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Allegato B
Seduta n. 201 del 10/9/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
si fa riferimento ai disastri causati dagli incendi appiccati sul territorio siciliano che hanno causato morti, distrutto
aziende, bruciato un ineguagliabile patrimonio naturalistico e di biodiversità -:
come intenda il Governo affrontare i danni economici delle famiglie che hanno subito vittime;
come intenda il Governo affrontare il problema dei danni economici riportati dalle aziende siciliane per effetto degli incendi;
come intenda il Governo affrontare tempestivamente e fin d'ora in relazione alla prossima estate i problemi della prevenzione e della repressione degli incendi e se non intenda far propria la proposta della sezione di Palermo di Italia Nostra di un apposito tavolo anche con rappresentanti delle aree più colpite per esaminare le cause i rimedi di un fenomeno che diventa anno dopo anno di crescente pericolosità.
(2-00699) «Violante, Franceschini, Burtone, Cardinale, Crisafulli, Dato, Dioguardi, Forgione, Fundarò, Latteri, Licandro, Li Causi, Lomaglio, Lumia, Mattarella, Leoluca Orlando, Piro, Piscitello, Raiti, Rotondo, Samperi».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
nella catchment area di Malpensa sono presenti 1.986.800 imprese attive contro 509.500 nell'area di Fiumicino (in Italia 5.118.500 imprese attive). I tassi di crescita di Malpensa nel periodo 2002-2006 si attestano su un valore pari all'8 per cento e sono superiori a quelli degli altri hub europei compreso Fiumicino che è cresciuto del 4,5 per cento. Solo nel 2006 Malpensa ha registrato il più alto tasso, di crescita in Europa con oltre l'11 per cento. Il traffico merci ha avuto il più alto tasso di crescita in Europa con oltre il 25 per cento di crescita (dato 2007). Malpensa è vincitore del premio Air Cargo World of Excellence per la qualità dei servizi erogati;
Malpensa è l'aeroporto più puntuale in Europa. Secondo i dati AEA, l'associazione delle compagnie aeree europee (dati primo semestre 2007). Fiumicino risulta al penultimo posto. Nel periodo estivo Malpensa ha avuto un tasso di bagagli disguidati pari al 37 per mille contro il 170 per mille di Fiumicino. Gli investimenti di Sea nel piano 2007-2012 su Malpensa sono di 810 milioni di euro dei quali 613 milioni sono funzionali allo sviluppo di Alitalia come hub carrier;
l'accordo commerciale del 2005 tra Sea e Alitalia permette alla compagnia aerea di ottenere vantaggi economici valutati in 25-30 milioni di euro - annui. Il costo medio su Malpensa per Alitalia risulta inferiore al 25 per cento di quello di Fiumicino;
la riduzione dei collegamenti diretti a lungo raggio su Malpensa rappresenta una grave penalizzazione per il sistema economico di tutto il Paese. Infatti per le destinazioni a lungo raggio non servite da collegamento diretto i passeggeri sono obbligati ad effettuare almeno uno scalo intermedio con un costo di viaggio per passeggero di circa 600 euro. Per quanto riguarda le merci la mancanza di collegamenti diretti penalizzano la competitività delle imprese della più importante area industriale del Paese;
da notizie di stampa si apprende che altri 153 voli da Malpensa sarebbero in procinto di essere cancellati secondo quanto previsto dal piano industriale di Alitalia -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per accertare se corrispondano al vero le cancellazioni di volo in premessa e se condivida il ridimensionamento di Malpensa che dal piano industriale Alitalia emergerebbe con un danno economico enorme per tutto il Nord Italia;
se non ritenga di dover intervenire per modificare un piano industriale contro
ogni logica di mercato e che rischia di vanificare qualsiasi tipo di privatizzazione.
(2-00700) «Lupi, Aprea, Bernardo, Berruti, Bocciardo, Casero, Catone, Colucci, Craxi, Gregorio Fontana, Gelmini, Jannone, Moroni, Palmieri, Paroli, Pecorella, Ravetto, Rivolta, Romani, Romele, Testoni, Uggè, Valducci, Verro, Airaghi, Armani, De Corato, Frassinetti, Gamba, Garnero Santanchè, Ronchi, Saglia, Tremaglia, Riccardo Conti, Marcazzan, Volontè».
Interrogazioni a risposta orale:
ANTONIO PEPE, LA RUSSA, CONTENTO, LEO, LAMORTE, PROIETTI COSIMI, FILIPPONIO TATARELLA, SILIQUINI, MOFFA, GERMONTANI, HOLZMANN, MENIA, PEDRIZZI e SCALIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
la questione relativa ai cosiddetti «costi della politica e della pubblica amministrazione» richiede iniziative urgenti da assumere in un'ottica di regolamentazione dell'intera materia in senso ancora più restrittivo;
con particolare riferimento alle necessità di abbattere i costi della pubblica amministrazione, laddove questa presenti sprechi inutili e non sia funzionale alle esigenze del cittadino, il Gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale ha già assunto diverse iniziative di tipo legislativo e a livello di sindacato politico-ispettivo richiamando l'attenzione del Governo;
in tutte le amministrazioni centrali dello Stato e in tutti gli enti territoriali si continuano a conferire, sulla base della vigente normativa, lucrosi incarichi dirigenziali a persone che non sono pubblici dipendenti di ruolo e che, quindi, non hanno mai vinto un concorso pubblico per l'accesso alla qualifica di dirigente, concorsi che rimangono il migliore strumento possibile per selezionare la futura classe dirigente;
quanto sta accadendo, a livello generale, in tutta la pubblica amministrazione è lesivo della dignità professionale dei dirigenti di ruolo e non si traduce affatto in un valore aggiunto per il sistema-Paese, dal momento che i destinatari degli incarichi dirigenziali sono quasi sempre scelti sulla base di criteri politici -:
per quali motivi il Governo non abbia ancora deciso, con riferimento, ad esempio, al caso delle amministrazioni centrali dello Stato, di attivarsi per abrogare l'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e successive modificazioni, che consente a persone estranee alla pubblica amministrazione di diventare titolari di incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia rinnovabili all'infinito, il cui costo, per le casse dell'Erario, è sempre più insopportabile e di difficile giustificazione.
(3-01184)
VOLONTÈ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio nazionale di bioetica è stato recentemente rinnovato con provvedimento del Presidente del Consiglio -:
quali siano stati i criteri di valutazione dei candidati nominati visto per l'interrogante il palese conflitto tra le posizioni che si desumono dall'attività accademica e di ricerca di taluni componenti in materia di sperimentazioni embrionali ed i principi ispiratori della vigente normativa soprattutto se non ritenga di sostituire tali «esperti».
(3-01186)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LONGHI, LOMAGLIO, FRIGATO, ATTILI, MADERLONI, MARANTELLI, AURISICCHIO, PETTINARI, FUMAGALLI, GRILLINI e RANIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - considerato che:
il Tar Lazio con sentenza n. 10838/2006, resa esecutiva dal Consiglio di Stato con ordinanza n. 6019/2006, ha disposto l'annullamento degli articoli 7, 8 e 12 riguardanti l'Assemblea ed il Consiglio Generale dell'ACI perché nella configurazione di federazione sportiva per l'automobilismo risultano illegittimi nella loro costituzione;
il giudice ha rilevato il mancato rispetto di fondamentali princìpi di democrazia partecipativa: gli atleti ed i tecnici dell'automobilismo sportivo ed i rappresentanti delle scuderie non partecipano, nelle quote previste dalla legge, alla vita associativa della propria federazione sportiva ACI, in violazione delle disposizioni del decreto legislativo n. 242 del 1999 e successive modificazioni e in violazione, delle norme dello Statuto del CONI e dei Principi fondamentali emanati dal Consiglio Nazionale del CONI il 23 marzo 2004;
le predette categorie di sportivi riconosciute dalla legge e dall'ordinamento sportivo nazionale non costituiscono gli Organi della propria federazione sportiva ACI, che invece risultano illegittimamente costituiti dai soli Automobil Club provinciali;
la sentenza del Tar Lazio recita altresì che «in conseguenza di tale assetto finisce per risultare illegittima la nomina del presidente federale dell'ACI»;
il presidente dell'ACI Lucchesi, con comunicazione del 16 novembre 2006, ha fornito ai presidenti degli Automobil Club provinciali le proprie considerazioni che non sembrano coincidere con le statuizioni del TAR Lazio in particolare laddove riferisce che la sentenza offre all'ACI tre alternative. È vero invece che per l'ACI sussiste un unico obbligo: adeguare il proprio Statuto alla predetta normativa statuale e giuridico-sportiva;
l'Assemblea dell'ACI il 24 novembre 2006, invece di adeguare la costituzione degli Organi federali alle disposizioni di legge, ha aggiornato il proprio Statuto adottando il nuovo articolo 25, con cui, in difformità delle statuizioni, ha continuato ad attribuire l'esercizio sportivo alla Commissione sportiva automobilistica italiana;
con tale nuovo articolo il ruolo della CSAI viene ridefinito qualificandolo come organo e non più come commissione consultiva, comunque priva di autonomia normativa, perché retta da un regolamento emanato dal consiglio Generale dell'ACI, e finanziaria, perché le risorse economiche fanno parte del bilancio dell'ACI;
a causa della grave inosservanza della sentenza del TAR Lazio le categorie dei soggetti sportivi con la predetta modifica di cui al nuovo articolo 25 dello Statuto ACI sono rimasti ancora una volta fuori degli Organi direttivi dell'ACI, in aperta violazione della sentenza che ha stabilito che: «il diritto alla partecipazione dei titolari delle licenze sportive non può essere confinato nell'ambito della CSAI»;
la modifica statutaria è stata trasmessa dall'ACI agli Uffici della VicePresidenza del Consiglio dei Ministri per la necessaria approvazione-:
se risulta vero che:
lo Statuto dell'ACI, in violazione della legge e delle norme dello Statuto del CONI non sia stato mai sottoposto all'esame di conformità da parte della Giunta del CONI che non ne ha mai deliberato l'approvazione, consentendo peraltro un'illegittima permanenza dell'ACI nell'ordinamento sportivo nazionale senza i necessari requisiti;
la federazione sportiva ed ente pubblico Aereo Club d'Italia, facente parte
con l'ACI delle federazioni di cui all'articolo 2, comma 5 del decreto legislativo n. 15 del 2004, per il solo fatto di non essersi adeguata ai nuovi principi introdotti dal decreto Melandri venne commissariata con decreto 22 ottobre 2002 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
il nuovo Statuto dell'AECI, conformato dal commissario straordinario al decreto legislativo n. 242 del 1999 ai sensi dell'articolo 18, comma 6 con la partecipazione di atleti tecnici delle discipline sportive dell'aria negli Organi federali, venne approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 ottobre 2004;
quali iniziative sono state intraprese per correggere le predette inosservanze alle statuizioni del TAR Lazio e se non sia stata presa in considerazione lo scioglimento degli Organi dell'Ente pubblico ACI con la conseguente nomina di un commissario straordinario, in esecuzione del dispositivo dell'articolo 67 dello Statuto dell'ACI, considerato che sono stati integrati gli estremi richiesti, ovvero «i gravi motivi».
(5-01420)
LONGHI, LOMAGLIO, GIANNI FARINA, FRONER, BARATELLA, AURISICCHIO, CHIANALE, CODURELLI, CRISCI, TRUPIA, FALOMI, FEDI, NARDUCCI, FASCIANI, MADERLONI, DE ZULUETA, TURCI, CREMA, BUFFO, ZANOTTI, ZUNINO, CACCIARI, CESINI, SOFFRITTI e ROTONDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 5 dicembre 2006 ben 5 sindacati (FP CGIL ACI, FPS CISL ACI, UIL ACI ACP, CISAL FIALP ACI, RdB P.I. ACI) hanno emesso un comunicato stampa dal titolo significativo «L'ACI in rosso...». «La gestione (allegra) dei suoi vertici smembra e impoverisce l'Ente L. OO.SS proclamano lo stato di agitazione» e di seguito si legge:
«Le organizzazioni sindacali ACI denunciano il tradimento delle finalità pubbliche dell'Ente da parte dei nuovi vertici e lo sperpero del denaro dei contribuenti.
La politica dissennata dell'Ente ha condotto ad un disavanzo di 30 milioni di euro nel bilancio 2006, coperto intaccando per circa il 50 per cento l'avanzo di amministrazione.
I soldi pubblici provenienti della gestione dei servizi delegati sono stati in gran parte convogliati su operazioni finanziarie che oggi si rivelano passive, consulenze, ripianamenti di bilancio delle numerose società collegate.
Questi i fatti di una vicenda complessa e tortuosa, ma lineare nella logica di chi ne ha ordito la trama:
operazioni finanziarie ad alto rischio come l'acquisto di "TargaSys SpA", causa di un disavanzo di circa 19 milioni di euro nel bilancio 2006 con prevedibili ulteriori e più pesanti ripercussioni sui bilanci futuri dell'Ente;
ripianamento dei bilanci in perdita di società "controllate" utilizzando soldi pubblici, società che dovrebbero essere strumentali all'Ente, quali per esempio:
1) AciGlobal Spa, affidataria diretta di alcuni servizi ACI, con una mano ha ricevuto dall'Ente Pubblico ingenti finanziamenti e con l'altra lavora in diretta concorrenza con l'ACI stessa erogando i suoi servizi per società terze;
2) Ventura Spa, nata in parte dalle ceneri della ben nota Parmatour, dopo essere stata acquistata dal nostro Ente, ha ricevuto da questo ben 11 milioni di euro circa in 3 anni per ripianamenti di bilancio e ora si appresta a chiudere in passivo la gestione 2006, per essere poi forse venduta ad un prezzo inferiore agli stessi ripianamenti;
confusione tra il ruolo di controllore e controllato da parte dei massimi vertici dell'ACI: 32 Presidenti di AC provinciali
occupano a vario titolo cariche all'interno delle società del gruppo su incarico del presidente Lucchesi e rappresentano:
2/5 dei voti in Assemblea;
16/28 dei presidenti in seno al consiglio generale;
8/11 dei membri del comitato esecutivo;
questi presidenti hanno facoltà di decidere in merito al ripianamento dei bilanci delle società ed hanno interesse diretto nelle stesse. Perdite ingenti di soldi pubblici di cui nessuno ha mai chiesto conto;
spreco delle professionalità interne dell'Ente e dei suoi dirigenti: i primi spesso sottoutilizzati al solo scopo di esternalizzare le attività istituzionali dell'Ente; i secondi messi da parte da dirigenti esterni, i cui stipendi sono addirittura rimpinguati con incarichi assegnati nelle società collegate;
una politica dissennata che rischia di tagliare parti importanti e storiche dell'attività dell'Ente: pur di non rispettare la normativa sportiva, malgrado una sentenza di condanna del TAR, l'Assemblea dell'ACI ha deliberato la trasformazione della C.S.A.I. - Commissione sportiva automobilistica italiana - in un "organo" non meglio specificato, autonomo e distaccato dal resto dell'Ente. A che ha giovato tutto ciò? Forse a quegli stessi presidenti che non vogliono che vengano alterati gli equilibri di potere interni agli organi dell'Ente Pubblico ACI;
viste le ripercussioni pesanti sul futuro dell'Ente, che già cominciano ad incidere sul presente dei 3.500 dipendenti ACI. Le OO.SS., hanno chiesto formalmente un incontro al vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli e programmato una serie di iniziative a livello locale e nazionale con il coinvolgimento del personale delle società collegate, al fine di raggiungere l'obiettivo dell'inversione dell'attuale politica dell'Ente:
3) proclamazione dello stato di agitazione in tutti gli uffici centrali e periferici;
4) prosecuzione dell'azione di denuncia della situazione in atto nel nostro Ente presso i Ministeri Vigilanti;
5) indizione di una manifestazione pubblica davanti a Palazzo Chigi per attirare l'attenzione del Governo e dell'opinione pubblica;
6) manifestazione pubblica con presidio davanti alla Sede Centrale dell'ACI, in Via Marsala 8, in occasione dell'Assemblea statutaria dell'ACI, il 20 dicembre prossimo, in coincidenza con assemblee del personale in tutti gli Uffici Provinciali;
7) informazione capillare all'utenza ed ai mezzi di comunicazione;
8) sciopero di tutti i lavoratori dell'ACI» -:
di fronte a queste denunce circostanziate cosa intenda fare il Governo nell'ambito dei suoi poteri di vigilanza;
se ritenga, come previsto dalla finanziaria per Sviluppo Italia e Sogin, azzerare il C.A. dell'ACI e delle Società controllate;
se intenda adottare criteri di vigilanza più stringenti nei confronti dei dirigenti che avrebbero sperperato denaro pubblico;
se il Vicepresidente del Consiglio intenda concedere l'incontro richiesto dalle OO.SS.
(5-01421)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
sul Corriere della Sera del 21 giugno 2006, in risposta alle lamentele di alcuni lettori, è stata pubblicata una nota dell'Ufficio Stampa dell'ACI volta a promuovere l'attività dell'ente pubblico. Nella nota
si afferma che l'ente «fornisce servizi di alto valore aggiunto nel campo della mobilità» e che «l'Automobil Club d'Italia è da sempre impegnato a ricercare, e fornire soluzioni efficaci e tecnologicamente d'avanguardia al servizio degli automobilisti»;
Pasquale De Vita è membro del Comitato esecutivo dell'ACI e ricopre la carica di vicepresidente vicario dell'Ente pubblico che sostiene di difendere istituzionalmente gli interessi dell'automobilismo in generale;
Pasquale De Vita è anche il presidente dell'Unione Petrolifera Italiana, associazione che raggruppa le principali aziende petrolifere operanti in Italia e rappresenta nelle sedi istituzionali gli interessi economici del settore;
Pasquale De Vita è il presidente della rivista «Cambio», di cui l'ACI è l'editore con una società partecipata al 50 per cento dalla Mondadori;
Pasquale De Vita, presentato sulla rivista dell'ACI - Mondadori nella veste di presidente dell'UPI, rispondendo ad un lettore ha spiegato che l'aumento del costo dei carburanti è determinato sostanzialmente da tre cause: dal prezzo del barile di petrolio pagato in dollari, dalla mancata riforma del sistema di distribuzione e dalle onerose accise statali sui carburanti: gli effetti negativi di questi tre fattori avrebbero costretto le aziende petrolifere inevitabilmente ad aumentare il prezzo del carburante;
Pasquale De Vita è il presidente dell'Automobil Club di Roma, oltre ad ACI Mondadori Spa, ed è componente del consiglio di amministrazione della Vallelunga ACI Spa -:
se l'ACI abbia mai promosso una campagna istituzionale di difesa degli interessi degli automobilisti che metta in luce la vera politica delle aziende petrolifere;
se il Governo ritenga eticamente ed economicamente conciliabile che il vicepresidente dell'ACI, Pasquale De Vita, nella vesti di presidente dell'UPI, di fronte al calo vertiginoso del prezzo del petrolio al barile, difenda e giustifichi la non proporzionale discesa del prezzo del combustibile alla pompa;
se il Governo sia a conoscenza del fatto che Pasquale De Vita non può curare gli interessi degli automobilisti e delle aziende petrolifere, in quanto, le due associazioni che rappresenta, sono antitetiche negli scopi e con interessi dichiaratamente diversi e quindi non conciliabili;
se il Governo ed in particolare il Ministro Rutelli non ritenga suo dovere commissariare l'ACI.
(5-01422)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per lo sviluppo economico, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
il Comitato Esecutivo dell'ACI il 27 febbraio 2006 aveva deliberato l'affidamento diretto dell'organizzazione dei Rally d'Italia ad ACI Sport Spa, senza ricorrere a procedure ad evidenza pubblica sebbene ritenute necessarie dalla Direzione Generale per il turismo vigilante sull'ACI, ed a titolo di corrispettivo aveva assegnato alla predetta società, sprovvista - come consta all'interrogante - della necessaria licenza sportiva di organizzatore,1 milione di euro oltre IVA;
dopo l'effettuazione dell'evento sportivo è stato presentato all'Ente un conto consuntivo provvisorio ed informale, non asseverato da un amministratore o funzionario responsabile, con una ulteriore richiesta di finanziamento per ripianare le perdite subite, pari a 1 milione 300 mila euro;
il Collegio dei Revisori dei Conti dell'ACI, sulla scorta dei predetti avvenimenti, ha sottoposto all'attenzione dell'Assemblea dell'ACI del 24 novembre 2006 il ripianamento delle perdite della controllata
ACI Sport SpA esprimendo una serie di rilievi che descrivono una gestione finanziaria del Rally d'Italia assolutamente approssimativa, svolta con negligenza e priva della necessaria trasparenza, che sono così riassunti: «allo stato non risulta possibile adottare responsabilmente un provvedimento che consenta di chiudere i conti della manifestazione»; «tale provvedimento deve essere emesso al più presto, sulla base di una documentazione completa ed esauriente, giustificativa di ogni singola voce di spesa e delle ragioni che hanno costretto a prendere atto che "molte delle voci di entrata ... sono ancora provvisorie essendo in corso approfondimenti al riguardo" Per quanto riguarda le entrate dovrà essere spiegato in base a quali affidamenti esse furono preventivate e quali sono state le difficoltà che ne hanno resa impossibile l'acquisizione, non apparendo sufficiente la generica dichiarazione di una serie di situazioni impreviste contenuta nel verbale del Consiglio di amministrazione di ACI Sport. A tal fine, è necessario acquisire tutti i documenti che possano essere utili, fra i quali, in particolare, copia della convenzione a suo tempo stipulata per la realizzazione della manifestazione»;
il consiglio di amministrazione di ACI Sport SpA e il suo amministratore delegato non sono stati in grado di presentare, a distanza di oltre otto mesi dalla effettuazione del Rally d'Italia 2006, un consuntivo regolare nella forma e nei contenuti, in particolare allegando i giustificativi di spesa;
addirittura, per fornire tutte quelle informazioni volte a soddisfare le richieste del Collegio dei Revisori dei Conti singolarmente, il cda si è rivolto ad un soggetto esterno alla società, l'ing. Sticchi Damiani, presidente del comitato organizzatore del Rally d'Italia (il cui compito era meramente tecnico e non finanziario) e contemporaneamente anche componente del Comitato esecutivo dell'ACI;
solo con questa procedura che l'interrogante reputa anomala gli amministratori di ACI Sport sarebbero in grado di fornire le necessarie giustificazioni chieste dal Collegio dei Revisori dei Conti, cioè sulla base di giustificazioni fornite da uno dei componenti del Comitato Esecutivo dell'ACI, organo di controllo che dovrà deliberare il ripianamento di 1 milione 300 mila euro su giustificazioni di uno dei suoi componenti, determinando, tra l'altro, un abnorme conflitto di interessi in quanto il controllore (Comitato Esecutivo ACI) indicherebbe al controllato (Aci Sport SpA), quale dovrebbe essere la giustificazione da presentare;
nonostante quanto descritto, anche per il 2007 il Consiglio Generale dell'ACI ha affidato all'ACI Sport l'incarico di organizzare e promuovere il Rally d'Italia, invece di procedere alla ricerca dell'organizzatore mediante un appalto pubblico -:
quale iniziativa istituzionale intenda attuare il Governo per controllare gli atti contabili dell'ente pubblico ACI e se non ritenga opportuno azzerare il consiglio di amministrazione dell'ACI per l'evidente sperpero dei denaro pubblico causato dalla mancata indizione di una gara pubblica per affidare l'organizzazione e la promozione dei Rally d'Italia.
(5-01423)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
lo Statuto dell'ACI, in violazione della legge e delle norme dello Statuto del CONI non è stato mai sottoposto all'esame di conformità da parte della Giunta del CONI che non ne ha mai deliberato l'approvazione, ed in violazione della legge ha autorizzato un'illegittima permanenza dell'ACI nell'ordinamento sportivo nazionale senza i necessari requisiti richiesti per le federazioni sportive nazionali;
il Tar Lazio con sentenza n. 10838/2006, resa esecutiva dal Consiglio di Stato con ordinanza n. 6019/2006, ha accertato che lo Statuto dell'ACI, del tutto singolarmente, non contiene norme sportive,
tranne riferimenti all'articolo 4, lettera d) ed all'articolo 24; pertanto ha disposto l'annullamento degli articoli 4, 7, 8, 12 e 24 riguardanti in particolare l'Assemblea ed il Consiglio Generale dell'ACI perché nella configurazione di federazione sportiva per l'automobilismo risultano illegittimi nella loro costituzione;
il giudice ha rilevato il mancato rispetto di fondamentali principi di democrazia partecipativa: gli atleti ed i tecnici dell'automobilismo sportivo ed i rappresentanti delle scuderie (associazioni senza fine di lucro) non partecipano, nei modi e nelle quote previste dalla legge, alla vita associativa della propria federazione sportiva ACI;
in violazione delle disposizioni del decreto legislativo n. 242 del 1999 e successive modificazioni, delle norme dello Statuto del CONI, della Carta Olimpica e dei Principi fondamentali emanati dal Consiglio Nazionale del CONI per gli statuti federali, per la giustizia sportiva, per la lotta al doping, l'Assemblea generale dell'ACI il 24 novembre 2006 ha aggiornato lo Statuto federale senza dare attuazione alle statuizioni della predetta sentenza;
con l'adozione del nuovo articolo 25 l'ACI ha continuato ad escludere le predette categorie di sportivi, riconosciute dalla legge e dall'ordinamento sportivo nazionale, dagli Organi primari e direttivi della propria federazione sportiva e le ha nuovamente confinate nella CSAI, organismo privo di indipendenza ed autonomia normativa e finanziaria retto da un regolamento adottato il 17 gennaio 2007 dal Consiglio Generale dell'ACI;
il 27 febbraio 2007, la Giunta Nazionale del CONI con deliberazione n.101 ha approvato il regolamento della CSAI, come se fosse una riconferma del riconoscimento di federazione sportiva nazionale dell'ACI in assenza del presupposto fondamentale del provvedimento originario del riconoscimento;
la Giunta Nazionale del CONI, in contrasto con quanto raccomandato dal Ministero vigilante, non ha esercitato le funzioni previste dall'articolo 22, comma 5 dello Statuto del CONI, al fine di verificare la conformità dello Statuto dell'ACI ai principi sanciti dal decreto legislativo n. 242 del 1999 e successive modificazioni, dallo Statuto del CONI e dai Principi Fondamentali emanati dal Consiglio Nazionale del CONI;
secondo l'interrogante la Giunta Nazionale del CONI ha violato i criteri e le modalità per l'esercizio della vigilanza sulle federazioni sportive, stabiliti con la deliberazione n. 1271 adottata dal Consiglio Nazionale del CONI il 15 luglio 2004;
il Presidente Petrucci e la Giunta Nazionale del CONI omettono di fatto di esercitare il controllo sulle attività sportive automobilistiche in capo all'ACI, facendo sì che si svolgano in violazione degli indirizzi e delle deliberazioni del CONI, per cui risulta che non sono rispettate le disposizioni di legge per garantire i canoni di sicurezza nello svolgimento delle competizioni su strade pubbliche e negli autodromi nazionali, non viene controllato l'utilizzo dei finanziamenti del CONI, non viene garantita l'affiliazione alle associazioni e società sportive le quali non possono correttamente usufruire del regime fiscale agevolativo perché prive dello status di ente sportivo dilettantistico;
risulta all'interrogante che sono state inoltrate dal Comitato piloti automobilistici più denunce che hanno dettagliato la gravissima condizione in cui versa l'automobilismo sportivo nazionale come retto dall'ACI -:
se sia stata presa in considerazione la revoca del Presidente del CONI Petrucci e lo scioglimento della Giunta Nazionale del CONI, ricorrendo, a giudizio dell'interrogante, le tre condizioni richieste dalle disposizioni dell'articolo 13, comma 1 del decreto legislativo n. 242 del 1999 e successive modificazioni.
(5-01424)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, al Ministro dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul mensile TuttoRally di marzo 2007 a pag. 101 si legge l'articolo che trascrivo: «AciGlobal, che nel 2006 ha gestito la sicurezza del Rally d'Italia, smentisce i dirigenti dell'ACI-Csai. I vertici della società dell'ACI, che si occupa di assistenza tecnica ai veicoli e sanitaria alle persone dicono di non aver mai percepita alcuna "fee" d'agenzia. Possibile? In un documento a firma di Giuseppe Cannizzaro, protocollo numero 032/SE, si legge: "Il piano di sicurezza verrà gestito in prima persona dalla Direzione di Gara. Ciò consentirà di non dover pagare la `fee' d'agenzia ad AciGlobal e sarà attuato un sensibile risparmio nella spesa per la fornitura degli elicotteri e del coordinamento dell'attività. Si punterà ad una riduzione del 20 per cento della spesa sanitaria (...)". Ma AciGlobal smentisce: "non abbiamo percepito alcuna `fee' d'agenzia. AciGlobal ha fatturato i servizi ad AciSport con un margine di contribuzione sufficiente a coprire i costi del personale impegnato nella manifestazione". Come dire: noi non costiamo troppo, qualcun altro forse ha preteso un servizio troppo costoso. Poi i vertici della società romana di Stanislao Cannizzaro aggiungono: "dovendosi far carico della responsabilità operativa del servizio, AciGlobal ha utilizzato mezzi rispondenti alla normativa di sicurezza dell'Ente nazionale aviazione civile. Un'ora di volo di un elicottero monoturbina costa meno di un'ora di volo di un mezzo biturbina. Per l'esattezza il 50 per cento in meno. Risparmi in contrasto con le norme dell'Enac, per quanto ci riguarda, non possono essere presi in considerazione". Visto che quest'anno saranno risparmiati più di 137mila euro su questa specifica voce, chiamata nel documento "Nota B", la domanda sorge spontanea: verrà a mancare la sicurezza sugli elicotteri, o AciGlobal costava troppo?»;
Giuseppe Cannizzaro, dirigente ACI, indirettamente afferma che nel 2006 si era pagato una «fee» d'agenzia;
AciGlobal nel 2006 ha utilizzato un elicottero bimotore, come previsto da Enac quando si sorvolano luoghi frequentati da persone -:
se al Governo risulti quale utilizzo è stato fatto del denaro che Cannizzaro afferma (smentito) essere stato utilizzato per la «fee» d'agenzia;
se sia vero che l'affitto di un elicottero bimotore costi il doppio di un monomotore;
se, prima del 2006, essendo stati usati elicotteri monomotore sia stata messa in pericolo la vita dei piloti e degli spettatori;
quali interventi e/o sanzioni il governo intenda assumere;
se intenda commissariare l'ACI e le società da essa controllate.
(5-01425)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sull'affaire ACI l'interrogante ha presentato diverse interrogazioni alle quali i Ministri interrogati, ad avviso dell'interrogante, in contrasto con il regolamento della Camera dei deputati, non hanno ancora ritenuto di dover fornire una risposta;
il 24 marzo 2007 il comitato piloti automobilistici ha inoltrato al Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive un esposto in relazione alla comunicazione dell'ACI-CSAI, pubblicata il 21 marzo 2007 sul sito telematico della CSAI, indirizzata nei confronti di piloti e di organizzatori con diffida dal partecipare a gare automobilistiche per la stagione 2007 promosse o organizzate dall'Ente di promozione sportiva UISP, esposto che l'interrogante condivide;
mission del Governo di centrosinistra è quella di ripristinare trasparenza, legalità e certezza del diritto;
l'ACI è oggetto di articoli di stampa che contestano l'agire dell'ACI e delle sue società controllate -:
per quale motivo il vicepresidente del Consiglio con delega al turismo non intervenga;
per quale motivo non vengano commissariati i vertici dell'ACI e delle controllate.
(5-01426)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
il Tar del Lazio ha clamorosamente accolto un ricorso di numerosi cittadini titolari di tessera sportiva dell'Automobile Club d'Italia (di seguito ACI), sentenza numero 10838/2006, stabilendo che la federazione sportiva ed ente pubblico ACI deve rifarsi obbligatoriamente alle leggi italiane che regolano lo sport e alle direttive del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (di seguito CONI);
il Tar del Lazio ha accertato l'illegittimità di tutti gli organi federali per vizi di composizione, disponendo l'annullamento degli articoli 7, 8 e 12 dello Statuto ACI perché i rappresentanti delle categorie sportive riconosciute dalla legge (scuderie, atleti e tecnici dell'automobilismo sportivo) non vengono arbitrariamente accettati né nell'Assemblea, né nel Consiglio generale e neppure nel Comitato esecutivo dell'ACI;
la nomina di Franco Lucchesi quale presidente dell'ente pubblico è stata ritenuta illegittima per i motivi di cui sopra;
l'assemblea dell'ACI, costituita dei soli presidenti degli Automobile Club provinciali, il 24 novembre 2006 ha adottato il «nuovo» articolo 25 dello statuto non ottemperando alle decisioni del Tar del Lazio e neppure alle norme del CONI: ha continuato a ledere i principi fondamentali di partecipazione democratica alla vita associativa, ha impedito alle categorie sportive di costituire gli organi della propria federazione sportiva, confinandoli di nuovo nella Commissione Sportiva Automobilistica Italiana (CSAI), cui viene illegittimamente delegato l'esercizio del potere sportivo;
l'ACI invece di sottoporre il nuovo Statuto all'esame di conformità del CONI, come era tenuto a fare, ha trasmesso lo statuto alla vigilante Vicepresidenza del Consiglio dei ministri è stato approvato con tanto di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 16 dicembre 2006;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 dicembre 2006 viola gli articoli 13, comma 1 e 14, del decreto legislativo n. 419 del 1999 (riordino degli enti pubblici), i quali prescrivono alle Amministrazioni vigilanti di promuovere la revisione degli Statuti degli enti secondo la vigente normativa;
tra le leggi nazionali elle regolano lo sport c'è il decreto legislativo n. 242 del 1999 e successive modificazioni, i cui articoli 15, 16 e 18 disciplinano l'ordinamento delle federazioni sportive nazionali, che devono necessariamente uniformare i rispettivi Statuti ai principi fondamentali del CONI;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 dicembre 2006 viola anche l'articolo 1, comma 1, della legge n. 280 del 2003 che recita: «La Repubblica riconosce e favorisce l'autonomia dell'ordinamento sportivo nazionale, quale articolazione dell'ordinamento sportivo internazionale facente capo al Comitato Internazionale Olimpico»;
ad avviso dell'interrogante con il predetto decreto l'Autorità governativa ha prevaricato l'autonomia dell'ordinamento sportivo esercitando una pressione indebita sul CONI (la Presidenza del Consiglio dei ministri non ha in nessun modo la facoltà di poter approvare le parti sportive dello Statuto dell'ACI senza il via libera del CONI);
il legislatore con l'articolo 5, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 242
del 1999 e successive modificazioni, ha, attribuito al CONI il compito di approvare gli Statuti delle federazioni sportive, compreso lo Statuto dell'ACI (facoltà ribadita dal Tar del Lazio);
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 dicembre 2006 l'Autorità Governativa non ha la facoltà di riconoscere l'ACI quale federazione sportiva nazionale del CONI, per di più designandola come membro del CONI stesso (lo vieta espressamente la Carta Olimpica del CIO, regola 29, comma 4, che disciplina l'ordinamento sportivo nazionale del CONI ai sensi dell'articolo 1, comma 1, dello Statuto del CONI approvato con decreto ministeriale 23 giugno 2004);
spettava al CONI l'obbligo di verificare la conformità dello Statuto ACI alle disposizioni, di legge, allo Statuto del CONI ed ai Principi Fondamentali stabiliti dal Consiglio Nazionale del CONI stesso;
a quel che pare all'interrogante lo Statuto dell'ACI non è conforme in nessun punto alle disposizioni di legge, alle norme dettate dal CONI e neppure ai Principi Fondamentali del CONI;
è stato inviato per l'approvazione lo Statuto Federale è stato approvato con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per sfuggire all'esame di conformità e quindi per evitare il prescritto adeguamento (o in alternativa la revoca della partecipazione al CONI;
omettendo di sottoporre lo Statuto dell'ACI al prescritto esame di conformità, l'interrogante ritiene che il CONI non ha svolto le proprie funzioni istituzionali di vigilanza sulla regolarità delle Carte federali dell'ACI e di controllo sulla regolarità della gestione delle attività sportive dell'automobilismo, violando le rigorose disposizioni di legge e del proprio Statuto;
omettendo di sottoporne lo Statuto dell'ACI al prescritto esame di conformità, eludendo anche le direttive del Ministero vigilante, il CONI continua a mantenere l'ACI nel proprio ordinamento con la qualifica di federazione sportiva (non ha mai deliberato il riconoscimento ai fini sportivi e non ha mai esercitato il controllo sulle attività sportive automobilistiche) a detta dell'interrogante in contrasto con le disposizioni che stabiliscono i presupposti per tale affiliazione;
l'ACI per l'interrogante svolge attività di federazione sportiva senza i presupposti di legge e senza il controllo del CONI (ne consegue che tutte le competizioni automobilistiche che si svolgono su strade pubbliche si effettuano in violazione del nuovo Codice della Strada che richiede anche ilparere del CONI, mai concesso agli organizzatori);
le attività, sportive automobilistiche sono a quanto consta all'interrogante mal gestite dall'ACI sia, sotto il profilo tecnico, sia sotto quello sportivo e sia sotto quello della sicurezza (si veda la recente morte del dottore Fernando Rossetto alla Cronoscalata del Cansiglio, in provincia di Treviso);
i 61 ricorrenti del 2006, ai quali si sono aggiunti altri 34 cittadini italiani, titolari di tessera sportiva dell'ACI, hanno trascinato l'ente pubblico di nuovo dinnanzi al Tar del Lazio (coinvolgendo anche il CONI e il Governo) per non ottemperanza della sentenza precedente -:
come la Presidenza del Consiglio dei ministri intenda provvedere a sanare questa, gravissima situazione tutta italiana in cui versa lo sport automobilistico nazionale, ma soprattutto perché non ritiene legalmente e moralmente doveroso il commissariamento dell'ACI e del CONI al fine di ripristinare le necessarie condizioni di legalità nella gestione dei due enti.
(5-01427)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARTUSCIELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è il 1964 l'anno in cui il Comune di Vico Equense rilascia la concessione per
l'edificazione di una struttura alberghiera sul tratto di costa di Seiano; nel 1971, i lavori subiscono un'interruzione da parte della Soprintendenza e nel 1976 la Regione Campania annulla la licenza. In seguito, il Tar e il Consiglio di Stato accolgono i ricorsi presentati dai proprietari, ma i lavori vengono sospesi nel 1986 per la caduta di massi. Nel 2004 viene stilata una bozza di accordo, per l'abbattimento del manufatto, tra i proprietari della struttura, lo Stato e la Regione Campania, a cura dell'assessore regionale Di Lello;
il 19 luglio 2007 il Ministro per i beni e le attività culturali Francesco Rutelli ha firmato un accordo che impegna Stato e Regione Campania a contribuire per oltre la metà dell'importo, alle spese previste per l'abbattimento dell'ecomostro di Alimuri (circa 600.000 euro sul totale di 1.100.000 euro);
tale accordo, sottoscritto in favore della società Sa.An., prevede inoltre per la stessa società, la possibilità di costruire un albergo di pari cubatura (18.000 metri) nel comune di Vico Equense e la gestione di uno stabilimento balneare localizzato nell'attuale posizione del rudere da abbattere;
si ricorda che quei 18.000 metri di cubatura non furono inseriti nel piano regolatore generale del Comune di Vico Equense, elaborato nella metà degli anni '80, ed anche tramite un'eventuale rinnovo della concessione edilizia, scaduta ormai da tempo, una costruzione di tale entità entrerebbe in contrasto con le previsioni del piano urbanistico territoriale della penisola sorrentino-amalfitana;
si fa rilevare inoltre che il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Diego Marmo, dopo aver appreso dagli organi di stampa le modalità relative all'accordo in questione ha chiesto ai carabinieri un'informativa sulla vicenda, determinato ad approfondire la vicenda e a verificare l'eventuale sussistenza di ipotesi di reato;
si fa presente che diverse sentenze del Consiglio di Stato stabiliscono che il proprietario di un rustico non completato non ha diritto ad alcuna cubatura -:
quali iniziative intenda adottare per modificare la procedura di abbattimento e per garantirne l'effettiva esecuzione nel rispetto delle norme e della tutela dei preziosi siti naturalistici troppo spesso posti in pericolo, e se non ritenga che anche alla luce delle recenti iniziative giudiziarie, l'accordo firmato non sia da ritenersi troppo vantaggioso per la società Sa.An e pertanto vada ridiscusso.
(4-04696)
TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 4 agosto 2007 il Congresso americano ha approvato la legge «Foreign Intelligence Surveillance Act», che permette ai servizi segreti americani di intercettare le comunicazioni elettroniche dei cittadini non americani al di fuori del territorio USA, a condizione che le comunicazioni passino sul territorio di quel paese. Secondo la nuova legge, per svolgere le intercettazioni non sarà necessaria l'autorizzazione giudiziaria, ed esse potranno coinvolgere anche cittadini europei, ad avviso dell'interrogante violando gravemente il diritto alla riservatezza e ai diritti civili in generale;
anche i deputati europei Graham Watson, Presidente del gruppo ALDE, e Sophie In't Veld, eurodeputata olandese, hanno depositato una interrogazione al fine di ottenere informazioni dal Consiglio e dalla Commissione europea al riguardo -:
come siano protetti i dati personali dei cittadini italiani ed europei, e quali mezzi di ricorso questi abbiano quando le loro comunicazioni sono intercettate sulla base della nuova legge americana;
quale sia la relazione tra gli accordi UE-USA di estradizione e le informazioni ottenute sui cittadini UE attraverso il «Foreign Intelligence Surveillance Act»;
se intenda informare regolarmente il Parlamento italiano ed esercitare pressioni sul Consiglio e la Commissione europea perché questi informino regolarmente il Parlamento Europeo ed i parlamenti nazionali sul dialogo transatlantico che le istituzioni europee conducono nel quadro del Gruppo di Contatto ad Alto Livello, ed in particolare sulle discussioni in materia di protezione dei dati personali;
se l'amministrazione USA si sia consultata con le istituzioni europee ed i governi degli Stati membri dell'UE, incluso il Governo italiano, in merito a questa legge ed alle implicazione per i cittadini dell'UE e, se è il caso, se ciò sia avvenuto a livello amministrativo o politico;
se non ritenga di dover chiedere all'amministrazione USA chiarimenti in merito all'impatto di questa legge sui diritti e le libertà fondamentali dei cittadini italiani ed europei, ed intervenire sulla Commissione europea perché questa faccia lo stesso;
se non ritenga di condurre un'indagine su come i dati personali dei cittadini italiani ed europei possano essere ottenuti da Stati terzi, ed in particolare dagli USA, e sulla base di quali leggi e norme, e se non ritengadi intervenire sulla Commissione europea perché questa faccia lo stesso.
(4-04705)
OSVALDO NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. Per sapere - premesso che:
l'ultimo contratto sottoscritto dai Segretari comunali eprovinciali, per il quadriennio giuridico 1998-2001 e per i bienni economici 1998-1999 e 2000-2001, risale al 16 maggio 2001;
il suddetto contratto prevedeva per i Segretari Comunali e Provinciali l'allineamento retributivo alla dirigenza degli enti locali;
nel mentre, la dirigenza degli enti locali, ha stipulato il contratto per il quadriennio giuridico 2002-2005 e i bienni economici 2002-2003 e 2004-2005;
gli incontri fin qui avuti con l'Aran non hanno consentito un avanzamento della trattativa con le organizzazioni sindacali rappresentative della categoria, perché il Governo non vuole confermare l'allineamento alla retribuzione dei dirigenti degli enti locali;
il Segretario comunale e provinciale, ai sensi dell'articolo 97 del Tuel (Testo unico degli enti locali, approvato con decreto legislativo n. 267 del 2000) sovrintende allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e ne coordina l'attività e quindi l'allineamento retributivo costituisce un principio ineludibile;
tutta la categoria dei Segretaricomunali e provinciali vive con disagio la mancata sottoscrizione del contratto tanto da essere costretta a rendere pubblico il proprio disappunto con manifestazioni di piazza;
la categoria è tuttora in stato di agitazione e minaccia ulteriori iniziative di lotta che potrebbero compromettere il corretto funzionamento degli enti locali, per i quali questa importante figura professionale costituisce indispensabile punto di riferimento soprattutto per i piccoli comuni-:
a cosa sia dovuto, caso unico nella pubblica amministrazione, il ritardo oltre sessanta mesi nella sottoscrizione del contratto dei Segretari comunali e provinciali -:
quali iniziative siano in corso per riprendere la trattativa Aran-organizzazioni sindacali e quali provvedimenti si rendano necessari per mantenere l'allineamento delle retribuzioni dei Segretari comunali e provinciali a quella dei dirigenti degli enti locali.
(4-04721)
TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge n. 222 del 1985, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», recita, tra l'altro, che: «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, ... in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 recita, tra l'altro, che «Le quote di cui all'articolo 47, secondo comma, sono utilizzate ... dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo» -:
su quali banche siano state versate dette somme a partire dal 1990;
se e quali controlli siano stati effettuati al fine di verificare che le somme siano state utilizzate per gli scopi previsti dalla legge e, in caso contrario, se intenda effettuarne.
(4-04725)
CAPEZZONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la circolare n. 1 del 12 giugno 2007, il Dipartimento per gli affari interni del Ministero dell'interno, in attuazione dell'articolo 95, comma 1 del Tuel, ha dato avvio al censimento generale del personale degli enti locali;
con cadenza annuale, entro il 30 settembre, gli enti locali dovranno comunicare i propri dati sul personale (tramite la cosiddetta procedura CePel). La rilevazione rappresenta, come si legge nella succitata circolare, «uno strumento indispensabile per aggiornare il patrimonio informativo concernente le risorse umane a disposizione delle autonomie locali, oltre a costituire una fonte di conoscenze utile alla predisposizione di tutti i provvedimenti sull'organizzazione e il funzionamento degli enti locali e, di riflesso, delle leggi finanziarie»;
più o meno nello stesso periodo (15 settembre) gli enti locali dovranno inviare al Ministero dell'economia il conto annuale e l'allegata relazione sull'attività svolta, che contiene già molte informazioni relative al personale;
come emerge dall'osservazione delle pagine della procedura web (http://autonomie.interno.it/censimento/download.htm) disponibili sul sito del Ministero dell'interno e come riportato da alcune fonti giornalistiche, sono evidenti duplicazioni di richieste di dati e informazioni fra la rilevazione del Ministero dell'interno e quella del Ministero dell'economia;
la ripetizione degli stessi dati, oltre ad essere inutile e costosa, carica gli enti locali di eccessivi adempimenti, palesando la mancanza di un'auspicabile visione di sistema, capace di recuperare dall'interno dell'amministrazione centrale i dati già disponibili;
la situazione, purtroppo, non è isolata e paiono ancora troppo poche le amministrazioni centrali che rendono effettivamente fruibili le informazioni e questo, comunque, in modo intempestivo, con ritardi anche di anni rispetto al periodo cui fanno riferimento le rilevazioni -:
se, anche in vista della imminente istituzione dell'«Unità per il monitoraggio dell'azione di governo degli enti locali e la verifica delle loro dimensioni organizzative ottimali», prevista dal comma 724 della Finanziaria 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) e di altre misure volte ad implementare il sistema dei controlli, la Presidenza del Consiglio non intenda farsi promotrice, in accordo con i dicasteri coinvolti, di un'iniziativa volta a razionalizzare l'acquisizione e la tempestiva diffusione dei dati provenienti dagli Enti locali all'interno delle strutture dell'amministrazione centrale.
(4-04733)
BIANCOFIORE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
il comando provinciale della Guardia di Finanza della Provincia Autonoma di Bolzano sta svolgendo da oltre un anno un'indagine sulle consulenze d'oro e incarichi esterni pari a circa 100 milioni elargiti dall'ente, pubblico Provincia Autonoma di Bolzano a terzi. Cifra ritenuta particolarmente elevata anche dalla Corte dei conti di Roma in sede di controllo del bilancio dell'ente;
detto tema è peraltro di scottante attualità politica e da tale indagine sarebbe già emerso un danno erariale di oltre mezzo milione di euro nel 2004 e di altrettanti nel 2005;
pertanto la Guardia di Finanza, nell'ambito delle proprie prerogative e delle norme dell'ordinamento giudiziario italiano ha ritenuto di predisporre una nuova indagine su aggiuntivi 58 milioni di euro con i quali la Provincia autonoma di Bolzano ha finanziato la società mista pubblico-privato Alto Adige Marketing preposta alla divulgazione del marchio Alto Adige che spesso però, come il Governo già conosce, viene divulgato con la sola dizione Südtirol facendo immaginare una sorta di «stato indipendente». A tal proposito esiste un ordine del giorno parlamentare, votato da tutto il Parlamento con il parere positivo del Governo, palesemente contrario alla dizione monolingue;
tale dettaglio è assolutamente significativo ai fini della interrogazione;
la lotta all'evasione e all'elusione fiscale è l'obiettivo prioritario del Governo che, secondo il comandante provinciale, ha portato peraltro un aumento alla Guardia di finanza dei carichi operativi nell'ordine del 30 per cento;
già le operazioni della Guardia di finanza in Alto Adige sono state oggetto di forti critiche da parte di esponenti politici locali e nazionali, volte a sollecitare un occhio di non ben comprensibile riguardo della Guardia di finanza nei confronti dell'Alto Adige;
secondo i controlli delle Fiamme gialle in provincia una persona su tre non rispetta le norme che regolano la materia fiscale;
oltre agli interventi sopra richiamati, anche il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano si è reso protagonista di dichiarazioni inaudite rispetto al lavoro della Guardia di finanza spingendosi ad affermare che non spetta alle Fiamme gialle dire come «spendere i soldi della Provincia» e facendo ravvisare nelle azioni della Guardia di finanza un'attitudine a fare «politica»;
al contrario, la Guardia di finanza ha il compito di vigilare sulla legalità della spesa effettuata con danaro pubblico e di riferire eventualmente agli organi giurisdizionali competenti per le azioni consequenziali;
l'interrogante auspica che il Governo italiano sia persuaso della necessità di preservare l'azione di polizia finanziaria nazionale da pressioni o tentativi di intimidazione politica -:
come intendano tutelare l'immagine e i compiti della Guardia di finanza in Alto Adige;
se il Governo italiano intenda adottare iniziative per preservare l'azione di polizia finanziaria nazionale da pressioni o tentativi di intimidazione politica.
(4-04740)
BIANCOFIORE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
il comma 1, n. 2, dell'articolo 8 dello statuto d'autonomia del Trentino Alto Adige che ha rango costituzionale, prevede
espressamente «l'obbligo della bilinguità nel territorio della Provincia di Bolzano»;
un ordine del giorno del 1997 votato dall'intero parlamento ribadisce espressamente detto principio di bilinguismo che è alla fonte della pacifica convivenza raggiunta in Alto Adige;
recentemente il gruppo consiliare provinciale della Suedtiroler Volkspartei in Alto Adige ha presentato un disegno di legge che prevede di fatto il ripristino della toponomastica antecedente il 1918, cioè antecedente all'annessione dell'Alto Adige all'Italia, allorquando cioè l'Alto Adige apparteneva al regno Austro Ungarico con nemmeno celate volontà di ritedeschizzazione dell'Alto Adige e dunque di cancellare di fatto i toponimi italiani;
questo tentativo di tedeschizzazione è stato rilevato e denunciato anche dal Commissario del governo uscente, sua eccellenza il prefetto Carla Scoz;
il disegno di legge della Suedtirolervolkspartei prevede di affidare all'Astat, l'agenzia di statistica locale i cui vertici sono di fatto nominati dalla stessa Suedtirolervolkspartei, un'indagine sull'uso dei toponimi in Alto Adige e che sulla base di detti risultati si procederebbe alla rinominazione dei toponimi locali;
in Alto Adige la popolazione tedesca è di gran lunga maggioritaria rispetto a quella italiana e la Suedtiroler Volkspartei rappresenta il partito etnico di maggioranza assoluta in Alto Adige;
il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano ha dichiarato che con questo disegno di legge provinciale «verrebbe lasciata ai comuni la libertà di scelta dei nomi per i luoghi che si trovano sul proprio territorio, principio valido in tutta Italia» dimenticando volutamente che l'Alto Adige è un'autonomia etnica e non territoriale, dove vige il principio del bilinguismo;
già anni or sono i sindaci di lingua tedesca dell'Alto Adige, ben 116 su 118comuni compresi nel territorio, si sono distinti per atti di estrema gravità volti a cambiare nottetempo i cartelli delle vie e delle piazze sostituendoli con cartelli monolingui in lingua tedesca cancellando la dizione italiana;
i partner di giunta italiani, previsti esplicitamente dallo statuto d'autonomia, si sono espressi in senso contrario alla legge provinciale, e il Presidente della Provincia autonoma ha dichiarato «di voler andare avanti da soli»;
con legge ordinaria della Provincia Autonoma non si può modificare lo Statuto d'autonomia che ha rango costituzionale;
la comunità italiana ha dato il via ad una petizione popolare contro la pulizia linguistica in atto in Alto Adige;
non sembra ammissibile all'interrogante che conseguenza dell'articolo 6 della nostra Costituzione, che prevede giustamente la tutela delle minoranze etniche nazionali, sia la supremazia della minoranza linguistica tedesca, maggioranza in sede locale, sulla lingua, gli usi, la storia, le tradizioni e la toponomastica dello Stato italiano in conflitto con i principi costituzionali della Repubblica -:
se anche alla luce delle dichiarazioni rese dall'ex Commissario di Governo il prefetto Carla Scoz, non intenda, anche indirizzando opportune direttive all'attuale Commissario di Governo, nell'ambito delle proprie competenze, assumere ogni iniziativa utile ad assicurare la tutela del bilinguismo prevista dall'articolo 8 dello Statuto di autonomia, che ha rango costituzionale.
(4-04741)
CAPEZZONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 117 del 3 agosto 2007, recante «Disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione», all'articolo 5 (Modifiche agli articoli 186 e 187 dei decreto legislativo
n. 285 del 1992, in materia di guida in stato di ebbrezza alcolica o sotto l'effetto di stupefacenti) introduce tre fasce progressive di violazione, con relative sanzioni penali ed amministrative, per coloro che vengono trovati alla guida di un autoveicolo stato di ebrezza;
tuttavia, la contemporanea istituzione delle succitate tre fasce (con l'evidente impossibilità di un accertamento meramente sintomatologico da parte della polizia) e la depenalizzazione del rifiuto da parte del conducente di sottoporsi ad accertamento della propria condizione psicofisica, hanno creato una situazione a dir poco paradossale;
già a pochi giorni dall'entrata il vigore del decreto-legge n. 117 del 3 agosto 2007, fatti, da più parti veniva evidenziato come le modifiche introdotte al codice della strada non consentono l'arresto di chi si opponeva al test alcolimetrico, indispensabile per stabilire il tasso alcolico e quindi applicare le sanzioni;
tale situazione ha prodotto numerosi dubbi interpretativi delle nuove norme, affrontati e risolti in modo eterogeneo dalle diverse procure della Repubblica;
I magistrati torinesi, come riportato su numerosi organi di stampa nelle giornate del 17 e 18 agosto, hanno deciso di prevedere che venga processato anche chi, visibilmente ubriaco, non voglia sottoporsi al test;
da quanto dichiarato dal procuratore capo di Torino, dottor Maddalena, pare che i magistrati torinesi che si occupano di sicurezza stradale intendano applicare, in caso di rifiuto del test, la sanzione più lieve, non potendosi stabilire di quanto siano stati superati i limiti previsti dalla legge;
differentemente dalla linea scelta dalla procura di Torino e come riportato dal quotidiano La Repubblica, pagine di Firenze, il 25 agosto, parrebbe che la procura della Repubblica del capoluogo toscano abbia chiesto l'archiviazione delle posizioni di tutti coloro che si sono opposti a sottoporsi al controllo con l'etilometro;
è pur vero che le norme introdotte con il decreto-legge rendono più oneroso il rifiutodi sottoporsi al controllo etilometrico, prevedendo l'illecito amministrativo con sanzioni aggravate rispetto al passato;
tuttavia, si configura una palese disparità di trattamento tra conducenti che si trovano nelle medesime condizioni di fatto e di diritto, configurandosi per taluni un illecito penale, per altri un illecito amministrativo, seppur pesantemente sanzionato;
tale situazione pare assurda, irragionevole e per l'interrogante sospettabile di incostituzionalità-:
se il Ministro non intenda intervenire rapidamente con un nuovo provvedimento d'urgenza, al fine, non solo di sanare un'evidente irragionevolezza della norma, ma per evitare che la stessa continui ad essere applicata in modo eterogeneo sul territorio nazionale aumentando sia la confusione interpretativa sia possibili dubbi sulla legittimità costituzionale della norma.
(4-04745)