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Allegato B
Seduta n. 208 del 20/9/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta orale:
RONCONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 14 aprile del 2004 si è verificata una frana alle falde del monte Subasio, causata con ogni probabilità dall'attività estrattiva di una cava oggi dimessa;
la vicenda risulta ancora più grave perché la frana di Torgiovannetto interessa un'area compresa nel Parco regionale del Subasio, patrimonio mondiale dell'Unesco, che dovrebbe essere soggetta a vincoli di tutela e protezione ambientale;
con un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri è stato previsto lo stanziamento di risorse destinate al ripristino della strada provinciale n. 249 nel territorio del comune di Assisi (Perugia) inagibile a causa della frana;
il provvedimento ha assegnato alla Regione Umbria 2,5 milioni di euro a carico del Fondo della protezione civile per gli interventi di ripristino e di messa in sicurezza della zona della frana, da utilizzare in tempi brevi per effettuare i lavori necessari a rendere percorribile la strada provinciale n. 249 ed eliminare finalmente i gravi disagi causati alla popolazione della zona dalla sua interruzione;
tuttavia a distanza di tre anni dalla chiusura della strada provinciale 249 non è dato di sapere ancora quando si tornerà ad una normale viabilità;
uno studio predisposto per la provincia di Perugia prevede la demolizione di
un opificio industriale esistente, lo smantellamento del muro in terra armata realizzato nel 2006 a protezione della ex S.S. 444 e la realizzazione di un nuovo muro in terra armata di dimensioni e lunghezze adeguate;
questo progetto ha già sollevato una serie di dubbi circa la sua validità prima di tutto perché crea un vero e proprio disastro ambientale per l'intera area della montagna senza che si sia affrontato il problema della sistemazione definitiva dell'area della cava;
risulterebbero, inoltre, spesi fino ad oggi circa 4,3 milioni di euro senza ottenere risultati apprezzabili in termini di viabilità e vivibilità per i cittadini che hanno subito il danno della chiusura della strada -:
se sia a conoscenza del progetto commissionato dalla provincia di Perugia, quale sia il suo giudizio a riguardo e quali iniziative urgenti intenda adottare per risolvere un problema che si trascina da tre anni e che deturpa una parte di un'area considerata, come detto in premessa, patrimonio dell'Unesco.
(3-01240)
FASOLINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la discarica ubicata in località Macchia Soprana del Comune di Serre insiste su area di eccezionale valenza idrogeologica, posta com'è al centro di un sistema che coinvolge tutto il bacino del Sele;
da più parti tecniche ed istituzionali, è stato sempre sostenuto che il paventato pericolo di inquinamento delle falde è ipotesi remota, anzi assolutamente inesistente e fuorviante;
considerato invece che nel corso di recenti lavori di sistemazione e manutenzione della discarica, per la precisione nel terzo invaso, alla profondità di 30 metri è venuto allo scoperto un corso di falda peraltro frettolosamente e fraudolentemente ricoperto e occultato;
a prescindere dalle responsabilità penali tutte da accertare viene così smascherata la più volte sbandierata sicurezza della discarica che, invece, alla luce dei nuovi eventi presenta tutte le caratteristiche di una potenziale pericolosissima fonte di inquinamento chimico e batteriologico del più importante sistema idrogeologico dell'Italia meridionale;
la rete che fa capo al corso del Sele provvede sia al fabbisogno potabile di una preponderante parte della provincia di Salerno, una delle più estese d'Italia, sia alle necessità irrigue di tutta la valle del Sele cui fa capo una delle agricolture più avanzate d'Europa, con una produzione destinata al mondo intero (derivati del latte, ortaggi, mais, fragole, carciofi);
il rinvenimento di un corso di falda in piena discarica in realtà non deve sorprendere nessuno: sarebbe bastato parlare con la gente del posto che nessuno ha mai voluto ascoltare. La zona della discarica è stata sempre associata nei ricordi e nella tradizione popolare con una straordinaria ricchezza di acqua. Molte case sono dotate di pozzi artesiani. Il nome della contrada è esemplarmente indicativo, ed è «Fontana della Noce» -:
se non intenda porre in essere l'unico provvedimento che un Governo responsabile è chiamato ad adottare: la chiusura immediata della discarica di Serre. Inoltre, un atto formale di pubbliche scuse da parte sua e del Governo a una popolazione duramente e ingiustamente colpita.
(3-01242)
Interrogazioni a risposta scritta:
PELLEGRINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Monte Cervati, con i suoi 1.898 metri rappresenta la vetta più importante da un punto di vista paesaggistico e ambientale del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano;
nel corso dell'anno, sono tanti i turisti che si recano nel territorio del Cervati, per apprezzare questo spettacolo della natura, derivante, in particolare, dalla presenza di diversi faggeti, i quali rappresentano l'emblema di questa area del Parco Nazionale;
il giorno 29 agosto 2007, all'interno di questo territorio, e precisamente nella località Gravocciole, sono iniziati lavori che prevedono l'abbattimento di 460 alberi di faggio secolari;
la deplorevole attuazione del piano di abbattimento, sovrapponendosi alle notizie di prima pagina che hanno riportato la morte di migliaia di ettari di macchia mediterranea andati in fumo all'interno del Parco Nazionale con i numerosissimi incendi che si sono verificati su questo territorio durante tutto il periodo estivo, crea la necessità di avviare un'azione di costruzione dell'area boschiva e non di devastazione;
inoltre, nei Comuni di Piaggine (Salerno) e Sanza (Salerno), sono in fase di esame ed approvazione diversi piani di abbattimento della superfice boschiva, i quali possono provocare ulteriori danni al territorio e al patrimonio paesaggistico -:
se, il Governo, intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario alla sospensione dei piani di abbattimento.
(4-04875)
GIORDANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il parco di Rimigliano è un'area di circa 650 ettari nel Comune di San Vincenzo (Livorno), nella quale si ritrovano alcuni chilometri di spiaggia non deturpata da costruzioni abusive; all'interno di quest'area, verso est, vi è un'ampia distesa di campi dove fino ad un secolo e mezzo fa c'era il «lago di Rimigliano» popolato da fauna ittica e meta di uccelli palustri;
la suddetta area è stata oggetto nei primi anni '70 di uno straordinario progetto urbanistico a firma degli architetti Gazzola-Isolera che tutelava il parco dagli interessi speculativi, consentendo la realizzazione di una delle prime aree protette della Toscana;
dal 1970 - con la definizione d'area a parco di Rimigliano, la sua inclusione nel PRG e l'apertura al pubblico nel maggio del 1973 di quella che avrebbe dovuto essere la prima parte del Parco - ad oggi si è assistito ad un progressivo abbandono del progetto originario;
nella legislatura 1994-1999 la maggioranza del consiglio comunale di San Vincenzo (Livorno) decideva di sciogliere definitivamente il precedente organismo di gestione consortile e di entrare a far parte della S.p.A. dei Parchi della Val di Cornia;
nel 1996, senza un reale coinvolgimento della popolazione, il consiglio comunale approvò una variante che individuava per quattro complessi edilizi (alcuni interni, altri ai confini del parco), la modifica della destinazione d'uso da edilizia residenziale a ricettività turistico-alberghiera, avviando in tal modo il processo di smantellamento del progetto originario;
il comune di San Vincenzo (Livorno) con il Piano Strutturale (1998) ha diviso il Parco di Rimigliano in cinque comparti, e prevede per la Tenuta (la parte più estesa dell'intero parco) un carico edilizio pesantissimo: un nuovo maxi-albergo di 45.000 metri cubi, una sala congressi per altri 9.000 metri cubi e ricettività turistica per i 45.000 metri cubi di volumetrie esistenti (casolari e granai appartenuti ai Romanov), mentre tutto il terreno (anche le aree boschive) fu dichiarato non espropriabile e soggetto ad edificazione, diventando appetibile alla speculazione degli interessi turistici e immobiliari;
ad impedire momentaneamente la realizzazione del maxi albergo, subentrò la vicenda della Parmalat - poiché l'intera area di Rimigliano era stata acquistata
dalla Parmatour di Callisto Tanzi e della figlia Francesca - il loro fallimento bloccò il tutto fino al dicembre 2004 quando si è tenuta l'asta fallimentare che ha visto prevalere una cordata d'imprenditori che con soli 23 milioni di euro si sono aggiudicati la proprietà della Tenuta;
nel frattempo il 3 agosto 2005 il Consiglio Comunale ha approvato una nuova delibera «Avvio del procedimento per una variante al Piano Strutturale» nella quale si mantiene l'attuale carico edilizio, e si aggiunge la possibilità di edificare nell'area altri 9.000 metri cubi senza specificare le destinazioni d'uso delle nuove volumetrie. A riguardo è intervenuto il presidente della Società dei Parchi Val di Cornia che ha evidenziato come la nuova previsione sia soggetta «alle stesse logiche del passato e con il rischio di produrre danni ancora peggiori»;
persino nella fascia a mare si è giunti ad intaccare la protezione con la dichiarazione di non esproprio per otto ettari di prati attorno ai poderi dei Della Gherardesca e con un progetto del maggio 2006, per la «valorizzazione» della fascia a mare di Rimigliano approvato dal Consiglio Comunale, che prevede:
a) l'illuminazione notturna per ampi tratti della pineta;
b) l'aumento del numero dei servizi igienici e delle docce sulle dune;
c) la messa in posa di nuove condotte idriche per permettere un enorme aumento dei consumi (alla tubazione esistente da 3/4, si aggiungono 2 tubazioni una da due pollici e una da tre destinate vagamente allo «sviluppo» dell'area);
la Soprintendenza di Pisa ha dichiarato con nota del 5 ottobre 1998, successivamente ribadita, che qualsiasi nuova edificazione nell'area non è compatibile con l'ambiente;
gli atti sopra richiamati non solo prevedono nuove edificazioni ma costituiscono le premesse per una nuova e massiccia antropizzazione dell'area con la conseguente rottura dell'equilibrio naturale della zona e la perdita definitiva delle sue caratteristiche;
la speculazione di Rimigliano e le scelte urbanistiche del Comune di San Vincenzo (Livorno) sono state più volte al centro di numerosi interventi e di vere e proprie denunce pubblicate dalla stampa nazionale (La Repubblica, L'Espresso, Il Manifesto, Corriere della Sera)-:
se sia a conoscenza della minaccia che grava sull'area suddetta;
quali iniziative urgenti intenda mettere in atto affinché venga evitato un risultato speculativo e devastante in un'area di elevato valore naturale, storico, ecologico e paesaggistico.
(4-04900)