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Allegato B
Seduta n. 179 del 28/6/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
PIRO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di caldo che ha attraversato tutto il Paese ha prodotto conseguenze particolarmente nefaste in Sicilia, dove alle torride temperature, ben al di sopra della media stagionale, sono sopraggiunti black out energetici, incendi boschivi, mancanza di acqua, telefonini in tilt, emergenze per l'agricoltura, danni alle aziende, gravi disagi per la popolazione e in particolare per gli anziani;
moltissime le chiamate al 118, numerosi i ricoveri in ospedale e le sale operatorie chiuse, alcune vittime del caldo, decedute tra Palermo, Trapani, Siracusa e il catanese. Le conseguenze dell'emergenza sono state rilevanti anche per numerose aziende e il caso più eclatante di fermo della produzione si è registrato alla Fiat di Termini Imerese, dove alle insopportabili condizioni di calura interna allo stabilimento si è aggiunto il fumo di alcuni incendi;
i devastanti roghi, sia di tipo doloso che alimentati dal caldo torrido e dal vento di scirocco, hanno messo in serio pericolo la popolazione e l'agricoltura. Emergenza a Catania, dove i vigili del fuoco sono stati impegnati a ripetizione per far fronte alle numerose richieste di intervento. Nel capoluogo etneo l'energia elettrica è mancata in diversi quartieri per oltre 36 ore. Ancora più grave, a tuttoggi, l'assenza di energia elettrica nel palermitano, dove si sono sviluppati numerosissimi incendi. I vigili del fuoco sono stati impegnati allo stremo e in un giorno hanno effettuato 120 interventi in tutta la provincia;
un'intera isola messa in ginocchio non solo per le emergenze caldo e incendi sopra descritte ma anche per i ritardi e il carente funzionamento della struttura di pronto intervento. È emersa secondo l'interrogante ancora una volta l'impreparazione degli apparati della protezione civile e la carenza di uomini e mezzi dei vigili del fuoco, costretti ad operare al limite delle forze;
l'emergenza caldo, per quanto eccezionale, era del tutto prevista e prevedibile; le interruzioni di energia elettrica potevano attendersi come esito quasi scontato, anche a causa di una rete elettrica da
tempo problematica e a rischio, soprattutto nei periodi estivi di maggiore consumo energetico, anch'essi previsti e prevedibili. Nulla è stato fatto per migliorare le infrastrutture elettriche che pure hanno già prodotto situazioni analoghe di black out. Ben note sono le deficienze strutturali nella rete di distribuzione di energia elettrica in Sicilia, in primis la mancanza di un collegamento trasversale con la Sicilia orientale e di un secondo cavo di sicurezza, in grado di sopperire in caso di guasto dell'unico cavo sottomarino che collega l'isola al continente. E non bastano i distacchi programmati dell'Enel Distribuzione, che pure in questa ultima occasione sono stati attivati, ad evitare le gravi conseguenze al sistema elettrico in Sicilia. Impianti e rete obsolete, linee troppo lunghe, poche cabine di trasformazione, poche linee e cabine interrate sono solo alcuni esempi di ciò che grava da tempo sul complesso delle infrastrutture elettriche;
anche per quanto concerne gli interventi della protezione civile sono emerse, all'interno della situazione descritta, gravi carenze di mezzi e uomini (a Palermo i carabinieri hanno dovuto mandare una loro autobotte perché quella in dotazione dei pompieri risultava carente di manutenzione), nonostante le risorse ingenti investite in programmazione e organizzazione della protezione civile che, con specifico riferimento all'intera isola, non sembrano trovare la giusta corrispondenza in risposte adeguate ed efficienti -:
quali iniziative i ministri interrogati intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per verificare l'adeguatezza dei piani di interventi fino ad ora attuati per fronteggiare l'emergenza e lo stato di disagio sopra descritti;
quali interventi intendano predisporre per far fronte, ai cambiamenti climatici, ai problemi di carattere strutturale, di produzione e di distribuzione elettrica, anche mediante la predisposizione urgente di un piano strategico nazionale, al fine di ridurre i consumi energetici e scongiurare ulteriori rischi di black out.
(4-04210)
PROIETTI COSIMI e LAMORTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di circa duecento viaggiatori sprovvisti di biglietto, che provenivano da Salerno con il treno «830» (tratta Salerno-Milano), ha occupato illegittimamente, per circa otto ore, nella mattina di lunedì 25 giugno, i binari della stazione Tiburtina di Roma per protestare contro il mancato rinnovo della convenzione tra la Società Trenitalia S.p.A. e la Regione Campania che ha comportato l'aumento del costo dei biglietti ferroviari;
il treno «830» parte ogni domenica sera da Salerno e trasporta circa mille pendolari-lavoratori che scendono alle stazioni di Bologna e Milano, per poi proseguire alla volta delle fabbriche del centro-nord Italia in cui lavorano;
i primi tentativi di interruzione di pubblico servizio sono stati effettuati da alcuni viaggiatori nel momento in cui sono giunti nel capoluogo partenopeo, dove i controlli del personale addetto delle F.S. hanno evidenziato che numerosi passeggeri erano sprovvisti di biglietto, passeggeri che, dopo circa due ore di convulse trattative, hanno deciso di acquistare il ticket per la tratta Napoli-Roma;
alla stazione Tiburtina di Roma è scattato il secondo accertamento da parte dei controllori delle FS, a seguito del quale chi non è stato trovato in possesso del biglietto è stato invitato a scendere o, in alternativa, ad acquistare il ticket valido per il prosieguo della tratta;
alcuni dei predetti viaggiatori si sono rifiutati di pagare ed hanno protestato bloccando i binari ed interrompendo definitivamente il pubblico servizio;
gli effetti della protesta si sono ripercossi sull'intero sistema della circolazione ferroviaria, come dimostra il fatto
che ben 30 treni, a media e lunga percorrenza, ed oltre 80 treni regionali, sono stati coinvolti in gravi ritardi;
migliaia di passeggeri sono rimasti bloccati in carrozze prive di aria condizionata, senza acqua e con servizi igienici ormai inagibili, divenendo così vittime incolpevoli degli irresponsabili rivoltosi;
tra le cause che hanno concorso a provocare i disagi ai passeggeri vi è anche quella relativa alle scarse comunicazioni di servizio che la società Trenitalia avrebbe dovuto fornire agli utenti che, nelle stazioni limitrofe, aspettavano invano l'arrivo dei treni -:
se ai ministri interrogati risulti che siano state avviate indagini in relazione a quanto esposto e quali urgenti iniziative gli interrogati intendano promuovere al fine di evitare che episodi del genere si ripetano in futuro.
(4-04211)
SCOTTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile (numero di repertorio 698 del 6 marzo 2003) concernente la nomina dei componenti della commissione nazionale incaricata di provvedere all'aggiornamento dei piani di emergenza dell'area vesuviana e dell'area flegrea per il rischio vulcanico, è poco chiaro per i seguenti motivi:
a) fa riferimento ai «piani di emergenza eccetera» senza indicare se e come sono stati resi operativi e con quale modalità sono offerti alla pubblica consultazione;
b) non indica i termini per i lavori della commissione;
c) non chiarisce che le risultanze dei lavori della commissione saranno sottoposte all'autorità politica che ha disposto la ricostruzione della commissione (si tratta del ministro dell'interno nella qualità di delegato per il coordinamento della protezione civile, ora sostituito dal Presidente del Consiglio dei ministri);
il citato decreto è per altro viziato alla fonte in quanto il «piano di emergenza dell'area vesuviana per il rischio vulcanico», commissionato ad una apposita Commissione tecnica istituita con decreto n. 516 del 1993 emanato dal Sottosegretario pro tempore alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla protezione civile, l'onorevole Vito Riggio (decreto peraltro difficilmente reperibile), e deliberato dalla citata Commissione tecnica nella seduta del 25 settembre 1995, presso la Prefettura di Napoli, non è stato mai sottoposto, per la decretazione, all'approvazione dell'autorità politica;
il piano di emergenza di cui sopra non appare adeguato alla situazione geografica e demografica, che fanno ritenere l'area vesuviana quella a più alto rischio d'Italia perché una eventuale eruzione interesserebbe un'area altamente urbanizzata (700.000 abitanti). Il piano, infatti, è stato sottoposto a numerose osservazioni critiche da alcuni studiosi e tecnici che hanno riguardato tra l'altro i seguenti aspetti: a) il piano è stato elaborato solo in relazione ad un possibile scenario («sub-pliniano» tipo eruzione del 1631) ritenuto il più probabile mentre sarebbe stato più ragionevole prevedere piani differenziati per ciascuna tipologia di «scenario» non potendoci essere in materia alcuna certezza; b) il piano è viziato o da una inadeguata conoscenza delle situazioni di fatto esistenti (ad esempio prevede per l'evacuazione anche l'arrivo di navi nel porto di Torre del Greco che per le caratteristiche dei fondali non è in grado di ospitare navi di grosso tonnellaggio) o, quantomeno, dal fatto che dovrebbe prevedere soluzioni alternative nelle more dell'adeguamento delle infrastrutture alle indicazioni del Piano;
dal 1995 in qua la popolazione vesuviana appare frastornata, oltre che dalla descrizione (contenuta nel piano) delle caratteristiche sommamente distruttive di
una eruzione tipo 1631, anche dal sovrapporsi di varie e contrastanti affermazioni di vulcanologi, senza che né l'autorità politica preposta alla protezione civile né il Dipartimento della protezione civile provvedessero alle opportune informazioni e delucidazioni, e soprattutto ammettessero l'evidente irrealizzabilità delle evacuazioni previste nel piano -:
se intenda promuovere un circuito virtuoso tra Stato, Regione Campania, Provincia di Napoli, Comuni a rischio, al fine di una costante vicinanza alle popolazioni e della diffusione di una corretta informazione ed educazione al rischio vulcanico;
se in relazione al benvenuto manifestarsi di attenzioni scientifiche (non solo da parte di geologi, geofisici e vulcanologi ma anche di urbanisti ed altri studiosi), ritenga opportuna, al fine di una libera efficace circolazione delle idee e di un loro rapido confronto, la creazione di un catalogo delle opere scientifiche (nazionali ed estere) che per ogni opera indicasse i presupposti teorici, i metodi seguiti, le apparecchiature adoperate al fine di favorire un corretto confronto scientifico;
se, anche alla luce delle considerazioni esposte, intenda provvedere a profonde innovazioni nella pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico nell'area vesuviana.
(4-04212)