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Allegato A
Seduta n. 213 del 28/9/2007
...
(Sezione 7 - Dati relativi all'applicazione della legge sull'interruzione volontaria della gravidanza)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
l'intervento di aborto selettivo con cui, all'ospedale San Paolo di Milano, è stata uccisa per errore la gemella sana anziché quella malata o il commovente ricordo di Tommaso e della sua breve lotta per sopravvivere all'ospedale Careggi di Firenze, dove i medici gli avevano diagnosticato un'atresia dell'esofago rivelatasi in seguito inesistente, costituiscono un ulteriore drammatico elemento per affrontare alcune problematiche sorte intorno alla legge sull'interruzione volontaria di gravidanza;
il nuovo rapporto annuale sull'interruzione di gravidanza sarà a breve presentato al Parlamento -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga di fornire nella prossima relazione annuale sull'applicazione della legge sull'interruzione della gravidanza le seguenti informazioni, e se comunque il ministero della salute disponga di questi dati:
a) il numero di colloqui svolti nei consultori e il corrispondente numero di certificati rilasciati, in quanto questo dato (necessariamente parziale, perché esclude le donne che si rivolgono ai medici privati) può fornire un'idea dello stato di applicazione dell'articolo 2 della legge, cioè della capacità dei consultori di intervenire per evitare gli aborti e proporre alle donne aiuti concreti e soluzioni agli eventuali problemi che le inducono ad interrompere la gravidanza;
b) il numero di colloqui svolti con il padre (previsti dalla legge se la donna acconsente);
c) il numero di bambini nati vivi in seguito ad aborti tardivi (effettuati cioè oltre i 90 giorni);
d) nei casi di interruzioni di gravidanza tardive, se venga sempre comunicata la settimana di gestazione (e non soltanto l'indicazione generica «entro i 90 giorni» e «oltre i 90 giorni»);
e) se (quando, secondo l'articolo 6, l'interruzione di gravidanza viene effettuata perché sono accertate «rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro che determino un grave pericolo per la salute psichica o fisica della donna»), l'accertamento diagnostico in base al quale si abortisce venga sempre verificato dopo l'aborto, tenuto conto che è di fondamentale importanza sapere quale effettivo riscontro hanno le diagnosi prenatali, che spesso si basano non su certezze ma su probabilità;
f) se vengono raccolti i dati sulle patologie fetali in base alla quale si ricorre all'articolo 6, poiché senza queste informazioni è difficile promuovere politiche di sostegno alle maternità difficili e campagne mirate contro l'uso dell'aborto a fini eugenetici;
g) il numero di casi in cui viene utilizzato un metodo abortivo farmacologico e seguendo quale protocollo (visto che non esiste un protocollo nazionale approvato dall'Aifa) ed il numero di donne che resta in ospedale fino al completamento dell'aborto, seguendo il parere del Consiglio superiore della sanità (parere a cui il ministero della salute ha dichiarato di volersi attenere), e il numero di donne che, invece, torna a casa prima di aver concluso l'intera procedura di espulsione.
(2-00742)
«Volontè, Capitanio Santolini».
(25 settembre 2007)