Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 165 del 6/6/2007
TESTO AGGIORNATO AL 4 LUGLIO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
i cittadini stranieri presenti in Italia sono 3.035.000 e il sensibile aumento registrato nel 2005 è dovuto sia ai nuovi arrivi (187.000) che alle nascite di figli di cittadini stranieri (52.000). Dunque, la popolazione straniera aumenta per effetto non solo dei ricongiungimenti, ma anche per l'incremento dovuto ai bambini stranieri nati in Italia, fenomeno che ha inciso per il 9,4 per cento sulle nascite complessive nel nostro Paese. Dei 585.483 minori stranieri, pari al 19,3 per cento della popolazione straniera stimata come soggiornante in Italia a inizio 2006, il 55,6 per cento risulta nato nel nostro Paese;
l'aumento progressivo negli ultimi anni del numero di alunni stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado rappresenta un dato di grande rilevanza culturale e sociale e interroga, in particolar modo, sulla capacità di accoglienza e di integrazione di tutte le strutture scolastiche, ma anche la sostenibilità di un tale fenomeno per tali strutture, sia sotto il profilo logistico che sotto il profilo didattico;
la presenza di alunni stranieri, pur in percentuale inferiore a quella di altri Paesi europei, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico ed in progressivo aumento: gli studenti con cittadinanza straniera sono 431 mila (ministero della pubblica istruzione, «Alunni con cittadinanza non italiana», dicembre 2006) e tra due anni supereranno abbondantemente il mezzo milione: essi incidono mediamente per il 4,8 per cento sul totale della popolazione studentesca, con punte del 6 per cento sugli iscritti nella scuola primaria. I dati a disposizione ci segnalano, inoltre, una crescita nella presenza di allievi stranieri nella scuola secondaria superiore, con una marcata tendenza verso gli istituti tecnici e professionali;
la situazione italiana presenta due principali caratteristiche. La prima è che la presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale. Si va dalla percentuale massima della regione Emilia Romagna, che si avvicina al 10 per cento, all'8 per cento della Lombardia, Veneto e Marche, fino alla percentuale minima della regione Campania, che si avvicina all'1 per cento. L'area geografica del Paese con l'incidenza maggiore è il Nord-Est, con l'8,4 per cento. La provenienza degli alunni stranieri comprende una grande molteplicità di cittadinanze, con un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo. Un'altra caratteristica è la rapidità del cambiamento e mobilità delle varie cittadinanze sul territorio, che portano anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori, fenomeno di fronte al quale si pone il problema di un'equilibrata distribuzione delle presenze, attraverso un'intesa fra scuole e reti di scuole in collaborazione con gli enti locali. La costruzione di reti e coordinamenti è anche utile per l'organizzazione di un'offerta formativa che riduca le disuguaglianze e i rischi di esclusione;
la Dichiarazione universale dei diritti umani, all'articolo 2, recita: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Principi confermati dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 25 maggio 1991, n. 176, la quale, all'articolo 2, ribadisce: «gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di
lingua, di religione, di opinione pubblica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica e sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza»;
l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, «ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato», attraverso lo strumento dell'educazione interculturale, scelta confermata anche dalla recente normativa, «Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri» (circolare ministeriale 1o marzo 2006, n. 24), e per la cui realizzazione sono necessari specifici interventi per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione di contenuti e stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici culturali in caso di necessità nell'ambito di un'adeguata programmazione;
l'attività di mediazione culturale ha l'obiettivo di facilitare le relazioni tra gli autoctoni ed i cittadini stranieri, con l'intento di promuovere la reciproca conoscenza e comprensione, al fine di favorire un rapporto positivo fra soggetti di culture diverse. Attualmente i mediatori culturali, in prevalenza immigrati, sono circa 2.400, per i tre quarti donne. In 4 casi su 10 hanno un titolo universitario ed hanno conseguito un corso per potersi inserire nel lavoro della mediazione, quasi sempre precario, in prevalenza esplicato nei servizi educativi e sanitari. La maggioranza dei servizi di mediazione culturale è concentrata nel Nord (54,1 per cento) ed al Centro (30,3 per cento);
promuovere una buona competenza nell'italiano scritto e parlato è uno degli obiettivi prioritari dell'integrazione e uno dei principali fattori di successo scolastico. L'apprendimento dell'italiano come seconda lingua deve essere al centro dell'azione didattica. La considerazione del bilinguismo e del plurilinguismo, come fonte di vantaggi cognitivi, deve portare al riconoscimento e alla valorizzazione delle lingue d'origine e del patrimonio linguistico dei ragazzi stranieri;
va, inoltre, considerato l'ordine del giorno, accolto dal Governo, n. 9/1746-bis/157 della legge finanziaria per il 2007, dal quale deriva l'impegno per il Governo di realizzare interventi mirati a colmare il gap tra alunni immigrati e alunni nativi, di adottare un piano di formazione rivolto ai docenti della scuola primaria per l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua, di favorire l'inserimento sociale di alunni immigrati anche attraverso l'opera in ambito scolastico di mediatori linguistico-culturali;
impegna il Governo:
a prevedere, nel disegno di legge finanziaria per il 2008, stanziamenti aggiuntivi per un piano nazionale di formazione diffusa dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, finalizzati a promuovere ulteriormente l'educazione interculturale;
a prevedere nel disegno di legge finanziaria per il 2008 risorse finalizzate all'utilizzazione di insegnanti già formati, nel proprio istituto o su coordinamenti di scuole, utilizzando e stimolando la formazione di reti o coordinamenti di più istituzioni scolastiche presenti su un territorio, ai fini dell'integrazione degli alunni stranieri;
a coordinare l'utilizzo, in modo sempre più mirato, dei mediatori culturali, d'intesa con gli enti locali e il ministero della solidarietà sociale, che nel fondo per l'inclusione sociale ha destinato a questa figura apposite risorse;
a favorire iniziative da parte delle istituzioni scolastiche, nell'ambito della loro autonomia organizzativa e didattica, finalizzate alla strutturazione di corsi o di attività che possano facilitare l'apprendimento della lingua italiana come lingua seconda, sulla base delle effettive esigenze degli alunni rilevate in sede di valutazione d'ingresso, adattando anche tutte le possibili modalità organizzative e didattiche;
per un pieno inserimento, come indica anche la citata circolare ministeriale, è necessario che l'alunno trascorra il tempo scuola nel gruppo classe, fatta eccezione per progetti didattici mirati e temporanei per l'apprendimento della lingua italiana;
ad attivare un confronto con le esperienze maturate su questa problematica dagli altri Paesi europei con maggiore tradizione immigratoria e ad attivare, altresì, intese con i principali Paesi di provenienza degli alunni stranieri;
a favorire iniziative delle istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia delle medesime, volte a realizzare momenti strutturati di incontro con le famiglie dei ragazzi immigrati per facilitare la conoscenza del sistema scolastico italiano e favorire lo scambio tra la cultura del nostro Paese e quella del Paese d'origine degli studenti immigrati.
(1-00175)
«Froner, Ghizzoni, Frias, Tranfaglia, Boato, Razzi, Sasso, Rusconi, Benzoni, Colasio, Giachetti, Giulietti, De Biasi, Tessitore, Tocci, Villari, Volpini, Zanella».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni V e XIII
premesso che:
lo schema di decreto ministeriale concernente le variazioni degli accantonamenti operanti sulle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato per l'anno 2007 prevede, tra l'altro, l'indisponibilità della somma di 1,25 milioni di euro dal Cap. 3081 dello stato di previsione della spesa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - Centro di Responsabilità «Corpo forestale dello Stato», destinato alle spese per le esigenze operative del Corpo forestale dello Stato connesse alle attività antincendi boschivi;
la Commissione bilancio della Camera in data 30 e 31 maggio 2007 ha sollevato la necessità di affrontare urgentemente la questione finanziaria del Corpo forestale dello Stato in relazione alla lotta agli incendi boschivi;
l'applicazione dell'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007 ha apportato un taglio sugli stanziamenti iniziali di bilancio del Corpo di 4,4 milioni di euro, complicando una situazione finanziaria già deficitaria;
il fabbisogno finanziario complessivo del Corpo ammonta a circa 22 milioni di euro;
a dette criticità si aggiunge l'impossibilità di introitare i fondi versati in conto entrate dello Stato dalle Regioni, quale rimborso dovuto al Corpo per l'attività antincendio svolta per conto delle Regioni medesime ai sensi dell'articolo 7, comma 3, della legge 21 novembre 2000, n. 353 e dell'articolo 4, comma 1, della legge 6 febbraio 2004, n. 36;
quanto sopra in relazione alle limitazioni imposte dalle leggi finanziarie alle riassegnazioni di entrate;
la riassegnazione di dette somme consentirebbe, tra l'altro, di dare parziale ristoro finanziario all'attività antincendio terrestre svolta dal Corpo;
l'ulteriore fonte di finanziamento essenziale per l'Amministrazione forestale è costituita dalle disponibilità recate dal Fondo unico investimenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con il quale è possibile, tra l'altro, rifinanziare l'articolo 2 della legge 18 giugno 2002, n. 118, relativo alla lotta agli incendi boschivi;
attualmente il predetto Fondo è bloccato in relazione alla riforma del TFR prevista dalla legge finanziaria 2007,
impegna il Governo:
ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa per garantire la piena funzionalità
del Corpo forestale dello Stato soprattutto attraverso:
1) lo sblocco delle risorse finanziare accantonate dall'articolo 1, comma 507 della legge finanziaria, relativamente almeno alle spese correnti;
2) la deroga alle limitazioni imposte alle riassegnazioni di entrate almeno per le attività antincendi boschivi e di protezione civile;
3) lo sblocco del Fondo unico investimenti del Mi.p.a.a.f. e conseguente rifinanziamento della legge 118 del 2002 per la lotta agli incendi boschivi.
(7-00193)
«Lion, Cesini, Maderloni, Zucchi, Franci, Lombardi, D'Ulizia, Pertoldi, Brandolini, Servodio, Ventura, Napoletano, Vannucci, Bordo».
La XI Commissione,
premesso che:
le zone portuali italiane ove operano i militari della Guardia di Finanza e gli agenti e graduati della Polizia di Stato sono oltre 30 (compresi quindi i porti di Gioia Tauro, Gela, Augusta e Rossignano Solvay);
all'interno di queste zone prestano servizio diverse migliaia di lavoratori e lavoratrici delle Forze di Polizia ad ordinamento militare ed ordinamento civile;
ogni anno sulle e dalle navi-traghetto e navi commerciali vengono caricati e scaricati molte centinaia di migliaia di autoveicoli ed autotreni, immatricolati sia in Paesi dell'Unione europea sia in Paesi non comunitari;
queste operazioni di imbarco e sbarco portano al rilascio di sostanze potenzialmente pericolose per la salute delle persone (ad esempio, polveri sottili rilasciate dai tubi di scarico dei motori, dallo sfregamento delle gomme delle ruote sull'asfalto e dallo sfregamento dei ferodi dei freni) e che molto spesso le misurazioni delle centraline delle varie ARPA rilevano la presenza di tali polveri sottili e ultrasottili ben oltre i limiti consentiti dalla Legge e per un numero di giornate/anno molto numerose (ad esempio, il Corriere dell'Adriatico di Ancona del 20 febbraio 2007 indicava per il 2006 ben 98 sforamenti oltre il limite dei 50 microgrammi per metro/cubo nella zona del porto di Ancona con rilasci anche sino 210 microgrammi per metro/cubo alle ore 12.00 del 26 giugno 2006, fonte: dati ARPA delle Marche) con il rischio di generare gravi patologie;
in prospettiva, questi transiti nelle zone portuali registreranno un forte incremento, quale risultanza dell'aumento del turismo e dei commerci sia con i Paesi dell'area Mediterranea sia con il continente asiatico, con il conseguente aumento del rilascio di polveri sottili e ultrasottili;
tutto ciò desta già forte allarme e preoccupazione fra il personale delle Forze di Polizia che lì opera, fermo restando che si registrano già alcuni casi di ricoveri ospedalieri fra il personale addetto ai controlli nei porti;
oltre alle necessarie «valutazioni di impatto ambientale» che ciò comporta e sempre più comporterà, si renderà necessario promuovere «valutazioni di impatto sulla salute» per chi opera all'interno delle aree portuali in quanto il diritto alla salute è un bene costituzionalmente garantito e che esso si deve tutelare, particolarmente per i lavoratori esposti, anche con un'adeguata azione preventiva, il che tra l'altro rappresenta un investimento per il Paese;
impegna il Governo:
ad individuare e valutare i fattori di rischio che incombono sul personale addetto ai controlli di sicurezza e legalità, attrezzando tali zone con personale e strumentazioni del Servizio Sanitario Nazionale atto ad indagare e vigilare sullo stato di salute degli operatori sia civili sia militari che lì sono comandati;
a riconoscere le patologie, derivanti dall'esposizione a rumori e inalazioni di gas, polveri sottili e ultrasottili, quali cause di servizio;
a dotare il personale di adeguati Dispositivi Protettivi Individuali;
a ridurre il tempo di esposizione al rischio attraverso un adeguamento degli organici, dei turni di riposo e di tutto quanto necessario e utile per ridurre l'esposizione individuale ai rischi;
a considerare il periodo di lavoro con esposizione ai rischi utile ai fini dell'individuazione di benefici previdenziali, assistenziali e curativi;
a potenziare la formazione delle Rappresentanti per la Sicurezza dei Lavoratori delle Forze di Polizia civili e militari, dotarli di capacità autonome di controllo e di intervento rispetto all'Amministrazione di appartenenza, favorire i rapporti fra i rappresentanti per la Sicurezza dei Lavoratori e i servizi pubblici per la prevenzione dei rischi per la salute nei luoghi di lavoro, competenti territorialmente, delle ASL.
(7-00194)
«Rocchi, Mungo, Mario Ricci, Andrea Ricci, Mascia, Cacciari, Dioguardi».