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Allegato B
Seduta n. 163 del 4/6/2007
TESTO AGGIORNATO ALL'11 GIUGNO 2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il professor Renzo Guolo, docente di sociologia dell'Islam all'università di Torino, fra i più apprezzati sociologi e ricercatori italiani, è stato rinviato a giudizio su querela di Adel Smith, leader dell'Unione musulmani di Italia, per le opinioni espresse nei suoi confronti nel libro, edito da Laterza nel 2003, «Xenofobi e xenofili: gli italiani e l'islam»;
chi ne conosce gli scritti può escludere che nutra pregiudizi nei confronti di cupole e minareti, anche se ha meritoriamente cercato di distinguere i credenti dai fondamentalisti e la religione fondata da Maometto dalle derive violente che imperversano di questi tempi. Si è macchiato però di ben più grave colpa: ha descritto Smith come «leader del tutto virtuale», «senza seguito» e non rappresentativo della comunità musulmana nel libro «Xenofobi e xenofili: gli italiani e l'islam» pubblicato nel 2003 da Laterza;
c'è una imputazione da parte di un PM della procura di Bari, del reato di diffamazione e vilipendio della religione islamica (di cui agli articoli 81, comma 1,
595, commi 1 e 3 in relazione all'articolo 403 del codice penale) per aver offeso la reputazione di Adel Smith, presidente dell'Umi (Unione Musulmani Italiani) e perché così facendo «offendeva la stessa religione islamica»;
la querela è stata presentata in data 1o dicembre 2004 per i reati di diffamazione a mezzo stampa: vilipendio della religione islamica mediante vilipendio di ministro di culto; ingiurie;
è stato richiesto il sequestro preventivo del libro ai sensi dell'articolo 321 e seguenti del codice di procedura penale e il processo è stato fissato per il 10 luglio 2007;
Smith è uno dei tanti imam autoproclamatosi (imam è chi guida la preghiera, non occorre aver fatto studi particolari);
da circa trent'anni la questione dell'autoproclamazione degli imam costituisce un serio problema, tanto che negli Stati islamici sono tali solo quelli riconosciuti dai pubblici poteri. E così è anche nel resto d'Europa. In Italia non esistono «ministri di culto» musulmani, come possono confermare gli studiosi di diritto ecclesiatico (Ferrari, Casucelli, Colaianni);
lo Stato italiano non ha alcuna intesa con la confessione islamica. C'è un vuoto giuridico che sarà colmato dalla legge sulla libertà religiosa ora all'attenzione del Parlamento. Tra l'altro proprio per ovviare a questo problema l'articolo 10 del disegno di legge in discussione prevede il riconoscimento da parte del Ministero dell'interno di simili figure;
l'Umi è solo un'associazione, regolata dalle norme in materia;
il libro di Guolo è una mappa (come precisato anche nel retro copertina) dei vari attori protagonisti del dibattito sull'islam in Italia. In questa mappa sono fondamentali quelle che i sociologi chiamano le «rappresentazioni» non solo degli italiani nei confronti dell'islam ma anche delle diverse organizzazioni islamiche su quelle concorrenti e sulle loro leadership. Il tutto senza alcun fine denigratorio e diffamatorio ma nel tentativo di analizzare le posizioni dei diversi attori politici religiosi e sociali. Un libro costruito, anche linguisticamente, secondo uno schema che fa «parlare» gli attori in campo che siano le gerarchie ecclesiali o gli intellettuali, i partiti o le associazioni islamiche. Anche le posizioni di Smith nei confronti delle altre organizzazioni islamiche o della Chiesa sono riportate;
le opinioni dei diversi leader islamici riportate nel testo hanno carattere meramente descrittivo e non esprimono il pensiero di Guolo in materia; in quanto studioso del fenomeno, Guolo si limita a mettere in luce la radicalità della contrapposizione tra i diversi gruppi, che giunge sino all'uso di argomenti delegittimanti nei confronti dei rivali. A testimonianza di una frammentazione conflittuale sconosciuta ai più, che spesso concepiscono il mondo islamico come un mondo monolitico, non attraversato da posizioni assai diverse, politicamente e religiosamente. A testimonianza di quanto gli studiosi sanno da tempo: la forte conflittualità nel campo dell'islam organizzato (ovvero nell'associazionismo islamico politico e religioso), in cui ciascun gruppo tende a delegittimare, spesso con qualsiasi tipo di argomentazione, i concorrenti. Oggetto del libro sono i movimenti islamisti e non la religione;
Guolo cerca di mettere in luce, in un periodo difficile dopo l'11 settembre 2001 per l'integrazione dei musulmani in Europa e in Italia, auspicata dall'autore anche in questo testo, come le posizioni dell'opinione pubblica italiana siano determinate più che dalle pozioni dei musulmani in quanto tali dagli attori di quello che gli studiosi chiamano «l'islam organizzato», ovvero l'associazionismo politico e non solo religioso islamico; e in particolare da alcune di queste associazioni. Mostrare la differenza tra musulmani e islamisti, tra quanti seguono la religione e quanti ne fanno un veicolo politico e ideologico, contribuisce a far comprendere all'opinione pubblica la differenza tra i primi e i secondi. Insomma, il testo analizza le posizioni politiche non
la religione. Così facendo evita di schiacciare tutto il mondo musulmano in Italia sulle posizioni degli attivisti dell'islam politico. Difficile sostenere che Guolo volesse offendere l'islam: le sue posizioni di personalità aperta al dialogo e rispettosa di ogni credenza religiosa, così come le sue opinioni in materia, espresse in qualità di studioso di riconosciuta competenza e di opinionista in un grande quotidiano nazionale. Sostenere il contrario significa distorcere le sue posizioni. Dalla stessa, completa, lettura del libro «Xenofobi e Xenofili», emerge nettamente la sua posizione a favore dell'integrazione dei musulmani in Italia e del pieno rispetto dell'islam in quanto religione. In nessuna pagina del libro si può rintracciare un'affermazione offensiva nei confronti dei musulmani e dell'islam. Anzi, come è evidente dall'esame dei diversi capitoli, emerge nettamente una netta condanna delle posizioni xenofobe e antislamiche;
il pm suppone che Guolo condivida le polemiche riportate dai diversi attori nel testo: ma l'intento dei ricercatori non è quello di condividere questa o quella affermazione del proprio oggetto di analisi, ma semmai mettere in evidenza la natura dei rapporti tra i protagonisti del campo islamico organizzato. Rapporti che, tra l'altro, mostrano l'inesistenza di un campo islamico compatto e omogeneo, con sommo dispiacere dei cantori dello «scontro di civiltà»;
l'esposizione di fatti e valutazioni critiche gode di piena garanzia costituzionale, tanto più che nel caso del professor Guolo, si tratta di mere registrazioni della conoscenza e del pensiero altrui;
solo «un'attività denigratoria fine a se stessa» configura, secondo la sentenza della Corte di Cassazione del 21 gennaio 2004 in materia, il reato di diffamazione;
ad avviso degli interpellanti qui il professor Guolo esercitava pienamente il suo diritto alla libertà di ricerca. Inoltre la liceità di riportare frasi che possono essere ritenute offensive (tanto più all'interno di un lavoro che mette in luce la conflittualità tra protagonisti) è ammessa dalla stessa Cassazione (sentenza 24 settembre 2001 e n. 513 del 2003);
nell'articolo 21 della Costituzione si dice che «tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e l'articolo 33 dice che «l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento»;
il caso in questione appare emblematico della necessità di dare completa attuazione ai principi costituzionali appena richiamati -:
quale sia il giudizio del Ministro in ordine all'attuazione dei principi costituzionali che garantiscono il diritto alla ricerca scientifica e alla diffusione dei suoi risultati che tale caso evidenzia, e quali indirizzi intenda eventualmente assumere affinché essi abbiano una piena e rafforzata tutela nelle scelte legislative e nel confronto politico, al fine di assicurare la libertà di ricerca nel nostro Paese.
(2-00572)
«Colasio, Giulietti, Folena, Cuperlo, Allam, Fistarol, Gambescia, Caldarola, Viola, Frigato, Froner, Volpini, Squeglia, Papini, Garofani, Campa, Bianchi, Zanella, Codurelli, De Biasi, Baratella, Cinzia Maria Fontana, Intrieri, Lionello Cosentino, Dato, Pertoldi, Leddi Maiola, Crisci, Fincato, Ruggeri, Trupia, Fasciani, Gianni Farina, Galeazzi, Ferrari, Rampi, Fogliardi, De Zulueta, Buffo, Grillini, Mantini, Suppa, Rusconi, Delbono, Villari».
Interrogazioni a risposta scritta:
GIOVANARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Ostiglia (Mantova) è scoppiato nel 2002 un ordigno bellico in
pieno centro, segnalato in precedenza con lettere di un testimone, con conseguente grave danneggiamento di due abitazioni, fortunatamente senza provocare vittime;
nel 2003 alcuni testimoni hanno denunciato al Comando della Stazione dei Carabinieri di Ostiglia la possibile presenza di una bomba inesplosa, risalente al secondo conflitto mondiale, nella proprietà privata della signora Katia Miante a Correggioli di Ostiglia;
dopo un vertice in Prefettura e sopralluoghi effettuati dalla ditta Covesmi e del 5o Reparto Infrastrutture Bcm di Padova, quest'ultimo in data 5 aprile 2006 ha inviato al Comfod Uno Cocim di Vittorio Veneto un preventivo di spesa per effettuare i lavori di bonifica di ordigni inesplosi;
da allora nessuno si è fatto più vivo mentre nella popolazione si registra un vivo allarme per il pericolo di un eventuale scoppio, accentuato dal divieto imposto dalla Prefettura di Mantova di asfaltare la strada prospiciente e di effettuare lavori di scavo -:
quali iniziative intenda assumere tramite il Ministero della difesa o la Protezione Civile per effettuare un'urgente bonifica dell'area.
(4-03843)
TURCO, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 27 marzo 2006, a seguito di alcuni articoli di stampa che avevano preannunciato il movimento di 12 prefetti in prossimità delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile, il presidente dell'associazione dei prefetti, il Sinpre, Claudio Palomba, inviò al Ministro dell'interno una accorata missiva: «...non è mai stato nello stile dei Ministro dell'interno dal 1948 ad oggi (salvo alcuni rarissimi casi) elargire regali e remunerazioni a fine legislatura così come i Ministri di questo dicastero si sono sempre distinti dagli altri per il rigore ed un certo "distacco" nel periodo di campagna elettorale, dovuto proprio al loro ruolo di garanti della correttezza del procedimento elettorale...» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 54);
il 29 marzo il Consiglio dei ministri riunito a Palazzo Chigi, su proposta del Ministro dell'interno Pisanu, delibera il movimento di 12 Prefetti;
il 19 luglio 2006 il Prefetto Adriana Fabbretti, direttore dei Servizi elettorali del Viminale, nel corso dell'audizione alla Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, «alla domanda dell'onorevole Donata Lenzi, il Prefetto Fabbretti aveva risposto "Probabilmente, vi saranno stati anche dei tempi tecnici, perché l'afflusso dei dati al Ministero crea delle code, in quanto ogni prefettura invia il proprio dato. Quando chiedevo perché si fermasse la trasmissione mi spiegavano che ciò era dovuto al fatto che si creavano dei blocchi. In prefettura, forse, il dato arrivava prima, perché era singolo. Ci saranno stati dei motivi tecnici, sui quali non sono in grado di riferire". Donata Lenzi: "Quindi, lei dice che quel vuoto che ha tenuto l'Italia con il fiato sospeso tra le 16 e le 17,30 di lunedì è stato provocato solo da una causa tecnica?" Prefetto Fabbretti: "Sì. La causa è stata solo tecnica, anche perché i dati venivano trasmessi su internet automaticamente, e quindi non si potevano bloccare."»;
il 14 dicembre 2006 Roberto Andracchio, dirigente dell'Area 1, capoufficio staff dell'Ufficio I dei Servizi informatici elettorali del Viminale, nel corso di una testimonianza resa negli Uffici della Questura di Roma - Digos, dichiara, tra l'altro, che: «Per quello che riguarda l'andamento dei flussi elettorali e, in particolare, i ritardi, voglio dire che la sera delle elezioni, intorno alle ore 20 circa, anche se non ricordo con precisione l'orario, ci siamo accorti di rallentamenti, all'inizio minimi ma che andavano crescendo. Vale a dire i dati che arrivavano dalle Prefetture non erano diffusi istantaneamente ma si mettevano in coda provocando ritardi. Abbiamo verificato il corretto funzionamento dei nostri sistemi del centro informatico
e poi, attraverso uno scambio di informazioni con il Dipartimento della pubblica sicurezza, ci è stato segnalato il malfunzionamento di una macchina di sicurezza "anti-intrusione" interna alla rete del Centro informatico, ossia un apparato di rete a salvaguardia degli apparati interni al Centro tecnico. Abbiamo risolto il problema baipassando questa macchina e adottando altre misure di sicurezza e in tempi piuttosto rapidi, circa 20 minuti, dopo aver focalizzato il problema, la situazione si è normalizzata. Diciamo che il "blocco" è durato circa 30 minuti e nei 15 o 20 minuti successivi, risolto il problema, tutto l'arretrato, ovvero i dati che erano stati messi in coda, sono stati regolarmente diffusi. Non ci sono stati ritardi nel completamento delle operazioni diffusione dati.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 23);
marzo 2007, Enrico Deaglio, direttore di Diario, che aveva formulato alcune domande al Ministero dell'interno, alla domanda specifica: ci furono blocchi di trasmissione dati quella notte?, Felice Colombrino, capo ufficio stampa del Ministero dell'interno, risponde: «... l'interruzione della diffusione dei dati sul sito internet è avvenuta una sola volta ed è durata 32 minuti (dalle ore 00.10 alle ore 00.42). Nei successivi 20 minuti si è provveduto a smaltire celermente e a diffondere tutte le comunicazioni accumulate. La breve interruzione è stata causata da un transitorio, rallentato funzionamento di un apparato di rete locale del Ministero dell'interno, collegato al sistema di diffusione dei dati. Durante la notte delle elezioni è stata assicurata la presenza di specialisti Siemens per la sola, eventuale assistenza al personale interno del Ministero che ha gestito direttamente le fasi operative ed i rapporti con le Prefetture.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 59);
il 3 gennaio 2006 viene approvato dal Consiglio dei ministri il decreto-legge n. 1, che sarà convertito con modificazioni il 27 gennaio dalla legge n. 22 con il quale si dettano, tra l'altro, «disposizioni urgenti ... per la rilevazione informatizzata dello scrutinio...»;
il 21 febbraio 2006 il Ministro per l'innovazione e le tecnologie in risposta all'interrogazione 4-10195 presentata dal senatore Fiorello Cortiana, in relazione alla nomina gli operatori informatici - previsti dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 1 del 2006 - scriveva che «la loro individuazione dovrà necessariamente basarsi sulle capacità tecniche possedute; in ogni caso ad essi verranno forniti specifica formazione e adeguato addestramento.»;
il 21 marzo 2006, il Ministro per l'innovazione e le tecnologie emanò un decreto di nomina degli operatori informatici e otto giorni dopo, il 29 marzo, ne emise un secondo, avendo «Ritenuto opportuno ampliare l'elenco degli operatori informatici al fine di disporre di un adeguato numero di soggetti che assicurino l'esecuzione della rilevazione informatizzata dello scrutinio delle elezioni politiche 2006 nella totalità degli uffici elettorali di sezione»; nella Gazzetta Ufficiale n. 81 di giovedì 6 aprile 2006, non sono stati pubblicati i due decreti ma un comunicato nel quale si dice che «I suddetti provvedimenti sono consultabili sul sito del Ministro per l'innovazione e le tecnologie denominato www.innovazione.gov.it», oggi introvabili; dai due decreti si evince che sono stati nominati 39.838 operatori informatici come di seguito indicato:
provincia di Roma: 7.817 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 1.899 unità pari al 24,29 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 9.716 unità;
provincia di Rieti: 875 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 135 unità pari al 15,43 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.010 unità;
provincia di Viterbo: 1.206 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento:
331 unità pari al 27,45 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.537 unità;
provincia di Latina: 1.898 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 160 unità pari all'8,43 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.058 unità;
provincia di Frosinone: 1.943 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 92 unità pari al 4,73 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.035 unità;
provincia di Genova: 2.148 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 432 unità pari al 20,11 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.580 unità;
provincia di Imperia: 981 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 51 unità pari al 5,20 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.032 unità;
provincia di La Spezia: 1.077 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 18 unità pari all'1,67 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.095 unità;
provincia di Savona: 1.036 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 62 unità pari al 5,98 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.098 unità;
provincia di Bari: 3.057 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 449 unità pari al 14,69 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 3.506 unità;
provincia di Barletta-Andria-Trani: 557 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 2 unità pari allo 0,36 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 559 unità;
provincia di Brindisi: 1.151 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 127 unità pari all'11,03 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.278 unità;
provincia di Lecce: 1.989 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 249 unità pari al 12,52 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.238 unità;
provincia di Taranto: 1.652 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 170 unità pari al 10,29 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.882 unità;
provincia di Foggia: 1.737 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 187 unità pari al 10,77 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.924 unità;
provincia di Cagliari: 1.734 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 134 unità pari al 7,73 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.868 unità;
provincia di Nuoro: 860 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 41 unità pari al 4,77 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 901 unità;
provincia di Carbonia-Iglesias: 365 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: - unità pari al - per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 365 unità;
provincia di Medio Campidano: 289 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 5 unità pari all'1,73 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 294 unità;
provincia di Olgiastra: 225 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 5 unità pari al 2,22 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 230 unità;
provincia di Oristano: 875 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 31 unità pari al 3,54 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 906 unità;
provincia di Sassari: 1.357 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 128 unità pari al 9,43 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.485 unità;
provincia di Olbia-Tempio: 299 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 2 unità pari allo 0,67 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 301 unità;
Totali: 35.128 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 4.710 unità pari al 13,41 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 39.838 unità;
il 10 aprile 2006, seconda giornata della tornata elettorale, il Ministro per l'innovazione e le tecnologie emette un terzo decreto per nominare ulteriori 176 operatori informatici «stante il fatto che gli elenchi approvati» con i precedenti decreti «sono risultati insufficienti al momento dell'effettiva presentazione ai seggi degli operatori»;
il 3 gennaio 2006 viene approvato dal Consiglio dei ministri il decreto-legge n. 1, che sarà convertito con modificazioni il 27 gennaio dalla legge n. 22 con il quale si dettano, tra l'altro, «disposizioni urgenti ... per la rilevazione informatizzata dello scrutinio...»;
il 14 marzo 2006 viene sottoscritto il «Contratto per l'affidamento della realizzazione di un Sistema integrato per la rilevazione informatizzata dello scrutinio alle elezioni politiche del 2006, nonché per la sperimentazione della trasmissione informatizzata dei risultati dello scrutinio agli uffici preposti alla proclamazione e convalida degli eletti» sottoscritto il 14 marzo 2006 dall'ingegner Mario Pelosi per conto della «Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le innovazioni e le tecnologie» e dal signor Marcello Giuseppe Caruti Antonelli per conto di «Telecom Italia Spa» in quanto Impresa mandataria capogruppo di un Raggruppamento Temporaneo di Imprese, per un importo di euro 27.995.000 (iva esclusa); detto contratto manca delle pagine da 8 a 27 e dalla 29 alla 40 nonché dei 4 allegati («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - riproduzione del contratto alle pagine 60/62);
il 21 febbraio 2006 il Ministro per l'innovazione e le tecnologie in risposta all'interrogazione 4-10195 presentata dal senatore Fiorello Cortiana, scriveva che «A proposito del rilievo circa le modalità di affidamento della gestione e realizzazione dello scrutinio elettronico, si osserva che il citato decreto-legge n. 1 del 2006 ha espressamente previsto che tale affidamento avvenga in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato, stante il brevissimo lasso di tempo disponibile prima della consultazione elettorale; lo svolgimento delle procedure ordinarie sarebbe stato infatti impossibile in tempi tanto ristretti. La modalità prescelta è quindi quella della trattativa privata; in tal senso, sulla base di procedure trasparenti e nel pieno rispetto delle leggi del mercato, verranno valutate l'economicità e la funzionalità delle offerte.»;
il 9 marzo 2006 la società Ales srl di Selargius (Cagliari) fa notificare al Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie presso il Consiglio dei ministri e al Ministero dell'interno un atto stragiudiziale di diffida (avente ad oggetto il servizio di rilevazione informatizzata dei risultati degli scrutini elettorali in occasione delle elezioni politiche del 2006), dall'utilizzare - onde non incorrere nelle medesime violazioni di legge attribuite a E.D.S. Italia S.p.A, ognuno per quanto di propria competenza: numeri di licenze d'uso del programma «Seggio Elettorale Elettronico e-Voto®», oltre la misura massima delle 2.500 cedute dalla Ales S.r.l. nel 2004, in relazione alla lesione dei diritti alla stessa riferibili quale titolare del prodotto denominato «Seggio Elettorale Elettronico e-Voto®»;
il 24 marzo 2006, mancavano appena 16 giorni alle elezioni. E un giornale (Diario ndr) sollevava degli interrogativi gravissimi su una vicenda (lo scrutinio elettronico ndr) di cui, apparentemente,
nessuno aveva mai sentito parlare ... «il contratto era riservato» ... non c'era stato un regolare appalto, ma si era dovuto procedere rapidamente perché era cambiata la legge elettorale. Non venne data particolare risposta a una ditta di informatica sarda, la Ales, che aveva condotto precedenti sperimentazioni con un proprio software brevettato e che si vedeva scippata della sua invenzione. Della serietà delle tre società che si erano unite per assicurarsi l'appalto di 32 milioni di euro, poi, non si poteva dubitare. La Telecom era ... già impegnata nei servizi elettorali per tutto ciò che riguardava la telefonia; la Accenture (l'ex Arthur Andersen travolta dallo scandalo Enron) ... la Eds, fondata dal miliardario americano Ross Perot ... il contratto, che non era visibile, non dipendeva dal Ministero dell'interno, ma dal Dipartimento per l'innovazione e della tecnologia, diretto da Lucio Stanca. Un dipartimento che fa parte della presidenza del Consiglio («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 20);
il 5 aprile 2006, sul quotidiano International Herald Tribune appare un articolo di Eric Sylvers, corrispondente dell'International Herald Tribune da Milano nel quale, tra l'altro, scrive che «Il decreto relativo al nuovo metodo di scrutinio (elettronico) dei voti, approvato dal Governo Berlusconi in gennaio, indica che in caso di contestazione dei voti scrutinati elettronicamente, questi non saranno considerati validi e saranno utilizzati i voti scrutinati manualmente. Ma i critici affermano che un tale sviluppo potrebbe portare a una crisi simile a quella avvenuta in Florida nelle elezioni presidenziali americane del 2000. I critici sottolineano inoltre che il figlio di un ministro (Pisanu) è partner in una delle società che gestiranno il processo dello scrutinio elettronico (Accenture). ... Il contratto principale è stato assegnato, senza un bando pubblico, a Telecom Italia... Telecom Italia ha rifiutato di commentare sulla sua scelta di utilizzare Accenture...»;
il 6 aprile 2006 il quotidiano La Repubblica pubblica un articolo proveniente da Milano a firma Luca Fazzo, con occhiello «L'Allarme»; titolo: «Falle nel sistema di voto elettronico»; sottotitolo: «Rapporto al Viminale: rischi di attacchi, intrusioni e blocchi»; sommari: «I tecnici segnalano varchi nel sistema di sicurezza, che possono essere utilizzati da hacker». «Individuate due linee interne telefoniche del ministero in grado di agire come "porte"». «La polizia postale ha attivato un servizio 24 ore su 24 per le denunce di incursioni». «Alcune falle rendono vulnerabile il sistema di "voto elettronico" che in occasione delle elezioni politiche di domenica e lunedì raccoglierà ed elaborerà le schede di parte degli elettori italiani. Secondo un rapporto pervenuto nei giorni scorsi ai responsabili del ministero degli Interni, il sistema - appaltato dal Viminale a tre società private - è esposto ad attacchi, incursioni e blocchi. Inoltre il rapporto segnala l'individuazione all'interno del Ministero degli interni di postazioni in grado di entrare nel sistema senza motivo apparente. L'esperimento voluto dal Governo riguarda, come è noto, il voto di quattro regioni - Lazio Liguria, Puglia e Sardegna - ed è stato affidato senza gara d'appalto ad un consorzio composto dall'americana Eds, da Accenture (ex Andersen Consulting) e da Telecom Italia. Nei giorni scorsi una serie di polemiche politiche avevano investito l'operazione, in particolare per quanto riguardava il sistema di consegna del voto dei seggi, affidato a diciottomila lavoratori interinali muniti di una chiavetta Usb con i dati da riversare nel cervellone centrale. Ma ora l'attenzione del ministero è focalizzata sulle lacune indicate dal rapporto promosso dallo stesso Viminale sul sistema operativo che gestirà i dati. Lunedì scorso una riunione dei responsabili dell'operazione ha comunque ritenuto che le falle non impediscano di proseguire l'esperimento: il voto elettronico, dunque, va avanti. Anche perché in caso di contestazioni e di discrepanze, a fare testo saranno comunque i tradizionali verbali su carta. Ad allarmare i tecnici sono stati alcuni varchi nel sistema di sicurezza che protegge il sistema, che potrebbero essere
utilizzati da hacker - cioè da vandali informatici - per alterare il flusso dei dati o per paralizzarlo con quella che in gergo si chiama Dos, un sovraccarico di dati tale da mandare in tilt il servizio. Ma allarmante è stata anche l'individuazione di due utenze telefoniche interne del ministero in grado di agire come roots, le porte d'accesso privilegiate che dovrebbero essere riservate agli operatori del sistema. Il rischio di attacchi informatici in occasione delle elezioni è considerato alto dagli specialisti del settore. La polizia postale ha attivato un servizio 24 ore su 24 per raccogliere le denunce di incursioni come quelle che due giorni fa hanno paralizzato i siti web di due importanti aziende di comunicazione.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 57);
«Telecom ha anche una serie di doveri pubblici, tra cui quello di assicurare il funzionamento delle intercettazioni telefoniche richieste dalla magistratura ... e l'archivio di tutto il traffico telefonico ... la security Telecom ha spiato concorrenti, dipendenti, ha organizzato dossieraggi ... si è interfacciata con i servizi segreti italiani e francesi, ha ricattato, controllato, spiato, ha alimentato una serie notevole di società di consulenza che in realtà erano di spionaggio. Ma la punta di diamante dell'organizzazione ... è il Tiger Team, di cui l'animatore è Fabio Ghioni ... del Tiger Team fanno parte diverse persone; oltre a Ghioni, Rocco Lucia, Andrea Pompili, Alfredo Melloni, Roberto Preatoni ... A conoscere molti segreti del Tiger Team è Adamo Bove, responsabile della security della Tim. Collabora con i magistrati di Milano che conducono l'inchiesta ... Precipita da un viadotto sulla tangenziale di Napoli il 21 luglio 2006 ... è curioso che uomini del Tiger Team capitanato da Fabio Ghioni siano stati coinvolti dal Viminale per curare la sicurezza delle operazioni elettorali del 2006 e in particolare impedire intrusioni di hacker: così entrarono al Viminale, realizzarono un lungo e dettagliato sopralluogo, fecero un'ispezione delle macchine, simulazioni di attacchi, verifica di password e meccanismi antrintusione.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagine 16-17);
«Le notizie che Luca Fazzo ebbe per lo scoop sull'allarme al Viminale venivano da Fabio Ghioni, il capo del Tiger Team della Telecom, alle dirette dipendenze di Giuliano Tavaroli.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 25);
il 1o marzo 2007, Il Sottosegretario di Stato per l'interno Francesco Bonato, in risposta all'interrogazione dell'onorevole Licandro, scriveva che «Com'è noto, la rilevazione informatizzata dello scrutinio delle elezioni politiche del 2006, prevista dall'articolo 2 della legge 27 gennaio 2006, n. 22, è stata curata dal Ministero dell'interno e dal Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri. In particolare, questa Amministrazione ha seguito la realizzazione della fase preparatoria, assicurando la conformità alle norme delle procedure e diramando le numerose circolari a tutti i soggetti coinvolti, mentre il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie si è occupato degli aspetti operativi compresa l'organizzazione sul campo, l'assistenza tecnica, l'individuazione delle società private coinvolte nell'iniziativa e la gestione della relativa attività contrattuale. In vista delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, per rendere ancora più sicuro il sistema informatico di diffusione dei risultati elettorali, è stata pianificata un'attività di verifica e test mirata specificamente a prevenire eventuali attacchi informatici. Tale attività, svolta nel mese di marzo 2006, ha visto coinvolti oltre ai competenti uffici ministeriali, Telecom Italia S.p.a, che ordinariamente svolge attività sulla rete del Ministero sulla base di convenzioni con il Dipartimento della pubblica sicurezza, e il già citato Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri. Quest'ultimo Dipartimento ha affidato l'incarico dell'effettuazione dei test anti-hacker alla Telecom Italia S.p.A. che ha quindi comunicato i nomi delle persone incaricate al Centro tecnico informatico della Direzione centrale dei servizi elettorali,
per consentirne l'accesso presso il Compendio Viminale. Fra questi nominativi era compreso anche quello del signor Rocco Lucia. Si precisa che il personale indicato da Telecom Italia S.p.A. non è intervenuto né sulle macchine, né sui programmi di raccolta e diffusione dati del Centro tecnico informatico della Direzione centrale dei servizi elettorali ed ha effettuato esclusivamente simulazioni di attacco alla rete. Solo in questo ambito di attività si è svolto l'incarico del consulente Telecom Rocco Lucia.»;
marzo 2007, Felice Colombrino, capo ufficio stampa del Ministero dell'interno rispondendo a una domanda del direttore di Diario, Enrico Deaglio, nel richiamare la risposta all'interrogazione dell'onorevole Licandro, aggiungeva che «il signor Alfredo Melloni, il cui nominativo figurava tra quelli comunicati dalla Telecom Italia S.p.A., ha partecipato solo nei primissimi giorni all'attività specificata nella risposta alla predetta interrogazione.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 59);
il 17 maggio 2007, come riportato dall'Agenzia ANSA, nell'ambito della trasmissione «Prima serata» in onda su Telelombardia condotta da David Parenzo, è andata in onda una intervista realizzata da Stefano Golfari in cui Pilerio Plastina, avvocato di Fabio Ghioni, ha affermato che «Se gli specialisti del Tiger team, prestati al Viminale, avessero voluto manipolare i dati informatici delle elezioni politiche, sicuramente non avrebbero lasciato tracce. Perché già avevano tutte le chiavi di accesso e quindi non avevano alcun bisogno di entrare come hacker nel sistema ... è vero invece che le tre incursioni informatiche ... ci sono state, ma sono state rilevate e contrastate dallo stesso Tiger Team» -:
se risulti dagli atti depositati presso i ministeri interrogati:
a) quali ragioni abbiano indotto il Ministero dell'interno a insediare dodici prefetti nel pieno della campagna elettorale;
b) con quali modalità il Ministero dell'interno abbia proceduto alla raccolta dei dati e alla loro successiva comunicazione ai mezzi di stampa nel periodo intercorso dall'apertura delle urne elettorali alla diffusione definitiva dei dati ufficiosi da parte dello stesso Ministero;
c) per quale motivo, nella notte tra il 10 e l'11 aprile 2006, nel corso dello scrutinio dei voti, l'aggiornamento dei dati che affluivano al Ministero dell'interno sia stato sospeso per diverse ore e facendo ritardare la diffusione all'opinione pubblica dei dati ufficiosi da parte del Ministero dell'interno;
d) a chi siano imputabili gli eventuali errori materiali che hanno portato alla quantificazione complessiva di 43.028 schede contestate nell'elezione della Camera dei deputati;
e) le ragioni per le quali gli errori concernenti la quantificazione delle schede contestate si siano concentrati in un numero limitato di province, in particolare quelle di Catania, Como, Enna, Pisa e Udine, e a quale livello, territoriale o centrale, tali errori sono stati compiuti;
f) per quale motivo il Ministero dell'interno abbia impiegato quarantotto ore per rendersi conto degli errori materiali di cui alle lettere d) ed e);
g) quali dotazioni tecniche il Ministero della giustizia ha messo a disposizione degli uffici elettorali circoscrizionali per le operazioni di somma dei dati di ogni sezione elettorale e di trasmissione degli stessi all'Ufficio centrale costituito presso la Corte di cassazione;
h) quanto tempo abbiano impiegato gli uffici elettorali istituiti presso ciascuna corte d'appello per trasmettere i dati definitivi all'Ufficio centrale e quali siano la data e l'ora di tali trasmissioni;
i) come si sia proceduto alla individuazione degli operatori informatici;
l) chi abbia controllato che gli operatori informatici avessero i requisiti di cui si dà atto essere in loro possesso nei
decreti di nomina e che avessero ricevuto la necessaria specifica formazione e l'adeguato addestramento;
m) quando sia stato reso noto al Ministero per l'innovazione e le tecnologie il numero totale degli uffici elettorali di sezione delle regioni interessate allo scrutinio elettronico;
n) per quali ragioni i decreti di nomina degli operatori informatici non siano stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale;
o) ammesso che il 9 aprile 176 operatori informatici non si siano presentati all'ufficio elettorale di sezione, come abbia fatto ad individuarli per poi nominarli con decreto il giorno successivo;
p) se il contratto sottoscritto tra «Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le innovazioni e le tecnologie» e la Telecom Italia spa sia pubblico e conoscibile e, in caso contrario, per quali motivi non lo sia;
q) se e quali società siano state invitate a presentare un'offerta per la realizzazione di un Sistema integrato per la rilevazione informatizzata dello scrutinio alle elezioni politiche del 2006, nonché per la sperimentazione della trasmissione informatizzata dei risultati dello scrutinio agli uffici preposti alla proclamazione e convalida degli eletti; e, nel caso fossero diverse le proposte ricevute, quali siano i motivi che hanno portato a scegliere Telecom Italia SpA in quanto Impresa mandataria capogruppo di un Raggruppamento Temporaneo di Imprese;
r) se risponda al vero che l'ingegner Mario Pelosi, che ha sottoscritto per conto della «Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le innovazioni e le tecnologie» il contratto con Telecom Italia Spa, era stato in precedenza Socio della Andersen Consulting/Accenture;
s) se risponda al vero che il signor Gianmario Pisanu, al momento della firma del contratto di cui al punto 2, era socio della Accenture;
t) quali iniziative abbia preso il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie presso il Consiglio dei ministri e il Ministero dell'interno a seguito dell'atto stragiudiziale di diffida promosso dall'azienda Ales srl di Selargius (Cagliari);
u) quali sono i nomi degli esperti che Telecom Italia S.p.A. ha comunicato al Centro tecnico informatico della Direzione centrale dei servizi elettorali; in quali date si sia svolta l'attività di verifica e test mirata specificamente a prevenire eventuali attacchi informatici, per quante ore, quale attività sia stata svolta, se e da chi siano stati controllati; se a seguito della verifica sia stato fatto un rapporto e se esso sia pubblico e conoscibile;
v) se risponda al vero che gli esperti della Telecom Italia S.p.A. individuarono due utenze telefoniche interne del ministero in grado di agire come roots, le porte d'accesso privilegiate che dovrebbero essere riservate agli operatori del sistema; se sia stato appurato chi e quando le avesse fatte attivare; se e quando sono state disattivate;
z) se risulti che tra gli esperti della Telecom Italia S.p.A. ammessi al Viminale vi fossero persone coinvolte in attività di intelligence illegale nel contesto delle elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005, il cosiddetto caso Laziogate;
aa) quali misure abbia adottato per mettere in sicurezza i sistemi informatici del Viminale da eventuali attacchi provenienti dal gestore della rete;
ab) se risponda al vero che la polizia postale attivò un servizio 24 ore su 24 per raccogliere le denunce di incursioni, se era un numero verde, se era pubblico e come era stato pubblicizzato, quante denunce abbia raccolto e di che tipo; quali siano le due importanti aziende di comunicazione le cui incursioni abbiano paralizzato i siti web;
ac) perché il Viminale non si sia rivolto al GAT, il nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza che, nel sito ufficiale scrive che «Oltre a tirar
fuori dai guai Ministeri, Enti pubblici e importanti imprese ... i super-esperti di questo Nucleo Speciale sono stati attori di una delle più mirabolanti investigazioni che ha assicurato alla giustizia gli hacker colpevoli di aver violato il Pentagono, la NASA e diversi governi stranieri»;
ad) chi e con quali strumenti sia stato preposto a controllare che Telecom non abusasse dei compiti istituzionali affidatigli e della disponibilità della rete;
ae) se, a seguito delle attività di spionaggio illegale messe in atto dai massimi dirigenti della sicurezza Telecom abbia preso provvedimenti, e quali, nei confronti della società; se e quali controlli abbia predisposto, se e quali misure abbia preso per evitare il ripetersi dei fatti citati.
(4-03857)