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Allegato B
Seduta n. 222 dell'11/10/2007
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TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dei trasporti, il Ministro delle infrastrutture, per sapere - premesso che:
la strada statale 63 è l'unico sistema viario che unisce l'appennino reggiano con il proprio capoluogo e nello stesso tempo la provincia di Reggio Emilia con le regioni della Toscana e della Liguria, tale via di comunicazione presenta un elevato livello di pericolosità e insicurezza, sia per i mezzi che per le persone;
con l'interrogazione a risposta orale n. 3-00520, della senatrice Leana Pignedoli è stata fatta richiesta di «un apposito piano pluriennale, con le relative risorse finanziarie, finalizzato alla manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità di
interesse nazionale della provincia di Reggio Emilia, con particolare riguardo alla strada statale 63»;
con l'incontro in data 14 maggio 2007 tra il consigliere regionale Fabio Filippi e il Capo compartimento dell'Anas di Bologna, ingegner Lelio Russo, l'Anas ha dato rassicurazioni in merito al ripristino dell'impianto d'illuminazione delle gallerie adiacenti l'abitato di Casina, i cui lavori sarebbero stati appaltati entro il mese di giugno, entro la stessa data sarebbero stati appaltati anche i lavori per il ripristino di barriere e di pavimentazione lungo tratti saltuari della statale;
con la comunicazione del 18 settembre 2007 dell'assessore provinciale, Giuliano Spaggiari, i vertici Anas hanno garantito che il 24 settembre sarebbero iniziati i primi lavori agli impianti di illuminazione, ventilazione e semaforici, per un importo di 150.000 euro, che avrebbero comportato la chiusura della galleria Seminario per circa due settimane e, in seguito, di quelle successive per altri 15 giorni; contestualmente sarebbe stato realizzato un secondo stralcio di opere, per un importo di 950.000 euro previsti da Anas solo recentissimamente in via extra-ordinaria, che sarebbe partito con la manutenzione del manto stradale all'interno delle gallerie e sarebbe proseguito su tutto il tratto montano della Statale 63;
nel Piano quinquennale Anas è stata aggiunta tra gli interventi «in inservibilità» una somma di 5 milioni e 672.000 euro per interventi di messa a norma definitiva delle tre gallerie Costarella, Seminario e Casina, in particolare è prevista la realizzazione di nuove vie di fuga, rivestimenti ed altri interventi tra cui la posa di cavi fessurati per consentire i collegamenti telefonici anche sotto le gallerie;
con l'ordinanza n. 82 del 2007 il Capo compartimento ANAS della Viabilità dell'Emilia Romagna, l'ingegner Lelio Russo, ha comunicato che dalle ore 9,00 di lunedì 24 settembre alle ore 24,00 di venerdì 5 ottobre la strada statale 63, fra il Km 77+900 e il Km 82+100, è chiusa, con conseguente deviazione del traffico su un percorso alternativo nei due sensi di marcia lungo la ex statale 63, della quale le gallerie Casina e Seminario costituiscono variante -:
quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, anche alla luce dell'ulteriore protrazione degli stessi fino al 27 ottobre;
come sia possibile che dopo un ultimo sopralluogo i tecnici abbiano evidenziato altri interventi da effettuare, come l'installazione di sensori di luminosità e di opacità dell'aria, queste ultime opere facilmente individualizzabili in precedenza, protraendo la fine dei lavori, inizialmente prevista per il 6 ottobre e già posticipata al 27 ottobre;
se fosse proprio necessario chiudere tutte e due le gallerie contemporaneamente, dal momento che già in passato erano state utilizzate alternativamente e che Anas si era impegnata in una chiusura dilazionata nel tempo;
come sia possibile che anche una volta ultimati questi interventi le gallerie Seminario e Casina non saranno a norma: mancheranno infatti le vie di fuga, il posizionamento di sistemi anti-incendio e di tutti i dispositivi di allarme predisposti dalla normativa europea vigente (impianti di segnalazione video-luminosi all'ingresso delle gallerie e impianti di aspirazione fumi) e la banchina pedonabile ai lati della carreggiata, che non può essere realizzata dal momento che la sede stradale diverrebbe troppo stretta;
se fosse necessario iniziare i lavori il 24 settembre in prossimità della fiera di San Michele, manifestazione che richiama il maggior numero di persone a Castelnovo Monti, centro nevralgico dell'appennino reggiano;
se non fosse auspicabile che per il prosieguo dei lavori si richieda alla ditta appaltante, la T.E.M.A. Impianti di Salerno, di organizzare turni sulle 24 ore per
dimezzare la durata del disagio, cosa possibile visto che nel caso specifico gli operai sono poco influenzati dalla luce;
se il Ministero interrogato, in accordo con Anas e la provincia di Reggio Emilia, non pensi, vista la criticità e la pericolosità dell'asse viario attuale, a un sistema strategico dei trasporti per la montagna reggiana che includa, potenziandoli, tre assi viari: uno lungo il fiume Secchia fino a Collagna, l'altro lungo l'Enza fino a Ramiseto, l'altro ancora sul tracciato della statale 653 e, qualora ciò non fosse pianificabile in tempi rapidi, se si ritenga opportuno che la gestione del tracciato della strada statale 63 da Reggio Emilia fino al passo del Cerreto non debba essere assegnato per le competenze necessarie alla provincia di Reggio Emilia.
(2-00782) «Barbieri».
Interrogazione a risposta in Commissione:
FABRIS e AFFRONTI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Milano-Genova costituisce una delle tratte vitali che collegano il capoluogo lombardo alla Liguria e a tutta la zona dell'Oltrepò pavese, e che la suddetta linea serve ogni mattina migliaia di lavoratori pendolari e studenti che si recano a Milano, provenendo dalle decine di comuni dell'Oltrepò;
negli ultimi mesi si sono registrati quasi giornalmente disservizi sulla linea in oggetto; ritardi, guasti ai treni, soppressione di convogli, stazioni prive di adeguato personale, biglietterie fantasma, sporcizia, mancanza di controlli soprattutto nelle ore serali, infrastrutture fatiscenti;
si assiste ogni giorno all'esplosione delle proteste e della rabbia di migliaia di pendolari, per i quali il treno rappresenta un, mezzo, spesso l'unico, per recarsi al lavoro o allo studio e i gravi disservizi sopra elencati producono rilevanti danni;
tutto ciò sta incrinando ogni residua fiducia dei cittadini nel servizio di trasporto ferroviario, introducendo anche elementi impropri di conflittualità fra utenti e ferrovieri, che tentano comunque, pur tra mille difficoltà, di svolgere con dignità e professionalità il loro lavoro;
nella prima settimana di ottobre i ritardi sono diventati costanti e sempre più pesanti, non solo per i treni locali, ma anche per gli intercity e gli Eurostar: lunedì 1o ottobre ci sono stati 10' di ritardo per l'IcPlus 648 Meneghino da Genova a Milano; 37' per l'IcPlus 661 da Milano per Genova; 34' per l'Eurostar 9319; 32' per l'IcPlus Cycnus da Milano a Genova; martedì 2 ottobre ci sono stati ritardi di 13' per l'IcPlus 652 Mazzini da Genova a Milano, 13' per il 661, 15' per l'Eurostar 9319 e 18' per il 663 Cycnus; mercoledì 3 ottobre è andata ancora peggio; 14' per il 661, 28' per l'Eurostar, 11' per l'IcPlus 663; giovedì 4 ottobre ci sono stati 25' di ritardo in arrivo a Milano per l'Ic 652, 19' per l'ES 9319 a Genova; venerdì 5 ottobre ancora ritardi: 13' a Milano per l'IcPlus 652; 19' per il 661 Versilia a Genova, 14' per l'ES 9319;
in totale l'Ic 648 ha fatto 17' di ritardo nella settimana, l'IcPlus 652 ne ha fatto 63'; l'Eurostar 9314 46 minuti; 92 minuti per l'Ic 661 e ben 107 minuti per l'ES 9319;
non si sono mai verificati casi di ristoro dei danni o di risarcimento del biglietto ferroviario da parte della società alle persone che hanno subito disagi inaccettabili;
il presentatore, pur rendendosi conto della obsolescenza della rete ferroviaria italiana che richiede una serie di interventi anche strutturali di lunga durata per porre rimedio alla situazione descritta chiede di sapere -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato presso Trenitalia al fine di chiarire le cause di questi continui disservizi tecnici e per garantire il ripristino delle condizioni minime di agibilità
della linea ferroviaria Milano-Genova, che serve un bacino così vasto di utenti, in modo da assicurare le adeguate condizioni di servizio a tutti i passeggeri e se non ritenga il Ministro di adoperarsi presso Trenitalia e Rfi s.p.a. ed interessare anche la Regione affinché si possa agire con le indispensabili sinergie al fine di tutelare le richieste dei pendolari, siano essi lavoratori o studenti, affinché siano risarciti i passeggeri che documentino gravi disservizi subiti a fronte della corresponsione della regolare tariffa di viaggio, anche se il rimedio a tutto ciò non può essere considerato il mero recupero peraltro parziale del biglietto in quanto a causa di ciò per gli utenti del servizio vengono meno tutta una serie di impegni non sempre recuperabili.
(5-01591)
Interrogazioni a risposta scritta:
VICO e BELLANOVA. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il diritto alla mobilità e il servizio dei trasporti hanno un valore universale che lo Stato deve poter garantire ad ogni suo cittadino, con prestazioni di buona qualità ed efficienza su tutto il territorio nazionale;
nell'ambito del Piano di riordino sulle lunghe percorrenze basato sui cosiddetti coefficienti bassi o scarse frequentazioni, l'offerta commerciale così rivista, ci si ritroverebbe di fatto di fronte ad un ridimensionamento del servizio per le regioni meridionali e soprattutto per la Puglia;
informazioni non meglio ufficializzate indicherebbero tra le priorità dell'orario invernale in fase di predisposizione da parte di Trenitalia, la soppressione a partire dal 10 dicembre 2007 a Lecce del treno Lecce-Roma delle 17.00 e del Roma-Lecce delle 7.38, mentre a Taranto della tratta Taranto-Roma delle 6.16 e Roma-Taranto delle 15.45, nonché il ridimensionamento delle linee Venezia-Lecce, Bolzano-Lecce e Milano-Taranto-Crotone, con la cancellazione delle stazioni salentine e il passaggio previsto in Puglia solo alla stazione di Bari;
tali soppressioni sarebbero state decise unilateralmente da Trenitalia senza un coinvolgimento o una informazione preventiva degli enti locali interessati;
le variazioni annunciate rischierebbero di fatto di isolare ulteriormente la Puglia dalle grandi arterie di comunicazione e interscambio verso il Nord e dal piano relativo all'alta velocità -:
quali interventi nei confronti di Trenitalia intenda promuovere al fine di chiedere l'immediata sospensione dell'orario invernale e quali iniziative intenda assumere in ordine alla scelta strategica del trasporto pubblico per lo sviluppo del Paese e del mezzogiorno in particolare.
(4-05221)
QUARTIANI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il sistema ferroviario locale lombardo e dell'area metropolitana di Milano registra da anni disagi a carico degli utenti, la cui gravità tende ad aumentare anche a causa della soppressione di numerose fermate in precedenza previste ed effettuate da un maggior numero di convogli;
l'entrata in vigore dei nuovi orari dal dicembre scorso ha appesantito il servizio, la cui qualità risulta assai scarsa e come tale percepita dagli utenti come dagli organi di informazione e dall'opinione pubblica a causa dei costanti ritardi e dell'annullamento di intere corse sulla tratta Piacenza - Lodi - Milano, in particolare riguardanti le stazioni e i pendolari di Melegnano, San Giuliano Milanese, San Donato Milanese, e le aree limitrofe interessanti l'utenza del servizio ferroviario;
la pianificazione degli orari e delle frequenze del servizio un tempo adattate ai ritmi di lavoro e degli orari delle grandi aziende industriali dell'area milanese, sino a pochi anni fa replicati senza flessibilità in grado di accompagnare e servire ritmi
ed orari di attività produttive e di servizi fortemente diversificatisi, sono almeno da un anno a questa parte, dopo il cambiamento intervenuto nelle corse e nella frequenza delle fermate interessanti le stazioni sopraddette, a giudizio dell'interrogante oggettivamente non rispondenti alla domanda di utilizzo del servizio ferroviario da parte dell'utenza, sia essa legata al mondo del lavoro come a quello della scuola, al punto da ingenerare la diffusa convinzione che il «taglio» del servizio sia una risposta alle esigenze di modifica degli orari esattamente opposta a quella attesa, giacché riduce il servizio concentrandolo in orari ristretti del mattino e del pomeriggio, proprio quando occorrerebbe darvi continuità e costanza;
dato che la stazione di Melegnano è da oltre due decenni indicata nel piano di realizzazione del Passante ferroviario di Milano come punto di snodo al servizio dell'utenza di tutto il sud est di Milano, e dunque occorrerebbe prevedervi una quantità superiore di treni e fermate, proprio per rispondere all'esigenza di un servizio metropolitano che per ciò stesso non può sopportare una loro riduzione e radicale soppressione;
i convogli utilizzati presentano peraltro condizioni di obsolescenza oltre la soglia della decenza e talvolta risultano essere anche igienicamente precari, come da più organi di stampa e dagli stessi comitati dei pendolari fatto osservare, cosicché tale condizione del materiale rotabile e viaggiante va ad aggiungersi alla riduzione del servizio in termine di orari e fermate disponibili, contribuendo a creare talvolta anche condizioni prossime all'allarme sociale determinato dal formarsi di un' opinione pubblica ostile a chi ha la responsabilità di gestire un servizio pubblico di siffatta rilevanza, comportando inoltre spontanee manifestazioni di protesta degli stessi utenti, alle richieste dei quali l'Autorità e gli Enti preposti alla garanzia dell'efficienza e buon funzionamento del servizio sino ad ora non hanno sufficientemente corrisposto, data anche la ricorrenza di simili manifestazioni e la percepibile disaffezione dell'utenza al servizio medesimo;
l'attuale condizione del servizio ferroviario nell'area del sud est Milano e del Melegnanese rappresenta un disagio non solo per i pendolari, ma concorre anche a generare costi sociali economici elevati per le aziende (a causa di mancate ore lavorate) e rappresenta vieppiù un costo per la collettività anche per via dei mancati introiti degli abbonamenti ferroviari, in diminuzione a seguito della disaffezione al servizio ma anche alla riduzione della tariffa in quanto risulta inapplicabile la tariffa piena allorquando il disservizio dovuto all'accumulo di significativi ritardi, come quotidianamente e regolarmente accade, non può essere esigita;
i costi per la collettività risultano crescenti anche per via dei costi del disservizio sopportati dagli utenti i cui effetti si riverberano sulle complessive condizioni di vita e di potere di acquisto dei soggetti interessati alle conseguenze del disservizio medesimo (si pensi al danno economico legato ai recuperi di orario per quei dipendenti di imprese nelle quali non vige orario elastico, o alle madri lavoratrici che devono optare per una trattenuta sullo stipendio equivalente ai tempi non lavorati a causa dei quotidiani ritardi dei treni, diversamente non compensabili data l'impossibilità a ritardare il ritiro dei figli presso le scuole di infanzia e gli asili nido);
il danno economico colpisce anche le imprese del territorio milanese soprattutto in termini di produttività sul tasso della quale incide la diminuzione delle ore effettivamente lavorate;
il danno si estende in termini ambientali ad un territorio nel quale il disservizio ferroviario determina un maggiore uso di mezzi trasporto individuali inquinanti contribuendo così a peggiorare la qualità dell'aria e a compromettere la viabilità -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di migliorare il servizio ferroviario nelle aree metropolitane,
in particolare in quella milanese, al fine di ridefinire e pianificare orari, frequenze del servizio, controllo delle condizioni di esercizio dello stesso, con particolare riguardo alla tratta Piacenza-Melegnano-Milano e all'utenza pendolare.
(4-05225)
FALLICA. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i passeggeri del volo IV0275 del 5 ottobre scorso della compagnia aerea Wind Jet, che avrebbe dovuto decollare alle ore 9.10 da Verona con destinazione Palermo, sono stati fatti imbarcare invece alle ore 13.40 e senza alcuna possibilità di dirottare i passeggeri su altri voli;
tale ennesimo ritardo ha inevitabilmente arrecato, notevoli problemi per molti lavoratori che dovevano recarsi a Palermo in tempo utile per i propri impegni professionali;
non è la prima volta che i passeggeri Wind Jet sono costretti ai subire ritardi di questo tipo e, purtroppo, la scarsa informazione e assistenza, fornita da parte del personale Wind Jet, hanno fatto crescere il disagio -:
quali iniziative, nell'ambito dei suoi poteri, intenda intraprendere nei confronti della compagnia Wind Jet;
se non ritenga opportuno intervenire presso gli organi di controllo, istituzionalmente competenti, al fine di verificare quale sia attualmente il livello dei servizi e dell'assistenza che la compagnia in oggetto e il proprio personale offre ai propri passeggeri.
(4-05240)