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Allegato B
Seduta n. 184 del 5/7/2007
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SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'ipotizzata istituzione del nuovo profilo professionale dell'odontotecnico, è basata sull'assunto di una presunta assimilabilità delle arti ausiliarie delle professioni sanitarie alle professioni sanitarie propriamente dette, trasposto nel nostro ordinamento con la legge 26 febbraio 1999, n. 42;
tale «intuizione» - in conseguenza della quale gli odontotecnici possono essere considerati una professione sanitaria - non ha trovato da parte della giurisprudenza un'accoglienza favorevole né in ambito nazionale né in quello comunitario;
sullo schema di decreto concernente l'individuazione della figura professionale e del relativo profilo professionale dell'odontotecnico predisposto nel 2002 ed oggi reiterato, infatti, si era già espresso negativamente il Consiglio di Stato il quale aveva - altresì - concluso che a seguito della emanazione del nuovo titolo V della Costituzione, che ha iscritto la materia delle «professioni» e della «salute» tra quelle di legislazione concorrente, è da escludere che lo Stato possa disciplinare le materie predette nella loro intera estensione e, per giunta, a livello regolamentare;
appare dubbia, in quest'ottica, la legittimità del percorso istituzionale scelto che prevede il ricorso a decreti ministeriali senza la necessaria approvazione di una legge ordinaria in materia;
l'articolo 5 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, subordina - altresì - l'individuazione di nuove professioni sanitarie a una seria definizione, sinora mai effettuata, del fabbisogno di tali profili professionali, e il comma 5 del citato articolo, in particolare, prevede testualmente che: «la definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse»;
tale schema di decreto contravviene, inoltre, a quanto previsto nella direttiva 93/42 - recepita nell'ordinamento italiano - la quale definisce gli odontotecnici come fabbricanti ed addetti alla produzione di manufatti individuali e, dopo il conseguimento del diploma professionale, appartenenti alle attività, riconosciute dall'artigianato;
a questo proposito, il tentativo di dare una dimensione professionale alla figura dell'odontotecnico attraverso una laurea triennale abilitante - oltre a non trovare analogie a livello europeo, con il rischio dell'eventuale apertura di una procedura di infrazione nei riguardi dell'Italia - costituirebbe soltanto il presupposto per una sovrapposizione di competenze senza alcun miglioramento degli attuali livelli di assistenza;
si verrebbero a creare, in sostanza, due figure - entrambe con competenze in campo protesico - contribuendo a generare confusione di ruoli indistinguibili per il cittadino, con un obiettivo incentivo al malcostume e all'esercizio abusivo della professione e gravi rischi connessi alla difesa da pericolose e letali patologie trasmissibili attraverso cure non controllate, praticate da soggetti non qualificati;
in Italia, attualmente, l'assistenza odontoiatrica è garantita da circa 52.000 medici iscritti al relativo albo professionale mentre secondo un'analisi degli Studi di settore relativa agli anni 2001-2004 sarebbero presenti sul territorio nazionale circa 23.000 odontotecnici inseriti in 5.000 laboratori, per cui l'eventuale sanatoria degli attuali esercenti l'attività artigianale odontotecnica condurrebbe ad un totale di addetti in ambito odontoiatrico sanitario (considerando anche circa 5.000 igieniste dentali) di circa 80.000 sanitari;
attraverso l'ipotizzata istituzione di questo nuovo profilo professionale, infine, si tende ancora una volta a trasformare il cittadino-paziente in un consumatore di servizi senza alcuna preoccupazione nel distinguere tra prestazione sanitaria svolta nell'ambito del rapporto medico-paziente, da un lato, e attività imprenditoriale finalizzata all'incremento dei profitti, dall'altro -:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere per evitare l'istituzione del profilo professionale dell'odontotecnico che - come ampiamente dimostrato - rischierebbe di provocare danni alla migliore tutela della salute, comportando lesioni anche ai legittimi esercenti l'odontoiatria nonché agli stessi odontotecnici
che vedrebbero probabilmente chiuse le attuali scuole, con conseguente perdita di posti di lavoro e di professionalità.
(2-00653)
«Marinello, Angelino Alfano, Lo Presti, Casero, Scalia, Romele, Stagno D'Alcontres, Giuseppe Fini, Uggè, Cossiga, D'Ippolito Vitale, Fabbri, Zorzato, Compagnon, Boscetto, Gioacchino Alfano, Osvaldo Napoli, Zanetta, Biancofiore, Franzoso, Mazzaracchio, Galli, Palmieri, Fasolino, Gelmini, Vitali, Laurini, Azzolini, Forlani, Verro, Di Virgilio, Ruvolo, Misuraca, Garagnani, Bertolini, Caligiuri, Porcu, Paoletti Tangheroni, Germontani, Lazzari».
Interrogazione a risposta orale:
MAZZONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Cardinale Crescenzio Sepe della Diocesi di Napoli, con il ricavato dell'asta dei beni preziosi ricevuti in dono in tanti anni di attività pastorale, ha permesso che fosse realizzato presso l'ospedale Pausilipon di Napoli, l'unico reparto per tutto il centro sud ad alta specializzazione per il trattamento e la cura dei bambini leucemici;
la direzione sanitaria dell'ospedale, dopo aver utilizzato gli oltre 300 mila euro messi a disposizione da Sua Eminenza per la realizzazione dei lavori, ha bloccato l'entrata in funzione del reparto per mancanza di personale in grado di garantire l'assistenza ai piccoli pazienti leucemici;
tale episodio, che costituisce solo l'ennesimo esempio di cattiva gestione ed organizzazione del sistema sanitario campano, che infrange i sogni e le speranze di cura dei bimbi leucemici e delle loro famiglie trae origine dal bisogno di ricorrere, da parte della Regione ad un taglio dei costi della spesa sanitaria;
con delibera n. 514 del 30 marzo 2007, la Giunta della Regione Campania, infatti, in conformità a quanto previsto dalla legge finanziaria del 2007 e all'Accordo tra lo Stato e la Regione per il rientro del disavanzo della sanità regionale, ha disposto il blocco parziale delle assunzioni del personale del settore sanitario e ha inoltre previsto il blocco totale del personale con contratto a tempo determinato e con altre forme di lavoro flessibile per tutto il 2007, 2008, 2009;
in virtù di tali atti, non solo il reparto di Oncologia dell'Ospedale Pausilipon ha dovuto procedere alla riduzione del numero di posti letto, al fine di garantire la stessa qualità assicurata fino ad oggi, ma non sarà possibile aprire l'unico reparto ad alta specializzazione del Sud per la cura dei bimbi leucemici, nonostante i soldi ricevuti dal Cardinale Sepe ed utilizzati per la sua realizzazione -:
se non ritenga opportuno intervenire fornendo criteri generali per la razionalizzazione delle spese sanitarie e quali iniziative intenda adottare per non disperdere il significativo investimento operato dalla Diocesi vanificando la realizzazione di un'opera di indiscutibile rilevanza.
(3-01065)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANCUSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
durante il 33o Congresso nazionale della Società italiana di Farmacologia è emerso chiaramente un dato molto rilevante sulla assunzione di cannabis, specialmente tra i giovani;
pare, infatti, che facendo uso abituale di questa sostanza fin da giovane età, la cannabis induca importanti modifiche morfologiche e causare patologie a livello celebrale;
in Gran Bretagna i ricoveri in ospedale a causa del consumo di cannabis sono aumentati dell'85 per cento negli ultimi dieci anni;
il Ministro italiano per la salute ha recentemente affermato di voler togliere le sanzioni amministrative per chi fa uso di cannabis -:
se il Ministro della salute non creda opportuno chiarire la propria posizione di fronte al ruolo istituzionale che le impone di tutelare la salute dei cittadini, mentre in alcune affermazioni pubbliche banalizza l'uso di droghe «leggere» che nel corso del tempo sono diventate sempre meno leggere a causa dell'aumentato principio attivo in esse contenuto anche alla luce degli episodi recenti che hanno visto giovani vite stroncate da morte improvvisa dopo aver assunto dosi di queste droghe «leggere».
(5-01235)
Interrogazioni a risposta scritta:
FASOLINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale civile di Agropoli insiste al centro di un territorio vasto e complesso, con notevoli incrementi demografici stagionali legati alla elevata vocazione turistica soprattutto delle realtà rivierasche (la stessa Agropoli, S. Maria di Castellabate, Capaccio - Paestum quest'ultima, anche città archeologica di richiamo mondiale);
l'Ospedale di Agropoli svolge un ruolo insostituibile nell'offerta di salute dell'ASL-SA-3 di cui fa parte;
il servizio offerto dall'ospedale concerne altresì una vasta area interna riconducibile a gran parte del Cilento;
dal 19 giugno 2007 il personale del Presidio ospedaliero di Agropoli ha proclamato lo stato di agitazione per denunziare gravissime disfunzioni reiteratamente manifestatesi, vere e proprie violazioni di legge che mettono in pericolo la salute e la vita stessa dei degenti;
infatti, molte equipes operano in carenza di figure espressamente previste dai protocolli, anche per le prestazioni di urgenza e per la rianimazione;
ciò nonostante la direzione generale dell'ASL-SA-3 non intende assumere il personale necessario ma, inspiegabilmente, attiva il ricorso a consulenze esterne, onerosissime per l'azienda) al punto che costano oltre 200.000 euro per soli 60 giorni senza neppure consentire continuità assistenziale di qualità;
si verificano ritardi insopportabili nelle liste di attesa con ulteriore aumento della spesa accreditata esterna;
di questo passo l'ospedale di Agropoli, con una irrimediabile perdita di immagine e di credibilità, si avvia fatalmente alla chiusura definitiva. L'interrogante rileva che l'assessore regionale alla sanità e il presidente della giunta regionale Bassolino non sembrano rendersi conto dell'insostituibile servizio reso dal nosocomio e dei grandi costi e degli immensi sacrifici occorsi per la sua costruzione;
tale dissennata gestione mina alla base gli accordi Stato-regioni, distrugge la spedalità pubblica con segnata incidenza negativa sull'immagine esterna del personale medico e paramedico;
la più volte dichiarata difficoltà finanziaria da parte dell'Autorità sanitaria dell'ASL-SA-3 urta contro lo sperpero miliardario della cattiva gestione che si invera in altre ASL, segnatamente l'ASL-NA-1 che fagocita, in un autentico pozzo di S. Patrizio, le risorse della regione Campania e, quindi anche dell'ASL Salerno 3 e dell'Ospedale di Agropoli -:
se il Ministro interrogato non intenda adoperarsi con un diretto autorevole intervento perché lo scandalo abbia a cessare e venga rispettato l'Accordo Stato-Regioni con particolare riguardo ai livelli essenziali di assistenza.
(4-04258)
PIRO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'uso di prodotti fitosanitari (pesticidi), usati in agricoltura per difendere piante e colture e impedire che vengano distrutte da malattie e infestazioni è regolamentato dalla direttiva 91/414/CEE,
recepita in Italia con decreto del Presidente della Repubblica 194/1995. La direttiva europea, relativa all'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, stabilisce che i principi attivi o microrganismi presenti nei pesticidi vengano sottoposti a una valutazione tra pari prima di essere autorizzati;
il 12 luglio 2006 la Commissione europea ha pubblicato una nuova proposta di Regolamento, relativo alla commercializzazione dei prodotti fitosanitari, allo scopo di procedere alla piena armonizzazione a livello comunitario dei livelli massimi di residui (MRL) consentiti per gli antiparassitari in ciascuno Stato membro. Il nuovo Regolamento si propone di rafforzare la protezione della salute pubblica e dell'ambiente, di razionalizzare e semplificare le procedure di autorizzazioni nazionali per i prodotti fitosanitari e predisporre una valutazione di sicurezza delle sostanze attive fondate su criteri molto rigorosi. Secondo alcuni pareri di valutazione scientifica formulati in sede UE, la presenza di un principio attivo di una stessa sostanza se innocua per alcuni impieghi in campo agricolo, potrebbe risultare non altrettanto sicura per la salute in altri utilizzi e in presenza di diverse abitudini alimentari in altri Paesi;
il recente Regolamento, in corso di esame in sede comunitaria, se approvato, dovrà sostituire la vigente direttiva 91/414/CEE, comportando ciò una nuova valutazione e revisione, entro il 2008, di tutte le sostanze attive in commercio, riferite agli attuali campi di impiego con particolare riguardo al loro utilizzo in campo agricolo;
già con l'entrata in vigore della direttiva 91/414/CEE, sono emersi importanti rilievi e impatti problematici relativi alla filiera agricola e alle aziende chimiche italiane che, essendo per oltre il 50 per cento costituite da piccole e medie imprese, non dispongono degli ingenti mezzi economici per sostenere l'approntamento di documentazione esaustiva di carattere tossicologico, eco-tossicologico, ambientale e agronomico, richiesto dalla normativa europea. La documentazione tecnico-scientifica necessaria a dimostrare la sicurezza di impiego di una certa sostanza da un punto di vista sanitario ed ecologico, nei fatti può essere messa a disposizione e sostenuta solo dalla grande industria e dalle multinazionali;
la revisione delle sostanze attive prevista entro il 2008 (contenuta nella recente proposta di regolamento della Commissione europea) e la relativa eliminazione di sostanze dal mercato, accentuerà una situazione a rischio di oligopolio (già oggi il 90 per cento delle vendite di agrofarmaci è in mano a 4-5 aziende); solo ristrette società multinazionali, uniche protagoniste sul mercato, già produttrici delle sostanze attive, possono farsi carico di eseguire studi e ricerche per ogni principio attivo con riferimento ai loro diversi impieghi. Tali condizioni rischiano di far fuori dal mercato le piccole e medie imprese, non in grado di reggere all'onerosità dei costi di studi e ricerche per mantenere la validità delle autorizzazioni all'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, con l'ulteriore conseguenza di veder lievitare i costi delle nostre coltivazioni agricole, già minate dalla concorrenza di prodotti provenienti dall'estero a minor prezzo;
in seguito all'allarme lanciato da Confapi e Unionchimica circa l'impatto delle norme comunitarie sulle piccole e medie imprese operanti nel settore - e contemporaneamente allo svolgimento dei lavori sulla proposta di regolamento a Bruxelles - si è aperto nel gennaio 2007, un tavolo di confronto fra le associazioni interessate industriali e agricole (Unionchimica-Confapi), Ministro dello sviluppo economico, Ministro della salute, Ministro dell'ambiente e Ministro delle politiche agricole, per discutere delle ricadute delle vigenti e delle nuove misure contenute nella proposta di regolamento UE, circa l'uso di prodotti fitosanitari in campo agricolo e industriale nel nostro Paese -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, pur nel rispetto di un rafforzamento delle tutele della salute
pubblica e dei consumatori, affinché le norme contenute nel Regolamento in corso di esame in sede UE, non finiscano per penalizzare il tessuto produttivo chimico e agricolo del nostro Paese, costituito per la maggior parte di piccole e medie imprese;
se non ritengano opportuno attivarsi, anche in sede comunitaria, affinché i prodotti fitofarmaci già esistenti, regolarmente registrati al Ministero della sanità e per i quali già è stata ottenuta conferma della loro efficacia, in quanto non tossici, siano, anche nella futura disciplina europea, utilizzati in tutti i campi di impiego e nelle etichette già registrate, senza dover effettuare ulteriori, costose quanto inutili «prove di efficacia».
(4-04261)