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Allegato B
Seduta n. 2 del 4/5/2006
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
CRUCIANELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'industria di imbottigliamento Acque La Castellina è situata nel comune di Castelpizzuto provincia di Isernia, costituita nel 1994 come azionariato popolare e con la partecipazione della Finmolise al 12 per cento ed aveva alle dipendenze 19 operai;
il 2 agosto 2004 l'azienda licenziava tutti i 19 dipendenti, che venivano reintegrati successivamente per ingiusto licenziamento a seguito dell'opposizione a tale provvedimento da parte della FLAI-CGIL;
il 15 novembre 2004 preso atto che l'azienda viveva un momento di crisi, veniva esperita presso la sede dell'Assessorato al lavoro la procedura per la richiesta di cassa Integrazione Straordinaria per crisi per 19 dipendenti;
risulta all'interrogante che nel mese di aprile 2005, 7 dipendenti della suddetta azienda si sarebbero dimessi in strane circostanze per poi essere riassunti da un'impresa che da alcuni mesi opera nello stabilimento di Castelpizzuto, probabilmente usufruendo in tal modo delle agevolazioni previste per l'assunzione di lavoratori iscritti alle liste di mobilità;
risulta altresì all'interrogante che la regione Molise, in concomitanza temporale a tali avvenimenti, l'11 aprile 2005, avrebbe autorizzato La Castellina a raddoppiare il prelievo di acqua alla fonte, nonostante il calo delle unità lavorative della stessa;
nonostante il Ministero del Lavoro autorizzava il trattamento CIGS per il periodo 15 novembre 2004-15 novembre 2005, in assenza della relazione dell'Ispettorato del lavoro di Isernia, tale contributo non veniva erogato -:
quali iniziative abbia assunto il Ministro interrogato per garantire ai lavoratori il sollecito pagamento delle spettanze da CIGS e quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare un futuro lavorativo agli addetti della Castellina allo scadere di tale procedura; se non intenda intervenire presso la suddetta società al fine di garantire le spettanze pregresse relative alla annualità 2004; se non ritenga di avviare un'ispezione, avvalendosi dell'ausilio degli Ispettori del lavoro, sulle circostanze relative ad eventuali dimissioni e riassunzioni da parte di società committenti, ed all'eventuale utilizzo di benefici di legge.
(4-16936)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica quanto è emerso a seguito degli accertamenti svolti dalla Direzione provinciale del lavoro di Isernia, presso la società Castellina S.p.A. di Castelpizzuto (IS).
Si premette che la società in questione, a seguito di istanza del 23 dicembre 2004, con decreto ministeriale n. 36550 del 18 luglio 2005, è stata autorizzata al trattamento di CIGS, per crisi aziendale per il periodo 15 novembre 2004 - 14 novembre 2005 e per un numero massimo di 20 unità.
A fronte della concessione la società, al fine di ottenere anche l'autorizzazione per il pagamento diretto del trattamento di CIGS da parte dell'INPS, in data 1 agosto 2005, chiedeva alla Direzione Provinciale del Lavoro di Isernia di accertare la sussistenza delle difficoltà di carattere finanziarie, di cui all'articolo 2 comma 6, della legge n. 223 del 1991.
Successivamente, e precisamente nel settembre del 2005, pervenivano alla Direzione suddetta, n. 2 esposti da parte della CGIL-Molise, con i quali si chiedeva, tra l'altro, di accertare la situazione occupazionale di alcuni lavoratori della Castellina S.p.A. che, dopo essere stati licenziati erano stati riassunti da altre società operanti nello stesso stabilimento di Castelpizzuto, usufruendo delle agevolazioni sulla mobilità.
Sulla scorta delle segnalazioni veniva attivata la vigilanza congiunta con l'INPS e si procedeva ad effettuare anche un accesso ispettivo presso lo stabilimento in ore serali, con agenti della locale questura.
Si fa presente che, al momento, gli accertamenti sono ancora in corso e che sulla vicenda è stata interessata anche la locale Procura della Repubblica.
Circa l'erogazione della CIGS, si comunica che, in data 28 novembre 2005, l'INPS di Isernia ha disposto il pagamento del relativo trattamento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
DEIANA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'8 CERIMANT ha tra le proprie competenze l'onere di provvedere allo stoccaggio e lo smistamento dei rifornimenti per le truppe impiegate in teatri operativi fuori dai confini italiani, tra cui l'Afghanistan e l'Iraq;
a seguito di una gara espletata, la Cooperativa A.R.X. di Roma forniva su richiesta dell'8 CERIMANT dell'Esercito, i lavoratori giornalieri da adibire alla movimentazione e allo stoccaggio di materiali di magazzino e bellici;
l'Ente impiegava mediamente n. 44 lavoratori giornalieri divisi tra la Sede in Roma e n. 7 depositi esterni ubicati in Abruzzo, Umbria, Toscana e Lazio, pagando il corrispettivo della prestazione numerica richiesta alla A.R.X. di Roma;
l'8 CERIMANT per fare fronte alle necessità economiche derivanti dall'impiego di detti lavoratori gravanti sul capitolo di bilancio n. 1297 programma 61 dell'esercizio finanziario 2004 ha richiesto, in sede di programmazione economica, il finanziamento per tale servizio, che non è stato invece soddisfatto;
gli esigui stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio e la mancata assegnazione delle somme a completo soddisfacimento della necessità economica programmata e richiesta dall'8 CERIMANT ha avuto come conseguenza, oltre l'impossibilità di avvalersi del servizio fornito dalla A.R.X., la perdita del lavoro per tutti i lavoratori giornalieri della Cooperativa A.R.X. normalmente impiegati presso il detto Ente -:
se il Ministro della difesa non ritenga che l'interruzione dei servizi prestati dalla A.R.X. possa comportare disagi e situazioni di rischio, derivanti dall'inevitabile ritardo nelle operazioni di movimentazione e stoccaggio dei materiali, per i contingenti impiegati nei teatri di operazioni fuori area, in particolare Iraq e Afghanistan, e quali provvedimenti intenda mettere in atto affinché vengano reintegrate le somme richieste dall'8 CERIMANT e possa essere riattivato il servizio della A.R.X;
quali passi il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intenda compiere
affinché siano salvaguardati gli attuali livelli occupazionali della Cooperativa A.R.X.
(4-16846)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Roma è emerso quanto segue.
La Cooperativa A.R.X. S.r.l., nel biennio 2004-2005 è stata impegnata nella fornitura dei servizi di movimentazione e stoccaggio di materiali di magazzino presso le strutture dell'8o CERIMANT dell'Esercito, in esecuzione del contratto di appalto n. 786 del 28 maggio 2004, rinnovato alle stesse condizioni per l'anno 2005.
Si rappresenta, altresì, che la Cooperativa in questione ha formalmente aderito alla richiesta formulata dall'8o CERIMANT, con nota n. 383/P40 del 27 dicembre 2005, per la prosecuzione della fornitura dei servizi presso le medesime strutture militari nel periodo dal 2 gennaio 2006 al 30 aprile 2006.
Tale richiesta, come risulta dalla medesima nota citata, si è resa necessaria al fine di garantire il servizio di manovalanza nelle more dell'espletamento della gara di appalto, così come previsto dall'articolo 23 della legge n. 62 del 2005.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che;
l'Occidente - ed in particolare gli Stati Uniti d'America - ha deciso di «esportare la democrazia» in tutti i continenti del pianeta, se necessario usando anche la forza laddove non vi sia spontanea adesione degli Stati «non democratici»;
la difesa delle libertà individuali e collettive sembra essere la più autentica mission degli U.S.A.;
la regola vale in tutto il pianeta salvo che in Asia, ove la Cina continua - come ogni regime comunista che si rispetti - a conculcare tutte le libertà, nessuna esclusa;
secondo l'interrogante, è sgradevole prendere atto che la viltà caratterizza i comportamenti dell'Occidente, tanto pronto ad intervenire contro Iran, Cambogia, Iraq, Siria, quanto ipocrita nel sopportare le peggiori ignominie cinesi;
è di questi giorni la fine orribile e vergognosa di Wu Xianghu, giornalista del Thaizou Wanbao, 42enne, ucciso dopo essere stato pestato a sangue da poliziotti cinesi per avere scritto un articolo sgradito alle autorità;
occidentali e americani hanno sostanzialmente ignorato questo crimine, perché la regola delle democrazie sembra all'interrogante purtroppo essere quella, per il vero piuttosto vile, del «debole con i forti e forte con i deboli» -:
quali siano in merito le valutazioni del Ministro interrogato e quali iniziative intenda adottare presso le autorità cinesi per richiamarle al rigoroso rispetto dei diritti umani.
(4-19852)
Risposta. - In merito a quanto segnalato dall'interrogante nell'atto parlamentare, si ritiene opportuno sottolineare che l'Italia segue già da tempo e con estrema attenzione la tematica relativa al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Cina sia nei contatti bilaterali sia nel più ampio contesto dell'azione esterna dell'Unione europea in questo settore.
A tale proposito si ricorda che, già a partire dal 1997 e su richiesta cinese, è in corso un dialogo strutturato UE-Cina sui diritti umani, che su base semestrale si svolge alternativamente nella capitale europea che esercita la Presidenza di turno dell'Unione ed a Pechino. L'ultima sessione del dialogo, la ventesima, si è tenuta nella capitale cinese il 24 e 25 ottobre 2005. Anche nel corso di tale sessione di dialogo sono state affrontate questioni particolarmente sensibili tra le quali il rispetto delle libertà fondamentali, con particolare riferimento alla libertà di espressione e di
culto, le detenzioni arbitrarie, la tortura, i diritti delle minoranze, la pena di morte ed altre.
Questa consultazione ha fornito l'occasione all'Unione europea di segnalare alle Autorità cinesi casi individuali di detenuti per reati di opinione, di vittime di trattamenti inumani e degradanti e di condannati a morte, sui quali sono stati sollecitati interventi di clemenza e/o riparazione. A tal proposito, da un lato la Troika dell'Unione europea ha ritenuto le risposte fornite dalla controparte cinese soddisfacenti nella misura in cui riguardassero la conferma di notizie in merito al rilascio di prigionieri, dall'altro sono state considerate meno buone allorquando si è trattato di altri argomenti quali quelli relativi allo stato di salute ed ai trattamenti sanitari a cui sono sottoposti alcuni individui in stato di detenzione. Va ricordato in proposito che sempre nell'ambito del dialogo strutturato sui diritti umani, la Cina è stata reiteratamente invitata a migliorare il grado di tutela dei diritti umani riservato ai propri cittadini attraverso l'abolizione della pena di morte, la ratifica del Patto delle Nazioni unite sui diritti civili e politici del 1966 e la ratifica dello Statuto della Corte Penale Internazionale. La prossima sessione del dialogo strutturato si svolgerà a Vienna dal 22 al 26 maggio 2006.
La situazione dei diritti umani in Cina è inoltre attentamente monitorata dagli stessi Capi missione dell'Unione europea accreditati a Pechino i quali, nel loro ultimo rapporto sullo stato delle libertà fondamentali nel Paese, dell'agosto 2005, hanno manifestato le loro preoccupazioni in merito alle severe restrizioni alla libertà di espressione, a quella di informazione e a quella di culto, nonché ad un elevato ricorso alla pena capitale.
Va per altro ricordato che, in occasione dei lavori della 61a sessione annuale della CDU (Commissione Diritti umani) di Ginevra (14 marzo - 22 aprile 2005), la Presidenza lussemburghese, nel discorso pronunciato il 23 marzo 2005, a nome dell'Unione europea sulle violazioni dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nel mondo, ha posto un'enfasi particolare sul rispetto dei diritti umani in Cina. In tale circostanza, la Presidenza ha riaffermato il valore attribuito dall'Unione Europea al dialogo strutturato con la Cina come prezioso mezzo di comunicazione, capace di contribuire a portare miglioramenti concreti e tangibili circa la situazione dei diritti dell'uomo in quel Paese, grazie alla possibilità di sollevare con le autorità di Pechino le questioni che più suscitano la preoccupazione dell'Unione europea. Tale valutazione ha trovato conferma nelle considerazioni operate dall'Unione Europea a seguito delle successive sessioni di dialogo. Infatti, benché il quadro che emerge sia fatto di luci ed ombre, continua a prevalere la convinzione che tale esercizio continui a rappresentare un canale di comunicazione importante con i cinesi e debba quindi essere proseguito, pur cercando di approntare alcune modifiche alle attuali modalità operative, per altro ancora in via di definizione in ambito comunitario, finalizzate a renderne i risultati più concreti ed efficaci.
In merito al caso specifico del giornalista cinese Wu Xianghu, citato nella presente interrogazione. Si fa presente che l'episodio rientra in una tendenza messa in evidenza di recente dai principali osservatori delle vicende interne cinesi. Essa si caratterizza per l'aumento dei casi di attivisti e oppositori cinesi, le cui voci si sono alzate a denunciare pubblicamente gravi casi di corruzione e malgoverno di amministratori e responsabili locali del Partito o delle forze dell'ordine, che subiscono pesanti aggressioni fisiche e i cui mandanti sovente sono da rintracciare tra quegli stessi amministratori colpiti dalle denunce.
Il giornalista Wu Xianghu sarebbe stato vittima di un'aggressione da parte di elementi che si sospetta possano far parte delle forze dell'ordine di Taizhou (nello Zhejiang), per aver denunciato, con un articolo pubblicato su un giornale locale, l'introduzione arbitraria da parte della polizia della città di una pesante tassa sui possessori di ciclomotori, lasciando intendere che i proventi dell'imposta fossero
oggetto di appropriazione indebita da parte della stessa polizia. Il giornalista, che in passato aveva subito un trapianto di fegato, sarebbe deceduto per le conseguenze dell'episodio.
Le contraddizioni, che in Cina si accompagnano alla velocissima trasformazione sociale che il Paese sta conoscendo, sono da rilevare nell'inadeguatezza stessa delle amministrazioni locali e nelle difficoltà che il governo centrale incontra nell'affermazione della preminenza della legge sugli abusi perpetrati dalle stesse amministrazioni periferiche, nonostante il principio di legalità sia uno dei cavalli di battaglia dell'attuale dirigenza.
A fronte di questo fenomeno in espansione, mentre nel passato l'atteggiamento del governo centrale è stato di assoluta chiusura sino alla negazione stessa dell'effettivo accadere di simili episodi, negli ultimi mesi si moltiplicano i segnali della presa di coscienza del problema da parte dei vertici del Paese, che hanno lanciato un richiamo ufficiale a tutti i responsabili del Partito con compiti di governo e amministrativi a non compiere «l'errore storico» di venir meno ai propri compiti di protezione nei riguardi delle classi rurali minacciate dalle espropriazioni di terra a fini speculativi. Gli stessi organi della stampa riportano con crescente clamore le pesanti pene comminate ai membri del Partito macchiatisi del reato di corruzione.
Nel caso del giornalista Wu Xianghu, la notizia degli avvenimenti che hanno condotto al suo decesso è subito circolata negli ambienti degli attivisti dei diritti civili e tra gli osservatori internazionali. Di fronte a questa attivazione, il governo cinese è intervenuto rimuovendo il responsabile della polizia di Taizhou, probabile mandante dell'aggressione, il quale è stato anche espulso dal Partito. Tale risposta, molto timida è insufficiente se confrontata alla gravità dell'accaduto, va letta come segnale che conferma la tendenza del governo a stigmatizzare e reprimere simili episodi.
L'attivazione degli osservatori internazionali è uno degli elementi che possono sostenere questa evoluzione nella giusta direzione, ancorché il cammino da percorrere rimanga lungo e irto di ostacoli. L'Italia, come già detto, esplica la sua azione di vigilanza e promozione del rispetto delle libertà fondamentali in Cina attraverso lo strumento del dialogo strutturato Unione europea - Cina sui diritti umani. Nell'ambito di tale foro, l'Unione europea ha cercato ripetutamente di sensibilizzare le autorità cinesi a un più puntuale rispetto dei diritti fondamentali della persona. L'Italia è pienamente partecipe di questi sforzi, nella consapevolezza che la dimensione europea conferisce maggiore efficacia ad un interlocutore che voglia ingaggiare la Cina su argomenti così sensibili.
Da parte del Governo italiano non si mancherà di continuare a seguire con estrema attenzione la situazione dei diritti umani in Cina e si continuerà a svolgere, d'intesa con i partners comunitari, un'attiva opera di sensibilizzazione delle Autorità cinesi affinché diano segnali concreti e precisi del loro impegno a favore dei diritti umani.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Teksud di Caltagirone (Catania), impiegata nella produzione di filtri e raccordi in zinco, è a forte rischio di chiusura;
l'anno scorso la messa in mobilità di otto lavoratori ha permesso agli altri diciotto dipendenti della fabbrica di poter proseguire l'attività, mentre quest'anno la crisi sembra essere di impossibile soluzione;
la migliore delle ipotesi possibili sembra infatti essere rappresentata dalla cassa integrazione -:
se il Ministro interrogato, preso eventualmente atto della inevitabile chiusura della Teksud, ritenga opportuno adottare ogni iniziativa utile al fine di
garantire almeno la cassa integrazione ai diciotto dipendenti della Teksud, soluzione che consentirebbe alle rispettive diciotto famiglie di subire conseguenze meno disagevoli.
(4-17700)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in esame, dagli accertamenti effettuati dall'Assessorato regionale del lavoro della Regione Sicilia-Servizio ufficio provinciale del lavoro di Catania è emerso quanto segue.
L'Azienda Teksud di Caltagirone (Catania), in data 22 settembre 2005, ha comunicato la messa in liquidazione della società, trovandosi, pertanto, costretta a procedere ai licenziamenti collettivi per cessazione d'attività, con relativa dichiarazione di mobilità nei confronti di tutti gli addetti.
Le parti, rappresentate dalle organizzazioni sindacali di categoria e dal liquidatore della Società, dopo essersi incontrate in sede aziendale l'11 novembre 2005, e non avendo trovato soluzioni alternative al licenziamento, hanno chiesto l'intervento della Direzione provinciale del lavoro di Catania.
In data 21 dicembre 2005, presso la suddetta Direzione Provinciale le parti, come sopra costituite, hanno raggiunto un'intesa, concludendo positivamente la procedura attivata ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
GASPERONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un nuovo incidente mortale sul lavoro si è verificato nella provincia di Pesaro;
dai giornali locali si apprende che l'11 ottobre 2005 il signor Waldemar Cymbala, operaio polacco residente da dieci anni a Cattolica con la famiglia, si trovava sul tetto di un capannone, di proprietà della ditta Marè S.r.l. di Pesaro, per la manutenzione della copertura di eternit, quando un cedimento della stessa lo ha fatto precipitare all'interno del capannone, dopo un volo di 6-7 metri;
la dinamica dell'incidente non è stata ancora del tutto chiarita dal momento che nessuno dei compagni di lavoro del signor Cymbala ha assistito all'incidente essendosi assentati proprio in quel momento per recuperare del materiale;
la Magistratura ha aperto un'inchiesta sul caso;
tecnicamente il reato è omicidio colposo, anche se ancora sul registro degli indagati non risulta iscritto alcun nome -:
se intenda incrementare le misure di sostegno alle imprese per incentivare la prevenzione, anche attraverso la revisione degli strumenti legislativi, tale da rendere efficaci gli interventi contro gli infortuni, prescrivendo alle imprese obblighi maggiori di controllo e sanzioni per quei datori di lavoro che non rispettino le norme.
(4-17313)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, dagli accertamenti esperiti dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Pesaro e Urbino, in merito all'infortunio mortale sul lavoro, occorso il giorno 11 ottobre 2005, presso il laboratorio della ditta Marè S.r.l., nel quale è deceduto il lavoratore Cymbala Waldemar Wojciech, è emerso quanto segue.
Il giorno 11 ottobre 2005, il signor Cymbala si trovava sulla copertura del capannone, dove già da giorni erano in corso lavori di sistemazione della copertura di eternit, quando, a causa del cedimento di una lastra, precipitava da un'altezza di circa 7 metri.
Non è stato possibile acquisire elementi circa l'esatta dinamica dell'incidente, in quanto l'operaio, al momento dell'evento, si trovava da solo.
È stato accertato che a carico del responsabile della ditta Marè S.r.l., in qualità di committente, sono state contestate violazioni all'articolo 3 - commi 3, 4, 8 - del decreto legislativo n. 494 del 1996; mentre
al responsabile della ditta Evolution Edil S.n.c., alla quale erano stati affidati i lavori di normale manutenzione, sono state contestate violazioni al decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 1956.
Si rappresenta, infine, che sono in corso indagini, da parte della Magistratura, per stabilire l'esatta posizione occupazionale del lavoratore in questione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
ALBERTO GIORGETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da pochi mesi nel centro storico di Verona è stato attivato il sistema di controllo con telecamere per limitare l'accesso alla zona di traffico limitato della città;
tale sorveglianza è scattata senza una reale campagna informativa da parte del Comune di Verona, causando una serie inconsapevole di infrazioni a numerosi cittadini che oggi si vedono arrivare sanzioni per migliaia di euro;
è evidente come queste infrazioni siano state dettate esclusivamente dall'inconsapevolezza dell'attivazione del provvedimento limitativo di accesso alla cosiddetta ZTL perché altrimenti non si spiegherebbe il ricevimento di così tante contravvenzioni in capo alle medesime persone;
il Sindaco della città di Verona ha dichiarato di non essere disponibile a condonare le multe relative al primo periodo di avvio delle telecamere, sostenendo dunque che il pagamento non conoscerà facilitazioni di alcuna sorta -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro affinché il prefetto della città di Verona, competente per materia, possa prendere una decisione in autonomia rispetto a quanto già deciso dal Comune di Verona, valutando diemettere ordinanza di archiviazione degli atti esclusivamente per questa tranche di multe relativa al primo mese di avvio delle telecamere di controllo alla Zona di Traffico Limitato, a fronte dei ricorsi effettuati dai cittadini inconsapevolmente sanzionati.
(4-18835)
Risposta. - Da notizie acquisite tramite la competente Prefettura, risulta che il Comune di Verona con decreto sindacale del 12 aprile 2005, n. 33 ha regolamentato l'accessibilità delle zone a traffico limitato soggette a video controllo.
Lo stesso Sindaco ha precisato di aver provveduto, sin dal mese di maggio 2005 e prima dell'entrata in funzione del sistema di controllo con telecamere, a effettuare una adeguata campagna informativa.
Il Sindaco ha inoltre escluso ogni suo intervento in forma di autotutela, rinviando alle decisioni delle competenti Autorità.
Avverso i verbali redatti dal personale del Comando dei Vigili sino al mese di marzo 2006 risultano essere stati presentati 1500 ricorsi Urbani.
Le associazioni dei consumatori sono scese in campo a difesa dei cittadini colpiti dalle contravvenzioni, unitamente ad alcuni esponenti politici locali, i quali, in particolare, hanno invocato la competenza, del Dirigente, anziché del Sindaco, alla firma del provvedimento istitutivo della Ztl, motivo posto a sostegno di alcuni ricorsi presentati - al TAR del Veneto.
Sull'argomento la Prefettura di Verona ha recepito l'orientamento fornito dal Ministero dell'Interno, che ha ritenuto, a seguito di un apposito quesito formulato da un Comune della provincia di Cagliari, che «in assenza di esplicite disposizioni regolamentari o statutarie dell'ente in questione, in linea generale la competenza ad adottare ordinanze relative alla materia del traffico sia riconducibile al Sindaco, a meno che non si tratti di meri atti di esecuzione di pregressi provvedimenti di programmazione, ovvero di questioni strettamente legate alla manutenzione ed alla utilizzazione del suolo pubblico o a situazioni di provvisoria regolazione di circolazione motivate da esigenze temporanee».
Per quanto concerne i ricorsi presentati presso la Prefettura, risulta che, per una parte degli stessi (circa cinquanta), sono
state rilevate fondate motivazioni per poter procedere alla archiviazione, basata sulla mancanza dell'elemento soggettivo (mancata visibilità della cartellonistica), mentre per tutti gli altri si è ancora in attesa di completare l'iter istruttorio necessario per poter valutare, alla luce delle vigenti disposizioni del Codice della Strada, e secondo criteri di «equità» (come nel caso di un automobilista multato per essere passato sotto le telecamere un minuto dopo che era scattato il divieto), l'accoglibilità o meno dei ricorsi in questione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.
MINNITI, MEDURI, BOVA, OLIVERIO e MANCINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte di domenica 28 settembre ignoti hanno squarciato le gomme dell'auto privata del dottor Carlo Alberto Indellicati, capo dell'ufficio Gip presso il tribunale di Palmi, mentre era parcheggiata sotto l'abitazione del magistrato;
il grave gesto intimidatorio colpisce ad un tempo, il vertice di un delicato ufficio che ha competenza sulla Piana di Gioia Tauro e una persona, il dottor Indellicati che in qualità di giudice per le indagini preliminari, ha firmato provvedimenti di custodia cautelare a conclusione delle più importanti inchieste della procura di Palmi;
si tratta di un gesto niente affatto isolato, in quanto sono stati oggetto di analoghe intimidazioni il dottor Sebastiano Albanese - giudice delegato ai fallimenti presso il tribunale di Reggio e altri magistrati della Ddia, che non può pertanto essere assolutamente sottovalutato -:
come valuta il Ministro l'accaduto e quali misure intenda prendere per garantire la sicurezza a quanti sono impegnati nella dura battaglia per l'affermazione della legalità e in primo luogo ai magistrati, in un territorio così fortemente esposto alle pressioni e alle prevaricazioni della criminalità organizzata.
(4-07578)
Risposta. - Sono tuttora in corso le indagini per individuare gli autori dei gesti criminosi perpetrati il 12 agosto 2002, a Bova Marina (RC) e, il 28 settembre 2003, a Reggio Calabria, rispettivamente, ai danni delle autovetture del direttore Sebastiano Albanese, magistrato presso il tribunale fallimentare di Reggio Calabria e del dottor Carlo Alberto Indelicati, GIP dirigente presso il tribunale di Palmi (RC).
Entrambi gli episodi sono stati approfonditi in apposite riunioni del Comitato, provinciale per l'Ordine e la sicurezza pubblica, nel corso delle quali, a suo tempo, è stata disposta la misura di protezione della vigilanza generica radiocollegata presso le rispettive abitazioni delle vittime dei citati episodi delittuosi.
Nei confronti del dottor Indelicati sono tuttora vigenti adeguati dispositivi di protezione, mentre, in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia del 21 dicembre 2004, la misura è stata revocata nei confronti del dottor Albanese, non permanendo l'esposizione a rischio che ne aveva determinato l'adozione.
È stato, comunque, intensificato il dispositivo di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione di analoghi episodi delittuosi.
Sul piano generale, la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica in Calabria è seguita con la massima attenzione dal ministero dell'interno e dal suo titolare, l'onorevole Pisanu, il quale ha illustrato in Parlamento, pochi giorni dopo l'assassinio del vicepresidente del consiglio regionale calabrese, dottor Francesco Fortugno, il piano di interventi straordinari messo a punto per potenziare il sistema di sicurezza nella regione.
Dopo lo svolgimento di quel dibattito parlamentare, come è noto, il successivo 28 ottobre 2005, il Consiglio dei ministri ha affidato al prefetto Luigi De Sena, già vicecapo della polizia di Stato e vicedirettore della polizia criminale, l'incarico di prefetto di Reggio Calabria, anche al fine di coordinare tutte le attività di sicurezza
pubblica e di contrasto alla criminalità organizzata a livello regionale.
Il Consiglio dei ministri ha approvato, quindi, il piano di interventi straordinari contro la 'ndrangheta, che si sviluppa su linee di intervento che si ricorderanno in estrema sintesi.
La prima linea riguarda l'intensificazione dei dispositivi di sorveglianza e di controllo del territorio calabrese, con particolare riferimento alla Locride. A tale scopo, sono state già inviate in Calabria aliquote importanti di personale altamente specializzato della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della guardia di finanza.
La seconda linea di intervento è rivolta a rafforzare tutte le attività informative ed investigative, con specifico riferimento all'applicazione di misure di prevenzione personale e patrimoniale, con l'obiettivo di aggredire le ricchezze illecitamente costituite. A tal fine, è stata inviata in Calabria anche una squadra di investigatori della DIA, che potrà operare con speciali poteri di accesso e di accertamento presso banche ed altri istituti di intermediazione finanziaria.
L'attività di questa task force si rivolgerà anche al controllo degli appalti pubblici e dei cantieri. Notevole importanza viene attribuita alla confisca dei beni, che potrà sempre essere disposta in caso di condanna per reati di tipo mafioso, in base all'articolo 12 della legge n. 501 del 1994.
La terza linea di intervento è rivolta a sorvegliare tutte le operazioni antidroga che in Calabria, in Italia o in altre parti del mondo vedano coinvolti esponenti o complici della 'ndrangheta. A tal fine, sono state adottate anche decisioni per potenziare i collegamenti con le polizie straniere, specialmente con le agenzie investigative e antidroga degli Stati Uniti.
La quarta linea riguarda le misure rivolte a promuovere il massimo di sinergie tra le procure e gli altri uffici giudiziari.
Con la quinta linea di intervento si è deciso di potenziare ed orientare le forze dei servizi di informazione sul territorio calabrese.
La sesta linea di intervento mira, da un lato, alla tutela degli amministratori calabresi oggetto di intimidazioni violente e sistematiche, dall'altro, invece, a mettere sotto controllo le amministrazioni sospette di collusioni con la mafia o di inquinamento mafioso. Ciò consentirà di adottare le misure necessarie, prima tra tutte lo scioglimento straordinario delle amministrazioni che risultino inquinate.
Ad oggi risultano sciolti 12 comuni per infiltrazione mafiosa.
Per cinque di essi è ancora in corso la gestione commissariale, mentre sono stati annullati in sede giurisdizionale tre provvedimenti di scioglimento.
Sono stati altresì adottati sei provvedimenti di proroga della gestione commissariale.
Si sottolinea che le linee di azione del piano convergono tutte verso un solo obiettivo: l'affrancamento delle comunità locali e dei singoli cittadini dalla presenza criminale. Per raggiungerlo, serve la reazione di tutti a partire dai pubblici poteri: politica, magistratura e amministrazione.
Il ministero dell'interno e le forze dell'ordine lo stanno già facendo e continueranno a farlo con crescente impegno di uomini e mezzi.
A conferma della particolare e continua attenzione dello Stato alla Regione Calabria si è tenuta il 9 dicembre 2005 a Reggio Calabria la Conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza, presieduta dal Ministro dell'interno, onorevole Pisanu, e dedicata, in particolare, agli aspetti attuativi del piano di interventi straordinari in corso.
Durante la Conferenza sono stati anche analizzati e approfonditi i risultati del già citato «Programma Calabria» avviato nel luglio del 2004, e poi implementato nel corso del 2005. Tali interventi hanno già permesso di raggiungere risultati significativi. In particolare, dal 10 agosto 2004 al 31 ottobre 2005 sono state identificate 432.106 persone e controllati 248.078 veicoli; arrestate 4.785 persone e denunciate 36.979.
Tra questi, sono stati tratti in arresto 37 latitanti di notevole spessore criminale, di cui quattro inseriti nel «Programma speciale di ricerca dei 30 latitanti più pericolosi»
(l'ultimo dei quali, Vincenzo Iamonte, catturato il 30 luglio scorso), 5 inseriti nell'«Opuscolo dei 500» e 28 altri pericolosi latitanti. Sono state disarticolate: 23 associazioni di tipo mafioso, con la denuncia di 1.271 persone; 15 associazioni finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti, con la denuncia di 414 persone. Inoltre, in tutte le Province, si sono svolti incontri con i rappresentanti istituzionali e del tessuto produttivo in tema di estorsioni e di atti intimidatori nei confronti di pubblici amministratori ed imprenditori.
In tale settore, l'attività di contrasto svolta dalle forze di polizia ha consentito di individuare i responsabili di 250 episodi estorsivi sui 392 denunciati con la segnalazione all'Autorità giudiziaria di 528 persone.
Sono stati, altresì, irrogati 718 avvisi orali ed è stata proposta l'applicazione di 377 misure di prevenzione personali (dati aggiornati al 30 settembre 2005) e 19 patrimoniali (dato aggiornato al 6 dicembre 2005).
A testimonianza dell'impegno che il Governo, le forze dell'ordine e la, magistratura stanno profondendo incessantemente nella lotta alla 'ndrangheta, si ricorda la positiva conclusione della complessa operazione antimafia denominata «operazione Harem», eseguita dall'Arma dei carabinieri e dalle, polizie di diversi Paesi stranieri, coordinata dalla Procura nazionale antimafia e dalla Procura distrettuale di Catanzaro, in collaborazione con la magistratura albanese. L'attività investigativa ha inferto un duro colpo ad un'organizzazione italo-albanese dedita alla tratta degli esseri umani ed al traffico internazionale di stupefacenti e armi, facendo registrare 80 arresti ed il sequestro di notevoli quantitativi di droga operati in Calabria e in altre regioni italiane, nonché in Albania, Kosovo, Ucraina e Germania.
L'attenzione del Governo nella lotta alla criminalità organizzata in Calabria rimane alta.
Lo testimoniano le ulteriori importanti operazioni di polizia giudiziaria, le ultime delle quali compiute lo scorso 28 febbraio e il 10 marzo, rispettivamente dalla polizia di Stato e dall'Arma dei carabinieri, che hanno portato complessivamente all'arresto di 53 presunti affiliati alla cosca dei gaglianesi, per associazioni a delinquere di tipo mafioso finalizzata ad estorsioni, usura, traffico di armi e stupefacenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.
NARDINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno del cosiddetto «racket del pomodoro» è da anni diffuso nelle campagne del foggiano;
tale fenomeno consiste nello sfruttamento della manodopera di cittadini stranieri ad opera dei cosiddetti «caporali» che fungono da intermediari tra i proprietari dei campi coltivati e i clandestini a cui sottraggono quote consistenti di denaro quale compenso per averli collocati lavorativamente;
nel mese di agosto i Carabinieri di Foggia, impegnati in controlli in tutta la zona del foggiano, trovavano nelle campagne prospicienti il comune di Ortanova (Foggia) una tendopoli dove dormivano 90 cittadini polacchi e 15 cittadini slovacchi giunti nella Capitanata per la raccolta dei pomodori;
le condizioni igienico-sanitarie in cui vivevano i cittadini polacchi e slovacchi erano assolutamente inesistenti e il trattamento che ricevevano dai caporali rappresentava un violazione constante e continua dei diritti inalienabili dell'uomo;
la vicenda suddescritta produceva l'indignazione e la protesta del Governo polacco nei confronti del Governo italiano al punto che il console dell'ambasciata polacca a Roma, Anna Bednarek, e il ministro plenipotenziario, Janusz Ostrowski, chiedevano, sempre nel mese di agosto, all'Autorità di Governo di Foggia un incontro al fine di sapere quali iniziative si stavano
ponendo in essere per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e dello sfruttamento di manodopera nei confronti dei cittadini polacchi;
il reclutamento dei lavoratori avveniva con annunci pubblicati sui giornali nella loro patria -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per porre fine al cosiddetto fenomeno del «racket del pomodoro» che nel periodo della raccolta, ossia nel mese di agosto, trova la sua massima espressione;
qual è la frequenza con cui le forze dell'ordine avviano i controlli nelle campagna della Capitanata al fine di contrastare il fenomeno del «racket del pomodoro»;
quale ruolo ha e quali iniziative pone in essere l'Ispettorato del Lavoro della provincia di Foggia nel contrastare il fenomeno del «racket del pomodoro» e più in generale dello sfruttamento della manodopera nella Capitanata;
quale sia stato l'esito dell'incontro tra i rappresentanti del Governo polacco e il prefetto di Foggia;
se la polizia postale sia stata investita anch'essa della questione, di concerto con i colleghi polacchi, per ciò che attiene lo strumento utilizzato per il reclutamento di manodopera ossia la pubblicazione sui giornali polacchi.
(4-16540)
Risposta. - In data 19 agosto 2005, in seguito a una richiesta del Prefetto di Foggia, il servizio ispettivo della Direzione provinciale del lavoro di Foggia disponeva un intervento coordinato dal locale Comando provinciale dei Carabinieri da effettuarsi nelle campagne del comune di Orta Nova, dove erano stati denunciati casi del cosiddetto «racket del pomodoro» a danno di cittadini neo-comunitari di nazionalità polacca.
Nello stesso giorno, in un pseudo campeggio sito nel comune di Orta Nova alla località «Trionfello» - km. 3,00 della ex S.P. 161, venivano identificati n. 77 cittadini di nazionalità polacca e n. 15 cittadini di nazionalità slovacca.
I predetti venivano successivamente portati presso la Caserma dei Carabinieri di Orta Nova, dove venivano interrogati.
Sempre in data 19 agosto 2005, venivano rinvenuti e sequestrati molteplici documenti, dal cui esame è emerso che quattro aziende agricole locali hanno irregolarmente occupato alle proprie dipendenze la manodopera neo-comunitaria in questione.
Di ciò è stata informata la competente Autorità giudiziaria.
Inoltre, un cittadino di nazionalità polacca e i responsabili delle quattro aziende agricole utilizzatrici sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria per la violazione dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 276/03, per intermediazione non autorizzata di manodopera agricola neo-comunitaria, con l'aggravante dello sfruttamento di manodopera minorile.
Sono in corso ulteriori indagini per la precisa individuazione di altre due aziende agricole.
Si comunica, altresì, che il Servizio ispettivo della Direzione provinciale del lavoro di Foggia, ha disposto, come ogni anno, una generale attività di controllo nelle campagne, eseguita congiuntamente alle Forze dell'ordine, finalizzata al contrasto e alla repressione della occupazione illegale di manodopera, con particolare riferimento allo sfruttamento di cittadini neo-comunitari ed extracomunitari.
Nel periodo in esame, sono stati denunciati all'Autorità giudiziaria 36 imprenditori agricoli, per irregolare occupazione, fra l'altro, di 279 lavoratori stranieri, di cui 221 neo-comunitari (quasi tutti di nazionalità polacca).
Per dette violazioni sono state quantificate sanzioni penali per un importo complessivo di euro 1.395.000.
Sono stati contestati, altresì, numerosi illeciti amministrativi e recuperati contributi previdenziali per i periodi di lavoro non regolarizzati.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
PASETTO, ROSATO, CARBONELLA e TUCCILLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende da fonte sindacale il personale delle redazioni Rai del CCISS Viaggiare Informati e di Isoradio è in stato di agitazione ed ha proclamato ventiquattro ore di sciopero per il 5 agosto 2005;
le motivazioni dell'agitazione riguardano la mancata applicazione dei contratti giornalistici;
i lavoratori chiedono l'applicazione del contratto giornalistico e sono in questa campagna sostenuti dalla Federazione Nazionale della Stampa, dall'Associazione della Stampa Romana e dall'USIGRAI che avallano con vigore la rivendicazione: «fin qui la Rai ha fatto muro contro la richiesta di applicare il contratto giornalistico nelle due redazioni, dove lavorano numerosi professionisti che l'Ordine dei Giornalisti ha ammesso all'esame proprio per il carattere giornalistico dell'attività che svolgono in Rai»;
le maggiori associazioni italiane dei giornalisti sostengono l'iniziativa sindacale perché ne riconoscono l'importanza ai fini di una corretta informazione da offrire agli utenti della strada. Solo un giornalista, con regolare contratto, può garantire notizie svincolate da interessi di parte;
la particolarità del servizio fornito impone infatti il rispetto del codice deontologico giornalistico che, come noto, è fondato sul rispetto della verità sostanziale dei fatti. Ciò risulta di particolare importanza nei servizi di informazione sul traffico autostradale proprio perché la presenza di un monopolista privato - la società concessionaria di tratti autostradali - può essere in contrapposizione con una informazione che, per diversi motivi, può indurre gli automobilisti a lasciare l'autostrada con evidenti diminuzioni dei ricavi;
secondo l'interrogante un'informazione fatta da figure professionali non tutelate dal Contratto Giornalistico e dalla legge n. 63 del 1989 che istituisce l'Ordine dei Giornalisti è, ovviamente, gestibile ma non garantisce pienamente il rispetto della verità. L'applicazione di contratti dello spettacolo, così come avviene per il personale di Cciss e di Isoradio, non impone al lavoratore nessun obbligo di tipo deontologico e pertanto non garantisce il rispetto della verità sostanziale dei fatti;
anche le associazioni dei consumatori, hanno compreso l'importanza della protesta e, da quanto si apprende, si stanno adoperando per tutelare gli utenti della strada;
riconoscere l'applicazione del contratto giornalistico ai dipendenti Rai che lavorano al CCISS Viaggiare Informati e ad Isoradio appare, agli scriventi, un atto di buon senso che va a vantaggio dell'informazione di tutti -:
quali iniziative intenda adottare per migliorare il servizio di informazione previsto per gli utenti della strada;
quali iniziative intenda altresì assumere a tutela dei giornalisti del CCISS Viaggiare Informati e di Isoradio.
(4-16265)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma è emerso quanto segue.
Le rubriche radiotelevisive di Isoradio e CCIS Viaggiare Informati sono inserite nella «Direzione canali di pubblica utilità e innovativi» della divisione radiofonica, per divulgare informazioni sulla viabilità e sulla sicurezza stradale.
Il Canale Isoradio si colloca, all'interno della propria giornata editoriale, al seguito delle altre tre reti RAI e nasce da un contratto con la società Autostrade per l'Italia che fornisce le informazioni di viabilità e traffico.
Il CCIS (Centro di coordinamento informazione e sicurezza stradale) divulga le informazioni segnalate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dall'ANAS, dall'ACI e dalla società Autostrade per l'Italia
in tutti i collegamenti con telegiornali e radiogiornali delle testate della RAI; in collegamenti informativi ogni mezz'ora sulla testata all-new di RAI News 24, in collegamenti in diretta con Leonardo, Rai tre anche in analogico terrestre.
Direttore della predetta Divisione Canali di Pubblica Utilità è il Dott. Riccardo Berti giornalista, il cui rapporto di lavoro è disciplinato secondo le norme del contratto dei giornalisti.
Gli altri lavoratori occupati presso la redazione, composta da 14 lavoratori, di cui 10 con titolo di giornalisti, 2 pubblicisti e 2 programmisti registi, rivestono quest'ultima qualifica professionale ad eccezione della signora Mariù Safier cui è stato rinnovato il contratto a seguito di sentenza della Corte di Appello di Roma, che ha riconosciuto l'attività di natura giornalistica svolta dalla predetta sin dal 24 novembre 1992.
Altri tre giudizi pendono dinanzi al Tribunale di Roma - sezione lavoro, che in prima istanza ha riconosciuto ai ricorrenti Galli Ermanno, Sampalmini Colomba e Nunziata Renato il diritto al trattamento economico e normativo di praticante redattore.
Ciò nonostante, la RAI continua a sostenere l'inapplicabilità del contratto di lavoro giornalistico al personale occupato presso il CCIS e ISORADIO, con una duplice argomentazione.
Sotto il profilo organizzativo l'attività del personale interessato non può essere ritenuta di natura giornalistica in quanto non svolta presso una testata giornalistica registrata.
Con riferimento, poi, alle mansioni in concreto svolte, la RAI sostiene che per tale personale non risultano integrati i presupposti per l'applicazione del contratto giornalistico, in quanto il prodotto proposto agli utenti consisterebbe in comunicati di servizio sul traffico e sulla viabilità; dove non è rinvenibile un apporto personale significativo in termini di elaborazione sia rispetto ai contenuti che al commento, al taglio e all'impostazione proprie dell'attività giornalistica.
Essi, al contrario, sarebbero riconducibili al profilo professionale del programmista regista, figura prevista solo dal contratto integrativo aziendale e non da quello nazionale per i dipendenti di emittenti radiotelevisive private.
Nonostante tali considerazioni, l'ordine dei giornalisti ha riconosciuto come pratica giornalistica quella svolta dai programmisti registi presso le redazioni del CCIS-ISORADIO, iscrivendoli nell'apposito registro dei praticanti per sostenere la prova di idoneità professionale di cui all'articolo 32 della legge n. 69/1963 sull'ordinamento della professione.
Al riguardo si ritiene, infine, di osservare come la suprema Corte di Cassazione con vari pronunciamenti, cui si sono ispirati i giudici di merito nelle cause intentate dai ricorrenti programmisti-registi, si è espressa nel senso che è irrilevante la circostanza che le trasmissioni cui partecipano i lavoratori in questione non siano registrate come testate giornalistiche, in quanto l'attività giornalistica può essere svolta non solo nei telegiornali o nei radiogiornali ma anche in «programmi sicuramente comparabili».
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
PECORARO SCANIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 6 febbraio 2006 a Roma in via Caroncini, nel quartiere Parioli, sedici cittadini afgani dormono per strada e rifiutano di mangiare per sollecitare l'asilo politico dall'Italia;
queste persone sono perseguitati politici, e vivono in Italia dal 2002 senza casa, né lavoro e mangiando alla Caritas;
tornando nel loro paese, troverebbero la pena capitale -:
se il Ministro non reputi di intervenire immediatamente per sbloccare questa situazione drammatica e per esaminare
l'eventualità di concessione dell'asilo politico.
(4-19946)
Risposta. - Lo scorso 9 febbraio l'UNHCR (United Nations High Commission for Refuges) ha rappresentato alla Commissione nazionale per il diritto d'asilo la situazione di 16 richiedenti asilo provenienti dall'Afganistan, che avevano iniziato uno sciopero della fame davanti alla sede dell'UNHCR stessa. Tra di essi, due erano ancora in attesa di essere convocati dalla Sezione Stralcio, mentre 9 avevano ricevuto un diniego dalla ex Commissione centrale per il Riconoscimento dello Status di Rifugiato e 5 erano stati oggetto di analoga decisione negativa dalla Commissione territoriale di Foggia.
Si rappresenta al riguardo che le istanze dei suddetti cittadini afgani sono state tempestivamente riesaminate rispettivamente dalla Commissione nazionale e da quella di Foggia e a 13 di essi è stata accordata la protezione umanitaria, mentre ne confronti di uno la Commissione di Foggia ha ritenuto opportuno procedere ad una nuova convocazione per ulteriori approfondimenti. Infine, la Sezione stralcio ha disposto per i prossimi giorni la convocazione dei due cittadini afgani per i quali competente.
Oltre a quanto sopra esposto, si ritiene opportuno ricordare, con riferimento all'attuale situazione politica dell'Afghanistan, che il Paese appare avviato sulla via della democratizzazione, con lo svolgimento di libere elezioni presidenziali nell'ottobre 2004 e parlamentari nel settembre 2005. Il Parlamento, insediatosi nel dicembre 2005, include realtà molto variegate (dagli ex talebani perdonati da Karzai agli ex comunisti), che godono di uguale libertà di parola. Non risultano condanne a morte, né casi di persone imprigionate o perseguitate per motivi politici; i rari processi per motivi di opinione riguardano casi di presunta blasfemia e sono peraltro stati seguiti con particolare attenzione dall'Unione Europea.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
Telecom Italia spa ha ceduto, nel 2002, alla Newco Savarent (gruppo Fiat) 143 lavoratori con la commessa di leasing per le autovetture;
successivamente, la stessa Savarent ha ceduto a Targa fleet management commessa e lavoratori;
nel maggio dello stesso anno l'azienda Targa fleet management ha dichiarato di voler ricorrere alla mobilità per 56 lavoratori, vale a dire oltre il 38 per cento, a seguito del ridimensionamento della commessa Telecom (circa 1.000 autovetture in meno) -:
se il Ministro intenda intervenire per evitare che i lavoratori di cui sopra siano posti in mobilità.
(4-11493)
Risposta. - Nel mese di marzo del 2002, la Soc. Savarent Fleet Services S.r.l. ha acquisito dalla Soc. Telecom Italia S.p.A. il ramo d'azienda preposto alla gestione del parco autoveicoli, unitamente al relativo personale addetto.
Nel mese di giugno 2002 la Soc. Telecom Italia S.p.A. ha stipulato il contratto per la gestione degli autoveicoli con la Soc. Leasy S.p.A. e, nel contempo, quest'ultima ha affidato alla Soc. Savarent Fleet Services S.r.l. la gestione dei servizi connessi al predetto contratto principale.
Nel mese di novembre 2002 la Soc. Savarent S.p.A. ha ceduto le quote societarie di Savarent Fleet Services S.r.l. alla Soc. Targasys S.r.l., realizzando, altresì, il mutamento della destinazione societaria in Targa Fleet Management S.r.l.
Si rappresenta, inoltre, che nel 2003 la Targasys, fino ad allora azionista unica di Targa Fleet Management, è stata acquisita al 50 per cento da Aci Italia S.p.A. (nel 2004 tale partecipazione è aumentata al 60 per cento.
L'attività principale di Targa Fleet Management S.r.l., pertanto, ha ad oggetto la
gestione, in nome e per conto della Soc. Leasy S.p.A., dei servizi che ineriscono l'autoparco ad uso della Soc. Telecom Italia.
La Società Targa Fleet Management ha sede legale in Torino, la direzione operativa a Roma e ulteriori 15 sedi operative nell'ambito del territorio nazionale.
Ciò premesso, a seguito delle modifiche contrattuali in senso restrittivo ad opera del cliente Telecom, la società in oggetto ha iniziato, in data 30 settembre 2004, una procedura di riduzione del personale ai sensi della legge n. 223 del 1991 per n. 56 unità, su un organico complessivo di 143 unità.
Le predette restrizioni contrattuali predisposte da Telecom consistono, principalmente, in una riduzione del parco di circa 4.000 veicoli, una mancata sostituzione di circa 200 veicoli, nonché una riduzione del 5 per cento circa del canone medio per ciascuna vettura.
Preso atto del mancato accordo in sede sindacale, in data 15 dicembre 2004, è stato stipulato, presso questo Ministero, un accordo per il collocamento in mobilità di n. 43 unità.
Detta procedura si è conclusa in data 15 settembre 2005.
La Società Targa Fleet Management S.r.l. continua a lavorare, principalmente, sulla commessa proveniente da Telecom, che costituisce circa il 90 per cento del suo fatturato. L'organico aziendale attuale è di n. 100 unità, di cui n. 99 a tempo indeterminato e n. 1 apprendista, assunti con il CCNL delle Telecomunicazioni e distribuiti su tutto il territorio nazionale.
La conflittualità all'interno della Società rimane alta, anche perché la TFM S.r.l. ha manifestato la propria volontà di modificare il CCNL applicato, passando da quello delle Telecomunicazioni a quello dell'Autonoleggio.
Anche a seguito della manifestazione di tali intenzioni, i lavoratori hanno scioperato il 17 novembre 2005.
Si fa presente, infine, che la Società ha chiuso il bilancio, al 31 dicembre 2004, con un utile di esercizio di euro 23.875.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
PISA, DEIANA e CALZOLAIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo Italiano ha contribuito, nel quadro di un progetto sostenuto dalle Nazioni Unite di ricostruzione del sistema giudiziario in Afghanistan, alla ristrutturazione del carcere di Pol-e Charki in Kabul con un finanziamento di circa un milione di dollari;
la ristrutturazione del carcere, è stata richiesta dal programma Onu per la lotta alla droga e al crimine «Unodc» con la finalità di adeguare il carcere agli standard minimi internazionali sul trattamento dei detenuti e per le stesse finalità è stata giustificata anche nella documentazione approvata dal Ministero degli Esteri italiano;
fonti di stampa internazionali riferiscono ora della intenzione degli Usa di utilizzare il penitenziario di Pol-e Charki come carcere di massima sicurezza per trasferirvi i prigionieri di origine afghana ora detenuti a Guantanamo che furono nel 2001 arrestati come «nemici combattenti» e tenuti prigionieri in quella base navale americana dopo aver rifiutato loro i diritti riconosciuti delle convenzioni di Ginevra sui prigionieri di guerra;
preoccupazione in merito al prossimo utilizzo della struttura di Pol-e Charki e a possibili violazioni dei diritti umani e dei trattati internazionali è stata espressa recentemente anche dall'autorevole associazione Human Rigths Watch -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro, sia in sede Onu sia nei rapporti con i governi interessati e in primo luogo con l'amministrazione statunitense, per garantire che le finalità che hanno giustificato il nostro sostegno anche economico all'opera di ristrutturazione della struttura penitenziaria di Pol-e Charki siano pienamente rispettate consentendone un uso conforme alle norme sul trattamento dei detenuti e al diritto internazionale.
(4-19603)
Risposta. - L'Italia ha dato 5 milioni di dollari all'UNODC (United Nations Organization on Drug and Crime) per un progetto di ricostruzione e restauro delle carceri in Afghanistan, alfine di adeguarle agli standard minimi internazionali sul trattamento dei detenuti. Parte di tale contributo è stato utilizzato proprio per il restauro di alcune strutture di un'ala del carcere di Pol e Charki; sono stati rimessi in ordine il sistema idrico, la fossa asettica, l'infermeria e le cucine, ed è stata allestita una scuola di falegnameria.
Non risulta, tuttavia, come riferisce la nostra Ambasciata a Washington, che l'Amministrazione americana abbia manifestato qualche intenzione di utilizzare i suddetti fondi italiani, ai fini dell'eventuale trasferimento in carceri afghane di detenuti provenienti da Guantanamo. Lo stesso Dipartimento di Stato americano ha confermato, inoltre, che i trasferimenti di prigionieri in Afghanistan vengono concordati bilateralmente con il governo afghano, essendo i centri di detenzione di detto Paese sottoposti alla sovranità di Kabul.
Risulta invece che altri lavori di ristrutturazione sono in corso in una diversa ala dello stesso carcere da parte di altri paesi donatori, ma non se ne conoscono le finalità.
È comunque da rilevare che ogni decisione in merito a lavori di ristrutturazione, ancorché finanziati da donatori internazionali, deve essere richiesta e approvata dalle autorità afghane.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
PISAPIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
da circa due mesi, le lavoratrici e i lavoratori della Coin, dopo aver anche effettuato 120 ore di sciopero, stanno cercando di evitare il licenziamento di 37 impiegate nel negozio di piazzale Loreto a Milano;
risulta all'interrogante che la direzione Coin, ai fini di una ricollocazione delle 37 lavoratrici, avrebbe imposto come condizione la modifica unilaterale degli orari di lavoro e l'adesione obbligata al lavoro domenicale;
i lavoratori e le lavoratrici della Coin, in questi mesi di trattativa, hanno avanzato diverse proposte alla controparte aziendale, individuando soluzioni ragionevoli di mediazione tra le esigenze del personale e gli orari di lavoro che la Coin sta cercando di imporre;
tutte le proposte dei lavoratori sono state costantemente respinte dalla direzione Coin e, per evitare il licenziamento, i lavoratori e le lavoratrici sarebbero costretti a sottostare a condizioni, inique e ingiustificate, imposte dalla direzione aziendale in contrasto non solo con la legge 300 del 1970, ma anche con i principi costituzionali;
di fronte alla totale chiusura, da parte aziendale, rispetto a ogni soluzione ragionevole prospettata dalle lavoratrici Coin e dalle organizzazioni sindacali tese a contemperare le esigenze personali e familiari dei dipendenti e gli orari di lavoro, diventa improcrastinabile un intervento del Ministro del lavoro e delle politiche sociali finalizzato a trovare una soluzione che eviti il licenziamento di 37 lavoratrici -:
quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati sui fatti riferiti in premessa;
quali iniziative il Ministro del lavoro intenda porre in essere per evitare i licenziamenti menzionati e, in particolare, se intenda convocare al più presto le parti sociali per trovare una soluzione alla delicata situazione che stanno affrontando i lavoratori e le lavoratrici della Coin.
(4-16993)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, dalle notizie assunte dalla Direzione provinciale del lavoro di Milano, presso l'Associazione di rappresentanza Unione del Commercio di
Mestre e presso i sindacati di categoria, è emerso quanto segue.
Ogni contenzioso tra la Coin e i lavoratori è stato chiuso e le varie problematiche lavorative esistenti (licenziamenti, turni, orari di lavoro) hanno trovato soluzione e sono state completamente definite nell'ultimo accordo del 17 dicembre 2005.
Nei mesi precedenti, sono stati sottoscritti accordi, per le singole filiali di Milano.
Per quanto riguarda, in particolare, la vertenza relativa al negozio di Piazzale Loreto, si fa presente che la stessa si è conclusa con l'accordo del 19 ottobre 2005, con soddisfazione di tutte le parti interessate.
I lavoratori del negozio non saranno licenziati né messi in Cassa integrazione.
Si comunica, infine, che il negozio di Piazzale Loreto è rimasto chiuso, per vari lavori di ristrutturazione, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2006 ed i suoi dipendenti, in detto periodo, hanno prestato servizio nelle altre strutture cittadine.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
PISTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le lavoratrici ed i lavoratori alle dipendenze del gruppo Tosinvest Sanità S.p.a., società che opera nel campo della sanità privata e che vanta diverse decine di strutture sanitarie accreditate, e quindi finanziate dal SSN, su tutto il territorio nazionale, con prevalenza nella regione Lazio, a tutt'oggi si vedono negare dalla Dirigenza del Gruppo il diritto all'adeguamento dei loro salari al CCNL, della sanità privata sottoscritto dalle associazioni datoriali AIOP e ARIS e dalle organizzazioni sindacali il 19 gennaio 2005, firmato dopo tre anni di attesa e, di conseguenza, già scaduto il 1 gennaio 2005;
la direzione dell'azienda ha, infatti, comunicato alle rappresentanze sindacali che la Tosinvest ha deciso, unilateralmente, di non adeguare gli stipendi del personale del gruppo al nuovo contratto collettivo nazionale;
di conseguenza, i dipendenti del gruppo non percepiranno in busta paga gli aumenti tabellari, né hanno alcuna certezza rispetto agli arretrati da percepire;
conseguentemente a tale grave atteggiamento dell'azienda, le organizzazioni sindacali hanno indetto lo stato di agitazione e denunciato tale situazione alla ASL ed ai vari uffici della regione Lazio senza avere alcuna risposta in merito -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori interessati, nell'intento di individuare, insieme alle parti, soluzioni capaci di sbloccare la situazione in oggetto, permettendo agli stessi lavoratori di vedersi riconosciuto il loro giusto e sacrosanto diritto, e affinché venga ristabilito all'interno dell'azienda un clima rispettoso dei diritti e della dignità dei lavoratori.
(4-13909)
Risposta. - Nel corso degli accertamenti svolti dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma, la S.p.A. Tosinvest Sanità ha esibito i verbali di accordo intervenuti con le 00.SS. aziendali, distintamente per ogni struttura aziendale operante nell'ambito della Regione Lazio, con inizio 10 maggio 2005.
Dai predetti verbali si rileva la difficoltà a procedere al pagamento degli arretrati derivanti dagli aumenti retributivi previsti dal C.C.N.L. della Sanità privata, a causa del mancato adeguamento, da parte della Regione Lazio, delle tariffe per prestazioni sanitarie di riabilitazione e di lungodegenza medica.
Per tali motivi è stato concordato, per le varie sedi, un pagamento rateale a decorrere dal mese di maggio 2005, con le modalità previste dai singoli accordi.
Si fa presente, inoltre, che nei citati accordi la Società fornisce assicurazione di
aver dato integrale applicazione al vigente C.C.N.L. per la parte relativa agli aumenti retributivi.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
POLLEDRI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa pubblicate su Il Sole 24 Ore del 7 dicembre 2005 risulta che almeno uno dei soggetti che avevano concorso per l'aggiudicazione della PARMATOUR, e precisamente il Gruppo Alberghiero Soglia, abbia impugnato la procedura di vendita dinanzi al TAR del Lazio;
il citato articolo di stampa riporta che il Gruppo Alberghiero Soglia ha promosso l'azione giudiziaria contestando la violazione di alcuni dei punti fondamentali delle condizioni previste per l'aggiudicazione;
più dettagliatamente sembra che il Gruppo Alberghiero Soglia contesti al dottor Bondi ed alla cordata acquirente «Aurum-Grandi Viaggi», di aver violato l'impegno di mantenere i posti di lavoro e la sede di Parma;
il documento presentato ai sindacati dei lavoratori PARMATOUR, sottoscritto dal dottor Bondi e dagli acquirenti «Aurum-Grandi Viaggi», prevede che dei 192 dipendenti «venduti» al gruppo Aurum solo 3 saranno confermati, mentre i restanti 189 dipendenti sono destinati alla cassa integrazione -:
se quanto sopra riferito corrisponda al vero e, in caso di risposta affermativa, se e quali misure intendano adottare per evitare la cassa integrazione ai 189 dipendenti;
se corrisponda, altresì, al vero l'esistenza di altri potenziali acquirenti di PARMATOUR disposti a garantire il mantenimento della sede a Parma e la conservazione dei posti di lavoro per tutti i dipendenti.
(4-18853)
Risposta. - A seguito delle trattative svoltesi presso il Ministero delle attività produttive, per l'aggiudicazione della Parmatour è stata bandita apposita gara dal Commissario straordinario Dr. Bondi.
La gara è stata aggiudicata a due società: Aurum di Napoli e Grandi Viaggi di Milano, riunite in associazione temporanea. La Grande Viaggi si è impegnata, tra le altre cose, ad assumere n. 86 lavoratori mentre l'Aurum ha preso l'impegno per l'assunzione di n. 192 lavoratori.
Dopo l'aggiudicazione della gara si è reso necessario l'accordo sindacale, in quanto tutti i dipendenti di Parmatour dovevano essere divisi fra le due società acquirenti, mentre una parte rimaneva a carico della Gestione commissariale, poi destinati alla CIGS e mobilità.
Il decreto legislativo n. 270 del 1998 (Prodi-bis) prevede che, qualora non tutti i lavoratori della gestione straordinaria siano assunti dagli acquirenti, occorra un accordo sindacale.
Tale accordo è stato raggiunto al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 3 novembre 2005.
In data 15 dicembre 2005 il Commissario straordinario ed i rappresentanti di Aurum e Grandi Viaggi hanno firmato il contratto di compravendita per il passaggio dei due rami di azienda di Parmatour alle citate imprese.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori di Parma hanno fatto notare che, solo ad accordo raggiunto con l'acquirente, il Dr. Bondi ha provveduto ad informare le medesime dei contenuti dello stesso e che l'intervento delle organizzazioni sindacali sarebbe risultato vincolante esclusivamente nella destinazione dei dipendenti alle due nuove società.
Allo stato attuale, pertanto, dalle notizie che è stato possibile acquisire, le due società acquirenti starebbero assumendo personale, già in forza alla Parmatour, in numero non quantificabile.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
PROVERA e NARDINI. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, recante «Riforma dell'organizzazione di Governo, a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59», ha previsto il trasferimento al Ministero delle attività produttive della promozione e della vigilanza sulle società cooperative, sottraendole al Ministero del lavoro, che svolgeva tali funzioni da oltre cinquant'anni;
la finalità del transito di funzioni trae origine dal progetto del riordino dell'amministrazione periferica statale mediante l'attribuzione alle prefetture di una serie di competenze sino ad allora espletate dagli uffici periferici del Ministero del lavoro e del Ministero della sanità; le prefetture sarebbero state riorganizzate in «Uffici territoriali di Governo-UTG» e avrebbero costituito, a livello territoriale il fulcro del nuovo modello burocratico;
nel 2001 tramontata l'ipotesi di riordino organizzativo-funzionale sopra descritta a causa del rinnovo della legislatura avvenuta nel maggio 2001, è stato pubblicato della Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2001, approvato dal precedente esecutivo;
il citato decreto, emanato in attuazione del decreto legislativo n. 300 del 1999 menzionato, ha incardinato la Direzione generale della cooperazione di Roma nel Ministero delle attività produttive, trasferendo a tale dicastero, ex officio ed in blocco, circa 130 unità di personale dell'ex Direzione generale della cooperazione del Ministero del lavoro, compresi il direttore generale (dottor Nicola di Iorio), i dirigenti, i funzionari e numerosi impiegati, ma nulla innovando nel rapporto di subordinazione gerarchica instaurato nei confronti dei revisori ministeriali, che sono rimasti dipendenti delle Direzioni provinciali e regionali del lavoro;
come conseguenza, il «vertice» della cooperazione ministeriale oggi dipende dal Ministero delle attività produttive, mentre la «base», cioè il personale amministrativo che lavora all'interno degli Uffici periferici ed i revisori, appartengono al Ministero del lavoro;
avendo il Ministero del lavoro perso la titolarità della funzione in materia cooperativa, per assicurare la continuità nello svolgimento delle attività amministrative connesse, il 30 novembre 2001 il Ministero delle attività produttive ha sottoscritto con il Ministero del lavoro una convenzione nella quale vengono disciplinati i complessi rapporti intercorrenti fra i due Ministeri, in quanto il Ministero delle attività produttive non dispone di personale sul territorio assegnato alla vigilanza ed alla produzione cooperativa;
il raggiungimento della piena operatività da parte degli Uffici territoriali di Governo avrebbe segnato il termine di validità della convenzione suddetta, con la devoluzione, da parte degli uffici del lavoro, delle competenze residue in materia di cooperazione alle suddette strutture del Ministero dell'interno;
gli eventi successivi si sono svolti diversamente e hanno determinato la fine del progetto politico originario ed il tramonto delle Prefetture-UTG;
dal 2001, nonostante la convenzione sottoscritta dal Ministero delle attività produttive e dal Ministero del lavoro al fine della prosecuzione nello svolgimento delle attività in materia cooperativa, i rapporti fra i due Dicasteri si sarebbero progressivamente deteriorati, provocando talune devastanti conseguenze;
giova evidenziare il declassamento della funzione di promozione e di vigilanza cooperativa in quanto non istituzionale per il Ministero del lavoro, essendo stata espunta tale competenza da quelle assegnate alle Direzioni generali del suddetto Ministero. Ne deriva l'obiezione, mossa in sede locale, di eccessiva onerosità dei compiti in tema di cooperazione per la
Direzione del lavoro, le quali devono pur sempre riservare un contingente di personale al back-office ed alla vigilanza straordinaria, nonostante tali attività non rientrino più fra quelle istituzionalmente assegnate al Ministero del lavoro;
si sono registrati discontinuità e ritardi nel flusso informativo dal centro alla periferia. Dal 2001 tutte le leggi, le circolari e le istruzioni operative emanate dal Ministero delle attività produttive devono essere trasmesse alla Direzione generale delle risorse umane del Ministero del lavoro per il successivo inoltro alle Direzioni regionali e provinciali del lavoro;
questo doppio passaggio non agevola la tempestività delle comunicazioni, che pervengono in ritardo agli uffici periferici, oppure non pervengono affatto, come è anche recentemente avvenuto per il complesso di importanti disposizioni emanate dal Ministero delle attività produttive nel dicembre 2004, finalizzate proprio al rilancio dell'attività ispettiva nel biennio in corso, 2005-2006;
fra l'altro, tali disposizioni comprendevano i nuovi modelli del verbale di revisione e di diffida in vigore dal 1 gennaio 2005, le certificazioni attestanti la mutualità prevalente, il decreto ministeriale 6 dicembre 2004 e tutte le dettagliate istruzioni applicative, compresi i compensi per i revisori;
quanto sopra ha determinato, altresì un'interruzione nell'aggiornamento del personale (amministrativo e revisori) del Ministero del lavoro assegnato alla cooperazione. I corsi finanziati dal Ministero delle attività produttive sono in numero troppo esiguo rispetto al personale adibito all'attività di vigilanza; in genere, sono assegnati alla partecipazione ai corsi di aggiornamento prevalentemente i funzionari di area C, con l'esclusione della maggior parte di personale, di area B, sul quale grava il maggiore carico di lavoro, sia ispettivo, sia amministrativo;
ad esempio, in Emilia Romagna soltanto 1/5 circa degli attuali 50 revisori in servizio attivo, nel biennio 2003-2004, è stato designato dal proprio ufficio di appartenenza a frequentare almeno un corso di aggiornamento organizzato dall'Istituto Luzzatti di Roma. Giova evidenziare che le Centrali operative dall'inizio del precedente biennio formano ed assistono i propri revisori con seminari pressoché mensili, svolti a livello regionale, ed approfondimenti sulle tematiche di settore, prima fra tutte le innovazioni giuridiche apportate dalla riforma del diritto societario;
a prescindere dalla preferenza da accordare o al Ministero del lavoro, che vanta una consolidata tradizione di settore e dispone del personale qualificato, ovvero al Ministero delle attività produttive, al quale sono attualmente riconducibili le banche dati informatizzate dalle società cooperative e l'Albo di cui al decreto ministeriale 23 giugno 2004 istituito presso le camere di commercio, resta comunque da salvaguardare il patrimonio primario rappresentato dalla professionalità del personale addetto alle revisioni ed ai compiti amministrativi;
giova ricordare che l'articolo 15 della legge 31 gennaio 1992, n. 59, recante «Nuove norme in materia di società cooperative» - rimasto inattuato -, al comma 6 ha previsto addirittura l'istituzione di un ruolo dei revisori di società cooperative, intendendo così sancire il carattere di assoluta specificità assegnata alla vigilanza cooperativa, nettamente distinto, per poteri, caratteri e finalità, dalla consueta «ispezione del lavoro»;
nonostante il decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, abbia scisso l'unitarietà della figura dell'addetto alla vigilanza nel revisore - adibito soltanto alle ispezioni ordinarie - e nell'ispettore - adibito alle ispezioni ordinarie ed anche straordinarie - inducendo l'erronea convinzione che il revisore non sia altro che un ispettore di seconda categoria, il revisore/ispettore è, in genere, una persona laureata in giurisprudenza o in economia e commercio, esperta in diritto cooperativo,
la cui professionalità ed esperienza andrebbero come tali valorizzate e remunerate -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte a ricomporre in un unico Ministero la titolarità della funzione promozionale e di vigilanza sulle società cooperative ed il personale abilitato a svolgerla.
(4-19636)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, concernente l'attività di vigilanza sulle società cooperative (di competenza del Ministero delle attività produttive) e le questioni connesse all'utilizzazione del personale ispettivo delle Direzioni provinciali del lavoro, dipendente gerarchicamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nel far presente che le questioni sollevate coinvolgono, evidentemente, anche il citato Dicastero, si precisa quanto segue.
In data 1o febbraio 2006, fra la Direzione generale per gli Enti cooperativi (DGEC) del Ministero delle attività produttive e la Direzione generale delle Risorse umane del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è stato sottoscritto un protocollo d'intesa, che definisce i rapporti fra le due Amministrazioni per quanto riguarda l'attività di vigilanza sulle cooperative e l'utilizzazione del personale ispettivo delle Direzioni provinciali del lavoro, dopo una lunga vicenda e le trattative conseguenti ad una convenzione del 30 novembre 2001, che ha regolamentato in via transitoria la questione.
In base a tale protocollo d'intesa, il regime transitorio, definito nella precedente convenzione del 2001, che ha consentito il proseguimento di tutta l'attività di vigilanza attraverso le DPL, proseguirà, per quanto riguarda le revisioni ordinarie, fino al 30 giugno 2006. A partire da tale data l'attività farà capo anche dal punto di vista organizzativo e per l'assegnazione e la gestione degli incarichi alla DGEC, che potrà avvalersi anche degli ispettori delle DPL.
Per quanto riguarda le ispezioni straordinarie, già a partire dal corrente mese di marzo gli incarichi saranno affidati agli ispettori delle DPL direttamente dalla DGEC, anziché dalle DPL stesse, con snellimento delle procedure e con maggiore efficienza.
Si deve inoltre precisare, riguardo al tema della valorizzazione delle professionalità coinvolte nella questione, che il decreto legislativo n. 220 del 2002 non ha in alcun modo scisso la «figura dell'addetto alla vigilanza», ma ha semplicemente distinto l'attività di revisione cooperativa (ordinaria) dall'attività di vigilanza straordinaria; fermo restando che gli ispettori dell'amministrazione centrale e periferica sono utilizzati e svolgono indistintamente entrambe le attività, differenziate soltanto sotto un profilo funzionale, quindi, non esistono due categorie di ispettori.
Appare utile, infine, evidenziare che il MAP-DGEC ha concluso pochi mesi fa due corsi di formazione per ispettori di società cooperative, che sono stati dedicati, per la prima volta, a personale dell'Amministrazione centrale e periferica del MAP stesso. Ciò, perché si ritiene necessario che anche l'Amministrazione titolare della funzione possa disporre di un nucleo di ispettori per lo svolgimento di un'attività istituzionale di fondamentale importanza. Infatti, un analogo progetto per formare ulteriori ispettori del MAP è in programmazione per il corrente anno.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.
RICCIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società La Castellina S.p.A. gestisce l'imbottigliamento dell'acqua oligominerale proveniente dalle sorgenti site nel Comune di Castelpizzuto (Isernia);
lo scorso anno è stata rilevata dalla Colella Holding, attraverso l'acquisto della maggioranza assoluta delle azioni (pare il 74 per cento), che ha assunto la presidenza con il signor Colella Camillo; la
Castellina aveva in quel momento diciannove dipendenti;
a fine luglio del 2004 venivano costituite due società, entrambe con amministratore unico il signor Pernolino Francesco, cognato del Colella: la I.C.C. (Impresa costruzioni Colella) a r.l. impresa edile con sede legale in Roma, via Giovanni Amendola, 46, e con sede secondaria in Isernia; e la «Qualità molisane a r.l.», con sede in Monteroduni - S.S. n. 85 presso lo stabilimento ex GTR;
pochi giorni dopo, in agosto, i 19 lavoratori della CASTELLINA S.p.A. venivano licenziati per un presunto stato di crisi della azienda; a seguito di ricorso avanti alla Magistratura, essi venivano reintegrati;
in data 15 novembre 2004 veniva avviata la procedura di cassa integrazione straordinaria nei confronti dei 19;
nonostante lo «stato di crisi» con determinazione dirigenziale n. 46 dell'11 aprile 2005 la regione Molise autorizzava la Castellina al prelievo di 24 litri del secondo, cioè il doppio della quantità precedentemente autorizzata, autorizzazione confliggente con l'asserito stato di crisi;
risulta all'interrogante che, contemporaneamente sette dei diciannove «si dimettevano» dalla Castellina e venivano assunti dalla I.C.C.; successivamente licenziati, quattro di essi venivano assunti dalla società «Qualità molisane s.r.l.», società che ha un totale di quindici dipendenti e svolge all'interno dello stabilimento della Castellina le medesime attività precedentemente svolte dalla Castellina; gli altri tre risulta invece che lavorino all'interno dello stabilimento della «Castellina», non si conosce in quale veste;
in data 30 settembre 2005 il Ministero del Lavoro, nonostante gli ostacoli posti dalla proprietà della Castellina, autorizzava l'INPS al pagamento della cassa integrazione guadagni, ma ad oggi essa non ha potuto essere erogata per non avere la società inviata la necessaria documentazione;
ed intanto la cassa integrazione va a scadere il 14 novembre 2005, data in cui i lavoratori saranno posti in mobilità;
alla luce di quanto sopra descritto appare lecito domandarsi per quali motivi si sia proceduto alla «cessione» dei setti lavoratori alla società «Qualità Molisane» e se tale operazione sia avvenuta nel rispetto della normativa vigente che regola le società con più di 15 dipendenti -:
quali iniziative intenda intraprendere codesto Ministero per far luce su questa vicenda, che porrà sul lastrico, se portata a compimento, almeno dodici famiglie di lavoratori.
(4-17550)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si comunica quanto è emerso a seguito degli accertamenti svolti dalla Direzione provinciale del lavoro di Isernia, presso la società Castellina S.p.A. di Castelpizzuto (IS).
Si premette che la società in questione, a seguito di istanza del 23 dicembre 2004, con decreto ministeriale n. 36550 del 18 luglio 2005, è stata autorizzata al trattamento di CIGS, per crisi aziendale per il periodo 15 novembre 2004-14 novembre 2005 e per un numero massimo di 20 unità.
A fronte della concessione la società, al fine di ottenere anche l'autorizzazione per il pagamento diretto del trattamento di CIGS da parte dell'INPS, in data 1o agosto 2005, chiedeva alla Direzione provinciale del lavoro di Isernia di accertare la sussistenza delle difficoltà di carattere finanziarie, di cui all'articolo 2 comma 6, della legge n. 223 del 1991.
Successivamente, e precisamente nel settembre del 2005, pervenivano alla Direzione suddetta, n. 2 esposti da parte della CGIL-Molise, con i quali si chiedeva, tra l'altro, di accertare la situazione occupazionale di alcuni lavoratori della Castellina S.p.A. che, dopo essere stati licenziati erano stati riassunti da altre società operanti nello stesso
stabilimento di Castelpizzuto, usufruendo delle agevolazioni sulla mobilità.
Sulla scorta delle segnalazioni veniva attivata la vigilanza congiunta con l'INPS e si procedeva ad effettuare anche un accesso ispettivo presso lo stabilimento in ore serali, con agenti della locale questura.
Si fa presente che, al momento, gli accertamenti sono ancora in corso e che sulla vicenda è stata interessata anche la locale Procura della Repubblica.
Circa l'erogazione della CIGS, si comunica che, in data 28 novembre 2005, l'INPS di Isernia ha disposto il pagamento del relativo trattamento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 e 12 novembre 2005 alle ore sei del mattino, gli immigrati ospiti della baraccopoli di Corso dei Martiri della Libertà e della Playa di Catania, sono stati svegliati dalla polizia del reparto di Catania e dalle ruspe mandate dal Comune di Catania;
gli stranieri (che sono Rumeni e Bulgari e, quindi, europei) non hanno potuto salvare nulla. Documenti, soldi, suppellettili, stufe, mobili, televisori, frigoriferi, sono stati distrutti dalle ruspe, insieme alle baracche. Essi sono stati trasferiti presso una palestra abbandonata in zona Librino; uomini, donne e bambini sono stati ammassati per terra. Non è stato concesso ad un deputato regionale e ad un avvocato di verificare le condizioni delle persone presenti;
verso la mezzanotte è iniziato un viaggio verso i CPT di Caltanissetta e Ragusa. Gli stranieri, un centinaio, non hanno potuto dimostrare di essere in regola con la normativa vigente. In particolare la signora Lacatus Stela Dorina, particolarmente provata da una malattia fisica, riguardante il distacco degli organi interni, non ha potuto portare con sé la documentazione medica, nell'immediato. Solo successivamente, per il tramite una associazione catanese, ha potuto documentare (ma in rumeno) il suo stato di salute; tuttavia è stata rinchiusa nel CPT di Ragusa il 12 novembre 2005, allontanata dalla sua famiglia e dal figlio Alexander, al quale è stato rilasciato un decreto di espulsione ed un invito a lasciare il territorio entro 5 giorni, pena l'immediato arresto e il giudizio direttissimo previsto dalla legge n. 241 del 2004 nonostante fosse arrivato lo stesso giorno;
la signora Lacatus Stela Dorina, nata in Romania l'11 maggio 1963, è stata rimpatriata il 22 novembre 2005, alle ore 16.45, dall'aeroporto di Catania Fontanarossa nonostante la sospensione del decreto di espulsione del Giudice di Pace di Catania emesso in data 21 novembre 2005;
in tutto il territorio nazionale si stanno susseguendo decisioni favorevoli riguardanti i cittadini rumeni, Messina, Livorno, Torino, Catania. Il Tribunale di Livorno, con decisione del 15 ottobre 2004, ha statuito che i cittadini rumeni in quanto appartenenti ad uno Stato candidato Unione europea (i negoziati sono proseguiti nell'ottobre 2004) non devono essere considerati extracomunitari, come i Bulgari;
lo studio legale Rosa Emanuele Faro di Catania, in applicazione dell'articolo 39 del Regolamento della Corte europea dei Diritti dell'Uomo, Consiglio d'Europa ha presentato richiesta di misure provvisorie preannunciando un'azione nei confronti del Governo italiano avverso la indiscriminata espulsione collettiva contro il popolo bulgaro e rumeno, in violazione del protocollo n. 4 addizionale della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, articolo 4, dal momento che il Governo italiano pur di dare esecuzione immediata ai provvedimenti di espulsione collettiva, non rispetta i precetti interni delle autorità giudiziarie -:
se il Ministro dell'interno non intenda adottare iniziative affinchè siano
modificati comportamenti e prassi, già condannati dall'Unione europea, che sono, a parere dell'interrogante, illegittimi perché attuano espulsioni collettive e violano gli stessi precetti delle attività giudiziarie.
(4-18465)
Risposta. - La mattina del 10 novembre del 2005 alle ore 6,00, personale della Questura di Catania eseguiva una complessa operazione di sgombero di tre vaste aree di proprietà del Comune di Catania e di privati, ubicate in pieno centro e occupate, abusivamente, da circa 100 stranieri di nazionalità bulgara, polacca e rumena che stazionavano in forma fissa, in una baraccopoli, in stato di precarietà assoluta specie dal punto di vista igienico-sanitario.
Tale situazione era da tempo monitorata e sottoposta all'attenzione dell'Autorità giudiziaria che aveva incaricato la locale Questura di effettuare tutti gli accertamenti necessari sugli stranieri insediati in dette aree anche a seguito di una denuncia presentata dalla proprietà privata.
A causa dell'elevato numero di stranieri rintracciati, per espletare le necessarie procedure di identificazione è stata utilizzata una idonea struttura sportiva ove gli stranieri hanno ricevuto adeguata assistenza dal punto di vista socio-sanitario con la somministrazione di pasti caldi per tutta la durata della permanenza.
L'operazione di sgombero è stata, comunque, portata a termine con estrema sollecitudine e nel pieno rispetto della normativa vigente senza evidenziare particolari problemi di ordine pubblico.
Gli stranieri non trattenuti sono stati accolti presso centri di assistenza sociale mentre i decreti di trattenimento sono stati convalidati dal Giudice di Pace di Ragusa.
Per quanto riguarda le «espulsioni collettive» oggetto del ricorso per presunta violazione dell'articolo 4 del Protocollo addizionale della Convenzione europea, il Giudice di pace di Catania nel rigettare l'eccezione ha così motivato:
«si assiste ad una opportuna azione amministrativa, almeno in una prospettiva di tutela non solo dell'ordine pubblico ma anche igienico-sanitaria dei soggetti interessati costretti a vivere in condizioni aberranti, la quale per ovvie ragioni di contestualità ha indotto l'Autorità di P.S. ad adottare un provvedimento generale, rectius unico nei suoi effetti, ovvero l'espulsione da nostro territorio, ma singolarmente distinto, nella sua adozione, per ogni soggetto interessato».
In ordine, poi, alla segnalata vicenda della straniera Lacatus Stella Dorina nata l'11 maggio 1963, si precisa che la stessa non risulta essere stata rintracciata nell'ambito dell'operazione del 10 novembre, ma in altre circostanze.
La cittadina straniera, secondo la prassi consueta in caso di trattenimento presso un Centro di permanenza, è stata sottoposta a visita medica, durante la quale non è stata diagnosticata alcuna patologia che necessitasse di cure urgenti o che le impedisse di essere trattenuta presso il Centro.
Si precisa, inoltre che sia il decreto di trattenimento che quello di espulsione della Lacatus sono stati avallati dall'Autorità Giudiziaria competente rispettivamente con provvedimento di convalida e rigetto del ricorso.
Infine per quanto attiene la vicenda del «presunto» figlio della Lacatus, Alexander, da cui la straniera lamenta di essere stata allontanata, si soggiunge che nella stessa circostanza, è stato rintracciato e identificato un certo Lacatus Alexandru, nato il 10 settembre 1986, maggiorenne e quindi non rientrante tra le ipotesi di inespellibilità previste dall'articolo 19 del Testo Unico sull'immigrazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giampiero D'Alia.
SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i vertici della Nexans Wires Italia, filiale italiana della multinazionale francese Nexans, hanno annunciato la decisione di chiudere lo
stabilimento di Cormano (Milano) con l'effetto di licenziare i 50 addetti che oggi vi lavorano;
per i lavoratori della storica fabbrica, che da anni produce fili di rame smaltato, non vi sono possibilità di ricollocazione all'interno del gruppo che non ha fornito alle rappresentanze sindacali alcuna spiegazione sulla strategia e il futuro di uno stabilimento altamente produttivo -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela della dignità, dei diritti e delle professionalità dei lavoratori interessati, al fine di scongiurare la decisione dell'azienda e nell'intento di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, in un'area del paese già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-15381)
Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, concernente la situazione occupazionale della società Nexans Wires Italia S.p.A., si rappresenta quanto riferito al riguardo dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Milano.
Il 4 agosto 2005, presso l'Agenzia regionale per il lavoro è stato sottoscritto un accordo fra la società in esame e la rappresentanza sindacale, in ordine ai tempi di attuazione della mobilità per i lavoratori in esubero. Secondo il suddetto accordo sono stati collocati in mobilità n. 31 lavoratori entro il mese di agosto, n. 8 entro il mese di settembre 2005 e n. 11 entro il mese di novembre 2005.
Per i citati lavoratori è stato convenuto di attuare un servizio di outplacement mediante una società specializzata. Inoltre, a sostegno dei lavoratori collocati in mobilità in seguito all'accettazione del licenziamento è stata decisa la corresponsione di una somma lorda pari al 60 per cento della differenza fra la retribuzione mensile lorda (calcolata sulla base della busta paga del mese di luglio 2005 - per 14 diviso 12 mensilità) e l'indennità di mobilità spettante per ciascun mese di iscrizione nelle liste. Infine, sempre nel citato accordo, si è convenuto un valore minimo di 10.000 euro lordi per l'incentivo all'esodo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il piano industriale del gruppo Zucchi, che prevede tagli all'occupazione per 750 unità, colpisce tutti i 121 lavoratori dello stabilimento Standardtela di Isca Pantanelle (Potenza), che verrà chiuso;
le ragioni della chiusura, secondo fonti provenienti dalle organizzazioni sindacali di categoria, starebbero nel fatto che a Isca Pantanelle si fabbrica un prodotto di qualità che non trova più mercato a causa della crisi economica galoppante -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, nell'intento di convocare un tavolo di trattativa tra le parti, che sappia salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-16811)
Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, concernente la situazione produttiva ed occupazionale dello stabilimento di S. Angelo Le Fratte della società Standartela S.p.A. si fa presente quanto relazionato dalla Direzione provinciale del lavoro di Potenza.
La ditta in esame, del Gruppo Zucchi, ha tre stabilimenti dislocati sul territorio nazionale: uno presso di S. Angelo Le Fratte dove vengono prodotti «filati pettinati» e altri due stabilimenti, con sede a Notaresco (Teramo) e Galliate (Novara), dove vengono prodotti «tessuti». Complessivamente, presso i tre suddetti stabilimenti, sono occupati circa 380 lavoratori, mentre l'intero Gruppo Zucchi (produttivo
e commerciale) ha un organico di circa 1700 dipendenti.
I dipendenti dello stabilimento di S. Angelo Le Fratte hanno dato corso ad uno stato di agitazione, in conseguenza della comunicazione, da parte della società, della necessità di dichiarare un esubero di circa 750 lavoratori per l'intero gruppo (di cui una cinquantina nel settore commerciale).
Il programma di riduzione proposto dalla società in esame è la conseguenza di una crisi dello specifico settore di produzione, in atto di circa due anni, che ha comportato una notevole perdita economica, dovuta essenzialmente all'invasione del nostro mercato da parte dei produttori asiatici.
La citata situazione di crisi è stata rappresentata, il 7 settembre 2005, nella sede dell'Assindustria di Potenza ai rappresentanti sindacali sia dello stabilimento che provinciali esterni. Successivamente, la situazione è stata riaffrontata dalle parti sociali, nei giorni 25 e 28 ottobre 2005, nella sede dell'Associazione Tessile di Milano, nel corso della quale la società ha ribadito la volontà di chiudere lo stabilimento di S. Angelo le Fratte.
La produzione nel suddetto stabilimento si è fermata a partire dalla fine del mese di dicembre 2005, fatta eccezione per le attività di svuotamento che proseguiranno fino alla fine del mese di febbraio 2006.
La società ha inoltrato istanza di cassa integrazione guadagni straordinaria per tutti i dipendenti, a far data dal 1 gennaio 2006, e per il periodo di due anni, per poi procedere con l'istituto della mobilità.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 19 settembre 2005, del tutto a sorpresa, gli 86 dipendenti dello stabilimento della Federal Mogul di Casarza Ligure (Genova) hanno ricevuto il preavviso di licenziamento per 44 lavoratori, 35 operai e 9 impiegati;
sin da subito i lavoratori si sono riuniti in assemblea con sciopero e presidio della fabbrica;
secondo le organizzazioni sindacali di categoria, che hanno annunciato manifestazioni di protesta per contrastare la drammatica decisione della Federal Mogul, i vertici della Federal Mogul, in tutti questi anni, hanno promesso riassetti societari e piani industriali di rilancio puntualmente smentiti dai fatti -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, nell'intento di convocare un tavolo di trattativa tra le parti, che sappia salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-16976)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Genova è emerso quanto segue.
La Società Federal Mogul Filtration Products di Casarza Ligure, a causa della massiccia importazione nel mercato europeo di filtri aria, olio e carburante per auto e motocicli a basso costo, provenienti dai paesi asiatici, ha definito un piano industriale che prevede la dismissione della produzione di filtri olio e carburante per auto.
L'attività produttiva è stata concentrata su filtri aria e per motocicli, che risultano teoricamente più redditizi.
Questa strategia aziendale ha comportato, inevitabilmente, un esubero del personale, quantizzato in n. 44 unità.
In data 14 settembre 2005, l'Azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali ed alla Regione Liguria la decisione di cessare l'attività di uno dei settori produttivi, dando formale avvio alla procedura di mobilità, ai sensi degli articoli 4, 5 e 24 della legge n. 223 del 1991.
In data 14 ottobre 2005, presso la sede di Chiavari di Assindustria Genova, si è tenuto un primo incontro con le organizzazione sindacale, che hanno contestato la procedura e chiesto l'avvio di una nuova fase di trattative per l'individuazione di soluzioni alternative.
Dopo un incontro, tenutosi presso la Regione Liguria, è stato preso atto dell'impossibilità di pervenire ad un accordo in sede locale.
È stata, pertanto, avviata formalmente la trattativa in sede regionale.
Da ultimo, si fa presente che sono stati programmati una serie di incontri presso la sede di Chiavari di Assindustria Genova, per valutare proposte ed alternative al piano di riassetto predisposto dall'azienda.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.