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Allegato B
Seduta n. 222 dell'11/10/2007
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta scritta:
SANTORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Libero nei giorni scorsi ha evidenziato, così come in precedenza era stato fatto da altra stampa nazionale, l'abnorme numero di auto blu messe a disposizione di politici e di dirigenti di organismi istituzionali;
l'Italia appare essere l'unico Paese europeo che utilizza ben 574.215 auto blu, circa dieci volte di più del numero complessivo di quelle utilizzate in Germania, per non evidenziare poi il numero di esse usate negli Stati Uniti d'America (75 mila) o nel Giappone (35 mila) cifre cioè che appaiono quasi insignificanti paragonate alla nostra;
se il motivo di un così alto numero di auto blu è da attribuirsi anche alle molteplici amministrazioni territoriali che dalle regioni alle comunità montane, dalle province agli enti pubblici di sicuro non risparmiano in tal senso, è pur vero che, in campo occupazionale, non è leale nei confronti degli altri lavoratori privilegiare in questo modo lo sviluppo della categoria degli autisti;
l'uso disinvolto delle auto blu, così come quello dei cosiddetti aerei blu, ha più volte indignato l'opinione pubblica che, di contro, con raccapriccio ha dovuto purtroppo constare la riduzione dei fondi destinati, ad esempio, al parco macchine delle Forze dell'Ordine e dei Vigili del Fuoco -:
quali siano le iniziative che adeguatamente il Governo intenda assumere per porre rimedio a quello che, giustamente, appare come un eccessivo dispendio di risorse pubbliche;
quali siano le misure che il Governo intenda adottare in merito per manifestare, in concreto e non solo simbolicamente, solidarietà sociale verso il popolo a cui sono stati imposti, anche dagli Enti locali, numerosi sacrifici economici in nome di un necessario risanamento dei conti pubblici.
(4-05222)
PORETTI, MELLANO, D'ELIA, PINI e ANGELO PIAZZA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, prevede all'articolo 1 quanto segue: «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto;
in data 7 marzo, l'Aduc (Associazione per i Diritti degli utenti e consumatori) ha condotto una indagine interpellando gli organi competenti per sapere nello specifico quali apparecchi sono soggetti al canone/tassa oltre il televisore: gli operatori di «Risponde-Rai» (numero a pagamento 199.123.000), il Ministero delle finanze, la Guardia di finanza, l'Agenzia delle entrate. Le risposte sono state varie e contraddittorie. Secondo alcuni operatori «Rispondi Rai», sono apparecchi «atti o adattabili» il televisore o un computer. Per altri, rientrano nella legge anche i seguenti apparecchi: televisione, videoregistratore, registratore dvd, computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), videofonino, tvfonino, monitor di qualsiasi tipo anche in assenza di un computer, decoder, monitor
del citofono, modem, navigatore satellitare, videocamera, macchina foto grafica digitale. L'Agenzia delle entrate non ha risposto alla domanda, invitando l'Aduc a rivolgersi agli operatori «Rispondi-Rai» già interpellati. Il Ministero delle finanze, ufficio legislativo-finanze, non è stato in grado di rispondere, così come numerosi uffici e comandi della Guardia di finanza, l'organo di polizia predisposto al controllo sul territorio. Su questo, è stata depositata il 4 aprile 2007 una interrogazione ai Ministeri dell'economia e delle finanze e delle comunicazioni, a cui non è stata ancora data risposta e su cui l'Aduc, per ottenere risposta, ha comunicato di essere prossima ad intraprendere uno sciopero della fame;
l'articolo 14 del suddetto regio decreto-legge prevede anche che «i turisti e i viaggiatori residenti all'estero che vengono a soggiornare temporaneamente nel territorio dello Stato, portando seco un apparecchio portatile, od un apparecchio sistemato su autovettura» debbano pagare una sorta di canone temporaneo nella forma di una «licenza di temporanea importazione»;
in data 28 settembre, l'Aduc (Associazione per i Diritti degli utenti e consumatori) ha condotto una ulteriore indagine per capire quali apparecchi e le modalità di pagamento della licenza temporanea di importazione per i turisti che giungono in Italia provvisti di videofonini, pc o apparecchi tv. Ancora una volta, le risposte delle autorità competenti si sono rivelate di poco aiuto. Il servizio «Rispondi Rai» ha fornito risposte contraddittorie: per alcuni operatori, il turista con tv sull'auto o con videofonino in arrivo all'aeroporto deve pagare il canone per l'intero anno in cui è effettuata la visita, anche se breve. Per altri, i turisti stranieri non devono pagare nulla. Per altri, se il canone è già pagato da coloro che ospitano il turista (amici, albergo, eccetera) non sarà necessario pagare, altrimenti sì. Infine, un operatore ha chiesto di chiamare «domani mattina»;
l'Aduc ha anche contattato l'Agenzia delle entrate, l'ufficio del direttore dell'Agenzia delle dogane, il direttore dell'Area gestione tributi e rapporto con gli utenti, ma nessuna risposta è stata fornita, con l'invito a richiamare in futuro. Anche gli uffici doganali periferici di Pontechiasso (Como) e Roma Fiumicino, deputati alla riscossione di tale tributo, non hanno saputo rispondere alla domanda;
ogni anno visitano l'Italia oltre 35 milioni di turisti stranieri, molti di loro provvisti di videocamere, macchine fotografiche digitali, computer, videofonini, apparecchi dvd montati sulle proprie auto;
l'evidente contraddittorietà delle risposte che emerge dalle indagini dell'Aduc è causata in gran parte dall'espressione «apparecchi atti o adattabili», coniata nel 1938 quando non esisteva ancora il televisore. Come dimostrano migliaia di segnalazioni giunte all'Aduc, questa incertezza si riflette sul cittadino e sul turista straniero, spesso incapace di sapere con certezza se pagare o meno il canone di abbonamento Rai o la licenza di importazione per altri beni potenzialmente «adattabili» alla ricezione tv in suo possesso -:
quali degli apparecchi sottoelencati e non presuppongono il pagamento della licenza di importazione ex articolo 14 del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246: videoregistratore, registratore dvd, computer senza scheda tv con connessione ad internet, computer senza scheda tv e senza connessione internet, videofonino, tvfonino, ipod e apparecchi mp3-mp4 provvisti di schermo, monitor a sé stante (senza computer annesso), monitor del citofono, modem, decoder, videocamera, macchina fotografica digitale;
quanti turisti e viaggiatori residenti all'estero hanno pagato nel 2006 la licenza temporanea di importazione di cui all'articolo 14 del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246;
se tale licenza temporanea di importazione non sia in contrasto con lenorme
comunitarie che prevedono la libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea.
(4-05224)
LAMORTE, LA RUSSA, LEO, MENIA, ALEMANNO, FILIPPONIO TATARELLA, PROIETTI COSIMI, CONTENTO, ANTONIO PEPE, RONCHI, MOFFA, MIGLIORI, SILIQUINI, PEDRIZZI e ALBERTO GIORGETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica - edizione di Palermo - ha pubblicato lo scorso 3 ottobre un articolo, dal titolo «Il dirigente senza un incarico. Mi pagano per non lavorare», con cui si rende noto il fatto che il dottor Emilio Piscopo, 50 anni, dirigente di seconda fascia dei ruoli dell'Agenzia del Demanio, non svolge, dal 30 aprile 2006 (data in cui è diventato dirigente), alcuna funzione dirigenziale per precisa scelta della propria Amministrazione di appartenenza;
è ingiustificabile, per le casse dell'Erario, che, all'interno delle amministrazioni centrali dello Stato, esistano casi, come quello del dottor Piscopo, di dirigenti che continuano a percepire lo stipendio tabellare base, senza che le rispettive amministrazioni di appartenenza abbiano conferito loro alcun tipo di incarico dirigenziale;
quanto sopra rappresentato assume un rilievo davvero paradossale se si considera che i non pochi dirigenti dello Stato, che versano, loro malgrado, nella stessa identica posizione amministrativa del dottor Piscopo, assistono impotenti alla inopportuna scelta delle proprie amministrazioni di appartenenza di conferire incarichi dirigenziali e consulenze a soggetti esterni alla pubblica amministrazione, a fronte, invece, della necessità di valorizzare le competenze professionali della classe dirigente di ruolo;
da molto tempo, ormai, il Gruppo parlamentare di alleanza nazionale è impegnato nel chiedere al Governo di attivarsi per abrogare esplicitamente l'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e successive modificazioni, che consente a persone estranee alla pubblica amministrazione di diventare titolari di incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia rinnovabili all'infinito, il cui costo, per le casse dell'Erario, è di difficile giustificazione a fronte di una pletora di dirigenti di ruolo che ben potrebbero, invece, esercitare tali funzioni;
l'applicazione dell'articolo 19, comma 6, del succitato decreto è stata fallimentare, poiché oltre ad avere leso, irrimediabilmente, la suscettibilità professionale dei dirigenti vincitori di concorso pubblico, ha dimostrato il grado di modestia tecnico-professionale di coloro ai quali sono stati conferiti lucrosi incarichi di livello dirigenziale generale e non generale -:
quanti siano i dirigenti di ruolo dello Stato di prima e seconda fascia senza relativo incarico dirigenziale;
quanto costi, complessivamente, alle casse dell'Erario «mantenere» tutti quei dirigenti di ruolo che non esercitano alcun tipo di funzione dirigenziale;
quali urgenti iniziative amministrative i Ministri interrogati intendano assumere per impedire il verificarsi di tali illegittime situazioni che, oltre a frustrare la classe dirigente di ruolo dello Stato, rappresentano pessimi esempi di cattiva gestione della res publica.
(4-05231)