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Allegato B
Seduta n. 223 del 15/10/2007
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ADENTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'attuale organico del Commissariato di Voghera è di 35 unità (di cui 1 in maternità e 2 adibiti solo a servizi interni e 3 impiegati civili) e che di tale organico persone sono utilizzate esclusivamente per compiti logistici;
è evidente una grave carenza di personale della Polizia di Stato al Commissariato di Voghera che non avendo più un organico adeguato alle esigenze di una città con oltre 40.000 abitanti costringe la dirigenza ad abolire turni di vigilanza della volante, nonostante tale turnazione sia prevista dall'accordo quadro nazionale firmato da tutte le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato ed è finalizzata a garantire una presenza costante della Polizia di Stato nell'attività di prevenzione specie in questo periodo storico per il Paese ove è maggiormente sentita l'esigenza di sicurezza;
quando detta struttura aveva in organico più di 40 elementi poteva effettuare un turno regolare di volante;
non solo il personale è diminuito, ma non sono nemmeno previste aggregazioni o trasferimenti, né possono essere inviati da Pavia contingenti di rinforzo per alcuni particolari servizi (fiera dell'Ascensione, Salice Terme nel periodo estivo eccetera), ma è la stessa città di Pavia a chiedere ausilio per servizi di ordine pubblico e di rappresentanza al Commissariato in tutto l'Oltrepo (Broni, Stradella e vigilanza nell'area di servizio Broni-Stradella dell'Autostrada Torino Piacenza in occasione del transito dei tifosi che si recano in trasferta e sostano nella predetta area);
in precedenza il personale dell'Arma dei Carabinieri di Voghera era impegnato in provincia e il personale del Commissariato in città, ora anche i servizi in provincia toccano al Commissariato;
il personale che attualmente opera in detta struttura si vede costretto a svolgere turni in straordinario che poi non trovano alcuna compensazione nella remunerazione se si pensa che la finanziaria 2007 ha contratto le risorse (in sostanza è stato diminuito il monte ore annuo disponibile del 10 per cento) e che l'ora di straordinario prestata viene retribuita ad un agente ed alle restanti qualifiche meno dell'ora ordinaria -:
se e come il Ministro interrogato intenda operare al fine di sanare tale deficit d'organico e intervenire per corrispondere al personale che attualmente opera in questa condizioni un adeguata ricompensa economica per il lavoro straordinario svolto.
(4-04973)
Risposta. - La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella provincia di Pavia e quindi anche nel comune di Voghera è costantemente seguita dal Ministero dell'interno ed io stesso ho partecipato il 4 luglio 2007 ad un apposito comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presso la
prefettura, nel corso del quale sono stati analizzati i problemi della provincia e messe a punto mirate misure di prevenzione e contrasto.
Venendo poi al caso specifico posto dall'interrogante, preciso che presso il Commissariato di pubblica sicurezza di Voghera prestano servizio 35 appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato a fronte di una dotazione organica di 36 unità. Contribuiscono, peraltro, alla funzionalità della struttura tre dipendenti dell'Amministrazione civile dell'interno, di cui uno in aggregazione temporanea per motivi familiari. Si rappresenta che due unità del ruolo della Polizia di Stato sono state riconosciute parzialmente idonee ai servizi di istituto.
I compiti operativi sono affidati a 26 persone.
La questura di Pavia tiene in debito conto le esigenze del Commissariato di Voghera al quale invia, in caso di necessità, personale di supporto. Per esempio, in occasione della fiera dell'Ascensione, citata dall'interrogante, che ha luogo annualmente a Voghera, la questura ha inviato 6 operatori per l'edizione del 2007 e 4 operatori per l'edizione del 2006.
Relativamente alla presenza dell'Arma dei carabinieri, altro punto indicato dall'interrogante ricordo che la locale Compagnia, da cui dipendono altre 9 stazioni, dispone di 131 unità e garantisce l'attività di vigilanza e controllo sia in città sia in tutti i Comuni ricadenti nel territorio di competenza. In particolare a Voghera l'Arma è presente con il Nucleo operativo e radiomobile e una stazione, per un totale di 55 militari.
Per far fronte alle prestazioni straordinarie del personale della Polizia di Stato, per l'anno 2007, alla questura di Pavia è stato assegnato, in relazione alle compatibilità di bilancio, uno stanziamento pari a 3.901 ore, con un lieve decremento rispetto al 2006.
La contrazione delle risorse destinate al lavoro straordinario risente, come noto, della situazione economico-finanziaria nazionale. Mentre il compenso per lavoro straordinario reso nell'ambito del monte ore viene retribuito entro il mese successivo alla prestazione, viceversa, qualora si ecceda detto limite, il pagamento può essere erogato solo dopo l'accertata disponibilità finanziaria.
Pertanto, le richieste avanzate dalla questura di Pavia per la corresponsione degli emolumenti concernenti le ore in esubero di lavoro straordinario, rispetto al richiamato monte-ore, saranno valutate non appena possibile nel contesto delle risorse disponibili.
Relativamente alla questione del compenso orario per il lavoro straordinario rispetto a quello per il lavoro ordinario, preciso che il contratto nazionale di lavoro del personale delle forze di polizia ad ordinamento civile, recepito con il decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, stabilisce che gli incrementi stipendiali non devono produrre effetti sulle misure orarie del compenso per lavoro straordinario, le quali non hanno subito variazioni in aumento a seguito dei successivi rinnovi contrattuali.
Pertanto, attualmente, le tariffe orarie relative al compenso per lavoro straordinario risultano, per alcune qualifiche, di poco inferiori alla misura ordinaria (circa 0,30 euro lordi medi orari) mentre per altre (agente, agente scelto e vice sovrintendente) continuano ad essere superiori.
In merito alla richiesta dell'interrogante di potenziamento degli organici, pur assicurando che la questione verrà tenuta nella dovuta considerazione, devo, tuttavia, evidenziare che detti incrementi potranno essere, di volta in volta, considerati compatibilmente, da un lato, con le esigenze di sicurezza e le priorità di altre aree distribuite su tutto il territorio nazionale e, dall'altro, nell'ambito della pianificazione delle risorse finanziarie disponibili.
Peraltro, va detto che le politiche del Governo in materia di sicurezza pubblica tendono a conseguire un più razionale impiego delle attuali risorse disponibili, obiettivo finalizzato ad ottimizzare il rapporto delle stesse con i risultati conseguiti nell'azione di prevenzione e di contrasto alla criminalità.
In questa direzione si muovono non solo alcuni interventi legislativi volti ad alleggerire
il personale di polizia da compiti che non richiedano necessariamente l'esercizio di pubbliche potestà (articoli 17 e 18 del decreto-legge n. 144 del 2005 convertito con legge n. 155 del 2005), ma anche, più recentemente, dal comma 435 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il; 2007, le cui disposizioni sono, tra l'altro, finalizzate ad un più efficace utilizzo delle risorse umane nelle mansioni istituzionali di ordine e di sicurezza pubblica sul territorio.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
AIRAGHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 13 giugno 2006, in un'interrogazione a firma del sottoscritto interrogante, si chiedeva di assicurare un adeguato organico alla caserma dei vigili del fuoco di Saronno per poter garantire il giusto livello di sicurezza per il territorio del saronnese;
il territorio del saronnese ha un bacino di 150 mila persone;
il territorio del saronnese, per la sua collocazione, per la carenza di infrastrutture viabilistiche nonché per l'intenso traffico locale, risulta difficilmente raggiungibile da autopompe provenienti da caserme situate in altre città;
in caso di emergenza devono, con notevole ritardo, intervenire sul territorio vigili del fuoco provenienti da Legnano, Busto Arsizio, se non addirittura Seregno, Milano, Varese;
lo scorso marzo il Sottosegretario di Stato aveva risposto all'interrogazione del sottoscritto evidenziando che «nell'ambito del progetto "Soccorso Italia in venti minuti" teso alla riduzione dei tempi di intervento attraverso una più capillare distribuzione di presidi dei vigili del fuoco» sarebbero stati istituiti nuovi presidi volontari ed un distaccamento permanente a Tradate;
in data 20 luglio 2007 un incendio nel territorio di Saronno ha distrutto diverse centinaia di metri quadrati di coltivazioni;
la caserma cittadina in quel giorno era chiusa poiché la squadra di servizio era in trasferta per colmare carenze di personale in altre città;
i soccorsi sono dovuti giungere addirittura dalla città di Milano, impiegando ben più di trenta minuti -:
cosa intenda urgentemente fare per assicurare un adeguato organico alla caserma di Saronno, tale da garantire il giusto livello di sicurezza ai cittadini del territorio, a maggior ragione dopo quanto accaduto e prima che ben più gravi tragedie possano minacciare seriamente l'incolumità stessa dei cittadini.
(4-04510)
Risposta. - Le problematiche evidenziate dall'interrogante in merito alle carenze di organico del distaccamento di Saronno rispecchiano una situazione presente da diversi anni su tutto il territorio nazionale.
Tale situazione è anche conseguenza della disattenzione alle esigenze dell'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco perpetrata attraverso le leggi finanziarie emanate nel corso della precedente legislatura, ove a fronte di sporadici aumenti di organico, non si è fatto fronte al turn-over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, la legge finanziaria per il 2007 ha operato un'inversione di tendenza sostanziale, mediante l'autorizzazione all'immediata assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco e l'avvio di un percorso che, con procedure distinte e separate, porterà alla stabilizzazione di una parte di vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo nazionale.
Nell'ambito delle previsioni contenute nella legge finanziaria per il 2007, il 16 luglio 2007 sono state assunte le suddette 600 unità che, al termine del corso di formazione attualmente in svolgimento per la durata di sei mesi, verranno assegnate ai vari comandi provinciali, tenuto conto delle priorità di livello nazionale.
In tale contesto, saranno tenute in considerazione anche le esigenze del comando provinciale di Varese, cui spetterà la successiva distribuzione del personale operativo tra i vari distaccamenti da esso dipendenti, tra cui quello di Saronno.
Sotto questo profilo, il già avviato processo di stabilizzazione di giovani che prestavano servizio discontinuo nel corpo nazionale, assicurando allo Stato l'immissione di personale già qualificato in grado di dare sin da subito il proprio contributo al fondamentale ruolo del corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone, potrà anch'esso concorrere a sanare la situazione rappresentata dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
BENZONI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Como si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
-46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
-72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
-53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
nella provincia di Como l'entità del fabbisogno pregresso è stata stimata dai dirigenti scolastici in circa 4.000.000 di euro;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito-:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Como e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03374)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Como.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Como ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del Documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di Governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo,
tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'IRAP e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007 il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n.74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni
istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei Ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
BERTOLINI, PAOLETTI TANGHERONI e GARAGNANI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso mese di agosto il Ministro della salute e quello della giustizia hanno emanato un decreto, entrato in vigore il 13 novembre 2006, in cui è previsto l'aumento del quantitativo detenibile di cannabis per uso personale;
rispetto al decreto dell'11 aprile 2006, emanato dal precedente esecutivo, il nuovo decreto prevede che delle sostanze quali la «Delta -8-tetraidrocannabinolo» e la «Delta - 9-tetraidrocannabiolo» il quantitativo detenibile per uso personale sia non più di 500 ma di 1000 milligrammi, nonostante la potenza della cannabis in circolazione sia aumentata del 400 per cento;
accogliendo il ricorso contro tale decreto presentato dal Codacos e dall'associazione Articolo 32, che lamentavano come non ci fosse alcuna motivazione sanitaria alla base del provvedimento preso dai ministri Turco e Mastella ma solo motivazioni ideologiche, il TAR del Lazio ha precisato che il Ministro della salute ha 45 giorni di tempo per spiegare su quali basi abbia adottato il così detto «moltiplicatore 40» per fissare la dose massima detenibile di cannabis per uso personale, e il TAR ha, inoltre, invitato il ministro Turco, sempre entro il 14 marzo, a depositare i parametri di riferimento assunti in materia dall'Unione Europea;
i dati allarmanti sull'aumentata diffusione del consumo di droghe, che nel 2005 è arriva a coinvolgere quasi 4 milioni di italiani, aveva spinto il precedente Governo a fissare in non più di 500 i milligrammi detenibili di cannabis per uso personale, tale decisione teneva conto anche del fatto che numerosi Istituti scientifici hanno dimostrato come le sostanze psicotrope contenenti alcaloidi, e tra queste la cannabis e la cocaina, se assunte già in quantità inferiore rispetto a quella prevista in precedenza (500 milligrammi), provocano danni gravissimi alla salute;
gli effetti indotti dall'uso delle sostanze stupefacenti sono molteplici e come dimostrano le numerosissime ricerche in materia variano da soggetto a soggetto a seconda delle condizioni psico-fisiche della persona e del quantitativo assunto. Alcuni effetti che le sostanze psicotrope producono sono: la distorsione della realtà con una elevata alterazione delle percezioni, una significativa attenuazione della reattività fisica e mentale fino a giungere ad una totale opacità cognitiva, l'alterazione del comportamento volto ad una incondizionata ilarità, l'aumento dell'appetito provocato dalla soppressione della sensazione di sazietà, e se assunta in ingenti quantità, stati di paranoia e/o di allucinazioni lievi;
la comunità scientifica ha più volte dimostrato come l'utilizzo di tutte queste sostanze psicotrope possa provocare, ad esempio, le seguenti patologie: a) il potenziamento della infettività del virus della immunodeficienza di tipo 1, così come dimostrato da Peterson nel 19991 e ancora da Bagasra e Pomeraz nel 1993 ed infine da Garaci e Rotilio nel 1996; b) notevoli danni epatici e circolatori, così come è dimostrato in un articolo della rivista Journal American Medical Association vol. 293 del 2005, in cui è riportata l'esperienza di un medico che aveva in cura una ragazza che per tre anni aveva assunto dosi 150 milligrammi al giorno di cocaina il decreto Turco-Mastella consente la detenzione di ben 750 milligrammi al giorno; c) l'aumento della virulenza del virus HIV, già assumendo dosi pari a 5 milligrammi al giorno di cocaina, come dimostrato da Michael Roth in un lavoro apparso sul Journal of Leukocyte Biology nel 2005;
le evidenze riportate dai lavori in vitro citati, ma anche dalle pubblicazioni di ricerche in vivo, dimostrano ampiamente come l'uso di sostanze psicotrope ed in special modo di quelle contenenti alcaloidi (cocaina cannabis), a livelli notevolmente inferiori a quelli riportati nel decreto possano agire come co-fattori nel potenziamento di alcune infezione virali ed in special modo anche di quei virus portatori di patologie oncogene, inoltre tali dosi sono anche responsabili di gravi danni epatici e circolatori;
nella relazione presentata al Parlamento dal Ministro Ferrero sullo stato delle tossicodipendenze lo scorso mese di luglio, è emerso come i fruitori delle sostanze stupefacenti siano sempre più giovani e non adeguatamente informati sui gravi danni che l'assunzione delle droghe può provocare alla loro salute fisica e psichica, sempre tale rapporto evidenzia come dal 2001 al 2005 siano praticamente triplicati i consumatori sia di cannabis che di cocaina che passano dal 6,2 per cento all'11,9 per cento e per quanto riguarda i giovani di età compresa fra i 19 e 21 anni si arriva anche ad un aumento pari al 20 e 25 per cento -:
se il Ministro della salute non intenda presentare in tempi brevi una documentata e dettagliata analisi delle motivazioni di ordine medico-scientifico che vadano a giustificare le modifiche alle tabelle predisposte dal precedente Governo, considerando che quelle fino ad ora fornite sono, a giudizio degli interroganti, a dir poco sconcertanti, come quella, ad esempio, in cui ha affermato, lo scorso 19 novembre durante un audizione alla Camera, che: «l'aumento del quantitativo massimo detenibile per l'uso personale comporta una minore frequenza di contatti delle persone che fanno uso di cannabis con il mondo degli spacciatori»;
se il Ministro della giustizia non ritenga di dover presentare una relazione, aggiornata alla data di applicazione delle nuove tabelle predisposte dal Ministro Turco, riferita agli arresti e alle denunce per detenzione illegale di sostanze stupefacenti (hashish e marijuana) avvenuti nei periodi maggio-ottobre 2006 comparati con il periodo maggio-ottobre 2005 e riportanti:
i casi in cui la quantità di principio attivo contenuta nella sostanza detenuta era superiore a 500 milligrammi e inferiore ad 1 grammo;
i casi in cui la detenzione delle sostanze era finalizzata allo spaccio;
i casi in cui la detenzione delle piante intere di cannabis derivava da attività di coltivazione e spaccio;
se alla luce delle richieste di chiarimento formulate dal TAR del Lazio al Ministro della salute, dei dati allarmanti relativi ai danni derivanti da abuso di sostanze psicotrope ed infine del costante aumento del numero degli utilizzatori di tali sostanze, non considerino più opportuno, i ministri interrogati, abrogare il decreto da loro emanato lo scorso mese di agosto.
(4-02351)
Risposta. - Con riferimento a quanto viene richiesto dall'atto parlamentare, si precisa preliminarmente che il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi, Direzione generale di statistica, del Ministero della giustizia ha comunicato di non essere in possesso dei dati richiesti nell'interrogazione, in quanto i dati statistici, oggetto di rilevazione istituzionale, sono quelli relativi ai flussi dei procedimenti giudiziari e non quelli sui singoli reati.
Infatti, i dati concernenti i reati non sono presenti nei registri di cancelleria, pertanto, per essi «occorrerebbe una specifica rilevazione a cura delle cancellerie penali, previa analisi dei singoli fascicoli processuali».
Relativamente agli aspetti di competenza del Ministero della salute, va segnalato che il 4 agosto 2006, con il quale era stato modificato, limitatamente ai quantitativi massimi dei principi attivi della cannabis (Delta-8- tetraidrocannabinolo THC e Delta-9-tetraidrocannabinolo THC), il precedente 11 aprile 2006, concernente: "Indicazione dei limiti quantitativi massimi delle sostanze stupefacenti e psicotrope, riferibili ad un uso esclusivamente personale delle sostanze elencate nella tabella I del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, come modificato dalla legge 21 febbraio 2006, n. 49, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis» è stato annullato dal tribunale amministrativo ragionevole del Lazio (sezione II quater) con sentenza 2487 del 21 marzo 2007.
In merito alle motivazioni medico-scientifiche che hanno determinato il provvedimento annullato, deve essere precisato che le conseguenze sanitarie correlate all'abuso di droghe e i profili relativi alla prevenzione delle tossicodipendenze sono stati definiti dal legislatore con il decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (testo unico in materia di disciplina di stupefacenti e sostanze psicotrope).
Al contrario, entrambi i citati decreti perseguono obiettivi e finalità diverse.
Peraltro, l'articolo 73, comma 1-bis, lettera a), dello stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, come modificato dalla legge 21 febbraio 2006, n. 49, affida all'Amministrazione sanitaria, di concerto con quella della giustizia, l'individuazione del limite massimo di sostanze stupefacenti detenibile per un consumo esclusivamente personale; la norma è contenuta all'interno del titolo VIII del Testo unico, ossia «Della repressione delle attività illecite».
Dalla formulazione e dal contesto in cui è inserito il citato comma 1-bis, si evince che si è inteso fornire all'Autorità giudiziaria un parametro decisionale per distinguere il consumatore dallo spacciatore, tenuto conto che tale discrimine non può essere messo in relazione unicamente con gli effetti provocati sulla salute dalle singole sostanze stupefacenti o con il quantitativo massimo che si può assumere senza subire conseguenze negative sullo stato psicofisico.
Infatti, il quantitativo, detenuto solitamente per consumo personale, è soprattutto correlato ad aspetti economici, abitudinari, comportamentali o di difficoltà di approvvigionamento.
Ne consegue, quindi, che il citato comma introduce un valore distintivo per scopi diversi da quelli di prevenzione e di sanità pubblica.
Al riguardo, deve essere ricordato che nel corso della passata legislatura, al fine di
evidenziare i possibili aspetti medico-scientifici collegati all'individuazione di tale quantitativo, il Ministro della salute Francesco Storace aveva istituito, in data 11 febbraio 2006, una Commissione di studio con il compito, tra l'altro, di definire, per ciascuna delle sostanze stupefacenti o psicotrope ricomprese nella tabella I allegata disponibile presso il Servizio Assemblea alla legge n. 49 del 2006, «i limiti quantitativi massimi di principio attivo riferibili ad un consumo esclusivamente personale»; tale Commissione fu istituita su iniziativa dell'organo politico per fornire un supporto tecnico alle proprie determinazioni in materia.
L'unico criterio scientifico, individuato dalla Commissione quale possibile traccia iniziale per distinguere lo spaccio dal consumo, tenendo conto delle differenti caratteristiche farmacologiche e tossicologiche dei vari principi attivi, è stato l'individuazione della dose media singola assumibile dal consumatore abituale.
La dose media singola può costituire, infatti, il criterio base per stabilire la quantità che il consumatore può detenere, utilizzando così il criterio abbastanza realistico che prevede l'abituale detenzione di una piccola «scorta».
Il moltiplicatore «20» applicato nel decreto ministeriale 11 aprile 2006 alla dose media singola di THC per determinarne il quantitativo massimo detenibile per uso personale, è, pertanto, un valore del tutto discrezionale che la citata Commissione demandò alla definitiva decisione del vertice politico, come si può rilevare dal documento finale, contenente «Elementi tecnici utilizzabili ai fini dell'indicazione dei limiti massimi previsti dall'articolo 73, comma 1-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990», nel quale è riportato che «ha ritenuto di non poter esprimere, semplicemente, un valore per ciascuna delle sostanza contemplate nella tabella I, ma di dover offrire alla autorità ministeriali una - serie di elementi tecnici utilizzabili ai fini della individuazione di detti limiti».
Premesso quanto sopra, appare necessario segnalare che le motivazioni di sostegno alla decisione del Ministro della salute circa l'aumento del suddetto valore discrezionale decreto ministeriale 4 agosto 2006), sono state le seguenti:
a) i dati comparativi delle persone segnalate all'Autorità giudiziaria nel periodo maggio-ottobre degli anni 2005 e 2006, presentati dal Ministro Livia Turco nella comunicazione alla Camera dei Deputati del 19 novembre 2006 (all. 1);
b) le considerazioni della suddetta Commissione sulla minore attività di alterazione comportamentale indotta dal THC, rispetto ai principi attivi di altre droghe (all. 2);
c) una serie di autorevoli studi scientifici, i quali hanno consentito di evidenziare come l'applicazione di misure alternative a quelle penali non influisca negativamente sui modelli di consumo della cannabis (all. 3).
Deve certamente essere evidenziato, inoltre, che la sentenza del Tar del Lazio di annullamento del citato decreto contiene nelle motivazioni l'ipotesi, secondo la quale debba ritenersi illegittimo anche il precedente decreto dell'11 aprile 2006 decreto Berlusconi - Castelli), il quale per la prima volta ha stabilito i quantitativi massimi detenibili ad uso personale.
Il tribunale amministrativo ha evidenziato che il procedimento seguito per i due decreti, pur portando all'individuazione di diversi valori di riferimento, è stato identico.
Il Ministero della salute ritiene che l'affermazione dei giudici amministrativi che pone sullo stesso piano, ai fini della valutazione della legittimità, i due decreti ministeriali, risulta perfettamente coerente; la sentenza ha evidenziato che le modifiche apportate al testo unico dalla cosiddetta legge Fini-Giovanardi hanno affidato al Ministro della salute e al Ministro della giustizia un compito rivelatosi impossibile: quello di individuare il quantitativo massimo di sostanza stupefacente, la cui detenzione non comporta l'applicazione di sanzioni penali, senza indicare, peraltro, il criterio da seguire per l'individuazione di tale limite.
Poiché il Tar del Lazio non ha potuto disporre, in quanto non oggetto del ricorso presentato, l'annullamento del decreto 11 aprile 2006, pur rilevandone l'illegittimità, e poiché è evidente la necessità di superare la precedente normativa in materia aggiornando nel contempo il già citato testo unico del 1990, il Governo, pertanto, sta predisponendo una proposta di legge-delega che stabilisca principi e criteri direttivi, relativamente, tra l'altro, alla differenzazione tra spaccio e consumo, all'applicazione delle pene, alle attività mirate a contrastare i comportamenti irresponsabili (ad esempio guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o alcoliche), alla tutela dei minori contro la diffusione di comportamenti a rischio e al rilancio del ruolo dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze (SERT) e dei Servizi territoriali.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.
CAMPA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei collegamenti autostradali nel Veneto Orientale e in Friuli-Venezia Giulia ha assunto dimensioni non più tollerabili. Non si tratta soltanto di disagi divenuti insopportabili, ma di una realtà che presenta preoccupanti pericoli per l'incolumità dei viaggiatori e che causa rilevanti danni all'organizzazione economica e produttiva. L'A4 Venezia-Trieste non riesce più a contenere l'enorme traffico ingigantito dai collegamenti internazionali con l'Europa centrale e orientale, oltre che da quelli turistici assai rilevanti, che si sommano alle esigenze di trasporti locali di una delle aree più densamente sviluppate sul piano della produzione industriale;
la realizzazione della terza corsia rappresenta, per queste ragioni, la soluzione di un'emergenza che richiede da parte del Governo precise risposte politiche e decisioni assolutamente prioritarie. Appare allora incomprensibile la mancata nomina di un Commissario ad acta, in grado di sveltire le procedure senza saltare i dovuti controlli, per l'avvio dei lavori;
il Governo si deve rendere conto che il paese ha ritardi gravissimi nel campo delle infrastrutture e che ragioni ideologiche o la scelta di rinunciare ad una politica d'investimenti non devono impedire di aprire i cantieri già programmati. Il risultato sarebbe quello di paralizzare i collegamenti, con ripercussioni inimmaginabili -:
se intenda riconsiderare la gravissima situazione viaria dell'A4, nominando un Commissario straordinario per la realizzazione della terza corsia, come è richiesto con appelli pressanti dalle rappresentanza elettive del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, dalle rappresentanze economica e produttive, oltre che dalla corale preoccupazione della società civile.
(4-04260)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'intervento relativo alla terza corsia sulla A4 (Quarto d'Altino-Villesse) (intervento inserito in «legge obiettivo») - tratta Quarto d'Altino-San Donà di Piave già compresa in piano finanziario vigente, era inserito per 157 milioni di euro (corrispondenti al costo presunto della terza corsia da Quarto d'Altino a San Dona di Piave) nel vigente piano finanziario, con inizio della realizzazione prevista entro il 2005 e completamento entro il 2010.
Il Progetto Preliminare Avanzato (compreso di Studio di impatto ambientale) è stato approvato dal Comitato interministeriale programmazione economica (CIPE) in data 18 marzo 2005 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, del 6 settembre 2005 per un importo di circa 747 milioni di euro. L'efficacia della delibera rimaneva subordinata al perfezionamento dell'intesa con la Regione Veneto mediante stipula di atto integrativo della Intesa generale quadro.
La realizzazione dell'opera autostradale è prevista in 4 lotti funzionali.
La succitata delibera CIPE, tra le altre, impone la prescrizione di «garantire l'armonizzazione dell'opera con la linea ferroviaria
alta velocità - alta capacità (AV/AC) tratta Venezia - Ronchi dei Legionari, al fine di ottimizzare le interferenze tra le due opere, con particolare attenzione alla realizzazione dei sovrappassi e dei sottopassi ed alle opere di mitigazione e compensazione».
Per quanto così stabilito dal CIPE, Autovie Venete, la società che gestisce in concessione l'autostrada A4 Trieste-Venezia, e Rete Ferroviaria Italiana (RFI) hanno stimato congiuntamente i maggiori costi derivanti dalla prescrizione citata precedentemente per l'intera asta interessata dal parallelismo (circa 310-350 milioni di euro). Per quanto attiene quindi al progetto preliminare della linea ferroviaria Venezia - Trieste, si rappresenta che RFI sta procedendo alla sua redazione.
Relativamente al primo lotto (Quarto d'Altino-San Donà di Piave) il 13 giugno 2006 la Regione Veneto (deliberazione della giunta provinciale n. 1.816 del 13 giugno 2006) ha approvato un Atto di indirizzo rivolto a RFI stabilendo che la linea ferroviaria non si affiancherà alla rete autostradale sul tratto tra Quarto d'Altino e San Donà di Piave (per il primo lotto). Sulla base di tale atto, l'ANAS ha comunicato ad Autovie Venete di procedere alla redazione del Progetto definitivo nel tratto tra Quarto d'Altino e San Donà di Piave, indipendentemente dalle interferenze con la ferrovia.
Relativamente al secondo lotto in territorio Veneto (San Donà di Piave - Tagliamento), la Regione Veneto, con un altro atto indirizzo (Deliberazione della giunta regionale n. 1.083 del 17 aprile 2007), ha esteso la stessa indicazione, già impartita a RFI per la tratta Quarto d'Altino-San Donà di Piave, all'intera tratta veneta (fino al Tagliamento) relativa all'allontanamento della linea ferroviaria dall'Autostrada A4.
Relativamente quindi al tratto Gonars/Villesse, Autovie Venete, considerando l'inesistenza del parallelismo ferroviario nel tratto Gonars/Villesse, si è dichiarata pronta ad avviare la procedura per la gara ad evidenza pubblica per l'affidamento della progettazione definitiva della terza corsia (da inserire nel nuovo piano finanziario).
La principale criticità inerente la realizzazione della terza corsia dell'autostrada A4 è rappresentata dalla problematica dell'affiancamento della prevista infrastruttura ferroviaria a quella autostradale.
A tale riguardo, il CIPE in sede di approvazione nel marzo 2005 del progetto preliminare della terza corsia della A4 da Quarto d'Altino a Villesse ha espresso la prescrizione di «garantire l'armonizzazione dell'opera con la linea Av-Ac tratta Venezia-Ronchi dei Legionari, al fine di ottimizzare le interferenze tra le due opere, con particolare attenzione alla realizzazione dei sovrappassi e dei sottopassi ed alle opere di mitigazione e compensazione».
Al fine di addivenire ad una soluzione condivisa a tale problematica, causa principale dei ritardi registrati nella realizzazione della terza corsia, in data 4 luglio 2007 si è tenuta presso il Ministero delle infrastrutture una riunione con la società Autovie Venete e ANAS volta a trovare una soluzione al contrasto venutosi a creare tra le prescrizioni del Comitato Interministeriale di programmazione economica la posizione assunta dalla Regione Veneto.
In esito alla riunione si è quindi ritenuto di procedere col progetto della terza corsia della A4, non più rinviabile, aderendo alla richiesta della Regione Veneto di non affiancare la linea ferroviaria con la sede autostradale nel tratto fino San Michele per poi procedere in affiancamento fino a Gonars e nuovamente senza affiancamento da Gonars a Villesse in territorio friulano.
Si informa che il 2 agosto 2007 ANAS S.p.a., ed Autovie Venete hanno sottoscritto lo schema di convenzione unica che riguarda la realizzazione della terza corsia della A4 Venezia-Trieste per l'intera tratta da San Donà di Piave a Villesse, senza contributo pubblico.
Tale schema di convenzione unica, redatto ai sensi del comma 82 e seguenti del
decreto legge. n. 262 del 2006, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2006 n. 286 e successive modificazioni intervenute, sarà sottoposto entro il corrente mese all'approvazione dei rispettivi Consigli di amministrazione di ANAS ed Autovie che lo sottoporrà anche all'Assemblea degli azionisti.
Con riferimento quindi alla richiesta nomina di un commissario ad hoc per la realizzazione della terza corsia dell'A4, si ritiene che l'attenzione, al momento, deve essere piuttosto rivolta alla progettazione nonché al raccordo con l'Alta velocità ferroviaria e l'individuazione delle fonti di finanziamento, temi questi da affrontare nelle sedi istituzionali. Il commissario potrebbe, semmai, intervenire in una fase successiva, ad esempio in fase di esproprio delle aree.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i commi 519, 523 e 526 della Legge finanziaria per il 2007, la legge 296 del 2006, ha normato la stabilizzazione del precariato nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco;
la norma in questione interessa circa 40 mila lavoratori discontinui e mira, in primo luogo, al potenziamento degli organici attraverso una procedura più veloce e meno farraginosa, ed, in secondo luogo, a fornire una risposta a dei lavoratori che hanno prestato servizio per numerosi anni nell'amministrazione con la legittima speranza di rimanerci in modo stabile;
il mondo del precariato dei Vigili del Fuoco, comunque, rimane preoccupato in merito all'assunzione del personale anziano, ovvero quello con un'età superiore a 37 anni;
tra i requisiti per l'assunzione, infatti, vi è che il personale in questione debba essere iscritto negli appositi elenchi di cui all'articolo 6 del decreto-legge 8 marzo 2006, n. 139, da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio;
in tal modo gli ultra trentasettenni, come sostiene il sindacato di categoria Confsal-Vigili del Fuoco, rimarrebbero esclusi dall'assunzione nonostante la volontà confirmatoria del legislatore che ha approvato una norma per stabilizzare detto personale, norma approvata «una tantum» e non più ripetibile;
si potrebbe considerare il periodo prestato in servizio ai fini previdenziali e concorrere in tal modo al raggiungimento del diritto alla pensione utilizzando gli anni effettivamente prestati da discontinuo -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per far sì che il personale citato in premessa non rimanga escluso dalle procedure di assunzione a tempo indeterminato.
(4-03757)
Risposta. - Fra gli obiettivi principali di questa Amministrazione vi è la soluzione ai problemi di organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed alle conseguenti difficoltà sotto il profilo operativo.
Va detto, peraltro, che le carenze attualmente esistenti nel Corpo nazionale sono anche la conseguenza delle scelte operate in sede di emanazione delle leggi finanziarie degli anni precedenti, ove, a fronte di sporadici interventi di aumento di organico, non sono state previste autorizzazioni alla copertura del turn over del personale posto in quiescenza.
Sotto questo profilo, l'attuale Governo ha operato un'inversione di tendenza sostanziale rispetto al passato.
Infatti, nel recepire le proposte del Governo, il Parlamento ha emanato la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) che ha, in primo luogo, autorizzato l'assunzione di 600 unità nella qualifica di vigile del fuoco, assunzione cui l'Amministrazione ha provveduto in data 16 luglio 2007 e che consentirà, al termine di sei mesi di corso di formazione, di assegnare i vigili del fuoco ai vari Comandi provinciali
tenuto conto delle carenze rilevabili a livello nazionale.
In secondo luogo, la stessa legge finanziaria 2007 ha previsto per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco un percorso ad hoc che, attraverso apposite procedure, porterà alla stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale volontario mediante la trasformazione in rapporto a tempo indeterminato della forma di organizzazione precaria del lavoro espletato dai predetti volontari dei vigili del fuoco, recependo, in tal modo, uno degli impegni principali del Governo volto a dare soluzione al problema generale del precariato nel mondo del lavoro.
Tale importante scelta, oltre ad avviare un processo di stabilizzazione di giovani che prestano servizio «discontinuo» nel Corpo nazionale, assicurerà allo Stato l'immissione di personale già qualificato e che quindi potrà immediatamente dare un proprio contributo al fondamentale ruolo del Corpo nazionale preordinato ad assicurare la salvaguardia della vita delle persone.
In base alle disposizioni contenute nella citata normativa, è consentita la stabilizzazione di una parte dei vigili del fuoco selezionati tra quei soggetti che prestano servizio volontario nel Corpo Nazionale stesso, iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio.
In particolare, l'articolo 1 comma 519 della legge finanziaria 2007 prevede la stabilizzazione del suddetto personale volontario attraverso procedure selettive i cui criteri di selezione sono stabiliti con decreto del Ministro dell'interno - emanato il 30 luglio 2007 -, fermo restando «il possesso dei requisiti ordinari per l'accesso alla qualifica di vigile del fuoco previsti dalle vigenti disposizioni...».
I requisiti ordinari per l'assunzione dei vigili del fuoco nel contesto dall'attuale ordinamento del personale del Corpo nazionale sono contenuti nel decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217 che, all'articolo 5, ha mantenuto una «riserva» in favore del personale volontario del corpo nazionale che alla data di indizione delle procedure selettive sia iscritto negli appositi elenchi dà almeno tre anni e abbia effettuato almeno centoventi giorni di servizio.
Il limite di età per la partecipazione ai concorsi riservati nel corpo nazionale dei vigili del fuoco è attualmente disciplinato dalla legge 10 agosto 2006, n. 246, relativa al potenziamento del corpo nazionale, che all'articolo 1, comma 7, fissa tale limite a 37 anni.
Ne consegue che, nel fissare i requisiti di partecipazione alle procedure selettive di stabilizzazione del personale volontario, l'amministrazione non può non prevedere i limiti di età espressamente previsti nell'ambito dell'attuale sistema ordinamentale.
Si fa presente che nell'assetto introdotto dal nuovo ordinamento alla luce del rinvio operato dal citato decreto legislativo n. 217 del 2005 alla normativa regolamentare, l'accesso alla qualifica di vigile del fuoco permanente è soggetta a limiti di età notevolmente più bassi di quelli previsti dalle attuali procedure selettive di stabilizzazione del personale volontario discontinuo.
In considerazione della particolare natura del servizio reso dal personale dell'area operativa tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il «regolamento» concernente la disciplina relativa al limite dì età per l'accesso a tale profilo di cui al decreto ministeriale 30 dicembre 1998, n. 505, emanato in virtù delle deroghe fatte salve dalla legge 15 maggio 1997, n. 127 cosiddetta «legge Bassanini», fissa inderogabilmente il limite massimo di trenta anni per l'ammissione alle relative procedure concorsuali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
CIRIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da informazioni assunte dagli abitanti del Comune di Serre in provincia di Salerno e da quanto si evince dalla notizia pubblicata sul quotidiano Il Corriere della Sera datato giovedì 15 marzo 2007, sembrerebbe
che in data mercoledì 14 marzo 2007, nella zona di Valle della Masseria, nel Comune di Serre, si siano verificati scontri tra le Forze dell'Ordine, intervenute per sgomberare l'area destinata all'ubicazione di una discarica di R.S.U. indicata dal Commissario Straordinario di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania, ed i cittadini dello stesso Comune che presidiavano la predetta zona per evitare che vi fosse ubicato il sito di compostaggio -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi siano corrispondenti al vero;
se corrisponda al vero che si siano verificati incidenti e feriti sul posto a seguito dell'intervento delle Forze dell'Ordine;
se corrisponda al vero che il Commissario Straordinario di Governo Guido Bertolaso abbia chiesto l'intervento delle Forze dell'Ordine alla prefettura di Salerno per effettuare lo sgombero della zona di Valle della Masseria nel Comune di Serre;
se corrisponda al vero che il Governo abbia autorizzato il Commissario Straordinario di Governo a servirsi delle Forze dell'Ordine per sgomberare l'area di Valle della Masseria nel Comune di Serre.
(4-02954)
Risposta. - L'ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, dottor Guido Bertolaso, ha individuato nel territorio comunale di Serre (Salerno), all'interno di una ex cava di argilla, un sito ove realizzare una discarica in cui sversare i circa 800.000 metri cubi di rifiuti attualmente stoccati a vario titolo o giacenti sulle strade di numerosi comuni del territorio regionale.
Immediata risposta a tale notizia è stata la costituzione di un comitato cittadino «Serre per la vita», al fine di coordinare ogni iniziativa volta ad osteggiare il progetto.
Da quel momento è stato un susseguirsi di manifestazioni e assemblee pubbliche; la protesta si è, inoltre, caratterizzata per la presenza di numerosi cittadini di Serre che hanno presidiato l'area, soprattutto dopo l'avvenuta notifica dell'ordinanza commissariale n. 14 del 24 gennaio 2007 che autorizzava l'accesso al sito di tecnici e mezzi per effettuare prove di «carotaggio».
La prefettura-UTG di Salerno, coadiuvata dalla locale questura, aveva predisposto, per il successivo 20 febbraio, tutti i servizi necessari al fine di consentire ai predetti tecnici e mezzi della struttura commissariale di accedere al sito in località «Valle della Masseria» del comune di Serre; tuttavia le operazioni venivano sospese per motivi di ordine pubblico. Infatti i manifestanti, appresa la notizia dell'imminenza delle operazioni di «carotaggio», avevano provveduto a realizzare un secondo presidio sui luoghi interessati dalla futura discarica, in aggiunta a quello già presente da ben due mesi, riuscendo a garantire la costante presenza, anche durante le ore notturne, di circa una cinquantina di persone.
Venendo ai fatti più recenti richiamati dall'interrogante, si fa presente che a seguito di espressa richiesta da parte dell'ex commissario delegato - nel quadro di una programmazione condivisa dal Governo - la prefettura aveva predisposto i necessari servizi di ordine pubblico per consentire il 14 marzo 2007 l'accesso ai tecnici della struttura commissariale nella località suddetta per l'espletamento delle attività conoscitive, quali rilievi, sondaggi e verifiche tecniche finalizzate all'accertamento dell'idoneità dell'area ai fini della realizzazione di una discarica di rifiuti solidi urbani. Pertanto le forze di polizia, sulla base di apposita pianificazione, erano intervenute sul posto per consentire l'accesso del personale tecnico all'area.
Sul luogo erano presenti circa 400 manifestanti, unitamente al sindaco di Serre e ad altri amministratori di comuni della Piana del Sele.
Tuttavia la prefettura ha ritenuto di sospendere ogni attività, pur mantenendo il presidio delle forze dell'ordine, in vista del
preannunciato incontro nella stessa mattinata in sede di Commissione ambiente del Senato.
Non risulta, comunque, essersi verificato alcun incidente né ferimento di manifestanti.
Durante la sua audizione l'ex commissario delegato dottor Bertolaso, dopo aver illustrato gli interventi che la struttura commissariale intende realizzare, si è soffermato sui lavori compiuti nell'area di Serre per la messa in opera della discarica in argomento, ribadendo la necessità che vengano ultimati i sondaggi geognostici.
Per completezza di informazione si precisa che dopo l'adozione del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, finalizzato a tutelare la salute pubblica ed evitare l'insorgere di problemi di ordine pubblico, l'opposizione alla realizzazione della discarica di Valle della Masseria è proseguita anche attraverso alcune azioni legali avviate dall'amministrazione comunale, che adottava un'ordinanza di sospensione dei lavori perché ritenuti abusivi nonché un provvedimento di sequestro del cantiere e dei mezzi ivi presenti, provvedimento peraltro non convalidato dall'autorità giudiziaria.
Per sbloccare la situazione, sono state avviate delle mediazioni in sede locale con l'intervento dei prefetti di Napoli e Salerno, dell'ex commissario delegato e dell'amministrazione provinciale. In questo ambito, il 13 maggio 2007 e emersa la proposta dell'amministrazione provinciale di non dar corso alla localizzazione della discarica in Valle della Masseria e di valutare, in alternativa, siti ove localizzare o riattivare una discarica.
Dopo un ulteriore incontro tenutosi presso la prefettura di Napoli nel pomeriggio del 14 maggio, seguito da un sopralluogo congiunto in località Macchia Soprana (comune di Serre), il 17 maggio la Presidenza del Consiglio dei ministri ha sciolto la riserva confermando di aver localizzato nel predetto sito di Macchia Soprana l'unica discarica da realizzare nel territorio del comune di Serre, rinviando all'adozione di apposita ordinanza la precisazione circa le relative modalità di esecuzione.
Tale decisione ha in parte rasserenato gli animi a Serre.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
CODURELLI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Sondrio si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si sono già determinati ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
-46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
-72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
-53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
mentre nella provincia di Sondrio il maggior fabbisogno assomma a 1.500.000 euro escluso gli esami di Stato per quanto riguarda le ore eccedenti per l'anno 2007 si prega di provvedere ad inoltrare alle scuole il dovuto finanziamento per soddisfare le esigenze delle scuole e l'autonomia;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'Economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Sondrio, e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03416)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Sondrio.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Sondrio ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Imposta regionale sulle attività produttive e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007; il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula la Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti
misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
DURANTI e MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Taranto, ha emanato una disposizione di servizio, la n. 85 del 24 aprile 2007 che, in considerazione di un servizio di difesa NBCR (nucleare-batteriologico-chimico e radiologico) ha sospeso le ferie per il dipendente personale qualificato abilitato alle squadre NBCR, nei giorni 22 e 23
maggio 2007, senza che fossero comunicate le reali motivazioni di tale decisione per la quale il richiamato dirigente ha addotto delle «esigenze superiori coperte da riservatezza»;
il personale operativo dei Vigili del Fuoco è a tutti gli effetti personale civile del Ministero dell'interno, con un rapporto di lavoro contrattualizzato e per il quale vige un sistema di relazioni sindacali non disdetto da nessuna delle parti;
per lo stesso personale è ancora in vigore il contratto collettivo nazionale di lavoro 2002-2005 che, nulla ha mutato rispetto a quanto previsto dal titolo VIII del Contratto Collettivo Integrativo, siglato il 24 maggio 2000, il quale norma i criteri per far fronte alle particolari esigenze di servizio aventi carattere straordinario e di emergenza, individuati all'articolo 34 quali «eventi calamitosi»;
la disposizione di servizio citata, secondo gli interroganti, viola tale accordo sindacale -:
quali siano i motivi che hanno portato il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Taranto al mancato rispetto degli accordi sindacali in questione;
se non ritenga necessario rendere noto, almeno ai lavoratori e alle lavoratrici interessati dal provvedimento, le motivazioni che stanno alla base di tale disposizione di servizio.
(4-03686)
Risposta. - Il Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Taranto emanava, in data 21 aprile 2007, l'ordine di servizio n. 385 con il quale disponeva che non sarebbe stato possibile concedere congedi ordinari, per i soli giorni 22 e 23 maggio 2007, al personale in possesso di abilitazione Nucleare Biologico Chimico Batteriologico (NBCR) di II e III livello ed inserito nei turni B, C e D, oppure a servizio giornaliero, in quanto si doveva provvedere a «garantire un servizio di difesa NBCR sul territorio provinciale».
Tale ordine di servizio mirava, infatti, a predisporre un idoneo servizio di difesa NBCR sul territorio in argomento in occasione di un'esercitazione NATO «NAC/MC SEA DAY», organizzata dalla prefettura di Taranto per i predetti giorni 22 e 23 maggio.
Come è noto, la legge assegna al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco compiti di difesa civile e gli ulteriori provvedimenti normativi ne definiscono una attività soggetta a segretezza, ponendo quindi degli ovvi limiti alla divulgazione circa la natura della predetta attività di esercitazione, soprattutto al fine di non creare ingiustificato allarmismo nella popolazione.
In relazione a quanto sopra, nella predetta disposizione di servizio di sospensione della concessione del congedo ordinario, peraltro emanata con congruo anticipo, il Comandante non poteva fornire, in sede di «informazione preventiva» alle organizzazioni sindacali, dettagli relativi alla natura dell'esercitazione, per gli evidenti motivi di riservatezza, fra l'altro evidenziati nelle direttive emanate dal prefetto d'intesa con il capo dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.
Si precisa, al riguardo, che il personale appartenente al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, a decorrere dal 1o gennaio 2006, pur essendo inserito in un ordinamento di natura pubblicistica, è tuttora soggetto alle disposizioni privatistiche di cui al Contratto collettivo nazionale di lavoro 24 maggio 2002 ed al relativo Contratto nazionale collettivo integrato in vigore dal 1o gennaio 2002 al 31 dicembre 2005, in quanto è ancora in atto il procedimento che porterà alla stipula del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per i vigili del fuoco, secondo il regime introdotto dal decreto legislativo n. 217 del 2005.
Si soggiunge, infine, che l'esigenza di servizio connessa con l'esercitazione in parola, di cui all'ordine di servizio n. 385 del 21 aprile 2007 è stata ribadita dal comandante con la nota del 27 aprile 2007 indirizzata alla organizzazione sindacale CGIL provinciale ed il congruo anticipo con cui è stata emanata la suddetta disposizione avrebbe, in ogni caso consentito al
personale interessato di rappresentare specifiche esigenze.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
FABRIS. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
in data 9 luglio 2007, sulla testata giornalistica il Gazzettino del Nord Est è apparso il seguente articolo «Autostrade, un consigliere ogni 10 chilometri. Il record spetta alla Venezia-Padova dove 15 amministratori gestiscono 1.500 metri a testa. Più virtuosa Autovie Venete»;
secondo quanto riportato dal citato articolo i consigli di amministrazione di quattro società autostradali partecipate per la quasi totalità da enti pubblici e che gestiscono nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia ben 6.987 chilometri di strade conterebbero un totale di 68 posti nei consigli di amministrazione e quindi una media di 10 chilometri per ciascun consigliere;
le società autostradali in questione corrispondono alla Venezia-Padova S.p.A., Autovie Venete, Autobrennero e infine la Brescia-Padova S.p.A.;
nell'arco dell'ultimo anno sono cambiati alcuni presidenti di società e, per due delle quattro società considerate, sono aumentati i Consigli di amministrazione come nel caso della Brescia-Padova S.p.A., (dove si è passati da 13 a 15 consiglieri) e dell'Autobrennero S.p.A., (dove si è passati da 25 a 29 consiglieri);
in particolare nel testo del summenzionato articolo si legge: «...Ricapitoliamo? A detenere il record, a distanza di un anno, è ancora la Venezia-Padova: nel consiglio di amministrazione della spa presieduta... da Vittorio Casarin siedono sempre in quindici per gestire 23 chilometri di autostrada. Significa poco più di un chilometro e mezzo a testa. La Società delle Autostrade di Venezia e Padova è la più piccola società d'Italia nel settore: costituita nel 1928, inaugurata nel 1933, un fatturato che nel 2005 ha superato i 55 milioni di euro e circa 240 dipendenti, questa S.p.A. ha come soci le due Province di Venezia e di Padova, i Comuni di Venezia e di Padova, le Camere di Commercio di Venezia e di Padova, Investimenti spa (partecipata al 100 per cento dall'Autorità portuale di Venezia), Archimede srl (partecipata al 100 per cento dalla Save, la spa che gestisce l'aeroporto Marco Polo), Autovie Venete spa e l'Autostrada Brescia, Verona, Vicenza, Padova spa. La Venezia-Padova gestisce il tratto di autostrada che va dal casello di Padova Est fino a Mestre: in tutto sono 23,3 chilometri. Come si diceva, poco più di un chilometro e mezzo per ciascuno dei 15 consiglieri di amministrazione. Autovie Venete spa batte ancora il record opposto, visto che delle quattro spa ha il consiglio di amministrazione più esiguo e il numero più alto di chilometri per consiglieri. Nel dettaglio: 9 consiglieri di amministrazione per un totale di 180 chilometri di autostrada da gestire da Mestre a Trieste, di cui 73 in territorio Veneto e il resto in Friuli, comprese le diramazioni in direzione Palmanova-Udine e Portogruaro-Conegliano. Fatta anche qui una divisione, sono appunto 20 chilometri per ciascun componente del consiglio di amministrazione. Tra parentesi: lo scorso ottobre è cambiato il vertice, il nuovo presidente di Autovie (i cui soci sono Friulia Spa con il 52 per cento delle quote, Regione Friuli 34,5 per cento Regione Veneto 4,8 per cento, Autostrade per l'Italia 4,2 per cento è Giorgio Santuz. Che ha ritenuto di non aumentare i 9 componenti del consiglio di amministrazione. Veniamo all'Autobrennero, 313 chilometri totali (di cui 60,6 in territorio veneto): dallo scorso aprile a presiedere la spa non è più l'altoatesino Ferdinand Willeit, ma Silvano Grisenti, l'assessore provinciale di Trento che ha avuto l'appoggio anche del Veneto. Con la gestione Grisenti il consiglio di amministrazione dell'Autobrennero è passato da 25 a 29 componenti, di cui quattro vicepresidenti, il presidente stesso, e 24 consiglieri»;
in particolare con specifico riferimento alla società Brescia Padova SPA nel
testo dell'articolo si legge «Infine, quarta società autostradale che opera nel Veneto, la Brescia-Padova spa: contando il tratto dell'A4 che collega Brescia, Verona, Vicenza, Padova (146 chilometri) e il tratto dell'A31 della Valdastico che va da Vicenza fino a Piovene Rocchette (36,4 chilometri), fanno 182,4 chilometri, di cui 145 nel Veneto. L'anno scorso i consiglieri di amministrazione erano 13 e il calcolo dava 14 chilometri di asfalto a testa, poco più di 11 in terra veneta. Ma il consiglio di amministrazione della Brescia-Padova adesso è cambiato: è arrivata una nuova presidente - la leghista Manuela Dal Lago, ex presidente della Provincia di Vicenza - è stato rinnovato il consiglio di amministrazione e in consiglio adesso siedono in 15. Ri-calcolo: ora alla Brescia-Padova ogni consigliere «ha» 12 chilometri di asfalto a testa. 9 in terra veneta»;
i fatti descritti dal citato articolo di stampa appaiono di eccezionale gravità a fronte degli sforzi che questa maggioranza sta compiendo per ridurre i costi della politica improntati ad una maggiore razionalizzazione delle risorse impiegate in tutti i settori della pubblica amministrazione;
inoltre, come sollevato in data 12 luglio 2007 dalla stampa nazionale, segnatamente dal Gazzettino la società Brescia Padova S.p.A., di natura pubblica, vanta partecipazioni in società estere in Paesi detti «paradisi fiscali» e come noto, il ricorso a società estere mal si concilia con il principio di trasparenza;
già in data 26 luglio 2006 l'interpellante sollevava attraverso la presentazione dell'atto di sindacato ispettivo n. 3-00168, segnatamente una interrogazione a risposta orale rivolta al Ministro delle infrastrutture cui non è mai stata data risposta sino ad oggi, tutta una serie di problematiche inerenti la gestione della rete autostradale nella Regione Veneto con particolare riguardo agli emolumenti assegnati dalla Società Serenissima Spa (che gestisce la società Brescia Padova S.p.A.) agli amministratori che ha nominato nelle molteplici società da essa gestite -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione al fine di garantire un uso razionale e trasparente delle risorse finanziarie gestite dalle società autostradali, i che operano in concessione pubblica citate dalla presente interrogazione;
come sia possibile che a fronte di tutti gli impegni assunti dalla attuale maggioranza di Governo ci si sia ritrovati nella deprecabile condizione di aumentare i costi della politica proprio nell'ambito di quei settori dell'amministrazione pubblica dove sarebbe stato possibile razionalizzare con maggiore facilità e prontezza determinate spese;
come e perché si sia giunti alla situazione sopradescritta;
quali siano i motivi per i quali non sia stata data ancora risposta all'interrogazione a risposta orale presentata dall'interpellante il 26 luglio dello scorso anno;
se risulti in base a quali criteri la società Serenissima Spa (che gestisce come detto la società Brescia Padova Spa) attribuisca emolumenti agli amministratori delle società da essi gestiti;
se non si ritenga opportuno porre in essere ogni atto di competenza del Ministero interpellato mirante ad acclarare il flusso, la gestione e la specifica assegnazione di tutte le risorse finanziarie che transitano attualmente per le società autostradali a partecipazione pubblica del nostro Paese, al fine di rispondere in modo adeguato a quella esigenza di trasparenza e di moralità che spesso si invoca nei confronti di chi esercita pubbliche funzioni, ma che di fatto non trova riscontro;
se non consideri che attività come quelle poste a fondamento della costituzione di società all'estero siano in contrasto con la natura di concessionario di un servizio pubblico come quello autostradale, che si svolge unicamente sul territorio nazionale;
se non ritenga del tutto in contraddizione con il principio di trasparenza che una società, segnatamente la Brescia-Padova S.p.A., di natura sostanzialmente pubblica si possa avvalere di sigle estere in paesi che, come è noto, rappresentano cosiddetti «paradisi fiscali»;
quali iniziative intenda assumere al fine di evitare che dietro queste attività possa nascondersi dell'altro, poiché esse non trovano alcuna giustificazione che porti a violare elementari regole di trasparenza nella gestione di fondi pubblici;
quali iniziative urgenti si intendano assumere per acclarare tale situazione.
(4-04838)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In data 9 luglio 2007 l'ANAS S.p.A. e la Società Brescia Padova S.p.A. hanno siglato lo schema di convenzione unica così come previsto dalle disposizioni ai sensi dell'articolo 2 commi 82 e seguenti del decreto-legge n. 262 del 2006; convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2006, come successivamente modificate dalla legge finanziaria per il 2008.
Tale schema di convenzione unica prevede, in più parti dell'articolato, specifici obblighi della concessionaria non solo in tema di comunicazioni da rendere al concedente sull'assetto societario, ma anche in tema di autorizzazioni che lo stesso concessionario deve richiedere al concedente.
In particolare, tra i nuovi obblighi in capo al concessionario, si evidenziano:
a) trasmettere al concedente, con cadenza trimestrale, le informazioni inerenti i rapporti di controllo e di collegamento del concessionario con altri soggetti;
b) consentire al concedente ogni attività di verifica ed ispezione ritenuta opportuna in ordine ai rapporti di controllo e di collegamento del concessionario con altri soggetti;
e) prevedere e mantenere nel proprio statuto idonee misure atte a prevenire i conflitti di interesse degli amministratori e, per gli stessi, speciali requisiti di onorabilità e professionalità, nonché per almeno alcuni di essi, di indipendenza ai sensi dell'articolo 2387 del codice civile;
d) prestare in caso di operazioni di carattere straordinario (fusioni, scissioni, acquisti o cessioni di rami d'azienda e simili) tutte le garanzie idonee ad assicurare la completa realizzazione delle opere assentite in concessione e non eseguite alla data dell'operazione;
e) assicurare, in caso di operazioni di carattere straordinario di cui al punto precedente, che all'esito dell'operazione stessa il costo della provvista finanziaria occorrente per l'adempimento degli obblighi di convenzione non sarà superiore a quello precedentemente sostenuto, assumendo come elemento di giudizio anche le variazioni del rating;
f) richiedere la preventiva autorizzazione del concedente per l'esecuzione di operazioni di carattere straordinario di cui ai precedenti punti.
Peraltro, il concessionario non può cedere azioni a soggetto che subentri con ciò nella posizione di socio dominante ovvero assuma la qualità di socio di minoranza con vincolo di blocco sulle operazioni di straordinaria amministrazione, senza la preventiva autorizzazione del concedente, rilasciata su conforme nulla osta del Ministro delle infrastrutture, sulla base dell'istruttoria compiuta da concedente. Inoltre, il soggetto concessionario deve mantenere costantemente la propria sede nel territorio italiano.
Oltre a ciò, nello schema di convenzione siglato è stata inserita una specifica previsione (articolo 10) relativa al bilancio ed alle partecipazioni del concessionario, che pone ulteriori obblighi ed adempimenti in capo al concessionario, quali:
a) il concessionario non può conservare o acquisire partecipazioni in società, salvo quanto previsto dalla legge n. 136 del 1999, e, in tal caso, previa comunicazione al concedente. Il concessionario è, altresì,
obbligato a comunicare al concedente entro 2 (mesi) dall'assunzione dell'atto, l'eventuale acquisizione di partecipazioni, di rami d'azienda ovvero la costituzione di società, che abbiano ad oggetto sociale le attività di cui all'articolo 3, comma 3 n. 1, della legge 28 aprile 1971, n. 287, così come modificato dall'articolo 19 della legge n. 136 del 1999;
b) il concessionario deve dichiarare in convenzione le società che sono e quelle che non sono considerate collegate ai sensi dell'articolo 63 della direttiva 2004/18/CE;
c) il concessionario deve dichiarare in convenzione le società in cui detiene partecipazioni, e la relativa misura, che esercitano attività strumentali e/o ausiliarie all'oggetto della concessione, che esercitano attività estranee all'oggetto della concessione;
d) la cessione di partecipazioni qualificate nel capitale del concessionario, nonché ogni eventuale trasformazione, fusione e scissione, compresa l'esecuzione di rilevanti operazioni straordinarie, anche sul capitale sociale, e operazioni di riassetto societario, quali ad esempio cessioni d'azienda sono subordinate alla preventiva autorizzazione de concedente, rilasciata su conforme nulla osta del Ministro delle infrastrutture, sulla base dell'istruttoria compiuta dal concedente;
e) le eventuali perdite per attività collaterali non devono arrecare danno agli utenti e le medesime non devono essere recuperate in tariffe.
Si evidenzia che è stata inoltre inserita la previsione per cui «con apposito disciplinare, predisposto dal Concedente, da redigersi entro 6 (sei) mesi dalla sottoscrizione della presente Convenzione, saranno regolati i rapporti tra il Concessionario e le Società adesso collegate o da esso controllate, al fine di prevenire conflitti di interessi ed ogni eventuale interferenza con il corretto espletamento della attività oggetto di affidamento, nonché al fine di prevenire rischi di danno all'interesse pubblico perseguito, alla concorrenza ed al mercato».
Si ritiene infine che, con l'inserimento di tali disposizioni nello schema di convenzione unica, sono state assunte le iniziative necessarie a monitorare l'attività della società concessionaria nel suo complesso.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CINZIA MARIA FONTANA. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Cremona si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda pure molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
-46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
-72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
-53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di
spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della Provincia di Cremona e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03368)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Cremona.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Cremona ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è
noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Imposta regionale attività produttive e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007, il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del Senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge Finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono
assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
FOTI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Collegio dirigenti scolastici e l'Associazione Scuole Autonome della Provincia di Piacenza con note del 16 marzo 2006, del 14 novembre 2006 e del 15 dicembre 2006 inviavate al Ministero dell'Istruzione e agli Uffici Scolastici Regionale e Provinciale, rappresentavano, con fondata preoccupazione, la situazione finanziaria venutasi a determinare negli istituti scolastici;
nell'imminenza dell'approvazione da parte delle scuole del Programma Annuale 2007, le Giunte Esecutive del Collegio dei Dirigenti Scolastici e dell'Associazione Scuole Autonome della Provincia di Piacenza hanno ribadito, in un documento inviato alle autorità più sopra indicate, che la gestione organizzativo-finanziaria delle
scuole è ormai di fatto insostenibile a causa dei mancati e/o rinviati trasferimenti agli Istituti delle risorse necessarie a garantire il regolare servizio;
a solo titolo esemplificativo, si evidenzia che i crediti che le scuole piacentine vantano nei confronti del Ministero dell'Istruzione per l'anticipato pagamento delle supplenze brevi raggiungono la ragguardevole somma di euro 2.842.000,00 (di cui 317.000 di residuo attivo 2005 e 2.525.000 relativi all'esercizio 2006). Si rileva che detto importo non comprende le risorse indispensabili per il pagamento della Tassa Ambientale e degli esami di Stato degli anni pregressi;
giova osservare che le spese per le supplenze sono state effettuate nella situazione che qui interessa, secondo le disposizioni vigenti in materia, per la sostituzione del personale docente e ATA per il tempo strettamente necessario, al fine di non compromettere il diritto all'apprendimento, la situazione di cassa delle Istituzioni Scolastiche della Provincia di Piacenza - analogamente a quanto accade in quasi tutta Italia - si è ormai esaurita, (in alcuni, non infrequenti casi, non esiste più alcuna liquidità disponibile sul conto corrente bancario) con gravi ripercussioni sulla gestione amministrativo-contabile delle stesse;
la Legge Finanziaria per il 2007 e i provvedimenti attuativi per la definizione del programma annuale 2007 (decreto ministeriale n. 21 del 2007) hanno ulteriormente aggravato la situazione, in quanto:
a) introducono parametri ulteriormente restrittivi in particolare per i finanziamenti destinati alla copertura delle supplenze brevi che, in molti casi, copriranno solo le esigenze di 2/3 mesi;
b) prevedono parametri più riduttivi sugli organici che potranno determinare la previsione di classi di oltre trenta alunni nelle scuole secondarie;
c) non recepiscono (per la prima volta) nell'organico di diritto per il 2008 il numero di classi autorizzate nell'organico di fatto del 2007, con gravi conseguenze sulla continuità dei tempi pieni e prolungati attivati nell'anno in corso;
in ragione delle motivazioni suesposte, il servizio scolastico - per l'immediato futuro - corre il serio rischio di non essere completamente garantito, sia sul piano organizzativa, sia su quello didattico, oltre che per quanto attiene la sicurezza del personale e degli allievi;
infatti, senza un tempestivo accreditamento dei fondi necessari, i Dirigenti Scolastici della Provincia di Piacenza hanno comunicato di non poter garantire la regolarità del servizio scolastico in quanto impossibilitati a:
1) procedere alla nomina del personale supplente, anche per lunghi periodi, con conseguenze inevitabili sulla regolarità delle lezioni. In tal senso verrà utilizzato in attività di sostituzione il personale docente comunque in servizio, anche al di fuori delle classi di concorso di titolarità o si dovranno ridistribuire gli alunni tra le diverse classi;
2) retribuire per tempo il personale supplente nominato anche per lunghe assenze (ad esempio maternità, gravi patologie, eccetera);
3) versare nei tempi stabiliti i relativi contributi e le ritenute previdenziali e assistenziali;
4) provvedere al sollecito pagamento di fatture delle ditte creditrici con il conseguente rischio di ingiunzione di mora;
5) far fronte al pagamento di ogni altro onere a carico della scuola compresa la Tassa Ambientale;
6) dotare gli istituti di materiali, attrezzature e strumenti idonei a garantire la sicurezza dei lavoratori e degli allievi, ai sensi del decreto legislativo n. 626 del 1994 e successive modificazioni -:
se e quali urgenti iniziative intendano assumere i Ministri interrogati affinché sia integrata quanto prima la somma a copertura
delle spese finora sostenute dalle scuole negli anni 2005 e 2006, conseguenti all'applicazione delle disposizioni normative e contrattuali vigenti;
se intenda il Ministro dell'Istruzione fornire, con l'urgenza che il caso conclama, disposizioni chiare in ordine alle procedure alle quali i dirigenti scolastici devono attenersi in materie di supplenze.
(4-03431)
Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame vengono rappresentate le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Piacenza; inoltre, vengono paventate conseguenze negative sulla continuità dei tempi pieni e tempi prolungati attivati nell'anno scolastico 2006-2007 a causa delle norme in materia di organici contenute nella legge finanziaria 2007; infine, vengono richieste chiare disposizioni in ordine alle procedure cui devono attenersi i dirigenti scolastici in materia di supplenze.
Per quel che concerne le difficoltà finanziarie delle istituzioni scolastiche della provincia di Piacenza, invero, il problema rappresentato riguarda non solo quella provincia ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda in particolare gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Imposta regionale attività produttive agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007, il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del Senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi, autonomamente, dalle scuole, riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte, a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli uffici scolastici regionali e dagli uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle
scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Quanto al tempo pieno, le preoccupazioni espresse non hanno ragione d'essere. Infatti, per rispondere alle richieste di questo modello di istruzione da parte delle famiglie, è stato ampliato l'organico di fatto: 1.000 posti in più a questo fine sono stati assegnati nell'organico di fatto. Inoltre, al fine di realizzare gli obiettivi formativi del curriculum arricchito, l'articolo 1, comma 1, del sopra citato decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007 ha disposto la reintroduzione, nella scuola primaria, dell'organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno, secondo il modello didattico già previsto dalle norme previgenti al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, con un orario settimanale di quaranta ore, comprensivo del tempo dedicato alla mensa.
Quanto, infine, alle procedure da seguire per le supplenze, si comunica che il nuovo regolamento in materia è stato adottato con decreto ministeriale n. 131 del 13 giugno 2007 (Regolamento sulle supplenze del personale docente ed educativo, ai sensi dell'articolo 4 della legge 3 maggio 1999, n. 124), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 194 del 22 agosto 2007. Il nuovo regolamento, nel rispetto della normativa primaria di riferimento, introduce innovazioni volte a garantire maggiore funzionalità, tempestività ed economicità del reclutamento dei supplenti che la normativa precedente non era in grado di assicurare.
Le disposizioni del suddetto decreto ministeriale n. 131 del 2007 sono operative dal 1o settembre 2007; come già detto, sono tutte finalizzate ad una maggiore tempestività ed efficacia delle procedure e riguardano in particolare:
l'attivazione di una funzione informatica attraverso, la quale disporre in tempo reale, da parte degli operatori scolastici e degli uffici, del quadro completo delle operazioni effettuate, delle disponibilità di posti e di ore, nonché della situazione aggiornata degli aspiranti a supplenza. Questo permetterà di abbattere sia i costi che la farraginosità delle procedure di nomina, eliminando gli sprechi oltre che le telefonate, i fax e i registri cartacei;
la diminuzione del numero delle istituzioni scolastiche richiedibili dagli interessati (da 30 a 20) per consentire operazioni più celeri;
l'istituzione per le scuole dell'infanzia e primarie di una particolare tipologia di supplenze brevi (fino a 10 giorni) con l'obbligo da parte degli aspiranti di dare il proprio assenso preventivo;
sanzioni più incisive in caso di non reperibilità all'atto della convocazione, di rinuncia o di abbandono della supplenza, in particolare nei confronti di coloro che si sono dichiarati disponibili all'assunzione di supplenze fino a 10 giorni;
diminuzione da 3 a 2 anni del periodo di validità delle graduatorie di istituto per allinearlo a quello delle graduatorie ad esaurimento.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
GHIZZONI e MIGLIOLI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Modena si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
-46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
-72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
-53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
in particolare, nella provincia di Modena il maggior fabbisogno assomma a:
supplenze per 2005: 1.172.770,97 euro;
supplenze per 2006: 8.193.718,85 euro;
totale per supplenze: 9.366.419,82 euro;
esami di Stato da 2003 a 2006: 1.222.573,56;
ore eccedenti 2006: 201.037,89;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita
di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio dei Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Modena e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03370)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Modena.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Modena ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze, a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Imposta regionale attività produttive e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio
centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007 il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006, con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla
base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
GRIMALDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
la sentenza n. 10838 del 2006 del Tar Lazio, resa esecutiva dal Consiglio di Stato con ordinanza n. 6019 del 14 novembre 2006 respingendo l'istanza cautelare presentata dall'ACI, ha accolto il ricorso presentato da tesserati dall'automobilismo sportivo, con cui hanno lamentato il mancato rispetto di fondamentali principi di democrazia; le associazioni e società sportive, gli atleti e tecnici dell'automobilismo sportivo non partecipano alla vita associativa della propria federazione sportiva ACI, in violazione delle disposizioni legislative e delle norme dello Statuto del CONI essi non costituiscono gli organi federali, che invece risultano costituiti dai soli Automobil Club provinciali;
la sentenza del Tar Lazio, tra l'altro, statuisce che «in conseguenza di tale assetto finisce per risultare illegittima la nomina del Presidente federale dell'ACI»;
il presidente dell'ACI Lucchesi, come da sue comunicazioni e da articoli di stampa, non dà corso alla corretta attuazione della sentenza promuovendo un adeguamento statutario che preveda specifiche modifiche riguardo alla costituzione degli Organi federali (assemblea, consiglio generale, comitato esecutivo) con le categorie sportive riconosciute dalla legge e dall'ordinamento sportivo nazionale, associazioni e società sportive, atleti e tecnici dell'automobilismo sportivo;
il presidente dell'ACI Lucchesi ed il vicepresidente Grandi sono stati condannati dal Tribunale penale di Roma, con sentenza di primo grado n. 17227/05, per abuso commesso nella gestione di gare d'appalto per affidare il servizio di promozione per i campionati automobilistici nazionali;
alcuni dirigenti dell'ACI sono stati condannati dalla Corte dei conti, con sentenza di primo grado n. 292 del 2005, per aver procurato all'ente un danno erariale avendo stipulato con superficialità una discutibile transazione con una società privata a cui hanno erogato indebitamente 1 miliardo 180 milioni di lire, danaro dalla natura pubblica preso dai finanziamenti ricevuti dal CONI come federazione sportiva;
in tutti e due i casi sia il presidente Lucchesi che i componenti del comitato esecutivo dell'ACI non hanno fatto costituire l'ente nei processi contro se stessi,
per cui allo stato si configura un inammissibile conflitto di interessi;
il mondo sportivo è in fermento e non intende più subire questa illegittima gestione dello sport automobilistico, causa secondo l'interrogante di una inefficienza nella conduzione dell'attività sportiva con enormi sprechi di risorse economiche -:
quali iniziative siano state intraprese per correggere dette illegittimità e se non sia stato preso in considerazione lo scioglimento degli organi dell'ente pubblico ACI, con la conseguente nomina di un commissario straordinario, in esecuzione del disposto dell'articolo 67 dello Statuto dell'ACI, considerato che sono stati integrati gli estremi richiesti, ovvero «i gravi motivi».
(4-02221)
Risposta. - Con interrogazione a risposta scritta n. 4-2221, datata 18 gennaio 2007, il deputato Grimaldi chiede di conoscere se il Governo intenda procedere allo scioglimento degli organi dell'ente pubblico ACI ed alla nomina di un commissario straordinario, stante la cattiva gestione dell'ente e l'inottemperanza, da parte del presidente dell'ACI, alle statuizioni della sentenza della Sezione Terza-quater del Tar Lazio n. 10838/06.
In proposito, si premette che:
a) ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera e) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 marzo 1994 (istitutivo del Dipartimento del turismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri), la vigilanza sull'ACI spetta al Dipartimento del turismo e che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 luglio 2006, l'esercizio delle funzioni di competenza statale in materia di turismo sono state delegate al Vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli;
b) il Tar Lazio, con sentenza della Sezione III-quater n. 10838/06, non sospesa dal Consiglio di Stato, nel dichiarare, tra l'altro, l'illegittimità dell'articolo 24 dello Statuto dell'ACI e degli articoli 2, 3 e 4 del nuovo regolamento della Commissione sportiva automobilistica italiana (CSAI), da un lato ha confermato la natura dell'ACI quale ente pubblico non economico a base federativa, attribuendo alla norma di salvaguardia dell'articolo 18, sesto comma, del decreto legislativo n. 242 del 1999 la finalità di escludere l'ACI da tutte le disposizioni collegate con la nuova configurazione delle Federazioni Sportive come associazioni con personalità giuridica di diritto privato; dall'altro ha sottolineato come la citata natura pubblica «... non comporta una assoluta esclusione sic et simpliciter dai principi portanti della riforma, i quali ben devono essere applicati anche all'ACI se - ed in quanto - siano compatibili con la particolare struttura organizzativa dell'ente. Non appaiono incompatibili, in particolare, l'approvazione dello statuto nelle parti che disciplinano l'attività di federazione sportiva, l'approvazione dei regolamenti interni relativamente al rispetto dei principi fondamentali, deliberazione dei criteri generali in materia di formazione dei bilanci preventivi o di effettuazione dei controlli ispettivi»;
c) a seguito della sentenza n. 10838/06 citata, l'ACI ha modificato il proprio Statuto con deliberazione assembleare approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 dicembre 2006 ed ha sottoposto all'esame della Giunta nazionale del CONI i soli regolamenti riguardanti la CSAI e le relative procedure elettorali, che sono stati poi conformati alle prescrizioni dettate dalla Giunta medesima con deliberazione n. 101 del 27 febbraio 2007;
d) questo Ministero, interpellato dal CONI in merito alla soggezione del nuovo Statuto dell'ACI (come modificato a seguito della citata sentenza n. 10838/06) all'approvazione della Giunta nazionale ai sensi dell'articolo 22, comma 5, dello Statuto CONI - preso atto della intervenuta approvazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 dicembre 2006 della deliberazione dell'Assemblea dell'ACI di modifica dello Statuto dell'ente - ha ritenuto che la Giunta nazionale del CONI debba esercitare in piena autonomia le funzioni previste dal citato articolo 22, comma 5, valutando esclusivamente la conformità
dello Statuto dell'ACI ai principi sanciti dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 242 del 1999, allo Statuto del CONI ed ai principi fondamentali emanati dal Consiglio nazionale e CONI, senza estendere la valutazione agli aspetti che non riguardano l'attività e l'organizzazione dell'ACI quale Federazione sportiva nazionale;
e) l'avviso espresso da questo Ministero non è stato inizialmente condiviso dall'ACI. In particolare il Presidente dell'ACI, con nota del 28 marzo 2007, n. 415/07, ha rappresentato al Segretario generale del CONI la circostanza che le modifiche allo Statuto dell'ACI, in quanto già approvate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 dicembre 2006, non potevano essere soggette a nuova approvazione da parte del CONI, bensì a mera presa d'atto della intervenuta approvazione da parte dell'Organo istituzionalmente competente alla vigilanza dell'Ente;
f) da ultimo il CONI, con nota del 4 luglio 2007 ha rappresentato che in data 2 luglio 2007 l'ACI ha formalmente provveduto a trasmettere copia dello Statuto modificato e che le suddette modifiche sarebbero state sottoposte alla prima Giunta nazionale utile ai fini della prescritta verifica di conformità ai principi sanciti dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 242 del 1999, allo Statuto del CONI ed ai principi fondamentali emanati dal Consiglio nazionale del CONI.
Stante quanto precede, si evidenzia, per quanto di competenza di questo Ministero, che con nota del 13 marzo 2007, prot. 1040, il Capo di Gabinetto del Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive ha rappresentato che, in esecuzione della sentenza del tribunale amminisitrativo regionale Lazio n. 10838/06, la Giunta nazionale del CONI è chiamata ad esercitare, in piena autonomia, le funzioni previste dall'articolo 22, comma 5, dello Statuto, anche perché l'articolo 2, comma 5, del decreto legislativo n. 15 del 2004, nel far salva la speciale disciplina prevista dall'ordinamento dell'ACI, ribadisce espressamente la natura di federazione sportiva nazionale di tale ente, fermo restando che le valutazioni della Giunta nazionale del CONI devono attenere esclusivamente all'esame della conformità dello Statuto dell'ACI ai principi sanciti dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 242 del 1999 allo Statuto del CONI ed ai principi fondamentali emanati dal Consiglio nazionale del CONI, senza estendersi ad aspetti che non riguardano l'attività e l'organizzazione dell'ACI quale federazione sportiva nazionale. Uniformandosi a quanto suggerito da questo dicastero, in data 2 luglio 2007, l'ACI ha formalmente provveduto a trasmettere al CONI copia dello statuto che sarà sottoposto alla prima Giunta nazionale utile ai fini della prescritta verifica di conformità ai principi sanciti dal articolo 16 del decreto legislativo n. 242 del 1999, allo Statuto del CONI ed ai principi fondamentali emanati dal Consiglio nazionale del CONI.
Conclusivamente, per quanto di competenza di questo Dicastero, si evidenzia che sono state assunte tutte le iniziative necessarie per fare in modo che il CONI eserciti le sue funzioni nei confronti dell'ACI in quanto Federazione sportiva.
Il Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive: Giovanni Lolli.
JANNONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il consumo di prodotti farmaceutici in Italia è superiore alla media degli altri paesi europei e si attesta su quantità non giustificate dalle reali necessità della popolazione;
i farmaci non assunti vengono spesso conservati in modo approssimativo, senza le necessarie precauzioni e cautele;
l'utilizzo improprio dei farmaci, risulta controproducente per la salute dei cittadini e per il Sistema Sanitario Nazionale nel suo complesso;
è indubbio che l'aumento del consumo di farmaci provoca reazioni non desiderate, quali il sovradosaggio ed altri effetti collaterali oltre ad indesiderate iterazioni farmacologiche;
i prezzi di vendita dei medicinali risultano spesso elevati, se rapportati con il costo al pubblico degli altri paesi europei, anche a causa dell'eccessivo dosaggio di ciascuna confezione;
l'industria farmaceutica svolge un ruolo essenziale nella politica sanitaria e economica dell'intero Paese e proprio per questo deve, secondo l'interrogante, essere sottoposta a controlli, limiti e linee guida che tengano in debita considerazione le esigenze prioritarie dell'intera comunità -:
quali misure siano allo studio da parte degli organi sanitari preposti al fine di ridurre gli sprechi ed i costi dei farmaci, anche attraverso la prescrizione di «farmaci generici»;
quali iniziative siano allo studio per rendere edotti e consapevoli i cittadini riguardo agli effetti dell'uso improprio ed eccessivo dei farmaci;
quali misure si siano adottate e si adotteranno affinché il comparto farmaceutico aiuti a prevenire i suddetti sprechi dei medicinali, con particolare riguardo per il dosaggio per singola confezione degli stessi.
(4-00027)
Risposta. - Con riferimento alle problematiche segnalate dall'interrogante, si forniscono gli elementi comunicati dall'Agenzia italiana del farmaco (AIFA).
Il monitoraggio delle prescrizioni e dei consumi dei farmaci a livello nazionale viene garantito dall'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali (OsMED), istituito con la legge 23 dicembre 1998, n. 448, i cui principali obiettivi sono:
sviluppare e validare i sistemi di raccolta, analisi ed interpretazione dei dati sull'uso dei farmaci in Italia;
verificare l'utilizzo dei farmaci e le sue variazioni nel tempo;
correlare i problemi di sanità pubblica con l'utilizzo dei farmaci;
favorire una corretta informazione;
confrontare il consumo dei medicinali in Italia con quello negli altri Paesi.
Ogni anno l'OsMED elabora un Rapporto nazionale ed alcuni rapporti periodici che forniscono con continuità i dati sull'uso dei farmaci nella popolazione generale.
Dal rapporto OsMED relativo all'anno 2006 emerge che il confronto con gli altri Paesi europei non mostra complessivamente differenze significative in termini di consumo farmaceutico; ad esempio, in quasi tutti i paesi europei considerati la percentuale sulla spesa (pubblica e privata), attribuita ai farmaci cardiovascolari, si colloca al primo posto, ad eccezione di Finlandia e Germania (2o posto).
Rispetto al 2005, in tutti i Paesi analizzati si osserva un calo percentuale della spesa per farmaci, che nel 2006 varia dal 17 per cento della Finlandia al 29 per cento del Portogallo; la percentuale per l'Italia è circa del 26 per cento.
L'AIFA ha precisato che complessivamente la spesa farmaceutica territoriale, pubblica e privata, è diminuita dell'1 per cento in confronto all'anno precedente, a causa della diminuzione del 3,8 per cento della quota di spesa privata, mentre la spesa pubblica è rimasta sostanzialmente invariata (+0,2 per cento); in particolare la spesa territoriale netta di classe A-SSN è stata pari a 12.327 milioni di euro (+4 per cento).
Le principali componenti per il 2006 della spesa pubblica (effetto quantità, effetto prezzi, effetto mix), mostrano un aumento delle quantità di farmaci prescritti (+7,8 per cento) ed una diminuzione dei prezzi (-69 per cento); l'effetto mix è risultato invariato (-0,1 per cento).
Tale fenomeno è comune a tutte le Regioni italiane, pur con una certa variabilità dell'incremento delle quantità.
Per quanto riguarda il prezzo dei farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, si sottolinea che dal 1o gennaio 2004 viene determinato mediante una procedura di «contrattazione» tra l'AIFA e le singole aziende produttrici.
Nell'ambito delle negoziazioni sono presi in considerazione vari aspetti:
potenziale mercato;
prezzi praticati in altri Paesi;
prezzi di medicinali con attività sovrapponibile;
valore terapeutico;
rapporto costo/efficacia;
grado di innovatività.
I risultati della negoziazione, che è mirata alla classificazione del farmaco ai fini della rimborsabilità e alla definizione del prezzo, vengono sottoposti alla Commissione tecnico scientifica (CTS) dell'AIFA per il parere definitivo.
In materia di prezzi, va precisato che la legislazione italiana regolamenta soltanto i prezzi dei farmaci rimborsati, mentre i farmaci a totale carico dell'assistito (classe C) sono venduti ad un prezzo «libero», anche se sottoposto alla vigilanza del comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) e del Ministero della salute.
Sono numerose le iniziative messe in atto in questi anni per aggiornare e rendere espliciti e trasparenti i dati riguardanti l'area farmaceutica; uno degli strumenti è l'OsMED, la cui attività di monitoraggio non comprende solo analisi di tipo quantitativo, ma anche indagini che mirano a valutare i bisogni terapeutici e le necessità farmacoepidemiologiche della popolazione italiana.
È da evidenziare che la disponibilità dei dati di spesa e consumo si è dimostrata essenziale per gli interventi di ridefinizione dei prezzi dei farmaci nell'aggiornamento del Prontuario farmaceutico nazionale.
Un ulteriore strumento informativo è costituito dal Bollettino di informazione sui farmaci (BIF); tra i suoi compiti, quello di informare tempestivamente i medici sui farmaci che vengono autorizzati all'immissione sul mercato italiano, ed ancor più sulla loro corretta utilizzazione.
In merito alle iniziative d'informazione rivolte ai cittadini, recentemente ha preso avvio e proseguirà per tutto il 2007 la prima campagna di comunicazione promossa dall'AIFA, «Usa bene i farmaci. Farmaci equivalenti, un vantaggio per tutti».
La campagna, che si inserisce fra le attività di comunicazione istituzionale dell'Agenzia volte a diffondere un'informazione corretta e indipendente per orientare i cittadini ad un uso consapevole e responsabile dei medicinali, persegue due obiettivi principali:
1) restituire al farmaco equivalente la propria identità, evidenziandone la pari efficacia, qualità e sicurezza rispetto alle specialità corrispondenti «di marca»;
2) promuovere un uso appropriato dei farmaci, relativamente alla prescrizione, al consumo ed ad una idonea conservazione.
La campagna rivolta a tutti i cittadini, e in particolar modo agli anziani e alla popolazione femminile, prevede un opuscolo informativo, distribuito presso gli studi medici, le farmacie e in occasione di specifici eventi sul territorio, che illustra i messaggi della campagna con un linguaggio chiaro e divulgativo; vi sono contenute indicazioni sintetiche sui comportamenti più opportuni da adottare nell'assunzione dei medicinali, sulla tipologia di informazioni da fornire al proprio medico e al farmacista per ridurre i possibili rischi legati ad interazioni tra farmaci e per acquisire maggiore consapevolezza sulle terapie farmacologiche alle quali si è sottoposti.
Inoltre, dal giugno 2005, è stato attivato il Progetto tracciabilità del farmaco con l'obiettivo di istituire una banca dati centrale, finalizzata a monitorare le confezioni dei medicinali all'interno del sistema distributivo.
Il Progetto si colloca nell'ambito applicativo della normativa comunitaria e consentirà anche di tradurre il monitoraggio dell'offerta di farmaci sul territorio nazionale in preziose informazioni di tipo epidemiologico sull'andamento delle patologie più rilevanti; sarà possibile, pertanto, assumere decisioni calibrate ed efficaci nel settore della politica farmaceutica, e in prospettiva, di promuovere l'appropriatezza delle prescrizioni e dei consumi, tramite il successivo diretto collegamento tra farmaco, soggetto prescrittore e paziente.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.
LENZI e GRILLINI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Bologna si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
è in atto un forte movimento di protesta che interviene anche agendo le vie legali contro la dirigenza scolastica;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico.
nella provincia di Bologna il maggior fabbisogno assomma a:
totale per supplenze 11.681.929,38 euro (anni 2005-06 dedotta erogazione straordinaria);
esami di Stato da 2003 a 2006: 1.371.121,90;
per un totale di 13.053.051,28;
una cifra considerevole e tale da incidere negativamente sui bilanci delle scuole;
gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge 53/2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola,
mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Bologna e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03466)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Bologna per quanto concerne, in particolare, il pagamento dei supplenti.
Invero, la lamentata carenza di risorse finanziarie riguarda non solo le scuole della provincia di Bologna ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007-2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle
suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007; il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
LION. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1990 con il contratto di lavoro, decreto del Presidente della Repubblica n. 335, furono approvate le riqualificazioni e i vari profili professionali del personale vigili del fuoco e a esse furono legati i passaggi orizzontali;
a seguito di ciò per il personale interno inquadrato nella qualifica immediatamente inferiore in possesso del titolo di studio furono avviate le procedure di mobilità orizzontale verso il profilo di Assistente Tecnico Antincendio (ATA) e quindi inquadrato come funzionario area C per quanto riguarda il sistema previdenziale e operativo (pensione a 65 anni, sostituzioni e mobilità del personale ex area C), mentre sul piano economico e giuridico inquadrato nella precedente area B degli operativi;
nella ex area C il personale interessato dalla mobilità orizzontale, ha avuto la possibilità sia di rientrare nelle proprie sedi con le sostituzioni del personale ATA, sia di progressioni economiche fino a livelli dirigenziali;
la mobilità orizzontale ha interessato più livelli professionali: oltre il profilo del capo reparto diplomato, sono stati interessati quello di direttore ginnico e dei CTA (collaboratori tecnici antincendio) laureati; per questi ultimi due profili professionali il dipartimento dei VV.F. ha previsto apposite posizioni dal 7 livello (C1) al 9 livello (C3) permettendo ad alcuni di transitare nella qualifica dirigenziale scavalcando Ingegneri direttivi in servizio fin dal 1981;
con interrogazione scritta 4-09538 presentata dal deputato Alfonso Pecoraro Scanio nella
seduta n. 445 del 25 marzo 2004, l'allora sottosegretario all'interno affermò che il passaggio di detto personale nell'area ex C sarebbe avvenuta in occasione della discussione del CCI dandone maggiore valorizzazione per il servizio svolto e che, nel CCNL, all'ARAN sarebbe stata data piena disponibilità per l'introduzione di specifiche clausole per la riorganizzazione di detto personale;
inoltre, ai fini predetti, si legge nella citata risposta scritta che si sarebbe provveduto alla revisione delle dotazioni organiche per consentire il potenziamento e progressivo e rapido passaggio verticale del personale appartenente al profilo ATA;
alla data odierna, il personale ATA si trova nelle stesse condizioni precedenti, nulla essendo variato del proprio stato giuridico, normativo ed economico, con l'aggravante che, dall'entrata in vigore del sistema contrattuale pubblicistico e del successivo ordinamento professionale, lo stesso è stato collocato nei ruoli degli ispettori a pari funzioni delle nuove immissioni;
nell'ordinamento professionale (legge n. 217 del 2005) si ripropone un ulteriore penalizzazione di detto personale e di quello di nuova nomina a ispettore; infatti, per il passaggio al livello superiore di sostituto direttore varia nuovamente il relativo sistema previdenziale -:
se sia a conoscenza che: il personale ATA, del corpo nazionale dei vigili del fuoco, aveva maturato gli anni di contribuzione necessari per il riconoscimento della quiescenza e che con il passaggio orizzontale questo gli è stato precluso; attualmente non viene riconosciuta a tale personale l'attività di lavoro particolarmente usurante anzi si assiste a una penalizzazione degli stessi prima come profilo ATA e poi come ispettori antincendio;
quali iniziative intenda adottare per riportare dignità e riconoscimenti giuridici e normativi al personale ex ATA, ispettori, ormai al limite dell'età pensionabile di 65 anni che dopo anni di servizio prestato nel corpo nazionale si vedono ulteriormente penalizzati.
(4-02244)
Risposta. - Il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, recante il nuovo ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco a norma dell'articolo 2 della legge 30 settembre 2004, n. 252, ha previsto l'istituzione del ruolo degli ispettori e dei sostituti direttori antincendi, articolato nelle seguenti qualifiche: vice ispettore antincendi, ispettore antincendi, ispettore antincendi esperto, sostituto direttore antincendi e sostituto direttore antincendi capo.
In particolare, ai sensi dell'articolo 51 del citato decreto, il personale appartenente al profilo professionale di ausiliario tecnico-amministrativo (ATA) - assistente tecnico antincendi, in servizio alla data di entrata in vigore del decreto stesso, è stato inquadrato nell'istituita qualifica di ispettore antincendi esperto.
L'inquadramento è stato effettuato secondo l'ordine del ruolo di provenienza, con il riconoscimento, ai fini delle progressione alla qualifica superiore e dello scatto convenzionale, dell'anzianità maturata nel ruolo medesimo.
Tale personale, fermo restando il principio del mantenimento del trattamento economico più favorevole, previsto dall'articolo 174 del decreto legislativo n. 217/2005, conserva fino al passaggio alla qualifica superiore il maturato economico eventualmente in godimento, derivante dall'inserimento nelle fasce di cui all'articolo 40 del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto aziende e amministrazioni autonome dello Stato ad ordinamento autonomo, sottoscritto il 24 maggio 2000.
Si fa presente, inoltre, che l'articolo 153 del citato decreto legislativo ha previsto che il personale vincitore dei concorsi ordinari e straordinari proveniente dal ruolo dei vigili del fuoco e da quello dei capi squadra e capi reparto ed immesso nella qualifica di ispettore antincendi, conservi, a domanda, il trattamento pensionistico previsto per il ruolo di provenienza, finché permanga nelle qualifiche del ruolo degli ispettori.
Tale opzione è riconosciuta anche al personale inquadrato ai sensi dell'articolo 151 citato, appartenente al profilo professionale di assistente tecnico antincendi, provenendo dal profilo professionale di capo reparto.
Dal combinato disposto delle norme suindicate si evince, quindi, il pieno riconoscimento dell'attività di lavoro particolarmente usurante svolta dal personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e la completa tutela del mantenimento del trattamento economico e previdenziale in godimento, ove più favorevole.
Pertanto, il personale ex ATA inquadrato nella qualifica di ispettore antincendi
esperto ha potuto, sulla base del comma 4 del citato articolo 153, presentare domanda per conservare il trattamento pensionistico previsto per la qualifica di capo reparto. Tale possibilità è stata introdotta solo dal decreto legislativo n. 217 del 2005 in quanto, nel regime precedentemente vigente, al passaggio orizzontale della qualifica di capo reparto a quella di ATA conseguiva l'elevazione del limite pensionabile a 65 anni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
MARCHI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Reggio Emilia si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
- 46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi
- 72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
- 53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico Mentre nella provincia di Reggio-Emilia il maggior fabbisogno assomma a:
supplenze per 2005: 648.013 euro;
supplenze per 2006: 5.601.667 euro;
totale per supplenze: 6.249.680 euro;
esami di Stato da 2003 a 2006: 829.008;
ore eccedenti 2006: 110.000;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine dl supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole dì fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio dei Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Reggio-Emilia sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03417)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Reggio Emilia.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Reggio Emilia ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 30 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti
degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007-2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato dei Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007, il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006, con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46, per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MARIANI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Lucca si è rilevata una grave a preoccupante situazione finanziaria degli Istituti scolastici che rischio di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
-46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
-72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
-53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
anche nella provincia di Lucca si è verificata questa situazione. Conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi
dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge 53 del 2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento dei maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento ungente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Lucca e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03406)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Lucca.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Lucca ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 30 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro
destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007-2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007, il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006, con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46, per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre
che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MELLANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un filmato inedito, presentato dal comitato delle madri di Beslan, proverebbe che la sanguinosa fine dell'assedio alla scuola di Beslan nel 2004 è stato causato dal fuoco delle forze di sicurezza e non da esplosioni dall'interno;
il video diffuso anche in Italia dal sito internet del quotidiano Corriere della Sera riguardo all'episodio della scuola di Beslan rafforza i dubbi già espressi da numerosi esperti che non hanno mai accettato la versione ufficiale russa ma hanno indicato altre piste;
una delle piste alternative considerate dagli esperti si concentra sull'uso da parte dei commandos russi di un'arma speciale: lo «Shmel». Simile a un lanciagranate, spara proiettili incendiari che hanno effetti devastanti, che aumentano se l'esplosione si verifica in un ambiente chiuso, come nella scuola di Beslan. Molte vittime presentavano terribili ustioni che
sarebbero state provocate - affermano dei testimoni - dai tiri del lanciagranate;
nel video gli artificieri, sentiti formalmente nell'ambito delle indagini, escludono che le due esplosioni siano avvenute all'interno dell'edificio, sostenendo tra l'altro che gli ordigni dei terroristi erano imbottiti di sfere di metallo di cui non è stata trovata traccia né sui corpi delle vittime né sulle pareti della scuola;
più avanti nello stesso video, girato con una handy-cam, si sente la voce di due genieri dell'esercito che, durante una breve conversazione, escludono che gli ordigni di fabbricazione artigianale dei sequestratori possano aver causato le due forti esplosioni iniziali;
all'epoca dell'assedio, in un ripresa effettuata dalla televisione si vede la presenza dello Shmel sul tetto dell'edificio. L'ipotesi è che le truppe russe abbiano prima utilizzato l'arma e poi cercato di dare l'assalto. Un'operazione pianificata male ed eseguita in modo altrettanto maldestro. Altri esperti hanno segnalato anche la presenza di un elicottero d'attacco Mi24 - un velivolo dotato di cannoncini e razzi - che potrebbe avere avuto un ruolo nelle fasi concitate del blitz. Le autorità di Mosca hanno sempre attribuito la responsabilità del massacro (oltre 300 le vittime) ai terroristi ceceni. Il soffitto della scuola e diverse aule erano state minate con potenti ordigni;
il corrispondente a Mosca di Sky News osserva che i media russi, stranamente, non hanno prestato grande attenzione ai nuovi elementi sollevati da questo inedito documento filmato. I famigliari delle vittime sostengono, invece, che si tratta della «prova finale» che i reparti speciali «Omon» hanno lanciato delle granate nella scuola, quando tutti i bambini erano ancora all'interno dell'edificio, causando gran parte delle vittime civili. Un'inchiesta militare aveva escluso qualsiasi errore nella gestione della crisi -:
se il Governo sia al corrente dei nuovi fatti esposti in premessa e se sia in possesso di ulteriori notizie sull'episodio della Scuola di Beslan;
di quali informazioni sia in possesso il Governo riguardo all'andamento del processo intentato per accertare le responsabilità di quanto accaduto.
(4-04647)
Risposta. - il 26 luglio 2007 l'associazione «Madri di Beslan», costituitasi per sollecitare il chiarimento sulle responsabilità della strage, ha reso pubblici alcuni filmati inediti, tuttora liberamente accessibili su internet. Le conclusioni tratte da diversi commentatori sul significato del nuovo materiale video sono molto simili a quelle del rapporto indipendente di Savelyov.
I mezzi di informazione russi hanno riferito su questa iniziativa ed hanno riportato un'intervista con la portavoce delle «Madri di Beslan», secondo la quale l'associazione si accinge a sporgere al Procuratore generale della Federazione Russa formale richiesta di inclusione del materiale video tra le prove documentali necessarie per avviare un'inchiesta nei confronti dei funzionari responsabili dell'azione delle forze russe a Beslan.
Già il 26 giugno 2007 le associazioni dei familiari delle vittime avevano depositato presso la Corte europea dei diritti umani un esposto nei confronti della Federazione russa, relativo alle violazioni di diritti che avrebbero avuto luogo sia durante la crisi degli ostaggi, sia nei procedimenti giudiziari aditi al riguardo.
A seguito dei fatti di Beslan del settembre 2004 si sono svolti due processi ed una inchiesta parlamentare, le cui fasi salienti sono state seguite dalla nostra Ambasciata a Mosca.
Nell'ambito del primo processo, il 26 maggio 2006 l'imputato, l'unico dei militanti ceceni catturato (e a detta delle Autorità russe anche l'unico sopravvissuto), Nur Pashi Kulayev, è stato condannato all'ergastolo.
L'inchiesta parlamentare è stata affidata ad una Commissione presieduta dal deputato Alexander Torshin. La Commissione ha concluso i lavori nel dicembre 2006, affermando che la sparatoria ha avuto
inizio per opera dei sequestratori e che le forze dell'ordine locali, ovvero della Repubblica dell'Ossezia del Nord, hanno contravvenuto a precise norme di sicurezza nel momento in cui i sequestratori si sono impadroniti della scuola.
Nel secondo processo è stata esaminata appunto tale imputazione nei confronti di tre agenti delle forze dell'ordine dell'Ossezia del Nord, i quali sono stati però prosciolti in primo grado il 30 maggio 2007.
Nel corso dell'inchiesta parlamentare e dei processi, alcuni esponenti politici russi hanno reso pubbliche versioni alternative della vicenda, riprese dai mezzi di informazione russi ed internazionali, la più importante delle quali risale all'agosto 2006. In tale occasione, un membro della Commissione d'inchiesta, Savelyov, ha prodotto, come sopracitato, un rapporto indipendente, non incluso nel rapporto finale della Commissione stessa, nel quale si ipotizza che le forze speciali russe hanno causato il sanguinoso confronto a fuoco a negoziato ancora in corso, facendo esplodere alcune granate quale segnale dell'imminente attacco, condotto in seguito con un eccessivo uso di forza e di fuoco.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
MENIA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è comunemente ritenuta strategica, nel campo dell'energia e per lo sviluppo dell'economia nazionale, la scelta di procedere alla costruzione di classificatori in vari siti del territorio italiano;
in tal senso, nel rispetto delle indicazioni e delle autonome determinazioni degli enti istituzionali del territorio, vi è il progetto di realizzazione di due impianti di rigassificazione nella provincia di Trieste: mentre appare assolutamente inviso alla popolazione quello da porre al centro del golfo, sembra invece più accettabile il progetto di un impianto da porsi all'interno di un'area oggi dimessa ma già tempo addietro adibita all'energia e i carburanti;
è evidente, comunque, che qualunque decisione sui rigassificatori debba essere presa, nel rispetto delle indicazioni della popolazione locale, sulla base delle esigenze strategiche regionali e nazionali, non certo estere;
negli scorsi giorni invece, da parte slovena, si sono registrate le dichiarazioni del Ministro dell'Ambiente, Janez Podobnik, che ha ribadito il «no» della Slovenia ai progettati rigassificatori nel territorio di Trieste. La vicenda, va precisato, è già stata al centro di uno scambio di note tra Italia e Slovenia a partire dallo scorso anno: Lubiana, in particolare, pretende di essere coinvolta attivamente nelle procedure di valutazione dell'impatto ambientale delle infrastrutture e sulle scelte di eventuale realizzazione -:
quale sia l'atteggiamento del Governo italiano in proposito ed in particolare se si voglia rivendicare l'autonomia nazionale nelle decisioni di realizzare o meno i rigassificatori;
se si voglia piuttosto, a proposito di tutela dell'ambiente e della salute pubblica, richiedere alla Slovenia di affrontare fattivamente la questione della centrale nucleare di Krsko (poco più di un centinaio di chilometri in linea d'aria da Trieste), sulla cui sicurezza continuano ad alimentarsi gravi ed irrisolti dubbi, essendo la stessa di vecchia concezione, costruita con l'allora tecnologia sovietica, della quale grande parte della pubblica opinione del territorio circostante (slovena, italiana e croata) reclama la chiusura.
(4-04351)
Risposta. - Il progetto citato nell'atto parlamentare si riferisce a due impianti: uno proposto dalla società Gas Natural Internacional, ubicato sulla terraferina nell'area industriale di Zaule nel Porto di Trieste e l'altro presentato dalla società Terminal Alpi Adriatico, localizzato off shore nel Golfo di Trieste. Le iniziative non risultano correlate,
ma costituiscono interventi distinti le cui procedure autorizzative sono state avviate in modo indipendente dai due diversi soggetti. Per gli impianti e le opere connesse i relativi procedimenti di VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) sono di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e sono dovuti in base alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 60 della legge 239 del 2004, che richiama quanto già regolamentato dall'articolo 8 della legge 340 del 2000.
Il provvedimento autorizzativo finale del progetto localizzato nel Golfo di Trieste è invece di competenza del Ministero dello sviluppo economico, mentre per quanto riguarda l'impianto localizzato nel Porto di Trieste, località Zaule, la competenza è della Regione Friuli Venezia Giulia.
Il progetto in parola viene seguito con la massima attenzione da parte slovena e le due parti hanno concordato di inquadrare tale problematica nell'ambito della diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Da parte italiana è stata inoltre confermata la disponibilità a condividere le informazioni sull'impatto ambientale dell'opera assicurando, altresì, la corretta applicazione delle procedure nazionali ed internazionali in materia di impatti ambientali transfrontalieri.
Gli stessi servizi della Commissione europea nel corso della riunione «pacchetto ambiente» dell'11 e 12 dicembre 2006, tenutasi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento politiche comunitarie, hanno chiesto all'Italia informazioni dettagliate sulla natura e le caratteristiche tecniche dei progetti per la realizzazione di impianti di rigassificazione nell'Alto Adriatico-Trieste. In particolare la Commissione ha chiesto elementi informativi sullo stato della procedura di VIA e sull'attuazione di quanto previsto dalla Direttiva 85/337/CEE modificata (articolo 7) e dalla Convenzione sulla valutazione di impatto ambientale in ambito transfrontaliero, firmata a Espoo (Finlandia) il 25 febbraio 1991.
Il Dipartimento per le politiche comunitarie ha provveduto ad inviare alla Commissione europea, il 10 aprile scorso, una nota del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare - Direzione generale per la salvaguardia ambientale - con la quale sono stati forniti elementi di risposta ai quesiti posti dalla Commissione ed in particolare aggiornamenti sullo stato della procedura di VIA per i due progetti. In tale nota si segnala, altresì, l'invio alle autorità slovene e croate della documentazione tecnica concernente la valutazione di impatto ambientale, a conferma della disponibilità italiana a condividere le informazioni sul processo di valutazione in atto. In considerazione del fatto che nella vigente normativa comunitaria (Direttiva 85/337/CEE e successive modificazioni intervenute) la tipologia degli impianti in questione (terminali di Gas naturale liquefatto) non risulta essere compresa tra quelle assoggettate alla procedura di VIA, nella nota si evidenzia, inoltre, che l'obbligo a livello nazionale di sottoporre a VIA con procedura integrata gli impianti di rigassificazione di Gnl e le opere connesse (metanodotti ed opere portuali), discende dalla legge n. 239 del 23 agosto 2004 sul riordino del settore energetico.
In data 27 giugno 2007, dopo aver esaminato la documentazione presentata da parte italiana, la Commissione ha deciso, ai sensi dell'articolo 226, di procedere all'archiviazione del reclamo relativo al caso degli impianti di rigassificazione in argomento.
Per quanto attiene invece alla Centrale nucleare di Krsko, le Autorità slovene hanno sempre assicurato di effettuarne il monitoraggio costantemente e di intervenire in situ con periodiche attività di manutenzione. La Slovenian nuclear safety administration (URSJV) - di competenza del Ministero dell'ambiente - gestisce le procedure ad esso inerenti ed i relativi rapporti sulla centrale sono pubblicati, anche nella versione in lingua inglese, sul proprio sito internet (www.ursjv.gov.si). In particolare, ogni anno viene pubblicato un rapporto in lingua slovena ed inglese in cui vengono descritte le attività di monitoraggio e di intervento sulla centrale per l'anno precedente
(attualmente è pubblicato l'«Annual report 2006 on nuclear and radiation safety in the Republic of Slovenia»).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
MISIANI, LOCATELLI e SANGA. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Bergamo si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il, pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
nella provincia di Bergamo l'entità del fabbisogno pregresso è stata stimata dai dirigenti scolastici in circa 6 milioni di euro;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione, che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Bergamo e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03369)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Bergamo.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Bergamo ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei Ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze, a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche,
il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007, il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006, con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito
dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
MOTTA. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Parma si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
- 46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
- 72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
- 53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
mentre nella provincia di Parma il maggior fabbisogno assomma a:
supplenze per 2005-2006: 3.411.294,18 euro;
esami di Stato da 2004 a 2006: 863.813,10 euro;
ore eccedenti 2006: 80.000,00 euro;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza,
in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Parma e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica
(4-03405)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Parma.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Parma ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei Ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di Governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti
al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007; il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006, con le quali sono stati tagliati il 72,61 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione dei personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici
regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti dei Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
PINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 78 Reggimento di Fanteria «Lupi di Toscana» vanta una lunga storia ed una brillante tradizione, che vien fatta risalire alla partecipazione dei volontari toscani alle guerre d'indipendenza;
il reparto è ospitato dal 1947 nella caserma «Gonzaga», che si trova a ridosso del confine tra i territori comunali di Firenze e Scandicci;
lo Stato Maggiore dell'Esercito è apparentemente orientato a sciogliere il predetto Reggimento «Lupi di Toscana», preferendo mantenere in vita altri reparti di tradizione e passato meno luminosi -:
se effettivamente lo Stato Maggiore dell'esercito intenda procedere allo scioglimento del 78 Reggimento e per quali ragioni, tenuto conto che, qualora la decisione sia stata effettivamente presa, la sopravvivenza dei Lupi di Toscana verrà sacrificata a vantaggio di quella di altre meno prestigiose unità.
(4-04548)
Risposta. - L'interrogazione in discussione affronta la questione relativa allo scioglimento del 78o Reggimento Lupi di Toscana di Firenze chiedendo, al contempo, se effettivamente si intenda procedere in tal senso e quali siano le ragioni di tale soppressione.
Si fa notare, preliminarmente, che la problematica rientra nel più ampio quadro del processo di ristrutturazione e snellimento dell'organizzazione militare, caratterizzato da vari provvedimenti di soppressione,
accorpamento e riorganizzazione delle strutture, avviato da alcuni anni e tuttora in divenire, in attuazione di una serie di atti normativi, tesi a meglio modulare le forze armate alle nuove esigenze, adeguandole, nel contempo, alle riduzioni dei livelli organici (190.000 unità) stabilite dalla legge 14 novembre 2000, n. 331.
Tale processo è volto ad ottimizzare tutte le componenti delle forze armate, ossia quelle di vertice, dell'area operativa-logistica, dell'organizzazione territoriale e della formazione.
In sostanza, si intende perseguire soluzioni tese ad ottenere un migliore rapporto costo/efficacia, attraverso la soppressione di strutture ormai non più funzionali, nonché la ridefinizione delle funzioni di Comandi/enti ed il loro accorpamento, per quanto possibile, in chiave interforze e comunque di non sovrapponibilità funzionale e territoriale.
L'obiettivo finale, in sintesi, è quello di calibrare uno strumento militare di ridotta entità, ma di più elevato profilo qualitativo in termini di capacità di proiezione, flessibilità e supporto logistico-amministrativo, ad un tempo pienamente integrabile ed interoperabile dal punto di vista interforze e multinazionale.
Fatta questa opportuna premessa, si fa rilevare come l'intervenuta sospensione della leva (1o gennaio 2005) in coincidenza della progressiva trasformazione dell'intero strumento militare su base volontaria, abbia reso sovradimensionata l'attuale organizzazione della componente addestrativa dell'Esercito Italiano.
Ciò trova ulteriore conferma nel programmato piano dei reclutamenti dei volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1), che individua una graduale riduzione degli arruolamenti da 16.000 unità per il 2007 a 4.000 unità nel 2020.
Pertanto, la normativa vigente in materia di riforma strutturale delle forze armate (decreto legislativo 15 dicembre 2005 n. 253) ha previsto, per l'esercito, la riduzione degli attuali enti addestrativi, da 10 a 3 e, contestualmente, la soppressione o riconfigurazione dei 7 restanti.
Nell'ottica del riordino della suddetta componente addestrativa dell'esercito, hanno inciso, ulteriormente e significativamente, la riduzione degli stanziamenti sul bilancio della difesa operata nella precedente legislatura, nonché il taglio delle risorse stanziate per la trasformazione delle forze armate su base volontaria di cui alla «legge finanziaria 2007».
Ciò, infatti, ha indotto l'esercito a procedere al ridimensionamento delle unità addestrative non più necessarie, così come contemplato dalla predetta norma, individuando gli specifici provvedimenti, fra i quali rientra quello di soppressione del 78o Reggimento Lupi di Toscana.
In tale contesto, comunque, sono stati opportunamente valutati tutti gli aspetti di carattere sociale, economico ed infrastrutturale, nonché quelli connessi alla presenza militare e civile nell'area interessata in un contesto armonico riferito all'intero territorio del Paese.
Il Ministro della difesa: Arturo Mario Luigi Parisi.
RAITI, DONADI, COSTANTINI, ASTORE, PALOMBA, MISITI, PEDICA, OSSORIO, D'ULIZIA e BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della solidarietà sociale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
qualche giorno fa, si è assistito all'ennesima odissea del mare, di tanti immigrati che cercano di raggiungere l'Europa per sfuggire alla fame e alle guerre nei loro paesi;
per tre giorni decine di persone sono rimaste aggrappate ad una gabbia per l'allevamento di tonni trainata da un peschereccio maltese in rotta per la Spagna che non ha fatto salire a bordo gli immigrati per motivi di sicurezza e per alcuni giorni nessuno ha visto, o tutti hanno fatto finta di non vedere;
questi disperati, da notizie di stampa, sembra che siano partiti dalla Libia, da Al Zuara, ed avevano pagato il loro «contatto»
che gli aveva assicurato che nel giro di ventiquattro ore avrebbero raggiunto la Sicilia, ma non è stato così;
il barcone in cui viaggiavano gli immigrati si è improvvisamente bloccato, il motore non ha funzionato più e sono rimasti in mezzo al mare;
mentre quelle persone per giorni hanno cercato di sopravvivere nell'attesa di aiuti, sia Malta che la Libia non sono intervenute, non solo, ma non hanno neanche allertato gli altri paesi del Mediterraneo, nemmeno l'Italia;
il rimorchiatore che trainava la gabbia era maltese e, come è noto, le Autorità della Valletta non gradiscono che gli extracomunitari sbarchino sulle loro coste;
era già accaduto lo scorso anno con il peschereccio spagnolo «Catilina» che aveva soccorso cinquantuno clandestini di origine nordafricana e sta accadendo anche in queste ore con un altro peschereccio spagnolo, il Monfalcón che ha raccolto in mare 26 extracomunitari e che non ha ottenuto ancora il permesso di attraccare in un porto maltese;
i ventisette immigrati che per tre giorni sono rimasti aggrappati alla gabbia dei tonni sono stati più fortunati perché alla fine le autorità maltesi hanno avvertito quelle italiane fornendo le coordinate della zona di mare dove si trovava il gruppo di naufraghi;
il pattugliatore della Marina Militare italiana Orione li ha fatti salire a bordo per poi trasferirli a Lampedusa;
alcune aree del Mediterraneo, ormai, sono diventate un vero e proprio Far West in cui la vita umana non ha più valore -:
se il Governo intenda adottare iniziative per verificare che le autorità maltesi, abbiano rispettato gli impegni contenuti nei trattati firmati dagli Stati membri dell'Unione europea e se abbiano rispettato la Carta Internazionale di tutela dei diritti dell'Uomo.
(4-03791)
Risposta. - Come del resto prevedibile, il periodo estivo ha favorito una ripresa delle partenze di immigrati dalle coste nordafricane in direzione dell'Europa e Malta, che, per la sua collocazione geografica, viene nuovamente a trovarsi al centro di un problema le cui dimensioni superano sicuramente le disponibilità e risorse del Paese.
Gli episodi dall'interrogante segnalati, unitamente a quello relativo al recupero in mare di alcune salme da parte della nave militare francese «La Motte», sono stati riportati dalla stampa europea con toni fortemente critici nei confronti delle autorità di Malta, accusate di non essere intervenute ricorrendo ad argomentazioni ritenute pretestuose.
Nel caso dei naufraghi rimasti aggrappati alle reti per la pesca del tonno del peschereccio maltese «Budefel», le autorità di La Valletta sostengono di non poter essere considerate responsabili, dato che il natante si trovava nella «Zona di recupero e ricerca» (zona SAR) libica; e che, per tale ragione, avevano richiesto per tre volte l'intervento delle Autorità libiche, ricevendone assicurazioni peraltro rimaste senza seguito.
Quanto al caso dei naufraghi soccorsi dal peschereccio spagnolo «Montfalco» ai quali venne negato lo sbarco sull'isola, le autorità maltesi sostengono egualmente che il recupero era avvenuto in zona SAR libica, e quindi nessun obbligo di accoglimento potesse derivarne per Malta.
A prescindere dalle argomentazioni di carattere strettamente giuridico, è indubbio che gli episodi in parola confermino alcuni aspetti essenziali:
in primo luogo, la necessità di tenere nella massima considerazione le gravi difficoltà maltesi nel far fronte ad una situazione di emergenza quasi cronica, che supera le possibilità dell'isola; al riguardo, basti ricordare che Malta ha uno dei più elevati tassi di densità di popolazione al mondo e non dispone nemmeno di spazi adeguati per ampliare in maniera considerevole i centri di accoglienza;
tale consapevolezza ha indotto in questi anni i successivi governi italiani ad
assicurare a Malta un'importante assistenza a livello bilaterale, sia sul piano operativo che con la fornitura di mezzi quale il pattugliatore marittimo consegnato lo scorso anno;
al contempo, siamo attivamente impegnati in sede comunitaria per assicurare che l'Unione europea svolga un ruolo più incisivo nell'area, a fronte di un problema che riguarda tutti gli Stati membri dell'Unione e non solo quelli mediterranei;
nessuna carenza di risorse può giustificare un mancato intervento a fronte di situazioni di pericolo che accadano in aree sulle quali Malta ritenga di esercitare funzioni di sorveglianza.
A fronte delle suddette azioni di concreto sostegno nei suoi confronti, ci attendiamo che Malta confermi la propria volontà di una migliore collaborazione bilaterale, per la quale abbiamo più volte espresso piena disponibilità. A tal fine, abbiamo richiesto che venga completato il reticolo di accordi nel settore del pattugliamento marittimo, così come auspichiamo un migliore raccordo in sede di interventi di emergenza, dovendosi anzitutto chiarire i criteri in base ai quali l'intervento è necessario - date ad esempio le evidenti condizioni di precarietà del natante - a prescindere dall'esplicita richiesta dei naviganti. Al contempo, è opportuno un confronto in materia di delimitazione delle rispettive zone SAR, ritenendosi da parte nostra che la zona rivendicata da parte maltese sia troppo estesa (anche considerato che La Valletta non ha aderito ai recenti emendamenti della Convenzioni marittime Safety of life at sea SOLAS e SAR e che non dispone dei mezzi necessari agli interventi).
Si tratta di temi di evidente complessità, che resta tuttavia ineludibile affrontare in maniera più completa ed organica anche per prevenire l'insorgere tra i due Paesi di difficoltà e malintesi nel settore con possibili ricadute negative su un rapporto che viceversa consideriamo di primaria importanza ed intendiamo ulteriormente sviluppare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
RUSCONI e CODURELLI. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Lecco si è rilevata una grava a preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si sono già determinati ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
mentre nella provincia di Lecco il maggior fabbisogno assomma a:
supplenze per il 2006: 3.500.000 euro;
supplenze primo trimestre 2007: 1.800.000 euro;
totale per supplenze: 5.300.000 euro;
esami di Stato da 2003 a 2006:
anno 2003-2004: 219.807,81 euro;
anno 2004-2005: 263.396,03 euro;
anno 2005-2006: 97.695,51 euro;
ore eccedenti 2006: risultano pagate;
per quanto riguarda le ore eccedenti per l'anno 2007 si prega di provvedere ad inoltrare alle scuole il dovuto finanziamento per soddisfare le esigenze delle scuole e l'autonomia;
Conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge 53/2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle speranze previste dal decreto 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'Economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Lecco, e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03415)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, concernente le difficoltà finanziarie della provincia di Lecco.
Invero, il problema rappresentato riguarda non solo le scuole della provincia di Lecco ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007 il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate dei periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere
dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione dei personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
STUCCHI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
il segretario generale del Sindacato Autonomo Lavoratori Scuola (SNALS) Marco Paolo Nigi ha denunciato la grave situazione economica delle scuole, facendo presente in una lettera inviata al Ministro Fioroni la assoluta inadeguatezza dei fondi assegnati alle scuole, rispetto agli oneri, derivanti soprattutto per le supplenze;
nonostante l'annuncio dei fondi sbloccati e del ripianamento dei debiti, le scuole segnalano che l'accredito di risorse fissate su base annua è insufficiente già ora per il pagamento delle supplenze fatte fino ad oggi;
il problema riguarda principalmente gli istituti comprensivi che racchiudono elementari e medie e, in alcuni casi, anche la scuola d'infanzia, dove le classi non possono essere lasciate scoperte neppure per un giorno, mentre le scuole superiori riescono meglio a manovrare le presenze degli insegnanti e le entrate-uscite dei ragazzi più grandi;
il decreto ministeriale n. 21 del 1 marzo 2007 prevedendo una nuova metodologia per l'assegnazione dei fondi alle scuole, senza più vincoli di destinazione, dovrebbe appianare i problemi per il prossimo anno scolastico;
lo SNALS sostiene invece che, con l'applicazione del comma 601 dell'articolo 1 della legge Finanziaria al decreto ministeriale n. 21 del 2007, ci sarà una drastica riduzione degli stanziamenti rispetto agli anni precedenti;
a Bergamo e in tutta la Provincia la situazione è drammatica come nel resto del Paese: alcuni istituti hanno già speso più di quanto avevano a disposizione, mentre altri dichiarano che non potranno pagare gli stipendi da aprile in poi -:
se il Ministro interrogato intenda far seguire i «fatti» alle «parole», ovvero intenda sbloccare i fondi e ripianare i debiti contratti dagli istituti, che nel frattempo sopravvivono con anticipi di cassa, ormai esauriti, all'inevitabile e imminente fallimento;
se resteranno a carico degli istituti anche le supplenze lunghe, tipo le sostituzioni per maternità o aspettativa, che gravano pesantemente sul bilancio.
(4-02939)
Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare indicata in oggetto sono state rappresentate le difficoltà finanziarie delle scuole, in particolare di quelle della provincia di Bergamo, per l'inadeguatezza dei fondi per il pagamento delle supplenze.
Invero, la lamentata carenza di risorse finanziarie riguarda non solo le scuole della provincia di Bergamo ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del Documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del Piano del Presidente del Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto legge n. 147
del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato del docente, educativo amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007 il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006, con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire
destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e così via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
TOLOTTI, FERRARI e DELBONO. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Brescia si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si stanno già determinando ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
come anche affermato da esponenti del Governo la situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati:
46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi;
72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato;
53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti;
la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
nella provincia di Brescia l'entità del fabbisogno pregresso è stata stimata dai dirigenti scolastici in parecchi milioni di euro;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1 marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti;
mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei Comuni per mancato pagamento Tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità e per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli Istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito -:
come intenda il Governo procedere per risolvere questa situazione, che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole della provincia di Brescia e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(4-03367)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, concernente le difficoltà finanziarie delle scuole della provincia di Brescia per quanto concerne, in particolare, il pagamento dei supplenti.
Invero, la lamentata carenza di risorse finanziarie riguarda non solo le scuole della
provincia di Brescia ma interessa anche altre parti del territorio nazionale.
A questo proposito, il Consiglio dei ministri, nella
seduta n. 57 del 28 giugno 2007, in occasione dell'esame ed approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011, ha deliberato importanti misure per la scuola in linea con il secondo punto del piano del Presidente dei Consiglio per il rilancio dell'azione di governo.
Per quanto riguarda gli aspetti squisitamente finanziari, la scuola ha ottenuto 342 milioni di euro, di cui 162 milioni sono previsti nel provvedimento di assestamento di bilancio e 180 milioni sono previsti all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 81 del 2 luglio 2007 per l'utilizzo delle maggiori entrate tributarie (cosiddetto «tesoretto»), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 127. La voce più significativa, vista la mole di debiti accumulati negli anni scorsi - che, come è noto, stava producendo una vera e propria paralisi - è quella dei 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Inoltre, in merito a quanto prospettato circa la gravosità dell'onere a carico del bilancio delle istituzioni scolastiche per le supplenze relative alla sostituzione del personale titolare e supplente assente per maternità, è intervenuto il decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007. Questo provvedimento, all'articolo 2 comma 5, dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, gli oneri relativi alle retribuzioni spettanti al personale della scuola nominato in sostituzione del personale assente per motivi di maternità, nonché quello nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, nonché delle indennità di cui all'articolo 17 della medesima legge, sono imputati ai capitoli di spesa iscritti nello stato di previsione dei Ministero della pubblica istruzione concernenti le spese per le supplenze a tempo determinato dei docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario ed ai corrispondenti capitoli relativi all'Irap e agli oneri sociali; il decreto-legge prevede contestualmente l'integrazione degli stanziamenti degli stessi capitoli degli importi complessivi di 66 milioni di euro per l'anno 2007 e di 198 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e stabilisce che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2007/2008, la competenza alla ordinazione dei pagamenti, a mezzo dei ruoli di spesa fissa, delle suddette retribuzioni e indennità è attribuita al servizio centrale del Sistema informativo integrato del Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle cause delle segnalate criticità finanziarie delle istituzioni scolastiche, il Ministro Fioroni ha ampiamente riferito in proposito alla settima Commissione della Camera nel corso dell'audizione svoltasi il 24 aprile 2007 il rappresentante di Governo di questo Ministero ha anche riferito in aula Senato nella
seduta n. 74 del 21 giugno 2007 rispondendo all'interrogazione n. 3-00447 del senatore Capelli.
Come già comunicato in quelle sedi, le difficoltà finanziarie delle scuole sono essenzialmente riconducibili alle leggi finanziarie varate del periodo 2002-2006 con le quali sono stati tagliati il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato, il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico. Presumibilmente, i tagli sono stati fatti operando su cifre di bilancio ritenute eccedenti rispetto alle esigenze che sono state, quindi, sottostimate.
Nell'attuale legislatura, uno dei primi problemi che il Governo ha dovuto affrontare appena insediato è stato quello di reperire subito le risorse necessarie per assicurare il regolare svolgimento della sessione degli esami di Stato per l'anno scolastico 2005-2006. In un difficile contesto di finanza pubblica, si è provveduto a questa impellente esigenza con il decreto-legge n. 210 del 12 giugno 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 235 del 17 luglio 2006, che ha elevato di 63 milioni di euro, per l'anno 2006, il limite di spesa stabilito dalla legge 448 del 2001. A decorrere dall'anno 2007, tale limite di spesa è stato innalzato a 138 milioni di euro dalla
legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, recante «Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore», ed è stato ora ulteriormente elevato ad euro 178.200.000 dal decreto-legge n. 147 del 7 settembre 2007.
Non va dimenticato che la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria per il 2007), pur contenendo misure di razionalizzazione della spesa, ha introdotto importanti misure a favore della scuola, per il potenziamento dell'autonomia scolastica, per lo sviluppo e qualificazione del sistema dell'istruzione e per la valorizzazione del personale scolastico.
In particolare, per effetto delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 601, della suddetta legge 296, i fondi assegnati alle istituzioni scolastiche sono stati accorpati in due soli grandi capitoli di bilancio (spese per il funzionamento amministrativo e didattico e spese per il personale) e sono assegnati direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche.
Trattasi di una misura che mira alla valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre che alla semplificazione e snellimento del procedimento di accreditamento alle scuole. Infatti, l'accorpamento in due soli grandi capitoli del bilancio dello Stato consente alle scuole autonome di definire le priorità di spesa per l'attuazione del loro piano di offerta formativa, senza subire destinazioni vincolate e predefinite, come è invece avvenuto finora. Tale scelta, oltre a rendere più trasparente il processo di finanziamento delle scuole, lo accelera eliminando il passaggio dagli Uffici scolastici regionali alle contabilità speciali degli Uffici scolastici provinciali e da questi alle scuole.
Va aggiunto che la dotazione finanziaria assegnata direttamente dal Ministero alle istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri e parametri contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007, non esaurisce la totalità delle somme da trasferire alle scuole per l'anno 2007, ma rappresenta soltanto una quota cui vanno sommati:
gli importi da determinarsi autonomamente dalle scuole riguardo ad alcuni istituti contrattuali nonché ad altre spese già giuridicamente definite;
le integrazioni finanziarie che vengono disposte a seguito di rilevazione dei dati oggettivi relativi alla gestione dell'anno di riferimento;
le assegnazioni finanziarie che continueranno ad essere disposte dagli Uffici scolastici regionali e dagli Uffici scolastici provinciali;
gli ulteriori finanziamenti che vengono disposti, nel corso dell'anno, sulla base di specifiche disposizioni normative, quali quelli relativi al fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa istituito dalla legge n. 440 del 1997, somme aggiuntive da legge finanziaria, e cosi via.
Va pure ricordato che, per risolvere le situazioni più critiche e per evitare conseguenze negative sul funzionamento delle scuole, il Ministero ha da tempo dato indicazioni agli uffici scolastici periferici per l'urgente accreditamento alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie già disponibili sulle contabilità speciali; trattasi di somme importanti che, pur non risolvendo per intero le difficoltà, hanno consentito una copertura significativa dei debiti, soprattutto in relazione al mancato pagamento del personale supplente.
Inoltre, con riguardo ai finanziamenti disposti direttamente dal Ministero alle scuole per l'anno 2007, in attuazione della legge finanziaria, sono state già erogate alle istituzioni scolastiche la prima, la seconda, la terza e la quarta quota.
Si è altresì proceduto ad un puntuale monitoraggio delle spese finalizzato all'acquisizione dei necessari elementi finanziari, al fine della predisposizione delle opportune soluzioni. Gli anzidetti, consequenziali provvedimenti del Consiglio dei ministri costituiscono una significativa risposta per la soluzione dei problemi rappresentati.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro
dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Canton Ticino (Svizzera) intenderebbe ridurre dal 40 per cento al 12,5 per cento la percentuale di ristorno fiscale ai Comuni italiani dove siano residenti i lavoratori frontalieri operanti in Svizzera;
ciò porterebbe ad una drammatica crisi finanziaria per molti comuni e comunità montane dell'area prossima al confine svizzero -:
se tali notizie siano confermate;
quali iniziative in merito intende assumere il governo italiano per mitigare la conseguente crisi finanziaria cui andranno incontro le comunità locali interessate.
(4-03654)
Risposta. - L'Accordo fra Italia e Svizzera sull'imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri e sulla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine è stato concluso il 3 ottobre 1974 e fa parte integrante della Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale.
Si tratta di un accordo unilaterale che tiene conto del numero elevato dei connazionali frontalieri residenti in Italia e delle spese per opere e servizi pubblici che alcuni Comuni italiani di confine sostengono per i loro residenti che lavorano nei Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese.
I ristorni, corrispondenti al 40 per cento delle somme prelevate sui salari annui svizzeri dei frontalieri italiani, sono versati annualmente dagli organi finanziari dei Cantoni interessati in un apposito conto presso la Tesoreria centrale italiana, intestato al Ministero del tesoro. Le Autorità italiane trasferiscono le somme ai nostri Comuni in base a criteri di ripartizione ed utilizzo concordati con i competenti organi delle Regioni di confine.
Almeno una volta l'anno, alternativamente in Svizzera ed in Italia (l'ultimo incontro si è tenuto a Saint Moritz, il 28 e 29 settembre 2006), i funzionari degli organi interessati dei due Paesi si riuniscono per verificare e pianificare l'utilizzo dei fondi in questione. Finora l'accordo ha sempre funzionato con beneficio dei numerosi piccoli Comuni di montagna che con tali fondi hanno avuto la possibilità di realizzare progetti di pubblica utilità.
In occasione di un Convegno tenutosi presso il Centro competenze tributarie della «Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana». (SUPSI), il Dottor Marco Bernasconi, docente di diritto tributario presso l'università Bocconi di Milano, nell'ambito di una comparazione dei regimi concordati tra la Svizzera e, rispettivamente, l'Austria e l'Italia, ha «suggerito» alle Autorità cantonali di Lugano un intervento sulla Confederazione al fine di sollecitare una revisione dell'attuale Accordo con l'Italia. Nell'intento di ridurre il carico sulle finanze ticinesi, secondo il Dottor Bernasconi la revisione dovrebbe portare ad un allineamento al 12,5 per cento (percentuale concordata con l'Austria) della aliquota di ristorno applicata al prelievo fiscale sulle retribuzioni dei lavoratori frontalieri. Lo stesso Dottor Bernasconi ha altresì suggerito l'introduzione nell'Accordo con l'Italia di una clausola di reciprocità, indicando, a titolo di esempio, la situazione degli abitanti di paesi ticinesi che lavorano a Campione d'Italia, per i quali l'Italia non retrocede alcuna somma.
Simili argomenti sono stati successivamente ripresi dal «Corriere del Ticino» (principale quotidiano dell'omonimo Cantone), con un editoriale in cui veniva rimarcata la disparità esistente fra il ristorno fiscale elvetico all'Austria e quello corrisposto all'Italia per la stessa causale.
Tali posizioni non hanno alcun seguito presso le competenti Autorità della Confederazione ed incontrano l'opposizione anche degli ambienti politici ticinesi più qualificati.
Le competenti Autorità di Berna, interpellate in merito dalla nostra Ambasciata, hanno rilevato che, al momento, non si ha alcuna intenzione di procedere ad una revisione dell'Accordo in questione, che ha dimostrato di funzionare in modo egregio.
In proposito, le stesse Autorità confederali hanno osservato di non ritenere sostenibile il paragone con l'accordo rinnovato
con l'Austria nel mese di marzo 2007 - in base al quale il ristorno per i residenti in Austria attivi quali lavoratori dipendenti in Svizzera è stato stabilito al 12,5 per cento - dal momento che quest'ultimo non prevede la ridistribuzione dei ristorni ai Comuni e riguarda un numero esiguo di frontalieri austriaci a fronte dei circa 40.000 italiani.
Anche la proposta di una clausola di reciprocità è ritenuta dalle Autorità di Berna insostenibile, in quanto i lavoratori citati dal dottor Bernasconi, residenti nei Comuni ticinesi e impiegati a Campione, sono per lo più di nazionalità italiana.
Al Dipartimento per gli affari esteri di Berna ci è stato quindi, aggiunto che, attualmente, non si prevede sull'argomento una presa di posizione pubblica delle autorità confederali.
Alcune interrogazioni in materia al Consiglio nazionale non hanno avuto per il momento alcun seguito e, secondo quanto riferito anche dalla stampa locale, il Consiglio di stato del Ticino e la Deputazione ticinese alle Camere federali si sono espressi in senso contrario ad una revisione dell'Accordo in parola. La questione, peraltro, non è stata inserita all'ordine del giorno della sessione estiva del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati, che si è tenuta a Berna dal 4 al 22 giugno 2007.
Nel complesso, il dibattito accademico e mediatico emerso in Ticino sull'argomento sembra collocarsi nel quadro dei complessi equilibri politici emersi dalle elezioni del 1o aprile 2007 per il rinnovo del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio ticinesi e degli strascichi polemici determinati negli ambienti finanziari e bancari di Lugano dalla sconfitta e conseguente sostituzione dell'onorevole Marina Masoni, esponente del Partito liberale radicale, e per dodici anni Ministro delle finanze del Canton Ticino.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.