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Allegato B
Seduta n. 201 del 10/9/2007
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
LEDDI MAIOLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 23 dicembre 2005, con atto a rogito Notaio Ettore Morone, repertorio n. 107942, è stato costituito il Comitato per la Biblioteca Digitale dell'Informazione Giornalistica, dai promotori Editrice La Stampa s.p.a., Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e Compagnia San Paolo di Torino;
il Comitato, operante sul territorio della Regione Piemonte, iscritto nel registro delle persone giuridiche private della Regione Piemonte e dotato di personalità giuridica, ha lo scopo esclusivo di perseguire
la finalità, sulla base di apposita convenzione stipulata con l'Editrice la Stampa s.p.a. (convenzione d'accesso ed uso), di istituire, a scopo di valorizzazione, di conservazione e di messa in rete a disposizione del pubblico, una Biblioteca elettronico-digitale denominata «Biblioteca Digitale dell'informazione Giornalistica» (la «Biblioteca Digitale») formata dalla copia digitale del materiale posseduto dal Centro di Documentazione de «La Stampa» e in primo luogo dalle collezioni del quotidiano La Stampa;
al fine di dare attuazione al suo scopo, il Comitato ha provveduto dapprima a stipulare con l'Editrice La Stampa s.p.a. la convenzione di accesso e di uso de «La Stampa» e successivamente ha espletato la gara finalizzata alla ricerca della ditta cui appaltare il servizio di digitalizzazione degli archivi «La Stampa»;
a seguito dell'espletamento della gara, il Comitato, in qualità di stazione appaltante, ha affidato alla Ditta S.T.I. s.p.a. l'esecuzione della digitalizzazione delle Collezioni «La Stampa» dal 1867 al 2006 e successivamente ha stipulato con la suddetta il relativo contratto di appalto;
l'articolo 18 del contratto di appalto, recante «Spese di contratto e trattamento fiscale», prevede che «ai fini fiscali, l'appaltatore dichiara che i servizi di cui al presente contratto sono esenti dall'imposta sul valore aggiunto, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 10 n. 22 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633 (cfr. Risoluzione dell'Agenzia delle Entrate, Direzione Centrale Normativa e Contenzioso, n. 135 del 6 dicembre 2006)»;
in attuazione di quanto disposto nel capitolato tecnico di gara, il Comitato ha individuato nella Ditta SAM il soggetto qualificato, per conto del Comitato, ad interfacciarsi con l'appaltatore in qualità di Project Manager, attribuendo a quest'ultimo compiti di mantenimento dei rapporti con la ditta appaltatrice, stesura del programma di lavorazione, consegna del materiale, verifica di rispondenza del prodotto ai requisiti richiesti, monitoraggio dell'avanzamento del progetto e predisposizione del collaudo;
i risultati dei servizi prestati dall'appaltatore (digitalizzazione e software per la consultazione) costituiranno il primo nucleo della Biblioteca Digitale dell'Informazione Giornalistica e confluiranno nella Biblioteca Digitale Piemontese, che ha lo scopo di raccogliere, catalogare, conservare, archiviare e rendere disponibile alla consultazione, per finalità di studio e ricerca, la digitalizzazione di libri e di altro materiale posseduto dalle biblioteche e dagli altri istituti culturali piemontesi;
la Biblioteca Digitale Piemontese è promossa dalla Regione Piemonte, che la realizza e tramite incarico al CSI Piemonte (Consorzio per il Sistema Informatico), ente strumentale della Regione;
in tale contesto l'attività del CSI si traduce nella raccolta, archiviazione, conservazione e consultazione del materiale della Biblioteca Digitale Piemontese per la pubblica consultazione -:
se la prestazione resa di Project Managment, così come sopra descritta, possa, in quanto attività funzionale e strettamente connessa alla realizzazione del progetto di digitalizzazione, beneficiare del regime di esenzione dall'IVA previsto dall'articolo 10, n. 22, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972;
se la tipologia di prestazione resa dal CSI Piemonte per la Biblioteca Digitale Piemontese possa rientrare nel campo di applicazione dell'esenzione dall'IVA previsto dall'articolo 10, n. 22, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972.
(5-01419)
Interrogazioni a risposta scritta:
MUSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d'Armata
Cosimo D'Arrigo ha recentemente posto l'accento sulla inadeguata consistenza delle risorse finanziarie a disposizione del Corpo per l'assolvimento dei doveri d'istituto;
l'esigenza di destinare maggiori risorse alla lotta all'evasione e elusione fiscale è meritevole della massima attenzione e specificatamente a tale obiettivo vanno indirizzate le risorse disponibili e valutate le ulteriori esigenze manifestate dal Corpo -:
se risponda al vero che la Guardia di Finanza abbia acquistato, negli scorsi anni, due velivoli Piaggio «P180 Avanti II»;
se risponda al vero che tali velivoli, ad altissime prestazioni, siano sostanzialmente attrezzati ed adibiti a trasporto di persone e in particolare agli spostamenti di Ufficiali della Guardia di Finanza;
qualora la risposta ai precedenti quesiti sia in tutto o in parte affermativa:
a) quale sia il costo dei due velivoli;
b) quale sia il rapporto costo-risultati in relazione ai compiti d'istituto della Guardia di Finanza;
c) come l'esercizio di questi velivoli si integri quotidianamente nelle attività aereo-navali della Guardia di Finanza.
(4-04686)
LUCCHESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere:
quale sia la cifra che spendono annualmente l'Eni e l'Enel per la erogazione di pubblicità a quotidiani e periodici atteso che consta all'interrogante che detti enti erogano pubblicità soltanto ai quotidiani e periodici che appartengono a grossi gruppi finanziari, escludendo quegli organi di stampa che sono piccoli ma indipendenti;
se non si ritenga assurda la pubblicità di detti enti, che - ad avviso dell'interrogante - serve soltanto per erogare pubblico denaro e favorire gli editori.
(4-04713)
LUCCHESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere:
se sia possibile conoscere l'elenco dei consulenti dell'ENI e dell'ENEL e le relative parcelle;
se sia altresì possibile conoscere i nominativi dei giornalisti, compresi quelli RAI che sarebbero molti, che risultano consulenti di detti enti o che hanno contratti di collaborazioni di varia natura.
(4-04714)
TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere premesso che:
nel 1973, con decreto no 9346, del 12 novembre 1973, il Prefetto di Matera dispose l'espropriazione, a favore della società Ittica Val D'Agri, di alcune centinaia di ettari di terreno di proprietà demaniale o comunque di enti pubblici, posti alla foce del fiume Agri. L'espropriazione venne pronunciata affinché la società Ittica Val D'Agri realizzasse attività industriale consistente in allevamento e inscatolamento del pesce;
la società beneficiaria dell'esproprio (ottenuto con poche lire a metro quadrato) realizzò delle vasche per allevamento del pesce ma mai pervenne ad un'attività industriale. Negli anni '80 l'Ittica Val D'Agri e per essa la società Consyris, con il ruolo di primo attore sempre svolto dal signor Vincenzo Vitale, chiese ed ottenne, dalla Cassa per il Mezzogiorno un finanziamento di 25 miliardi di lire per la costruzione di un centro di acquacoltura. L'iniziativa non convinceva il presidente dell'Esab, senatore Decio Scardaccione, che vi si oppose. Nello stesso periodo di tempo, il senatore Scardaccione fu ferito alle gambe da cinque colpi di pistola.
Anche a seguito di quella vicenda il centro per l'acquacoltura non fu realizzato e le somme promesse non furono erogate;
negli ultimi anni la società Marinagri - patron Vincenzo Vitale - presumibilmente succeduta a Ittica Val D'Agri, utilizza gli stessi terreni per la realizzazione di abitazioni e complessi turistici in relazione a tale attività vi è inchiesta giudiziaria la quale, coinvolgendo alcuni magistrati del Tribunale di Matera, viene svolta, per competenza, dalla Procura della Repubblica di Catanzaro;
quanto esposto dimostra come un vasto territorio pubblico, passato di mano a prezzo vilissimo per promuovere e favorire l'attività industriale, è stato utilizzato dapprima per l'allevamento del pesce che costituisce attività agricola (cons. Stato, sez. V, 6/12/1994 no1455) ed ora per attività di edificazione di lusso come si evince dalla pubblicità sulla stampa (il Sole24ore - la Nuova del Sud eccetera), con grandi profitti e colossale speculazione;
l'articolo 60 della legge 25 giugno 1985 no 2359 prima e l'articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 poi prevedono che, quando l'opera per la cui realizzazione fu disposta l'espropriazione non venga realizzata entro 10 anni, il proprietario delle aree possa ottenere la retrocessione delle stesse;
ragioni di giustizia impongono che le aree di proprietà pubblica all'epoca trasferite all'Ittica Val D'Agri vengano restituite al patrimonio pubblico -:
se, acquisita formale conoscenza di quanto sopra esposto, non intenda avviare le iniziative previste dalla legge affinché le aree sottratte al patrimonio pubblico per una attività industriale mai realizzata vengano restituite al Demanio dello Stato o comunque agli enti pubblici che l'esproprio avevano subito.
(4-04715)
MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il regolamento del Ministero dell'economia e delle finanze 7 marzo 2007 n. 45 concernente il «regolamento di attuazione dell'articolo unico, comma 347 della legge 23 dicembre 2005 n. 266, in materia di accesso alle prestazioni creditizie agevolate erogate dall'INPDAP, prevede all'articolo 2 che i dipendenti in servizio e pensionati ex dipendenti pubblici si iscrivano alla Gestione unitaria, come previsto dell'articolo 1 camma 45 della legge 23 dicembre 1996 n. 662, tramite l'obbligo di versamento dei contributi col meccanismo del silenzio-assenso»;
trattasi, dunque, di contributi prelevati mediante ritenuta mensile pari allo 0,35 per cento della retribuzione contributiva e allo 0,15 per cento della pensione -:
se non si reputi opportuno rivedere prontamente una misura che risulta essere iniqua ed oppressiva nei confronti dei lavoratori e dei pensionati interessati che debbono potere esprimere con convinzione, senza assurdi automatismi, la loro adesione o meno alla Gestione credito;
se non si ritenga urgente chiarire le procedure esatte che i lavoratori ed i pensionati interessati debbono seguire per manifestare il loro eventuale dissenso rispetto alla relativa iscrizione di cui sopra.
(4-04719)
MURA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8 della legge n. 449 del 1997 riconosce ai disabili con ridotte o impedite capacità motorie che hanno necessità di un'automobile modificata in grado di rispondere alle loro esigenze fisiche quattro tipi di agevolazione fiscale,
quali: la detrazione Irpef, una riduzione dell'Iva, l'esenzione dal pagamento del bollo auto e dell'imposta provinciale di trascrizione;
la legge numero 488 del 1998 stabilisce che le persone non vedenti e non udenti possano usufruire della sola detrazione dell'Irpef al momento dell'acquisto di un'automobile;
la legge n. 388 del 2000 all'articolo 30 estende tutte le quattro agevolazioni fiscali previste dalla legge n. 449 del 1997 ai disabili psichici e ai disabili motori gravi, a prescindere dall'adattamento del
veicolo acquistato;
la successiva legge n. 342 del 2000 all'articolo 50 estende ai non vedenti e non udenti le agevolazioni fiscali consistenti nel pagamento ridotto dell'Iva e nell'esenzione dal pagamento del bollo per l'acquisto di un'automobile;
attualmente sono riconosciute 3 categorie di disabilità fisica che consistono nella disabilità motoria, nella disabilità psichica, e nella mancanza della vista e dell'udito. Alle persone che rientrano nelle prime due categorie la legge riconosce quattro tipi di agevolazione fiscale nell'acquisto di un'automobile, consistenti nella detrazione Irpef, nel pagamento ridotto dell'Iva, nell'esenzione dal pagamento del bollo di circolazione e dell'imposta provinciale di trascrizione. Alle persone che invece rientrano nella terza categoria, ovvero i non vedenti e non udenti, sono riconosciute solo tre delle quattro precedenti agevolazioni fiscali e gli stessi sono obbligati al pagamento dell'imposta provinciale di trascrizione, configurando in tal modo una disparità di trattamento che non sembra giustificata da motivazioni precise;
l'imposta provinciale di trascrizione è sì un'imposta locale, ma i criteri di esonero sono di competenza del legislatore nazionale -:
quali iniziative normative intenda attuare in proposito per eliminare tale evidente situazione di disparità di trattamento.
(4-04722)
LUCCHESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
scrive il notiziario L'Informatore del 31 agosto: «Il contribuente italiano è costretto a finanziare i vari enti ed apparati vari che servono ai partiti per collocare loro uomini.
Ma che senso ha mantenere in piedi le costose ed inutili amministrazioni provinciali, il cui costo è notevole e senza alcuna concreta utilità.
Basti pensare che ogni amministrazione provinciale ha delle propri sedi - per le riunioni delle assemblee consiliari, poi quelle per presidente ed assessori. Da aggiungere il costo delle auto blu, delle segreterie, e cose varie. Vi è una provincia, ad esempio, che spende soldi per la rassegna della moda e per altre inutili cose. Lo spreco del denaro è indecoroso ed immorale.
Poi vi sono le circoscrizioni, o minimunicipi, che non possono fare nulla, passano il tempo discutendo inutili mozioni o ordini del giorno, mentre i problemi delle zone rimangono insoluti. Al presidente viene assicurata una auto blu, una segreteria, una bella sede ed una cifra mensile, sui 4 mila euro. Ai consiglieri una cifra mensile sui due mila euro.
Le competenze concrete delle circoscrizioni sono più formali che sostanziali. Però alcune circoscrizioni si sono inventati gli assessorati, con aggravio di spesa.
Ogni giorno sorgono nuovi apparati, per mantenere il personale politico cioè per soddisfare le esigenze di collocazione di addetti da parte dei partiti. Tutto sempre a spese del contribuente» -:
quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in merito alla moltiplicazione dei centri di spesa, e se non intenda adottare iniziative al riguardo.
(4-04727)
LUCCHESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
scrive il notiziario L'Informatore del 31 agosto 2007: «Mentre si sprecano milioni di euro per cose futili, non si trovano i soldi necessari per l'attività delle Forze dell'ordine. Manca la benzina per le auto, molte delle quali andrebbe o sostituite con le nuove, non vengono pagati gli straordinari agli operatori;
un assurdo fare mancare i denari necessari per dare sicurezza ai cittadini, che, ormai, sono costretti a rinchiudersi dentro casa la sera;
metropolitane non vigilate, piazze e strade dove è vistosa l'assenza delle gazzelle della polizia, per non parlare di quanto si verifica sulle autostrade;
occorre fornire adeguate risorse finanziarie per potenziare le forze di polizia e dotarle dei necessari moderni strumenti;
uno sforzo finanziario per potenziare le forze dell'ordine va fatto subito e senza tentennamenti» -:
quali siano le valutazioni dei ministri interrogati in merito alla questione rappresentata in premessa, e quali iniziative intendano adottare per garantire la svolgimento dei propri compiti da parte delle forze dell'ordine, nonché il loro potenziamento.
(4-04728)
CAPEZZONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), nella riunione del 22 giugno 2005, deliberò l'apertura di un'istruttoria nei confronti delle società Cassa depositi e prestiti S.p.A. (di seguito, CDP), TERNA. - Trasmissione elettricità rete nazionale S.p.A. (TERNA) e del Gestore della rete di trasmissione nazionale S.p.A. (GRTN), in quanto «coinvolte in operazioni suscettibili di restringere la concorrenza sul mercato della trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica» (provvedimento n. 14421 del 22 giugno 2005);
l'Autorità, motivando la sua decisione, tenne conto della circostanza che CDP, sarebbe divenuta al tempo stesso azionista di controllo di TERNA (che diventerà anche gestore della RTN), con una partecipazione del 29,99 per cento, ed azionista di ENEL, attraverso una quota del 10,2 per cento, determinando così la creazione di una posizione dominante;
con il provvedimento n. 14542 del 4 agosto 2005, a chiusura della succitata istruttoria, l'Autorità autorizzava le operazioni di concentrazione relative all'acquisizione, da parte della CDP S.p.A., del 29,99 per cento del capitale sociale della società TERNA e del ramo di azienda della società GRTN S.p.A. stabilendo tuttavia «la cessione, a decorrere dal 1o luglio 2007 ed entro i 24 mesi successivi, da parte della società Cassa depositi e prestiti S.p.A., della partecipazione detenuta nella società ENEL S.p.A. e pari al 10,2 per cento del capitale sociale;
il TAR del Lazio, sezione I, con la sentenza n. 1898/2006, rigettava il ricorso della CDP e, successivamente, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 550/2006 (pubblicata il 12 febbraio 2007), dava ragione all'AGCM confermando la sentenza del tribunale amministrativo, che rilevava come, in esito alle due operazioni previste, CDP avrebbe acquisito «una posizione dominante nel mercato della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica, idonea ad ostacolare la concorrenza in maniera effettiva sui mercati, verticalmente connessi, della vendita di energia all'ingrosso e dei servizi di dispacciamento». Veniva così confermato l'obbligo per CDP di cedere la propria quota di capitale di Enel. Il Consiglio di Stato annullava un secondo impegno previsto dall'AGCM (condizionamento della nomina di 6 dei 7 consiglieri Terna spettanti a CDP), ritenendolo sproporzionato ed eccessivo;
l'articolo 5 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, con modificazioni,
dalla legge n. 326 del 2003, ha disposto la trasformazione della CDP in società per azioni, denominata «Cassa depositi e prestiti società per azioni» (CDP SpA);
contestualmente, lo stesso decreto prevedeva la possibilità di trasferire a titolo oneroso alla Cassa depositi e prestiti partecipazioni societarie dello Stato, anche indirette (articolo 5, comma 3) e, più in generale, la possibilità per la Cassa di assumere partecipazioni (articolo 5, comma 8). Tali partecipazioni venivano assegnate alla cosiddetta gestione separata;
in tal modo la Cassa è stata collocata al di fuori del settore della pubblica amministrazione, per cui i proventi della cessazione di attività finanziarie da parte dello Stato possono essere contabilizzati a riduzione del debito pubblico. Risulta pertanto evidente come la CDP abbia svolto un ruolo molto rilevante di strumento attivo nella realizzazione dei programmi di privatizzazione delle partecipazioni ancora detenute dallo Stato;
il Ministro dell'economia e delle finanze continua ad esercitare un'influenza decisiva sull'attività della Cassa, in conseguenza sia della larga maggioranza detenuta nel capitale dell'istituto, sia degli specifici poteri ad esso attribuiti con riferimento alla gestione separata, alla quale sono affidate le partecipazioni cedute dallo Stato;
in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003, con il decreto ministeriale 5 dicembre 2003, che ha definito i rapporti patrimoniali tra la Cassa e il Ministero dell'economia, è stata disposta, contestualmente alla privatizzazione, la cessione alla Cassa depositi e prestiti S.p.A. di importanti partecipazioni azionarie di proprietà dello Stato;
con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 27 gennaio 2005 sono stati fissati ulteriori criteri guida per l'acquisizione di partecipazioni da parte di CDP SpA;
attualmente le principali partecipazioni detenute da CDP sono:
a) il 10,35 per cento di ENEL, per un corrispettivo di 3.156,5 milioni di euro;
b) il 10 per cento di ENI, per un corrispettivo di 5.315,8 milioni di euro;
c) il 35 per cento di Poste Italiane S.p.A., per un corrispettivo di 2.518,7 milioni di euro;
d) il 30 per cento di Terna SpA;
la proprietà del capitale azionario di CDP SpA è per il 70 per cento in capo al Ministero dell'economia, e per il 30 per cento di un gruppo di 65 fondazioni bancarie;
qualora entro il lasso di tempo stabilito dall'AGCM non si trovi un'adeguata soluzione per risistemare le partecipazioni azionarie di ENEL in mano alla CDP questa dovrà collocarle sul mercato rendendo, nei fatti, la società scalabile dagli operatori del mercato;
le soluzioni che si adotteranno per questa vicenda implicheranno rilevanti conseguenze per una serie di questioni ad oggi irrisolte (si pensi, ad esempio, alla cosiddetta «società delle reti» di cui si sente spesso parlare);
il decreto-legge n. 269 del 2003 prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base di apposita relazione presentata dalla CDP SpA, riferisce annualmente al Parlamento sulle attività svolte e sui risultati conseguiti dalla CDP SpA (articolo 5, comma 16);
all'interrogante non risulta siano state, ad oggi, trasmesse tali relazioni, in adempimento della succitata disposizione -:
quale nuova «mission» il Governo intende dare alla CDP;
se corrispondono al vero le voci che ipotizzano la trasformazione della CDP in una banca oppure una holding di partecipazioni nel settore delle reti, riunendo, oltre a Terna anche Snam rete gas controllata da Eni;
se debba essere collegato alla vicenda in oggetto il continuo rinvio dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto in finanziaria (articolo 1, commi 905 e 906, legge 27 dicembre 2006, n. 296), relativamente alla cessione delle quote superiori al 20 per cento del capitale delle società che sono proprietarie e che gestiscono reti nazionali di trasporto del gas naturale controllate direttamente o indirettamente dallo Stato.
(4-04730)
TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il debito complessivo delle pubbliche amministrazioni italiane alla fine del 2006 è risultato pari al 106,8 per cento del PIL;
l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per l'anno 2006 è stato pari al 4,4 per cento del PIL con un deficit pari al 2,4 per cento del PIL;
il debito pubblico italiano, come detto pari al 106,8 per cento del PIL, è costituito per circa il 99,4 per cento da passività delle amministrazioni centrali, mentre la restante quota, pari al 7,2 per cento è da attribuire alle amministrazioni
locali, che ne curano la gestione nell'ambito della loro sfera di autonomia;
circa l'85 per cento del debito delle amministrazioni centrali è rappresentato da strumenti finanziari negoziabili, i titoli di Stato, di cui la Direzione II del Dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze è responsabile per la politica di emissione e gestione;
nel corso del 2006 si è interrotto il trend decrescente dei tassi di interesse di mercato che aveva caratterizzato gli ultimi anni, che la politica di emissione ha stabilizzato la spesa per interessi complessiva del settore pubblica amministrazione in rapporto al PIL lasciandola sostanzialmente invariata rispetto al 2005, attestandosi intorno al 4,6 per cento;
nel 2006 gli strumenti di debito offerti al mercato e le relative procedure di collocamento hanno garantito una penetrazione diffusa nei portafogli degli investitori, con un incremento di quelli internazionali, consentendo una presenza presso un numero sempre più ampio e diversificato di tipologie di investitori;
l'asta è stato lo strumento più utilizzato per il collocamento dei titoli domestici in virtù delle proprie tipiche caratteristiche di trasparenza ed efficienza, divenendo strumento principale per il perseguimento degli obiettivi della gestione del debito consolidato, utilizzando tale procedura anche per le emissioni dei titoli indicizzati all'inflazione;
il significativo sviluppo del mercato secondario di questi prodotti nell'area europea, con le conseguenze che ne derivano in termini di contenuto informativo delle quotazioni e degli scambi, ha reso possibile un uso sempre più efficiente dello strumento d'asta;
vi è stato ruolo crescente del risparmio intermediato, con la quota detenuta direttamente dalle famiglie e dalle imprese non finanziarie che è scesa dal 16 per cento di fine 2004 all'11 per cento di fine 2005, segnalando un sempre maggiore ricorso all'investimento tramite l'intermediazione di istituzioni finanziarie;
più specificamente, la quota di titoli di Stato direttamente detenuta dalle famiglie italiane è notevolmente diminuita, tra il 1997 ad oggi, passando dal 40 per cento al 16 per cento del totale;
in base ai dati forniti dagli operatori specialisti in titoli di Stato emerge che, negli ultimi anni, la base degli investitori, limitatamente alla distribuzione per area geografica e categoria di detentori, ha visto un notevole accrescimento di investitori stranieri attratti dall'investimento in titoli
di Stato italiani. La quota in loro possesso è decisamente aumentata, passando dal 22 per cento nel 1997 al 56 per cento nel 2005;
sempre in base ai dati forniti dagli operatori specialisti in titoli di Stato si evince come, tra gli investitori non residenti, la quota detenuta al di fuori dell'Europa, in particolare nell'area asiatica, sia andata progressivamente crescendo;
è auspicabile che, date queste condizioni, il debito italiano possa essere meno vulnerabile da shock finanziari locali o relativi a singole tipologie di investitori. Di converso non può tacersi il fatto che una grossa fetta di debito pubblico detenuto da soggetti residenti all'estero espone maggiormente il nostro Paese alle insidie derivanti dalle scelte degli investitori stranieri, più sensibili ai rating, alle politiche fiscali e all'andamento degli spread (premio a rischio) rispetto ai risparmiatori domestici;
la consistenza del debito delle pubbliche amministrazioni per l'anno 2006 è stata pari a 1.575.447 milioni di euro totali, costituito per 156.737 milioni di euro da monete e depositi, per 122.327 milioni di euro da titoli a breve termine, per 1.163.956 milioni di euro a titoli a medio e lungo termine e per 132.427 milioni di euro da altre passività;
il possesso di titoli a breve termine è così suddiviso:
29.615 milioni di euro detenuti dalle IFM (istituzioni finanziarie monetarie);
12.713 milioni di euro detenuti da istituzioni finanziarie;
11.668 milioni di euro detenuti da operatori residenti;
68.331 milioni di euro detenuti da operatori non residenti;
il possesso di titoli a medio e lungo termine è così suddiviso:
62.760 milioni di euro detenuti dalla Banca d'Italia;
126.753 milioni di euro detenuti dalle IFM;
195.528 milioni di euro detenuti da istituzioni finanziarie;
168.755 milioni di euro detenuti da operatori residenti;
610.160 milioni di euro detenuti da operatori non residenti;
il possesso di titoli del debito pubblico nella sua integrità è così suddiviso:
62.760 milioni di euro detenuti dalla Banca d'Italia;
353.146 milioni di euro detenuti dalle IFM;
216.903 milioni di euro detenuti da istituzioni finanziarie;
259.901 milioni di euro detenuti da operatori residenti;
682.656 milioni di euro detenuti da operatori non residenti;
ciò significa che l'Italia ha un debito pubblico che è il più grande tra i paesi dell'area UE e che l'entità del debito pubblico è direttamente proporzionale alle oscillazioni dei tassi d'interesse;
per effetto degli aumenti dei tassi di interesse avvenuti dall'inizio dell'anno, la spesa per interessi aumenterà, secondo le ultime stime, di un importo non inferiore ai 2,5 miliardi di euro;
nel corso degli anni l'ammontare totale del debito pubblico ha registrato un notevole accrescimento della somma monetaria dovuta a titolo di interesse, così come evidenziato in tabella (in milioni di euro):
anno 1980: uscite correnti: 75.030, uscite c/capitale: 9.076, totale uscite assoluto: 84.106, totale uscite al netto di interessi: 75.103, entrate correnti: 69.464, entrate c/capitale: 474, totale: 69.938, saldo corrente: -5.566, saldo in conto capitale: -8.602, saldo primario: -5.165, indebitamento netto -14.168, interessi 9.003;
anno 1981: uscite correnti: 98.248, uscite c/capitale: 12.120, totale uscite assoluto: 110.368, totale uscite al netto di interessi: 97.959, entrate correnti: 83.057, entrate c/capitale: 823, totale: 83.880, saldo corrente: -15.191, saldo in conto capitale: -11.297, saldo primario: -14.079, indebitamento netto -26.488, interessi 12.409;
anno 1982: uscite correnti: 121.623, uscite c/capitale: 14.389, totale uscite assoluto: 136.012, totale uscite al netto di interessi: 117.121, entrate correnti: 104.830, entrate c/capitale: 2.398, totale: 107.228, saldo corrente: -16.793, saldo in conto capitale: -11.991, saldo primario: -9.893, indebitamento netto -28.784, interessi 18.891;
anno 1983: uscite correnti: 149.660, uscite c/capitale: 16.061, totale uscite assoluto: 165.721, totale uscite al netto di interessi: 139.568, entrate correnti: 127.840, entrate c/capitale: 4.026, totale: 131.866, saldo corrente: -21.820, saldo in conto capitale: -12.035, saldo primario: -7.702, indebitamento netto -33.855, interessi 26.153;
anno 1984: uscite correnti: 171.336, uscite c/capitale: 18.374, totale uscite assoluto: 189.710, totale uscite al netto di interessi: 157.615, entrate correnti: 143.840, entrate c/capitale: 1.913, totale: 145.753, saldo corrente: -27.496, saldo in conto capitale: -16.461, saldo primario: -11.862, indebitamento netto -43.957, interessi 32.095;
anno 1985: uscite correnti: 193.956, uscite c/capitale: 22.040, totale uscite assoluto: 215.996, totale uscite al netto di interessi: 179.796, entrate correnti: 161.562, entrate c/capitale: 1.224, totale: 162.786, saldo corrente: -32.394, saldo in conto capitale: -20.816, saldo primario: -17.010, indebitamento netto -53.210, interessi 36.200;
anno 1986: uscite correnti: 216.343, uscite c/capitale: 25.056, totale uscite assoluto: 241.399, totale uscite al netto di interessi: 199.689, entrate correnti: 183.190, entrate c/capitale: 1.408, totale: 184.598, saldo corrente: -33.153, saldo in conto capitale: -23.648, saldo primario: -15.091, indebitamento netto -56.801, interessi 41.710;
anno 1987: uscite correnti: 232.932, uscite c/capitale: 27.554, totale uscite assoluto: 260.486, totale uscite al netto di interessi: 219.428, entrate correnti: 199.437, entrate c/capitale: 1.216, totale: 200.653, saldo corrente: -33.495, saldo in conto capitale: -26.338, saldo primario: -18.775, indebitamento netto -59.833, interessi 41.058;
anno 1988: uscite correnti: 262.539, uscite c/capitale: 30.653, totale uscite assoluto: 293.192, totale uscite al netto di interessi: 245.301, entrate correnti: 227.880, entrate c/capitale: 1.527, totale: 229.407, saldo corrente: -34.659, saldo in conto capitale: -29.126, saldo primario: -15.894, indebitamento netto -63.785, interessi 47.891;
anno 1989: uscite correnti: 296.928, uscite c/capitale: 32.376, totale uscite assoluto: 329.304, totale uscite al netto di interessi: 271.205, entrate correnti: 254.658, entrate c/capitale: 2.184, totale: 256.842, saldo corrente: -42.270, saldo in conto capitale: -30.192, saldo primario: -14.363, indebitamento netto -72.462, interessi 58.099;
anno 1990: uscite correnti: 336.478, uscite c/capitale: 37.025, totale uscite assoluto: 373.503, totale uscite al netto di interessi: 302.776, entrate correnti: 291.659, entrate c/capitale: 1.596, totale: 293.255, saldo corrente: -44.819, saldo in conto capitale: -35.429, saldo primario: -9.521, indebitamento netto -80.248, interessi 70.727;
anno 1991: uscite correnti: 379.761, uscite c/capitale: 36.448, totale uscite assoluto: 416.209, totale uscite al netto di interessi: 329.296, entrate correnti: 326.443, entrate c/capitale: 2.598, totale: 329.041, saldo corrente: -53.318, saldo in conto capitale: -33.850, saldo primario: -255, indebitamento netto -87.168, interessi 86.913;
anno 1992: uscite correnti: 412.775, uscite c/capitale: 35.390, totale uscite assoluto: 448.165, totale uscite al netto di interessi: 349.631, entrate correnti: 347.487, entrate c/capitale: 17.047, totale: 364.534, saldo corrente: -65.288, saldo in conto capitale: -18.343, saldo primario: 14.903, indebitamento netto -83.631, interessi 98.534;
anno 1993: uscite correnti: 435.572, uscite c/capitale: 34.370, totale uscite assoluto: 469.942, totale uscite al netto di interessi: 364.902, entrate correnti: 379.392, entrate c/capitale: 7.220, totale: 386.612, saldo corrente: -56.180, saldo in conto capitale: -27.150, saldo primario: 21.710, indebitamento netto -83.330, interessi 105.040;
anno 1994: uscite correnti: 440.774, uscite c/capitale: 31.422, totale uscite assoluto: 472.166, totale uscite al netto di interessi: 372.462, entrate correnti: 388.871, entrate c/capitale: 3.502, totale: 392.373, saldo corrente: -51.873, saldo in conto capitale: -27.920, saldo primario: 19.911, indebitamento netto -79.793, interessi 99.704;
anno 1995: uscite correnti: 457.130, uscite c/capitale: 42.583, totale uscite assoluto: 499.713, totale uscite al netto di interessi: 389.919, entrate correnti: 421.557, entrate c/capitale: 7.922, totale: 429.479, saldo corrente: -35.573, saldo in conto capitale: -34.661, saldo primario: 39.560, indebitamento netto -70.234, interessi 109.794;
anno 1996: uscite correnti: 491.096, uscite c/capitale: 37.095, totale uscite assoluto: 528.191, totale uscite al netto di interessi: 412.580, entrate correnti: 454.078, entrate c/capitale: 4.283, totale: 458.361, saldo corrente: -37.018, saldo in conto capitale: -32.812, saldo primario: 45.781, indebitamento netto -69.830, interessi 115.611;
anno 1997: uscite correnti: 492.407, uscite c/capitale: 35.563, totale uscite assoluto: 527.970, totale uscite al netto di interessi: 430.522, entrate correnti: 489.815, entrate c/capitale: 10.105, totale: 499.920, saldo corrente: -2.592, saldo in conto capitale: -25.458, saldo primario: 69.398, indebitamento netto -28.050, interessi 97.448;
anno 1998: uscite correnti: 493.735, uscite c/capitale: 41.072, totale uscite assoluto: 534.807, totale uscite al netto di interessi: 448.525, entrate correnti: 496.829, entrate c/capitale: 7.497, totale: 504.326, saldo corrente: 3.094, saldo in conto capitale: -33.575, saldo primario: 55.801, indebitamento netto -30.481, interessi 86.282;
anno 1999: uscite correnti: 498.171, uscite c/capitale: 44.335, totale uscite assoluto: 542.506, totale uscite al netto di interessi: 468.139, entrate correnti: 517.334, entrate c/capitale: 5.622, totale: 522.956, saldo corrente: 19.163, saldo in conto capitale: -38.713, saldo primario: 54.817, indebitamento netto -19.550, interessi 74.367;
anno 2000: uscite correnti: 519.569, uscite c/capitale: 30.814, totale uscite assoluto: 550.383, totale uscite al netto di interessi: 474.822, entrate correnti: 535.377, entrate c/capitale: 5.044, totale: 540.421, saldo corrente: 15.808, saldo in conto capitale: -25.770, saldo primario: 65.599, indebitamento netto -9.962, interessi 75.561;
anno 2001: uscite correnti: 548.765, uscite c/capitale: 52.077, totale uscite assoluto: 600.842, totale uscite al netto di interessi: 522.078, entrate correnti: 558.872, entrate c/capitale: 3.469, totale: 562.341, saldo corrente: 10.107, saldo in conto capitale: -48.608, saldo primario: 40.263, indebitamento netto -38.501, interessi 78.764;
anno 2002: uscite correnti: 567.051, uscite c/capitale: 46.932, totale uscite assoluto: 613.983, totale uscite al netto di interessi: 542.464, entrate correnti: 571.231, entrate c/capitale: 5.667, totale: 576.898, saldo corrente: 4.180, saldo in conto capitale: -41.265, saldo primario: 34.434, indebitamento netto -37.085, interessi 71.519;
anno 2003: uscite correnti: 590.664, uscite c/capitale: 57.809, totale uscite assoluto: 648.473, totale uscite al netto di interessi: 580.123, entrate correnti: 579.569, entrate c/capitale: 22.290, totale: 601.859, saldo corrente: -11.095, saldo in conto capitale: -35.519, saldo primario: 21.736, indebitamento netto -46.614, interessi 68.350;
anno 2004: uscite correnti: 612.741, uscite c/capitale: 54.449, totale uscite assoluto: 667.190, totale uscite al netto di interessi: 601.496, entrate correnti: 606.944, entrate c/capitale: 12.180, totale: 619.124, saldo corrente: -5.797, saldo in conto capitale: -42.269, saldo primario: 17.628, indebitamento netto -48.066, interessi 65.694;
anno 2005: uscite correnti: 633.038, uscite c/capitale: 58.029, totale uscite assoluto: 691.067, totale uscite al netto di interessi: 626.854, entrate correnti: 625.695, entrate c/capitale: 5.849, totale: 631.544, saldo corrente: -7.343, saldo in conto capitale: -52.180, saldo primario: 4.690, indebitamento netto -59.523, interessi 64.213;
anno 2006: uscite correnti: 656.577, uscite c/capitale: 88.981, totale uscite assoluto: 745.558, totale uscite al netto di interessi: 678.006, entrate correnti: 675.582, entrate c/capitale: 4.472, totale: 680.054, saldo corrente: 19.005, saldo in conto capitale: -84.509, saldo primario: 2.048, indebitamento netto -65.504, interessi 67.552;
i criteri che ispirano la politica di emissione mirano a soddisfare le esigenze di finanziamento dello Stato perseguendo l'obiettivo di contenere il costo del debito in un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Ciò è necessario, e perché la finalità sia perseguita si deve tenere sotto controllo il livello di esposizione ai diversi tipi di rischio, quali principalmente il rischio di interesse (nominale e reale) e quello di rifinanziamento;
il debito pubblico e le manovre di politica economica necessarie alla sua riduzione comportano effetti distributivi del reddito;
il vantaggio proveniente dal possesso di titoli del debito pubblico è rappresentato dal diritto al pagamento di interessi e al rimborso del capitale;
i fondi per il pagamento degli interessi ed il rimborso del capitale possono essere reperiti, alternativamente o cumulativamente, riducendo altre poste della spesa pubblica o aumentando l'imposizione fiscale;
se i sottoscrittori del debito pubblico hanno diritto a un flusso di pagamenti a loro favore maggiore del flusso di pagamenti dovuto per tasse ed imposte che devono effettuare per ottemperare al servizio del debito, ciò significa che essi beneficeranno di un guadagno netto proveniente dall'investimento in titoli del debito pubblico. Analogamente, altri cittadini dovranno effettuare pagamenti a favore dei proprietari dei titoli del debito pubblico. Per questo secondo gruppo sussisterà un obbligo al pagamento per il servizio del debito pubblico maggiore ai trasferimenti in loro favore, subendo una perdita netta a causa dell'esistenza del debito stesso;
l'espansione del debito pubblico può tradursi sia in un aumento delle rendite finanziarie che ogni singolo sottoscrittore ottiene sia in benefici indiretti imputabili ai maggiori trasferimenti determinati dall'espansione della spesa pubblica;
nel caso vi siano soggetti titolari di ammontari significativi di titoli del debito pubblico, i vantaggi economici di cui beneficiano possono superare significativamente gli oneri derivanti dalla contribuzione corrispondente dovuta;
questa situazione è potenzialmente in grado di generare un conflitto distributivo. Tale evenienza sarà tanto più probabile quanto più eterogeneamente è distribuita la ricchezza finanziaria del Paese;
in tale contesto, l'azione di gruppi rappresentativi di interessi settoriali, può esercitare un condizionamento reale sul funzionamento del sistema economico e sociale;
la Bancaentrale europea il 6 dicembre 2001 ha rilasciato un comunicato stampa, «Decisioni sull'emissione delle banconote in euro e sulla distribuzione del reddito monetario». Nella seconda parte del comunicato «Decisione relativa alla distribuzione del reddito monetario a decorrere dall'esercizio finanziario 2002», si legge che:
«L'esercizio delle funzioni di politica monetaria genera un reddito monetario denominato "reddito da signoraggio". Conformemente allo Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, tale reddito, generato nell'area dell'euro, viene accentrato e ripartito tra le BCN in proporzione alle quote versate di capitale della BCE, in maniera tale da assicurare che la posizione di reddito relativa delle BCN non risenta in futuro di spostamenti nella circolazione delle banconote.
Nei tre anni compresi fra il 1999 e il 2001 il reddito da signoraggio derivante dalle banconote nazionali in circolazione non è stato accentrato e redistribuito. Secondo la decisione del Consiglio direttivo della BCE che definisce il regime applicabile a partire dal 2002, tutte le banconote saranno incluse fra le passività monetarie delle BCN ai fini del calcolo del reddito monetario. Per attenuare l'impatto di tale inclusione sull'attuale posizione di reddito relativa delle BCN, essa sarà realizzata in maniera graduale attraverso un regime transitorio. Durante il periodo di transizione, che terminerà alla fine del 2007, il reddito monetario da ripartire fra le BCN sarà corretto tenendo conto delle differenze, nel periodo compreso tra luglio 1999 e giugno 2001, fra l'ammontare medio delle banconote in circolazione di ciascuna BCN e quello che sarebbe stato attribuito a ciascuna di esse in base allo schema di sottoscrizione del capitale della BCE. Questo aggiustamento sarà ridotto gradualmente, anno per anno, fino al termine del 2007; in seguito, il reddito monetario sarà integralmente distribuito in proporzione alle quote versate del capitale della BCE»;
sono soci della Banca centrale europea le seguenti banche centrali dell'area euro:
Banche centrali nazionali dell'area euro: Nationale Bank van België/Banque National de Belgique, capitale quota per cento: 2.4708, capitale versato euro: 142,334,199.56;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Deutsche Bundesbank, capitale quota per cento: 20.5211, capitale versato euro: 1,182,149,240.19;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Bank of Greece, capitale quota per cento: 1.8168, capitale versato euro: 104,659,532.85;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Banco de España, capitale quota per cento: 7.5498, capitale versato euro: 434,917,735.09;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Banque de France, capitale quota per cento: 14.3875, capitale versato euro: 828,813,864.42;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Central Bank and Financial Services Authority of Ireland, capitale quota per cento: 0.8885, capitale versato euro: 51,183,396.60;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Banca d'Italia, capitale quota per cento: 12.5297, capitale versato euro: 721,792,464.09;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Banque centrale du Luxembourg, capitale quota per cento: 0.1575, capitale versato euro: 9,073,027.53;
Banche centrali nazionali dell'area euro: De Nederlandsche Bank, capitale quota per cento: 3.8937, capitale versato euro: 224,302,522.60;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Osterreische NationalBank, capitale quota per cento: 2.0159, capitale versato euro: 116,128,991.78;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Banco de Portugal, capitale quota per cento: 1.7137, capitale versato euro: 98,720,300.22;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Banka Slovenije, capitale quota per cento: 0.3194, capitale versato euro: 18,399,523.77;
Banche centrali nazionali dell'area euro: Suomen Pankki - Finlands Bank, capitale quota per cento: 1.2448, capitale versato euro: 71,708,601.11;
Totale: 69.5092, capitale versato euro: 4,004,183,399.81 -:
quali siano i soggetti partecipanti al mercato dei titoli del debito pubblico, quali quantità e tipologie di titoli e per quali importi o, se è il caso, con quali sconti gli stessi li abbiano acquistati;
quali siano le ragioni per le quali la Banca centrale europea, a partire dal 2002, ha incluso tutte le banconote «fra le passività monetarie delle Banche Centrali Nazionali ai fini del calcolo del reddito monetario»;
a quanto ammonti il reddito dei «diritti di signoraggio» realizzato dalla Banca centrale europea e quanto di questo reddito sia stato redistribuito tra le Banche centrali nazionali;
quali quote di capitale detengano e chi siano i soci della Banca d'Italia e delle Banche centrali nazionali che hanno diritto a partecipare alla ripartizione degli utili della BCE.
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