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Allegato B
Seduta n. 201 del 10/9/2007
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Cgil di Reggio Emilia ha ufficialmente preso posizione contro le cosiddette «nuove Brigate Rosse», affermando a chiare lettere che «il terrorismo è nemico del sindacato»;
nella medesima circostanza, la Cgil ha altresì stigmatizzato le minacciose dichiarazioni rese da un esponente dei sedicenti Comitati di Appoggio per la Resistenza ed il Comunismo, Renzo Gemmi, espulso nel 2002 dalla Fiom, riservandosi altresì di adire le vie legali a tutela della propria organizzazione e dei propri iscritti;
il Carc non ha escluso in passato l'opzione del «ricorso alla clandestinità»;
sta evidentemente emergendo un fenomeno di infiltrazione terroristica all'interno del movimento sindacale nazionale rispetto al quale la pur energica reazione delle Confederazioni potrebbe risultare insufficiente -:
quale sia l'opinione del Governo in merito ai fatti generalizzati nella premessa e sull'opportunità di monitorare con maggiore attenzione, anche in collaborazione con il sindacato, quanto accade all'interno del movimento sindacale al fine di prevenire il radicarsi di nuclei terroristici antagonisti.
(4-02791)
Risposta. - Come è noto, la questione posta dall'interrogante è stata oggetto di ampie informative al Parlamento, svolte dal Signor Ministro dell'interno e dallo scrivente subito dopo la vasta operazione antiterrorismo diretta dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione nelle città di Milano, Padova, Torino e Trieste nella mattinata del 12 febbraio 2007.
Le operazioni si sono concluse con l'arresto di 15 presunti appartenenti alle nuove «Brigate Rosse» accusati dei reati di associazione sovversiva, banda armata ed altri reati connessi e con il rinvenimento, in moltissimi luoghi del territorio nazionale, di volantini apocrifi e di scritte a firma del citato sodalizio, nonché di un consistente deposito di armi nelle campagne padovane.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dall'Autorità giudiziaria di Milano a conclusione di una indagine avviata dalla Digos del capoluogo lombardo nell'agosto del 2004, a seguito del rinvenimento, in una cantina, di documentazione di natura eversiva e di materiale utilizzabile per attività illegali.
Gli arrestati sono militanti di una organizzazione terroristica, definita Partito Comunista Politico-Militare, attestata ideologicamente sulle posizioni «dell'ala movimentista» delle Brigate Rosse (cosiddetta Seconda Posizione), linea che si caratterizza per una strategia di più lungo periodo e che teorizza la coniugazione tra la «lotta armata» e lo «scontro sociale».
Da ciò discende la scelta strategica di «infiltrare» propri appartenenti nei luoghi del disagio e dell'aggregazione, nonché nelle situazioni di tensione sociale presenti nel
mondo del lavoro, dove è possibile incontrare, influenzare e condizionare, piegandoli ai propri obiettivi, i relativi aderenti.
Infatti, un numero significativo degli arrestati risulta iscritto alla CGIL, mentre altri sono noti come frequentatori del centro sociale Gramigna di Padova.
Il gruppo era composto da nuclei attivi a Torino, Milano, Padova e Roma e si muoveva su un doppio livello, occulto e palese, seguendo attitudini e comportamenti tipici di eversori segreti.
Di questa area, particolarmente insediata a Parigi, faceva parte Alfredo Davanzo, leader ideologico del gruppo catturato a Raveo (Udine), il quale, dopo gli anni di latitanza in Francia, si è dichiarato «militante rivoluzionario» al momento dell'arresto.
Le perquisizioni effettuate hanno riguardato, oltre agli arrestati, altre 33 persone e le sedi di diverse organizzazioni: il Centro popolare occupato «Gramigna» di Padova, i Comitati proletari per il comunismo sempre di Padova, il Centro proletario «Ilic» di Milano e il Centro «La Fucina» di Sesto San Giovanni (Milano).
Si evidenzia che, nel corso dei servizi di osservazione, gli organi di polizia si sono trovati anche nella condizione di rinunciare ad iniziative che avrebbero potuto pregiudicare la complessa opera di individuazione della più ampia rete terroristica.
Pertanto, le medesime hanno fatto ampio ricorso alla previsione normativa di cui all'articolo 9, comma 6, della legge 16 marzo 2006, n. 146, che consente di differire l'arresto ed altri atti di polizia giudiziaria allo scopo di assicurare l'ulteriore sviluppo delle indagini in materia di terrorismo e di eversione.
Nondimeno, si è agito sempre con grande prudenza e mai si sono messe a rischio persone o cose.
Se da un lato la brillante operazione condotta dimostra l'elevata capacità investigativa degli apparati dello Stato nel contrasto del fenomeno eversivo e terroristico, d'altra parte le risultanze delle indagini inducono a mantenere sempre elevato il livello di attenzione soprattutto per il pericolo costituito, nello spirito proprio della «Seconda Posizione», dal tentativo delle nuove Brigate Rosse di infiltrarsi nei contesti del disagio e della protesta sociale.
In tal senso, si rileva come, a seguito dell'operazione di polizia giudiziaria effettuata nel corso dell'operazione del 12 febbraio 2007, vi sono state delle manifestazioni spontanee di solidarietà nei confronti degli arrestati da parte di gruppi appartenenti all'area antagonista radicale.
A tale proposito si precisa che le forze di polizia dedicano particolare attenzione a quei soggetti e a quei gruppi che si sono dichiarati vicini agli arrestati, oltre che per posizioni radicali, anche per affinità ideologiche e pregressi contatti.
Analoga attenzione, inoltre, viene rivolta anche alle situazioni di tensione sociale nel mondo del lavoro, laddove possa temersi il rischio di infiltrazioni di tipo eversivo.
Proprio grazie a questa attenta e costante attività di «intelligence», nella notte tra il 5 e il 6 luglio 2007, nella città di Padova sono stati arrestati due presunti brigatisti nell'ambito di un'operazione diretta dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione e dalle Digos di Milano e Padova, che è frutto dell'inchiesta cosiddetta «Tramonto», coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 6 giugno 2005, all'articolo 1, dispone che le società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio sono responsabili della emissione, distribuzione, vendita e cessione dei titoli di accesso agli impianti sportivi ove tali competizioni si disputano;
il suddetto decreto, all'articolo 3, specifica che le società organizzatrici devono dotarsi di moderni sistemi di emissione, distribuzione e vendita dei titoli di accesso in grado di associare a ciascun biglietto venduto o ceduto le generalità dell'acquirente o cessionario memorizzando i dati in modo sicuro e protetto;
le società organizzatrici, o loro delegati per la specifica attività, sono tenute ad assicurare all'autorità giudiziaria o di pubblica sicurezza l'immediata disponibilità dei dati relativi alle generalità dell'acquirente o dell'utente associate ai singoli titoli d'accesso venduti, al fine di tenere lontane dagli impianti sportivi persone pregiudicate o diffidate;
il giorno 26 febbraio 2007 è andata in onda la trasmissione televisiva «iene» in cui si affrontava il problema del controllo dei titoli d'accesso per gli impianti sportivi;
l'inviato della trasmissione televisiva ha acquistato senza difficoltà biglietti utilizzando nomi di fantasia o di personaggi storici vissuti più di un secolo fa;
nel servizio mandato in onda su Italia Uno, solo due biglietterie su otto si sono accertate dell'identità, tramite documento di riconoscimento, della persona che stava acquistando il biglietto, contravvenendo alla normativa vigente -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto accaduto e quali azioni intenda intraprendere per far sì che episodi del genere non si verifichino in futuro.
(4-02809)
Risposta. - Con il decreto-legge 8 febbraio 2007 n. 8, convertito in legge 4 aprile 2007 n. 41 e recante «Misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche, nonché norme a sostegno della diffusione dello sport e della partecipazione gratuita dei minori alla manifestazioni sportive», sono state introdotte, tra le altre, anche specifiche disposizioni che attengono all'accertamento dell'identità dell'acquirente dei titoli di accesso agli impianti sportivi dove si disputano competizioni calcistiche ed alla corrispondenza tra i possessori degli stessi ed il relativo nominativo.
Dette disposizioni individuano, altresì, precise responsabilità in capo ai rivenditori ed al personale addetto ai descritti controlli, nonché a carico delle società sportive o concessionarie del servizio di vendita e controllo dei titoli stessi.
In particolare, l'articolo 1 del citato decreto-legge n. 8 del 2007 dispone, ai commi dal 3-bis al 3-quinquies, che l'acquisto dei titoli d'accesso agli stadi è consentito solo previa esibizione di un valido documento di identità. Inoltre, è stabilito che il personale, addetto agli impianti sportivi deve accertare la corrispondenza dell'identità dell'intestatario del biglietto con la persona fisica che lo esibisce, negando l'ingresso in caso di difformità o in caso di mancata esibizione del documento di identità.
Le richiamate disposizioni normative prevedono, inoltre, che nei confronti del personale addetto alla vendita o al controllo dei titoli di accesso, che ometta i prescritti controlli, è comminata la sanzione amministrativa per un importo che può andare da un minimo di 5.000 fino ad un massimo di 20.000 euro.
Sanzioni di maggiore entità sono previste per quelle società sportive, o quelle concessionarie del servizio di vendita e controlli dei titoli di accesso che adibiscano al servizio di vendita o di controllo personale che sia già incorso nelle predette sanzioni amministrative.
Infatti, per tali violazioni è prevista la sanzione amministrativa da un minimo di 20.000 fino ad un massimo di 100.000 euro.
In merito all'applicazione delle citate disposizioni, si ritiene opportuno rendere noto che l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, in occasione di un'apposita riunione tenutasi il 14 giugno scorso, ha fatto il punto della situazione con riguardo all'efficacia delle strategie adottate ed ha accertato che, grazie alle nuove prescrizioni in materia di sicurezza negli stadi, gli incidenti con feriti sono diminuiti del 70 per cento.
Per quanto concerne, in particolare, l'applicazione delle previsioni relative ai biglietti nominativi, questione evidenziata dall'interrogante ed oggetto di un'inchiesta condotta da una nota trasmissione televisiva, l'Osservatorio ha accertato un'ampia e capillare opera di pianificazione dell'azione di tutte le forze di polizia nell'individuazione di biglietti venduti a soggetti inesistenti e nella segnalazione alle autorità
competenti dei casi di abuso da parte delle rivendite, con conseguente richiesta di revoca della licenza.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BOCCI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Umbria è collegata con Milano per via aerea da due soli voli giornalieri;
tale collegamento è esercitato, per conto dell'ALITALIA, dalla Soc. AIRALPS, che utilizza un aeromobile di proprietà della Soc. CIRRUS Airlines, di nazionalità tedesca;
la Soc. AIRALAPS ha, a giudizio dell'interrogante, inopinatamente disposto la cancellazione dei voli programmati per il pomeriggio del 17 gennaio e per la mattina del 18 gennaio, rispettivamente per motivi tecnici e per motivi legati ai turni di volo degli equipaggi;
tali cancellazioni si aggiungono a numerose altre verificatesi nei giorni scorsi, per svariati motivi, meteorologici e non;
usualmente le cancellazioni vengono rese note all'ultimo istante, con ciò rendendo ancor più grave il disservizio ed il disagio per i passeggeri ed il danno per la Società di gestione dell'aeroporto regionale dell'Umbria, che si trova esposta alle proteste dei passeggeri e privata della possibilità di disporre servizi sostitutivi, diretti a far fronte alle esigenze dei passeggeri stessi;
il frequente ripetersi dell'interruzione del servizio provoca ripercussioni assai gravi sull'affidabilità e sulla immagine della stessa Società di gestione dell'aeroporto, vanificando l'impegno che istituzioni, enti finanziari ed economicilocali stanno profondendo per sviluppare il trasporto aereo e per migliorare l'accessibilità della Regione -:
se, non ritenga opportuno adottare le necessarie misure atte a far si che da parte di ALITALIA venga assicurato un regolare svolgimento del servizio di collegamento Perugia-Milano.
(4-02282)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
Il settore del trasporto aereo in Italia appare oggi caratterizzato da criticità in termini di sviluppo economico-competitivo, di tutela sociale, nonché di governo tecnico-istituzionale.
Per contro, il settore svolge un ruolo fondamentale per l'economia del Paese, in virtù delle risorse impiegate, dell'indotto generato e non ultimo della centralità del brand «Italia», che deve e può essere potenziato anche attraverso l'integrazione e l'allineamento qualitativo e competitivo nel contesto europeo.
L'intendimento del Governo di procedere ad un riassetto del settore ha avuto la sua concretizzazione con l'approvazione dell'atto di indirizzo prima, e con la predisposizione di un disegno di legge attualmente, come noto, all'esame del Parlamento.
Nello specifico di quanto segnalato nell'atto ispettivo, si fa presente che l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) esplica i propri controlli sulla compagnia Alitalia come su tutti gli altri vettori al fine di garantire l'applicazione delle disposizioni in materia di assistenza e di diritto alla compensazione previste dal regolamento comunitario 261/04 e pubblicizzate con la «Carta dei diritti del passeggero».
Infine, in merito ai due casi di disservizio segnalati, l'ENAC ha riferito che l'informativa sulle motivazioni delle cancellazioni è stata correttamente fornita dalla compagnia aerea.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
BONELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'associazione italiana dei Diritti degli animali Onlus (LIDA), con sede provinciale in Corato (Bari), Associazione nazionale di protezione animale e ambientale riconosciuta dal Ministro dell'ambiente ai sensi e
per effetti dell'articolo 13 della legge n. 349 del 1986, promuove e coordina su tutto il territorio un efficace servizio di vigilanza volontaria costituito da numerose Guardie giurate con qualifica di Polizia Giudiziaria, per supportare le Forze di Polizia dello Stato presenti e operanti sul territorio nelle attività di prevenzione e repressione di ogni forma di abuso commessa in danno dell'ambiente e degli animali;
tali guardie volontarie, per poter esplicare le funzioni di vigilanza, debbono essere riconosciute dall'autorità prefettizia ai sensi dell'articolo 138 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con regio decreto n. 773 del 18 giugno 1931 e prestare giuramento davanti al sindaco del comune di residenza o domicilio ai sensi del decreto legislativo 51 del 1998;
di recente la legge 189 del 2004, recante disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, all'articolo 6, secondo comma, in tema di vigilanza sulle norme poste a tutela degli animali d'affezione, stabilisce che la protezione degli stessi sia affidata, oltre che a soggetti pubblici, anche alle guardie giurate delle Associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi decreti prefettizi di nomina;
proprio in relazione all'elevato numero di quesiti pervenuti da varie prefetture e questure, relativi alle guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute destinatarie della normativa sopra richiamata, l'ufficio per l'amministrazione generale del ministero dell'interno, con nota circolare del 15 ottobre 2005, a firma del dottor Giulio Cazzella, ha fornito chiarimenti e indicazioni al riguardo, precisando che il riconoscimento della nomina delle guardie volontarie addette alla vigilanza sugli animali è rimasto di competenza del prefetto, mentre, invece, è passato alla competenza della provincia, tra gli altri, il riconoscimento della nomina dalle guardie venatorie volontarie di cui alla legge n. 157 del 1922;
alla citata sezione LIDA non sono, a tutt'oggi, stati riconosciuti i titoli di cui sopra da parte dell'ufficio territoriale del governo di Bari, nonostante una specifica previsione normativa lo preveda; a quanto risulta all'interrogante, l'organo competente non è in grado di concedere la nomina adducendo l'inabilità al rilascio, essendo la stessa di competenza provinciale (prot. 2343/2004/O.P.I. Bis del 30 novembre 2004, anche se la legge prevede espressamente che si tratta di decreti prefettizi di nomina), e sostenendo, con nota prot. 905/16/Ric./Area OPI Bis del 20 giugno 2006, che non è possibile rilasciare i decreti alla LIDA poiché le aspiranti guardie sono carenti del possesso di un attestato che invece è necessario per l'espletamento di un altro distinto servizio che una legge regionale (LR 12/95) in attuazione della 281/91 prevede;
risulta che dal giugno 2005 la Prefettura di Bari rilasci regolarmente ad altre Associazioni riconosciute il decreto di nomina di cui sopra;
lo scopo della LIDA è in sintonia con i primari valori costituzionali e da anni presente sul territorio ed è impegnata in opere di sensibilizzazione e denuncia a difesa dell'ambiente, del territorio e della tutela degli animali;
se siano a conoscenza dei fatti enunciati in premessa e se corrispondano al vero;
se e quali interventi intenda promuovere per consentire a una libera associazione, debitamente riconosciuta, di poter operare sul territorio come le compete.
(4-01346)
Risposta. - Subito dopo l'entrata in vigore della legge 20 luglio 2004 n. 189 in materia di divieto di maltrattamento degli animali, nell'agosto di quello stesso anno l'Associazione Lega Italiana per i Diritti
dell'Animale (LIDA) - sezione di Corato - richiedeva alla Prefettura Ufficio territoriale del governo (UTG) di Bari il rilascio, nei confronti di alcuni propri associati, del decreto di nomina a guardia giurata volontaria ex articolo 6, secondo comma, della medesima legge ai fini dello svolgimento dell'attività di vigilanza sull'osservanza delle norme relative alla protezione degli animali.
Nell'immediatezza dell'entrata in vigore della legge, l'esatta individuazione della categoria delle «guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute», destinatarie della richiamata disposizione, formava oggetto di numerosi quesiti da parte degli uffici territoriali in ordine all'armonizzazione di tali norme sia con le varie normative regionali di settore, sia con l'articolo 163 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, relativo al trasferimento di compiti e funzioni dello Stato agli enti locali.
Nel caso della regione Puglia, ulteriori dubbi derivavano dalla formulazione della legge regionale 28 luglio 2003 n. 10 che, istituendo il servizio delle guardie ecologiche di nomina provinciale, vi aveva attribuito anche compiti relativi alla tutela degli animali.
La circolare del Dipartimento della pubblica sicurezza del 15 ottobre 2005, richiamata nell'interrogazione in esame, ha fatto chiarezza sui vari quesiti sollevati ed ha, fra l'altro, ribadito definitivamente la permanenza in capo al Prefetto del riconoscimento delle guardie volontarie zoofile, essendo transitata alle Province solo la competenza per la nomina delle guardie ittiche e venatorie.
Sulla base di tali chiarimenti, la Prefettura di Bari dava quindi corso all'istruttoria sulle istanze (9 su 26) per le quali la LIDA aveva confermato il persistere dell'interesse al rilascio del decreto.
Tali istanze, tuttavia, in un primo momento non venivano accolte perché gli aspiranti alla nomina a guardia giurata non risultavano aver frequentato alcun corso abilitante per l'addestramento tecnico all'esercizio delle mansioni di guardia giurata volontaria nella materia, circostanza che, non essendo comprovato il possesso di un'idonea preparazione e formazione specifica, induceva la Prefettura a ritenere le istanze carenti sotto il profilo dei requisiti soggettivi necessari per l'assunzione della qualifica di guardia giurata.
Tale impostazione risulta conforme alle previsioni della legislazione di settore, ed in particolare alla legge della regione Puglia n. 12 del 1995 in base alla quale le funzioni di vigilanza contemplate dalla normativa in materia di tutela degli animali d'affezione e prevenzione del randagismo possono essere svolte da guardie zoofile volontarie con qualifica di guardia giurata conseguita ai sensi del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza per il cui conseguimento gli interessati devono superare uno specifico corso d'addestramento presso le aziende sanitarie locali, secondo criteri, modalità e tempi stabiliti dalla giunta regionale.
Successivamente, nell'ottobre 2006, l'Associazione LIDA ha disciplinato ed attuato un corso di formazione nelle materie d'interesse, che è stato frequentato da quegli stessi aspiranti nei cui confronti era stato richiesto il riconoscimento della nomina a guardia giurata, circostanza che ha consentito un favorevole riesame della quasi totalità delle istanze.
Attualmente, infatti, sulle nove istanze riproposte dalla LIDA, la Prefettura ha positivamente esitato otto decreti di nomina, a guardia volontaria ambientale, mentre non è stato ancora definita soltanto la posizione di una persona a carico della quale risulta pendente un procedimento penale per i reati di abuso d'ufficio, violenza privata, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie.
Poiché la pendenza del citato procedimento incide sul requisito soggettivo della buona condotta, richiesto dalla vigente normativa di pubblica sicurezza per il rilascio dell'autorizzazione di polizia in questione, la Prefettura di Bari si è pertanto riservata una valutazione definitiva dopo la conclusione del relativo procedimento penale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BRIGUGLIO. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere:
se sia a conoscenza dello stato di degrado e sporcizia in cui versano le carrozze che si fregiano della denominazione «Gran Classe» di Trenitalia;
in particolare, se sia a conoscenza che tale stato di degrado è particolarmente grave nelle carrozze in partenza e in arrivo per le regioni meridionali e in particolare per la Sicilia;
se non ritenga che la infima qualità del servizio offerto sia incompatibile con il prezzo del biglietto richiesto da Trenitalia;
quali provvedimenti intenda assumere in relazione alla situazione sopra riportata.
(4-02172)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, riguardante le condizioni del materiale rotabile utilizzato nei collegamenti con la Sicilia, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito quanto segue.
Con la denominazione carrozze «gran classe», la società ferroviaria indica le vetture letto denominate MU utilizzate, fra l'altro, sulla relazione Palermo-Roma e che recano sulla fiancata la scritta «class».
A tale riguardo, Ferrovie dello Stato s.p.a., nel far presente che le operazioni di pulizia e manutenzione di tali vetture rientrano nella competenza della compagnia Wagon Lits, ha evidenziato che le carrozze vengono regolarmente sottoposte al programma stabilito, giornalmente e mensilmente, nonché alla manutenzione specifica del parco vetture letto.
Le operazioni di tale manutenzione, in particolare quella giornaliera effettuata prima di ogni viaggio, comprendono:
pulizia degli ambienti interni della vettura, dei relativi arredi e delle parti esterne più a contatto con l'utente;
lavaggio della cassa esterna del rotabile con appositi macchinari;
sistemazione dei letti e delle suppellettili della cabina e fornitura degli accessori previsti per il viaggio;
attività manutentiva relativa agli interventi per eventuali guasti degli ambienti interni;
verifica - dopo l'arrivo a destinazione e prima della nuova partenza - del corretto funzionamento degli impianti di climatizzazione e delle apparecchiature elettriche presenti a bordo treno e dei meccanismi che interessano la sicurezza.
Da ultimo la società ferroviaria ha assicurato che, pur se dalle verifiche effettuate circa lo stato del materiale rotabile in questione non sono emerse specifiche aree di intervento, verrà comunque mantenuta una particolare attenzione sulle condizioni di decoro e pulizia, per garantire il rispetto degli standard qualitativi dovuti alla clientela.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
CACCIARI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da anni in Veneto si susseguono le proteste dei pendolari per la scarsa qualità del trasporto ferroviario regionale;
sono segnalati quotidianamente gravi ritardi sulle principali tratte utilizzate da studenti e lavoratori, soppressioni di treni, sporcizia nelle carrozze, sovraffollamento, informazioni scarse e contraddittorie;
non vi è certezza negli orari dichiarati dal servizio a causa di corse soppresse e ritardi di decine di minuti. La conseguenza per gli utenti si è fatta intollerabile e fonte di provvedimenti economici e di richiami formali da parte dei datori di lavoro;
la realizzazione del Sistema Ferroviario Metropolitano regionale è in forte ritardo;
la mancanza di interventi concreti nonostante le proteste degli utenti e gli interventi della Regione, a giudizio dell'interrogante, dimostra una incapacità di Trenitalia di migliorare la situazione;
Trenitalia ammette che i disagi derivano da alcune criticità sulle linee;
a poche ore dall'ultima occupazione dei binari alla stazione di Quarto d'Altino da parte di alcuni pendolari esasperati dai continui ritardi per «conquistarsi» il diritto di salire su un treno Intercity Euronight e arrivare finalmente sul luogo di lavoro a Venezia -:
se il Governo sia a conoscenza di questa grave situazione e quali provvedimenti intenda adottare per recuperare anni di abbandono degli investimenti sulle ferrovie italiane;
se il Governo non ritenga prioritario investire le scarse e preziose risorse economiche nelle tratte e nei treni a maggiore frequentazione più usati dagli utenti pendolari.
(4-01444)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre sottolineare che i servizi di trasporto di interesse regionale, con l'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non sono più di competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni medesime attraverso appositi contratti di servizio stipulati con Trenitalia s.p.a.
Infatti, è noto che a seguito dei disservizi riscontrati lo scorso anno relativamente ai ritardi e alle soppressioni dei treni, la regione Veneto ha applicato una forte multa a Trenitalia s.p.a. che non sarà introitata dalla medesima regione ma restituita come indennizzo agli abbonati veneti sotto forma di sconti o rimborsi sulla tariffa regionale.
Ciò premesso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha precisato, con specifico riferimento alla linea Venezia-Trieste, lungo la quale è ubicata la stazione di Quarto d'Altino citata nell'atto ispettivo, che su tale relazione circolano 65 treni di cui 45 della Direzione regionale Veneto e 20 di quella del Friuli Venezia Giulia.
Dal mese di novembre 2006 il servizio risente in modo particolare delle criticità della circolazione conseguenti ai lavori dell'Alta velocità - Alta capacità nella tratta Padova-Mestre. Peraltro, oltre all'esecuzione di tali opere, a causa del verificarsi di guasti al materiale rotabile e all'infrastruttura, la società ferroviaria ha dovuto procedere, talvolta, alla soppressione di alcuni treni con disagi per la clientela.
Ferrovie dello Stato ha inoltre riferito in ordine agli aspetti infrastrutturali dell'area del nord-est, che, pur non rientrando nella competenza specifica del Ministero dei trasporti, si ritiene opportuno riportare.
Nell'area in questione, sono previsti una serie di interventi volti, tra l'altro, all'ammodernamento ed alla realizzazione del sistema ferroviario regionale che comportano il potenziamento sia delle linee ferroviarie sia dei principali nodi della rete.
In particolare, è stato di recente aperto all'esercizio il quadruplicamento della linea Padova-Mestre e ciò consentirà di liberare capacità sulla linea storica da dedicare al traffico regionale.
L'intervento di quadruplicamento rappresenta una prima fase della nuova linea Alta velocità - Alta capacità Milano-Venezia ottenendo, già in uno scenario di breve-medio periodo, anche senza il completamento di tutta la linea, una razionalizzazione del servizio ferroviario per tipologie di traffico con il miglioramento e l'aumento dell'offerta soprattutto di tipo metropolitano e comprensoriale del bacino di riferimento del nodo di Venezia-Mestre.
È, inoltre, in via di completamento la realizzazione del sistema di comando e controllo dell'area veneta centrale. Con le attivazioni intervenute, l'area controllata si estende sulla rete ferroviaria del bacino veneto (comprendente le linee: Vicenza-Treviso; Mestre-Bassano; Bassano-Cittadella-Camposampiero-Padova; Castelfranco-Camposampiero, tutte interessate dal progetto regionale di servizio metropolitano regionale-SFMR) e del nodo di Venezia (tratto di linea Padova-Mestre-Venezia S. Lucia della linea Milano-Venezia) nonché della linea Mestre-Udine-Tarvisio, con uno sviluppo complessivo di oltre 300 km e 3 grandi stazioni di diramazione.
Sono, poi, in via di realizzazione interventi per il potenziamento del nodo di
Venezia Mestre che riguardano sia l'infrastruttura sia gli impianti tecnologici per la circolazione dei treni.
Si tratta di interventi finalizzati ad aumentare la capacità di trasporto delle linee e delle stazioni nonché a gestire con efficienza ed efficacia lo sviluppo del traffico ferroviario di lunga percorrenza e metropolitano. Il progetto include anche la sistemazione a piano regolatore generale dell'impianto di Mestre e la realizzazione del nuovo apparato centrale computerizzato.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le manifestazioni di grande rilevanza, così necessarie all'immagine internazionale di Venezia, comportano un notevole sacrificio da parte delle forze dell'ordine, sottoposte a turni di grande impegno per la necessità di ordine pubblico e di protezione delle numerose autorità e personalità che giungono in occasione degli eventi. Ma da quanto ha denunciato il sindacato autonomo di polizia SAP, non vengono pagati gli straordinari agli agenti di Polizia di Stato;
la questura di Venezia, accanto ai normali compiti istituzionali, deve fare fronte ad una notevole straordinaria mole d'interventi, proprio a causa di un fitto calendario di manifestazioni culturali e artistiche -:
quali siano i motivi per i quali quest'anno non ha previsto un fondo straordinario per coprire le molte ore straordinarie.
(4-01393)
Risposta. - Sulla base di criteri uniformi per tutte le Questure d'Italia a disposizione di ciascun operatore di polizia è prevista un'aliquota di 55 ore mensili per il pagamento di lavoro straordinario, che può essere espletato durante il mese per affrontare esigenze eventualmente sopravvenute di ordine e di sicurezza pubblica.
Mentre il compenso per lavoro straordinario reso in detto monte ore viene retribuito entro il mese successivo alla prestazione, viceversa, qualora si ecceda da detto limite, il pagamento può essere erogato solo dopo l'accertata disponibilità finanziaria.
Ciò premesso, effettivamente le manifestazioni di carattere internazionale che si svolgono annualmente a Venezia richiedono la predisposizione di particolari ed articolati servizi volti a prevenire eventuali turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica. La pianificazione degli stessi presenta caratteristiche del tutto peculiari, strettamente legate alla particolare morfologia del capoluogo veneto.
Come avvenuto in passato, anche per il 2006, per far fronte alle esigenze connesse allo svolgimento di dette iniziative il Dipartimento della pubblica sicurezza, oltre ad aggregare adeguate aliquote di personale di supporto, ha provveduto ad integrare, nei limiti consentiti dalle disponibilità finanziarie, le contabilità eccedenti il monte ore di lavoro straordinario previsto.
Per quanto in particolare concerne i servizi di ordine e di sicurezza pubblica assicurati in occasione della 63a edizione della «Mostra internazionale dell'arte cinematografica», per provvedere al pagamento delle ore di straordinario eccedenti il monte ore (pari complessivamente a 1.632), il Dipartimento della pubblica sicurezza ha dovuto prima accertarne la disponibilità finanziaria per poter autorizzare, con successivo provvedimento dell'11 dicembre 2006, la Questura di Venezia al pagamento nella misura possibile di 1.562 ore.
Al fine del completamento delle restanti 70 ore, il personale di polizia in forza presso detto ufficio ha potuto fare ricorso all'istituto del riposo compensativo.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CAPARINI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'inverno scorso, secondo quanto emerge da un dossier sulle ferrovie italiane,
pubblicato nel 2006 da un noto quotidiano nazionale, la maggior parte degli utenti del servizio ferroviario ha dovuto sopportare un'infinità di disagi legati alla poca efficienza con cui opera il settore dei trasporti, dai ritardi dei treni alla poca pulizia delle stazioni, al caso zecche e cimici;
tra dicembre 2005 e gennaio 2006, solo l'85 per cento degli arrivi sono stati al di sotto dei cinque minuti di ritardo. Nella regione Lombardia, nel mese di dicembre 2005, 19 tratte su 29 hanno superato i parametri di puntualità, mentre a gennaio sono state 18 le tratte che hanno superato tali parametri;
il 2007, come già il 2006, non ha mancato di arrecare nuovi disagi ai pendolari che ogni giorno per motivi di lavoro sono costretti a spostarsi dalla propria città. Infatti, la società Trenitalia ha annunciato di recente la soppressione, dopo un anno di attività, dell'offerta «TrenOK» per la tratta Roma-Milano, il primo servizio ferroviario low cost di Trenitalia Spa;
il servizio «TrenOK», attualmente attivo solo sulla tratta Roma-Bari, era fortemente apprezzato dalla clientela in quanto grazie al costo contenuto del biglietto e ai tempi ridotti di percorrenza, rispondeva in modo efficiente alle esigenze di mobilità manifestate dagli utenti del servizio ferroviario;
la soppressione del servizio trova spiegazione nella crisi economica che ha investito la società Trenitalia e colpisce quanti utilizzano il treno assiduamente; oltretutto la decisione avviene in concomitanza con l'entrata in vigore dell'adeguamento delle tariffe eurostar ed intercity, che sulla tratta Roma-Milano ha fatto registrare una variazione di prezzo di 4,52 euro per un biglietto di seconda classe -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei reali motivi cha hanno portato la società Trenitalia a sopprimere il servizio «TrenOK» sulla tratta Roma-Milano, un servizio così utilizzato e apprezzato dalla propria clientela;
quali iniziative il Ministro intenda adottare presso gli organi che gestiscono il servizio ferroviario affinché possa essere ripristinato il sevizio «TrenOK» sulla tratta Milano-Roma, avvantaggiando quegli utenti che per motivi di lavoro sono costretti a spostarsi dalla propria città.
(4-02558)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che effettivamente dal giorno 8 gennaio scorso il TrenoOK non circola più sulla relazione Milano-Roma e viceversa, mentre prosegue il collegamento sulla Bari-Roma.
L'esperienza dell'iniziativa low cost sulla linea Roma-Milano, ritenuta positiva dalla società ferroviaria, ha, infatti, esaurito la sua principale funzione, cioè quella di incentivare quella fascia di clientela non acquisita e fidelizzata all'uso del mezzo ferroviario.
D'altra parte, il mantenimento in esercizio del TrenoOK era divenuto incompatibile oltre che con i livelli di domanda elevati anche con la saturazione della direttrice interessata sulla la quale insistono nodi ferroviari caratterizzati da traffico intenso.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
CAPARINI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'avvio della nuova procedura della prova teorica per il conseguimento della patente di guida delle categorie A e B, il cosiddetto quiz patente informatizzato, era programmato dal 5 giugno 2006 per un primo lotto di 28 uffici della motorizzazione e dal 4 settembre 2006 per i restanti uffici;
ad oggi, il quiz patente informatizzato è attivo in 85 dei 92 uffici della motorizzazione civile, mentre negli uffici delle province autonome di Trento e Bolzano e della regione Sicilia si sta provvedendo
all'attrezzamento delle aule. Si prevede di poter estendere la procedura a tutto il territorio nazionale entro il mese di giugno del corrente anno;
il criterio scelto per l'avvio della nuova procedura negli uffici delle varie province è stato quello di garantire omogenee condizioni di esame ai candidati all'interno di ciascuna provincia, tenuto conto della tipologia di candidato. Pertanto, il quiz patente informatizzato è stato esteso indistintamente a tutti i candidati solo negli uffici delle province in cui l'esame di teoria si sostiene esclusivamente presso l'ufficio stesso. Diversamente, nelle province dove si effettuano esami anche presso le autoscuole, la prova si sostiene attraverso le tradizionali schede cartacee, fino a quando le autoscuole non saranno attrezzate con aule informatizzate. Nulla risulta quindi innovato in merito alla sede di svolgimento degli esami di teoria;
la nuova procedura d'esame oltre a non interessare tutto il territorio nazionale non è ancora adottata presso le sedi delle autoscuole, soprattutto in funzione degli allievi residenti in comuni distanti dal capoluogo di provincia, con grave disagio a recarsi presso la sede della motorizzazione per sostenere la prova d'esame;
gli allievi di autoscuole che hanno sede a grande distanza dall'ufficio provinciale e che incontrano oggettive difficoltà di raggiungimento di detto ufficio dovrebbero sostenere le prove d'esame presso l'autoscuola stessa, utilizzando la tradizionale procedura con le schede quiz;
i direttori di alcuni uffici provinciali della motorizzazione, in cui è già entrata in vigore la nuova procedura d'esame informatizzata, non consentono l'effettuazione degli esami di teoria presso le sedi delle autoscuole -:
quando il Ministero dei trasporti prevede di poter avviare il quiz informatizzato presso le sedi delle autoscuole.
(4-02585)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che la questione è stata discussa presso l'Aula della Camera dei deputati nella seduta del 7 febbraio 2007, in occasione della risposta all'interrogazione 3-00598 da parte del Ministro per l'attuazione del programma di Governo.
Pertanto non può che ribadirsi quanto è stato riferito in tale occasione e che si riporta di seguito.
L'avvio della nuova procedura della prova teorica per il conseguimento della patente di guida delle categorie A, B - il cosiddetto quiz patenti informatizzato - era programmato dal 5 giugno 2006 per un primo lotto di 28 Uffici della motorizzazione e dal 4 settembre 2006 per i restanti Uffici.
Ad oggi il «quiz patenti informatizzato» è attivo in 85 dei 92 Uffici della motorizzazione civile; negli Uffici delle Province autonome di Trento e Bolzano e della Regione Sicilia si sta provvedendo all'attrezzaggio delle aule.
Si prevede di poter estendere la procedura a tutto il territorio nazionale entro il mese di giugno, del corrente anno.
Per quanto riguarda invece l'avvio dell'esame presso le sedi delle autoscuole il Ministero dei trasporti prevede di poter avviare il «quiz informatizzato» entro il mese di settembre, previa idonea preventiva comunicazione.
Il criterio scelto per l'avvio della nuova procedura negli Uffici delle varie Province è stato quello di garantire omogenee condizioni d'esame ai candidati all'interno di ciascuna Provincia, tenuto conto della tipologia di candidato.
Pertanto, il «quiz patenti informatizzato» è stato esteso indistintamente a tutti i candidati solo negli Uffici delle Province in cui l'esame di teoria si sostiene esclusivamente presso l'Ufficio stesso.
Diversamente, nelle Province dove si effettuano invece esami anche presso le autoscuole, la prova si sostiene attraverso le tradizionali schede cartacee, fino a quando le autoscuole non saranno attrezzate con aule «informatizzate». Nulla risulta quindi innovato in merito alla sede di svolgimento degli esami di teoria.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
CARDANO, DURANTI e DEIANA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Germania ha istituito nell'agosto 2000 la fondazione «Memoria, responsabilità e futuro» che avrebbe dovuto versare un indennizzo ai deportati costretti al lavoro coatto nel Terzo Reich;
con una cerimonia svoltasi il 12 giugno 2007 il Presidente della Repubblica tedesca Horst Kohler e la cancelliera Angela Merkel hanno dichiarato concluso il suddetto programma di indennizzo, con il versamento di 4,37 miliardi di euro a 1,6 milioni di lavoratori forzati o a loro eredi;
l'Italia non ha partecipato al tavolo di trattative che nel 1999 concordò un preventivo di spesa per i diversi gruppi di vittime, nonostante molti italiani, sia militari che civili, avrebbero dovuto essere indennizzati;
gli IMI, internati militari italiani, fatti prigionieri perché dopo l'8 settembre 1943 rifiutarono di continuare la guerra a fianco della Germania nazista, pagarono tale scelta con la prigionia, il lavoro coatto e spesso con la stessa vita, ma non godettero mai delle tutele previste dal diritto internazionale e nell'estate del '44 furono riclassificati come «lavoratori civili» a disposizione dell'industria;
la resistenza degli IMI è stata a tutti gli effetti parte del grande movimento di popolo della Resistenza italiana;
il Ministero delle Finanze tedesco, che esercita un potere di indirizzo sulla Fondazione suddetta, ha sostenuto che il passaggio allo status «civile» dei militari non era da considerarsi valido, perché contrario alle norme internazionali, e tuttavia risulta all'interrogante che agli ex prigionieri di guerra polacchi, civilizzati nel 1940, gli indennizzi sono stati concessi -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quanti siano gli italiani che hanno fatto richiesta di risarcimento, e quanti quelli la cui domanda sia stata positivamente accolta;
quali iniziative siano state assunte in passato da parte italiana in merito al programma di indennizzo della fondazione «Memoria, responsabilità e futuro»;
come si intendano tutelare in futuro presso le autorità tedesche i diritti degli IMI, la cui situazione giuridica mai chiarita, ha di fatto finora impedito qualsiasi riconoscimento di indennizzo, che pur avendo ovviamente un valore puramente simbolico rispetto alle dolorose vicende da essi vissute, tuttavia costituirebbe almeno un risarcimento morale.
(4-04027)
Risposta. - La caduta nelle mani dei tedeschi di oltre seicentomila soldati italiani costituì una catastrofe militare, una dolorosa ferita nella coscienza nazionale ed una pagina di storia che solo in anni recenti è tornata all'attenzione delle forze politiche, della società civile e della storiografia. Per decenni infatti la lettura prevalente della resistenza al nazifascismo ha di fatto trascurato la «resistenza non armata» dei militari che furono internati nei campi di lavoro forzato.
Il Ministero degli affari esteri si è impegnato a suo tempo, anche di concerto con le associazioni cui fanno riferimento gli ex-deportati civili e militari italiani, per fare riconoscere loro i benefici della legge tedesca istitutiva della Fondazione «Memoria, Responsabilità e Futuro». La decisione del Governo tedesco di attenersi ad una applicazione fortemente restrittiva di detta legge, limitandola ai civili deportati in ragione della razza e/o religione, fu da parte italiana deplorata con forza in quanto ingiustamente discriminatoria.
Per motivi politici, i lavoratori forzati polacchi non furono considerati prigionieri di guerra (le azioni belliche in Polonia cessarono di fatto già nel '39), mentre quelli sovietici (la guerra cominciò nell'agosto 1941) e quelli italiani (deportati in gran numero tra l'8 settembre, data dell'armistizio, ed il 13 ottobre 1943, data della dichiarazione di guerra alla Germania da parte del Governo Badoglio) furono considerati prigionieri di guerra, nonostante la decisione di Hitler e Mussolini del luglio/
agosto
1944 di considerare gli Italiani «lavoratori liberi».
La raccolta delle richieste per accedere agli indennizzi della «Fondazione Memoria, Responsabilità e Futuro» fu affidata dalla stessa Fondazione ad una serie di organizzazioni partner e il termine per la presentazione delle istanze fu fissato al 31 dicembre 2001. Le richieste dei residenti in Italia furono raccolte tramite l'ufficio regionale di Roma dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Ginevra).
I dati in possesso di tale Organizzazione indicano quanto segue:
le richieste presentate da «cittadini italiani» sono state 116.800 (riferite a internati militari italiani «IMI», civili rastrellati ed eredi di entrambe le categorie), cui si aggiungono 14.032 richieste da parte di «residenti in Italia», per un totale di 130.832;
le richieste accolte e per le quali è stato riconosciuto un risarcimento (erogato dalla Fondazione, con fondi messi a disposizione sia dallo Stato tedesco sia da imprese tedesche che avevano impiegato lavoratori forzati) sono state:
2.595 per la categoria 1 (lavoro forzato);
283 per la categoria 3 (lavoro forzato nell'industria);
52 per la categoria 4 (lavoro forzato nell'agricoltura).
Tutte le richieste non ricomprese in tali categorie sono state respinte.
Da parte italiana si mantiene un dialogo con la parte tedesca per sviluppare congiuntamente eventuali gesti simbolici di riparazione, nel solco dell'omaggio che il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed il Presidente Federale Rau resero congiuntamente alle vittime delle stragi naziste di Marzabotto il 17 aprile 2002.
Gli esiti dei contatti e degli incontri sin qui avuti con le controparti tedesche inducono infatti ad escludere che Berlino voglia accedere ad ipotesi di indennizzo o risarcimento finanziario ai richiedenti per i quali non è stato finora riconosciuto un diritto al risarcimento, mentre potrebbe essere ricercata una qualche forma di riconoscimento e di tributo morale, sul piano della memoria storica, per le sofferenze e il sacrificio di tutti gli ex-deportati italiani.
Si potrebbe altresì riconsiderare l'ipotesi di istituzione di un Fondo a livello nazionale, al quale proporre successivamente al Governo tedesco una partecipazione, ancorché simbolica, al fine di rendere possibile un sia pur minimo indennizzo per coloro che furono vittime di lavoro forzato in condizioni disumane.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
CARLUCCI, PIZZOLANTE e FITTO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la forte crescita del prodotto interno lordo cinese registrata nel corso dell'ultimo decennio ha costituito la premessa per lo sviluppo dei viaggi. Così come il trend di crescita è differente fra zone e zone dell'immenso paese anche la propensione per «la vacanza» risulta difforme. Sono soprattutto le fasce della popolazione a reddito medio ed alto a potersi permettere una vacanza, specialmente all'estero: da una ricerca del National statistical bureau, rientrano in tali categorie il 10 per cento della popolazione urbana e l'1 per cento dell'intera popolazione cinese, circa 52 milioni di persone;
il mercato cinese è attualmente tana delle principali attrattive europee in ambito turistico, in quanto la Cina è considerata uno degli Stati con un maggiore tasso di sviluppo. Le statistiche del WTO (Organizzazione mondiale del commercio) affermano che i turisti cinesi hanno la più alta propensione alla spesa, secondi solo ai giapponesi e davanti agli americani;
la regione Puglia rappresenta una delle destinazioni turistiche italiane maggiormente coinvolte nell'evoluzione del turismo outbound cinese;
l'iter burocratico necessario ai cittadini cinesi per ottenere il visto di ingresso nel nostro Paese per fini turistici è divenuto, specie negli ultimi tempi, eccessivamente lungo e complesso, con molte formalità burocratiche, come la presentazione di moltissimi documenti, che ne rendono difficile e oneroso il percorso;
l'iter particolarmente macchinoso per la concessione del visto turistico crea notevoli difficoltà ai cittadini cinesi che vogliono trascorrere un periodo di vacanza nel nostro Paese e, in particolar modo, nella regione Puglia, determinando di riflesso anche una grossa perdita per la Regione nel settore turistico-ricettivo, che è tra i pilastri dell'economia del nostro Paese;
diventa necessario, dunque rivedere radicalmente la normativa relativa alla concessione dei visti, così da conciliare le esigenze di sicurezza con l'esigenza di non ostacolare l'afflusso di turisti cinesi, in Italia -:
quali iniziative intenda adottare per eliminare gli inutili ostacoli burocratici nel rilascio dei visti d'ingresso per motivi turistici nel nostro paese ai cittadini cinesi.
(4-03302)
Risposta. - Il rapido sviluppo economico che sta caratterizzando la Cina in questi anni si è anche riflesso in un'altrettanto rapida crescita dei flussi turistici, anche se al momento solo una fascia molto ristretta della popolazione è interessata da questo fenomeno. Inoltre, i dati ufficiali diffusi da parte cinese mostrano come la grande maggioranza di coloro che si spostano per motivi turistici abbia ancora come principali destinazioni località all'interno della Cina. Quanto a quella minoranza di cinesi che si recano all'estero, l'Asia costituisce ancora la meta preferita.
Solo il 5 per cento dei turisti cinesi sceglie l'Europa per un viaggio che in media non supera le due settimane toccando non meno di tre-quattro Paesi. In questo quadro, l'Italia è certamente una delle mete privilegiate per tale categoria di cinesi anche se la permanenza nel nostro Paese è limitata a pochi giorni ed a località notissime a livello internazionale.
In merito al numero dei turisti ed allo snellimento delle procedure per il rilascio dei visti d'ingresso, preme rilevare che in questi ultimi tempi, grazie ad una più attiva e razionale gestione delle richieste di visto ed un'efficace sinergia tra il Ministero degli affari esteri e l'Ente nazionale italiano per il turismo (ENIT), il numero dei cinesi che si recano in Italia ha fatto registrare una grande crescita. I dati del 2006 mostrano un aumento di ben il 72 per cento dei visti rilasciati dalle Rappresentanze diplomatiche-consolari italiane in Cina. I primi mesi del 2007 confermano tale trend di crescita: nel primo trimestre le nostre Rappresentanze in Cina hanno rilasciato il 65 per cento in più dei visti emessi nello stesso periodo dell'anno scorso, e per le recenti festività del 1o maggio gli ingressi in Italia di turisti cinesi hanno segnato un nuovo record.
In questo contesto si inseriscono anche le misure previste dalla legge n. 68 del maggio scorso sulla «disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio» che sono dirette a favorire il turismo, abolendo l'obbligo del permesso di soggiorno per le permanenze inferiori ai tre mesi.
Tali risultati, sommati ad una diminuzione percentuale dei visti per turismo concessi da alcuni nostri partners europei erroneamente ritenuti più efficienti dell'Italia in tale settore, porta obiettivamente a rilevare che l'Italia già a fine 2007 sarà la prima meta europea per il turismo cinese.
Le procedure per il rilascio dei visti di ingresso non possono quindi obiettivamente essere considerate caratterizzate da procedure particolarmente complesse e lunghe. Tali procedure sono esattamente le stesse dei nostri principali partners europei. Infatti, il turismo cinese verso l'Unione europea è ora gestito, per ciò che riguarda i visti turistici, in base a speciali parametri e procedure stabilite in un apposito accordo che riguarda solo la Cina denominato «Approved Destination Status (ADS)» sottoscritto a febbraio del 2004 dalla Commissione
europea e dall'Amministrazione nazionale del turismo cinese, il cui negoziato venne avviato e concluso durante la Presidenza italiana dell'Unione europea nel corso del secondo semestre del 2003. I Paesi impegnati da tale accordo hanno definito criteri uniformi di valutazione delle domande di visto, tra cui un'identica documentazione richiesta ai turisti. Ciò ha portato ad un aumento del turismo cinese verso l'Europa, con i limiti suindicati. La crescita globale tra i Paesi per il quale è in vigore l'accordo ADS è stata dell'11 per cento nel 2006 rispetto all'anno precedente (72 per cento, come detto, per l'Italia).
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
CATANOSO. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dalla scorsa settimana il vulcano Etna ha ripreso la sua attività eruttiva ed una nube vulcanica lunga decine di miglia nautiche sta coprendo un vasto territorio della Sicilia orientale;
non è la prima volta che l'attività eruttiva dell'Etna causa questo fenomeno della nube di cenere e materiale vulcanico, già verso la fine del 2002 una nube vulcanica più intensa interessò l'area e causò la chiusura dell'aeroporto di Catania per più settimane;
anche questo fine settimana lo scalo etneo è stato chiuso per motivi di sicurezza a causa della presenza di ceneri vulcaniche nei cieli della Sicilia orientale e soprattutto nelle ore notturne in quanto non essendo disponibili strumentazioni adeguate, non è possibile effettuare delle osservazioni visive idonee a valutare, tipo, quota e direzione della nube vulcanica;
dal fenomeno di 4 anni fa nulla è cambiato nelle procedure operative e le infrastrutture di emergenza e di sicurezza sono rimaste quelle del 2002; da aggiungere che pur essendo state messe a punto delle procedure cosiddette contingency dagli enti preposti le stesse in questi giorni non sono state adottate;
dal 2002, e nonostante le promesse fatte, l'aeroporto di Catania non è ancora dotato di una stazione meteo attrezzata a riconoscere la nube di cenere vulcanica sia nelle ore notturne che nei giorni di scarsa visibilità e copertura nuvolosa al di sotto della quota del cratere, in modo che la stessa sia in grado di fornire agli equipaggi informazioni più dettagliate sulla presenza, intensità, esposizione della nube vulcanica;
non sono stati stabiliti ancora dei criteri tecnici definiti ma ci si affida a valutazioni empiriche che spesso sono approssimative ed ovviamente restrittive con forti e gravi penalizzazioni al traffico aereo di Catania;
come riportano l'agenzia di stampa Avionews e il quotidiano locale La Sicilia, il capo della Protezione civile nazionale Guido Bertolaso avrebbe dichiarato che la combinazione di due speciali radar saranno installati prima della prossima estate nell'aeroporto di Catania. Questi radar dovrebbero, sempre secondo quanto dichiarato dal capo della Protezione Civile, permettere di controllare con certezza l'emissione di cenere anche di notte e/o con condizioni meteo avverse -:
chi sarà il soggetto istituzionale a dover gestire l'eventuale servizio di sorveglianza sulle attività eruttive, nella fattispecie se tale servizio sarà affidato a personale dell'Aeronautica militare italiana, a personale Enav o a personale della stessa protezione civile;
visto che, a quanto dichiara il capo della Protezione civile Bertolaso, entro l'inizio della prossima stagione estiva tali radar saranno operativi, se saranno, avviati i corsi di aggiornamento del personale che dovrà utilizzare tali sistemi -:
se esista già uno studio per l'installazione dei radar preannunciati e se siano in corso coordinamenti con i vari enti preposti per la definizione di un programma di implementazione tecnologica dello scalo attesa da anni anche a fronte
delle considerevoli e ripetute condizioni di disagio dello scalo catanese.
(4-01862)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame l'Ente nazionale per l'aviazione civile-Enac ha riferito che le procedure e le raccomandazioni sviluppate dall'International Civil Aviation Organization (ICAO) per far fronte alla presenza di cenere vulcanica nell'atmosfera sono applicabili per la navigazione in rotta degli aeromobili in quanto presuppongono la possibilità di manovra in spazi aerei molto ampi al fine di garantire la sicura separazione tra gli aeromobili stessi e la zona di atmosfera inquinata da cenere vulcanica.
Nel caso dell'aeroporto di Catania, invece, lo scenario costituito da un vulcano attivo che emette cenere ed un aeroporto ad appena 18 miglia nautiche dalla sua bocca eruttiva, rappresenta una condizione talmente critica da poter essere gestita solamente con l'applicazione procedure di contingency ad hoc, rigorose e sofisticate.
Di fatto, è proprio grazie a queste stesse procedure che, a differenza del passato, è ora possibile continuare le operazioni di volo in sicurezza da e per Catania Fontanarossa dal sorgere del sole a due ore dopo il tramonto.
Una condizione, in ogni caso, indispensabile è quella relativa alla localizzazione della nube e alla conoscenza della sua tendenza di spostamento. Allo stato attuale, a livello mondiale non esistono apparati in grado di localizzare e rappresentare in modo validato la nube di cenere vulcanica in presenza di nubi di origine meteorologica: è per questo motivo che durante l'arco notturno le operazioni di volo vengono sospese.
Gli apparati radar di cui si fa riferimento nell'atto ispettivo, certamente contribuirebbero alla soluzione del problema.
A tale riguardo, si sottolinea che il programma di implementazione tecnologica degli apparati radar ricade sotto la competenza e la responsabilità del Dipartimento della protezione civile mentre l'integrazione dei dati informativi forniti da tali apparati all'interno delle procedure di contingency rientra nella competenza dell'ENAC.
Su tale punto, si fa presente che fra l'Enac ed il Dipartimento della protezione civile è stato stipulato, in data 18 novembre 2005, un accordo quadro riguardo alle attività integrate fra i due organismi per la riduzione dei rischi che costituiscono pregiudizio per la sicurezza delle operazioni di volo per il trasporto pubblico dei passeggeri e delle merci, derivanti da eventi sia naturali che meteorologici.
L'Ente che ha il compito di sorveglianza sull'attività eruttiva è il Dipartimento della protezione civile attraverso la Sezione di Catania dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia; l'organismo che ha il compito di veicolare, nelle forme previste e codificate, nei canali informativi meteorologici internazionali, i dati relativi all'attività eruttiva è l'ufficio generale per la meteorologia, struttura dell'Aeronautica militare.
Gli organismi incaricati di veicolare le informazioni relative alla nube di cenere nella rete delle telecomunicazioni con gli aeromobili sono la Società nazionale per l'assistente al volo (Enav) e la Brigata spazio aereo per gli ambiti di competenza.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
CECCUZZI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il nodo ferroviario di Siena è interessato da tempo da interventi di modernizzazione e velocizzazione che hanno riguardato e stanno riguardando l'itinerario Chiusi-Siena-Empoli con investimento di oltre 60 milioni di euro, come contenuto nel protocollo d'intesa firmato il 14 maggio 1999 dal Ministero dei Trasporti, le Ferrovie dello Stato, la Regione Toscana, l'Amministrazione Provinciale di Siena, l'Amministrazione Provinciale di Firenze;
in data 14 giugno 2006 l'interrogante ha presentato, assieme ad altri colleghi, l'interrogazione numero 4/00252 sullo stato delle infrastrutture ferroviarie della provincia di Siena e della Toscana, alla quale a tutt'oggi non è stata ancora formulata una risposta;
il 25 maggio 2006 è stato sottoscritto un protocollo di intesa, fra Regione Toscana e Trenitalia, per lo sviluppo del servizio ferroviario per l'anno 2007;
in data 15 dicembre 2006 è stata firmata una intesa per la definizione di azioni volte al miglioramento del servizio ferroviario regionale fra Regione Toscana e Trenitalia;
in data 8 febbraio 2007, un treno che percorreva la tratta Chiusi Chianciano Terme-Siena (in provincia di Siena) ha investito, nei pressi del passaggio a livello della stazione di Rapolano Terme, un ciclomotore;
in data 22 febbraio 2007, un treno che percorreva la stessa tratta sopraccitata, all'altezza del passaggio a livello vicino al centro abitato di Rigomagno, ha travolto una automobile rimasta in panne;
in molte stazioni ferroviarie della provincia di Siena le sale d'aspetto versano da anni in condizioni fatiscenti. In particolare in ben cinque scali (Asciano, Rapolano, Montepulciano, Monteroni d'Arbia e Buonconvento) i locali sono inaccessibili ed i passeggeri registrano notevoli e spesso insormontabili difficoltà nel reperire ed obliterare i biglietti per il viaggio;
le carrozze utilizzate per il trasporto dei passeggeri presentano numerosi disagi (come ad esempio malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento, porte automatiche bloccate, sporcizia) dovute soprattutto ad una insufficiente manutenzione ordinaria;
questi episodi, ultimi di una serie di incidenti e di disagi che si stanno verificando nella zona, hanno inoltre causato gravi ritardi e disservizi a causa della sospensione del servizio ferroviario che interessa numerosi pendolari;
Trenitalia non è stata in grado di disporre, in tempi rapidi, di un servizio sostitutivo attraverso il trasporto su gomma provocando enormi disagi ai passeggeri;
la linea Chiusi-Chianciano Terme-Siena presenta nel suo tragitto numerosi passaggi a livello che interessano non soltanto arterie viarie principali ma anche strade vicinali e di campagna;
tali passaggi a livello sono insufficientemente segnalati e in molti casi sono composti da sbarre che non impediscono totalmente l'attraversamento dei binari;
il susseguirsi di tali episodi e l'aggravarsi dei disagi ha spinto la popolazione residente ad organizzarsi in un comitato spontaneo denominato «Comitato spontaneo pendolari linea Chiusi-Siena»;
la tratta sopraccitata, oltre ad essere utilizzata ogni giorno da migliaia di pendolari del territorio, rappresenta un tratto di elevata importanza strategica per il collegamento ferroviario fra Siena e Roma;
l'intera rete delle infrastrutture ferroviarie presenti in provincia di Siena (locali delle stazioni, rete viaria, carrozze) necessita di una maggiore e continua manutenzione ordinaria e straordinaria che Ferrovie dello Stato, Trenitalia e Rfi non sono in grado attualmente di garantire -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo, d'intesa con la Regione Toscana, nei confronti di Ferrovie dello Stato, Trenitalia e Rfi affinché vengano eliminati i continui disagi per i pendolari e quali progetti e quali interventi abbiano in programma di attuare per l'ammodernamento e la messa in sicurezza della rete infrastrutturale dell'intera provincia di Siena con particolare riferimento alla tratta Chiusi Chianciano Terme-Siena;
se sia opportuno che il Governo, d'intesa con la Regione Toscana, impegni Ferrovie dello Stato, Trenitalia e Rfi a monitorare periodicamente la corretta applicazione degli accordi sul trasporto pubblico locale sopraccitati sottoscritti con la Regione Toscana per assicurare un servizio dignitoso e puntuale ai viaggiatori.
(4-02962)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame occorre sottolineare che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto di interesse regionale i quali, a seguito dell'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non sono più di competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle Regioni medesime attraverso appositi contratti di servizio stipulati con Trenitalia s.p.a.
Sulla questione, tuttavia, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che, in base agli accordi intercorsi tra Trenitalia s.p.a. e la Regione Toscana, a partire dal mese di settembre 2006, sulla tratta Siena-Empoli-Firenze e viceversa è stato attivato il sistema cadenzato denominato Memorario con il conseguente incremento dei treni in circolazione.
Peraltro, tale sistema, comportando un sensibile miglioramento della puntualità, ha incontrato il gradimento della clientela interessata.
È stato anche evidenziato dalla società ferroviaria che, eccettuati alcuni specifici episodi, su tutte le linee afferenti il nodo di Siena si è registrato un incremento dell'indice di puntualità.
Al fine di estendere il sistema cadenzato anche alle tratte Siena-Chiusi e Siena-Grosseto, sono stati effettuati studi con il conseguente approfondimento con la Regione interessata e con gli Enti locali.
Per quanto riguarda il materiale rotabile impiegato sulla Siena-Chiusi e viceversa, vengono impiegati convogli Minuetto di ultima generazione e carrozze del tipo Aln, già sottoposte a interventi di ristrutturazione e climatizzazione.
Al fine di limitare il disagio della clientela nel caso di interruzione della circolazione, Trenitalia s.p.a. impiega servizi sostitutivi di trasporto con l'impiego di bus, fermo restando che la tempistica di intervento può variare a seconda della situazione che si verifica sulla quale possono influire fattori diversi quali il luogo dell'evento, i tempi per il ripristino della circolazione, il numero dei passeggeri coinvolti, l'orario in cui si è verificato il disservizio.
Per quanto concerne gli interventi infrastrutturali, i Protocolli d'intesa sottoscritti rispettivamente in data 14 maggio 1999 e 29 gennaio 2001 tra il Ministero dei trasporti, Ferrovie dello Stato s.p.a., Regione Toscana, Province di Firenze e Siena ed il Comune di Siena, prevedono la riqualificazione e la velocizzazione degli itinerari relativi alle rete infrastrutturale della Provincia di Siena, e in particolare della tratta Chiusi-Siena-Empoli, con interventi per alcune stazioni ricadenti su tali tracciati. Le opere previste sono state tutte completate.
Per quanto riguarda le linee, sono stati effettuati i seguenti interventi:
sulla tratta Empoli-Siena il raddoppio e l'efficientamento delle tratte Poggibonsi-Certaldo e Certaldo-Granaiolo, con conseguente fluidificazione dei traffici e possibilità di incrocio in linea di buona parte dei treni programmati;
velocizzazione degli itinerari di incrocio nelle stazioni di Ponte a Elsa e Castellina, mediante configurazione di un nuovo piano di armamento con instradamento sui binari di precedenza/incrocio alla velocità di 60 chilometri orari;
attivazione del sistema di controllo marcia treno sulla tratta Empoli-Siena;
soppressione di 12 passaggi a livello, ulteriori 6 saranno soppressi entro il 2008. A tale riguardo, è stata confermata la assoluta sicurezza secondo gli standard previsti dalle norme vigenti come risulterebbe dalle inchieste effettuate in occasione degli incidenti avvenuti.
Inoltre è stato previsto il trasferimento dell'attività merci dalla stazione di Poggibonsi alla stazione di Castellina al fine di realizzare un nodo di interscambio gomma-rotaia sull'area dell'ex scalo di Poggibonsi.
Sulla tratta Siena-Chiusi nelle stazioni di Sinalunga, Montepulciano e Asciano, la società ferroviaria ha provveduto alla velocizzazione degli itinerari di incrocio mediante modifiche al piano di armamento che consentono l'instradamento contemporaneo di due treni provenienti da direzioni opposte, con riduzione del tempo di percorrenza di circa 3 minuti per ogni treno incrociante; sono anche stati effettuati interventi migliorativi del tracciato mediante
varianti, specialmente tra Sinalunga e Rigomagno con una riduzione dei tempi di circa 4 minuti.
Gli interventi che riguardano le stazioni consistono nella realizzazione di sottopassaggi nelle stazioni di Ponte a Elsa, Castellina, Asciano, Sinalunga e Montepulciano e dell'adeguamento dei marciapiedi nelle stazioni/fermate delle stesse oltre a quelle di Poggibonsi e Certaldo.
Il programma di ammodernamento che prevede l'installazione di nuove pensiline e sedute lungo i marciapiedi, l'installazione di emettitrici automatiche e tabelloni per l'orario riguarderà le altre stazioni/fermate quali Arbia, Castelnuovoberardenga, Ponte a Elsa, Rapolano Terme, Rigomagno, Asciano e Castellina.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
CIRINO POMICINO, CATONE, BARANI, DEL BUE, FRANCESCO DE LUCA e NARDI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere:
quanti e quali condannati con sentenza passata in giudicato per reati di mafia, camorra e altre forme di criminalità organizzata siano stati rimessi in libertà dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2005;
quali e quanti patrimoni riconosciuti di proprietà di questi condannati siano stati confiscati e quanti, invece, lasciati nelle proprie disponibilità;
quali siano le modalità concrete di gestione dei programmi di protezione e quali siano le autorità che hanno nel merito responsabilità politiche, amministrative, giudiziarie.
(4-01766)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame deve innanzi tutto osservarsi che la gestione delle speciali misure di protezione, ai sensi dell'articolo 10 del decreto-legge 15 gennaio 1991 n. 8, convertito con modificazioni nella legge 15 marzo 1991 n. 82, è di esclusiva competenza della Commissione centrale per le speciali misure di protezione, istituita presso il Ministero dell'interno.
Il programma speciale può essere attuato nei confronti delle persone che versano in grave pericolo, per aver tenuto condotte di collaborazione con la giustizia dopo la commissione dei delitti di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale (associazione di stampo mafioso, associazione per il traffico di stupefacenti, associazione contrabbandiera, tratta di persone, sequestro di persona a scopo di estorsione) dei delitti con finalità di terrorismo o eversione.
La collaborazione deve presentare le caratteristiche della intrinseca attendibilità e, inoltre, quella della novità o completezza o, quanto meno, essa deve avere un contenuto di notevole importanza per lo sviluppo delle indagini concernenti la struttura e le modalità di azione delle organizzazioni criminali (articolo 9, comma 3).
Gli interessati possono essere ammessi al programma come collaboratori di giustizia, se autori dei reati, o, nei casi in cui siano testimoni, parti offese o parti civili, come testimoni di giustizia (articolo 16-bis, comma 1).
La proposta relativa al programma di protezione (articolo 11, comma 1) è formulata dal Procuratore della Repubblica procedente; se più uffici giudiziari sono interessati per indagini collegate, la proposta è formulata da uno di essi d'intesa con gli altri (articolo 11, comma 2).
La proposta viene trasmessa alla Commissione centrale per le speciali misure di protezione, di cui all'articolo 10 del citato decreto-legge.
Il programma deliberato dalla Commissione centrale viene attuato, nelle sue modalità esecutive, dal Servizio centrale di protezione, istituito nell'ambito del Dipartimento della pubblica sicurezza.
I contenuti del programma di protezione sono stabiliti nell'articolo 13, commi 4 e 5, del citato decreto-legge e nel regolamento sull'applicazione delle speciali misure di protezione, adottato con decreto del Ministro dell'interno n. 161 del 23 aprile 2004, e consistono in misure di tutela e assistenza economica.
Le prime si concretizzano negli accompagnamenti agli impegni di giustizia a cura
degli organi di polizia territorialmente competenti, nell'autorizzazione ad usare documenti con identità di copertura attribuite dal Servizio centrale di protezione, nell'eventuale cambiamento definitivo delle generalità deliberato dalla Commissione centrale, e nella mimetizzazione attraverso trasferimento in una località protetta.
Le misure di assistenza economica consistono nella sistemazione abitativa, in un assegno di mantenimento di importo non superiore al quintuplo dell'assegno sociale, nell'assistenza legale ed in eventuali contribuiti straordinari per il reinserimento sociale al termine del programma (per un importo massimo equivalente a cinque anni di misure di assistenza per i collaboratori e dieci per i testimoni).
Per i testimoni di giustizia, l'articolo 16-ter ha introdotto i seguenti interventi economici supplementari:
assistenza economica adeguata al tenore di vita precedente la testimonianza;
capitalizzazione del costo dell'assistenza ai fini di reinserimento sociale;
mantenimento del posto di lavoro per i dipendenti pubblici, in attesa della ricollocazione presso un'altra Amministrazione dello Stato;
corresponsione di una somma a titolo di mancato guadagno;
mutui agevolati per il reinserimento sociale;
acquisizione a prezzo di mercato, da parte dello Stato, degli immobili di proprietà dei testimoni in località d'origine.
L'articolo 13-quater, commi 1 e 2, prevede alcuni obblighi per i collaboratori di giustizia, la cui inosservanza viene segnalata alla Commissione centrale per l'eventuale revoca del programma. Tali obblighi sono:
non commettere reati;
presentarsi alle convocazioni dei giudici;
collaborare con il personale addetto alla protezione;
non rivelare l'identità assunta né il luogo in cui si è trasferiti, evitare comportamenti che possono condurre a tali risultati e non frequentare altri collaboratori di giustizia o persone dedite al crimine;
non abbandonare la località protetta senza autorizzazione;
specificare i beni posseduti o controllati, anche indirettamente, e versare il denaro frutto di attività illecite; i beni protetti saranno sottoposti a sequestro da parte dell'Autorità giudiziaria;
sottoscrivere il verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione previsto dall'articolo 16-quater, comma 1.
In risposta al primo quesito sollevato dall'interrogante si allega un prospetto relativo ai detenuti condannati rimessi in libertà nel periodo 1993-2005 per i reati di associazione mafiosa, di sequestro di persona a scopo di estorsione, di associazione diretta al traffico di stupefacenti e per i reati aggravati ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 152 del 1991 convertito in legge n. 203 del 1991. (tab. A).
Ai reati di associazione mafiosa e a quelli aggravati ex articolo 7, decreto-legge n. 152 del 1991 sono stati aggiunti i reati di sequestro di persona a scopo di estorsione e di associazione diretta al traffico di stupefacenti perché ricadono anch'essi sotto la previsione dell'articolo 51, comma 3-bis, c.p.p., rientrando conseguentemente sotto la competenza delle Direzioni distrettuali antimafia.
Analogamente, in risposta al secondo quesito, si allega l'unita tabella, elaborata sulla scorta dei dati forniti dal Ministero dell'interno, relativa al valore dei beni sequestrati e confiscati dalla Direzione investigativa antimafia, dal 1992 al giugno 2006, nei confronti di indiziati od appartenenti ad organizzazioni di tipo mafioso (tab. B).
Per completezza, si è in grado, inoltre, di comunicare il numero complessivo dei detenuti alla data del 31 luglio 2007 per gli stessi reati di cui alla tabella «A» (associazione mafiosa, sequestro di persona a scopo di estorsione, associazione diretta al traffico di stupefacenti e reati aggravati ai
sensi dell'articolo 7, decreto-legge n. 152 del 1991: esso è pari a 8346 (di cui 3966 imputati in stato di custodia cautelare e 4380 condannati con sentenza definitiva).
Tab. «A»
Condannati per alcune tipologie di reato(*) rimessi in libertà nel periodo 1993-2005
Anni | 416 bis c.p. | 630 c.p. | 74 T.U. 309/90 | Reati aggravati ex art. 7 d.l. 152/91 |
1993 | 151 | 90 | 90 | 2 |
1994 | 214 | 88 | 214 | 12 |
1995 | 318 | 119 | 312 | 44 |
1996 | 385 | 122 | 382 | 31 |
1997 | 445 | 103 | 493 | 68 |
1998 | 424 | 93 | 499 | 83 |
1999 | 488 | 73 | 557 | 150 |
2000 | 514 | 94 | 617 | 184 |
2001 | 510 | 95 | 611 | 201 |
2002 | 605 | 83 | 530 | 204 |
2003 | 651 | 96 | 193 | 73 |
2004 | 697 | 94 | 663 | 302 |
2005 | 634 | 75 | 905 | 436 |
Fonte Dap - Ufficio per lo sviluppo e la Gestione del Sistema Informativo Automatizzato - Sezione Statistica
(*) Possono sussistere condanne per uno o più dei reati indicati.
Tab. «B»
VALORI DEI SEQUESTRI E DELLE CONFISCHE DAL 1992 AL 30 GIUGNO 2006
(I valori dei beni sequestrati e confiscati sono espressi in euro)
Organizzazioni | Sequestri | Sequestri | Confische |
(articolo 321 cpp) | (1.575/65) | (1.575/65) | |
Cosa Nostra | 550.795.081 | 422.560.000 | 119.214.114 |
Camorra | 1.665.078.888 | 655.974.823 | 431.874.000 |
'Ndrangheta | 48.738.099 | 117.096.254 | 37.736.000 |
Crim.Org. Pugl. | 63.657.795 | 65.237.000 | 52.080.698 |
Altre | 157.869.000 | 163.447.000 | 82.288.000 |
Totali | 2.486.138.663 | 1.424.315.077 | 723.192.812 |
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si evince dagli articoli di stampa, è stata «...giocata a porte chiuse la gara di C1/B Cavese-Salernitana, in programma domenica 13 maggio alle 15 allo stadio comunale di Cava dei Tirreni. Lo ha deciso la Lega di serie C che ha preso atto dell'ordinanza del prefetto di Salerno che, per motivi di ordine pubblico, vieta lo svolgimento della gara in presenza di spettatori...»;
l'intero Consiglio Comunale di Cava dei Tirreni ha espresso il suo rammarico per la decisione presa dal Prefetto di Salerno evidenziando che la tifoseria di Cava, nel corso degli ultimi due anni, ha tenuto sempre un comportamento leale e sportivo e che, soprattutto, non vi erano le premesse per far disputare a porte chiuse il predetto incontro calcistico in quanto, nell'incontro di andata a Salerno, non si erano verificati scontri tra le tifoserie;
in particolare, nel documento il Consiglio Comunale di Cava dei Tirreni esprime rammarico in quanto la gara doveva essere disputata alla presenza delle due tifoserie perché costituiva l'ultima partita del campionato ed il momento finale per il saluto ed il ringraziamento del pubblico di Cava alla squadra ed alla dirigenza così come avviene ogni anno;
proprio a causa del provvedimento restrittivo emesso, e solo per questo motivo, il Prefetto avrebbe determinato l'ira della tifoseria cavese che ha ritenuto opportuno manifestare pacificamente la sua indignazione all'esterno dello stadio durante lo svolgimento della gara;
il risultato finale della partita, e la conseguente posizione in classifica delle due squadre al momento dell'incontro di domenica 13 maggio, non avrebbe in nessun modo rovinato il campionato delle due squadre che avrebbero disputato soltanto una gara di fine campionato, particolarmente attesa soltanto perché rappresentava un derby; pertanto; un risultato a favore dell'una o dell'altra squadra non avrebbe costituito alcun motivo di scontro violento tra le due tifoserie;
sono certamente altri i provvedimenti che il Prefetto di Salerno avrebbe potuto adottare per cercare di circoscrivere eventuali scontri che non sarebbero comunque avvenuti date le premesse -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti intenda adottare nei confronti del Prefetto che ha ordinato di far disputare la gara Cavese-Salernitana a porte chiuse, privando le due tifoserie dello spettacolo calcistico di fine anno, senza che, secondo l'interrogante, esistesse alcun valido e particolare motivo che potesse indurre a pensare che la predetta gara potesse essere motivo di scontri violenti.
(4-03754)
Risposta. - Occorre necessariamente premettere che nell'incontro di calcio di andata, svoltosi il 10 gennaio 2007 presso lo stadio «Arechi» di Salerno, si sono già verificate gravi turbative nonostante fossero state predisposte consistenti misure per l'ordine e la sicurezza pubblica, adottate in considerazione delle note ed accese rivalità esistenti tra le tifoserie della Salernitana Calcio e della Società Sportiva Cavese.
Nella circostanza, le frange violente della tifoseria salernitana, intenzionate a venire in contatto con i sostenitori della squadra ospite, hanno proditoriamente aggredito le forze dell'ordine con un fitto lancio di petardi, di bottiglie di vetro, di pietre e di altri oggetti contundenti.
Per tali gravi fatti sono rimasti contusi 19 operatori di polizia, a due dei quali sono state addirittura rimosse schegge di piombo dagli arti inferiori, e 11 persone sono state denunciate all'autorità giudiziaria.
Oltre a tali gravi antecedenti, occorre altresì considerare che lo stadio «S. Lamberti» - peraltro ubicato in prossimità del centro urbano di Cava dei Tirreni, con conseguente rischio di coinvolgimento della cittadinanza nel caso di incidenti - alla data della partita di ritorno, prevista per domenica 13 maggio 2007, non disponeva
di una adeguata struttura di separazione del settore «ospiti».
Pertanto l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, all'interno della «scala» per la valutazione del rischio da «0 a 3», aveva attribuito in data 3 maggio 2007 all'incontro di calcio in esame l'indice di rischio più elevato ed aveva invitato il Prefetto a «valutare attentamente l'eventuale sussistenza dei presupposti per rescrivere diverse modalità di svolgimento dell'incontro».
Nella stessa data, è stato appositamente convocato il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione anche del Sindaco di Cava dei Tirreni e dei due presidenti delle società calcistiche per un'analisi condivisa del rischio.
La riunione ha avuto termine con l'unanime avviso di tutti i partecipanti a fare disputare la partita a porte chiuse nello stadio «S. Lamberti», con la trasmissione in diretta televisiva dell'incontro nella sola provincia di Salerno.
Si ritiene che tale determinazione risponda anche alle più severe misure introdotte con il decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8 convertito dalla legge 4 aprile 2007 n. 41 - introdotte per contrastare la recrudescenza del fenomeno della violenza in occasione di manifestazioni sportive. Ciò con specifico riferimento alla disposizione che abroga la possibilità per le autorità competenti di autorizzare l'apertura degli stadi anche in deroga ai prescritti requisiti di sicurezza, in conseguenza della quale gli incontri previsti nelle strutture non a norma si possono svolgere solo in assenza di pubblico.
Per completezza di informazione, si rappresenta che durante la seduta del Consiglio comunale di Cava dei Tirreni tenutasi l'11 maggio 2007, il Sindaco, pur rammaricandosi per l'impossibilità dei propri concittadini di assistere all'incontro presso lo stadio comunale, ha confermato che detta decisione era inevitabilmente scaturita da fondati motivi di ordine e di sicurezza pubblica, insindacabilmente rimessi alle competenti valutazioni delle autorità di pubblica sicurezza.
In merito, poi, ai conseguenti episodi di protesta posti in essere dalla parte più facinorosa della locale tifoseria, risulta che presso alcune strade cittadine sono stati dati alle fiamme alcuni contenitori di rifiuti; questi ultimi sono stati subito spenti e rimossi, con il conseguente ripristino della regolare circolazione, a seguito dei tempestivi interventi delle Forze di polizia territoriali.
Si precisa, infine, che, nonostante l'incontro si svolgesse a porte chiuse, si è comunque ritenuto opportuno pianificare adeguati servizi di ordine pubblico, finalizzati a prevenire il verificarsi di disordini.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
COTA, ALLASIA e BRIGANDÌ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella Provincia di Torino il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza suggerisce a molti esercenti di pubblici esercizi, imprenditori e cittadini comuni di richiedere il porto d'armi a scopo di difesa;
a fronte della crescita delle richieste le concessioni del porto d'arma a scopo di difesa da parte della Prefettura di Torino continuano a rimanere un fenomeno limitato;
si riscontrano non di rado scelte non facilmente spiegabili, come quelle di diniego opposte a richiedenti che esibivano solide motivazioni, inclusi titolari di esercizi notoriamente a rischio come le gioiellerie;
permane l'assurda discriminazione che esclude qualsiasi agevolazione in favore degli ufficiali delle Forze Armate cessati senza demerito dal proprio servizio -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa nonché quali siano i criteri in base ai quali la Prefettura di Torino nega o concede il porto d'armi a chi ne faccia regolare richiesta.
(4-03125)
Risposta. - Si ritiene opportuno premettere che il diritto alla sicurezza e alla qualità della vita urbana dei cittadini costituisce una priorità che richiede, a fronte di problematiche complesse, l'intervento congiunto di tutte le componenti istituzionali, affinché ciascuna partecipi, nei settori di specifica competenza, all'azione comune della prevenzione e del contrasto ad ogni forma di illegalità.
A tal fine, nell'ambito delle linee strategiche definite nell'accordo «quadro» del 20 marzo 2007, sottoscritto tra il Ministero dell'interno e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), sono stati successivamente stipulati appositi «Patti per la sicurezza», rispondenti alle specifiche esigenze delle singole aree metropolitane, tra i quali quello per «Torino sicura» firmato il 22 maggio 2007.
L'accordo, che ha la durata di un anno ed è sottoposto a verifiche semestrali sull'andamento dei fenomeni delittuosi sul territorio, individua una serie di obiettivi ed indica le relative strategie di realizzazione, da porre in essere grazie a mirate collaborazioni interistituzionali proprio nella logica della cosiddetta «sicurezza partecipata».
In particolare, è stata prevista un'ottimizzazione del livello di collaborazione tra le forze dell'ordine con la Polizia municipale in materia di controllo del territorio, anche in orario notturno, con connessa attivazione di moduli operativi di interventi congiunti, nonché mediante la predisposizione di moduli coordinati per le attività della cosiddetta «polizia di prossimità», svolte sia dal «poliziotto e carabiniere di quartiere», sia dal servizio costituito dal «vigile di prossimità».
È previsto anche un incremento degli organici territoriali delle Forze di polizia pari complessivamente a 200 unità e la possibilità, qualora si renda necessaria, dell'impiego della Forza di intervento rapida (FIR), costituita al momento da 600 unità (300 appartenenti alla Polizia di Stato e 300 Carabinieri).
Inoltre, tra i principali aspetti contenuti nel «Patto per la sicurezza di Torino», si segnalano sia il potenziamento degli impianti tecnologici per la video sorveglianza delle aree più a rischio, sia una preventiva valutazione, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, di quegli interventi dell'Amministrazione comunale finalizzati alla riqualificazione del territorio - soprattutto delle aree più degradate - con lo scopo di definirne le priorità e le soluzioni più rispondenti alle esigenze di tutela della sicurezza pubblica e della vivibilità degli spazi pubblici.
Lo strumento del «Patto per la sicurezza» costituisce, quindi, un nuovo modello operativo capace di definire una strategia condivisa di azioni concorrenti sul territorio, quali la riqualificazione del tessuto urbano, il recupero del degrado ambientale e delle situazioni di disagio sociale, al fine di prevenire e di contrastare più efficacemente la criminalità e, conseguentemente, al fine di soddisfare meglio la domanda di sicurezza dei cittadini.
Ciò premesso, per quanto attiene alla specifica tematica evidenziata dall'interrogante si precisa che, secondo quanto disposto dall'articolo 42 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tuips), la concessione della licenza di porto di pistola per motivi di difesa personale può essere rilasciata dal Prefetto solo nel caso in cui il richiedente comprovi lo «stato di bisogno», che deve essere contestuale rispetto alla richiesta detenzione dell'arma.
Nel caso dei gioiellieri, ad esempio, il «bisogno» può essere dimostrato producendo la licenza, rilasciata dal Questore, di fare commercio o di lavorare oggetti preziosi, da cui scaturisce il pericolo di azioni delittuose da parte dei rapinatori.
Con specifico riferimento alle licenze di porto di pistola richieste nel territorio della provincia di Torino, la Prefettura del capoluogo piemontese ha riferito che, nel corso del 2006, sono state presentate 130 richieste, delle quali solo 35 sono state rigettate. Tra i dinieghi, contrariamente a quanto rappresentato nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, non risultano provvedimenti adottati nei confronti di gioiellieri.
Per quanto concerne gli ex appartenenti alle forze armate, il citato Tulps non prevede
che la loro posizione, in caso di richiesta di rilascio di porto d'armi, differisca da quella di altri richiedenti, privati cittadini.
In proposito, la Prefettura di Torino ha rappresentato che taluni dei suddetti dinieghi di licenza di porto d'armi si riferiscono proprio ad istanze inoltrate da appartenenti alla suddetta categoria.
In proposito, l'Ufficio territoriale del Governo ha evidenziato che queste ultime sono state necessariamente respinte perché, a seguito dei dovuti accertamenti effettuati dai competenti organi di polizia, non era stata riscontrata in capo ai richiedenti la condizione dell'attualità del rischio legato alle attività prestate, come, viceversa, prescritto dalla vigente normativa.
Quest'ultima, per ovvi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, prevede che il porto di pistola per motivi di difesa individuale venga rilasciato solo nei confronti di coloro che dimostrino la condizione della necessità di andare armati connessa a comprovati motivi di sicurezza personale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
D'AGRÒ. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati ufficiali riassuntivi delle sette province venete, resi noti all'inaugurazione dell'anno giudiziario dei giorni scorsi a Venezia, Vicenza è maglia nera nella cosiddetta criminalità diffusa;
Vicenza è infatti la provincia veneta con il più alto numero di furti denunciati, che nel 2006 sono stati 13.811, cioè il 25 per cento in più rispetto al 2004 e addirittura il 45 per cento in più rispetto al 2002-2003;
questi allarmanti dati dimostrano che nell'ultimo anno sarebbero avvenuti circa quaranta furti ogni giorno e che oltre il 2 per cento della popolazione complessiva sarebbe stata direttamente interessata da tale fenomeno;
dal confronto delle cifre della provincia di Vicenza con quelle della provincia di Padova emerge che lo scorso anno il numero di furti verificatisi nel Vicentino è pari al triplo di quelli del Padovano, dove la popolazione è superiore;
in base ai dati diffusi all'inaugurazione dell'anno giudiziario risulta altresì che nella provincia vicentina a fronte di un decremento del 34 per cento delle rapine rimane costante il numero delle violenze sessuali e quello di omicidi e tentati omicidi -:
quali iniziative intendano adottare in tema di prevenzione e repressione per fronteggiare questi dati allarmanti sui furti nella provincia vicentina che creano allarme e paura nell'intera comunità e nelle singole persone.
(4-02415)
Risposta. - In merito ai dati evidenziati nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, dalle informazioni in possesso del Dipartimento della pubblica sicurezza di questo Ministero emerge che nella provincia di Vicenza si sono registrati durante lo scorso anno 17.764 episodi di furto.
Tale dato costituisce una diminuzione, seppur di non forte entità, se raffrontata con quello riscontrato nel 2004 (pari a 17.790), mentre, se confrontato con quello del 2005 (pari a 17.273), rappresenta viceversa un incremento pari al 2,85 per cento.
Inoltre, da un raffronto generale del totale dei furti denunciati durante il 2006 nel Veneto, risulta che la provincia più colpita da tale tipologia di reato è quella di Padova (con 26.572 casi), seguita da quella di Verona (con 26.484 casi), da quella di Venezia (con 26.361 casi) e, a seguire, da quella di Vicenza con gli episodi sopra menzionati.
In generale, l'andamento complessivo della delittuosità nella provincia vicentina, rapportato alla popolazione residente, appare comunque al di sotto del corrispondente indice regionale e nazionale, anche se, indubbiamente, tale forma di reato predatorio genera insicurezza tra i cittadini.
Si evidenzia, altresì, che la situazione della sicurezza pubblica in detta provincia, pur risentendo di una presenza delinquenziale sia nazionale che straniera, non risulta
finora condizionata da radicate organizzazioni criminali di stampo mafioso. L'evoluzione di quest'ultimo fenomeno è comunque sotto la costante osservazione delle competenti Autorità.
A fronte della descritta situazione della sicurezza pubblica, che appare non allarmante rispetto ad altre realtà nazionali, le forze di polizia definiscono e rivedono periodicamente le strategie per l'ottimale impiego degli operatori nei servizi di prevenzione generale sull'intera area e dispongono, anche al fine di dare una più incisiva risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini, l'intensificazione dei servizi di controllo con l'impiego sia delle forze di polizia territoriali, sia anche con l'intervento di reparti specializzati.
In particolare, sono stati intensificati i servizi di vigilanza del territorio soprattutto nel corso delle ore notturne, mediante l'impiego di stazioni mobili dell'Arma dei Carabinieri.
Tale azione di prevenzione, effettuata secondo una strategia volta a privilegiare una più efficace "presenza dinamica" delle forze dell'ordine su tutto il territorio, ha consentito, durante lo scorso anno, di registrare un aumento delle persone denunciate (pari a 4.512 nel 2006 rispetto alle 4.296 del 2005) e dei delitti complessivamente scoperti (3.895 nel 2006 rispetto ai 3.766 del 2005).
L'azione di contrasto condotta dalle forze di polizia ha, inoltre, consentito di raggiungere importanti successi nell'individuazione dei responsabili dei delitti di maggiore gravità, quali gli omicidi volontari (con la risoluzione di oltre l'85 per cento dei casi), i tentati omicidi (tutti risolti) e le ricettazioni (con la risoluzione di oltre l'89 per cento dei casi).
La tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica nella provincia vicentina viene assicurata dalle seguenti forze di polizia statuali, alle quali offrono la loro collaborazione, nel rispetto delle specifiche competenze e nella logica di una «sicurezza partecipata», gli appartenenti ai singoli delle polizie municipali.
Presso la questura del capoluogo ed il commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Bassano del Grappa prestano servizio, alla data del 1o aprile scorso, 299 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato, rispetto ad una dotazione organica di 288 unità. Ad essi si devono aggiungere i 37 appartenenti ai ruoli tecnici della pubblica sicurezza, nonché i 43 dipendenti dell'amministrazione civile dell'interno che, nell'espletamento dei compiti amministrativi, contribuiscono alla funzionalità delle strutture.
Quanto all'Arma dei Carabinieri, il Comando provinciale dispone di un reparto operativo, di cinque compagnie e di 39 azioni capillarmente distribuite nel territorio provinciale, con una forza effettiva di 717 militari, superiore di ben 22 unità rispetto alla previsione organica.
Infine, il comando provinciale della Guardia di Finanza contribuisce alla sicurezza dei territorio con 296 militari.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
D'AGRÒ. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi l'amministratore delegato di Trenitalia Moretti ha presentato alle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil il nuovo piano industriale nel quale sono contenuti tagli al 70 per cento del trasporto su merci e l'eliminazione delle cosiddette «tratte deboli», ossia quelle a lunga percorrenza che uniscono il Nord e il Sud, mentre permangono i percorsi regionali, protetti economicamente dalla finanziaria 2007;
non essendo state menzionate nel piano le Officine Grandi Riparazioni ETR di Vicenza, le rappresentanze sindacali locali hanno confermato il prolungamento dello stato di agitazione nello stabilimento cittadino in cui chiedono cinquanta nuove assunzioni e il blocco alla politica di esternalizzazione;
i sindacati hanno altresì inviato a Trenitalia un comunicato in cui manifestavano l'intenzione di disdire gli accordi firmati nel 2005 sui doppi turni;
a tale richiesta Trenitalia ha risposto con un avviso ai dipendenti in cui si ordina di rispettare gli orari di lavoro, promettendo sanzioni qualora il personale non si presentasse nelle fasce orarie previste;
nel frattempo prosegue il presidio permanente presso lo stabilimento di Vicenza e le manifestazioni davanti al Comune -:
quali iniziative intenda adottare per porre fine al più presto a questo stato di agitazione e tutelare i dipendenti delle Officine Grandi Riparazioni ETR di Vicenza, preoccupati anche da una politica di esternalizzazione sempre più accentuata, causa del forte deficit delle ferrovie dello Stato.
(4-02561)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito quanto segue.
Le Officine Grandi Riparazioni di Vicenza rivestono un ruolo importante nel sistema industriale del Gruppo. Nello stabilimento di Vicenza si svolgono le attività di manutenzione dei treni utilizzati per il servizio Eurostar Alta Velocità e, a tal fine, sono stati eseguiti notevoli interventi di potenziamento impiantistico e infrastrutturale.
Tuttavia, alcune lavorazioni riferite alla ristrutturazione del materiale rotabile ETR destinato all'Alta Velocità, il cui completamento è previsto per il 2009, sono state esternalizzate, in considerazione della precipua natura di attività limitata nel tempo, e quindi a termine.
Peraltro, va considerato che le intraprese azioni finalizzate al rientro in Azienda di una parte delle attività svolte all'esterno, presentano indubbie ripercussioni sul mondo del lavoro dell'indotto ferroviario.
Per le Officine in questione, a partire dal 2009, si prevede un incremento dei carichi di lavoro stabili, in linea con le iniziative che si consolideranno a seguito dell'approvazione del piano industriale da parte dell'azionista.
Al riguardo è stato predisposto un piano di investimenti per l'ampliamento dello stabilimento per le attività di manutenzione ciclica dei nuovi treni Alta Velocità.
Circa le problematiche relative all'orario di lavoro del personale, la società ferroviaria ha precisato che la definizione dei nuovi turni di lavoro è stata a suo tempo concordata con le organizzazioni sindacali e che gli impegni correlati, assunti dall'azienda, sono stati integralmente rispettati. Poiché l'osservanza degli accordi sottoscritti è strettamente connessa con le esigenze di consegna del materiale necessario per lo svolgimento del servizio ferroviario, Trenitalia ha posto in essere tutte le misure necessarie a tutela della produzione.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
D'ANTONA, BUFFO, TRUPIA, MADERLONI, NICCHI, PETTINARI, BARATELLA, GAMBESCIA, LULLI, ZUNINO, DE BRASI, ZANELLA, FLUVI, MARCHI, BUGLIO, GRASSI, PALOMBA, MISITI, SQUEGLIA, DUILIO, NANNICINI, MUSI, MANTINI, BURCHIELLARO, OLIVERIO, LARATTA, BOCCI, D'AMBROSIO, ALBONETTI, VOLPINI, TENAGLIA, MARAN, GRILLINI, DE SIMONE, BIANCO, KHALIL detto ALÌ RASHID. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 29 giugno 2007, a Roma, nella Villa Ada, nel quartiere Salario è accaduto un fatto di inaudita gravità, l'aggressione organizzata di una numerosa squadra fascista ai giovani che assistevano al concerto del complesso musicale denominato «Banda Bassotti». Il concerto rientrava nelle iniziative del comune di Roma, pertinenti all'Estate romana 2007;
i testimoni dell'evento hanno riferito che più di 50 uomini, organizzati come una falange, con il capo coperto da berretti militari o caschetti, armati di coltello e di bastoni, hanno caricato la folla inerme al grido «Duce, Duce!»;
il panico si è prevedibilmente propagato alla folla generando un fuggi-fuggi generale, assai pericoloso per l'incolumità delle persone. Alcune di queste sono poi rimaste ferite per i colpi inferti dagli
aggressori. Un ragazzo è stato ricoverato all'ospedale «Sandro Pertini» di Roma con una prognosi di 20 giorni;
i carabinieri presenti sul posto, vuoi per la sorpresa, vuoi per l'insufficiente presenza sul luogo, non sono riusciti a fermare alcuno degli aggressori;
si tratta - all'evidenza di una premeditata e organizzata aggressione fascista ai giovani democratici di Roma, da parte di gruppuscoli di estrema destra, xenofoba, antisemita e violenta, i quali si organizzano, manifestano e detengono armi proprie come coltelli e manganelli;
lo stesso Capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, ascoltato il 3 luglio 2007, presso la Commissione affari costituzionali del Senato ha affermato che l'aggressione di Villa Ada non è casuale: con essa una determinata area, sulla quale la polizia sta svolgendo un lavoro di approfondimento, ha voluto profanare un luogo carico di simboli. Secondo il Capo della Polizia si tratta di frange squadriste già viste all'opera allo stadio Olimpico di Roma e in altre curve -:
se sia a conoscenza della matrice di tale aggressione e in particolare se non ritenga che - come apparso sulla stampa odierna - l'assalto di Villa Ada possa essere eventualmente messo in relazione all'attività di centri sociali come ad esempio la sede di estrema destra di via Montebuono, presso piazza Vescovio a Roma;
quali garanzie intenda offrire alla popolazione del quartiere Trieste-Salario di Roma affinché non si diffondano la cultura dell'odio razziale, dell'intolleranza politica e della violenza squadrista.
(4-04551)
Risposta. - Gli incidenti cui fa riferimento l'interrogante sono verificati a Roma nella notte fra il 28 ed il 29 giugno scorso, al termine di un concerto della «Banda Bassotti», gruppo musicale gravitante nell'area antagonista.
Al termine dello spettacolo, svoltosi nel parco di Villa Ada, parte del pubblico stava per lasciare l'area, mentre un'altra parte si tratteneva a ballare.
In quel momento è arrivato un gruppo di una ventina di persone col capo coperto da caschi le quali, armate di bastoni e coltelli, dopo aver lanciato petardi fra la folla hanno assalito alcuni spettatori che stavano uscendo.
Due degli aggrediti, due giovani, hanno dovuto far ricorso alle cure dei medici: uno ha riportato lesioni giudicate guaribili in sette giorni; l'altro invece è stato ferito in maniera più grave ed è stato ricoverato con una prognosi di venti giorni.
A seguito della chiamata degli organizzatori, sono tempestivamente intervenuti i carabinieri del nucleo Radiomobile del comando provinciale di Roma, alla cui vista gli aggressori si sono dileguati. L'intervento delle prime due autoradio giunte sul posto è stato, peraltro, ostacolato da un lancio di sassi ed oggetti contundenti da parte di alcuni spettatori del concerto. A seguito di quest'inattesa ostilità, i carabinieri si sono dovuti, quindi, fermare per attendere l'intervento di rinforzo di altre quattro pattuglie dell'Arma dei Carabinieri e di personale della Polizia di Stato, al cui arrivo è stato possibile proseguire l'intervento.
La sassaiola ha ferito lievemente un carabiniere (la prognosi in questo caso è stata di cinque giorni) e danneggiato due autovetture.
Per questo episodio - riconducibile, si ribadisce, ad alcuni spettatori estranei all'originaria aggressione - due persone sono state denunciate a piede libero, mentre altre due sono state tratte in arresto per danneggiamento aggravato e violenza a pubblico ufficiale; per quanto riguarda invece l'azione precedente ai danni degli spettatori, sono stati immediatamente attivati appositi servizi di pattugliamento dalle forze di polizia, sia per rintracciare gli assalitori che per prevenire eventuali ritorsioni in luoghi di ritrovo di soggetti dell'estrema destra.
Dopo circa un'ora, nei pressi di piazza Vescovio, sono state identificate 22 persone, ma le verifiche eseguite sul posto non hanno consentito di rinvenire elementi di riscontro tali da poter comprovare l'avvenuta partecipazione delle medesime all'aggressione
posta in essere presso Villa Ada e, quindi, di poter adottare nell'immediato provvedimenti nei loro confronti.
Dai successivi riscontri degli atti della DIGOS della questura di Roma, è emerso che le stesse sono risultate fare parte di formazioni dell'«estrema destra», nonché del contesto «ultras» della tifoseria laziale, denominato «In basso a destra», già «Banda de Noantri».
Ulteriori accertamenti investigativi vengono condotti per accertare collegamenti con episodi analoghi ai quali non risulterebbero estranei facinorosi che creano turbative in occasione di incontri di calcio, e proprio in tale direzione non si esclude che tra gli autori di questi «raid» possano figurare alcuni «ultras» già sottoposti al provvedimento di divieto ad assistere a manifestazioni sportive.
La Prefettura di Roma ha riferito che l'episodio di Villa Ada ha formato oggetto d'attenzione in una seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Le indagini, delegate dall'autorità giudiziaria alla sezione anticrimine dei carabinieri di Roma, sono tuttora in corso e coperte dal segreto investigativo, motivo per cui appare opportuno rinviare al loro esito una più approfondita e definitiva valutazione dell'episodio anche per quanto riguarda la sua riconducibilità d'area.
Peraltro, secondo quanto successivamente riferito dalla stessa Prefettura di Roma sulla base delle informazioni fornite dal Comando provinciale dei Carabinieri, non si esclude che l'episodio possa inquadrarsi in un contesto di rinnovata contrapposizione violenta fra opposte fazioni politiche operanti nella capitale. Tale ipotesi viene considerata con molta attenzione e preoccupazione anche per il timore che, come dichiarato dal Capo della Polizia nell'audizione al Senato del 3 luglio scorso richiamata anche dall'interrogante, l'episodio di Villa Ada possa malauguratamente innescare una spirale perversa di azioni, reazioni ed atti di emulazione.
L'impegno delle forze di polizia è volto a vigilare affinché questo rischio non abbia mai a concretizzarsi. Tuttavia, si ribadisce, in atto si tratta solo di ipotesi che potranno essere suffragate solo dalle indagini avviate dalla magistratura, sul cui esito positivo, pur mantenendo un doveroso margine di riservatezza per rispetto delle attività di polizia giudiziaria in corso, si ritiene di poter esprimere una ragionevole fiducia.
Ulteriori attività investigative sono, peraltro, in corso in ambienti dell'estrema destra per analoghi, recenti attacchi a luoghi di ritrovo frequentati da elementi di opposta tendenza politica. Tali attacchi non sempre vengono denunciati dalle vittime, che solo con molta difficoltà e dopo ripetuti inviti si presentano a testimoniare spesso senza riuscire a fornire elementi per le indagini.
Ciò detto sul piano della ricostruzione degli eventi, si coglie l'occasione per esprimere la più ferma condanna di quella che appare come una manifestazione di violenza fine a se stessa, ribadendo che le forze dell'ordine continueranno a perseguire con determinazione e rigore quanti si rendano responsabili di questi intollerabili oltraggi al sereno svolgimento della nostra vita civile.
Si assicura, inoltre, che da parte delle autorità di pubblica sicurezza e degli organi di polizia vi è la massima attenzione per garantire la sicurezza e la serenità dei residenti dei quartieri ove si sono verificati gli episodi rispetto al possibile verificarsi di altri fatti analoghi.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DE LAURENTIIS. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nel mese di giugno le Ferrovie dello Stato Spa hanno avviato un'importante servizio di informazione all'utenza denominato Infomobilita, che dà informazioni sul rispetto degli orari dei treni a media e lunga percorrenza attraverso le frequenze del canale di pubblica utilità Rai Isoradio e di un gruppo di emittenti a caratterizzazione provinciale e regionale;
detto servizio si configura come un'innovazione assoluta nel panorama dell'informazione
sulla qualità e quantità del servizio ferroviario;
dalle informazioni sommarie pervenute, il servizio ha costi irrisori, considerando le spazio concesso dall'emittente pubblica e dalle emittenti private è totalmente gratuito;
le Ferrovie dello Stato hanno il dovere di informare tempestivamente i viaggiatori sulle anomalie del servizio -:
perché il servizio di Infomobilita non venga ampliato e esteso capillarmente su tutte le Regioni italiane per dare tempestiva informazione ai pendolari su ritardi, soppressioni e modifiche degli orari;
perché il ministero delle comunicazioni non abbia ancora redatto un progetto complessivo per il potenziamento delle informazioni di pubblica utilità sulla mobilità stradale, autostradale e ferroviaria, comprendente lo studio di una piattaforma unica e univoca nella quale far convergere tutte le informazioni, ivi comprese quelle della protezione Civile.
(4-01980)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che, dal 22 aprile del corrente anno, il servizio informativo denominato «Infomobilità», finalizzato a fornire via etere informazioni sul servizio ferroviario, è stato inserito nel programma Isoradio con diffusione a cadenza oraria di notizie sulla circolazione nazionale.
Anche a livello regionale, il servizio è stato attivato su alcuni circuiti di radio locali e private. È intendimento della società adottare ogni opportuna decisione sull'estensione del servizio sulla base degli esiti di questa prima fase.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
DE SIMONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal sito www.repubblica.it del 26 novembre 2006 si legge che: «è stato trovato il cadavere sgozzato di un trans nella camera da letto di una villetta a Dormelletto (Novara), sul lago Maggiore. La vittima si chiamava Mario Falco, 30 anni. Da due anni viveva nell'alloggio all'interno del residence "La Verbanella". Ad allertare i carabinieri, alle 16 di oggi, sono stati dei vicini, insospettiti dalla luce accesa della camera. L'appartamento è stato sigillato dagli inquirenti.»;
chi lo conosceva sostiene che l'uomo non avesse alcun problema a manifestare «il suo modo di essere e di vivere da diverso, anzi lo faceva con una certa classe e professionalità». I vicini hanno poi affermato che recentemente l'uomo aveva avuto qualche problema, e non ritenendosi più al sicuro, aveva fatto istallare una telecamera a circuito chiuso che potrebbe incastrare l'assassino;
troppe sono le violenze perpetrate contro persone lesbiche, gay e transessuali che in questi mesi e nei giorni scorsi hanno visto vittime persone omosessuali in Versilia, a Bologna, a Roma, a Mazzano, a Bari e in molte altre città -:
quali iniziative intenda intraprendere per porre un argine alla crescente intolleranza e violenza scatenata contro le vittime dell'odio motivato dall'orientamento sessuale e/o identità di genere.
(4-01792)
Risposta. - Il 26 novembre dello scorso anno, a Castelletto Ticino (Novara) i carabinieri della locale stazione hanno rinvenuto il cadavere di una persona, uccisa con un'arma da taglio all'interno della propria abitazione.
Le accurate indagini condotte dai militari del comando provinciale di Novara hanno consentito di trarre in arresto, quali presunti responsabili dell'omicidio, un uomo di 47 anni ed una donna di 29.
Secondo gli inquirenti, la donna arrestata, che esercitava la prostituzione, avrebbe indotto il suo amante e protettore ad uccidere la vittima conosciuta come transessuale, perché le sarebbe stata di ostacolo nell'attività di meretricio.
Pertanto, alla luce delle attuali risultanze investigative, il delitto non appare di matrice omofobica.
Per quanto concerne le iniziative da adottare per arginare il fenomeno dell'intolleranza e della violenza ai danni di persone omosessuali, nel confermare all'interrogante quanto già rappresentato in sede di risposta scritta all'interrogazione n. 4-01512, si ribadisce che il Ministero dell'interno non sottovaluta la gravità di episodi riconducibili alla matrice omofobica, in quanto questi ultimi sono sia espressione di oggettiva discriminazione, sia di metodi violenti finalizzati a compromettere la pacifica coesistenza tra i cittadini.
Conseguentemente, le forze dell'ordine vigilano in modo rigoroso sul piano della prevenzione e del contrasto di detti eventi e, nell'espletamento dei propri compiti istituzionali, mantengono un comportamento improntato alla massima correttezza ed imparzialità nei confronti di tutti, ed indistintamente, i cittadini.
Si rileva, tuttavia, che l'azione finalizzata alla prevenzione di tali accadimenti non può essere delegata esclusivamente all'attività di polizia, perché richiede una strategia complessiva d'interventi in grado di incidere sulle cause culturali all'origine di tali discriminazioni.
Inoltre, è doveroso rilevare l'obiettiva difficoltà di un'attività preventiva in grado di impedire in modo assoluto la consumazione di atti del genere. Ciò in quanto, nonostante la loro gravità, gli stessi non richiedono particolari attività preparatorie e, in conseguenza della loro estemporaneità e rapidità d'azione, risultano difficilmente rilevabili attraverso l'attività informativa.
Nondimeno, al fine di adottare ogni utile strategia per prevenire detti fenomeni, le forze dell'ordine dispongono e rivedono periodicamente, in sede di coordinamento tecnico, le misure per assicurare un più capillare controllo del territorio con priorità ai servizi di vigilanza per la tutela delle sedi di associazioni omosessuali, già destinatarie di atti di intimidazione, così come di quei singoli esponenti ritenuti potenzialmente esposti al rischio di episodi di intolleranza.
Inoltre, viene intensificato il monitoraggio delle attività di quegli appartenenti a movimenti politici più estremisti ed intolleranti.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DEIANA. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni si è dedicata una particolare attenzione alla sicurezza del traffico aereo, con particolare riguardo alla necessità di evitare la realizzazione di azioni terroristiche;
negli ultimi mesi i controlli negli aeroporti italiani e internazionali sono notevolmente aumentati, Nuove e più rigide regole sono state approvate dall'Unione europea in seguito all'adozione del «Piano nazionale per la sicurezza negli aeroporti» e la relativa nota aggiuntiva entrata in vigore il 6 novembre 2006;
i controlli in premessa hanno ricevuto un inasprimento con la vicenda dei piani di attacco terroristico resi noti dalla divisione anti-terrorismo di Scotland Yard;
a giudizio dell'interrogante queste nuove regole stanno determinando un'ulteriore limitazione della libertà di movimento. I viaggiatori si trovano ad essere sottoposti a controlli reiterati nello stesso scalo e spesso invasivi, come quelli corporali -:
se il Ministro non intenda verificare in sede europea la congruità delle misure introdotte e le procedure adottate nei controlli aeroportuali e la loro compatibilità con gli interessi in campo: la sicurezza e i diritti dei cittadini;
se il diritto che i vari paesi hanno di predisporre misure idonee a garantire la sicurezza dei voli possa determinare una limitazione così incisiva delle libertà garantite, oltre che dal nostro ordinamento interno, anche dai principi internazionali.
(4-01942)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta che lo stato di costante minaccia incombente nel trasporto aereo civile e l'attuale stato di crisi internazionale comportano necessariamente il continuo adeguamento alla normativa comunitaria ed internazionale in materia, al fine di mettere in atto tutte le misure volte a prevenire situazioni di pericolo.
Peraltro, la globalizzazione del tipo di trasporto implica che anche le norme che disciplinano la materia debbano essere armonizzate; ed infatti, le procedure e modalità dei controlli di security nei confronti dei passeggeri e dei loro bagagli adottate in Italia sono le medesime in essere nei Paesi della Comunità, essendo state tutte previste da Regolamenti dell'Unione europea o da Standard dell'International Civil Aviation Organization (ICAO).
È, tuttavia, possibile che le condizioni di privacy dei singoli cittadini in, qualche caso possano essere rese vulnerabili e per tale motivo le disposizioni in materia prevedono che, qualora si verifichi una tale situazione, il passeggero può chiedere che i controlli sulla sua persona o sul suo bagaglio vengano effettuati in postazioni remote, isolate dal resto delle aree a ciò dedicate e presenti in ogni aeroporto, anche alla presenza, se necessario, di personale medico.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
DURANTI e FORGIONE. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la direttrice adriatica, che collega Roma a Lecce, è servita da treni regionali, da treni intercity e dagli eurostar;
il servizio eurostar ha spesso rappresentato, e rappresenta, un vero e proprio disservizio più che un servizio, per esempio i servizi igienici sono quasi sempre prossimi ad essere fonte di veri rischi di contagio da malattie infettive e non il contrario, da parte di Trenitalia c'è poca attenzione per quanto riguarda l'abbattimento delle barriere architettoniche e i ritardi, incipienti, rappresentano la norma e non l'eccezione;
in data 19 dicembre 2006 il treno eurostar 9355, partito da Roma Termini alle 15,38 e diretto a Lecce Centrale con orario di arrivo alle 22,00, ha subito un guasto che ha causato un forte pregiudizio e disservizio per i viaggiatori; lo stesso è successo al treno eurostar 9354, partito da Lecce Centrale alle ore 12,14 e diretto a Roma Termini con orario di arrivo alle 18,22;
nello specifico, l'eurostar 9355, giunto nella stazione di Caserta alle ore 17,40, è rimasto fermo fino alle ore 19,55, il tutto senza che ci fosse da parte del personale preposto una attenzione per le persone meno autonome delle altre, al punto che i passeggeri sono venuti a conoscenza del successivo trasbordo da farsi con dei pullman grazie al passaparola e non con gli strumenti canonici, come lo «speakeraggio»;
dopo due ore di attesa, i quasi 400 passeggeri dell'eurostar 9355 sono stati fatti salire su dei pullman con cui hanno raggiunto la stazione di Amorosi-Melizzano, dove attendeva l'eurostar 9354 proveniente da Lecce, e, i quasi 300 passeggeri di quest'ultimo sono stati trasbordati con dei pullman alla stazione di Caserta dove era in panne l'eurostar 9355;
l'eurostar 9354 è partito dalla stazione di Amorosi-Melizzano in direzione Foggia dove è giunto alle ore 21,45;
l'eurostar 9354 giunto nella stazione di Foggia è rimasto bloccato dalle ore 21,45 fino alle ore 22,55, il motivo sarebbe stato, a detta degli stessi addetti, la fine del turno di lavoro dei macchinisti;
l'eurostar 9354 ha dovuto attendere l'arrivo dell'eurostar proveniente da Milano Centrale per poter proseguire la corsa, a bordo di tale treno c'erano i macchinisti che hanno potuto proseguire la corsa fino a Lecce centrale;
l'odissea suddescritta ha trovato il suo epilogo alle ore 3,25 del mattino successivo nella stazione di Lecce centrale;
a bordo dei treni viaggiavano bambini, anziani e diversamente abili, categorie che dovrebbero trovare e ricevere tutta l'assistenza necessaria, mentre i passeggeri sono stati semplicemente foraggiati soltanto da acqua e barrette di cioccolato;
il personale preposto anziché preoccuparsi della distribuzione di quei minimi viveri, distribuzione che è stata lasciata alla buona volontà dei passeggeri, sostava nella cabina di coda dove si era comodamente addormentato -:
quali siano stati i veri motivi che hanno provocato il pesante disagio suddescritto;
se i Ministri interrogati non ritengano necessariopromuovere una politica di tutela per i passeggeri che utilizzano la direttrice adriatica, partendo dalla fornitura di un servizio di igienizzazione delle toilette, e non solo di quelle; prevedendo piani di emergenza in casi come questo e, eliminando quel blando strumento del bonus come rimborso del ritardo e del disservizio subito. Strumento quello dei bonus che favorisce ad avviso degli interroganti comunque Trenitalia dato che i bonus possono essere riutilizzati esclusivamente per l'acquisto di altri biglietti, mentre sarebbe opportuno introdurre in casi come questo il rimborso totale del biglietto;
se i Ministri interrogati non reputino necessario avviare una ispezione, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di verificare eventuali responsabilità di altra natura.
(4-02105)
Risposta. - Con riferimento ai disservizi verificatisi il giorno 19 dicembre 2006 sui Treni Eurostar 9355 Roma Termini-Lecce e 9354 Lecce-Roma Termini, questa Amministrazione ha chiesto dettagliate notizie a Trenitalia S.p.a che ha riferito quanto segue.
Il treno eurostar 9355, partito da Roma Termini alle ore 15,39 (con un minuto di ritardo), è giunto nella stazione di Caserta con 21 minuti di ritardo per un inconveniente al locomotore rimanendo, successivamente, bloccato nella medesima stazione per l'interruzione della linea aerea di alimentazione del tratta Caserta-Telese.
In attesa dei tempi tecnici necessari al ripristino della linea interrotta, si è provveduto già alle ore 17,10 ad organizzare un considerevole numero di servizi sostitutivi con bus, per effettuare il trasbordo dei viaggiatori dal treno eurostar 9355, fermo a Caserta, sul treno 9354 anch'esso fermo per il medesimo guasto nella stazione di Amorosi, permettendo ai viaggiatori di proseguire il viaggio verso Foggia.
La medesima operazione è avvenuta con i viaggiatori del treno ES 9354 diretti a Roma Termini e fermi nella stazione di Amorosi: anch'essi sono stati condotti con bus sostitutivi fino alla stazione di Caserta e trasbordati sul treno 9355 dove hanno potuto continuare il viaggio verso Roma.
Nella stazione di Caserta, inoltre, al fine di limitare i disagi dei viaggiatori è stato prolungato l'orario di servizio del presidio di assistenza fino alla normalizzazione della circolazione.
I viaggiatori del treno ES 9354 sono ripartiti dalla stazione di Caserta con 263 minuti di ritardo, ma, successivamente, il treno in questione ha maturato altri 181 minuti di ritardo per un'altra interruzione della linea aerea tra le stazioni di Minturno e Formia, giungendo a Roma Termini alle ore 2,05 con complessivi 463 minuti di ritardo.
Trenitalia, per alleviare i disagi dei passeggeri, ha predisposto nella Stazione di Roma Termini un servizio di assistenza, distribuendo generi di conforto e mettendo a disposizione della clientela per raggiungere le destinazioni finali 51 taxi ed un autobus con circa 20 posti; per coloro che non erano in grado di proseguire il viaggio sono state messe a disposizione circa 30 stanze di albergo.
I viaggiatori del treno Eurostar 9355, invece, sono ripartiti dalla stazione di Amorosi alle ore 21,12, e, dopo numerose difficoltà,
dovute anche alle operazioni di trasbordo, sono giunti a Foggia alle ore 23,00, con 235 minuti di ritardo. Anche in questa Stazione sono state immediatamente approntate le operazioni di assistenza ai passeggeri mediante la distribuzione di generi di conforto.
Secondo la Società ferroviaria non ci sono stati problemi circa il personale di condotta del treno nella stazione di Foggia, nella quale, invece, è stato anticipato il cambio turno, previsto normalmente nella stazione di Bari.
L'eurostar 9355 è ripartito da Foggia alle ore 0,34. L'ulteriore ritardo è stato determinato da un guasto riscontrato ad un deviatoio nella stazione di Cergnola, verificatosi intorno alle 22,05 e risolto alle ore 0,20. Per alcuni viaggiatori diretti a Taranto è stato assicurato il proseguimento con bus da Bari e, per altri clienti, con destinazioni rimaste senza coincidenze, sono stati messi a disposizione dei taxi.
Infine, per quanto riguarda l'utilità dell'istituto del bonus quale forma di risarcimento, come sottolineato dagli interroganti, è opportuno precisare che Trenitalia, in linea con le altre imprese ferroviarie europee (Austria, Germania, Francia) prevede, nella propria normativa commerciale, tale forma di indennizzo per disservizi verificatisi durante il viaggio, e riferibili, nel caso dei treni Eurostar, al ritardo di oltre 25 minuti o al guasto dell'impianto di climatizzazione.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
EVANGELISTI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
nel gennaio 2006 è stata costituita l'associazione sportiva dilettantistica Skydive Cinquale presso la città di Massa che vanta moltissimi iscritti anche nelle province limitrofe;
l'aeroporto del Cinquale (Massa) risulta essere da molti punti di vista sicuramente una delle migliori zone di lancio italiane per una fortunata serie di coincidenze di tipo estetico (lo spettacolo che si gode dall'alto è mozzafiato), climatico (sicuramente il più fortunato rispetto alle altre zone di lancio italiane ed europee), collocazione geografica (situato a poche ore di automobile dal nord Italia, zona in cui si concentra la maggior parte di appassionati) e turistico (si tratta di una zona di forte richiamo);
a quanto risulta all'interrogante, tale scalo aeroportuale è abilitato all'attività di paracadutismo e non risultano ordinanze comunali o prefettizie contrarie, ciò nonostante l'ente nazionale aviazione civile di Pisa vieta l'attività sportiva adducendo come motivazione la seguente motivazione: «La ripresa dei lanci sull'aeroporto di Massa, consentita a titolo sperimentale durante le festività di Natale e Fine Anno 2005, ha fatto riaccendere sgradevoli polemiche sull'utilizzo dello scalo e sulle problematiche di inquinamento acustico» -:
per quali effettive ragioni si vietino i lanci nell'area, soprattutto alla luce del fatto che l'aeroporto del Cinquale (Massa) comunque è funzionante e si finisce con il penalizzare una attività sportiva che non accentuerebbe più di tanto i disagi per turisti e residenti.
(4-00966)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si evidenzia che l'aeroporto di Massa Cinquale, di proprietà del comune di Massa, è scalo aperto al traffico turistico comunitario.
Per fronteggiare problematiche legate a motivi di inquinamento acustico, l'Ente nazionale per l'aviazione civile, ENAC, ha adottato una serie di provvedimenti per la limitazione degli orari di attività aeroscolastica e paracadutistica, al fine di contemperare le esigenze degli abitanti delle zone limitrofe con quelle degli utenti aeroportuali, in particolare l'Aero Club locale e le associazioni sportive operanti sullo scalo.
A seguito dell'incidente occorso il 15 agosto 2002, l'ENAC, in accordo con la Prefettura e le istituzioni locali avviò
un'ispezione per verificare la piena agibilità delle strutture ed il ripristino dell'attività dello scalo.
In effetti, fino al dicembre 2005 nello scalo non è stata svolta alcuna attività di paracadutismo; successivamente l'Ente, ha autorizzato uno stage in occasione della fine del medesimo anno, dopo aver accertato i requisiti dei richiedenti e riaverne opportunamente disciplinata l'attività. Nel successivo mese di gennaio è stata autorizzata anche l'attività di allenamento del centro sportivo Carabinieri.
Tuttavia, a seguito di ulteriori proteste contro l'attività lancistica, pur condotta in modo assolutamente conforme alle normative di sicurezza, si è ritenuto opportuno di non autorizzare ulteriori attività, in accordo anche con la Prefettura e le istituzioni locali.
Tale decisione è stata assunta in considerazione che lo scalo di Massa, nonostante la buona posizione geografica, non è risultato idoneo allo svolgimento di attività di lancio per diversi motivi, quali principalmente l'esiguità dell'ampiezza del sedime oltre alla prossimità di insediamenti urbani e litoranei.
Non può, inoltre, non essere considerato che l'attività di paracadutismo comporta frequenti decolli ed atterraggi che, aggravando le problematiche di inquinamento acustico, possono compromettere lo svolgimento delle altre attività aeronautiche. Di fatto, più volte il comune, proprietario come detto dello scalo, ha mostrato l'intendimento di revocare la concessione all'Aero Club di Marina di Massa e di destinare ad altro uso l'area aeroportuale.
Da quanto sopra esposto, l'ENAC ritiene che la decisione assunta in ordine al diniego all'effettuazione dei lanci debba essere considerata sufficientemente motivata alla luce delle vicende intercorse.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
EVANGELISTI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è oggettivamente accertato il ruolo determinante che la linea ferroviaria Pistoia-Firenze riveste nella dinamica degli spostamenti nell'ambito dell'area metropolitana come metrotranvia di superficie a tutti gli effetti;
i vantaggi, oltre che sull'esigenza per tutti i pendolari che prevalentemente per lavoro o per studio debbono raggiungere quotidianamente il capoluogo, hanno ricadute anche sulla vivibilità per lo sfoltimento del traffico veicolare privato e sul minore inquinamento che esso comporta;
a Prato proprio per venire incontro in quest'ottica a tutti quei cittadini residenti nella zona ovest (San Paolo-Narnali-Chiesa Nuova) è stata costruita la stazione di «Borgonuovo»;
questa stazione tuttavia svolge il suo ruolo in modo molto limitato e di fatto non soddisfa le esigenze dei viaggiatori che abitano in questa zona della città;
infatti su circa 55 treni che, quotidianamente, da Pistoia raggiungono Firenze e che quasi tutti fermano anche alla stazione precedente di «Montale-Agliana» ed alla successiva di «Porta al Serraglio», solo 18 fermano in questa stazione;
inoltre, su 45 convogli che effettuano il percorso inverso fermando quasi tutti alle stazioni precedente e successiva, solo 17 si fermano a Borgonuovo;
il numero irrisorio di fermate penalizza notevolmente i residenti della parte Ovest che sono costretti a fare uso della propria auto per raggiungere Firenze o Pistoia o anche la stazione successiva di «Porta al Serraglio» incrementando traffico, ingorghi ed inquinamento;
secondo l'interrogante, stante così le cose non si comprende perché la pubblica amministrazione si sia sobbarcata i costi di costruzione di tale struttura se poi deve svolgere il suo ruolo in maniera così insufficiente -:
se il Governo sia a conoscenza di questa situazione e se non ritenga opportuno intervenire su Trenitalia S.p.A. affinché incrementi il numero dei treni che effettuano la fermata di Borgonuovo, in
modo che tutte le zone della città possano usufruire in maniera omogenea del servizio e facendo così decollare il ruolo di questa linea come effettiva metropolitana di superficie.
(4-01982)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto di interesse regionale che, per le regioni a statuto ordinario a seguito dell'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non sono più di competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni medesime tramite appositi contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia s.p.a.
Ciò premesso, al fine di fornire comunque elementi di risposta all'atto ispettivo, è stata interessata Ferrovie dello Stato s.p.a. che ha riferito quanto segue.
Nell'ambito della programmazione dei servizi ferroviari regionali, va considerato che la città di Prato è dotata di 3 stazioni, Prato centrale, Prato Porta Serraglio e Prato Borgonuovo, dove attuano fermata, complessivamente e giornalmente, oltre 140 treni diretti o provenienti da Firenze.
I monitoraggi eseguiti sulle frequentazioni della stazione di Prato Borgonuovo hanno evidenziato una frequenza giornaliera di circa 350 passeggeri in salita e in discesa. In base a questo dato, la società ferroviaria ritiene che gli attuali 33 collegamenti siano adeguatamente dimensionati al bacino di traffico.
Peraltro, le modifiche d'orario, necessarie per consentire l'inserimento di fermate aggiuntive, comporterebbero conflitti di circolazione nel nodo di Firenze, dove già si registra un intenso traffico, sulla tratta Prato-Firenze Rifredi e nella stazione di S. Maria Novella.
Nondimeno, poiché 2 dei 3 collegamenti che transitano da Prato con cadenza oraria proseguono oltre Pistoia su una linea a binario unico, le eventuali modifiche d'orario inciderebbero sulla regolarità e puntualità della circolazione dell'intera tratta.
Infine, Ferrovie dello Stato ha evidenziato che i progetti di sviluppo del sistema cadenzato denominato Memorario sulla linea Firenze-Prato-Pistoia, attualmente allo studio congiuntamente alla regione Toscana, prevedono, in futuro con l'avvio dell'Alta velocità-Alta capacità, un'intensificazione del cadenzamento. Pertanto in occasione di tale riorganizzazione, potrà essere verificata la possibilità di incrementare le fermate a Prato Borgonuovo.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 23 giugno 2006 numerosi utenti del servizio del trasporto aereo dell'aeroporto intercontinentale di Roma Fiumicino si sono trovati coinvolti in una situazione di particolare disagio a causa del ritardo di più di un'ora nella partenza del volo relativo alla tratta Roma-Venezia AP3401;
in particolare, l'orario di partenza del volo ha subito uno slittamento di un'ora, costringendo i passeggeri a partire alle ore 9,30 anziché alle ore 8,30;
i passeggeri non hanno ricevuto alcuna comunicazione da parte della compagnia di volo, «Air One» in ordine alle cause per le quali si era determinato il ritardo del volo;
per quanto verificato personalmente dall'interrogante, soltanto al momento dell'imbarco i passeggeri venivano effettivamente avvisati che il velivolo sul quale avrebbero viaggiato non fosse di proprietà della compagnia «Air One» ma della «Sun Adria», battente bandiera croata;
diversi passeggeri, non conoscendo la compagnia in questione, si mostravano ritrosi nel salire a bordo;
con sempre maggiore frequenza gli utenti della compagnia aerea «Air One» si trovano implicati in situazioni di particolare disagio a causa degli sconcertanti
ritardi dei voli e dei numerosissimi disservizi praticati, imputabili alla compagnia stessa;
ancora non si comprende perché e come sia mancata in tale circostanza l'informazione dovuta all'utente sull'orario effettivo di partenza del volo e sulle ragioni per le quali il velivolo utilizzato non appartenesse alla compagnia «Air One\u" -:
quali siano le iniziative che intenda assumere alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, anche affinché si proceda a verificare se la compagnia «Air One» abbia effettivamente ottemperato all'obbligo di corretta informazione nei riguardi degli utenti del volo AP3401.
(4-00349)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente che il volo della compagnia AirOne del 23 giugno 2006 AP3401 delle ore 08.30 è stato operato con aeromobile tipo Fokker 100 marche 9A-BTE da parte della compagnia Croata «Trade Air» che ha operato in regime di wet lease quale lessor nell'ambito di un contratto di noleggio stipulato tra AirOne e Trade Air.
La scritta «Sun Adria» presente sull'aeromobile non si riferiva al nome dell'operatore bensì ad un tour operator che ha rapporti commerciali con Trade Air.
Il noleggio dell'aeromobile in esame da parte della società AirOne era stato regolarmente autorizzato dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) in data 22 giugno per il periodo 23/26 giugno 2006, a seguito delle ispezioni di rampa effettuate e del parere favorevole espresso dalle strutture tecniche dello stesso Enac.
Per quanto riguarda, infine, l'informativa ai passeggeri sull'identità del vettore effettivo, si precisa che per questa fattispecie sono state emanate precise disposizioni da parte della Comunità europea con il registro n. 2111/2005.
Con tale normativa si pone l'obbligo al vettore cosiddetto commerciale di dare tempestiva comunicazione al passeggero dell'identità del vettore che opererà il volo, anche se questo viene determinato in data successiva alla prenotazione del volo.
Queste ultime disposizioni, peraltro, sono entrate in vigore a far data dal 16 luglio 2006 e pertanto successivamente all'episodio evidenziato nell'atto ispettivo.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese dell'agosto 2006 si sono verificati numerosi disservizi nei principali scali aeroportuali italiani relativi soprattutto allo smarrimento e alla perdita di bagagli;
tale insostenibile situazione ha prodotto notevole tensione tra i passeggeri negli aeroporti, ad esempio (tra gli altri) quello di Roma, Cagliari, Palermo e Milano, tale, in alcuni casi, da aver reso necessario addirittura l'intervento della Polizia per ripristinare una situazione di calma tra i passeggeri;
a Roma si sono verificate attese di oltre tre ore per il ritiro dei bagagli, mentre a Palermo le denunce relative allo smarrimento delle valige sono salite alla cifra record di 617 in una sola settimana. Analoga situazione per disagio e disservizi ai passeggeri di Air One con destinazione nazionale giunti privi di bagaglio regolarmente imbarcato a Roma, dove l'handling è gestita dall'Eas, società controllata da Air One;
i ripetuti disagi delle ultime settimane non sono solo attribuibili alle misure di sicurezza internazionali scattate dopo l'allarme attentati a Londra ma in modo quasi esclusivo alle gestioni di terra di alcuni scali italiani, in particolare nell'aeroporto «Leonardo da Vinci» di Roma o quando gestiti da Eas service;
in seguito alle agitazioni che hanno coinvolto i predetti aeroporti, l'Ente nazionale per l'aviazione civile ha annunciato verifiche straordinarie relative alle società che hanno la gestione dei servizi di assistenza dei passeggeri a terra, prendendo in considerazione anche la possibilità di sospendere l'autorizzazione a gestire
tali servizi oltre ad una serie di sanzioni economiche -:
quali provvedimenti urgenti intenda assumere l'onorevole Ministro interrogato alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, tenuto in considerazione l'allarmante aumento dei disservizi che sono costretti a subire gli utenti delle compagnie aeree negli scali aeroportuali del nostro Paese, con particolare riferimento alle gestioni operanti nell'aeroporto di Roma e Milano, dove anche quei servizi a terra sono gestiti dall'Eas service;
se il Governo sia a conoscenza dei risultati emersi dalla inchiesta a suo tempo avviata dall'Enac nei confronti delle compagnie aeree e delle società concessionarie dei servizi di assistenza a terra (servizi di handling) e, nel caso, se alla luce di quanto emerso dalla predetta inchiesta, sia stata eventualmente valutata la possibilità di revocare la concessione alle società operanti nel settore dei servizi di handling, come ad esempio Eas service.
(4-00910)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
A seguito dei disservizi verificatisi nel mese di agosto 2006, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) ha effettuato audit straordinari volti a verificare l'effettiva idoneità delle Società che espletano servizi di assistenza a terra negli scali di Linate, Fiumicino e Palermo.
Per tutte le verifiche, che di seguito si riportano distinte per aeroporto, non è emersa la necessità di ricorrere alla revoca dell'attestazione di idoneità di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18 recante «attuazione della direttiva 96/67/CE relativa al libero accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della Comunità», come affermato nell'atto ispettivo.
SEA Handling S.p.A. - Aeroporto Linate
Dagli accertamenti effettuati dal team Enac, e da un'analisi dei disservizi accaduti, sono emerse criticità di natura organizzativa e di gestione delle risorse umane da parte della Società Sea Handling S.p.A. che sono state comunicate ai rappresentanti della società stessa ed alla presenza del gestore aeroportuale nel corso di una riunione tenutasi in data 1o settembre 2006 e successivamente formalizzate.
In particolare, dalla rilevazione delle presenze effettive in turno delle risorse handling a consuntivo delle giornate 12, 13, 14, 18, 19, 20 e 21 agosto è emerso che la società Sea Handling ha impiegato un numero di unità inferiore al fabbisogno programmato in alcune fasce orarie.
Il ricorso sistematico da parte della società citata all'istituto dello straordinario e al prolungamento del servizio, onde sopperire alla carenza di personale nelle fasce orarie critiche non è risultato, come del resto si è rilevato in occasione dei disservizi verificatisi, una garanzia per il sistema, soprattutto per l'assistenza ai passeggeri e ai bagagli.
Nel corso della riunione tenutasi con il team di controllo in data 26 ottobre 2006 la società ha illustrato le azioni correttive, in parte già messe in atto alla data della riunione e in parte da realizzarsi nel breve termine.
Nello specifico, la società ha:
riassunto 10 dipendenti con contratto interinale, già in servizio precedentemente ai disservizi contestati;
trasferito 10 unità dall'aeroporto di Malpensa sullo scalo di Linate con contratto a tempo indeterminato;
assunti ulteriori 10 dipendenti con contratto interinale per l'area passeggeri a mobilità ridotta, comunque addestrati anche per l'area rampa;
assunti ulteriori 10 dipendenti con contratto interinale per l'area passeggeri;
provveduto a sottoscrivere un accordo sindacale per il riconoscimento di un incentivo giornaliero ai dipendenti che non usufruiscono di ferie programmate nei periodi di traffico intenso a favore di periodi di minor traffico.
La Società ha, inoltre, provveduto ad adottare misure idonee al contenimento del fenomeno dell'assenteismo sistematico ed ha approvato un piano di avviamento anticipato alla pensione, al fine di consentire un turn-over con assunzioni di giovani dipendenti motivati e con flessibilità di contratto di lavoro (part-time in tutte le sue articolazioni).
Dalle rilevazioni effettuate dal gestore risulta che i tempi di riconsegna bagagli negli ultimi due mesi del 2006 sullo scalo di Linate sono sensibilmente migliorati.
Eas S.p.A. - Aeroporto Fiumicino
Dagli accertamenti effettuati e da una analisi dei disservizi accaduti sono emerse criticità di natura organizzativa e di gestione delle risorse umane da parte della società Eas S.p.A.
Il ricorso sistematico al lavoro straordinario o di prolungamento dell'orario di servizio per sopperire alla carenza di personale nelle fasce di picco o in ogni caso di disallineamento e/o sovrapposizione di voli non garantisce la gestione dei picchi e dei ritardi di traffico, ma solo l'ordinaria operatività.
Nel corso della riunione tenutasi con il team Enac, in data 13 novembre 2006, la società ha illustrato le azioni correttive, messe in atto, in parte già prima delle criticità verificatesi nel periodo estivo, con l'incremento di 123 unità full time, successivamente incrementate da ulteriori 47 unità full time allo scopo di espletare l'attività straordinaria con lavoro ordinario.
Società Alitalia Airport S.p.A. e Consorzio Pae-Mas - Aeroporto Palermo
In ordine ai disservizi nel settore lost & found che hanno fatto registrare nei mesi di luglio ed agosto 2006 dei picchi di criticità per bagagli con disguidi in arrivo, il team ha promosso, alla fine del mese di agosto 2006, due incontri con i responsabili di Alitalia Airport, nel corso dei quali è stato sottolineato la risoluzione delle problematiche nella riconsegna bagagli, avvenute nell'ultima decade di luglio, con l'ausilio di personale in missione da Roma e Catania.
Per quanto attiene le criticità registrate nel mese di agosto la società riconduce le cause a tre eventi:
ripetuti fermi del sistema BHS su Fiumicino e Malpensa con conseguenti disguidi di movimentazione sia sui point to point sia sui transiti;
maggiori controlli ai fini della sicurezza determinati dall'allarme terroristico di agosto che hanno comportato un rallentamento generalizzato delle operazioni di transito e carico negli aeroporti europei e sugli Hub in particolare;
frequenti interruzioni della normale operatività sullo scalo di Palermo a causa di mancata erogazione di energia elettrica e fermo BHS.
Il team, prendendo atto di quanto rappresentato dalla società, ha invitato la stessa a prevedere il potenziamento dell'organico, prima dell'avvio dei periodi di criticità (estate-festività natalizie), anche a prescindere dalla variazione del traffico assistito, in considerazione, peraltro, dell'aumento di criticità per eventuale congestione riferita alla capacità delle infrastrutture aeroportuali, in relazione all'incremento dei voli, tipico del periodo estivo.
Nel corso della riunione tenutasi con il team in data 28 novembre 2006 la società, pur evidenziando come il traffico del periodo natalizio sia diverso per tipologia e per load factor degli aeromobili da quello estivo, ha illustrato tutte le iniziative volte a prevenire il ripetersi delle criticità verificatesi nel mese di agosto ed in particolare:
sono stati assunti a tempo determinato 7 impiegati dall'11 novembre 2006 sino al 10 febbraio 2007, in aggiunta al personale in fase di stabilizzazione che possiede un contratto a tempo determinato con scadenza 30 settembre 2007, per una forza complessiva di 165 risorse;
è stata istituita la figura di un problem solver che si occuperà di instradare i
passeggeri per il check-in e verificare la completezza della documentazione richiesta ai passeggeri, in modo da ridurre i tempi di accettazione;
è stata data attuazione di tutte le forme legate alla gestione del personale per massimizzare le presenze nei giorni di picco.
In merito al settore lost & found che presenta le maggiori problematiche soprattutto nel periodo estivo le iniziative hanno riguardato l'introduzione dal 15 dicembre di un sistema informativo che velocizza le operazioni di gestione del bagaglio disguidato attraverso la lettura ottica dell'etichetta e l'incremento del presidio stabile degli operatori addetti, disponibile una seconda postazione di front line.
Per quanto riguarda la Pae Mas dalle verifiche effettuate sulla base dei report forniti dall'Ufficio qualità dei servizi della locale Direzione aeroportuale l'Enac ha potuto constatare che il Consorzio in esame è stato interessato dal fenomeno solo marginalmente e la gestione dei bagagli disguidati risultava essere in linea con lo standard dei tempi di riconsegna.
Nel corso degli incontri, il team ha sottolineato le carenze relative ai mezzi sopra evidenziate, invitando la società ad intervenire per il superamento di tali carenze.
A tale riguardo, la società ha assicurato un adeguamento dei mezzi di servizio anche tramite accordi, già in atto, con l'Alitalia Airport per l'utilizzo, in caso di necessità, dell'ambulift per l'aeromobile ATR e di altre attrezzature, nonché la revisione in tempi brevi di tutti i mezzi e l'acquisizione di nuovi carrelli.
In ordine ai disservizi verificatisi in data 1o settembre 2006, la Pae Mas ha ricondotto le cause all'imprevista contemporaneità di 9 voli, dovuta al ritardato arrivo di alcuni aeromobili, che ha provocato un notevole rallentamento nelle operazioni di assistenza ed in particolar modo delle operazioni di scarico bagagli. Il Consorzio Pae Mas ha assicurato la massima sollecitudine per un immediato reperimento di personale per far fronte a simili emergenze.
Nel corso della riunione tenutasi tra la Pae-Mas ed il team il 28 novembre 2006 è stato evidenziato come il numero di unità lavorative impiegate in quel momento e quello pianificato in previsione delle festività natalizie risultasse insufficiente a garantire il rispetto degli standard previsti dalla carta dei servizi aeroportuali, alla luce delle criticità emerse sia durante la stagione estiva 2006 sia durante il periodo ottobre-novembre.
In merito agli altri impegni assunti in sede di audit di fine agosto, si precisa che, poiché l'handler non ha adempiuto a quanto richiesto, conseguentemente il team ha chiesto l'impegno ad aumentare l'organico in quantità superiore rispetto la pianificazione di cui sopra entro la prima decade del mese di dicembre 2006, l'approvvigionamento dei nuovi mezzi entro 15 dicembre e l'avvio della revisione dei mezzi in dotazione entro 15 dicembre 2006, con la precisazione che, in caso di verificarsi di disservizi, il mancato adempimento di quanto richiesto avrebbe determinato l'avvio del procedimento sanzionatorio previsto dall'articolo 11 del Regolamento per il rilascio del certificato di prestatore di servizi di assistenza a terra deliberato dall'Enac.
Da ultimo, si fa presente che, successivamente ai disservizi verificatisi nell'agosto 2006, l'Enac ha istituito uno specifico gruppo di lavoro, per effettuare un'analisi dei disservizi nella riconsegna bagagli, con l'obiettivo di:
ridurre i disservizi nell'attività di riconsegna bagagli nei periodi di maggior traffico individuando le criticità organizzative e/o infrastrutturali;
assicurare il rispetto dei tempi di riconsegna bagagli riportati dalla carta dei servizi del Gestore;
fornire ulteriori indicazioni agli operatori.
Il gruppo di lavoro ha operato attraverso un rilevamento diretto, svolto nell'arco della giornata, soprattutto in corrispondenza dei picchi di traffico, dei tempi relativi alla riconsegna del primo ed ultimo
bagaglio, verificando le operazioni sia air side sia land side, nonché con visita agli impianti di riconsegna bagagli, ai magazzini lost & found, interviste ai passeggeri, agli addetti al carico e scarico bagagli, agli addetti del gestore aeroportuale.
Le ispezioni sono state effettuate nel periodo ottobre/dicembre 2006 negli aeroporti di Napoli, Linate, Malpensa, Venezia, Palermo, Catania, Fiumicino e Cagliari ed hanno evidenziato carenze infrastrutturali nelle aree operative e negli impianti air side, nonché per la parte land side nelle aree deposito bagagli, negli impianti e sistemi informativi.
Per quanto riguarda il gestore, le carenze hanno riguardato lo svolgimento dell'attività di coordinamento, le procedure attuate e la dotazione di personale; anche per l'handler le carenze sono state riscontrate nella dotazione di personale, nella formazione e nelle risorse strumentali.
Le conclusioni dell'attività del gruppo di lavoro hanno evidenziato che:
la riconsegna bagagli, in quanto ultimo anello della catena, risulta un'attività particolarmente trascurata nella organizzazione e nella gestione;
il disservizio ricade esclusivamente sul passeggero;
la scarsa attenzione può determinare un significativo scadimento della qualità;
la presenza del team ha dimostrato che questo tipo di auditing di settore alza il livello di attenzione degli operatori;
l'attività ispettiva delle Direzioni aeroportuali viene rafforzata in presenza di interventi centralizzati.
Infine, appare opportuno far presente che l'Enac, in qualità di unica Autorità di regolazione tecnica, di coordinamento e di vigilanza nel settore dell'aviazione civile, così come individuata dal decreto legislativo n. 96 del 2006, recante la revisione della parte aeronautica del Codice della navigazione, con l'adozione della Carta dei diritti del passeggero, consultabile peraltro sul sito istituzionale dell'ente, ha inserito, in un «testo unico» e sulla base della normativa vigente, nazionale, comunitaria ed internazionale, tutte le forme di tutela rivendicabili oggi dal viaggiatore in caso di disservizi.
Ciò consente appunto al passeggero di conoscere e, quindi, mettere in pratica ogni azione proprio per rivendicare i suoi diritti di utente potendo disporre sul sito medesimo di tutte le informazioni necessarie nonché degli appositi moduli per l'inoltro dei reclami nei confronti degli operatori aeroportuali inefficienti.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Alitalia S.p.A. offre informazioni alla propria clientela in via prevalente tramite call center telefonico;
secondo quanto risulta all'interrogante, in numerosissimi casi l'utente rimane completamente disarmato nei confronti dei metodi e delle procedure messe in atto dai call center Alitalia che, per lo svolgimento delle loro funzioni, si avvalgono di operatori che eseguono il loro servizio nel pieno anonimato ed in alcuni casi si dimostrano anche aggressivi e maleducati nei confronti della clientela -:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare a tutela degli utenti e dei consumatori a fronte del totale arbitrio ed unidirezionalità con la quale, a giudizio dell'interrogante, l'Alitalia S.p.A. amministra i rapporti con i suoi clienti;
se non si ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, presso l'Alitalia S.p.A. al fine di garantire i cittadini nella tutela dei loro diritti di consumatori, rendendo quanto meno riconoscibili gli operatori che svolgono le loro mansioni ed i loro servizi presso i call center Alitalia.
(4-00998)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, la società Alitalia ha segnalato che il contatto telefonico con la
propria clientela viene gestito attraverso una rete di società esterne specializzate nei servizi di call center che erogano tale servizio in base alle indicazioni fornite e controllate da Alitalia stessa.
Il rapporto con tali società, di cui una controllata (Alitalia Servizi) ed una partecipata (Alicos), è regolato da contratti con obiettivi di qualità e meccanismi di premio/penalità collegati al raggiungimento degli obiettivi medesimi.
Attraverso il canale vendite call center, esclusivamente proposto alla gestione e al controllo dei fornitori di servizi, Alitalia verifica la qualità erogata attraverso sistemi realizzati appositamente da società specializzate; ciò consente di attivare i necessari interventi correttivi.
Nel 2006, l'azienda ha ricevuto 9,5 milioni di chiamate, di cui 6,9 da clienti italiani, fornendo risposta al 92 per cento di esse. L'80 per cento delle telefonate ricevono risposta entro i primi 20 secondi.
Nel periodo aprile-novembre 2006, sono state effettuate 3.765 verifiche delle qualità erogata dai call center italiani, con un risultato di conformità agli standard pari all'86,7 per cento. È prevista, inoltre, l'identificazione degli operatori dei call center che risponde al numero della società Alicos (06-2222).
Nel corso del corrente anno 2007, Alitalia ha dichiarato di voler implementare un nuovo sistema informatico che permetterà di migliorare ulteriormente i servizi offerti attraverso la presentazione di un questionario di verifica della qualità percepita dal cliente al termine della conversazione con l'operatore e attraverso la comunicazione da parte di un risponditore automatico del codice operatore ai clienti che contattano il numero 06-656444.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto 2006 si sono verificati numerosi disservizi nei principali scali aeroportuali italiani relativi soprattutto allo smarrimento e alla perdita di bagagli;
tale insostenibile situazione ha prodotto notevole tensione tra i passeggeri negli aeroporti, ad esempio (tra gli altri) quello di Roma, Cagliari, Palermo e Milano, tale, in alcuni casi, da aver reso necessario addirittura l'intervento della Polizia per ripristinare una situazione di calma tra i passeggeri;
a Roma si sono verificate attese di oltre tre ore per il ritiro dei bagagli, mentre a Palermo le denunce relative allo smarrimento delle valige sono salite alla cifra record di 617 in una sola settimana. Analoga situazione per disagio e disservizi ai passeggeri di Air One con destinazione nazionale giunti privi di bagaglio regolarmente imbarcato a Roma, dove l'handling è gestita dall'Eas, società controllata da Air One;
i ripetuti disagi delle ultime settimane non sono solo attribuibili alle misure di sicurezza internazionali scattate dopo l'allarme attentati a Londra ma in modo quasi esclusivo alle gestioni di terra di alcuni scali italiani, in particolare nell'aeroporto «Leonardo da Vinci» di Roma o quando gestiti da Eas service;
in seguito alle agitazioni che hanno coinvolto i predetti aeroporti, l'Ente nazionale per l'aviazione civile ha annunciato verifiche straordinarie relative alle società che hanno la gestione dei servizi di assistenza dei passeggeri a terra, prendendo in considerazione anche la possibilità di sospendere l'autorizzazione a gestire tali servizi oltre ad una serie di sanzioni economiche;
la Carta dei Diritti del Passeggero prevede che in caso di ritardata partenza del volo gli utenti debbano ricevere informazioni dalla compagnia aerea, dal suo rappresentate o tramite il soggetto che fornisce l'assistenza passeggeri, sul ritardo e sulle sue cause. Tali informazioni inoltre, devono essere fornite almeno ogni 30 minuti;
per lo smarrimento o i danni al bagaglio registrato il passeggero ha diritto, secondo la Carta dei Diritti, ad un risarcimento da parte della compagnia aerea fino a 222.08 euro per ciascun bagaglio registrato, oppure fino a 17,04 euro per chilogrammo, salvo il caso di maggiore dichiarazione di valore;
nel caso in cui si rilevi la responsabilità della compagnia per lo smarrimento o i danni al bagaglio a mano, il passeggero, sempre secondo la Carta, ha diritto ad un risarcimento fino a 1007,09 euro per passeggero -:
quali provvedimenti urgenti intenda assumere il Ministro interrogato alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, tenuto in considerazione l'allarmante aumento dei disservizi che sono costretti a subire gli utenti delle compagnie aeree negli scali aeroportuali del nostro Paese, con particolare riferimento alle gestioni operanti nell'aeroporto di Roma e Milano, dove anche quei servizi a terra sono gestiti dall'Eas service;
se il Governo sia a conoscenza dei risultati emersi dalla inchiesta a suo tempo avviata dall'Enac nei confronti delle compagnie aeree e delle società concessionarie dei servizi di assistenza a terra (servizi di handling) e, nel caso, se alla luce di quanto emerso dalla predetta inchiesta, sia stata eventualmente valutata la possibilità di revocare la concessione alle società operanti nel settore dei servizi di handling, come ad esempio Eas service;
quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda assumere affinché siano garantiti in via definitiva il rispetto di quanto previsto dalla Carta dei diritti del Passeggero ed in generale la tutela dei diritti degli utenti dei voli aerei.
(4-01421)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente quanto segue.
A seguito dei disservizi verificatisi nel mese di agosto 2006, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) ha effettuato audit straordinari volti a verificare l'effettiva idoneità delle Società che espletano servizi di assistenza a terra negli scali di Linate, Fiumicino e Palermo.
Per tutte le verifiche, che di seguito si riportano distinte per aeroporto, non è emersa la necessità di ricorrere alla revoca dell'attestazione di idoneità di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18 recante «attuazione della direttiva 96/67/CE relativa al libero accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della Comunità», come affermato nell'atto ispettivo.
SEA Handling S.p.A. - Aeroporto Linate
Dagli accertamenti effettuati dal team Enac, e da un'analisi dei disservizi accaduti, sono emerse criticità di natura organizzativa e di gestione delle risorse umane da parte della società Sea Handling S.p.A. che sono state comunicate ai rappresentanti della Società stessa ed alla presenza del gestore aeroportuale nel corso di una riunione tenutasi in data 1o settembre 2006 e successivamente formalizzate.
In particolare, dalla rilevazione delle presenze effettive in turno delle risorse handling a consuntivo delle giornate 12, 13, 14, 18, 19, 20 e 21 agosto è emerso che la società Sea Handling ha impiegato un numero di unità inferiore al fabbisogno programmato in alcune fasce orarie.
Il ricorso sistematico da parte della società citata all'istituto dello straordinario e al prolungamento del servizio, onde sopperire alla carenza di personale nelle fasce orarie critiche non è risultato, come del resto si è rilevato in occasione dei disservizi verificatisi, una garanzia per il sistema, soprattutto per l'assistenza ai passeggeri e ai bagagli.
Nel corso della riunione tenutasi con il team di controllo in data 26 ottobre 2006 la società ha illustrato le azioni correttive, in parte già messe in atto alla data della riunione e in parte da realizzarsi nel breve termine.
Nello specifico, la Società ha:
riassunto 10 dipendenti con contratto interinale, già in servizio precedentemente ai disservizi contestati;
trasferito 10 unità dall'aeroporto di Malpensa sullo scalo di Linate con contratto a tempo indeterminato;
assunti ulteriori 10 dipendenti con contratto interinale per l'area passeggeri a mobilità ridotta, comunque addestrati anche per l'area rampa;
assunti ulteriori 10 dipendenti con contratto interinale per l'area passeggeri;
provveduto a sottoscrivere un accordo sindacale per il riconoscimento di un incentivo giornaliero ai dipendenti che non usufruiscono di ferie programmate nei periodi di traffico intenso a favore di periodi di minor traffico.
La Società ha, inoltre, provveduto ad adottare misure idonee al contenimento del fenomeno dell'assenteismo sistematico ed ha approvato un piano di avviamento anticipato alla pensione, al fine di consentire un turn-over con assunzioni di giovani dipendenti motivati e con flessibilità di contratto di lavoro (part-time in tutte le sue articolazioni).
Dalle rilevazioni effettuate dal gestore risulta che i tempi di riconsegna bagagli negli ultimi due mesi del 2006 sullo scalo di Linate sono sensibilmente migliorati.
Eas S.p.A. - Aeroporto Fiumicino
Dagli accertamenti effettuati e da una analisi dei disservizi accaduti sono emerse criticità di natura organizzativa e di gestione delle risorse umane da parte della società Eas S.p.A.
Il ricorso sistematico al lavoro straordinario o di prolungamento dell'orario di servizio per sopperire alla carenza di personale nelle fasce di picco o in ogni caso di disallineamento e/o sovrapposizione di voli non garantisce la gestione dei picchi e dei ritardi di traffico, ma solo l'ordinaria operatività.
Nel corso della riunione tenutasi con il team Enac, in data 13 novembre 2006, la società ha illustrato le azioni correttive, messe in atto, in parte già prima delle criticità verificatesi nel periodo estivo, con l'incremento di 123 unità full time, successivamente incrementate da ulteriori 47 unità full time allo scopo di espletare l'attività straordinaria con lavoro ordinario.
Società Alitalia Airport S.p.A. e Consorzio Pae-Mas - Aeroporto Palermo
In ordine ai disservizi nel settore lost & found che hanno fatto registrare nei mesi di luglio ed agosto 2006 dei picchi di criticità per bagagli con disguidi in arrivo, il team ha promosso, alla fine del mese di agosto 2006, due incontri con i responsabili di Alitalia Airport, nel corso dei quali è stato sottolineato la risoluzione delle problematiche nella riconsegna bagagli, avvenute nell'ultima decade di luglio, con l'ausilio di personale in missione da Roma e Catania.
Per quanto attiene le criticità registrate nel mese di agosto la società riconduce le cause a tre eventi:
ripetuti fermi del sistema BHS su Fiumicino e Malpensa con conseguenti disguidi di movimentazione sia sui point to point sia sui transiti;
maggiori controlli ai fini della sicurezza determinati dall'allarme terroristico di agosto che hanno comportato un rallentamento generalizzato delle operazioni di transito e carico negli aeroporti europei e sugli Hub in particolare;
frequenti interruzioni della normale operatività sullo scalo di Palermo a causa di mancata erogazione di energia elettrica e fermo BHS.
Il team, prendendo atto di quanto rappresentato dalla società, ha invitato la stessa a prevedere il potenziamento dell'organico, prima dell'avvio dei periodi di criticità (estate-festività natalizie), anche a prescindere dalla variazione del traffico assistito, in considerazione, peraltro, dell'aumento di criticità per eventuale congestione riferita alla capacità delle infrastrutture aeroportuali, in relazione all'incremento dei voli, tipico del periodo estivo.
Nel corso della riunione tenutasi con il team in data 28 novembre 2006 la società, pur evidenziando come il traffico del periodo natalizio sia diverso per tipologia e per load factor degli aeromobili da quello estivo, ha illustrato tutte le iniziative volte a prevenire il ripetersi delle criticità verificatesi nel mese di agosto ed in particolare:
sono stati assunti a tempo determinato 7 impiegati dall'11 novembre 2006 sino al 10 febbraio 2007, in aggiunta al personale in fase di stabilizzazione che possiede un contratto a tempo determinato con scadenza 30 settembre 2007, per una forza complessiva di 165 risorse;
è stata istituita la figura di un problem solver che si occuperà di instradare i passeggeri per il check-in e verificare la completezza della documentazione richiesta ai passeggeri, in modo da ridurre i tempi di accettazione;
è stata data attuazione di tutte le forme legate alla gestione del personale per massimizzare le presenze nei giorni di picco.
In merito al settore lost & found che presenta le maggiori problematiche soprattutto nel periodo estivo le iniziative hanno riguardato l'introduzione dal 15 dicembre di un sistema informativo che velocizza le operazioni di gestione del bagaglio disguidato attraverso la lettura ottica dell'etichetta e l'incremento del presidio stabile degli operatori addetti, disponibile una seconda postazione di front line.
Per quanto riguarda la Pae Mas dalle verifiche effettuate sulla base dei report forniti dall'Ufficio qualità dei servizi della locale Direzione aeroportuale l'Enac ha potuto constatare che il Consorzio in esame è stato interessato dal fenomeno solo marginalmente e la gestione dei bagagli disguidati risultava essere in linea con lo standard dei tempi di riconsegna.
Nel corso degli incontri, il team ha sottolineato le carenze relative ai mezzi sopra evidenziate, invitando la società ad intervenire per il superamento di tali carenze.
A tale riguardo, la società ha assicurato un adeguamento dei mezzi di servizio anche tramite accordi, già in atto, con l'Alitalia Airport per l'utilizzo, in caso di necessità, dell'ambulift per l'aeromobile ATR e di altre attrezzature, nonché la revisione in tempi brevi di tutti i mezzi e l'acquisizione di nuovi carrelli.
In ordine ai disservizi verificatisi in data 1o settembre 2006, la Pae Mas ha ricondotto le cause all'imprevista contemporaneità di 9 voli, dovuta al ritardato arrivo di alcuni aeromobili, che ha provocato un notevole rallentamento nelle operazioni di assistenza ed in particolar modo delle operazioni di scarico bagagli. Il Consorzio Pae Mas ha assicurato la massima sollecitudine per un immediato reperimento di personale per far fronte a simili emergenze.
Nel corso della riunione tenutasi tra la Pae-Mas ed il team il 28 novembre 2006 è stato evidenziato come il numero di unità lavorative impiegate in quel momento e quello pianificato in previsione delle festività natalizie risultasse insufficiente a garantire il rispetto degli standard previsti dalla carta dei servizi aeroportuali, alla luce delle criticità emerse sia durante la stagione estiva 2006 sia durante il periodo ottobre-novembre.
In merito agli altri impegni assunti in sede di audit di fine agosto, si precisa che, poiché l'handler non ha adempiuto a quanto richiesto, conseguentemente il team ha chiesto l'impegno ad aumentare l'organico in quantità superiore rispetto la pianificazione di cui sopra entro la prima decade del mese di dicembre 2006, l'approvvigionamento dei nuovi mezzi entro 15 dicembre e l'avvio della revisione dei mezzi in dotazione entro 15 dicembre 2006, con la precisazione che, in caso di verificarsi di disservizi, il mancato adempimento di quanto richiesto avrebbe determinato l'avvio del procedimento sanzionatorio previsto dall'articolo 11 del Regolamento per il rilascio del certificato di prestatore di servizi di assistenza a terra deliberato dall'Enac.
Da ultimo, si fa presente che, successivamente ai disservizi verificatisi nell'agosto 2006, l'Enac ha istituito uno specifico
gruppo di lavoro, per effettuare un'analisi dei disservizi nella riconsegna bagagli, con l'obiettivo di:
ridurre i disservizi nell'attività di riconsegna bagagli nei periodi di maggior traffico individuando le criticità organizzative e/o infrastrutturali;
assicurare il rispetto dei tempi di riconsegna bagagli riportati dalla carta dei servizi del Gestore;
fornire ulteriori indicazioni agli operatori.
Il gruppo di lavoro ha operato attraverso un rilevamento diretto, svolto nell'arco della giornata, soprattutto in corrispondenza dei picchi di traffico, dei tempi relativi alla riconsegna del primo ed ultimo bagaglio, verificando le operazioni sia air side sia land side, nonché con visita agli impianti di riconsegna bagagli, ai magazzini lost & found, interviste ai passeggeri, agli addetti al carico e scarico bagagli, agli addetti del gestore aeroportuale.
Le ispezioni sono state effettuate nel periodo ottobre/dicembre 2006 negli aeroporti di Napoli, Linate, Malpensa, Venezia, Palermo, Catania, Fiumicino e Cagliari ed hanno evidenziato carenze infrastrutturali nelle aree operative e negli impianti air side, nonché per la parte land side nelle aree deposito bagagli, negli impianti e sistemi informativi.
Per quanto riguarda il gestore, le carenze hanno riguardato lo svolgimento dell'attività di coordinamento, le procedure attuate e la dotazione di personale; anche per l'handler le carenze sono state riscontrate nella dotazione di personale, nella formazione e nelle risorse strumentali.
Le conclusioni dell'attività del gruppo di lavoro hanno evidenziato che:
la riconsegna bagagli, in quanto ultimo anello della catena, risulta un'attività particolarmente trascurata nella organizzazione e nella gestione;
il disservizio ricade esclusivamente sul passeggero;
la scarsa attenzione può determinare un significativo scadimento della qualità;
la presenza del team ha dimostrato che questo tipo di auditing di settore alza il livello di attenzione degli operatori;
l'attività ispettiva delle Direzioni aeroportuali viene rafforzata in presenza di interventi centralizzati.
Infine, appare opportuno far presente che l'Enac, in qualità di unica Autorità di regolazione tecnica, di coordinamento e di vigilanza nel settore dell'aviazione civile, così come individuata dal decreto legislativo n. 96 del 2006, recante la revisione della parte aeronautica del Codice della navigazione, con l'adozione della Carta dei diritti del passeggero, consultabile peraltro sul sito istituzionale dell'ente, ha inserito, in un «testo unico» e sulla base della normativa vigente, nazionale, comunitaria ed internazionale, tutte le forme di tutela rivendicabili oggi dal viaggiatore in caso di disservizi.
Ciò consente appunto al passeggero di conoscere e, quindi, mettere in pratica ogni azione proprio per rivendicare i suoi diritti di utente potendo disporre sul sito medesimo di tutte le informazioni necessarie nonché degli appositi moduli per l'inoltro dei reclami nei confronti degli operatori aeroportuali inefficienti.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
gli autocaravan sono il mezzo privilegiato dalle famiglie che si dedicano al turismo itinerante, cui deve essere garantito, al pari di qualunque altro cittadino, la libertà di circolazione e soggiorno prevista dall'articolo 16 della nostra Costituzione;
gli autocaravan sono altresì annoverabili tra i mezzi di trasporto più comodi e funzionali per consentire agevoli spostamenti alle persone disabili, in particolare al fine di permettere loro di beneficiare di quei momenti di svago, da condividere con
i propri familiari, che la loro condizione di menomazione rende meno accessibili;
il nuovo codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 consente ai sindaci di emettere ordinanze che limitano la circolazione di una particolare categoria di veicoli solo per accertate e motivate esigenze della circolazione stradale;
nonostante ciò, gran parte delle ordinanze emesse dalle amministrazioni locali a questo proposito risultano ingiustificatamente discriminatorie nei confronti degli autocaravan, limitando ad essi particolari prescrizioni e divieti di circolazione e di sosta, ad esempio consentendoli solo in apposite «aree attrezzate»;
da ultimo, il comune di Bologna, con ordinanza del 23 ottobre 2006, protocollo n. 232113/2006, ha addirittura disposto la soppressione, con decorrenza 8 novembre 2006, dell'area camper sita nel parcheggio di via Luigi Tanari 17, restringendo così ulteriormente la libertà di circolazione e sosta esistente in tale città -:
come valuti l'On. Ministro interrogato quanto descritto nella presente interrogazione e quali iniziative normative intenda adottare al fine di consentire a tutti i cittadini la piena fruizione della propria libertà costituzionale di circolazione, anche sotto l'aspetto della libertà di scegliere il mezzo con cui muoversi.
(4-01776)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre innanzitutto precisare che gli autocaravan sono definiti dall'articolo 54, comma 1, lettera m), del nuovo codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992) «...veicoli aventi una speciale carrozzeria ed attrezzati permanentemente per essere adibiti al trasporto e alloggio di sette persone al massimo, compreso il conducente».
Inoltre all'articolo 185, comma 1, del predetto codice, si ribadisce che non sussistono differenze tra essi e gli altri veicoli, in quanto «ai fini della circolazione stradale in genere e agli effetti dei divieti e limitazioni previsti negli articoli 6 e 7, sono soggetti alla stessa disciplina prevista per gli altri veicoli».
Di conseguenza provvedimenti di divieto, ovvero di limitazione della circolazione, adottati da taluni Comuni unicamente nei confronti di tali veicoli, devono essere considerati arbitrari, non essendo supportati da alcuna previsione normativa.
Tali provvedimenti risultano, inoltre, impugnabili per difetto di motivazione, in quanto questa è espressamente prevista dall'articolo 5, comma 3, del decreto legislativo 285 del 1992.
Il principio sopra esposto è stato ribadito anche dalla direttiva ministeriale 24 ottobre 2000 sulla «Corretta ed uniforme applicazione delle norme del Codice della strada in materia di segnaletica, e criteri per l'installazione e la manutenzione». In particolare, sono stati evidenziati i casi più ricorrenti di vizi dei provvedimenti di regolamentazione della circolazione, essendo «emersi anche casi chiaramente viziati da eccesso di potere, nella figura sintomatica dello sviamento, quanto si è inteso perseguire attraverso il provvedimento di regolamentazione del traffico risultati od obiettivi estranei alla circolazione stradale. Tipiche al riguardo sono le ordinanze di divieto, emanate per alcune categorie di veicoli a motore, le cui finalità hanno scarsa o del tutto carente attinenza con la circolazione, ed invece celano non espressi motivi di interessi locali non perseguibili con lo strumento dell'ordinanza sindacale a norma dell'articolo 7. Si citano ad esempio il divieto di circolazione e sosta di autocaravans e caravans, con motivazioni riconducibili al fatto che vengono scaricati abusivamente i liquami raccolti negli appositi bottini».
A tale proposito si osserva, che il citato articolo 185 del codice della strada al comma 4, vieta espressamente lo scarico dei liquami al di fuori degli appositi impianti di smaltimento igienico-sanitario, prevedendo in caso di violazione la specifica sanzione di cui al successivo comma 6.
Pertanto in tali casi, non può ricorrere un generale divieto di circolazione e sosta,
laddove il comportamento trasgressivo può essere specificamente sanzionato a termini di legge.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzia di stampa in data 28 febbraio 2007, il volo AZ 1493, della compagnia di volo Alitalia, in partenza dall'aeroporto di Roma Fiumicino e diretto a Verona, avrebbe interrotto il decollo a metà pista a causa della foratura imprevista dei due pneumatici di un carrello posteriore mentre era già in corsa;
l'incidente sarebbe avvenuto intorno alle ore 22,15 della giornata del 27 febbraio 2007, sulla pista n. 2, che corre perpendicolarmente al mare e che risulta, al momento, ancora chiusa per i rilievi del caso;
fortunatamente non si è resa necessaria alcuna procedura di emergenza;
non si sono registrate ulteriori conseguenze per i 123 passeggeri del velivolo Alitalia che sono stati fatti scendere dall'aereo e prelevati da una navetta che li ha portati in aerostazione -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione, onde chiarire le dinamiche dell'incidente che ha portato all'interruzione del volo Alitalia AZ 1493, anche al fine di garantire un sempre più elevato livello di regolarità nella manutenzione e sicurezza dei velivoli della Compagnia di Bandiera Alitalia nonché delle piste degli aeroporti italiani.
(4-02786)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) a precisato, in via preliminare, che sulla base delle disposizioni delle JAR OPS 1 (1-420- che hanno stabilito lo standard europeo, definito dalle JAA, in materia di incidenti ed inconvenienti aeronautici), il comandante o il gestore dell'aeromobile ha l'obbligo di effettuare un report alle competenti autorità aeronautiche dello Stato entro 72 ore dall'accadimento di ogni tipo di inconvenienti e/o incidente.
Conseguentemente a detta comunicazione vengono attivati accertamenti ed indagini tecniche.
Ciò premesso, a seguito degli accertamenti preliminari eseguiti dalla competente struttura tecnica dell'Ente sull'aeromobile MD80 Alitalia marche IDAWP, coinvolto nell'evento di «decollo abortito» del volo AZ1493 FCO-VRN del 28 febbraio 2007, è risultato quanto segue. (Per decollo abortito si intende in gergo aeronautico l'arresto del velivolo entro la lunghezza della pista ancora disponibile).
L'equipaggio di condotta, secondo quanto riportato sul «quaderno tecnico di bordo», ha arrestato il velivolo alla velocità di circa 100 nodi, a causa di forti vibrazioni che, segnalate dall'equipaggio di condotta, sono state generate dallo scoppio di ambedue i pneumatici del carrello principale sinistro, con conseguente anomalo rotolamento degli stessi durante la corsa di decollo.
A seguito di ciò, l'aeromobile è rimasto fermo in attesa del personale di manutenzione di Alitalia Servizi, per le verifiche e gli interventi del caso; non si sono verificate conseguenze per i passeggeri.
Il personale di manutenzione ha, poi, riscontrato significativi danni ai due pneumatici tali da richiederne la loro sostituzione per consentire il traino del velivolo verso l'area tecnica; i pneumatici danneggiati e alcuni frammenti degli stessi, successivamente recuperati, sono stati segregati da Alitalia/Alitalia Servizi per l'indagine tecnica finalizzata alla determinazione delle cause del contemporaneo scoppio.
Da una prima ispezione a vista, eseguita anche con il supporto di un tecnico della Bridgestone (costruttore di uno dei due pneumatici), si sono riscontrati evidenti danni su un frammento del battistrada del pneumatico no 2 (ruota interna carrello principale sinistro) causati da un corpo estraneo incontrato, presumibilmente, durante
la fase iniziale della corsa di decollo sulla pista dell'aeroporto di Fiumicino.
Tali danni hanno prodotto lo scoppio del pneumatico stesso e, conseguentemente, il sovraccarico e successivo scoppio dell'altro sul quale sono gravati i carichi e le sollecitazioni indotte sul carrello principale sinistro durante la corsa di decollo.
L'aeromobile ha riportato alcuni danni minori (ammaccature e deformazioni) sulla struttura circostante il carrello principale a causa dei detriti di pneumatico e battistrada proiettati ad alta velocità; nessuna anomalia è stata riscontrata sulle ruote che montavano i pneumatici in oggetto. Ulteriori indagini tecniche di dettaglio sono ancora in corso.
L'Enac ha, infine, evidenziato che per la pulizia delle piste e vie di rullaggio, una volta a settimana, di routine, intervengono macchine spazzatrici durante le ore di chiusura delle stesse.
Il controllo dello stato avviene attraverso tre ispezioni giornaliere più una a rotazione dal SAR che, dopo eventuali atterraggi di emergenza o su segnalazione, interviene per controllo e eventuale rimozione di oggetti o componenti meccaniche prima di riavviare le operazioni sulla parte interessata.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FABRIS. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tra i compiti dello Stato vi è anche quello di garantire la sicurezza e l'incolumità di ciascuna persona che circoli sul territorio nazionale;
la sicurezza degli utenti delle strade, nel nostro Paese, è assicurata anche dall'utilizzo di una segnaletica stradale riconoscibile e a norma;
la mancanza, infatti, di un'adeguata segnaletica stradale, può, in molti casi, provocare sia seri pericoli per i conducenti che divenire anche causa di contenziosi tra gli utenti e le amministrazioni centrali e periferiche, con evidenti costi per entrambe le parti;
le cause della inadeguatezza della segnaletica stradale sono da imputarsi, nella maggior parte dei casi, ad inefficiente manutenzione e controllo da parte di coloro che ne avrebbero l'obbligo per legge quali ANAS ed Enti Locali;
risulta opportuno ricordare in proposito che durante la passata legislatura si è reso necessario emanare una direttiva ministeriale recante norme per «La corretta ed uniforme applicazione delle norme del codice della strada in materia di segnaletica e criteri per l'installazione e la manutenzione», tesa ad uniformare le molteplici applicazioni ed interpretazioni da parte degli enti proprietari delle strade in materia di regolamentazione della circolazione stradale;
nonostante la richiamata direttiva, però, ancora oggi, si registrano evidenti discrasie applicative e provvedimenti non conformi ai dettati normativi del codice della strada, causa sempre più spesso di evidenti pregiudizi economici e per lo Stato e per i cittadini del nostro Paese -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine porre rimedio alla spiacevole situazione illustrata nella presente interrogazione.
(4-03076)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente che l'apposizione e la manutenzione della segnaletica stradale sono ricomprese tra i compiti assegnati agli enti proprietari delle strade come previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera c) del nuovo Codice della strada, decreto legislativo n. 285 del 1992, e ribaditi dall'articolo 37, comma 1.
A tale riguardo si osserva che l'articolo 77, comma 2 del Regolamento di esecuzione e di attuazione al codice della strada - decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 - prevede espressamente che le informazioni da fornire agli utenti devono essere stabilite secondo uno specifico progetto, in modo da costituire un sistema segnaletico armonico, integrato ed
efficace, a garanzia della sicurezza e della fluidità della circolazione pedonale e veicolare.
Inoltre, ai sensi dell'articolo 38, comma 7 del Codice, la segnaletica deve essere mantenuta in perfetta efficienza e deve essere sostituita o reintegrata o rimossa quando risulti anche parzialmente inefficiente o non sia più rispondente allo scopo.
Al fine di ottenere da parte degli enti proprietari maggior rigore nel rispetto della normativa in materia di segnaletica stradale, è ipotizzabile l'introduzione di specifiche disposizioni volte a sanzionare il mancato rispetto della normativa stessa da inserire nell'ambito della revisione del Codice della strada.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
FITTO, BELLANOVA, LAZZARI, LISI, LICASTRO SCARDINO e TESSITORE. - Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 26 marzo 2007 rispondendo ad una precedente interrogazione dei sottoscritti in merito alla misteriosa morte del giovane leccese Simone Renda avvenuta il 3 marzo precedente a Playa del Carmen in Messico, il viceministro agli Affari Esteri, Franco Danieli, aveva informato l'Aula di essere in attesa di ulteriori chiarimenti sulla vicenda, richiesti alle autorità messicane dal Governo italiano tramite l'Ambasciata a Città del Messico. Il viceministro concludeva la sua informativa dicendo di essere in attesa a breve di conoscere l'esito di una ulteriore istruttoria aperta dalle autorità messicane su richiesta dell'Ambasciata italiana;
in data 14 maggio 2007 la stampa dava notizia della relazione che l'avvocato messicano della famiglia Renda aveva inviato ai colleghi italiani, relazione dalla quale emergevano ulteriori dubbi sulle circostanze legate alla morte del giovane;
in particolare l'avvocato messicano riferendo dei colloqui avuti con le autorità locali, rilevava un atteggiamento teso a sminuire l'accaduto, tanto che la morte di Simone Renda viene definita dai messicani «un caso fortuito»;
lo stesso avvocato riferisce che i fascicoli sulla morte di Simone depositati presso le autorità messicane, sono carenti di documentazione, orari e nomi dei periti che ne hanno accertato la morte; l'orario dell'arresto non corrisponderebbe a quello dell'entrata in cella; la pagine in cui il medico messicano certificava l'aumento della pressione del giovane e consigliava di portarlo in ospedale per un elettrocardiogramma, apparirebbe manipolata né risulterebbero indagini da parte della Procura messicana sui motivi per cui il giovane è stato tenuto in cella nonostante il medico avesse consigliato di portarlo in ospedale;
sempre dallo stesso rapporto dell'avvocato messicano, si evince che nel corso del processo per la morte del giovane celebrato in Messico, non sarebbero stati chiamati a testimoniare i funzionari incaricati della sua tutela in carcere e quelli che ne hanno constatato la morte in cella, così come secondo l'avvocato della famiglia, gli interrogatori condotti in Messico non avrebbero neanche tentato di far luce sulle tante contraddizioni della vicenda;
l'inquietante conclusione cui arriva l'avvocato messicano della famiglia Renda è che tutti i responsabili sono liberi e avrebbero lasciato la città e forse anche il Paese;
in data 29 maggio 2007 lo zio di Simone Renda ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolgendogli un appello affinché si adoperi anche personalmente nei confronti del Capo di Stato messicano, per fare chiarezza sulla vicenda, paventando il rischio, peraltro condiviso anche dalla procura di Lecce, che le autorità messicane non abbiano intenzione di approfondire le indagini sulla morte di Simone -:
se il ministro interrogato abbia ricevuto l'esito della ulteriore istruttoria aperta dalle autorità messicane su richiesta dell'Ambasciata italiana, come preannunciato
nella risposta del 14 maggio 2007 alla nostra precedente interrogazione e, se sì, cosa emerga da quella istruttoria;
se il ministro interrogato alla luce delle inquietanti denunce contenute nel rapporto dell'avvocato messicano della famiglia Renda, non ritenga di dover assumere ulteriori iniziative tramite l'Ambasciata, per fare in modo che le autorità messicane rispondano alle tante contraddizioni e alle presunte omissioni nelle indagini e nel processo.
(4-03927)
Risposta. - In relazione ai quesiti posti dall'interrogante Raffaele Fitto nell'interrogazione a risposta scritta 4-03927, si desidera innanzitutto sottolineare come il caso del signor Simone Renda, deceduto in una cella del carcere di Playa del Carmen il 3 marzo scorso, continui ad essere seguito con la massima attenzione sia da questo Ministero che dall'Ambasciata Città del Messico, in costante contatto con i familiari del connazionale.
Successivamente al verificarsi del tragico evento, anche su richiesta della Rappresentanza si è svolta una prima istruttoria al fine di chiarire le circostanze che hanno portato al decesso del signor Renda: gli esiti di detta istruttoria non sono stati reputati per nulla soddisfacenti né dai congiunti del predetto né dai loro legali.
L'Ambasciata ha, pertanto, svolto un ulteriore intervento presso le competenti autorità locali, nel corso del quale è stata consegnata una memoria concordata con gli avvocati della famiglia Renda. In tale documento vengono, tra l'altro, evidenziate le perplessità nutrite in merito alle modalità di svolgimento delle indagini sul tragico evento, nonché le lacune e le inesattezze che contraddistinguono la ricostruzione ufficiale di quanto accaduto e si auspica, nel contempo, un maggiore e più incisivo impegno perché sulla vicenda sia fatta piena luce.
Da parte messicana si sono ricevute assicurazioni, ribadite anche in un successivo incontro con i succitati avvocati, riguardo alla volontà di esercitare pressioni sulle Autorità dello Stato dove si è verificato il decesso del signor Renda perché siano svolte nuove e più approfondite indagini e si giunga finalmente a stabilire con nettezza tutte le responsabilità relative al decesso.
Su interessamento di questo Ministero, i familiari del connazionale sono stati ricevuti dall'Ambasciatore del Messico a Roma.
Il caso del signor Simone Renda è stato sollevato anche nel corso dell'incontro che il signor Presidente della Repubblica ha avuto con il Presidente messicano Calderon durante la visita ufficiale che quest'ultimo ha effettuato in Italia agli inizi di giugno. In tale occasione, si è potuta registrare la piena disponibilità delle autorità messicane a collaborare con quelle italiane per ottenere la dovuta chiarezza sull'accaduto.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
FORLANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 1 maggio si sono verificati gravi fatti di intolleranza in piazza San Giovanni rivolti anche nei confronti dei banchi del Comitato promotore della campagna «Verso l'Italia delle Primarie» finalizzata a raccogliere firme per la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare volto all'introduzione nel nostro sistema elettorale delle primarie aperte obbligatorie;
il Comitato ha subito un grave attacco da parte di gruppi di contestatori i quali hanno, tra l'altro, sottratto i moduli di adesione liberamente e democraticamente sottoscritti dai cittadini -:
quali provvedimenti il ministro dell'interno intenda adottare al fine di garantire la sicurezza del libero esercizio del diritto costituzionalmente garantito di raccolta firme finalizzata alla presentazione di un progetto di legge d'iniziativa popolare.
(4-03653)
Risposta. - Come ho già avuto modo di dichiarare nell'aula di Montecitorio in sede di informativa urgente lo scorso 8 maggio,
ritengo che l'episodio accaduto ai danni dell'onorevole Segni ed ai rappresentanti del comitato referendario vada fermamente condannato.
Passando alla ricostruzione dei fatti, ricordo che lo scorso primo maggio, in occasione della festa dei lavoratori e della tradizionale manifestazione musicale organizzata in piazza San Giovanni a Roma dalle confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, nelle adiacenze della statua di San Francesco è stato allestito un banchetto per la raccolta di firme a sostegno del comitato promotore del referendum elettorale del 2008, presso il quale si trovava anche l'onorevole Segni.
Intorno alle 14,40 un gruppo di persone che cercava di dissuadere verbalmente i passanti dal firmare a favore del referendum proposto dal comitato, insultava l'onorevole Segni e rovesciava un tavolo di plastica utilizzato per la sottoscrizione.
Fortunatamente non si è verificato alcuno scontro fisico.
Il gruppo in questione, poco dopo, si è avvicinato ad un altro banchetto allestito all'angolo con via Emanuele Filiberto e dopo aver scaraventato a terra alcuni moduli per la raccolta di firme ne ha sottratti circa novanta.
Vorrei precisare che né l'onorevole Segni né i responsabili del Comitato hanno presentato querela per l'aggressione subita.
Desidero assicurare che il Ministero dell'Interno, continuerà a monitorare, con la massima attenzione, la situazione al fine di prevenire e, nell'eventualità in cui si verifichi, di perseguire tempestivamente, ogni episodio che possa turbare il libero e sereno svolgimento dell'iniziativa referendaria, garantendo la sicurezza dei promotori nelle sedi ove questi operano e dei cittadini che intendono aderirvi.
Concludo ribadendo che la coscienza democratica del Paese non può accettare atti di intolleranza o di violenza che mirino a turbare l'esercizio dei diritti politici consacrati dalla Costituzione.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FRATTA PASINI. - Al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premessa che:
il 16 gennaio scorso in una conferenza stampa il ministro Giovanna Melandri ha presentato alcune iniziative del ministero per le politiche giovanili, tra cui il nuovo sito internet del ministero www.pogas.it;
risulta da notizie di stampa che il sito è stato realizzato dall'agenzie barese «Proforma Multimedia e Comunicazione»;
risulta anche dal sito internet della stessa Proforma che la società si sarebbe aggiudicata la realizzazione del sito partecipando ad un «bando pubblico per la comunicazione online del ministero e presentando un progetto che ha battuto una decina di concorrenti» -:
cosa prevedeva il bando,quando sia stato emesso, come e dove sia stato pubblicizzato;
quante e quali aziende abbiano risposto al bando, quanti e quali progetti siano stati presentati, quali fossero i contenuti di tutti i progetti e le relative offerte economiche;
cosa prevedeva il progetto di Proforma e quale fosse l'offerta economica;
come si sia proceduto all'aggiudicazione, chi abbia valutato e scelto i progetti e sulla base di quali criteri;
in base a quali valutazioni si sia deciso di affidare la realizzazione del sito all'agenzia Proforma.
(4-02607)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione a risposta scritta n. 4/02607 del deputato Fratta Pasini Pieralfonso, si rappresenta che, con lettere d'invito del 29 settembre 2006, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le risorse umane e i servizi informatici, ha invitato a partecipare all'indagine di mercato, esplorativa e non vincolante per l'amministrazione n. 22 del 2006, per la realizzazione del sito internet istituzionale del Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive,
le seguenti imprese, inviando loro il capitolato tecnico-amministrativo con le condizioni ed i termini per le presentazioni delle offerte:
1. Tai Srl;
2. Proforma Srl;
3. Reply;
4. Progesi;
5. Eustema Spa;
6. Informa-La ricerca del futuro;
7. Alos Comunication Srl;
8. Dol Data & Management Srl.
Si è voluto in tal modo allargare l'invito ad un numero elevato di soggetti al fine di poter ricevere un gran numero di offerte diversificate tanto dal punto di vista qualitativo e progettuale che economico;
Le suddette imprese hanno presentato le rispettive offerte entro il termine di scadenza del 9 ottobre 2006.
Con decreto dell'11 ottobre 2006 prot. VIT/1303/06, è stata nominata la Commissione per la valutazione delle offerte pervenute, composta da sei esperti, con il compito di effettuare un esame comparativo per l'individuazione della migliore offerta secondo quanto previsto al punto 4 del capitolato tecnico-amministrativo e verificando la congruità dei prezzi sulla base dell'indagine di mercato.
In base al predetto punto 4, l'aggiudicazione è avvenuta in base al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell'articolo 23, comma b) del decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 157, determinata mediante l'attribuzione di un punteggio massimo di 1000 punti, prendendo in considerazione i seguenti elementi di valutazione:
offerta tecnica fino a un massimo di 700 punti;
offerta economica fino a un massimo di 300 punti.
L'offerta economica della Proforma Srl è risultata pari a euro 61.450,00 IVA esclusa ed è stata valutata con l'attribuzione di complessivi 746,64 punti di cui 221,64 per l'offerta economica e 525 punti per l'offerta tecnica così suddivisi: 160 punti per il progetto grafico, 105 punti per l'organizzazione del sito, 60 punti per le caratteristiche di accessibilità, 130 punti per le caratteristiche del CMS, 35 punti per la gestione; 35 punti per l'architettura del sistema.
In particolare dal punto di vista dell'offerta tecnica l'offerta vincitrice è risultata corrispondere, meglio di tutte le altre, alle esigenze di comunicazione indicate dal Pogas (Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive) alle aziende invitate a partecipare, nonché alle esigenze organizzative e di gestione (totale ed assoluta autonomia redazionale e tecnica della redazione web del ministero nella gestione del CMS e dei contenuti editoriali del sito con conseguente totale assenza di costi aggiuntivi a carico dell'amministrazione una volta avviato a regime il sito) ed alle esigenze di accessibilità del sito prescritte, per i siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni, dalla normativa vigente.
Il Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive: Giovanni Lolli.
FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Trentino-Alto Adige sono accaduti nelle scorse settimane episodi di microcriminalità e aggressione ai danni di titolari di numerosi locali pubblici da parte di giovani extracomunitari, clienti dei locali in questione;
tali episodi di violenza sono già stati segnalati con precedenti interrogazioni da parte dell'interrogante;
è in continua crescita la preoccupazione dei gestori dei locali trentini e bolzanini, che ricorrono con maggiore frequenza all'assunzione di «buttafuori» per il controllo della clientela;
sempre nelle scorse settimane, in un locale bolzanino i gestori non hanno permesso
l'ingresso di alcuni giovani extracomunitari ed a seguito di tale iniziativa almeno uno dei titolari dei locali interessati sarebbe stato denunciato;
anche nell'ultimo fine settimana si è verificato a Bolzano un episodio criminoso di cui è stato vittima il proprietario del locale Boulevard di Via Goethe a Bolzano, aggredito da un gruppo di giovani extracomunitari marocchini già invitati dallo stesso titolare a non fumare all'interno del locale;
da notizie di stampa i colpevoli di tale atto criminoso risultano essere già stati assicurati alle autorità giudiziarie da parte delle forze dell'ordine -:
se il Governo sia al corrente dei fatti in questione e se le autorità competenti stiano o meno monitorando la situazione, in particolare controllando i gruppi di giovani extracomunitari che si rendono con frequenza sempre crescente colpevoli degli atti di violenza generalizzati nella premessa, ed altresì come intenda operare il Governo di fronte al diffondersi di questi episodi di criminalità all'interno dei locali trentini e bolzanini, specialmente qualora l'autorità giudiziaria disponga in tempi brevi il rilascio di coloro che ne sono considerati responsabili.
(4-03240)
Risposta. - Le autorità provinciali di pubblica sicurezza hanno riferito che nella provincia di Trento il fenomeno della violenza consumata all'interno di esercizi pubblici si è finora manifestato in forma episodica e che è solo in parte attribuibile a giovani di origine extracomunitaria. Tra l'altro va rilevato che la maggioranza degli avventori dei locali è costituita da studenti universitari, che frequentano l'ateneo del capoluogo.
Come è noto, i gestori degli esercizi pubblici di maggiori dimensioni, presso cui vengono anche somministrate bevande alcoliche, fanno spesso ricorso, come avviene nel resto del territorio nazionale, a personale assunto privatamente con generici compiti di «security».
Occorre evidenziare che questi ultimi non esercitano in alcun modo pubbliche funzioni in quanto le stesse spettano alle competenti Forze di polizia che, in caso di emergenza o di altre particolari necessità, accorrono tempestivamente per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Relativamente agli episodi segnalati nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, si precisa che effettivamente nella tarda notte del 18 marzo scorso operatori della Questura di Bolzano sono intervenuti nei pressi di una discoteca cittadina per dirimere un litigio insorto tra il gestore dell'esercizio e due giovani extracomunitari ai quali il primo aveva negato l'ingresso a causa di un'asserita diversità culturale e di costumi, con pregiudizievoli riflessi sulla sicurezza dell'esercizio e dei suoi frequentatori.
Nella circostanza, gli operatori di polizia non hanno potuto fare a meno di segnalare i fatti all'autorità giudiziaria.
Relativamente al secondo episodio, risulta che verso le ore 23,30 del 7 aprile scorso una pattuglia della locale squadra volante è intervenuta in un «pub», in quanto tre minorenni, anch'essi di origine extracomunitaria, al richiamo di non fumare all'interno del locale, hanno reagito ferendo al volto il gestore e due avventori con frammenti di vetro.
I giovani sono stati tempestivamente identificati e denunciati all'autorità giudiziaria per il reato di concorso in lesioni personali gravissime.
Il tribunale dei minorenni di Bolzano ha applicato nei confronti degli stessi misure cautelari regolarmente eseguite.
Pur precisando che nel corso del corrente anno non si sono verificati ulteriori episodi di violenza all'interno di locali pubblici da parte di giovani extracomunitari, si assicura che la problematica resta nondimeno alla costante attenzione delle autorità di pubblica sicurezza.
Si soggiunge che, anche al fine di prevenire possibili analoghi episodi, le forze di polizia, in sede di coordinamento tecnico interforze, definiscono e rivedono periodicamente le strategie finalizzate ad assicurare l'ottimale impiego degli operatori in tutti i
servizi di prevenzione generale, compresi quelli aventi ad oggetto pubblici esercizi.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GARAGNANI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ci si riferisce ai disservizi nel servizio ferroviario ed in particolare ai ritardi degli (eurostar) treni speciali a lunga percorrenza per i quali i viaggiatori pagano un prezzo speciale il cui rimborso non sempre è effettuato con la scusa di «cause maggiori»;
spesso non si distinguono le responsabilità e come nel caso odierno l'eurostar in partenza da Bologna alle 13,46 è rimasto bloccato nei pressi della stazione Termini per un'ora e mezza, per cause imputabili al venir meno della «tensione» e poi ricondotto alla stazione Tiburtina ove i passeggeri sono stati lasciati liberi senza nessun particolare aiuto o indicazione alternativa -:
quali siano i provvedimenti che intende adottare per ripristinare la funzionalità piena degli eurostar per tutta la tratta ferroviaria del paese sulla base di una precisa individualizzazione delle passate ed odierne responsabilità.
(4-01333)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il giorno 16 ottobre 2006 per un'anomalia verificatasi nella cabina trazione elettrica di Porta Maggiore a Roma, al treno Eurostar 9437, proveniente da Milano e diretto a Napoli, non è stato possibile l'ingresso a Roma Termini e pertanto il servizio viaggiatori è stato effettuato su Roma Tiburtina.
Al fine di limitare il più possibile i disagi alla clientela costretta a scendere nella stazione sopra citata, Trenitalia s.p.a. ha provveduto ad informare i viaggiatori fornendo anche indicazioni sui mezzi per raggiungere Roma, mentre per un cliente disabile è stato messo a disposizione un taxi.
Le rilevazioni effettuate dalla società ferroviaria sull'andamento dei treni Eurostar, riferite al periodo gennaio 2005-dicembre 2006, hanno evidenziato un costante miglioramento della puntualità, passando da una media dell'84,3 per cento dell'anno 2005 all'87,4 per cento del 2006, con punte di oltre il 91 per cento nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2006.
In particolare, nel mese di ottobre 2006, a cui fa riferimento l'atto di sindacato ispettivo, sono stati registrati valori di puntualità, nella fascia di arrivo entro i 15 minuti dall'orario previsto, dell'88,2 per cento rispetto all'83,7 per cento rilevato nello stesso mese dell'anno precedente.
Infine, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha sottolineato che l'analisi dei dati di puntualità dei treni Eurostar nei primi mesi del 2007 (gennaio-15 aprile) evidenzia un ulteriore trend positivo con un valore medio intorno al 90 per cento.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
GRILLINI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il mensile Pride, nel gennaio 2007, ha pubblicato una inchiesta sul bullismo omofobo rilevando dati allarmanti: «Almeno il 40 per cento dei gay, secondo una ricerca condotta da "Stonewall" (un gruppo di militanti inglese) negli anni dell'adolescenza ha tentato, almeno una volta, il suicidio, perché vittima di bullismo»;
una ricerca europea condotta in 37 Stati ha inoltre rivelato come il 51,2 per cento dei giovani omosessuali sotto i 26 anni abbia avuto esperienze di violenza verbale e fisica a scuola a causa del proprio orientamento sessuale (2006, ILGA Europe, IGLYO);
i dati sono confermati dalle rare ricerche italiane sull'argomento: «L'ultima indagine, la più vasta mai condotta nel nostro Paese sul fenomeno "Bulli in ballo", promossa dalla regione Marche in collaborazione con il circolo Arcigay-Arcilesbica di Ancona, attesta che su 2.849 studenti delle superiori, le offese verbali o fisiche o discriminazioni hanno riguardato
il 41 per cento degli omosessuali [...] l'allarme non risale a questi ultimi mesi, ma almeno al 2000, quando una ricerca dell'Università di Bologna, su 300 studenti omosessuali, rilevava che tre ragazzi gay e ragazze lesbiche su quattro avevano subito ingiurie o minacce verbali a scuola, e uno su tre era vittima di soprusi e maltrattamenti fisici»;
il 14 febbraio sarà presentata presso il Parlamento europeo una dichiarazione sottoscritta da parlamentari che invita gli Stati membri «a combattere l'omofobia nelle scuole mediante campagne negli istituti scolastici e sui mezzi di informazione, con il sostegno dei necessari strumenti amministrativi e legislativi; [...] a diffondere le migliori prassi per la lotta contro il bullismo omofobo nelle scuole; [...] e a riconoscere le associazioni di giovani GLBT, a sostenerle e a promuoverne la partecipazione a un dialogo strutturato sul bullismo e la discriminazione»;
alcuni fatti di cronaca degli ultimi tempi, che hanno riportato il problema del bullismo in genere agli onori delle cronache, riguardano espressamente il bullismo antigay;
è il caso, tra i numerosi, riportato da La Stampa il 13 gennaio 2007: «Non ce la faceva più a sopportare gli insulti e gli scherzi e da alcuni giorni aveva un coltello in tasca. Ieri, al cambio dell'ora, quando l'insegnante è uscito dall'aula, un ragazzo di 17 anni ha ferito due compagni di scuola alle braccia e al volto. È accaduto in un istituto tecnico industriale di Castellaneta. L'ultimo scherzo l'avevano combinato attaccando in classe un cartello: "Sei gay«" e di altri casi;
il protocollo di intesa interministeriale tra AGEDO, Associazione Nazionale di Genitori, Parenti e Amici di omosessuali, e Ministero dell'istruzione per «Prevenzione bullismo, disagio e suicidio adolescenziale e sostegno formativo alle figure educative all'interno della scuola», già firmato nel 2000 dal Ministero della pubblica istruzione, dal 2003 non è più stato rinnovato;
da almeno 10 anni le associazioni omosessuali italiane promuovono attraverso progetti nazionali ed europei lo sviluppo di buone prassi in ambito educativo e per l'educazione dei giovani al rispetto delle differenze e alla prevenzione dei fenomeni di violenza verbale, fisica e psicologica sulla base dell'orientamento sessuale, l'identità e l'espressione di genere. In particolare, il corso «Educare al rispetto» prodotto da Arcigay risulta essere autorizzato dal Ministero dell'istruzione dal 2000 come corso di formazione rivolto agli insegnanti e al personale non docente delle scuole medie e superiori; esso è dedicato a trasmettere al personale scolastico competenze specifiche per la gestione di episodi e situazioni di bullismo in generale e conoscenze relative all'orientamento sessuale e l'identità di genere nello specifico; il corso quest'anno si terrà a Bologna, Faenza e Rimini, ma con difficoltà viene preso in considerazione nei piani di offerta formativa degli istituti superiori o dai centri servizi amministrativi (ex provveditorati) come buone prassi -:
quali misure intenda attivare il Ministro interrogato per la prevenzione specifica del bullismo nelle scuole e del disagio degli adolescenti omosessuali;
se il Ministro intenda coinvolgere le associazioni omosessuali nella stesura e nell'implementazione del piano ministeriale di prevenzione e lotta al bullismo;
se il Ministro intenda promuovere la collaborazione tra il comitato nazionale scuola e legalità e le associazioni omosessuali nella prevenzione e lotta ai fenomeni di bullismo omofobico;
se il Ministro intenda promuovere l'inclusione del bullismo omofobico nelle future campagne di prevenzione della violenza nelle scuole;
se il Ministro intenda promuovere una ricerca nazionale sul bullismo omofobo e su altre forme di esclusione sociale dei giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender nelle scuole;
se il Ministro intenda rinnovare il protocollo tra Ministero dell'istruzione e AGEDO inattivo dal 2003.
(4-02476)
Risposta. - La tematica cui si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo si inserisce nel più ampio quadro delle tematiche sul rispetto delle differenze che sono al centro dell'attenzione del Ministero per la loro rilevanza nell'ambito scolastico, anche in considerazione della significativa presenza nelle classi di diversità di etnie, di sesso, di orientamento sessuale, di lingua e di religione.
Su tali tematiche il Ministro Fioroni ha avuto occasione di riferire nel corso della
seduta n. 165 dell'Assemblea della Camera del 6 giugno 2007 in risposta all'interrogazione n. 3-00947 della deputata Bellillo sulle iniziative per diffondere la cultura del rispetto nelle nuove generazioni.
Come già fatto presente in quella sede, il termine «rispetto», in tutte le sue accezioni, è una delle parole chiave su cui si misura la funzionalità delle scuole e deve ispirare i progetti educativi e le offerte formative: rispetto di sé, rispetto degli altri e della dignità della persona umana, ma anche rispetto della legalità e delle regole, rispetto del disagio e della risposta da dare al disagio delle giovani generazioni e, quindi, capacità della scuola e degli adulti di trasmettere valori, anche attraverso la coerente testimonianza dei «maestri di vita» - nei fatti e nell'esistenza, oltre che con le parole - di ciò che può creare identità, appartenenza e condivisione di un progetto.
Il termine «rispetto» deve infine riguardare anche il rapporto tra scuola e famiglia e, proprio in questa ultima accezione, esso deve essere inserito nel patto di corresponsabilità che la famiglia deve stringere con la scuola, a partire dal prossimo anno scolastico.
In tale senso il Ministero si è orientato sia nella presentazione dei documenti di avvio del processo di revisione delle «Indicazioni nazionali» per la scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, sia nel documento su scuola e legalità come pure nelle linee guida contro il bullismo e la violenza nelle scuole.
Questi sono gli intendimenti del Ministero.
Quanto alle azioni già svolte, si ricorda che, in data 5 febbraio 2007, il Ministero ha emanato una serie di linee di indirizzo generali che, come già detto, prevedono azioni nazionali per il contrasto e la prevenzione del bullismo e dei fenomeni di bullismo e violenza all'interno delle scuole.
Nell'ambito delle azioni previste dalle suddette linee di indirizzo è stato attivato, presso questo Ministero, un numero verde nazionale, per segnalare casi, rispondere alle richieste di informazione sul bullismo, avere consigli su come comportarsi e ricevere sostegno.
Sono stati inoltre, istituiti degli Osservatori regionali permanenti, che oltre a monitorare il fenomeno del bullismo e a verificare le attività di contrasto svolte dalle scuole, avranno il compito di promuovere percorsi di educazione alla legalità, all'interno delle stesse istituzioni scolastiche nell'ambito delle attività curricolari ed extracurricolari.
Per favorire la diffusione di una cultura della legalità e del rispetto delle diversità, è stato istituito un Comitato nazionale «Scuola e Legalità», che vede la partecipazione di otto Ministeri, dei vertici delle forze dell'ordine, rappresentanti della magistratura e degli enti locali con il compito di trasformare gli obiettivi strategici enunciati nelle «Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità (direttiva 16 ottobre 2006)» in un piano operativo capace di attivare la collaborazione interistituzionale e l'interazione con tutte le associazioni e le agenzie formative impegnate nella lotta all'illegalità.
In data 9 maggio 2007 questo Ministero ha sottoscritto con gli altri otto Dicasteri interessati un protocollo d'intesa con il quale le stesse Amministrazioni s'impegnano a collaborare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, alla realizzazione delle iniziative volte a dare efficacia agli esiti dei lavori del suddetto Comitato nonché a porre le condizioni,
anche di carattere economico-finanziario, per la piena attuazione delle iniziative previste.
Le indicazioni fornite dalle commissioni in cui si è articolato il Comitato hanno permesso inoltre di predisporre le recenti linee guida emanate da questa Amministrazione in data 23 maggio 2007; inerenti al «Piano nazionale sull'educazione alla legalità» con il quale si intende coinvolgere tutte le scuole, tramite azioni didattiche, testimonianze, sinergie sul territorio e tra istituzioni diverse.
Il rispetto della diversità, quale quella di genere, è inoltre uno dei punti fondamentali del «Piano nazionale per il benessere dello studente», presentato il 18 aprile 2007 dal Ministro Fioroni, per promuovere azioni preventive del disagio fisico, psichico e sociale a scuola, tramite la collaborazione di questo Ministero con gli altri dicasteri competenti e con i diversi soggetti presenti sul territorio.
Le azioni previste dal summenzionato Piano sono caratterizzate dalla consapevolezza che il benessere fisico è determinato non solo dall'assenza di patologie o di comportamenti a rischio, ma anche dall'autostima, dalla visione che l'individuo ha di sé e dalle relazioni sociali, soprattutto con i coetanei con i quali gli studenti condividono la maggior parte delle esperienze.
In quest'ottica, quindi, assumono fondamentale importanza la qualità dei rapporti interpersonali, il clima scolastico e le diverse modalità con cui si vive la scuola.
Nel quadro delle iniziative volte a contrastare i fenomeni segnalati nell'interrogazione, il Ministero intende inoltre firmare un protocollo d'intesa con tutte le associazioni nazionali dei genitori (compresa AGEDO), inerente il contrasto e la prevenzione dei fenomeni di bullismo, compresi quelli di natura omofobica, al fine di promuovere in collaborazione con tali associazioni percorsi culturali e formativi che contribuiscano alla diffusione del rispetto e della cultura delle differenze e delle diversità.
Per quanto riguarda inoltre le iniziative promosse dal comune di Venezia in collaborazione con L'Osservatorio LGBT e l'Assessorato alle politiche giovanili, si è in attesa di ricevere il materiale di riferimento, per poter valutare e considerare i relativi progetti.
Il Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione: Maria Letizia De Torre.
GRIMOLDI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è nelle intenzioni del Governo promuovere lo sviluppo dei servizi di trasporto pubblico individuale e collettivo nelle città, quali forme di trasporto innovativo;
il Governo, con il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, é intervenuto nel disciplinare il trasporto innovativo, prevedendo il rilascio di apposite autorizzazioni ai titolari di licenza del servizio di taxi, al fine di promuovere forme innovative di servizio all'utenza;
i trasporti costituiscono una priorità nelle politiche di sviluppo e riequilibrio ambientale nel nostro Paese; è indispensabile che il Governo adotti un chiaro indirizzo in materia per non creare incertezze normative che ostacolino il raggiungimento di un sistema di trasporto competitivo, al pari di altri paesi europei;
non esiste un riferimento normativo che definisca in modo preciso servizi di trasporto innovativo, e tale indeterminatezza ha suscitato agitazione da parte dei tassisti che, pur rientrando tra le categorie che possono svolgere il servizio di trasporto innovativo, di fatto non sono nell'effettiva facoltà di svolgerlo;
sarebbe opportuno, a giudizio dell'interrogante, promuovere ogni iniziativa che possa chiarire gli indirizzi del Governo in materia di trasporto pubblico innovativo al fine di tutelare l'attività svolta dalla categoria dei tassisti nel campo dei servizi innovativi;
il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 ha posto le basi per il riassetto del settore del trasporto pubblico,
attribuendo le responsabilità di programmazione e di finanziamento di tutti i servizi di trasporto locale alle regioni e agli enti locali;
ogni iniziativa legislativa volta a disciplinare il settore deve necessariamente tener conto della potestà legislativa che è riconosciuta alle regioni ed ai comuni regioni comuni in materia di trasporto pubblico locale -:
se il ministro in indirizzointenda favorire l'istituzione di un tavolo di concertazione tra tutti i soggetti incaricati di svolgere i servizi di trasporto innovativo, compresa la categoria dei tassisti, al fine di restituire maggiore organicità alla vigente normativa, nel rispetto anche delle prerogative regionali e comunali in materia di trasporto pubblico locale.
(4-03677)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, giova ricordare che la questione concernente il trasporto innovativo è stata rappresentata specificatamente nel disegno di legge presentato dal Governo recante «misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settore di rilevanza nazionale».
In tale disegno di legge sono individuati alcuni servizi di trasporto pubblico locale individuale quali e servizi a uso multiplo, i servizi a condivisione dei veicoli, il trasporto ecologico e il trasporto per categorie disagiate attraverso cui si intende conseguire un ampliamento dell'offerta di trasporto per i cittadini.
Va rilevato, così come sottolineato nell'atto ispettivo, che la materia rientra nella esclusiva competenza degli enti territoriali e il disegno di legge in questione ribadisce e rafforza il contenuto di tale potestà attraverso specifici poteri programmatori e finanziari riconosciuti agli enti territoriali che, peraltro, doverosamente si sottolinea, già disciplinano i servizi e a uso multiplo e quelli a condivisione dei veicoli.
Per quanto di competenza del Ministero dei trasporti, nel rispetto degli obiettivi di indirizzo del programma di Governo è stato predisposto il Piano generale della mobilità (che aggiorna il precedente Piano generale dei trasporti e della logistica) quale strumento essenziale per l'avvio di una nuova fase di programmazione ai diversi livelli istituzionali e territoriali capace di offrire scenari comuni di lungo termine, con un orizzonte al 2020, che disegnino le modalità del trasporto sul territorio nazionale.
Nell'ambito del Piano della mobilità, sono state poste in essere iniziative volte al miglioramento qualitativo e quantitativo dell'offerta di trasporto pubblico locale ai cittadini, con particolare riguardo al pendolarismo e alla copertura territoriale, in contrapposizione al veicolo privato e tenendo conto della riduzione dell'impatto ambientale.
Infatti, con legge finanziaria 2007 è stato disposto l'impiego di parte del Fondo per la mobilità pendolare destinandolo oltre che ai servizi ferroviari locali e regionali anche al rinnovo del parco autobus a basso impatto ambientale. A tale ultimo riguardo, già la legge n. 194 del 1998, più volte rifinanziata, ha autorizzato le regioni a statuto ordinario a contrarre mutui quindicennali o altre operazioni finanziarie per provvedere alla sostituzione degli autobus e all'acquisto di mezzi di trasporto pubblico.
Inoltre, il Ministero ha avviato lo sviluppo di politiche di indirizzo e regolazione del settore di quei trasporti interessati da un processo di liberalizzazione, di risanamento e/o di trasferimento di competenze alle regioni, in una logica che garantisca la crescita della competitività degli operatori e di qualità del servizio erogato al cittadino.
In questa dimensione si colloca il tavolo sul trasporto pubblico locale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri cui partecipano le regioni, gli enti locali, le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria nell'ambito del quale il contributo del Ministero dei trasporti è rappresentato dalla formulazione delle direttive per la riforma del trasporto pubblico locale e l'elaborazione di un decreto ministeriale per il piano di riparto delle risorse destinate alla copertura del contratto collettivo
nazionale del lavoro degli addetti al trasporto per il biennio 2004-2006.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 21 dicembre 2004, in occasione delle olimpiadi invernali di Torino, è stato stipulato il contratto 600/C MOT. 1002.F.377 tra McM ed il Ministero dell'interno Dipartimento Pubblica Sicurezza per la fornitura 7 motoslitte, 7 carrelli con toboga e 7 rimorchi;
nel mese di gennaio 2006, i mezzi completi vengono regolarmente consegnati all'Amministrazione e viene emessa la fattura di euro 145.372.= che ai sensi del contratto l'Amministrazione avrebbe dovuto pagare entro 90 giorni;
nel mese di febbraio arriva ad McM una stranissima richiesta di consegnare a proprie spese in vari posti d'Italia da Napoli a Pescara e quant'altro, i singoli mezzi;
interviene l'avv. Venturi per conto di MCM che ai sensi del contratto fa presente che la richiesta è arbitraria, che la consegna è regolarmente avvenuta ai sensi dell'articolo 8 del contratto e che a quanto consta i mezzi dovrebbero essere in uso alle olimpiadi invernali;
il Ministero revoca tutti gli ordini di trasferimento e consegna dei mezzi nei vari posti d'Italia;
in data 3 luglio l'avv. Venturi invia raccomandata con richiesta di pagamento immediato dei mezzi poiché la ditta McM, per acquistare i materiali necessari alla fornitura, aveva acceso un finanziamento presso una banca, con durata all'incirca pari ai tempi di pagamento previsti dal Ministero e che quindi il saldo diveniva fondamentale per poter coprire il mutuo; tale ritardo ha costretto McM a chiedere alla banca una proroga per alcuni mesi ma ogni ulteriore ritardo potrebbe costringere la piccola azienda anche alla chiusura;
dopo il sollecito di pagamento il Ministero risponde che non vi è disponibilità di cassa e che non è in possesso della documentazione relativa alla liquidazione;
l'avv. Venturi ancora una volta interviene e spedisce al Ministero copia della lettera dei loro stessi uffici (a lei pervenuta) che già tempo prima confermava l'invio della documentazione a Roma;
a questo punto, McM incaricava l'avv. Sonja Venturi di predisporre ricorso per ingiunzione di pagamento. Il Tribunale di Trento sez. distaccata di Cavalese emetteva in data 3 agosto 2006 decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo per euro 150.982,74.= regolarmente notificato al Ministero;
nello stesso tempo il Ministero scriveva ancora e diceva di non poter pagare per mancanza di disponibilità di cassa;
dopo telefonate ripetute, richieste di spiegazioni anche presso il Ministero dell'Economia e Finanze e preso atto di dover procedere con l'esecuzione coattiva verso il Ministero (con notevoli difficoltà dovute alla peculiarità del debitore) con notevole protrarsi della procedura (oltre i tempi della proroga bancaria), McM contatta anche Striscia la Notizia -:
quali ragioni impediscono il regolare pagamento della fattura alla ditta McM che ha regolarmente fornito le motoslitte richieste secondo quanto stabilito contrattualmente;
se è prassi del Ministero lasciar decorrere i termini contrattualmente pattuiti per i pagamenti ai fornitori, nel caso in specie di 90 giorni;
se ci si rende conto che l'ingiustificato ritardo potrebbe comportare la chiusura della piccola ditta fornitrice;
se si tiene in considerazione il danno d'immagine per il Ministero e per lo Stato, visto che la notizia è stata divulgata da una
trasmissione come «Striscia la notizia» che ha un vastissimo ascolto nazionale;
se risulti agli atti del Ministero interrogato la notizia secondo la quale il Ministero avrebbe acquistato successivamente un altro lotto di motoslitte da una ditta altoatesina che avrebbe partecipato alla gara d'appalto vinta dalla McM, e in caso affermativo se questa successiva fornitura è già stata pagata e se le condizioni di aggiudicazione erano effettivamente le migliori rispetto alle altre offerte.
(4-01411)
Risposta. - Il 21 dicembre 2004 il dipartimento della pubblica sicurezza, ricorrendo motivi di urgenza, ha stipulato un contratto, a trattativa privata, con la ditta MCM S.n.c. per la fornitura di 7 motoslitte, di 7 carrelli con toboga e di 7 rimorchi per le esigenze del Centro di addestramento alpino della Polizia di Stato di Moena, con una spesa complessiva di euro 145.372, comprensiva dell'Iva.
Secondo le previsioni contrattuali, il collaudo della fornitura doveva seguire la sottoindicata procedura:
un primo esemplare avrebbe dovuto essere sottoposto a collaudo entro 90 giorni dalla data di ricezione, da parte della società, della comunicazione dell'avvenuta registrazione del decreto di approvazione dell'ordine;
la fornitura complessiva avrebbe dovuto essere sottoposta a collaudo entro 150 giorni dalla data di ricezione, da parte della società, della comunicazione della avvenuta accettazione del collaudo del primo esemplare.
Il collaudo del primo prototipo è stato effettuato il 29 marzo 2005, ma con esito negativo.
La società, che avrebbe dovuto ripetere il collaudo entro 30 giorni, ha proceduto a tale adempimento soltanto il 9 luglio 2005, con un ritardo di 68 giorni rispetto a quanto previsto dal contratto.
Il collaudo dell'intera fornitura è stato pertanto effettuato, con esito positivo, soltanto il 21 dicembre 2005.
La relativa fattura emessa dalla ditta è pervenuta al dipartimento della pubblica sicurezza il 10 luglio 2006.
L'8 agosto 2006 è stato predisposto lo schema di decreto per il pagamento a saldo della fornitura, applicando sull'importo previsto, ai sensi delle condizioni contrattuali, una penalità per i ritardi relativi al collaudo del prototipo.
Peraltro detto importo, pari ad euro 143.641,00, non è stato posto immediatamente in pagamento per una sopravvenuta mancanza di risorse finanziarie sul relativo capitolo di bilancio. La ditta interessata, che ha ritenuto di adire le vie legali, ha notificato al Ministero dell'interno un atto di precetto per l'adempimento dell'obbligazione dovuta.
Detta obbligazione è stata integralmente soddisfatta, una volta acquisite le necessarie risorse finanziarie, con tre distinti provvedimenti, adottati rispettivamente il 22 dicembre 2006, il 10 gennaio ed il 18 gennaio 2007.
Corrisponde al vero che il dipartimento della pubblica sicurezza ha, in epoca successiva, acquistato un lotto di 8 motoslitte presso un'altra azienda.
È opportuno precisare che il comando generale dell'Arma dei Carabinieri, a seguito di gara europea, aveva stipulato nell'anno 2003 un contratto con la ditta Intercom S.r.l. per l'acquisto di 15 motoslitte.
Stante l'esigenza di ampliare il parco veicolare della Polizia di Stato secondo criteri di omogeneità con quello delle altre forze di polizia, il dipartimento della pubblica sicurezza ha ritenuto di dover avviare un contratto a trattativa privata con la predetta azienda, avvalendosi, a tal fine, della previsione normativa contenuta nell'articolo 9, comma 4, lettera e), del decreto legislativo 24 luglio 1992, n. 358.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LUSETTI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i passeggeri del treno regionale Pesaro-Ancona lamentano da tempo la mancata pulizia delle carrozze;
lunedì 15 gennaio nel treno in partenza da Pesaro alle ore 07,10 sono stati trovati nel pavimento della terza carrozza escrementi;
il controllo sulla pulizia dei convogli dovrebbe essere eseguito nella località di origine del treno -:
se non ritenga di accertare i fatti e quali provvedimenti intenda adottare presso Ferrovie dello Stato al fine di assicurare una pulizia dei convogli ferroviari degna di un Paese civile.
(4-02189)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, che lamenta le condizioni di pulizia dei treni sulla relazione Pesaro-Ancona ed in particolare quelle del treno regionale 7011 relativamente al giorno 15 gennaio 2007, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito quanto segue.
Il treno in questione, composto da 6 vetture a piano ribassato ristrutturate di recente, è stato sottoposto regolarmente alle previste operazioni di pulizia la sera del 14 gennaio nell'impianto di Pesaro, stazione di sosta fino alla partenza del mattino successivo.
All'inizio del turno, il capotreno, prendendo in carico il convoglio nel corso della visita interna delle carrozze, non ha rilevato particolari situazioni in ordine alla pulizia.
Relativamente alla presenza di materiale organico sotto un sedile della 2a vettura, sulla base della indagini svolte dalla società, l'ipotesi che si sia trattato di escrementi animali è la più probabile, avallata anche dalla testimonianza del capo treno avvisato da alcuni viaggiatori. Questi ultimi hanno trovato posto in altre carrozze mentre il personale di bordo provvedeva ad avvisare la sala operativa. L'intervento di pulizia e disinfezione è stato effettuato nella stazione di Ancona.
Al fine di evitare il ripetersi di analoghi inconvenienti e prevenire intrusioni notturne, la società ferroviaria ha differito la pulizia del materiale rotabile del treno regionale 7010 dalla sera fino alle ore 5.55 del mattino ed ha interessato la Polizia ferroviaria per una maggiore sorveglianza.
La medesima società ha assicurato che Trenitalia s.p.a. tiene conto della valutazione del servizio di pulizia fornito dalle ditte appaltatrici in considerazione che rappresenta uno dei fattori di qualità che incidono maggiormente sugli indici di gradimento da parte della clientela.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
MARCHI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'8 agosto 2006, nella giornata del cinquantesimo anniversario della tragedia di Marcinelle, l'Italia ha ricordato le vittime, fra cui 136 italiani, con interventi del Presidente della Repubblica, del Presidente della Camera dei deputati e del Presidente del Consiglio dei ministri;
il ricordo di Marcinelle è molto vivo negli italiani, come dimostrano le iniziative commemorative che si sono svolte in tutto il paese;
ancora oggi molti italiani emigrati in Belgio hanno un costante rapporto con il nostro paese ma, purtroppo, non possono usufruire di collegamenti efficienti con l'Italia, in particolar modo sul piano ferroviario;
fino alla fine del 2002 erano in funzione, gestiti dalle Ferrovie dello Stato, diversi treni di collegamento diretto Milano-Bruxelles, tutti i giorni e precisamente:
a) da Milano a Bruxelles, con partenza alle ore 21,35 e arrivo alle ore 9,35 del giorno successivo;
b) da Bruxelles a Milano, con partenza alle ore 7,27 e alle ore 19,00 e arrivo rispettivamente alle ore 19,15 e alle ore 7,00 del giorno successivo;
le Ferrovie dello Stato hanno sospeso questo collegamento producendo gravi disagi all'utenza interessata che è oggi obbligata a servirsi di una linea con un cambio a Basilea, senza poter contare su
coincidenze che evitino permanenze di ore alla stazione intermedia -:
se il Ministro non ritenga opportuno sollecitare Trenitalia affinché venga ripristinato il servizio richiamato, se non quotidianamente almeno in alcuni giorni della settimana.
(4-00947)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il treno notturno EN 298/299 Bruxelles-Milano e viceversa, effettuato in compartecipazione tra ferrovie svizzere, francesi, lussemburghesi e belghe, era composto da due sezioni: una proveniente da Bruxelles ed una proveniente da Dortmund. Tale configurazione rendeva il collegamento economicamente sostenibile, pur in presenza di bassi indici di frequentazione.
A seguito della decisione delle ferrovie tedesche di cancellare la sezione Dortmund-Milano e con il venir meno, quindi, dei viaggiatori provenienti dalla Germania, l'unica possibilità di mantenere il collegamento, con un indice di frequentazione ancora più basso, era quella di rendere il treno «periodico», cioè con una circolazione limitata ai periodi di maggiore affluenza di viaggiatori.
Tale ipotesi, proposta da Trenitalia s.p.a., fu condivisa dalle ferrovie belghe che, in un primo momento, avevano espresso l'intenzione di effettuare un treno in proprio e, successivamente, nell'ottobre 2002 comunicarono la decisione di sopprimere il servizio a partire dal mese di dicembre dello stesso anno in quanto commercialmente non conveniente.
Anche la successiva proposta avanzata da Trenitalia s.p.a. di riattivare il collegamento non è risultata realizzabile, poiché i costi presentati dal Belgio sono risultati troppo onerosi rispetto al ritorno commerciale atteso dal prodotto.
Per quanto riguarda l'istituzione di nuovi collegamenti internazionali di lunghissima percorrenza, tale ipotesi, secondo Ferrovie dello Stato s.p.a., non trova interesse nei partners commerciali a causa dei costi molto elevati e dei maggiori tempi di percorrenza, che rendono tali collegamenti scarsamente competitivi rispetto ai voli low cost del settore aereo e, quindi, poco interessanti per la clientela.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
MIGLIORI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stato siglato un protocollo d'intesa tra Regione Toscana e Trenitalia che prevede, per quanto riguarda la sicurezza del trasporto ferroviario regionale sperimentalmente il beneficio della gratuità del servizio per gli operatori della sicurezza pubblica in quanto coadiuvanti il personale delle F.S. sul tema sicurezza;
incredibilmente risultano esclusi da tali legittimi e condivisibili benefici sia gli agenti di Polizia penitenziaria che la Guardia Forestale;
tale penalizzazione risulta inammissibile per la dignità di operatori pubblici del comparto sicurezza della Toscana e che, soprattutto, è incomprensibile che pur indirettamente settori della pubblica amministrazione compiano discriminazioni, secondo l'interrogante, inaccettabili-:
se non si reputi opportuno ed urgente informare Trenitalia circa l'esigenza immediata di rivedere ogni intesa che discrimini tra operatori della sicurezza.
(4-01504)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito quanto segue.
In data 16 giugno 2006 è stato sottoscritto tra Trenitalia s.p.a., regione Toscana ed i Comandi territoriali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza un protocollo d'intesa per l'avvio di una sperimentazione finalizzata all'incremento del fattore sicurezza a bordo dei treni.
Il libero accesso degli appartenenti alle Forze dell'ordine sui servizi regionali della Toscana aveva, principalmente, lo scopo di favorire una maggior sicurezza della clientela e del personale di bordo. Considerato
l'indice di soddisfazione rilevato tra le parti per i risultati raggiunti, l'iniziativa è stata poi prorogata.
Inoltre, in data 15 dicembre 2006 è stata sottoscritta tra la regione Toscana e Trenitalia s.p.a. un'ulteriore intesa che prevede, tra l'altro, l'estensione del libero accesso ai servizi menzionati anche agli appartenenti al Corpo forestale dello Stato ed al Corpo degli agenti di custodia.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
NUCARA. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante nel corso del viaggio Alitalia Londra-Roma di giorno 5 novembre 2006, delle ore 20,05 si sono verificati spiacevoli episodi per i passeggeri del volo;
intere file di passeggeri non hanno avuto la possibilità di usare la luce di servizio rimanendo per l'intera durata del viaggio al buio. Alle rimostranze degli stessi, gli assistenti di volo hanno risposto che essere assegnati a quelle file dove le luci non funzionavano era stata una «questione di sfortuna», anche se imbarcarsi per un volo Londra-Roma con Alitalia non dovrebbe essere questione di buona o cattiva sorte;
la durata del volo, di circa 2 ore, si è invece protratta per ulteriori 2 ore con arrivo a Fiumicino intorno alle 24 in luogo delle 22 previste;
la qualità della cena servita a bordo è risultata alla generalità dei passeggeri di dubbio gusto, consistente in particolare in un piccolo panino, salmone e pomodori secchi;
alla richiesta da parte di alcuni passeggeri di poter avere delle salviettine rinfrescanti, dagli assistenti di volo è stato risposto, ancora una volta, che era una «questione di sfortuna», in quanto la confezione che era capitata ai passeggeri era sprovvista di salviettina;
inoltre, la confezione alimentare non poteva essere appoggiata comodamente su alcuni tavolini pieghevoli in quanto anche questi erano fuori servizio o mal funzionanti;
dato il costo del biglietto che un passeggero sostiene per imbarcarsi con la compagnia aerea Alitalia, è lecito aspettarsi dei servizi adeguati;
secondo l'interrogante questi episodi si possono, purtroppo, quotidianamente riscontrare su diversi voli Alitalia -:
come, nella sua funzione di vigilanza della società Alitalia, intenda intervenire presso la società per evitare il ripetersi di simili, incresciosi, episodi.
(4-01664)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
Il settore del trasporto aereo in Italia appare oggi caratterizzato da criticità in termini di sviluppo economico-competitivo, di tutela sociale, nonché di governo tecnico-istituzionale.
Per contro, il settore svolge un ruolo fondamentale per l'economia del Paese, in virtù delle risorse impiegate, dell'indotto generato e non ultimo della centralità del brand «Italia», che deve e può essere potenziato anche attraverso l'integrazione e l'allineamento qualitativo e competitivo nel contesto europeo.
L'intendimento del Governo di procedere ad un riassetto del settore ha avuto la sua concretizzazione con l'approvazione dell'atto di indirizzo prima, e con la predisposizione di un disegno di legge attualmente, come noto, all'esame del Parlamento.
Nello specifico di quanto segnalato nell'atto ispettivo, si fa presente che l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) esplica i propri controlli sulla compagnia Alitalia come su tutti gli altri vettori al fine di garantire l'applicazione delle disposizioni in materia di assistenza e di diritto alla compensazione previste dal regolamento comunitario 261/04 e pubblicizzate con la «Carta dei diritti del passeggero».
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
PALOMBA. - Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione provinciale di Reggio Calabria lega la posizione giuridica dei giudici onorari minorili all'articolo 20 del CCNL 2002/2005 per quanto riguarda i permessi;
più in generale, consta all'interrogante che diversi giudici onorari minorili, per poter far parte del collegio Gup e partecipare alle camere di consiglio ed alle udienze cui erano stati assegnati sulla base delle tabelle formate dai presidenti dei tribunali per i minorenni, ovviamente nelle ore antimeridiane quando i collegi si riuniscono, hanno dovuto utilizzare tutte le ferie 2005 e 2006;
tutto ciò è inaccettabile in quanto si risolve in un vincolo insormontabile e discriminatorio posto di fatto da alcune amministrazioni pubbliche all'espletamento dell'incarico, poiché in sostanza si finisce per consentire l'esercizio della pubblica funzione di giudice onorario per i minorenni solo fuori dall'orario di servizio in quanto incarico retribuito;
da un'indagine sul web emerge, per contro, che il Dipartimento della Funzione Pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha più volte precisato che: «la controprestazione della Pubblica Amministrazione non rappresenta una retribuzione, ma un indennizzo a titolo di ristoro»; e che con parere n. 2318 del 6 maggio del 1996, in risposta al quesito posto dalla Corte di Appello di Milano, ha affermato: «Deve riconoscersi al dipendente il diritto di assentarsi dall'ufficio per il tempo strettamente necessario per l'espletamento della carica di giudice onorario e ad essere considerato durante tale periodo a tutti gli effetti in servizio, con diritto quindi a percepire tutti gli emolumenti fissi e continuativi che gli sono dovuti per la presenza in ufficio»;
successivamente, con parere n. 135/C.D./2002 del 10 giugno 2002, il DFP (Dipartimento Funzione Pubblica) ha affermato che: «Le assenze dal servizio per lo svolgimento, nelle sedi e nei giorni ove sia richiesto dalle funzioni istituzionali, sono da ritenersi assenze per servizio, al pari di coloro che sono chiamati al compimento di un ufficio obbligatorio», precisando che la vigente normativa attribuisce all'incarico di magistrato onorario il «carattere pubblico e obbligatorio» -:
se sia a conoscenza di quanto illustrato e se non ritenga opportuno diramare disposizioni o direttive che escludano dall'applicazione dell'articolo 20 del CCNL le situazioni di cui sopra in tutte le Pubbliche Amministrazioni, affinché i dipendenti chiamati all'espletamento della funzione di Giudice Onorario siano autorizzati a fornire le loro prestazioni essendo considerati a tutti gli effetti in servizio.
(4-02288)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame concernente l'esercizio della funzione di giudice onorario minorile da parte di un dipendente dell'amministrazione provinciale di Reggio Calabria e la disciplina della fruizione dei permessi per il suo espletamento.
Al riguardo si rappresenta che l'articolo 20 del contratto collettivo nazionale del lavoro del comparto regioni ed autonomie locali, sottoscritto in data 22 gennaio 2004, riconosce al dipendente, il quale sia stato previamente autorizzato dall'ente di appartenenza a svolgere le funzioni di giudice onorario o di vice-procuratore onorario, il diritto di assentarsi dal lavoro «per il tempo necessario all'espletamento del suo incarico». L'articolo 20 dispone, inoltre, al comma 2, che i periodi di assenza non sono retribuiti e non sono utili ai fini della maturazione dell'anzianità di servizio e degli altri istituti contrattuali.
Sulla questione, si è, peraltro, espressa anche l'Agenzia per la rappresentanza nazionale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) che, con parere n. 104-20 ha precisato che «il contratto collettivo nazionale del lavoro non esclude la possibilità di poter dare corretta applicazione ad altre forme di gestione delle prestazioni d'obbligo
correlate al rapporto di lavoro, utilizzando istituti previsti da altre e diverse disposizioni contrattuali», tra i quali «la fruizione di permessi retribuiti con obbligo di recupero, un adattamento dell'orario d'obbligo in modo da conciliare ragionevolmente la tutela delle esigenze di servizio e le finalità pubbliche dell'incarico ricoperto».
Tanto premesso, si rileva che la materia oggetto dell'interrogazione in esame è riservata alla contrattazione collettiva e, proprio nell'ambito della stessa, la fattispecie segnalata dall'onorevole Palomba ha già trovato puntuale regolamentazione, nel senso di escludere la possibilità di considerare, a tutti gli effetti, in servizio i dipendenti autorizzati a svolgere le funzioni di giudice onorario o di vice-procuratore onorario.
Di conseguenza, una eventuale modifica della norma contrattuale in questione dovrà essere opportunamente proposta in sede di rinnovo del contratto del comparto regioni ed autonomie locali, su impulso di una specifica indicazione in tal senso da parte del competente comitato di settore, istituito presso l'ARAN; si tratta, nel caso concreto, del comitato di settore costituito, ai sensi dell'articolo 41, comma 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001, dai rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle regioni, dell'Associazione nazionale dei comuni d'Italia - ANCI e dell'Unione delle province d'Italia - UPI, i quali, come è noto, esercitano, relativamente alle procedure di contrattazione collettiva, il potere di indirizzo nei confronti dell'ARAN.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
PATARINO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 4 dicembre 2003 l'allora Presidente ella Provincia di Taranto, Prof. Domenico Rana, inviava al Ministero per i Beni e le Attività Culturali il dossier di iscrizione delle Gravine dell'Arco Jonico nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco;
in data 16 giugno 2004 il citato Ministero rispondeva esprimendo un parere di massima in senso positivo, ma specificando che il riconoscimento sarebbe stato possibile soltanto come estensione di quello già esistente per le gravine di Matera alle gravine del tarantino e del barese (Comune di Gravina);
in data 19 dicembre 2005 i Consigli Comunali delle città di Matera e Gravina, in seduta congiunta ed all'unanimità hanno deliberato di attivarsi per l'estensione del riconoscimento Unesco delle Gravine di Matera a quelle di Gravina in Puglia, avviando l'iter previsto e concretizzando di fatto la condizione posta dal Ministero nella nota citata -:
se intenda prendere atto di quanto descritto e procedere alla unificazione degli iter, coinvolgendo tutti gli Enti Locali interessati, al fine di estendere il già esistente riconoscimento delle Gravine di Matera all'intero arco delle gravine che interessa i Comuni di Gravina in Puglia, (Bari), Matera, Ginosa (Taranto), Laterza (Taranto), Castellaneta (Taranto), Palagianello (Taranto), Mottola (Taranto), Massafra (Taranto), Crispiano (Taranto) e Grottaglie (Taranto).
(4-04202)
Risposta. - Nel dare riscontro alla formale richiesta di ampliamento del sito «I Sassi di Matera» con l'inserimento della città di Gravina in Puglia, formulata dal sindaco di Gravina dottor Rino Vendola con nota n. 32877 del 20 novembre 2006, il Capo del Dipartimento per la ricerca, l'innovazione e l'organizzazione di questo Ministero, con nota n. 16396 del 22 dicembre 2006, faceva presente che, a seguito delle decisioni assunte dal Comitato per il patrimonio mondiale nella 28a Sessione (28 giugno-7 luglio 2004) in relazione alle necessità di riequilibrio e rappresentatività della lista, al fine di contenere il numero delle candidature da esaminare annualmente e di porre un limite ai Paesi con molti siti già iscritti, le proposte di estensione
di siti già presenti nella lista sono considerate come nuove iscrizioni. Alla luce di tali nuove disposizioni, il Ministero per i beni e le attività culturali non ritiene opportuno prevedere al momento proposte di estensione dei siti già iscritti.
Tuttavia nella medesima nota si faceva anche presente che, qualora nel corso delle prossime riunioni il Comitato avesse rivisto le decisioni assunte nel 2004, si sarebbe potuto prendere in considerazione la richiesta di Gravina di Puglia. A tal fine si invitava l'Amministrazione comunale a far pervenire all'Ufficio lista del patrimonio mondiale UNESCO una sintetica documentazione, nella quale si dovevano evidenziare in particolare le caratteristiche di eccezionalità della città - con riferimento, ovviamente, ai requisiti di valore per i quali è stato iscritto il sito «I Sassi di Matera», il suo stato di conservazione, nonché gli strumenti di tutela vigenti e le modalità attuali di gestione.
L'Amministrazione comunale ha quindi presentato all'Ufficio lista del Patrimonio mondiale UNESCO del Ministero per i beni e le attività culturali un dossier che tuttavia rispondeva solo in modo molto parziale alle richieste formulate con la nota del dicembre 2006.
In ogni caso questo Ministero ha ritenuto che la candidatura proposta meritasse una più approfondita valutazione, anche alla luce dell'effettivo interesse che riveste il territorio che da Gravina giunge a Matera. Tenuto conto dell'insufficienza della documentazione pervenuta, il Responsabile dell'Ufficio UNESCO ha quindi accettato l'invito a partecipare ad incontri e ad effettuare un sopralluogo nella città di Gravina. A seguito di tale sopralluogo, svoltosi il 1o marzo 2007, sono emerse alcune criticità, cui si rende necessario fare fronte prima di avviare la candidatura. In particolare desta preoccupazione lo stato di conservazione del centro storico, che in alcune parti è abbandonato, pericolante e transennato, né risultano programmate iniziative per porre rimedio a tale condizione di degrado. Appare chiaro che una tale situazione non si concilia con la richiesta di iscrizione in una Lista in cui dovrebbero essere presenti le eccellenze del nostro patrimonio da presentare all'intera umanità.
Si rende quindi necessario che l'Amministrazione comunale si attivi per avviare un programma di riqualificazione del centro storico, condizione questa indispensabile per presentare la candidatura.
Contemporaneamente è stato richiesto di approfondire l'aspetto scientifico della candidatura, che alla luce della documentazione trasmessa non appare in grado di soddisfare i requisiti imposti dall'UNESCO. Inoltre, tenendo conto degli orientamenti emersi per le nuove candidature in sede UNESCO, è stato suggerito di verificare la possibilità di presentare una candidatura più articolata, comprendendo anche ulteriori testimonianze di insediamenti rupestri e di paesaggio culturale nel territorio compreso tra Gravina e Matera.
Si fa presente infine, che la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia sta seguendo con attenzione la proposta ed è in contatto con il comune di Gravina per fornire ogni supporto utile ad approfondire gli aspetti scientifici della candidatura.
In merito al coinvolgimento dei comuni in provincia di Taranto, si sottolinea che ogni eventuale proposta di estensione da presentare all'UNESCO dovrà comprendere tutte le località che rispondono ai requisiti richiesti. In tale ottica si ritiene opportuno quindi unificare tutte le proposte pervenute, invitando le diverse amministrazioni a coordinarsi tra loro.
In conclusione, il Ministero per i beni e le attività culturali resta a disposizione per proseguire l'attività di indirizzo e di sostegno alla proposta di candidatura, ma naturalmente è necessario che le autorità locali, che si sono fatte promotrici dell'iniziativa, attuino le azioni indicate e predispongano una documentazione in linea con gli standard richiesti dall'UNESCO. L'esito positivo di una candidatura alla lista del Patrimonio mondiale, infatti, può essere raggiunto solo con una seria preparazione ed attraverso una puntuale dimostrazione che il sito proposto soddisfa i criteri di eccezionale valore e tutti gli ulteriori requisiti sanciti dall'UNESCO con la Convezione
sul Patrimonio mondiale del 1972 e le Linee guida operative che definiscono nel dettaglio la sua attuazione.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
PEDRINI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le epilessie riguardano circa l'1 per cento della popolazione italiana;
l'incidenza è di circa 50 nuovi casi per ogni 100.000 persone ogni anno;
l'epilessia in Italia è stata riconosciuta come malattia sociale nel 1965;
esistono vari tipi di epilessie;
il termine crisi epilettica descrive una varietà di sintomi neurologici dovuti ad un scarica elettrica anomala, sincronizzata e prolungata di cellule nervose della corteccia o del tronco cerebrale;
l'epilessia può insorgere a qualsiasi età, ma in circa l'80 per cento dei casi insorge prima dei 20 anni e soprattutto nell'infanzia e nell'adolescenza;
per i bambini un corretto inserimento a scuola è fondamentale per il loro apprendimento e per la loro crescita culturale e psichica, inserimento che spesso è complicato dalla scarsa preparazione degli insegnanti su questo tema che crea difficoltà nei rapporti con i bambini e una conseguente emarginazione dei bambini stessi;
in passato, e ancora ora, molte persone hanno pregiudizi nei confronti dei soggetti affetti da epilessia, pregiudizi causati dalla non conoscenza e dalla mancata informazione -:
se non ritenga opportuno organizzare delle campagne di informazione e sensibilizzazione sull'epilessia per diffonderne una maggior conoscenza tra la popolazione e cancellare i pregiudizi esistenti;
se non ritenga necessario programmare corsi di aggiornamento e formazione sull'epilessia per preparare gli insegnanti delle scuole italiane, al fine di consentire un corretto inserimento degli alunni affetti da tale malattia onde evitare inutili ansie, malcontenti e soprattutto l'emarginazione dei bambini che soffrono per questa malattia.
(4-01714)
Risposta. - Nell'atto parlamentare in esame l'interrogante premessi alcuni cenni sul termine «crisi epilettica» e sull'epilessia come malattia sociale, chiede di conoscere le iniziative che questo Ministero e il Ministero della salute intendono intraprendere in merito all'organizzazione di campagne di informazione sull'epilessia ed in merito alla programmazione di corsi di aggiornamento e formazione per gli insegnanti delle scuole italiane.
Nel condividere le esigenze rappresentate in ordine all'informazione e alla sensibilizzazione sull'epilessia, va fatto presente che le tematiche sollevate nell'interrogazione rientrano nel complessivo Piano nazionale per il benessere dello studente promosso da questa Amministrazione in collaborazione con i dicasteri competenti, tra cui il Ministero della salute, ed in sinergia con i diversi soggetti presenti nel territorio; esso mira alla prevenzione del disagio fisico, psicologico e sociale a scuola con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita all'interno del sistema scolastico.
Le linee di indirizzo per l'attuazione del suddetto piano, per l'anno scolastico 2007/2008, sono contenute nella circolare ministeriale del 18 aprile 2007. Nelle linee di indirizzo viene preliminarmente ricordato che le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità affidano alle istituzioni preposte all'educazione delle nuove generazioni due funzioni principali in ordine alla salute e alla prevenzione delle dipendenze patologiche. Inoltre, vengono fornite indicazioni relativamente a: obiettivi e aree di intervento, che le istituzioni scolastiche nell'ambito della loro autonomia e nel rispetto della libertà di insegnamento e delle finalità generali del sistema scolastico hanno la responsabilità educativa di tradurre e declinare
nel singolo contesto territoriale; azioni a livello nazionale, tra cui l'apertura pomeridiana delle scuole, gli incentivi all'eccellenza, la comunicazione con particolare riguardo alla realizzazione delle campagne di comunicazione interistituzionale per la promozione di comportamenti salutari tra i giovani e il monitoraggio delle buone pratiche.
Nelle medesime linee di indirizzo è, tra l'altro, evidenziato che per la realizzazione delle iniziative previste, in data 5 gennaio 2007, è stato siglato un apposito protocollo d'intensa con il Ministero della, salute e si è fatto altresì presente che il Ministero della pubblica istruzione, nell'ambito del piano nazionale del benessere, ha promosso azioni mirate per le quali ha già stanziato apposite risorse.
Stante la connessione con il tema oggetto dell'atto di sindacato ispettivo, merita di essere ricordato anche l'Atto di raccomandazioni emanato il 25 novembre 2005 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero della salute, contenente le linee guida per la definizione degli interventi finalizzati all'assistenza di studenti che necessitano di somministrazione di farmaci in orario scolastico, al fine di tutelarne il diritto allo studio, alla salute ed il benessere all'interno della struttura scolastica.
Quanto sopra per quel che concerne gli atti già emanati, che si muovono nella direzione cui tende l'atto di sindacato ispettivo.
Per quei che riguarda specificamente il termine «crisi epilettica» e l'epilessia come malattia sociale, il Ministero della Salute ha precisato quanto segue.
Il termine «crisi epilettica» descrive una varietà di sintomi neurologici dovuti a una scarica elettrica anomala, sincronizzata e prolungata di cellule nervose della corteccia o del tronco cerebrale. Si parla di epilessia idiopatica o primaria quando la storia clinica e gli esami diagnostici non rivelano cause per crisi epilettiche ripetute, sono probabilmente determinate geneticamente ed esordiscono nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza, spesso guariscono completamente o si attenuano nell'adulto. Quasi tutte le epilessie idiopatiche sono assolutamente benigne, tipicamente si verificano in soggetti per altro completamente sani, spesso guariscono completamente o si attenuano nell'adulto. Un gran numero di epilessie ad esordio infantile è invece dovuto effettivamente ad un danno cerebrale acquisito prima o dopo la nascita: malattie o incidenti che possono danneggiare la corteccia cerebrale, possono causare un'epilessia e, prima della nascita, infezioni o disturbi dell'apporto di sangue al cervello del feto, possono causare danni cerebrali che successivamente daranno epilessia.
L'epilessia colpisce fra lo 0,6 e l'1 per cento della popolazione italiana; si stima che in Italia circa 500.000 persone ne siano affette. L'incidenza è di 46,7 nuovi casi ogni anno, circa 25.000 unità. Le epilessie possono insorgere a qualsiasi età, tuttavia, in circa l'80 per cento dei casi le crisi iniziano prima dei 20 anni, nell'infanzia e nell'adolescenza (la malattia colpisce il 2-3 per cento della popolazione infantile). L'epilessia è pertanto un problema di vasta rilevanza sociale, ed in Italia è stata riconosciuta come «malattia sociale» nel 1965 (decreto ministeriale del 5 gennaio 1965, n. 249 ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica dell'11 febbraio 1961). L'epilessia è inoltre relativamente frequente nei bambini e negli adolescenti e l'integrazione di questi soggetti nelle comunità scolastiche rappresenta un importante obiettivo sociale e sanitario.
Per moltissimo tempo la crisi epilettica è stata associata a qualcosa di inspiegabile e misterioso, a cui sono state date spiegazioni non razionali, e considerata un fenomeno da nascondere. Ancora oggi, i familiari di questi soggetti, raccolti in associazioni, testimoniano che il pregiudizio nei confronti dell'epilessia è molto radicato e gli atteggiamenti di paura e di rifiuto si ripercuotono sulla persona affetta da epilessia, provocando senso di vergogna, di colpa e reazioni di difesa, rappresentando così delle minacce all'identità ed alla sicurezza della persona.
Contro il pregiudizio e la superstizione si battono da anni in tutto il mondo associazioni scientifiche e umanitarie con campagne
di informazione, tra le quali la Global Campaign Aganst Epilepsy organizzata e condotta dalla International League Against Epilepsy (federazione delle società scientifiche nazionali di 86 paesi) in collaborazione con l'international Bureau for Epilepsy (federazione delle associazioni di volontariato) e con l'Organizzazione mondiale della sanità. L'obiettivo di queste campagne è quello di sdrammatizzare la portata e le conseguenze psicologiche della malattia, facendo prendere coscienza che oggi l'epilessia è una malattia neurologica curabile.
Con la nuova Classificazione internazionale del funzionamento, dalla disabilità e della salute (ICF), l'Organizzazione mondiale della sanità integra il modello medico ed il modello sociale di approccio alla disabilità. Su questa base, l'OMS promuove la Riabilitazione su base comunitaria, «una strategia attuabile all'interno dei processi di sviluppo di una comunità, organizzando la riabilitazione e garantendo l'uguaglianza delle opportunità e l'integrazione sociale di tutte le persone con disabilità; attuata attraverso l'insieme degli sforzi delle stesse persone disabili, dei loro familiari e delle comunità, e attraverso adeguati servizi sanitari, educativi, professionali e sociali.» (Joint Position Paper OMS ILO UNESCO 1994), Una conseguenza importante di questo nuovo approccio è che il trattamento della disabilità si basa sul riconoscimento della diversità umana, sull'empowerment delle persone disabili e sulla responsabilizzazione e coinvolgimento delle istituzioni e dell'intera società.
La prima Conferenza nazionale sulla salute pubblica e l'epilessia, «Vivere bene con l'epilessia», sponsorizzata dal CDC, la American Epilepsy Society (AES), la National Association of Epilepsy Centers (NAEC), e la Epilepsy Foundation (EF), che ha avuto luogo nel 1997, definì una lista di obiettivi prioritari, tra cui, combattere lo stigma, ridurre le disabilità associate all'epilessia, migliorare la comunicazione e promuovere l'informazione pubblica sull'epilessia.
Il Ministero della salute ha inoltre fatto presente che il Piano sanitario nazionale 2006-2008, nel capitolo dedicato alla prevenzione sanitaria e la promozione della salute sottolinea che l'efficacia degli interventi di prevenzione deve avvalersi anche di un'ampia trasversalità, infatti numerosi soggetti sanitari e non sanitari possono concorrere alla loro realizzazione. L'offerta per una attiva promozione della salute dei cittadini risulta più efficace se si adottano strategie per una comunicazione coerente ed efficace, in quanto questa, nel campo della promozione della salute risulta strumento necessario e determinante per il raggiungimento degli obiettivi.
Il medesimo Dicastero ha fatto presente, infine, che in Italia, esistono numerose associazioni di volontariato ONLUS sia nazionali che regionali che già da tempo si dedicano esclusivamente e specificatamente alla lotta contro l'epilessia. Lo scopo di queste associazioni è quello di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle problematiche di ordine sociale e psicologico determinate da questa malattia. Le associazioni sono impegnate nel diffondere una cultura epilettologica sia fra gli operatori sanitari, (medici, tecnici, infermieri, riabilitatori che si trovano a trattare questa patologia) sia, fra le figure non sanitarie (insegnanti, associazioni, politici, cittadini) che sono interessate a questo problema o che vengono a contatto con persone affette da epilessia.
Il Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione: Maria Letizia De Torre.
PEDRINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Telecom Italia, detiene attraverso ETI (Euro Telecom International), il 50 per cento della società di telecomunicazioni boliviana Entel Bolivia, che opera nei settori della telefonia fissa, mobile, internet, trasmissione dati;
Entel Bolivia, ha realizzato investimenti che hanno permesso uno sviluppo
dell'economia nazionale boliviana in termini di occupazione, infrastrutture locali, trasferimento di know-how e tecnologie;
il 2 aprile 2007 il Governo boliviano ha emesso il decreto n. 29087 per definire e negoziare termini e condizioni per il trasferimento al Governo boliviano delle azioni di Telecom Italia in Entel Bolivia, nell'ambito di una manovra finalizzata alla rinazionalizzazione della rete di telecomunicazioni. Tale decreto prevede una scadenza di trenta giorni per concludere la negoziazione;
a fronte delle relazioni di cooperazione esistenti fra UE e Bolivia, tale decisione del Governo boliviano, comporta gravi rischi sia in termini di salvaguardia degli investimenti presenti da parte di una società dell'Unione (Telecom Italia), sia per le eventuali decisioni di investimento provenienti dall'Unione europea verso la Bolivia, tanto che la stessa Commissione europea sta seguendo gli sviluppi della situazione -:
se il Governo, al fine di difendere gli investimenti stranieri italiani secondo i dettami del diritto internazionale, intenda vigilare sugli sviluppi di tale situazione, che vede coinvolto un nostro strategico gruppo di TLC, affinché i negoziati tra il Governo boliviano e Telecom Italia avvengano nel rispetto delle condizioni di mercato, in modo che venga pagato un prezzo giusto ed equo per le azioni che il Governo boliviano intende acquistare.
(4-03429)
Risposta. - L'iniziativa del Governo Morales per riprendere il controllo dell'impresa boliviana di telecomunicazioni Entel, partecipata da Telecom, viene seguita da tempo dal Ministero degli affari esteri in stretto raccordo con l'Ambasciata a La Paz.
Già in occasione della mia prima visita a La Paz, 19-22 luglio 2006, ebbi modo di segnalare al Presidente Morales l'importanza della presenza italiana, attraverso Telecom Italia in Entel, e l'auspicio che questa collaborazione potesse proseguire e ulteriormente migliorare.
In particolare l'evoluzione della situazione viene seguita costantemente dalla Farnesina dopo l'emanazione del decreto supremo n. 29087 del 28 marzo 2007 che istituisce la Commissione incaricata di negoziare le condizioni per il recupero «a favore dello Stato» della compagnia di telecomunicazioni Entel.
La posizione del Governo è quella di «facilitatore vigile»: il Governo italiano non è né «parte negoziale», né tanto meno «neutrale». Si è da parte italiana mantenuto il principio che il Governo è fortemente interessato a che venga seguito un metodo idoneo al raggiungimento di una soluzione che, nel quadro degli ottimi rapporti tra i due paesi, soddisfi le esigenze dell'investitore italiano e tenga conto dell'importante contributo da questi fornito allo sviluppo delle, telecomunicazioni in Bolivia.
Il Governo italiano ha intrapreso, in particolare, numerose e sistematiche iniziative, fra le quali:
la segnalazione del problema e l'auspicio di una positiva soluzione fatta, nel corso della sua visita in Bolivia, della Viceministra Sentinelli, il 12 febbraio 2007;
l'accoglienza a Roma del Presidente Evo Morales, che effettuava uno scalo tecnico il 4 marzo al quale espressi di nuovo la preoccupazione italiana su questa vicenda e l'aspettativa di una soluzione equa;
la lettera inviata il 13 aprile 2007 dal Ministro degli affari esteri D'Alema al suo omologo Choquehuanca, con cui si auspicava che il dialogo fra il Governo boliviano e Telecom Italia avvenisse nel rispetto delle regole internazionali, nonché dei diritti di tutte le parti, al fine di evitare il ricorso a misure unilaterali che impedirebbero all'impresa di sostenere adeguatamente le proprie ragioni;
i colloqui telefonici di fine aprile con i quali, tra l'altro, ho manifestato al Ministro Quintana il disappunto per il termine ravvicinato del 1o maggio 2007 inizialmente fissato per la conclusione del negoziato. Successivamente il Governo boliviano ha deciso di prorogare di fatto tale scadenza;
la visita a Roma del Ministro della Presidenza Quintana il 2-3 maggio 2007 è stata una concreta conseguenza degli interventi summenzionati. Nel corso dei colloqui il Ministro D'Alema ha ricordato la particolare apertura dimostrata dall'Italia, sia sul piano bilaterale sia negli ambiti multilaterali, nei confronti del Governo democraticamente scelto dal popolo boliviano;
la proposta italiana che, al fine di dissipare ogni dubbio avanzato dal Governo boliviano nei confronti della passata condotta di Telecom Italia e della società controllata Entel, si faccia ricorso a consulenti indipendenti nominati dalle parti. Tale proposta è attualmente in corso di negoziazione fra le parti;
la mia visita La Paz il 17-18 giugno 2007 per un aggiornamento dei rapporti bilaterali;
l'intensa azione di sensibilizzazione diretta e indiretta nei confronti della Commissione europea. Sia il Ministero degli esteri, tramite la rappresentanza italiana a Bruxelles, sia il Ministero delle telecomunicazioni si sono adoperati affinché della questione fossero investiti la Commissario Ferrero-Waldner e la Commissario Reding, poi effettivamente anch'esse intervenute nei confronti delle autorità boliviane. Si intende infatti affermare di fatto che il caso non riguarda solo il nostro Paese ma riveste un interesse più ampio perché concerne il futuro stesso degli investimenti europei in Bolivia;
in senso analogo è intervenuto il Capo delegazione dell'Unione europea nel Comitato congiunto Unione europea - Comunità andina, e Direttore per le Americhe della Commissione europea, Tomas Duplà del Moral, recatosi a La Paz il 29-30 maggio per l'avvio dei negoziati di associazione biregionali. In quella occasione il funzionario ha espresso al Presidente Morales l'auspicio dell'Unione europea che si possa giungere ad una soluzione del caso Entel soddisfacente per entrambe le parti e rispettosa sia della normativa boliviana che della necessità di tutelare i legittimi interessi ed investimenti effettuati da Telecom nel Paese andino.
La soluzione della vicenda non è una variabile indipendente dal rapporto bilaterale Italia-Bolivia, che il nostro Governo intende, peraltro, in accordo con quello di La Paz, ulteriormente rafforzare. Tale rapporto può essere tuttavia oggettivamente danneggiato - nonostante la nostra volontà - da una mancata soluzione consensuale della questione.
L'Italia pertanto si attende che il Governo boliviano si adoperi per cercare una soluzione della questione del recupero del pacchetto di maggioranza di Entel che non abbia riflessi sugli eccellenti rapporti bilaterali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Donato Di Santo.
PELLEGRINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante, venerdì 8 settembre decine di viaggiatori diretti a Bologna da Napoli, con volo Alitalia, impiegarono circa dieci ore per raggiungere il capoluogo emiliano a causa di una serie di ritardi e di mancate coincidenze, che costrinsero ad attese lunghe ed estenuanti;
nel corso di tali attese il personale Alitalia non si è mai preoccupato di fornire informazioni ai viaggiatori o di chiedere scusa per i continui disagi;
le ragioni di tali disservizi, secondo le sporadiche notizie apprese, sarebbero attribuibili agli equipaggi, il cui passaggio da un aereo all'altro per assicurare i voli, farebbe accumulare inevitabili ritardi;
tale stato di cose si protrae da molto tempo, almeno stando a quanto gli stessi viaggiatori abituali hanno raccontato -:
quali iniziative intendano adottare per tutelare i diritti dei viaggiatori e fare
in modo che l'Alitalia, compagnia di bandiera italiana, possa assicurare un servizio efficiente e garantire cortesia e disponibilità, elementi essenziali quando si fornisce una prestazione così particolare e delicata.
(4-01088)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
Il settore del trasporto aereo in Italia appare oggi caratterizzato da criticità in termini di sviluppo economico-competitivo, di tutela sociale, nonché di governo tecnico-istituzionale.
Per contro, il settore svolge un ruolo fondamentale per l'economia del Paese, in virtù delle risorse impiegate, dell'indotto generato e non ultimo della centralità del brand «Italia», che deve e può essere potenziato anche attraverso l'integrazione e l'allineamento qualitativo e competitivo nel contesto europeo.
L'intendimento del Governo di procedere ad un riassetto del settore ha avuto la sua concretizzazione con l'approvazione dell'atto di indirizzo prima, e con la predisposizione di un disegno di legge attualmente, come noto, all'esame del Parlamento.
Nel caso specifico segnalato nell'atto ispettivo, il ritardo del volo AZ 1266 Napoli-Roma, schedulato alle ore 11,25, è stato determinato dal ritardato arrivo dell'aeromobile da Roma a causa delle avverse condizioni meteo su Fiumicino.
I passeggeri con coincidenze a rischio sono stati riprotetti sui primi voli disponibili secondo le procedure. Per i passeggeri diretti da Napoli a Bologna, la prima coincidenza utile su Fiumicino ha riguardato i voli delle ore 17,30 o delle ore 21.15, determinando tempi di attesa di diverse ore.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
PELLEGRINO. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Governo e gli enti locali, nell'ottica della riduzione dell'inquinamento, promuovono l'uso dei mezzi pubblici e in primis del treno;
l'area a Nord di Napoli è nei fatti un tutt'uno con il capoluogo partenopeo per esigenze di scuola e lavoro;
le vie di collegamento con il centro urbano sono quotidianamente intasate da automobili private che rendono difficile la circolazione anche per i mezzi pubblici su gomma;
la linea Napoli-Caserta, via Aversa, potrebbe essere una valida alternativa per le migliaia di persone che quotidianamente raggiungono il capoluogo dai centri a Nord di Napoli e dall'agro aversano, aree in cui vivono almeno un milione di persone;
il rispetto degli orari, necessario per permettere di raggiungere i luoghi di lavoro e studio nei tempi previsti, è praticamente nullo. Al di là delle soppressioni improvvise e inspiegabili, tutti i treni in arrivo ed in partenza dalla stazione di Napoli sono costretti a lunghe attese che provocano ritardi anche consistenti creando notevoli disagi;
oltre alle suddette difficoltà, a rendere insostenibili i disagi si aggiungono la mancanza assoluta di informazioni che rende impossibile scelte alternative e le precarie condizioni di viaggio in carrozze sovraffollate, sporche e spesso non climatizzate adeguatamente;
tutti i disservizi segnalati sono aumentati notevolmente dallo scorso mese di dicembre, quando i due soli binari disponibili sono utilizzati anche dai treni dell'alta velocità in attesa della conclusione dei lavori sulla tratta Gricignano-Afragola-Napoli, in quanto l'obbligo di cedere la precedenza anche ai Tav, oltre ai treni Eurostar e Intercity rende ancora più lunghi i tempi di percorrenza -:
se il Governo, intenda adottare dei provvedimenti per un immediato miglioramento delle condizioni di viaggio sulla linea Napoli-Caserta, via Aversa.
(4-01615)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, occorre premettere che il completamento dei lavori alta velocità-alta capacità previsto per il dicembre 2008 permetterà
un netto miglioramento dei collegamenti ferroviari poiché la linea «storica» Napoli-Aversa sarà dedicata completamente al trasporto di carattere locale prevedendo un incremento di capacità di circa il 30 per cento rispetto all'attuale.
Allo stato attuale, il servizio su tale linea è assicurato, mediamente, da circa 90 collegamenti giornalieri con una frequenza di 15 minuti nelle ore di maggior affluenza e 30 minuti nelle altre fasce orarie.
Il materiale rotabile utilizzato è principalmente del tipo TAF, treno ad alta frequentazione, o Minuetto, entrambi di ultima generazione e, pertanto, dotati di moderne tecnologie. Sulla relazione in questione circolano anche treni diretti in servizio tra Napoli e Roma, effettuati con materiale rotabile meno recente che sarà sottoposto ad interventi di restyling nel corso del 2007.
Per quanto riguarda la puntualità, la società ferroviaria ha riferito che i monitoraggi effettuati hanno rilevato nel 2007 un miglioramento: infatti, nei primi mesi del corrente anno, il 90 per cento dei treni è giunto a destinazione entro i 5 minuti dall'orario previsto, contro l'84 per cento registrato nel 2006.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
PELLEGRINO. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il nuovo orario ferroviario di Trenitalia, in vigore dal prossimo 10 dicembre, nell'ambito delle variazioni dell'offerta commerciale decise dall'Azienda, comporta la limitazione fino a Roma della tratta di percorrenza del treno 368/369, che attualmente copre la linea ferroviaria Napoli-Nizza-Napoli;
la città di Napoli è fortemente penalizzata dalla mancanza di treni internazionali e di fatti oltre il treno anzidetto 368/369 di cui è prevista l'imminente limitazione, ne esiste soltanto un altro, il 286/287 che copre la tratta ferroviaria Napoli-Munchen-Napoli;
la città di Napoli costituisce il principale punto di collegamento tra il Sud ed il Nord del Paese e con i paesi europei;
la vocazione turistica delle due città collegate, Napoli e Roma, va incrementata e non mortificata, e nel caso di specie, con la limitazione del treno 368/369 per Nizza solo fino a Roma è quanto si verificherebbe;
la limitazione della predetta tratta, con riferimento alla città di Napoli, avrebbe fortissime ripercussioni sui livelli occupazionali: si determinerebbe infatti un esubero del 50 per cento del personale della Wasteels International, soprattutto di quello viaggiante, addetto al servizio di accoglienza notte nonché di quello impiegato per le pulizie e del 15 per cento della forza lavoro complessiva dell'azienda;
a giudizio dell'interrogante la contrazione dell'offerta commerciale di Trenitalia coglie l'unico obiettivo di un beneficio interno della Società ma causa problemi ai lavoratori dell'indotto, ai lavoratori pendolari che usufruiscono giornalmente della tratta Napoli-Roma, alla città di Napoli dal punto di vista commerciale, turistico, oltre che in termini di visibilità internazionale, in netto contrasto con la linea politico-programmatica del Governo e delle Amministrazioni locali, tese ad un rilancio del capoluogo del Mezzogiorno -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché sia evitato il verificarsi della limitazione (a Roma), della tratta di percorrenza del treno 368/369 dell'attuale linea ferroviaria Napoli-Nizza-Napoli con l'entrata in vigore dei nuovo orario ferroviario alprossimo 10 dicembre 2006, deciso da Trenitalia, anche e soprattutto in relazione alle considerevoli ripercussioni che l'evento avrebbe sull'occupazione del personale della Wasteels International.
(4-01849)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre premettere che il servizio di trasporto passeggeri nell'area del Paese di interesse citata nell'atto ispettivo, come noto, è erogato dall'impresa ferroviaria in regime di autonomia gestionale, ovvero senza contributi
pubblici e senza interferenza sulle modalità di declinazione dell'offerta.
Sulla questione, comunque, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha confermato che il treno notte euronight 368/369 da/per Nizza viene effettuato a rischio d'impresa da parte di Trenitalia s.p.a. e senza alcuna compartecipazione da parte delle Ferrovie francesi per le quali il collegamento è commercialmente sostenibile.
Tuttavia, nonostante il risultato economico di rapporti costi/ricavi negativo, la società ferroviaria ha ritenuto opportuno verificarne la commercialità riposizionando tale collegamento su bacini a maggior domanda potenziale e sviluppandone l'aspetto turistico internazionale.
Pertanto, nell'orario entrato in vigore nel dicembre 2006, Ferrovie dello Stato ha previsto l'instradamento della coppia di euronight in questione via dorsale anziché via tirrenica, creando un nuovo collegamento tra Pisa e Firenze, che è poi stato attestato a Roma Termini anziché a Napoli, in considerazione dei risultati poco soddisfacenti in termini di domanda. Infatti, a fronte di 376 posti offerti, è risultata, nel 2006, una media giornaliera di 26 passeggeri da Napoli e 24 sulla relazione inversa, con un tasso di occupazione dei posti (load factor) pari al 6,7 per cento.
Per quanto concerne le eventuali ricadute per i lavoratori della società Wasteels, determinate da tale provvedimento, Ferrovie dello Stato ha evidenziato che è stato raggiunto un accordo tra tale società e Trenitalia s.p.a. che ha consentito un reimpiego del personale precedentemente impiegato nell'impianto ferroviario di Napoli mediante una riorganizzazione dei propri servizi, evitando in tal modo impatti negativi sull'occupazione.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
PELLEGRINO. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
in quasi ogni settore delle Pubblica Amministrazione vengono utilizzati computer per svolgere le ordinarie attività di ufficio (videoscrittura, foglio di calcolo, navigazione in rete, posta elettronica);
detti computer vengono generalmente forniti completi di sistemi operativi e prodotti da ufficio;
si tratta quasi sempre di prodotti commerciali che richiedono, per poter essere utilizzati, l'acquisto di una licenza per ogni computer, oppure l'acquisto di licenze a volume (cosiddette corporate licenze);
tale scelta comporta una notevole spesa per la pubblica amministrazione, stimabile tra i 50/70 euro a computer per il software di base (sistema operativo) e tra i 70/150 euro per i pacchetti applicativi (suite da ufficio, antivirus, eccetera);
in questa maniera non soltanto si utilizzano fondi che potrebbero essere impiegati in modo più utile, ma si inducono i giovani ad utilizzare software pirata. Non si tratta di una provocazione, ma di una semplice considerazione: se in scuole ed università vengono utilizzati software originali di proprietà i ragazzi imparano ad utilizzare esclusivamente quella tipologia di software rendendolo una scelta quasi obbligata. Ciò li costringe, di fatto, ad acquistare costose licenze che non tutti possono permettersi visto che il sistema operativo windows XP, maggiormente diffuso nella Pubblica Amministrazione, costa all'utente finale tra i 90 ed i 150 euro nelle versioni OEM e tra i 200 ed i 400 euro nelle versioni FULL mentre il pacchetto Office costa all'utente finale una cifra che varia dai 130 euro circa del pacchetto «studenti» fino ad arrivare ai 550 euro del pacchetto professional;
si tratta di una situazione fortemente diseducativa e, soprattutto, non giustificata se soltanto si consideri che la suite «Open Office», per citare la più nota, è liberamente e gratuitamente scaricabile da internet ed utilizzabile da chiunque (anche con sistemi operativi Windows); allo stesso modo moltissimi sistemi operativi basati
su Linux sono utilizzabili da chiunque senza la necessità di sostenere alcun costo di licenza;
quanto anzi premesso tende ad avvalorare la tesi secondo la quale la diffusione del software libero favorisce il pluralismo informatico, garantendo l'accesso e la libertà di scelta nella realizzazione di piattaforme informatiche, eliminando altresì ogni barriera dovuta a diversità di standard, nonché una notevole riduzione dei costi delle licenze;
malgrado ciò la Pubblica Amministrazione continua ad utilizzare software proprietario e, cosa ben peggiore, detto software viene utilizzato nella didattica in scuole ed università con le conseguenze illustrate -:
quali iniziative intendano adottare per incentivare l'utilizzo del software libero nelle Pubblica Amministrazione e, soprattutto, per favorirne la diffusione in scuole, Università ed Enti di ricerca al fine di ottenere una riduzione dei costi e di garantire un pieno accesso alle informazioni per tutti i cittadini.
(4-02909)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che il Governo ha provveduto ad individuare specifiche misure volte ad estendere e sostenere in tutto il territorio nazionale la realizzazione di progetti per la società dell'informazione. Si tratta di misure volte a garantire, mediante l'applicazione e lo sviluppo di software open source, il conseguimento degli obiettivi di economicità ed efficienza dell'azione amministrativa.
La legge finanziaria 2007 all'articolo 1, comma 895, dispone, infatti, che nella valutazione delle iniziative per la realizzazione dei progetti per la società dell'informazione, di cui al comma 892, venga data priorità a quelli che utilizzano o sviluppano applicazioni software a codice aperto. Si prevede, inoltre, la realizzazione di un ambiente di sviluppo cooperativo su web per consentire alle amministrazioni pubbliche di condividere i codici-sorgente, gli eseguibili e la documentazione dei software sviluppati.
In tale prospettiva, il Documento relativo alle linee strategiche del sistema nazionale di e-government di marzo 2007 individua, tra i sette obiettivi da perseguire, la predisposizione di un ambiente favorevole alla competitività delle imprese, attraverso la promozione di iniziative di gestione, scambio di esperienze e collaborazioni tra pubblica amministrazione centrale e locale, ciò al fine di incrementare la diffusione e la utilizzazione di software a codice aperto.
Al fine di acquisire un quadro tecnico specifico ed aggiornato delle potenzialità del fenomeno è stata, inoltre, recentemente istituita la Commissione Open Source, che operando a livello nazionale, attraverso l'ausilio di esperti, ha il compito di elaborare linee guida operative per la definizione delle modalità di approvvigionamento di software open source da parte delle amministrazioni pubbliche.
Già nel 2002 una analoga Commissione aveva analizzato «che cosa fosse» l'open source e quali potevano essere i vantaggi e i rischi di una sua adozione all'interno dei sistemi informativi della pubblica amministrazione; la Commissione attuale intende, invece, individuare le modalità attraverso le quali l'open source può entrare a far parte del modello organizzativo della pubblica amministrazione nonché le forme di gestione e le garanzie da richiedere ai fornitori. A tal fine si avvarrà del supporto tecnico fornito dal Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), attraverso il proprio Osservatorio Open Source, e dal Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie, effettuando un'analisi della situazione europea e di quella nazionale del settore pubblico e privato.
Per quanto riguarda, poi, il contesto europeo il Governo ritiene prioritario intensificare la presenza italiana nelle sedi comunitarie in cui si definiscono i processi organizzativi e le soluzioni comuni di e-governement, tali da non determinare ostacoli al mercato interno. Ciò al fine di focalizzare l'azione sia su progetti che promuovono standard e specifiche aperte, sia su iniziative che rispondano alle esigenze
degli utenti e siano replicabili in una logica europea anche in altri contesti.
È da segnalare in proposito la partecipazione del Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie al progetto europeo QualiPSo (Quality Platform for Open Source software), volto alla definizione di una piattaforma globale finalizzata all'adozione di software libero da parte di imprese, istituzioni governative ed università. Il progetto, all'interno del sesto programma quadro della Commissione europea, è destinato a promuovere l'open source quale strumento di forte impulso al rafforzamento della competitività dell'Europa, nonché allo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in attuazione della strategia i2010 per la crescita e l'occupazione.
È stata, altresì, avviata la partecipazione del citato Dipartimento ai lavori della piattaforma tecnologica NESSI (Networked European Software and Service Iniziative), promossa dalle maggiori aziende europee di software telecomunicazioni e servizi correlati. L'obiettivo che si intende realizzare, attraverso l'utilizzo di elementi chiave quali l'open standard e l'open source software, è quello di sviluppare iniziative comuni per la ricerca nel settore delle architetture e delle infrastrutture informatiche in grado di produrre soluzioni industriali innovative, trasversali ai vari settori produttivi.
In conclusione il Governo considera il software open source uno strumento strategico per la collaborazione, la condivisione di esperienze e il riuso di soluzioni in progetti complessi della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alle iniziative innovative nei settori sensibili della vita del Paese quali la sanità, la scuola, la giustizia. Attraverso lo studio di progetti applicativi di software open source e di standard aperti e la loro successiva applicazione ci si propone, dunque, sia di conseguire gli obiettivi di economicità ed efficienza dell'azione amministrativa - attraverso una visione strategica della gestione dei sistemi informativi che renda la pubblica amministrazione più attenta e più consapevole delle proprie esigenze nel settore informatico, ed un abbattimento dei costi delle licenze proprietarie - sia di sostenere le piccole e medie imprese produttrici di tali strumenti.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Giacomo Perini, cittadino italiano, nato a Firenze il 23 luglio 1970, e regolarmente iscritto all'AIRE della circoscrizione consolare di Madrid in Spagna, si è sposato l'8 aprile 2004 nel Comune di Fiesole (Firenze) con la signora Marcela Villalobos Acu Atna, cittadina messicana, nata a San Luis Potosi (Messico) il 3 gennaio 1977 e residente in Spagna;
la signora Marcela Villalobos Acu Atna ha diritto di richiedere la cittadinanza italiana ricadendo nella fattispecie prevista dall'articolo 5 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, «Nuove norme sulla cittadinanza» pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 38 del 15 febbraio 1992, secondo il quale: «Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano acquista la cittadinanza italiana quando risiede legalmente da almeno sei mesi nel territorio della Repubblica, ovvero dopo tre anni dalla data del matrimonio, se non vi è stato scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili e se non sussiste separazione legale»;
in data 17 aprile 2007 il signor Perini ha richiesto un appuntamento per presentare la richiesta di cittadinanza al Consolato generale italiano di Madrid e la risposta via e-mail da parte di un funzionario del consolato è stata: «Gli appuntamenti per discendenza sono al 2010. Per matrimonio potrò darglielo un poco prima» -:
se sia vero che un cittadino italiano non possa presentare domanda di cittadinanza per la moglie entro pochi giorni
dall'aver maturato il diritto soggettivo, e nel caso di specie tre anni;
quali iniziative saranno intraprese per tutelare il diritto soggettivo dei cittadini stranieri coniugi di cittadini italiani, quindi della signora Marcela Villalobos Acu Atna moglie del signor Giacomo Perini, come previsto all'articolo 5 riportato in premessa;
quali provvedimenti intenda adottare affinchè una tale situazione non si ripeta in futuro.
(4-03545)
Risposta. - La situazione segnalata dall'Interrogante nell'atto parlamentare in esame è già nota a questo Ministero.
Purtroppo il crescente aggravio di lavoro, al quale non è possibile nell'immediato far fronte con risorse aggiuntive, data la situazione di bilancio, sta provocando evidenti disagi sul funzionamento non solo del nostro Consolato generale a Madrid, ma di tutte le strutture consolari in Spagna.
La pressione attualmente esercitata sugli Uffici consolari spagnoli è determinata dall'afflusso di oriundi italiani che, provenienti da Paesi dell'America latina, si sono recati in Spagna per trovare lavoro e con l'intenzione di veder riconosciuta la loro cittadinanza italiana, ma soprattutto per sottrarsi al grave disagio economico e sociale in cui versano attualmente alcuni Stati di quell'area geografica.
È quindi chiaro come di fronte alle numerose e pressanti richieste di servizi la rete diplomatico-consolare in Spagna si trovi in condizione di comprensibile difficoltà nella gestione sia delle pratiche di maggiore complessità, quali quelle relative alla cittadinanza, sia della più semplice ordinaria amministrazione.
Il Ministero degli affari esteri, consapevole dell'insufficienza degli organici dei nostri Uffici in Spagna, ha chiesto di rafforzare con adeguate risorse la rete diplomatico consolare, obiettivo peraltro riconosciuto come prioritario anche dal documento di programmazione economica e finanziaria 2008.
In attesa che tale incremento delle risorse umane venga realizzato, è tuttavia necessario adottare criteri per il disbrigo delle pratiche che assicurino prioritariamente l'erogazione dei servizi ai cittadini italiani.
Per quanto concerne il riconoscimento della cittadinanza ai cittadini stranieri aventi diritto, al momento attuale non può che farsi ricorso al sistema delle liste d'attesa.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
RAITI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la situazione dell'ordine pubblico nell'Isola di Lampedusa è di grande disagio a causa dei continui sbarchi di cittadini extra-comunitari, tanto che sono in corso i lavori per la costruzione di un nuovo Centro di Permanenza Temporanea;
a causa di tutto ciò, la popolazione patisce quotidiani disagi e il mercato turistico dell'Isola è sempre più minacciato dalla crisi;
come se non bastasse, da una consultazione dei siti web delle principali compagnie aeree nazionali risulta la seguente situazione: dal 1 al 21 agosto 2006 non sono disponibili collegamenti aerei da Palermo a Lampedusa; dal 16 agosto al 4 settembre 2006 non sono disponibili collegamenti aerei da Lampedusa a Palermo;
la normativa vigente prevede che siano garantiti collegamenti aerei a tariffa agevolata tra la Sicilia e le Isole minori (cd. continuità territoriale), ma i biglietti in questione sono, secondo quanto testimonia la comunità locale, introvabili -:
se non ritenga:
che questa situazione possa ulteriormente danneggiare la qualità della vita dei cittadini di Lampedusa;
che questa insufficienza di collegamenti possa ulteriormente diminuire il flusso turistico, già pesantemente danneggiato dalle circostanze sopra descritte;
opportuno mettere in atto tutti gli strumenti a sua disposizione, affinché siano rinforzati i collegamenti tra Palermo e Lampedusa, anche e soprattutto a tutela del diritto alla mobilità garantito dall'articolo 16 della Costituzione;
opportuno mettere in atto tutti gli strumenti in suo possesso per garantire il rispetto della normativa concernente la cosiddetta continuità territoriale.
(4-00731)
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, l'Ente nazionale per l'aviazione civile - Enac ha riferito che nei periodi menzionati nell'atto l'offerta dei collegamenti onerati sulla tratta Palermo-Lampedusa, effettuati dalla società Meridiana, è stata pari rispettivamente a 9.088 e 8.532 sulla tratta Lampedusa-Palermo e viceversa.
I passeggeri trasportati, sempre nei collegamenti sopra citati, sono stati pari a 8.154 passeggeri con un coefficiente di riempimento pari all'89,7 per cento e 7.635 con un coefficiente pari all'89,5 per cento.
Peraltro, va precisato che negli stessi periodi i posti/passeggeri previsti dall'imposizione di oneri di servizio pubblico avrebbero dovuto essere 5.796 e 5.520. La società Meridiana ha offerto rispettivamente il 56 per cento ed il 54 per cento dei posti in più di quanto fissato dal decreto al fine proprio di soddisfare la domanda nei giorni di maggior flusso turistico, sempre nel rispetto delle norme che regolano l'imposizione di oneri di servizio pubblico.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
RAITI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
ogni volta che sulla città di Catania si abbatte un normale temporale, come anche di recente è accaduto, si creano enormi disagi dovuti all'allagamento dei piazzali dell'air terminal e delle vie di rullaggio;
di conseguenza per un lungo lasso di tempo tutti i voli vengono dirottati verso l'aeroporto di Palermo;
tale problema si crea a causa dell'inadeguato sistema di smaltimento delle acque piovane;
la situazione va avanti già da diversi anni e si ripete ogni volta che a Catania piove per qualche ora consecutiva;
l'aeroporto di Catania è considerato il terzo aeroporto per numero di passeggeri a livello nazionale;
nel contesto degli importanti lavori che si stanno realizzando nel suddetto aeroporto, sarebbe auspicabile inserire anche un progetto per l'adeguamento del sistema di smaltimento delle acque -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire facendosi parte attiva per appoggiare il progetto menzionato onde risolvere i gravi disagi sia dei lavoratori dell'aeroporto che dei passeggeri.
(4-01439)
Risposta. - Gli eventi meteorologici come quello richiamato nell'interrogazione evidenziano ogni volta la criticità del sistema di raccolta e di recapito delle acque dello scalo catanese, costituito da una griglia che ha come recapiti tre canali a cielo aperto esterno all'aeroporto la cui manutenzione dovrebbe essere assicurata dal comune di Catania.
I suddetti canali a monte ed a valle dell'aeroporto assicurano lo scarico di tutte le acque del territorio che attraversano, essendo parte del complesso sistema idraulico posto a salvaguardia del territorio stesso.
Purtroppo l'efficienza di detti canali dipende dalla manutenzione che, se carente, genera vegetazione, sedimenti del fondo, abbandono di rifiuti solidi di vario genere e dimensione che rappresentano una significativa riduzione della capacità di smaltimento.
Tali criticità, pur rappresentate dall'Ente nazionale per l'aviazione civile-Enac all'Amministrazione comunale, che già da tempo aveva manifestato la propria disponibilità
ad elaborare l'ipotesi progettuale per arginare tali fenomeni, ma allo stato attuale che ad oggi non ha avuto alcun seguito, ma a tutt'oggi non risulta alcun riscontro.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
RAMPELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la mattina del 30 gennaio 2007 le forze dell'ordine hanno sgomberato il centro sociale «Esc» in via dei Reti nel quartiere San Lorenzo a Roma, la cui sede era stata occupata abusivamente due anni fa da un collettivo di studenti universitari;
in seguito a quest'iniziativa diretta a ripristinare la legalità, i movimenti hanno organizzato un corteo partito da piazzale Aldo Moro per criticare la linea dell'amministrazione capitolina e l'operato della polizia;
la manifestazione, pur svolgendosi in un clima di forte tensione, non ha dato luogo a scontri e incidenti anche grazie alla responsabilità e al coraggio degli agenti che non hanno risposto alle provocazioni;
il successivo intervento del sindaco Veltroni ha consentito un accordo con la proprietà dello stabile che ospita il centro sociale; l'accordo prevede che l'Esc rimanga nei locali dove svolge le proprie attività;
nonostante le dichiarazioni ufficiali parlino di «chiusura positiva di una giornata difficile» e di «ottimo risultato per tutta la città», l'immagine della polizia ne esce ridimensionata e il suo ruolo di garante dell'ordine pubblico chiaramente delegittimato;
da notizie di stampa (Libero, cronaca del 1 febbraio 2007, pag. 46) emerge che le spese del locale, su cui da tempo era aperta una trattativa col proprietario, rimarranno a carico del Comune di Roma - con conseguente aggravio per le casse comunali - mentre i residenti della zona continueranno a lamentarsi per gli schiamazzi notturni provenienti dal centro sociale;
il segretario nazionale del sindacato di polizia Coisp, Pianese, ha dichiarato che «il sindaco non può pensare che i poliziotti siano delle marionette da azionare a causa delle mancanze dell'istituzione capitolina e delle divisioni interne alla maggioranza»;
il comunicato del Coisp conclude denunciando una mancanza di responsabilità da parte delle istituzioni, in quanto «non si può stare contemporaneamente con i proprietari e con i disobbedienti, con la Questura e con gli abusivi»;
la stessa Vice Presidente del III municipio, la consigliere dell'Ulivo Del Bello, ha affermato che «si è trattato un pomeriggio di tensione inutile e che errori del genere non si devono più ripetere, soprattutto a San Lorenzo che è un quartiere già gravato da tanti problemi» -:
se il questore e il prefetto presenti in tutte le riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, fossero al corrente della prevista cessione dell'immobile agli occupanti da parte del Comune di Roma;
se il Ministro ritenga che la permanenza dell'edificio come sede del centro sociale sia compatibile con la tutela dell'ordine pubblico;
quali urgenti provvedimenti si intendano adottare al fine di impedire il ripetersi di fatti analoghi a quello sopra descritto, un episodio gravissimo che ha comportato un ingente dispiego di risorse e che ha esposto le forze dell'ordine a gravi e inutili rischi oltreché a una perdita di dignità e credibilità.
(4-02481)
Risposta. - Si premette che per lo sgombero di immobili da tempo occupati la valutazione dei tempi e delle modalità viene effettuata in sede di riunione di coordinamento tecnico delle Forze di polizia, nel corso della quale vengono attentamente
valutati gli elementi informativi concernenti il numero degli occupanti, l'impatto che l'operazione può presentare per la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica della zona e, quindi, il personale di polizia occorrente.
Nella fattispecie, solo a seguito di una apposita riunione svoltasi il 14 dicembre dello scorso anno, è stato deciso di procedere allo sgombero dello stabile occupato dal centro sociale «Esc», facente capo ai «collettivi» dell'università «La Sapienza», sito in via dei Reti nel quartiere San Lorenzo di Roma.
Le relative operazioni, infatti, si sono svolte nelle prime ore della mattinata del 30 gennaio scorso con apposizione dei sigilli da parte dell'ufficiale giudiziario e senza alcuna turbativa all'ordine pubblico.
Solo dopo alcune ore si sono radunati nel quartiere aderente al citato centro sociale che, unitamente a militanti di «Action» e ad appartenenti di Autonomia operaia, hanno lamentato una presunta mancanza di correttezza da parte dell'Amministrazione capitolina che, a dire dei medesimi, avrebbe diversamente assicurato una mediazione con la parte proprietaria al fine di evitare lo sfratto.
In proposito si rappresenta che questa ultima, immediatamente contattata dagli organi di polizia, ha negato in quel preciso momento qualsiasi intesa in tal senso.
Solo nel pomeriggio dello stesso giorno e senza alcun formale preavviso, circa quattrocento aderenti alla sinistra antagonista si sono radunati in piazzale Aldo Moro e hanno poi dato luogo ad un corteo diretto in via dei Reti. I dimostranti alla testa e alla coda del dell'iniziativa si sono subito travisati, anche indossando dei caschi, ed hanno acceso numerosi fumogeni con la finalità di ostacolare le riprese del personale di polizia appositamente specializzato.
La manifestazione non preavvisata è stata oggetto di attenzione solo da parte di personale di polizia in abiti civili e si è necessariamente provveduto, in assenza di un adeguato numero di operatori in servizio di ordine pubblico, a creare, prioritariamente, un dispositivo a tutela del vicino commissariato San Lorenzo e ad evitare che i dimostranti venissero in contatto con gli automobilisti che, nel frattempo, protestavano per i rallentamenti causati al traffico.
Giunti dinanzi lo stabile conteso, alcuni tra i dimostranti travisati, approfittando della foschia artificiosamente creata e della copertura fornita da altri, hanno iniziato a forzare la porta d'ingresso e, rompendo i sigilli, sono poi entrati all'interno.
Nella circostanza, la difficile gestione dell'imprevisto servizio di ordine pubblico è stata necessariamente ispirata a criteri di equilibrio e di prudenza, nell'esigenza di non coinvolgere pacifici cittadini con un uso della forza che avrebbe inevitabilmente prodotto più gravi tensioni.
Nonostante il fumo prodotto dall'accensione dei fumogeni da parte dei manifestanti, le rilevazioni della polizia scientifica hanno comunque permesso di deferire all'autorità giudiziaria, in stato di libertà, 50 dimostranti per l'avvenuta violazione dell'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tuips). Sono in corso da parte della Digos della Questura di Roma accurate indagini per assicurare alla giustizia anche coloro i quali hanno rotto materialmente i sigilli e che si sono occultati a causa del loro illegittimo travisamento.
Si soggiunge, anche al fine di fornire riscontro allo specifico quesito posto dall'interrogante, che solo a seguito della riavvenuta occupazione, l'amministrazione comunale ha invitato, come confermato dalla stessa parte proprietaria, quest'ultima ad intavolare una trattativa per rilevare i locali da affidare al citato centro sociale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
REALACCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il tram n. 8 di Roma che doveva collegare, nel progetto iniziale, la zona di Casaletto con la Stazione Termini, fu «fermato» a Largo Argentina perché la Sovrintendenza non diede il permesso di farlo transitare per via delle Botteghe
Oscure. Vista la concomitanza con il Giubileo, si pensò allora di rimandare la realizzazione del tratto finale fino alla Stazione Termini a dopo il 2000. Da allora sono trascorsi ben sette anni e il tram ha ancora lo stesso capolinea. Oggi si potrebbe riprendere il progetto iniziale portando la linea tranviaria n. 8 al suo completamento. Purtroppo ancora una volta si aggiunge un analogo ostacolo: quello della linea aerea per l'alimentazione elettrica in via Nazionale, che, secondo alcune considerazioni espresse dal Soprintendente, «sebbene riproponga un sistema di collegamento già utilizzato in tempi precedenti, risulta, allo stato odierno, di complesso ed invasivo inserimento ambientale»;
la decisione della Soprintendenza rischia così di mortificare il tram in una città che ne ha un grande bisogno proprio per proteggere e valorizzare il grande patrimonio storico-archeologico, unico al mondo. Tram che tante città europee, ultima Parigi, stanno reintroducendo in nome della tutela dell'ambiente e del patrimonio storico-archeologico nonché in nome del risparmio energetico. Vale la pena ricordare che in via Nazionale il tram c'è stato per decenni; lo documentano molte foto storiche che sono anche testimonianza della bellezza della via nei primi anni del 1900; un tram che era alimentato da una linea aerea, utilizzata ancora oggi per l'illuminazione della strada;
la linea tranviaria potrebbe invece essere decisiva anche al fine di un alleggerimento del traffico veicolare privato e della diminuzione significativa dell'inquinamento dell'aria che, oltre a mettere a rischio la salute dei cittadini, agisce anche a detrimento dello stesso patrimonio storico, culturale ed archeologico della città;
il Comune di Roma sta per avviare dei lavori di ripavimentazione di via Nazionale -:
se non intenda, nell'ambito delle proprie competenze, di dover intervenire affinché si possa favorire la reintroduzione dei binari lungo la strada, in una corsia dedicata, evitando una asfaltatura selvaggia dell'intera sezione della via, garantendo così il mantenimento dei sampietrini che a pieno titolo fanno parte del patrimonio storico della città.
(4-03644)
Risposta. - La Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del comune di Roma, in occasione della presentazione di uno studio relativo ad un'indagine preliminare per l'inserimento delle linee filoviarie di contatto del centro storico ha manifestato perplessità per il fatto che le installazioni, benché ripropongano un sistema di collegamento già utilizzato in tempi precedenti, potrebbero risultare di complesso e invasivo inserimento ambientale.
È evidente che le mutate condizioni di traffico veicolare ed il notevole e complesso sistema di ancoraggio che la rete aerea verrebbe a determinare potrebbero risultare elementi non in sintonia con gli attuali criteri di salvaguardia e tutela del «costruito antico» e di quello «storico» in quanto gli stessi ancoraggi, in parte rintracciabili sugli edifici relativi alla vecchia rete, risultano superati per tecnologia e per vetustà ed è probabile che debbano essere sostituiti per adeguarli a tecnologie più recenti ed appropriate al nuovo impianto e quindi risultare invasivi per il loro inserimento sui prospetti dei palazzi storici o di intralcio se ancorati ad elementi verticali.
La Soprintendenza ritiene che il prospettato inserimento debba essere rivisto e modulato in un generale piano di programma del sistema del trasporto pubblico per poi realizzare, secondo le aree della città ed in relazione alle linee interessate, i vari sistemi di trasporto (tranviari, mini bus elettrici, bus su pneumatico o con linee di contatto) in modo da assicurare un miglioramento della viabilità a beneficio dell'utenza e al tempo stesso la tutela del tessuto storico della città.
Infine, per quanto riguarda la pavimentazione in via Nazionale con il parziale
utilizzo dei sampietrini, si comunica che agli atti della Soprintendenza non risulta presentato alcun progetto.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
SALERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 prendeva servizio presso la Questura di Alessandria, distaccamento di Polizia Ferroviaria, l'Agente di Polizia di Stato, oggi Assistente, Pastore Antonio nato a Benevento il 28 aprile 1966;
lo stato di servizio del citato Pastore Antonio risulterebbe essere ottimo e senza richiami o provvedimenti disciplinari di alcun genere;
la sua famiglia è tuttora residente a Benevento, ed il ricongiungimento con essa non risulta possibile stante la presenza di gravi patologie respiratorie di cui è sofferente il figlio di 5 anni, che gli vietano dal punto di vista sanitario un clima come quello di Alessandria;
per questi comprovati e gravi motivi Pastore Antonio ha proceduto a presentare da almeno 4 anni regolari e puntuali domande di trasferimento ad un luogo nelle vicinanze di tale capoluogo;
queste domande non hanno avuto alcun seguito positivo a tutt'oggi;
è indispensabile nel procedere di un normale rapporto lavorativo, la presenza e sussistenza di criteri oggettivi di comprensione e soddisfacimento di necessità fondamentali per un individuo quali il ricongiungimento con la propria famiglia e lapossibilità di seguire il proprio figlio oggi preclusi per gravi motivi di salute -:
quali motivazioni siano state addotte fino ad oggi per negare tali legittime e comprensibili istanze di trasferimento;
se non ritenga di intervenire per garantire la normale comprensione e soddisfacimento di esigenze morali e umane quali quella del ricongiungimento familiare che, dopo molti anni, non dovrebbe essere negato a qualsiasi individuo ancorché lavoratore.
(4-03597)
Risposta. - La mobilità a domanda del personale della Polizia di Stato è disciplinata dall'articolo 55 del decreto del Presidente della Repubblica n. 335/1982, che prevede che i trasferimenti possano essere disposti, a richiesta dell'interessato, ove questi abbia prestato servizio nella stessa sede ininterrottamente per quattro anni, ovvero per due anni qualora si tratti di una sede disagiata. Alla predisposizione delle graduatorie dei trasferimenti concorrono anche le esigenze personali e familiari dei richiedenti.
Le sole eccezioni a tale regola generale sono costituite dai trasferimenti disposti in base a normative specifiche, quali la legge n. 104/1992 sull'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap, e la legge n. 100/1987, come modificata dalla legge n. 166/1999, che disciplina i casi di ricongiungimento al coniuge trasferito ad altra sede per esigenze di servizio.
L'assistente della Polizia di Stato Antonio Pastore, in servizio presso la sezione di polizia ferroviaria di Alessandria dal 24 dicembre 1994, ha presentato istanza di trasferimento presso uffici e reparti dislocati in provincia di Benevento, ovvero per i Commissariati di pubblica sicurezza di Cervinara (Avellino), Termoli (Cmpobasso) e di Vasto (Chieti), al fine di riavvicinarsi al nucleo familiare, residente a Benevento, ed in particolare al figlio, affetto da «asma bronchiale e patologia adenoidale».
L'aspirazione dell'assistente Pastore potrà essere assecondata non appena le esigenze di servizio lo consentiranno.
È doveroso però evidenziare che, nell'ambito delle graduatorie di trasferimento per le sedi richieste dal Pastore, questi risulta essere preceduto da colleghi di pari qualifica con maggiore anzianità di servizio (ventisette per Benevento, due per Cervinara, due per Termoli e cinque per Vasto),
i quali hanno rappresentato problematiche di carattere familiare anch'esse degne di considerazione.
Si soggiunge che il Pastore, in relazione ai problemi di salute del figlio, ha usufruito di cento giorni di assegnazione temporanea presso il posto di polizia ferroviaria di Benevento ai sensi dell'articolo 7 de decreto del Presidente della Repubblica n. 254/1999.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
la generalità dei ministeri e la Presidenza del Consiglio dei ministri si sono avvalsi negli anni dell'impiego di personale in posizione di comando e fuori ruolo in ragione delle effettive necessità funzionali e organizzative acquisendo una dotazione di funzionari qualificati con notevole esperienza e peculiare professionalità, non rinvenibile nell'ambito del personale dei ruoli;
i provvedimenti nei confronti del personale in comando vengono reiterati da molti anni, ciò è la prova provata che l'apporto di professionalità reso da tale personale è ritenuto dalle Amministrazioni che lo utilizzano indispensabile al buon andamento e alla funzionalità delle amministrazioni statali;
le risorse umane in posizione di utilizzo temporaneo presso Amministrazioni diverse da quelle di appartenenza, anche da decenni, sono, a detta dell'interrogante, di fatto penalizzate e discriminate in quanto oltre a rimanere in una paradossale anomala situazione di perenne precarietà, derivante dall'incertezza circa la futura sede di servizio, vedono anche la cristallizzazione della propria posizione giuridico-economica, dovuta all'impossibilità di sviluppo di carriera sia nell'Amministrazione di appartenenza, sia nell'Amministrazione ove sono comandate a prestare servizio, con una conseguente ricaduta negativa sui trattamenti pensionistici e sulla cosiddetta «buonuscita»;
alla luce della vetusta questione della stabilizzazione del personale comandato, già affrontata e non risolta da due precedenti governi, si registra, ora, che vi è un orientamento secondo cui, attraverso l'istituenda «Agenzia per la formazione dei dirigenti e dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche», oltre 500 lavoratori del FORMEZ verranno immessi nei ruoli organici di tale nuovo organismo, peraltro inserito nello stesso comparto di contrattazione della Presidenza del Consiglio dei ministri;
tale contingente di lavoratori privati diverrebbero ipso-fatto dipendenti pubblici, omettendo qualsivoglia procedura concorsuale in palese violazione dell'articolo 97, comma 3, della Carta costituzionale;
nel caso in cui tale orientamento si dovesse concretizzare si avrebbe, a detta dell'interrogante, oltre alla violazione del succitato precetto costituzionale, anche una grave ed illogica disparità di trattamento tra tali dipendermi privati e i funzionari comandati in servizio da anni presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dimenticando le legittime annose aspettative di dipendenti, già vincitori di concorsi pubblici e quindi titolari di partita stipendiale, in posizione di comando da decenni che attendono la stabilizzazione della loro situazione di stato -:
quali iniziative si intendano intraprendere al fine di stabilizzare la posizione dei personale in assegnazione temporanea che da anni presta servizio presso varie amministrazioni pubbliche e, fra queste, la Presidenza del Consiglio dei ministri;
se non ravvisi la necessità di assumere le opportune iniziative anche normative volte a consentire al personale de quo di regolarizzare la propria posizione realizzando, finalmente, organici stabili e adeguati e superando l'anacronistica distinzione tra organici di diritto e organici di fatto.
(4-03147)
Risposta. - In merito alla interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede che sia data concreta attuazione alla disciplina in materia di stabilizzazione del personale comandato presso i Ministeri e la Presidenza del Consiglio dei ministri, si rappresenta quanto segue.
È ben noto che da molti anni tutte le Amministrazioni pubbliche utilizzano personale in assegnazione temporanea per sopperire alle carenze di organico e, soprattutto, per utilizzare le loro professionalità.
Tale personale ha consentito alle Amministrazioni di realizzare le funzioni istituzionali con efficacia ed efficienza; nel contempo le stesse Amministrazioni hanno investito ingenti risorse per la formazione di tale personale che si è sempre più specializzato nello svolgimento delle mansioni allo stesso attribuite. Si è così creato un patrimonio di expertise che rischia di essere disperso in caso di restituzione di tale personale alle Amministrazioni di provenienza, nell'ambito delle quali le professionalità acquisite non avrebbero un medesimo proficuo utilizzo.
In particolare, l'articolo 30, commi 2-ter e 2-quater, del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che siano prioritariamente esperite, rispetto alle nuove assunzioni di personale, le procedure di mobilità ai fini dell'immissione nel ruolo delle amministrazioni pubbliche del personale che ivi presta servizio in posizione di comando.
Peraltro, il tema della mobilità è oggetto di particolare attenzione da parte del Governo: infatti, nel documento sulle linee generali e sulle priorità dei rinnovi contrattuali 2006-2009, cosiddetto «direttiva madre», al paragrafo 12 (Mobilità territoriale e funzionale) si prevede espressamente che si inseriscano appositi dispositivi contrattuali per permettere, prima dell'attivazione delle procedure di mobilità, l'immissione in ruolo del personale in posizione di comando.
Infatti, con l'assenso dello stesso dipendente, «l'Amministrazione interessata può procedere alla stabilizzazione del personale che già presta servizio in posizione di comando e che ha maturato al suo interno la propria professionalità con riferimento alle esigenze funzionali della stessa amministrazione»; ciò anche in considerazione del fatto che il protrarsi del comando per lunghi periodi snatura le caratteristiche dello stesso istituto il quale si sostanzia, infatti, in una assegnazione temporanea per far fronte ad esigenze dell'amministrazione che ne richiede l'uso.
Anche la contrattazione collettiva relativa al comparto Ministeri prevede che l'applicazione provvisoria del personale presso altra amministrazione non possa protrarsi, di regola, oltre i due anni, decorsi i quali è previsto il rientro del dipendente ovvero la sua immissione in ruolo.
Tuttavia, non può omettersi di ricordare che si tratta, in ogni caso, di procedimenti di mobilità volontaria e, in quanto tali, subordinati alle procedure di assorbimento di dipendenti in eccedenza o indisponibilità per effetto di misure di riforma, soppressione o trasformazione dell'amministrazione di appartenenza.
Inoltre, il comma 3-ter del citato articolo 30 in combinato disposto con l'articolo 6, comma 5 del decreto legislativo n. 165 del 2001, distingue e preserva la specialità degli ordinamenti della Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero degli affari esteri, in ragione della specifica professionalità richiesta al proprio personale.
Per quanto concerne, infine, la questione concernente l'eventuale assorbimento di parte del personale del Formez all'interno dell'istituenda Agenzia per la formazione dei dirigenti e dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, si rappresenta che l'assetto complessivo della dotazione organica della suddetta Agenzia verrà definito dal regolamento di organizzazione non ancora approvato dal Consiglio dei ministri.
In conclusione, il Governo, riservando particolare attenzione al tema della mobilità volontaria ed alle conseguenti possibilità di stabilizzazione del personale comandato, si impegna a considerare tale tematica tra le priorità da sottoporre alla contrattazione collettiva e da affrontare, eventualmente, in sede di predisposizione della legge finanziaria per il 2008, salvaguardando, comunque, il generale principio del risanamento dei conti pubblici, e di una più
razionale distribuzione delle risorse umane nella pubblica amministrazione.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
TURCO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il remailer anonimo Antani era ospitato dal server di un Linux User Group italiano, dedicato principalmente alla gestione di mail list per appassionati di GNU/Linux; alcuni mesi fa questo server, che si trovava presso un noto provider italiano, è stato spento e prelevato dai proprietari per essere trasferito presso un nuovo provider. Non appena entrati in possesso del server, gli amministratori hanno immediatamente rilevato segni inequivocabili ed evidenti di manomissioni, ed in particolare dello smontaggio e rimontaggio dei dischi del sistema;
la rete dei remailer anonimi Mixmaster è formata da circa 40 server diffusi in tutto il mondo, particolarmente in Europa e negli Stati Uniti; questi server sono frutto di un lavoro di ricerca nato al MIT e sono gestiti, su base volontaria e gratuita, da enti ed individui;
i remailer anonimi Mixmaster sono dei server di posta elettronica specializzati, che possono essere usati per inviare normali messaggi di posta elettronica senza che nessuno, nemmeno gli stessi amministratori dei server, possa risalire all'identità del mittente;
lo scopo dei remailer è di permettere a chiunque, comprese le vittime di crimini o di violenze domestiche, persone in terapia per malattie o per alcolismo, od infine persone minacciate, ricattabili o che vivono sotto regimi oppressivi, di comunicare confidenzialmente in un modo che assicura la loro riservatezza anche nelle condizioni più sfavorevoli. Questo permette di realizzare i diritti civili di privacy e segretezza delle comunicazioni anche in Rete, dove mantenere la privacy è più difficile che nel mondo fisico;
dato che i server che ospitano remailer sono gestiti con profili di sicurezza molto alti, esistono solo due modi per ottenere il file che contiene la chiave privata del remailer: il primo richiede la conoscenza della password di root, che permette anche di accedere e copiare qualunque file del sistema; questo però è possibile solo agli amministratori di sistema e non lascia tracce; l'altro modo consiste nell'accedere alla sala macchine dove si trova il server, spegnerlo, smontare gli hard disk, farne unga copia, completa, rimontare e riaccendere il server. Questo modus operandi lascia tracce sui log di sistema, ma può essere fatto passare per un evento incidentale, come ad esempio una improvvisa mancanza di corrente. Dai dischi copiati è poi possibile estrarre con calma e metodo tutte le informazioni, comprese le chiavi private, semplicemente collegandoli ad un altro computer;
esiste un unico momento in cui il server è stato spento da quando si trovava presso il provider, e questo è avvenuto circa alle ore 12 del 27 marzo 2005; si tratta dell'unico momento in cui persone che potevano accedere fisicamente al server sarebbero state in grado di effettuare l'operazione di copia degli hard disk, e di lasciare le tracce rilevate sull'hardware del server, mentre gli amministratori non erano fisicamente presenti per evitarlo. Questa intrusione informatica ha prodotto danni rilevanti; tutti i servizi ospitati sulla macchina sono stati interrotti per più giorni mentre si compivano le operazioni peritali e la macchina veniva reinstallata da zero, con una attività sistemistica estremamente onerosa;
gli amministratori del remailer hanno, in questi anni, sempre risposto celermente a tutte le richiesto di informazioni che sono giunte, riguardo a singoli messaggi, dalle Autorità di polizia, e non hanno mai ricevuto richieste di consegnare singoli messaggi o tanto meno la chiave
privata del remailer. Da una semplice analisi, nessuno dei servizi ospitati, tranne il remailer, può rivestire particolare interesse per nessuno, per giustificare una intrusione di questa dimensione;
la sottrazione della chiave informatica del remailer può essere l'unica ragione che giustificherebbe una intrusione informatica di questo tipo e che il possesso della chiave privata di un singolo remailer non permette di decodificare o rintracciare nessun messaggio; questo diventa però possibile possedendo le chiavi non di tutti ma di un numero sufficiente di remailer della rete;
considerato che uno dei remailer operanti, in totale legalità, sul territorio italiano ha ricevuto, durante una indagine di polizia, lo stesso tipo di intrusione (copia fisica dei dischi durante uno shutdown) -:
se il valore civile: dei mezzi telematici di comunicazione riservata come i remailer sia tutelato dagli stessi princìpi e norme che tutelano il segreto della corrispondenza ed il diritto a comunicare dei, cittadini italiani;
se i comuni cittadini che usano questi mezzi telematici abbiano diritto pieno alla loro riservatezza secondo la legge, come quelli che comunicano con mezzi non telematici;
come i Ministri interrogati intendano garantire il necessario equilibrio tra diritto alla riservatezza e diritto alla sicurezza, qualora fosse in atto una eventuale iniziativa coordinata volta a prendere il controllo, e quindi a rendere inefficiente, della rete dei remailer Mixmaster, al fine di facilitare in senso generale le indagini telematiche di polizia, italiane o coordinate con altri Paesi, che permetterebbe la raccolta delle chiavi crittografiche dei remailer italiani;
quali provvedimenti siano stati presi per tutelare la riservatezza delle chiavi private residenti sul disco copiato durante investigazioni sui remailer italiani;
quali iniziative si intenda prendere per limitare i danni che questo tipo di indagini a tappeto provocano a fornitori di servizi per la privacy ed ai semplici cittadini che li utilizzano.
(4-01387)
Risposta. - Al riguardo, si premette che si risponde su incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri.
In relazione alle richieste formulate relative alla riscontrata manomissione, con smontaggio e rimontaggio, dei dischi di sistema del remailer anonimo Antani, ospitato da uno dei circa 40 server di posta elettronica specializzati che costituiscono la rete dei remailer anonimi Mixmaster formata da circa 40 server diffusi in tutto il mondo (gestiti su base volontaria e gratuita da enti ed individui) - operante particolarmente in Europa e negli Stati Uniti - che, garantendo la riservatezza dell'identità del mittente, consente di comunicare, confidenzialmente, anche in condizioni personali o contesti sfavorevoli, si comunica quanto segue.
Il valore civile dei mezzi telematici di comunicazione riservata, come i remailer, è tutelato dagli stessi principi e norme che tutelano il segreto della corrispondenza ed il diritto a comunicare dei cittadini italiani. L'ambito della tutela - definita dall'articolo 15 della Costituzione italiana -, stabilisce l'inviolabilità della libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, è stato ritenuto comprensivo, in più occasioni, anche dell'uso di strumenti di comunicazione telematici.
La legge n. 547 del 23 dicembre 1993, che ha modificato l'articolo 616 del codice penale, ai fini dell'applicazione della tutela della corrispondenza, ha, affermato che per corrispondenza epistolare, telegrafica, telefonica informatica o telematica si intende anche quella effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza. La stessa legge, introducendo l'articolo 266 del codice di procedura penale, ha permesso l'intercettazione del flusso di comunicazione relativo a sistemi informatici o telematici, ovvero intercorrente tra più sistemi, previa autorizzazione dall'autorità giudiziaria.
In linea generale, si può affermare che tutti i cittadini che utilizzano i mezzi telematici hanno pieno diritto alla propria riservatezza, in tal senso si sono espresse sia la Corte Costituzionale sia la Corte di Cassazione.
Tuttavia, ambiti di possibile incertezza possono riguardare l'estensione della tutela e di tutte le garanzie previste per i casi di intercettazione dei contenuti comunicativi, anche, all'acquisizione di «elementi esterni» diversi dal «flusso di comunicazione», registrati una volta che la comunicazione sia avvenuta e ritenuti meno intrusivi della sfera di segretezza delle comunicazioni.
Quanto poi al necessario equilibrio tra il diritto alla riservatezza e il diritto alla sicurezza, la Corte Costituzionale, trovandosi a valutare il potenziale contrasto tra diverse esigenze, ha affermato che «l'interesse della libertà e segretezza delle comunicazioni trova tutela nel citato articolo 15 della Costituzione ed è connaturato ai diritti della personalità definiti dall'articolo 2 della medesima Costituzione, ma che l'interesse all'esigenza di prevenire e reprimere i reati è anch'esso oggetto di protezione costituzionale», assicurata dall'articolo 112 della Costituzione (sentenza 11 marzo 1993, n. 281).
In relazione, infine, a quali provvedimenti siano stati presi per tutelare la riservatezza delle chiavi private residenti sul disco copiato durante investigazioni sui remailer italiani e sulle iniziative da intraprendere per limitarne i danni che questo tipo di indagini provocano a fornitori di servizi per la privacy ed ai cittadini che li utilizzano si è provveduto ad interessare i competenti Ministeri della giustizia e dell'interno i quali hanno reso noto, rispettivamente, di non avere elementi utili per la risposta e che non sono emersi elementi validi alla identificazione dei responsabili.
Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è attivo il valico di confine tra Italia e Svizzera di Ponte Ribellasca, in Valle Vigezzo, sulla strada statale 337 e che serve anche la vicina ferrovia Domodossola-Locarno, sempre nella provincia del Verbano Cusio Ossola;
attualmente il valico è aperto dalle ore 5 della mattina alle ore 24 con chiusura notturna salvo che nei mesi estivi di più alta frequentazione turistica;
la chiusura notturna comporta gravi problemi per gli abitanti della zona e per i lavoratori frontalieri in turno notturno che sono chiamati a fare un lungo giro (oltre 60 Km) per passare dal valico di Piaggio Valmara sul Lago Maggiore, l'unico della zona aperto anche in orario notturno;
a motivazione della chiusura notturna starebbe l'esiguità del personale disponibile -:
se non si ritenga che il valico di confine di Ponte Ribellasca per le sue caratteristiche non debba essere aperto tutto l'anno nell'arco dell'intera giornata;
quali siano i motivi che si oppongano a questa decisione sollecitata dagli enti locali, dai rappresentanti dei lavoratori e sottolineata anche nella sua importanza - si apprende dalle diverse fonti di stampa - anche dalla Prefettura della provincia del Verbano Cusio Ossola che si è lodevolmente attivata per ottenere l'apertura del valico almeno per il periodo estivo.
(4-01055)
Risposta. - Il valico di frontiera di Ponte Ribellasca, situato sulla S.S. 337 della Valle Vigezzo al confine con la Confederazione Elvetica, osserva un orario giornaliero di chiusura che va dalle ore 1.00 alle ore 5.00.
Dall'estate del 2000, è stata disposta, su conforme parere del dipartimento della pubblica sicurezza e sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, l'apertura anche notturna del valico per i mesi estivi, limitatamente alle sole autovetture, in considerazione dell'incremento, in quel periodo, dei turisti in transito attraverso il valico.
La protrazione dell'orario di apertura durante l'intero arco delle 24 ore è possibile
grazie all'invio di una aliquota di cinque unità di rinforzo di personale delle Forze dell'ordine, preferibilmente con specializzazione di polizia di frontiera, destinate esclusivamente al valico in argomento.
Nell'estate del 2006, nel periodo compreso tra il 15 giugno ed il 31 agosto, a causa della mancata aggregazione di tale personale di rinforzo, l'apertura notturna del valico è stata assicurata soltanto attraverso il notevolissimo sforzo attuato dal personale in servizio presso il compartimento della polizia di frontiera del Piemonte e pressi il settore di polizia di frontiera di Domodossola, che hanno sopperito al maggiore impegno richiesto.
La mancata assegnazione di rinforzi ha, comunque, determinato la necessità di anticipare al 31 agosto la chiusura notturna del valico, inizialmente prevista a decorrere dal 15 settembre 2006.
La richiesta avanzata dall'interrogante di un'apertura continuativa del valico di frontiera di Ponte Ribellasca durante l'intero anno, e non unicamente nel periodo estivo, non appare più di stretta attualità, dato l'imminente adeguamento della Svizzera all'accordo di Schengen, previsto per il 2008 e la conseguente soppressione del valico di frontiere.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel corpo nazionale dei Vigili del Fuoco opera personale che vi collabora a diverso titolo;
i Vigili del Fuoco cosiddetti «precari» vengono chiamati per ripetuti, brevi periodi di servizio per un massimo di 140 giorni l'anno ma senza garanzia di stabilità;
tali Vigili precari dovrebbero essere nell'ordine delle 15.000 unità, e la legge finanziaria prevederebbe la possibilità di un loro progressivo, parziale inserimento a titolo definitivo -:
a quale numero ammonti attualmente il ruolo dei Vigili del Fuoco «precari»;
se ed in quali tempi si preveda un loro progressivo inserimento nei ruoli;
in particolare quanti Vigili ritenga il Governo di dover inserire in organico nel corrente anno 2007 e nel 2008;
se siano previste riduzioni nei termini di assunzione rispetto a quanto ipotizzato in sede di approvazione della legge finanziaria 2007;
se ci si renda conto che l'estrema incertezza che grava su questa categoria condiziona pesantemente migliaia di giovani che non possono minimamente programmare il proprio futuro e dunque, più in generale, come il Ministro intenda procedere nei prossimi anni all'assunzione di nuovi Vigili del Fuoco, utilizzando quali categorie attualmente collaboranti, con quali numeri e in quali termini.
(4-03426)
Risposta. - La soluzione al problema generale del lavoro cosiddetto «precario» rientra fra gli impegni principali di questo Governo.
La questione è tenuta in grande considerazione anche con specifico riferimento alla categoria del personale volontario del corpo nazionale dei vigili del fuoco che ha, attualmente, un numero di iscritti a domanda nei relativi quadri pari a 39.097.
Sin dall'avvio della presente legislatura, l'amministrazione è stata costantemente impegnata nella ricerca di soluzioni tese a «stabilizzare» detta categoria di personale.
Tale impegno va inquadrato anche nella prospettiva di un progressivo ripianamento degli organici del corpo nazionale vigili del fuoco su tutto il territorio italiano e, quindi, del superamento delle derivanti difficoltà sul piano operativo.
Va detto però che le carenze attualmente esistenti a livello di personale del corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte politiche adottate nel corso della precedente legislatura, ove le varie finanziarie emanate nel corso di cinque anni, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non hanno previsto autorizzazioni
alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza, il che ha determinato l'impossibilità di mantenere l'organico reale al passo con la copertura dei pensionamenti effettuati.
Si è infatti già avuto modo di sottolineare, in risposta ad altri atti di sindacato ispettivo, che l'attuale situazione degli organici del corpo nazionale dei vigili del fuoco è la conseguenza della mancata autorizzazione, negli ultimi anni, alla copertura dei vuoti in organici (turn-over), che ha prodotto così una progressiva riduzione delle capacità operative del corpo e della sua presenza sul territorio, a fronte di documentati incrementi delle situazioni potenzialmente pericolose.
È quindi evidente che, l'attuale situazione in cui versa il corpo nazionale dei vigili del fuoco è frutto di una disattenzione alle esigenze dell'organico del corpo stesso perpetuata nelle ultime leggi finanziarie dove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non si è provveduto ad una reale copertura dei pensionamenti.
Sotto questo profilo, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato, proponendo l'introduzione di norme, poi recepite dal Parlamento nella legge finanziaria per il 2007, tese a migliorare progressivamente la situazione, anche grazie alla previsione di un percorso «ad hoc» per la stabilizzazione del personale precario.
Nel recepire le proposte del Governo, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) ha infatti previsto la possibilità, anche per il corpo nazionale dei vigili del fuoco, di procedere alla stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale in possesso di specifici requisiti, avviando così, entro i limiti temporali e finanziari stabiliti, la trasformazione in rapporto a tempo indeterminato della forma di organizzazione precaria del lavoro espletato dal personale volontario dei vigili del fuoco.
Detta normativa quindi, oltre ad allocare le risorse per un'immediata assunzione di 600 vigili del fuoco, cui si aggiungeranno ulteriori unità dal fondo appositamente istituito per le assunzioni, ha avviato un'importante processo che, attraverso regole e procedure «ad hoc», porterà alla stabilizzazione, nel triennio 2007-2009, di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel corpo nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio.
Tale importante scelta, oltre ad avviare un processo di stabilizzazione di giovani che prestano servizio discontinuo nel corpo nazionale, senza quindi poter contare su un sicuro progetto di vita, assicurerà allo Stato l'immissione di personale già altamente qualificato e che quindi potrà immediatamente dare un proprio contributo al fondamentale ruolo del corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone.
In relazione alle disposizioni contenute nella stessa legge finanziaria, si prevede, per l'anno corrente, la stabilizzazione di detto personale nei limiti del contingente che sarà autorizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - dipartimento per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione (funzione pubblica).
Al riguardo, si informa che non è intenzione del Governo procedere ad alcuna riduzione delle assunzioni nei termini e nelle percentuali indicate in sede di approvazione della legge finanziaria.
Vi è anzi l'intendimento, stante l'esigenza di coprire tempestivamente le carenze che annualmente si determinano per effetto delle cessazioni, a vario titolo, dal servizio, di proporre un'integrazione delle forme di stabilizzazione del lavoro del personale volontario dei vigili del fuoco già previste dalla vigente normativa, garantendo la copertura del turn-over del personale operativo, e di protrarre a tutto il periodo cui si riferisce il documento di programmazione finanziaria (2008/2011) le disposizioni di cui alla normativa vigente.
Per quanto riguarda, più in generale, l'assunzione di nuovi vigili del fuoco si segnala, oltre al già menzionato contingente di 600 unità che il corpo nazionale è autorizzato ad assumere secondo le disposizioni contenute in finanziaria, ulteriori unità di personale risulteranno dalla proroga
delle assunzioni autorizzate per l'anno 2006 prevista dalla stessa normativa.
Si segnala, altresì, l'indizione di un pubblico concorso per la copertura di 814 posti di vigile del fuoco permanente, per il quale è già intervenuta l'autorizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Per effetto delle disposizioni contenute nel decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, concernente la proroga dei termini previsti da disposizioni legislative, è stata, inoltre, prorogata al 31 dicembre 2007 la validità delle graduatorie del concorso pubblico a 184 posti per vigile permanente bandito nel 1998 e del concorso a 173 posti bandito nel 2001 riservato, quest'ultimo, alla categoria dei vigili volontari «discontinui».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
ZANELLA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
anche il 22 gennaio scorso i pendolari veneti che utilizzano il treno hanno subito ritardi e cancellazioni pare e seguito di un guasto ad un locomotore;
l'episodio, avvenuto sulla linea Udine-Venezia, è stato aggravato dalla mancanza di informazione all'utenza dei treni coinvolti, come riportato dagli organi di stampa che si sono occupati della vicenda e come direttamente verificato dagli utenti stessi che con le loro proteste si sono rivolti alla Regione;
i disagi cui sono costretti i veneti che per lavoro o studio ogni giorno usano questo mezzo di trasporto sono divenuti insostenibili, quello dei 22 gennaio, infatti, costituisce solo l'ultimo episodio di una lunga serie di disservizi che hanno funestato negli ultimi tempi l'esercizio del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale e locale da parte di Trenitalia SpA;
a giudizio dell'interrogante, l'inadempienza da parte di Trenitalia nell'esercizio del servizio è ancora più grave a fronte dei tangibili sforzi compiuti dalla Regione per mettere a disposizione della Società risorse economiche, rientranti nella finalità assunta come prioritaria dalla Regione del Veneto di miglioramento qualitativo globale dei servizio fornito;
dal primo gennaio 2007 viaggiare in treno costa di più, in quanto i vertici delle Ferrovie hanno deciso di aumentare mediamente del 9 per cento (ma con punte che arrivano fino al 15 per cento) le corse dei treni a lunga percorrenza Eurostar, Intercity e Alta Velocità. Sono invece esentati dal salasso i treni Regionali ed Interregionali, veicolo obbligato del pendolarismo giornaliero e gli Espressi, ma molto spesso Intercity ed Eurostar, lungi da essere esclusivamente oggetto di una scelta «elitaria» dei viaggiatori, sono indispensabili anche per il cittadino comune che abbia necessità di muoversi per piccole distanze, a causa del caos creato da ritardi cronicizzati, convogli soppressi, guasti ai locomotori, che costituisce ormai la difficile quotidianità delle Ferrovie italiane;
l'assessore regionale alle politiche della mobilità Renato Chisso, ha formalmente chiesto ai responsabili della società ferroviaria un «necessario ed esaustivo approfondimento della questione in ogni suo aspetto»;
tali episodi incresciosi non fanno che penalizzare l'uso del treno come mezzo di trasporto a favore delle autovetture che, come ormai è noto e tutti, sono molto più inquinanti. Il treno, infatti, è una risorsa di grande importanza anche per la difesa dell'ambiente naturale poiché è una forma di mobilità più «pulita» e meno dispendiosa dal punto di vista energetico, dell'automobile; anche per questo il ruolo del trasporto ferroviario è cruciale, in particolare quello regionale e locale visto che la maggior parte degli spostamenti di merci e passeggeri avviene lungo distanze di poche decine di chilometri, come quello che ogni giorno coivolge sul territorio nazionale circa due milioni di pendolari -:
se il Governo non ritenga necessario chiedere e Trenitalia di rendere noto il suo
protocollo per le emergenze, per capire come ci si venga a trovare in situazioni come quelle che negli ultimi giorni hanno riempito le pagine dei giornali;
se il Governo non intenda attivarsi affinché Trenitalia renda conto di quello che sta succedendo nella Regione Veneto, in risposta al crescente disagio degli utenti che si trovano attualmente nella condizione di pagare per un disservizio;
se il Governo non intenda fare luce sulla questione dei sempre più frequenti, anche e livello nazionale, problemi di Trenitalia, per tutelare i diritti dei consumatori e difendere l'ambiente naturale dalle emissioni altamente inquinanti delle autovetture.
(4-02353)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre premettere che i servizi di trasporto di interesse regionale, con l'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non rientrano più nell'ambito della competenza dello Stato, essendo oggetto di diretta regolazione da parte delle Regioni medesime attraverso appositi Contratti di servizio stipulati con Trenitalia s.p.a.
Infatti, come è noto che a seguito dei disservizi riscontrati lo scorso anno relativamente ai ritardi e alle soppressioni dei treni, la Regione Veneto ha applicato una forte multa a Trenitalia s.p.a., che non sarà introitata dalla medesima Regione ma restituita come indennizzo agli abbonati veneti sotto forma di sconti o rimborsi sulla tariffa regionale.
Ciò premesso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che, dall'analisi dell'andamento dei treni della linea Udine-Venezia, è emerso un progressivo miglioramento dei livelli di puntualità, passando dal 79 per cento del mese di dicembre 2006 all'88 per cento di marzo 2007.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.