigenze cui dare risposta;
le normative sull'immigrazione del 1998 e del 2002 (testo unico, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e legge n. 189 del 2002) contengono indicazioni utili sulla funzione e sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica, di durata variabile;
impegna il Governo:
a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione, disciplinate dalle singole regioni interessate, così come previsto dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione;
a istituire classi di inserimento temporaneo, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, nonché gli insegnamenti di base previsti dai vigenti programmi scolastici, preparatori e propedeutici all'ingresso nelle classi permanenti;
a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.
(1-00024) «Gibelli, Lussana, Maroni».
(22 settembre 2006)
La Camera,
premesso che:
i minori stranieri, al pari di quelli italiani, sono innanzitutto «persone» e, in quanto tali, sono titolari di diritti che prescindono dalla loro origine nazionale o condizione sociale;
la Dichiarazione universale dei diritti umani, all'articolo 2, recita: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza,
di colore, di sesso, di lingua di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Principi confermati dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 25 maggio 1991, n. 176, la quale, all'articolo 2, ribadisce: «gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione pubblica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica e sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza»;
alla fine del 2004 - come risulta dal dossier statistico 2006 Caritas/Migrantes - i cittadini stranieri nei 25 Stati membri dell'Unione europea, escludendo quelli che hanno già acquisito la cittadinanza, sono risultati 26 milioni e 61 mila su una popolazione di 457 milioni di abitanti ed un'incidenza di poco superiore al 5 per cento, con punte del 9 per cento in Germania ed Austria, dell'8 per cento in Spagna, del 5 per cento nel Regno Unito ed in Francia e superiore al 4 per cento in Italia. L'Unione europea si presenta così come un'area ad alta concentrazione di migranti, la cui presenza costituisce una necessità demografica, perché il vecchio continente, anche se è prevista un'immigrazione netta di 40 milioni di persone, nel 2050 vedrà comunque diminuire di 7 milioni di unità la popolazione nel suo complesso e di 52 milioni di unità la popolazione in età da lavoro;
i migranti in Italia sono 3.035.000 e il sensibile aumento registrato nel 2005 è dovuto sia ai nuovi arrivi (187.000) che alle nascite di figli di cittadini stranieri (52.000). Dunque la popolazione straniera aumenta per effetto non solo dei ricongiungimenti, ma anche per l'incremento dovuto ai bambini stranieri nati in Italia, fenomeno che ha inciso per il 9,4 per cento sulle nascite complessive nel nostro Paese. Dei 585.483 minori stranieri, pari al 19,3 per cento della popolazione straniera stimata come soggiornante in Italia a inizio 2006, il 55,6 per cento risulta nato nel nostro Paese: sensibilmente più della metà. Rispetto alle quasi 500.000 nascite nel 2005, è nato 1 bambino straniero ogni 10 neonati. Di anno in anno, dunque, per effetto dei nuovi nati aumenta il numero delle seconde generazioni. Si tratta, soprattutto, di bambini visibili principalmente nelle scuole dell'infanzia e nelle scuole primarie, ma vi è anche un nocciolo duro di adolescenti e giovani, nati in Italia o arrivati prima dell'inizio della scuola dell'obbligo alla fine degli anni ottanta;
gli studenti con cittadinanza straniera sono 431 mila (rapporto Istat 2006) e tra due anni supereranno abbondantemente il mezzo milione: essi incidono mediamente per il 4,8 per cento sul totale della popolazione studentesca, con punte del 6 per cento sugli iscritti nella scuola primaria: infatti, 4 su 10 sono concentrati in questo grado di scuola e solo 2 su dieci nella secondaria;
secondo il più recente rapporto Istat (2006), si è registrato anche un significativo incremento della presenza di alunni stranieri, nell'anno scolastico 2005/2006, nella scuola secondaria di secondo grado, dove si è notato un aumento di poco meno del 30 per cento. Gli istituti superiori rimangono, comunque, le scuole con la minore presenza di alunni stranieri, sia in termini assoluti che relativi: gli studenti con cittadinanza straniera, infatti, superano di poco le 83 mila unità, con un'incidenza del 3,1 stranieri ogni 100 italiani. Nella scuola primaria, invece, sono presenti circa 166 mila alunni stranieri su un numero di iscritti più o meno equivalente a quello delle secondarie superiori. Sopra i 5 alunni stranieri per almeno 100 alunni si attestano anche gli altri due ordini scolastici (Istat rapporto annuale 2006);
la presenza degli alunni stranieri sul territorio nazionale è estremamente
disomogenea e differenziata. Si registra una concentrazione molto elevata nelle aree del Centro-Nord ed investe non solo le grandi città, ma anche i piccoli centri. Nel triennio 2004/2006, secondo le «linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri» diramate dal ministero dell'istruzione, l'incremento di alunni con cittadinanza non italiana è stato mediamente di circa 60 mila unità all'anno, portando nell'anno scolastico 2005/2006 il totale degli alunni stranieri oltre le 400 mila unità, con un'incidenza rispetto alla popolazione scolastica complessiva di circa il 5 per cento;
il nostro Paese ha superato la fase dell'emergenza rispetto al fenomeno della presenza di studenti stranieri all'interno delle aule scolastiche e sta passando ad una fase di valutazione delle esperienze già realizzate e di programmazione degli interventi. La presenza degli alunni stranieri è un dato, peraltro, strutturale e riguarda l'intero sistema scolastico. In questo senso ancora molto vi è da fare nel nostro sistema scolastico, tuttavia esistono delle esperienze significative, che, già da tempo, hanno affrontato con successo la questione degli alunni migranti nelle aule italiane e costituiscono punti di riferimento da divulgare ed amplificare;
la scuola media statale sperimentale Giuseppe Mazzini di Roma ha avviato, fin dal 1985, un percorso di integrazione interculturale in alcune sezione miste con alunni italiani e stranieri, per facilitare il processo di apprendimento ed alfabetizzazione di questi ultimi tramite la compresenza in classe di due insegnanti, che svolgono il loro lavoro in contemporanea, soprattutto per le materie che richiedono una maggiore elaborazione teorica. Gli alunni stranieri, in genere, a seconda del livello di alfabetizzazione, vengono seguiti da un insegnante in una materia specifica, lungo un percorso semplificato ma del tutto simile a quello dei compagni italiani. Nessuna diversificazione nei programmi, anche perché alla fine del ciclo l'esame è lo stesso. La sperimentazione accelera il processo di apprendimento e, soprattutto, favorisce l'abbattimento delle barriere linguistiche e culturali, favorendo l'incontro tra studenti di diverse nazionalità e conseguendo notevoli risultati positivi dal punto di vista dell'apprendimento scolastico e delle conseguenti valutazioni finali degli studenti interessati, evitando, dunque, forme di esclusione o separazione tra studenti italiani e stranieri;
analoghe forme di accoglienze mirate sono state sperimentate, solo per citare qualche esempio, alla scuola elementare Sandro Pertini di Martinsicuro in provincia di Teramo, 245 sono stranieri su 1.450, tutte le materie vengono insegnate in maniera interculturale, mentre alla scuola media Orsi di Novellara (Reggio Emilia) i nuovi arrivati di origine straniera (circa 40 l'anno) svolgono un percorso di 15 giorni per conoscere la scuola e il paese con l'aiuto di educatori e mediatori;
l'educazione interculturale in tutti i gradi e livelli del sistema scolastico costituisce la colonna portante di una reale educazione dei giovani a valori quali la solidarietà, l'accoglienza, la comprensione dell'altro, comunemente catalogato come «diverso», la conoscenza di culture e tradizioni di altri Paesi, che costituiscono l'antidoto principale alla prevenzione di fenomeni di razzismo, violenza e discriminazione, nei confronti di persone di nazionalità e origine sociale e culturale differente;
con particolare riguardo alla popolazione adulta, inoltre, da due recenti ricerche condotte dal gruppo Cerfe, su un campione significativo di immigrati qualificati, circa 1000 stranieri in Umbria, Lazio, Toscana e Sardegna, risulta che i laureati sono circa il 53 per cento. Se si mettono, però, in rapporto l'esperienza curriculare e professionale acquisita ed il tipo di lavoro svolto - secondo una elaborazione svolta dall'Agenzia redattore sociale - escludendo coloro che non sono ancora inseriti in un'esperienza lavorativa, emerge che il 77 per cento delle donne ed il 66 per cento degli uomini si trovano coinvolti in un processo di progressiva
dequalificazione, non riuscendo a mettere a frutto le proprie capacità e competenza. Secondo la stessa ricerca condotta dal Cerfe, risulta che gli immigrati con un'istruzione superiore rappresentano in Italia circa un quarto della popolazione immigrata. Nella sola città di Roma il 65,5 per cento degli immigrati residenti ha una formazione secondaria superiore o universitaria, addirittura circa 30 punti percentuali in più rispetto ai romani. Tali dati sembrerebbero in contraddizione con il diffuso luogo comune che vuole la persona immigrata, anche impiegata in lavori dequalificati, dotata di minore cultura ed esperienza scolastica e formativa;
nel contesto sopra descritto, con particolare riferimento alle specifiche esigenze degli alunni immigrati, l'estensione del diritto per tutti ad un'istruzione qualificata costituisce, senz'altro, l'imprescindibile premessa per far sì che a tutti siano assicurati i diritti di cittadinanza ad iniziare da quello all'istruzione. Nella società della conoscenza, l'istruzione rappresenta un diritto inalienabile, la base strutturale su cui costruire la società della democrazia e dell'uguaglianza. Per questo l'elevamento dell'obbligo scolastico a 18 anni costituisce un obiettivo strategico per il futuro di tutti e, in particolare, per le fasce più svantaggiate della società che sicuramente comprendono parte della popolazione di origine straniera;
anche l'attività di mediazione culturale dovrebbe essere attentamente monitorata e sostenuta, proprio per le specifiche esigenze della professione, che ha l'obiettivo di facilitare le relazioni tra gli autoctoni ed i cittadini stranieri, con l'intento di promuovere la reciproca conoscenza e comprensione, al fine di favorire un rapporto positivo fra soggetti di culture diverse. La loro presenza all'interno del sistema scolastico in maniera permanente costituirebbe, senz'altro, un sostegno importante al processo di apprendimento interculturale indispensabile per la costruzione di una società effettivamente multietnica e solidale. Attualmente i mediatori culturali, in prevalenza immigrati, sono circa 2.400, per i tre quarti donne. In 4 casi su 10 hanno un titolo universitario ed hanno conseguito un corso per potersi inserire nel lavoro della mediazione, quasi sempre precario, in prevalenza esplicato nei servizi educativi e sanitari. La maggioranza dei servizi di mediazione culturale è concentrata nel Nord (54,1 per cento) ed al Centro (30,3 per cento);
impegna il Governo:
a prevedere la completa gratuità della scuola dell'obbligo (libri di testo compresi) e l'individuazione di risorse indirizzate a incentivare la prosecuzione degli studi fino al diciottesimo anno di età, al fine di prevenire il fenomeno dell'abbandono e della dispersione scolastica, soprattutto per i giovani stranieri ed i ragazzi provenienti da situazioni socio-culturali più svantaggiate e famiglie con redditi medio-bassi;
a farsi promotore su tutto il territorio nazionale di iniziative volte a valorizzare la presenza nella scuola italiana di alunni di nazionalità diverse quale importante situazione di incontro, reciproca conoscenza, arricchimento culturale, socializzazione in una società sempre più multiculturale e, dunque, impegnata a prevenire e combattere ogni forma di razzismo e xenofobia;
a prevedere un adeguato aumento delle risorse destinate al fondo per l'inclusione sociale degli immigrati previsto al comma 1267 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, al fine di potenziare la figura professionale del mediatore culturale, il cui intervento dovrà essere obbligatorio nelle scuole, di ogni ordine e grado, ove risulti la presenza di studenti stranieri;
a contrastare ed impedire forme di esclusione o separazione degli studenti stranieri non ancora alfabetizzati, assicurando alle scuole un organico di docenti, che, essendo funzionale anche alla presenza di alunni di diverse nazionalità, preveda, in tali situazioni, un minor numero di alunni per classe, situazioni di
compresenza di docenti, soprattutto nelle materie che richiedono maggiore elaborazione teorica quali italiano, storia, geografia, matematica e scienze, la presenza obbligatoria di mediatori culturali ed attività specifiche di formazione-aggiornamento dei docenti sul tema della multiculturalità. Tali iniziative dovranno essere prioritariamente indirizzate a situazioni, nelle scuole di ogni ordine e grado, dove maggiore si registra la presenza di alunni stranieri;
a favorire la semplificazione del riconoscimento delle lauree conseguite in Paesi stranieri, anche al di fuori dell'Unione europea, tramite iter semplificati rispetto a quelli vigenti, al fine di non disperdere un bagaglio di competenze e professionalità, che, come dai dati sopra citati, risultano invece essere dequalificati nel nostro Paese;
a favorire e valorizzare con interventi specifici il fondamentale ruolo che gli enti locali svolgono su questa tematica.
(1-00164) «Sgobio, Diliberto, Bellillo, Tranfaglia, Cancrini, Cesini, Crapolicchio, De Angelis, Galante, Licandro, Napoletano, Ferdinando Benito Pignataro, Pagliarini, Soffriti, Vacca, Venier».
(29 maggio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)
La Camera,
premesso che:
rispetto agli altri grandi Paesi dell'Unione europea, di storia immigratoria meno recente, come Germania, Francia e Regno Unito, il nostro Paese ha visto crescere la presenza straniera in tempi molto più brevi e a ritmi intensi;
secondo il rapporto Istat 2006, gli studenti di cittadinanza non italiana sono più che raddoppiati negli ultimi cinque anni, fino a superare quota 430 mila nell'anno scolastico 2005-2006;
le rilevazioni realizzate a livello regionale registrano, infatti, una presenza di alunni stranieri in costante ascesa nella scuola primaria e secondaria di primo grado ed in rapida crescita anche nella scuola secondaria di secondo grado;
le aule scolastiche sono il primo luogo di incontro con la realtà degli immigrati e possono trasformarsi in strumenti di integrazione, obbligando le istituzioni a trovare idonee soluzioni a garanzia del diritto all'istruzione;
il valore dell'istruzione statale è quello di una scuola che deve essere capace di fare integrazione e che non può prevedere discriminazioni;
occorre ridurre la dispersione, superare il disorientamento iniziale e recuperare la motivazione allo studio degli studenti stranieri in difficoltà;
anche se numerose scuole si stanno attrezzando, elaborando piani e percorsi didattici dedicati, l'incremento di studenti stranieri, se da una parte costituisce un arricchimento del profilo culturale, rappresenta un fattore di pressione sul sistema scolastico e non è pensabile che le singole scuole ed i singoli ex provveditorati debbano farsi carico di tale problematica;
sono necessari una grande solidarietà all'interno del sistema dell'istruzione, chiamato a servire una società che sta diventando multietnica, la ricerca di condizioni favorevoli all'inserimento di alunni stranieri nelle scuola primaria e secondaria, in modo da consentirne il pieno espletamento delle proprie potenzialità e il successo formativo e l'eliminazione dei dislivelli linguistici che si possono creare nel cammino di apprendimento della generalità degli alunni;
per superare il disagio della difficile integrazione, che non può gravare sulle famiglie, né su quelle che faticosamente si vanno inserendo, né su quelle
italiane, occorre superare la logica dell'emergenza, attivando iniziative volte al rinnovamento dell'organizzazione della didattica per garantire a tutti l'accesso alla conoscenza;
in mancanza di una vera presa in carico del problema, è inevitabile la creazione di sospetti e ingiustizie intorno al problema, nonché di nuovi motivi di diffidenza e di odio reciproco;
impegna il Governo:
ad attivare un confronto con le esperienze maturate su questa problematica dagli altri Paesi europei con maggiore tradizione immigratoria;
a rafforzare la presenza e l'utilizzo, in modo sempre più mirato, della figura del mediatore interculturale professionale e favorirne la formazione di nuovi;
ad attivare percorsi formativi per fornire al personale della scuola strumenti utili e comuni che consentano un efficace approccio alla problematica e la costruzione di percorsi innovativi in risposta al reali bisogni specifici;
a prevedere, anche mediante apposite iniziative, le risorse economiche necessarie per attivare in tempi rapidi corsi di sostegno linguistico, che operino in parallelo alle lezioni, ripristinando la figura del tutor, che potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso di ausilio per l'alfabetizzazione, per il sostegno e per il perfezionamento della lingua italiana, non solo degli studenti stranieri ma anche delle loro famiglie, con le quali fungerà da terminale di raccordo.
(1-00165) «Capitanio Santolini, Volontè».
(29 maggio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)
La Camera
premesso che:
la distribuzione territoriale della presenza dei bambini e delle bambine immigrate segue la distribuzione territoriale della presenza dei loro genitori, il che significa che l'incidenza percentuale dei minori corrisponde all'incidenza percentuale di lavoratori e lavoratrici immigrati, integrati nel sistema produttivo locale;
la presenza di minori immigrati è aumentata con l'incremento delle possibilità di esercitare il diritto alla riunione familiare, stabilite nelle convenzioni internazionali e nelle leggi nazionali;
l'aumento di minori stranieri dà conto anche delle caratteristiche demografiche della popolazione immigrata: donne e uomini in età riproduttiva;
gli alunni e le alunne immigrati, il cui numero è notevolmente aumentato negli ultimi anni, pongono nuove domande alla scuola italiana, imponendo la ricerca di nuovi strumenti pedagogici ed educativi, che comportano la riqualificazione del sistema scuola nel suo insieme;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, all'articolo 45, non modificato dalla cosiddetta «legge Bossi-Fini», stabilisce che: «i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all'obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in materia. L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani. Essa può essere richiesta in qualunque periodo dell'anno scolastico (....)»; al comma 2 sempre dello stesso articolo: «(...) i minori stranieri soggetti all'obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all'età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi l'iscrizione ad una classe diversa (...)»; e infine, al comma 3: «Il collegio dei docenti formula proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi; la ripartizione è
effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri»;
gli alunni e le alunne stranieri sono portatori di competenze linguistiche, di conseguenza la qualità del loro inserimento dipende fondamentalmente dalle possibilità di sviluppare gli strumenti didattici necessari all'apprendimento della lingua italiana come seconda lingua;
l'apprendimento dipende, più che dalla distanza fra i codici linguistici di origine e quello italiano, dalla qualità dell'inserimento scolastico, determinato dalla preparazione degli insegnanti nell'insegnamento dell'italiano come seconda lingua e dalla socializzazione fra pari;
le modalità burocratiche di rilascio dei visti per i ricongiungimenti familiari non consentono alle famiglie l'organizzazione dell'arrivo dei propri figli e figlie e non tengono conto della programmazione scolastica;
la normativa nazionale prevede il diritto allo studio e alla formazione, attraverso le seguenti disposizioni: legge n. 15 del 1968, articolo 5 (autocertificazione); decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 722 (attuazione della direttiva Cee n. 77/486); legge n. 39 del 1990, articolo 4, commi 13 e 16; articolo 9, comma 2; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 8 settembre 1989, n. 301; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 26 luglio 1990, n. 205; legge n. 423 del 1991; decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, articolo 117 (certificazioni); circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione n. 400 del 31.12.1991; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 7 marzo 1992; n. 67; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 2 marzo1994, n. 73; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 6 aprile 1995, n. 119; legge n. 40 del 1998, articolo 36; decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, articolo 38; decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, capo VII, articolo 45; legge n. 40 del 1998, «Istruzione degli stranieri. Educazione interculturale», all'articolo 36, primo comma: «I minori stranieri presenti sul territorio sono soggetti all'obbligo scolastico; ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all'istruzione ,di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica.», e che la legge n. 189 del 2002 (cosiddetta «legge Bossi-Fini») non ha modificato; circolare ministeriale n. 24 del 2006: «Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri»;
la legge 27 marzo 1991, n. 176, «Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989», all'articolo 2, stabilisce che: «Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti che sono enunciati nella presente Convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo nel proprio ambito giurisdizionale, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, del fanciullo o dei suoi genitori o tutori, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, della loro ricchezza, della loro invalidità, della loro nascita o di qualunque altra condizione»;
la legge 27 marzo 1991, n. 176, all'articolo 28, stabilisce che: «Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad avere un'educazione e, nell'ottica della progressiva e piena realizzazione di tale diritto e sulla base di eguali opportunità, devono, in particolare:
a) rendere l'istruzione primaria gratuita ed obbligatoria per tutti;
b) promuovere lo sviluppo di varie forme di istruzione secondaria sia generale che professionale, renderle utilizzabili ed accessibili a tutti i fanciulli, e adottare misure appropriate, quali l'introduzione della gratuità dell'insegnamento e l'offerta di un'assistenza finanziaria nei casi di necessità;
c) rendere l'istruzione superiore accessibile a tutti sulla base delle capacità con ogni mezzo appropriato;
d) rendere l'informazione educativa e l'orientamento professionale disponibile ed alla portata di tutti i fanciulli;
e) prendere provvedimenti atti ad incoraggiare la regolare frequenza scolastica e la riduzione dei tassi di abban- dono (...);
vanno, altresì, considerati:
a) «La dichiarazione sulla razza e sui pregiudizi razziali» del 1978 dell'Unesco;
b) la direttiva del 25 luglio 1977 relativa alla formazione scolastica dei figli dei lavoratori migranti;
c) la risoluzione del Parlamento europeo concernente l'istruzione dei figli di genitori senza fissa dimora S. n. del 16 marzo 1984 (Gazzetta ufficiale delle Comunità europee N. C 104/144 del 16 aprile 1984);
d) la raccomandazione n. (84) 18 del Comitato dei ministri agli Stati membri sulla formazione degli insegnanti a un'educazione per la comprensione interculturale, in particolare in un contesto di migrazione;
e) la risoluzione del Consiglio dei ministri dell'istruzione riuniti in sede di Consiglio il 22 maggio 1989, concernente la scolarizzazione dei figli di genitori che esercitano professioni itineranti (89/C 153/01);
f) la raccomandazione 1093 (1989) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, cui ha anche risposto il Comitato dei ministri il 19 giugno 1989;
g) l'ordine del giorno, accolto dal Governo, n. 9/1746-bis/157, della legge finanziaria per il 2007, nel quale si impegnava il Governo:
1) «a realizzare interventi che, attraverso l'uso di strumenti didattici e organizzativi mirati a colmare il gap fra alunne e alunni di origine immigrate e alunne e alunni nativi, favoriscano il diritto allo studio»;
2) «ad adottare un piano di formazione per l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua, rivolto ai docenti della scuola primaria»;
3) «ad inserire in ambito scolastico mediatori linguistico-culturali che sostengano l'inserimento sociale degli alunni e delle alunne immigrati e favoriscano il rapporto scuola-famiglia»;
il sistema scolastico italiano è caratterizzato dal riconoscimento del principio di pari opportunità di accesso al diritto allo studio di ogni bambina e bambino, attraverso l'assunzione degli strumenti necessari a favorire l'inserimento nelle classi di tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro caratteristiche sociali ed economiche, culturali e religiose e dalla condizione fisica e/o psichica;
secondo il principio della prevalenza della condizione di minorenne rispetto a tutte le altre caratteristiche, ogni iniziativa mirata a separare gli alunni in base alle loro diversità linguistiche di partenza costituisce un atto discriminatorio, lesivo del diritto alla parità di trattamento che genererebbe conseguenze fortemente penalizzanti verso i minori immigrati, sia nell'immediato che negli anni a venire;
impegna il Governo:
ad incrementare le risorse necessarie a garantire l'inserimento scolastico dei minori immigrati e figli di immigrati, nel rispetto del diritto allo studio e del principio di parità di trattamento;
a promuovere ed incentivare la formazione degli insegnanti all'insegnamento dell'italiano come seconda lingua, vietando ogni iniziativa che comporti la separazione fra allievi;
a promuovere l'adozione di modalità di accoglienza degli alunni e delle alunne immigrati, che possano garantire un proficuo rapporto fra la scuola e le famiglie di tali alunni e alunne;
a sviluppare iniziative mirate a evitare l'abbandono scolastico da parte di tutti gli alunni e alunne;
a promuovere e sviluppare, di concerto con gli enti locali e le regioni, politiche di orientamento per gli adolescenti stranieri in ambito scolastico, universitario, lavorativo e artistico;
a far sì che le ambasciate rilascino i visti per ricongiungimento, quando ci siano minori coinvolti, in modo che si eviti l'interruzione dell'anno scolastico.
(1-00166) «Frias, Folena, De Simone, Migliore, Boato, De Zulueta, Cardano».
(29 maggio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)
La Camera
premesso che
la presenza di alunni stranieri, pur in percentuale inferiore a quella di altri Paesi, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico ed in progressivo aumento: si calcola che nel corrente anno scolastico il numero di allievi non italiani si avvicini a 500.000, con una incidenza di circa il 5 per cento della popolazione scolastica complessiva;
la situazione italiana presenta due principali caratteristiche. La prima è che la presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale. Si va dalla percentuale massima della regione Emilia Romagna, che si avvicina al 10 per cento, all'8 per cento della Lombardia, Veneto e Marche, fino alla percentuale minima della regione Campania, che si avvicina all'1 per cento. L'area geografica del Paese con l'incidenza maggiore è il Nord-Est, con l'8,4 per cento. La provenienza degli alunni stranieri comprende una grande molteplicità di cittadinanze, con un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi del l'Est europeo. Un'altra caratteristica è la rapidità del cambiamento e mobilità delle varie cittadinanze sul territorio, che portano anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori, fenomeno di fronte al quale si pone il problema di un'equilibrata distribuzione delle presenze, attraverso un'intesa fra scuole e reti di scuole in collaborazione con gli enti locali. La costruzione di reti e coordinamenti è anche utile per la costruzione di una offerta formativa che riduca le disuguaglianze e i rischi di esclusione;
l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, «ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato», attraverso lo strumento dell'educazione interculturale, per la cui realizzazione sono necessari specifici interventi: per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione di contenuti e stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici culturali in caso di necessità nell'ambito di un'adeguata programmazione;
non v'è dubbio che il problema dell'inserimento linguistico rappresenti il nodo primario, seppure non l'unico, dinanzi al crescere delle classi multietniche. Le risorse alle quali i singoli istituti scolastici possono ricorrere per i servizi di mediazione linguistico-culturale sono regionali e vengono trasferite ai comuni su richiesta e consultandosi con i dirigenti scolastici sul territorio;
l'educazione interculturale, con particolare riguardo alla didattica dell'italiano come seconda lingua, richiede una continua crescita professionale di tutto il personale della scuola;
la sistematizzazione degli interventi per una coerente opera di inserimento nel sistema scolastico di alunni di provenienza straniera è offerto dalle linee guida per
l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri del 1o marzo 2006;
impegna il Governo:
a investire su risorse dedicate di personale docente, utilizzando gli insegnanti già formati per l'insegnamento di italiano come seconda lingua, distaccandoli in parte o totalmente dall'orario di insegnamento sulla propria classe e trasformandoli in insegnanti facilitatori linguistici e di integrazione nel proprio istituto o su coordinamenti di scuole, utilizzando e stimolando la formazione di reti o coordinamenti di più istituzioni scolastiche presenti su un territorio;
a prevedere, nel disegno di legge finanziaria per il 2008, stanziamenti aggiuntivi per la formazione diffusa di dirigenti scolastici e di insegnanti finalizzati a promuovere ulteriormente l'educazione interculturale e, in particolare, la possibilità di disporre di risorse di personale dedicato per la facilitazione linguistica e l'integrazione, soprattutto nei contesti a forte concentrazione di alunni stranieri.
(1-00167) «Froner, Rusconi, Ghizzoni, Benzoni, Chiaromonte, Colasio, De Biasi, Giachetti, Giulietti, Latteri, Tessitore, Tocci, Villari, Volpini».
(29 maggio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)
La Camera,
premesso che:
l'aumento progressivo negli ultimi anni del numero di alunni stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado rappresenta un dato di grande rilevanza culturale e sociale e coinvolge, in particolar modo, la capacità di accoglienza e di integrazione di tutte le strutture scolastiche, ma anche la sostenibilità di un tale fenomeno per tali strutture, sia sotto il profilo logistico che sotto il profilo didattico;
secondo gli ultimi dati ufficiali del ministero della pubblica istruzione, gli alunni con cittadinanza non italiana sono all'incirca 500.000, con un'incidenza di quasi il 5 per cento sul totale della popolazione scolastica complessiva;
il tasso di crescita dell'ultimo triennio, pari a 60/70 mila unità all'anno, rende presumibile che nei prossimi anni la presenza di alunni stranieri aumenterà con ritmi di crescita estremamente significativi, rendendo la loro presenza nelle nostre scuole un dato non congiunturale ma strutturale;
i cambiamenti per la scuola italiana determinati da tale flusso di nuovi inserimenti di alunni stranieri sono stati estremamente rapidi: si è passati dai 50.000 alunni stranieri dell'anno 1995/1996 ai 430.000 del 2005/2006;
si evidenzia una crescita numericamente rilevante e costante dei minori di origine straniera, che accedono alla scuola dell'obbligo anche ad anno scolastico iniziato e con evidenti difficoltà connesse con la non conoscenza della lingua italiana e/o con percorsi scolastici irregolari e frammentari nel Paese di origine;
si è potuto constatare che l'ingresso di minori stranieri in età scolare interessa in modo costante tutto l'arco dell'anno solare, anche perché connesso con la concessione di nuovi permessi di soggiorno ai fini del ricongiungimento familiare;
il costante arrivo di alunni stranieri, durante l'intero arco dell'anno solare, provoca spesso fenomeni di disorientamento nell'organizzazione e nella didattica, costantemente da ridefinirsi, influendo sul lavoro quotidiano; a ciò si aggiungono le problematicità che tale situazione provoca quando si innesta su contesti che già si caratterizzano per una notevole complessità legata a criticità di ordine sociale, economico, culturale;
i dati a disposizione ci segnalano una crescita significativa di studenti stranieri nella scuola secondaria superiore: più di 80.000 nell'anno scolastico 2005/2006, quasi l'80 per cento iscritti negli istituti tecnici e professionali;
i dati e, soprattutto, le esperienze e le preoccupazioni che arrivano dalle scuole segnalano situazioni di forte concentrazione in singole scuole e territori: una criticità da tenere sotto osservazione e su cui investire;
la mappa della presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale: la presenza di alunni stranieri raggiunge la percentuale del 9,5 per cento in Emilia Romagna, supera l'8 per cento in Lombardia, Veneto e Marche, ma è dell'1 per cento in regioni come Campania e Sicilia;
la tipologia delle presenze evidenzia un panorama scolastico all'insegna della molteplicità delle cittadinanze: sono addirittura 191 i Paesi d'origine degli alunni stranieri nella nostra scuola;
si conferma un aumento significativo dell'incidenza delle cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo, Romania soprattutto, che passa, in due anni, dal 9,7 per cento al 12,4 per cento, ma anche Ucraina e Moldavia, mentre è leggermente diminuito il peso della presenza degli alunni stranieri provenienti da Albania e Marocco;
il totale degli alunni con cittadinanza non italiana provenienti da paesi a prevalente tradizione islamica è circa un terzo del totale degli alunni stranieri, con evidenti problemi di natura religiosa collegati a tale presenza;
alcuni dati del ministero della pubblica istruzione sul ritardo scolastico degli alunni stranieri, inteso come la frequenza di uno o più classi inferiori a quella prevista dall'età anagrafica posseduta, evidenziano come, sin dalla prima classe della scuola primaria, vi sia un ritardo del 10 per cento degli alunni stranieri, che sale al 75,5 per cento nella prima classe della scuola secondaria, con enormi difficoltà di inserimento per questi nuovi alunni;
impegna il Governo:
a prevedere nelle diverse scuole percorsi formativi che filtrino e preparino l'accesso effettivo alla scuola di studenti stranieri di recente immigrazione, spesso sprovvisti di qualsiasi conoscenza della lingua italiana e in alcuni casi con percorsi scolastici frammentari anche nel Paese d'origine, in modo da contenere il disorientamento degli alunni inseriti in un contesto loro totalmente estraneo, di cui non conoscono le regole formali e informali, ed in modo da limitare le difficoltà degli insegnanti e degli alunni già presenti a proseguire regolarmente un percorso didattico spesso già avviato;
a limitare in ogni caso, durante l'anno in corso, l'ingresso di nuovi alunni provenienti da Paesi stranieri, in misura tale da non compromettere il regolare svolgimento del percorso didattico annuale;
a prevedere la distribuzione di personale qualificato su base regionale in funzione della presenza diversificata degli alunni stranieri;
a destinare risorse aggiuntive rispetto alla situazione attuale, finalizzate ad un intervento didattico mirato, qualitativamente e quantitativamente consistente e che consenta processi integrativi e di socializzazione nell'istituzione scolastica.
(1-00168) «Bertolini, Paoletti Tangheroni, Cossiga, Carlucci, Licastro Scardino, Misuraca, Garagnani, Campa, Azzolini, Di Virgilio».
(29 maggio 2007)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)