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Allegato B
Seduta n. 233 del 29/10/2007
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SOLIDARIETÀ SOCIALE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
MONTANI, COTA e ALLASIA. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
venti consiglieri del Consiglio comunale di Torino appartenenti ai gruppi dell'Ulivo, dei Verdi, dell'Italia dei Valori e di Rifondazione comunista hanno presentato una mozione che impegna il Sindaco, in accordo con la Regione Piemonte e le ASL, a promuovere la sperimentazione di «Sale del consumo» rivolte a chi fa uso di sostanze illegali, con l'obiettivo di intercettare i finitori di tali sostanze riducendo il consumo nei luoghi pubblici;
il dibattito sulla mozione è stato calendarizzato in Commissione per la mattinata di giovedì 29 settembre;
la proposta di realizzare delle «stanze del buco» rappresenterebbe - secondo la maggioranza consiliare del Comune di Torino che la sostiene - parte di un più ampio progetto finalizzato ad impiantare nella città piemontese alcuni modelli di narcosale già sperimentati in altre città europee, come Amsterdam, Rotterdam ed anche Madrid;
la proposta di realizzare sull'intero territorio nazionale vere e proprie «stanze del buco» era d'altronde stata avanzata ad inizio legislatura, in un'intervista a Radio Radicale, dallo stesso Ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero;
la dichiarazione del Ministro Ferrero aveva sollevato ampie critiche non solo da parte dell'opposizione, ma anche da parte della stessa maggioranza e degli altri colleghi di Governo: il Ministro Bindi, in particolare, pur confermando il suo favore ad una revisione della legge Fini-Giovanardi, aveva sottolineato come la proposta di attivare le shooting rooms in realtà non compaia tra gli obiettivi del programma di Governo;
in risposta alle numerose question time presentate alla Camera dai gruppi parlamentari di opposizione in data 13 giugno 2006, il Ministro Ferrero aveva conseguentemente precisato che le dichiarazioni rese a Radio Radicale dovevano essere intese come opinione personale, come tale non indicativa degli intendimenti del Governo;
la proposta di istituire in Italia delle narcosale appare assolutamente non coerente con la normativa vigente in materia di consumo di sostanze stupefacenti;
le modifiche al testo unico sulla droga, decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, introdotte dal decreto-legge n. 272 del 2005, eliminando la distinzione tra droghe «pesanti» e droghe «leggere», hanno infatti inteso esprimere netta contrarietà anche verso il semplice uso e la detenzione di droga, prevedendo specifiche sanzioni amministrative e penati per lo stesso consumo «a titolo personale» di sostanze stupefacenti;
è evidente come la proposta di istituire delle stanze del buco appaia assolutamente contrastante con la richiamata normativa statale sicché, a legislazione vigente, risultano di fatto inammissibili proposte politiche come quella della mozione consiliare torinese;
tali proposte appaiono tanto più irrazionali se avanzate ad un livello decisionale - quello comunale - assolutamente incompetente in materia di stupefacenti; lo stesso decreto legislativo, n. 112 del 1998 sul decentramento delle funzioni amministrative ha infatti mantenuto inalterate le competenze statali in materia di
sostanze stupefacenti e psicotrope e tossicodipendenza (articolo 112, comma 3) -:
quale sia l'orientamento politico dei Ministri interrogati in merito al problema citato in premessa e quali interventi intendano adottare al fine di garantire che a tutti i livelli istituzionali sia data integrale attuazione al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, e successive modificazioni.
(5-01676)
PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e TURCO. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
lo scorso aprile l'interrogante ha rivolto al Ministro Ferrero un'interrogazione riguardo le rette di permanenza nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA) (atto Camera n. 5-00952) per chiedere spiegazione sulla spesa relativa al loro pagamento per soggetti con handicap permanente grave o ultra-sessantacinquenni non autosufficienti. Secondo la vigente normativa questa spesa è ripartita per il 50 per cento a carico del S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale) e per il restante 50 per cento a carico dei Comuni, con l'eventuale compartecipazione dell'utente secondo i regolamenti regionali o comunali. Di fatto e come più volte segnalato anche dall'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori), numerose famiglie che devono far soggiornare un proprio congiunto in una RSA, sono costrette illegittimamente a pagare l'intera spesa richiesta o a vedersi negato il rimborso di quanto indebitamente pagato nonostante la legge 328 del 2000 preveda che i Comuni possano chiedere un contributo percentuale secondo i parametri ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) riferiti alla «situazione economica del solo assistito». I Comuni, al contrario, richiedono il pagamento dell'intero 50 per cento della retta, che per legge dovrebbe essere da loro pagata, giustificandosi con i motivi più assurdi, come l'assenza dei regolamenti comunali finalizzati ad individuare la situazione economica dell'assistito o la mancata adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri finalizzato ad «evidenziare la situazione economica del solo assistito»;
in risposta all'interrogazione, il sottosegretario alla solidarietà sociale aveva affermato che: «il ministero della solidarietà sociale ha comunicato che la normativa relativa alla valutazione della situazione economica dei disabili sarà affrontata entro breve termine e riesaminata, in particolare al fine della elaborazione di un disegno di legge (probabilmente legge delega, attualmente già in fase di predisposizione da parte di detto ministero) che conterrà anche l'individuazione e definizione dei livelli essenziali per la non autosufficienza», concludendo che: «questo Governo intende, pertanto, superare detti ostacoli, presentatisi in passato, risolvendo la questione attraverso un provvedimento organico, di ampio respiro, nell'ambito del quale è già previsto che verrà espressamente affrontata anche la problematica del calcolo degli indicatori della situazione economica equivalente (ISEE)»;
il ministero della solidarietà sociale sta predisponendo detto disegno di legge delega il cui fine è quello di far gravare le rette RSA sui congiunti dell'assistito inserendo nel calcolo ISEE non più i redditi di quest'ultimo ma anche quelli dei familiari. In buona sostanza, la degenza della persona anziana non autosufficiente e non in grado di far fronte alle ingenti somme richieste nelle case di cura è completamente scaricata dalle spalle dei comuni su quelle delle famiglie. Nel disegno di legge si prevede infatti che: la «revisione delle modalità di calcolo dell'indicatore ISEE e l'individuazione del nucleo familiare con riferimento alle prestazioni per i non autosufficienti, individuando le modalità con cui, per specifiche prestazioni, possono rilevare nella compartecipazione anche le condizioni economiche dei soli parenti in linea retta di primo grado» -:
se il disegno di legge delega sopraccitato fosse approvato, il ministero della solidarietà sociale escluderebbe dall'ambito del proprio intervento le categorie più
deboli e bisognose, cedendo alle pressioni e agli interessi economici dei Comuni e legittimando con un disegno di legge una prassi che fino ad ora era stata illegittima;
il 10 settembre 2007 su ricorso dell'Aduc, il Tar Toscana ha deciso cautelativamente che le rette di ricovero in Residenze Sanitarie Assistenziali devono essere calcolate con esclusivo riferimento al reddito dell'assistito e i Comuni e le ASL non possono richiedere somme di denaro ai parenti (http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=192966);
esistono anche casi positivi in cui la legislazione sulle RSA è rispettata come nei Comuni del Piemonte. Grazie ad una delibera regionale questi si sono visti erogare contributi, per una somma annua di 5 milioni di euro, «qualora i loro provvedimenti stabiliscano che il pagamento della quota alberghiera di ricovero di anziani cronici non autosufficienti venga calcolata esclusivamente sulla base delle personali risorse economiche degli assistiti, senza alcun onere per i parenti compresi quelli conviventi»;
se le intenzioni del ministero della solidarietà sociale siano effettivamente quelle previste nel disegno di legge delega al Governo in materia di RSA, già preannunciato nella citata risposta all'interrogazione (5-00952), e cioè di far pagare i familiari degli anziani attingendo al reddito del nucleo familiare e non del solo assistito.
(5-01677)