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Allegato B
Seduta n. 184 del 5/7/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2001 veniva costituita la succursale italiana della Codere S.A. (facente capo alle famiglie Franco e Sampedro) denominata Codere Italia con all'interno del proprio Consiglio di Amministrazione il signor Vittorio Casale, il generale di Corpo d'armata della Guardia di finanza in pensione Sergio Frea ed il signor Josè Antonio Martinez Sampedro;
la Codere SA della famiglia Martinez Sampedro, multinazionale del gioco d'azzardo, risulta essere stata coinvolta in diversi paesi e in più occasioni in gravi scandali relativi alla commistione tra grande criminalità organizzata, corruzione della politica e sale legali per il gioco d'azzardo;
anche in Italia vi sono indagini sul coinvolgimento nel settore della criminalità organizzata per il riciclaggio di denaro frutto di attività illecite nell'industria del gioco d'azzardo legalizzato;
la Unipol Merchant, la Bnl e la Meliorbanca, negli anni 2004 e 2005, hanno concesso cospicui finanziamenti alla Codere Italia ed alle società orbitanti nella inestricabile rete societaria creata ad hoc facente capo alla Codere Italia ed alla Operbingo; anche quest'ultima con all'interno del propro CDA il Generale Corpo d'armata della Guardia di finanza Sergio Frea in pensione;
Casale Vittorio è stato indagato per diverse operazioni irregolari tra le quali il sostegno finanziario a Gianni Consorte della Unipol, nella fallita scalata alla Popolare di Lodi;
la Codere Italia ha, attraverso la società Godere Network già Rete Franco Italia, una delle sue attività principali nella gestione di apparecchi da intrattenimento ed è coinvolta nell'affare del collegamento delle slot machine ai sistemi, informatici dell'amministrazione delle finanze (Sogei e società concessionarie);
la procura di Biella ha avviato nel 2004 un'inchiesta giudiziaria denominata «New slot», che si interessava proprio del danno all'erario derivante da manipolazioni alle macchine da intrattenimento, scollegamento delle macchine dalla rete fiscale e quindi mancata segnalazione, degli introiti;
l'ufficio stampa e relazioni esterne della Guardia di Finanza Piemonte, con una rettifica del 7 luglio 2005 riconduceva ad un mero caso di omonimia il coinvolgimento nella vicenda citata della società Rete Franco Italia S.p.A., oggi Code Re Network, coinvolgimento che è invece confermato dall'inclusione nell'elenco dei venti arrestati nell'ambito della maxi operazione New Slot, del signor Martino Filini, che risulta, dalle scritture societarie, componente del consiglio di amministrazione della citata società, rispetto al quale sono state formulate le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica ai danni dei Monopoli di Stato, all'alterazione del contenuto di comunicazione informatica, di truffa aggravata e gioco d'azzardo;
il tenente colonnello della Guardia di finanza Marco Agarico, che si occupava delle indagini nell'ambito della maxi operazione «New Slot» di Biella, è stato messo agli arresti domiciliare, per una accusa poi decaduta;
appare elemento preoccupante e comunque poco trasparente la presenza di un ex generale della Guardia di Finanza nel consiglio di amministrazione di una delle società coinvolte o comunque collegate alla vicenda, con azionisti spagnoli, che ai tempi del governo D'Alema importò la gestione delle sale da gioco del Bingo;
il procuratore della Corte dei conti del Lazio ha incaricato il comandante del gruppo Anticrimine tecnologico della Guardia di Finanza, di controllare eventuali evasioni fiscali commesse dai concessionari di slot machine. Il danno erariale accertato ammonterebbe a circa 90 miliardi di euro;
la commissione ministeriale presieduta dal sottosegretario Grandi ha accertato che su 19 milioni di tentativi di collegamento alle macchinette, effettuati a campione da Sogei attraverso la rete dei concessionari, solo tre milioni di apparecchi avrebbero risposto; la Commissione inoltre ha accertato importi per un totale di circa 370 miliardi di euro, di cui 9 dovuti dalla Codere Network al 31 dicembre 2006, e ancora oggi non versati dai Concessionari. La relazione della Commissione ministeriale è stata depositata sul tavolo del viceministro Visco;
secondo l'interrogante, vista l'entità del danno, il risarcimento farebbe giustamente fallire il settore economico dell'intrattenimento con gioco d'azzardo in cui la Unipol e la Codere hanno tanta parte;
lo scontro tra Visco e il comandante della Guardia di Finanza Speciale è fin troppo noto, si è concluso con la rimozione forzata del comandante Speciale ed è originata, secondo quanto emerge da varie notizie di stampa, proprio dal tentativo di Visco di far rimuovere ufficiali della Guardia di Finanza che indagavano sull'Unipol e sulla vendita di immobili all'immobiliarista Vittorio Casale, allora procuratore della Codere Italia ed oggi socio di alcune società orbita della medesima come Bintegral e Giomax;
la Godere Sa dopo due tentativi di ingresso in borsa, di cui il primo di fatto bloccato dal giudice spagnolo Baltazar Garzon, nel passato mese di giugno avrebbe iniziato la sua ascesa in borsa;
da quanto riferito appaiono all'interrogante evidenti i collegamenti di interesse tra alcuni uomini del partito politico dei Democratici di Sinistra, la Unipol e la Codere Italia -:
se i Monopoli di Stato, avendo la Procura regionale della Corte dei enti per la regione Lazio a seguito della richiesta di risarcimento del danno erariale alle concessionarie, chiesto di presentare alle medesime le proprie deduzioni in merito ad una indagine su un'ipotesi di danno erariale, intendano assumere una decisione finale a seguito delle deduzioni che saranno presentate ipotizzando anche il ritiro delle concessioni assegnate a seguito di gara d'appalto esperita dal MEF, ed il pagamento del danno erariale accertato;
quali iniziative ritenga di prendere il Governo per assicurare che venga rifuso l'eventuale danno erariale creato alle casse dello Stato dalle malversazioni nel settore dell'intrattenimento d'azzardo e garantire alla Guardia di Finanza l'indipendenza operativa.
(4-04270)
BIANCOFIORE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
in data 22 giugno 2007 si è appreso dalla stampa locale dell'ennesimo caso di discriminazione etnica, nella provincia autonoma di Bolzano, ai danni di una bambina del gruppo linguistico italiano;
detta discriminazione si sarebbe ripetutamente compiuta nella classe che frequentava in una scuola di lingua tedesca
di Villandro (Bolzano), solamente perché la bambina era italiana, figlia di genitori italiani, in un paesino a stragrande maggioranza di lingua tedesca come ormai gran parte del territorio altoatesino fatta salva la conca della città di Bolzano. E ciò a causa del progressivo indotto allontanamento della comunità italiana per mancanza di lavoro, casa, concessione di appalti obbligo di patentino, applicazione della proporzionale rigida, chiusura di caserme, dogane, riduzione degli sportelli postali, settori tradizionalmente appannaggio dei lavoratori italiani;
la bambina è stata picchiata e strattonata dai compagni ed insultata con la parola «walsche» che letteralmente è un dispregiativo che in Alto Adige viene usato dal gruppo tedesco per indicare «gli sporchi italiani»;
detti episodi hanno inciso profondamente sul profilo psicologico della bambina che risultava essere sempre triste appartata e manifestava disagio sociale il che ha allarmato i genitori inconsapevoli;
gli insegnanti si sono fatti carico dell'episodio cercando di arginarlo ma hanno evitato di avvertire il Dirigente del plesso scolastico che ha manifestato il proprio disappunto riferendo di una mancanza di confronto culturale tra le etnie in Alto Adige;
il sindaco di Villandro, di lingua tedesca, si è scusato sui media locali affermando però che non ha mai avvertito intolleranza verso gli italiani dagli abitanti locali;
va da sé però che bambini di 10 anni non possono inventare autonomamente insulti e parolacce che comunemente vengono ancora oggi utilizzati in Alto Adige, se non avendole ascoltate da adulti consapevoli di quello che affermano e divulgano;
il caso è balzato addirittura su qualche attento media nazionale ma a tutt'oggi la famiglia della bambina non ha avuto alcun contatto ufficiale con le istituzioni locali;
la bambina è stata costretta a cambiare scuola e lingua del percorso scolastico a causa degli avvenimenti di cui sopra;
in Alto Adige certi episodi possono accadere perché è ancora vietata la così detta «immersione linguistica» ovvero la possibilità di creare scuole miste italiane-tedesche come viceversa è concesso alla minoranza ladina;
costanti sono a tutt'oggi episodi di intolleranza e di conseguenza di razzismo, come sostenuto da alcuni articoli di stampa locale, ai danni della comunità italiana. L'ultimo fra questi, segnalato sempre al governo è rimasto senza risposta, è relativo al capostazione italiano cacciato dalla sua dimora ex FS di Laces e dell'ufficiale giudiziario incaricato dello sfratto che ha insultato gli esponenti italiani che manifestavano contro l'esecuzione dello stesso -:
che cosa intenda fare il Governo per porre fine a questa sconvolgente macchia sociale che intacca anche la credibilità dello Stato italiano, fondatore di quell'Unione Europea che condanna ogni tipo di discriminazioni, protegge le minoranze anche non formalmente individuate ed è finalizzata all'integrazione dei popoli;
se intendano, come sarebbe auspicabile per uno Stato che ha a cuore gli interessi e i diritti dei propri cittadini, farsi portavoce presso la neonata Agenzia europea per la difesa dei diritti fondamentali con sede a Vienna, del caso unico della minoranza territoriale italiana in Alto Adige a protezione della quale lo Stato ha il dovere di intervenire e ciò anche in attuazione di quanto disposto dal trattato di Amsterdam che sancisce la protezione dei diritti fondamentali in quanto principio fondamentale stesso dell'Unione Europea, requisito per gli Stati che desiderano
aderire all'Unione europea e condizione permanente per conservare pieni poteri decisionali in seno al Consiglio.
(4-04279)