Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 204 del 13/9/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
gli incendi delle scorse settimane hanno provocato la perdita di vite umane e la distruzione di buona parte del patrimonio boschivo e delle coltivazioni in alcune regioni del sud Italia tra cui, particolarmente, la Sicilia;
i numerosi roghi, appiccati da criminali senza scrupoli sulla base di moventi diversi, hanno messo a nudo enormi limiti nelle attività di prevenzione e nell'organizzazione dello spegnimento e dei soccorsi che espongono a gravi rischila sicurezza delle persone e l'integrità dei beni, sia pubblici che privati;
soprattutto per quanto riguarda la Sicilia, sono emerse gravissime responsabilità che gli interpellanti reputano imputabili alla regione in ordine al tardivo recepimento delle misure più significative della legge quadro sulla prevenzione degli incendi boschivi n. 353 del 2000, avvenuto il 14 aprile 2006, ed al coordinamento del servizio di protezione civile nei comuni colpiti. Le analisi e le statistiche rese note in questi giorni segnalano infatti, in modo inequivocabile, come l'istituzione del catasto delle aree incendiate e la conseguente attività di controllo per il rispetto dei vincoli applicati sono serviti, nei comuni italiani che vi hanno provveduto, a ridurre drasticamente il numero degli incendi e l'estensione delle superfici percorse dal fuoco;
sempre con riferimento alla Sicilia, è pure emersa la gestione perversa delle risorse economiche ed umane destinate alle attività forestali, evidentemente deviata dalla finalità di prevenire e contrastare gli incendi ed orientata invece ad assecondare meccanismi assistenziali e logiche clientelari. Risulta, infatti, che in Sicilia sono in vario modo interessati ad attività forestali 30.745 lavoratori, a fronte dei 68.000 impiegati in tutto il territorio nazionale, molti dei quali assunti per 51 oppure per 101 giorni al fine di far maturare il diritto al sussidio di disoccupazione;
tale modello gestionale si è rivelato del tutto inefficace e, in alcuni casi, oggettivamente istigatore d'incendi dolosi;
la recente ordinanza n. 3606 del 28 agosto 2007 recante disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto in alcune regioni del sud Italia causato dagli incendi affronta decisamente il nodo dell'inerzia di alcuni comuni rispetto alle loro competenze in materia di istituzione del catasto incendi e di organizzazione del servizio di protezione civile;
l'esperienza concreta degli ultimi anni dimostra come, in assenza di un ruolo attivo e responsabile delle Regioni e di efficaci controlli e sanzioni a carico dei soggetti inadempienti rispetto ai loro compiti, le misure disposte nell'Ordinanza corrono il rischio di essere vanificate, o quanto meno depotenziate, nella loro applicazione -:
quali iniziative il Governo ritenga di assumere nei confronti della regione Sicilia affinché lo spirito delle misure disposte con l'ordinanza 3606/2007 prevalga, o quanto meno influenzi positivamente; la gestione effettiva delle politiche forestali orientandole verso criteri di efficienza nella prevenzione e nella lotta agli incendi boschivi;
se il Governo intenda assumere ogni opportuna iniziativa (ovvero proporre una specifica iniziativa legislativa) rivolta a potenziare i controlli sull'effettiva applicazione dei vincoli sulla destinazione d'uso dei soprassuoli percorsi da incendi ed a sanzionare i soggetti inadempienti, anche con la decadenza dalle cariche amministrative ricoperte;
se il Governo ritenga o meno utile avviare una iniziativa affinché possa prevedersi l'applicazione di misure concorrenti e/o alternative alla detenzione nei confronti dei responsabili di incendio doloso o colposo, quali potrebbero essere l'impiego a titolo gratuito in attività lavorative finalizzate al rimboschimento ed al restauro delle aree percorse da incendio.
(2-00711) «Lomaglio, Buffo, Nicchi, Attili, Fumagalli, Zanotti, Baratella, Sasso, Rotondo, Pettinari, Trupia, D'Antona, Scotto, Aurisicchio, Fluvi, Cinzia Maria Fontana, Gianni Farina, Bafile, Froner, Franci, Fiorio, Lovelli, Bellanova, Lumia, Gentili, Fundarò, Camillo Piazza, Samperi, Dioguardi, Allam, Piro, Perugia, Mungo, Dato, Maderloni».
Interrogazione a risposta orale:
BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo si è appoggiato pesantemente sul cosiddetto gioco legale per puntellare il bilancio dello Stato e tra le politiche messe in campo c'è la larga diffusione delle cosiddette slot machine - gli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro - giungendo a prevedere l'installazione di migliaia di slot machine in tutto il paese, anche nelle sale bingo;
il gioco nelle sale bingo è stato autorizzato, cambiando la norma del 2000 che riservava al solo gioco del bingo questi locali, con il motivo che così il gioco
d'azzardo sarebbe stato più «controllabile» nei confronti di ludopatie e gioco di minorenni;
secondo i loro sostenitori, le slot machine erano da favorire poiché attraverso il collegamento telematico con l'amministrazione finanziaria sarebbe stato possibile registrare le giocate in tempo reale, assicurando il gettito fiscale;
di detto collegamento telematico sono responsabili società concessionarie, nei cui consigli di amministrazione figurano esponenti divari partiti politici e che sono state finanziate da gruppi bancari come la UNIPOL, coinvolta in diversi gravi scandali finanziari che - anch'essi - vedono coinvolti a vario titolo esponenti di partito e membri del governo;
nella gestione e nella proprietà di sale bingo sono apparsi, spariti e riapparsi, i nomi di esponenti di vari partiti politici e personaggi coinvolti negli stessi scandali finanziari dell'UNIPOL, che ha anche sostenuto finanziariamente lo sviluppo del mondo del bingo;
sulla sicurezza, affidabilità e preferibilità di tali apparecchi l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato ha speso il proprio impegno e la propria credibilità fino a varare una larga campagna pubblicitaria a favore del cosiddetto «gioco sicuro»;
al gioco telematico e al gioco sicuro sono connesse una serie di sanzioni per l'uso improprio, la mancata connessione e l'uso di apparecchiature non conformi;
il lavoro della Guardia di finanza e della magistratura ha messo in evidenza una lunga serie di illeciti nel settore del gioco con slot machine e del bingo:
vi è un inchiesta giudiziaria, nell'anno 2004, della Procura di Torino, in merito al rilascio delle concessioni per la gestione funzionale ed economica delle sale bingo in cambio di tangenti-inchiesta che vede tra gli indagati l'allora Direttore Generale dell'AAMS;
vi è un'inchiesta giudiziaria, nell'anno 2005, della procura di Biella, che ha evidenziato un danno all'erario di circa 5,5 miliardi di euro, e l'imputazione a carico degli arrestati di «associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica ai danni dell'AAMS ed all'alterazione del contenuto di comunicazioni informatiche, di truffa aggravata, gioco d'azzardo e di aver modificato la contabilità delle apparecchiature da gioco» le slot machine venivano modificate a livello informatico per non segnalare la partita per il prelievo erariale e per effettuare gioco illegale dal punto di vista della vincita, puntata e durata della partita;
vi è un inchiesta della procura di Potenza, nell'anno 2006, sul gioco d'azzardo che vede tra le persone coinvolte il Direttore Generale dell'AAMS, proprio riguardo alla concessione di omologazioni per apparecchi da intrattenimento;
vi è un'inchiesta giudiziaria, nel corrente anno, della procura di Venezia che ha emesso un decreto di sequestro preventivo di 110.000 apparecchi elettronici da gioco, motivata dal fatto che gli apparecchi, ancorché regolarmente collegati e omologati - da «gioco sicuro» - in realtà non sono conformi alla legge;
all'estero, le slot machine e le sale bingo sono state protagoniste di scandali, clamorose, azioni della grande criminalità e inchieste ufficiali che hanno portato alla luce gli interessi della maggiori organizzazioni criminali internazionali - la commissione parlamentare d'inchiesta del senato brasiliano sul bingo, istituita dopo il «waldogate», parla a chiare lettere di coinvolgimento della mafia italiana nella rete del bingo brasiliano dove sono coinvolte le stesse multinazionali aggiudicatarie d'appalto in Italia di concessioni governative (CODERE, FRANCO RECREATIVOS).
le società concessionarie (Codere, Cirsa, Gtech, Atalntis World e Franco Recreativos) sono comunque le stesse che si sono rese responsabili dei mancati collegamenti in rete delle slot machines;
presso le Procure della Repubblica di Roma e Milano sono state presentate, come esposto, negli anni 2004 e 2005 le suddette documentazioni e le indagini, sono state affidate alla Direzione investigativa antimafia, su eventuali interessi della criminalità organizzata nel settore in argomento;
si può dunque dire che il gioco con slot machine è assai poco sicuro per le casse dello Stato e che le malversazioni nel settore portano ad un grave danno alle famiglie, da una parte, di cui diverse rovinate dal gioco di un congiunto, e per le casse dell'amministrazione dall'altra, e quindi per il bilancio dello Stato, sulla cui salvaguardia ilGoverno è così impegnato;
la relazione finale della Commissione d'inchiesta, presieduta dal Sottosegretario Grandi ha evidenziato alla data del 31 dicembre 2006 un ammanco totale pari a 370 milioni di euro, in relazione all'omesso pagamento delle imposte da parte dei 10 concessionari per la gestione della rete;
per la mancata connessione con la rete che fa capo alla Sogei di migliaia e migliaia di slot machine, verificatasi per mesi, la somma delle sanzioni e dei danni subiti dall'erario ammonta a circa 98 miliardi di euro, somma evidenziata dal Gruppo anticrimine tecnologico della GDF, rilevata a seguito di indagini richieste dalla Corte dei conti del Lazio e vi è la contestuale richiesta, da parte della medesima Corte, di risarcimento del danno erariale a carico delle 10 concessionarie;
contro l'applicazione delle sanzioni di legge e contro i sequestri ordinati dalla magistratura si sono pronunciati sia detti concessionari che i gestori delle slot machine, questi ultimi sostenendo che le macchine, pur illegali, erano omologate dall'AAMS, tutti sostenendo che le sanzioni provocherebbero il fallimento delle società sanzionate;
il fallimento dei concessionari - causato da sanzioni sacrosante motivate da comportamenti illegali degli stessi - creerebbe un danno ai finanziatori, tra cui la ricordata UNIPOL;
nel settore del gioco si ventila la possibilità che chi è colpito da sanzioni stabilite per legge venga salvato dall'intervento di un decreto del Governo o con la legge finanziaria - si parla di modificare le norme con l'intervento del legislatore ed esisterebbe un ampio accordo tra le forze politiche coinvolte direttamente nel business delle sale bingo, slot machine e connessione telematica;
il «conflitto di interessi» tra quelli della maggioranza che sostiene il Governo e quelli pubblici delle casse dell'erario è evidente e di urgente soluzione, visto che l'ammontare delle sanzioni da contestare equivale a una corposa legge finanziaria -:
se il Governo sia intenzionato a riscuotere l'intero ammontare delle sanzioni e dei risarcimenti di danni in parola e quando.
(3-01207)
Interrogazioni a risposta scritta:
ALESSANDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seguito agli attentati londinesi del 7 e 21 luglio 2005, il 27 luglio seguente il Governo approvò il decreto-legge n. 144 recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, poi convertito con modificazioni nella legge n. 155 del 31 luglio 2005;
nel corso del procedimento di conversione, venne presentato un emendamento finalizzato ad inasprire le sanzioni per coloro che avessero indossato il burqa o qualsiasi altro indumento fosse idoneo a celare l'identità della persona o comunque ne rendesse meno agevole l'accertamento;
tale emendamento venne accolto dal Senato della Repubblica ed ora figura all'interno della legge n. 155 del 2005 all'articolo 10, significativamente intitolato
«Nuove norme sull'identificazione personale», come comma 4-bis, dove si legge: «Il secondo comma dell'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, è sostituito dal seguente: «Il contravventore è punito con l'arresto da uno a due anni e con l'ammenda da 1.000 a 2.000 euro»;
il burqa risulta essere stato utilizzato come strumento di occultamento dell'identità anche da alcuni dei terroristi entrati in azione nel luglio del 2005 a Londra;
ciò nonostante, continuano ad essere segnalati episodi che vedono donne di confessione musulmana girare nelle città del nostro paese a volto completamente coperto, impedendo il proprio riconoscimento ed in taluni casi generando allarme sociale e preoccupazioni d'ordine pubblico;
il 16 agosto 2007 in un centro commerciale di Borgo Panigale, alla vista di una signora marocchina che indossava il nigab, alcuni cittadini hanno ritenuto di dover allertare le Forze dell'ordine, temendo che fosse una terrorista in procinto di farsi saltare in aria -:
quali siano le ragioni per le quali il divieto di indossare in pubblico il burqa e qualsiasi altro indumento possa servire a celare l'identità personale non venga fatto uniformemente osservare sul territorio nazionale a dispetto del crescente timore di iniziative terroristiche di stampo jihadista.
(4-04792)
GERMANÀ e STAGNO d'ALCONTRES. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini siciliani in possesso di porto d'arma uso caccia, e quindi senza precedenti penali, hanno pagato le tasse previste per la stagione venatoria 2007-2008;
previo parere acquisito dal Comitato regionale faunistico-venatorio composto da presidenti di associazioni venatorie, ambientaliste, agricole, funzionari della pubblica amministrazione, docenti delle Università di Messina, Palermo, in data 12 giugno 2007, presieduta dall'Assessore regionale all'agricoltura, presente il Direttore generale, il Dirigente della XII ripartizione della Regione Sicilia, è stato emanato il decreto assessoriale n. 1168 che regolamenta l'attività venatoria nella Regione Sicilia;
mercoledì 22 agosto 2007 veniva presentato da alcune associazioni ambientaliste al Tar di Palermo un ricorso giurisdizionale con istanza di sospensione del decreto assessoriale n. 1168;
pur nella legittima libertà di decisione codesto Tar, che certamente conosce le leggi venatorie ma anche il rigetto integrale operato lo scorso anno dal Tar di Catania a un ricorso simile che per altro prevedeva un calendario venatorio con più specie cacciabili, non ha avuto la sensibilità di operare come il Tar di Catania ed entrare nel merito anziché concedere la sospensiva con impareggiabile solerzia in quanto emesso in data 27 agosto 2007, nonostante il 25 e 26 fossero rispettivamente sabato e domenica, ed inoltre non ha tenuto nella giusta considerazione il ritardo strumentale utilizzato dalle associazioni ambientaliste nel presentare il ricorso stesso, chiaramente voluto al fine di ledere i diritti di coloro i quali avevano, si ripete senza precedenti penali, pagato regolarmente le relative tasse per esercitare questo loro diritto;
sorge spontaneo chiedersi quale sia il criterio che ispira il Tar nella scelta di concedere sospensive in tempi così brevi in materia distinte, pur essendo la disciplina della caccia materia di competenza legislativa esclusiva regionale, vi sono aspetti, quali la tutela della fauna selvatica, di pertinenza statale -:
se il 50 per cento della tassa di concessione governativa pagata dai cittadini siciliani sia stato come previsto dalla legge, restituito dallo Stato alla Regione Sicilia per l'anno 2006 ed inoltre se intenda assumere iniziative legislative, per - una tantum - far recuperare nel mese di febbraio, solo per la specie migratoria, i
giorni non utilizzati all'apertura, tra l'altro attività venatoria che alcuni Paesi della Comunità europea consentono nel mese di febbraio.
(4-04793)
CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
monsignor Giovanni Han Dingxian, vescovo sotterraneo della diocesi di Yongnian/Handan, Hebei è morto il 9 settembre scorso, all'età di 68 anni, per un cancro ai polmoni, mentre era tenuto in isolamento dalla polizia;
secondo informazioni raccolte dall'agenzia missionaria AsiaNews (http://www.asianews.it) fra i cattolici cinesi dell'Hebei serpeggia malcontento e dolore sul modo in cui la salma è stata trattata. A poche ore dalla sua morte (avvenuta alle 11 di sera), al mattino presto, la salma è stata subito cremata e seppellita in un cimitero pubblico, senza possibilità per fedeli e sacerdoti di poterlo vedere, salutare e benedire. Per alcuni questo è il segno che la polizia «temeva la sua morte e voleva coprire delle prove»; per altri è solo un segno che la polizia voleva evitare celebrazioni pubbliche troppo vistose della Chiesa sotterranea, in una regione dove sussiste una forte concentrazione di cattolici;
il comunicato della diocesi di Yongnian non ha note polemiche sulla dinamica della morte del vescovo. Esso sottolinea che monsignor Han ha passato quasi 35 anni della sua vita in prigione e chiede a tutti i cattolici di pregare per lui, definito «modello di fede e pastore» per tutta la Chiesa;
nel 2005 era stato di nuovo sequestrato e portato in un luogo sconosciuto e da allora nessuno ha saputo più niente di lui fino alla morte. Per la sua liberazione AsiaNews aveva lanciato una campagna che aveva trovato appoggio anche nel Parlamento europeo e presso la Conferenza episcopale americana;
il sottoscritto interrogante aveva presentato un'interrogazione a risposta scritta (n. 4/00904) il 19 settembre 2006;
l'interrogante è consapevole che qualora si intenda fare pressione su un Paese come la Repubblica Popolare della Cina riguardo un tema così carico di risvolti politici e culturali, operare attraverso la cornice europea assicura una maggiore autorevolezza, derivante anche dalla priorità che al tema dei diritti umani e della democrazia viene conferito da tutti i Paesi europei e dall'Unione europea nel suo complesso -:
di quali informazioni disponga sulla vicenda il Governo, considerato che nella risposta scritta, pubblicata lunedì 14 maggio 2007, nell'allegato B della
seduta n. 156, all'interrogazione n. 4/00904, si afferma che: «Per quanto concerne più specificatamente le vicende dei religiosi cattolici oggetto dell'interrogazione, esse sono seguite con grande attenzione dall'Ambasciata d'Italia a Pechino anche nell'ambito degli organismi e dei meccanismi attivati a livello di Unione europea che trattano delle questioni relative ai diritti umani in Cina».
(4-04798)
PINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'area dove dovrebbero sorgere la nuova moschea di Bologna e l'annesso minareto, nel quartiere di San Donato, risulta giacere un oleodotto di proprietà dell'Aeronautica Militare Italiana che fa parte della rete di alimentazione di numerose basi nazionali o concesse all'Alleanza Atlantica, infrastruttura che deve ritenersi sensibile ai fini della difesa e della sicurezza del nostro Paese;
tale infrastruttura congiungerebbe infatti il porto di La Spezia alle basi di Ghedi, Villafranca, Istrana, Rivolto ed Aviano;
l'autorità dell'Aeronautica Militare presenti a Parma, raggiunti dal comitato promotore del referendum cittadino sulla moschea, hanno negato di essere state poste a conoscenza del progetto che interesserebbe le aree dove transita l'oleodotto;
la permanente minaccia jihadista alla sicurezza nazionale di tutti i Paesi occidentali sconsiglia di erigere un centro di cultura islamica in prossimità di un'infrastruttura critica per la difesa nazionale ed atlantica;
chiunque voglia procedere all'alterazione delle aree interessate è in ogni caso tenuto ad acquisire un'autorizzazione preventiva da parte del Ministero della difesa e della stessa Alleanza Atlantica che non è stata finora chiesta da alcuno ed in particolare non dal comune di Bologna -:
quali siano gli intendimenti del Governo sui fatti generalizzati nella premessa e se non intende attivarsi affinché sia evitato l'avvio dei lavori per la costruzione della moschea di Bologna.
(4-04804)
CACCIARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le dichiarazioni rilasciate alla stampa dall'amministratore delegato Enel, che all'interrogante appaiono avverse alle disposizioni di legge vigenti e alle direttive europee non sono compatibili a giudizio dell'interrogante con la direzione di un'azienda di servizio pubblico controllata dallo Stato;
tali direttive prevedono il massimo rigore nell'applicazione delle normative di sicurezza nell'esercizio di impianti industriali a rischio incidenti rilevanti (direttive severo, valutazione di impatto ambientale, eccetera);
si prevede che entro il 2020 si arrivi alla riduzione del 20 per cento di consumi di energia primaria come stabilito in sede di Unione europea -:
se il Governo sia intenzionato ad attuare le direttive europee e a sostenere la legislazione italiana che le prevede.
(4-04806)