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Allegato B
Seduta n. 24 del 12/7/2006
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta immediata:
TREMONTI, ELIO VITO e LEONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alle ore 21 dell'11 luglio 2006 il Vice Ministro Visco ha emesso il seguente comunicato: «In base alla nuove informazioni raccolte il Governo ha deciso di modificare alcuni aspetti del decreto Bersani-Visco, in particolare nel settore immobiliare»;
quanto accaduto è politicamente gravissimo. Per le seguenti ragioni:
a) le entrate, prima cifrate in relazione tecnica per 1 miliardo di euro, sono state successivamente stimate in circa 30 miliardi di euro;
b) questa stima, fatta dagli operatori economici al Senato della Repubblica, appare ora fatta propria dal Governo;
c) va notato che i dati a cui si riferisce il comunicato sono stati acquisiti dopo e non prima della stesura del decreto-legge! Decreto-legge alla cui parte fiscale il Vice Ministro ha dichiarato di avere lavorato per un intero mese!;
d) considerando:
1) l'enorme gravità dell'errore;
2) i vastissimi danni prodotti dal decreto-legge (caduta dei titoli in borsa, caduta della credibilità internazionale ed altro);
3) l'enorme incertezza e confusione ancora in essere: non si comprende, infatti, quali siano le correzioni e come siano previste;
4) l'esigenza di tutelare non solo i grandi operatori istituzionali (ed i risparmiatori), ma anche - per equità - i piccoli operatori e proprietari -:
come si sia potuto verificare un errore di tale gravità e cosa si intenda fare per evitare ulteriori danni economici.
(3-00122)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
V Commissione:
MARRAS, CICU, COSSIGA e TESTONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel corso della precedente legislatura con diversi interventi di legge sono state stanziate risorse per la definizione dei rapporti finanziari pregressi con la Regione Sicilia, anche in attuazione dello Statuto della Regione medesima; i provvedimenti suddetti sono stati indicati come una prima attuazione del federalismo fiscale;
analoga questione si è posta per la Regione Sardegna in relazione al riconoscimento delle quote di gettito fiscale ad essa spettanti, valutate, anche in base al parere della Ragioneria generale dello Stato, circa 900 milioni di euro l'anno, tra Iva ed Irpef; il complessivo credito dello Stato nei confronti della Regione è valutato in circa 4,5 miliardi di euro tra quote non pagate o pagate in percentuali minori di quanto previsto dallo Statuto regionale; per la sola Iva spetterebbero alla regione i 7 decimi di quanto riscosso sul proprio territorio nel 2006 (circa 500 milioni di euro), ma attualmente vengono riconosciuti solo 4 quattro decimi; va peraltro dato atto che nel mese di ottobre 2005 il Governo ha disposto una anticipazione di 193 milioni di euro;
le somme spettanti, in particolare alle regioni a Statuto speciale, sono necessarie non solo al finanziamento delle funzioni trasferite dallo Stato, ma anche ad avviare i processi di sviluppo economico e sociale, da troppo tempo rimandati in virtù di una visione centralistica dello Stato;
sulla Vertenza entrate Sardegna è stato avviato un tavolo di consultazione con la Regione Sardegna al fine di valutare anche forfettariamente, i rimborsi Irpef ed Iva dal 1991 al 2005, le quote delle entrate riscosse al di fuori del territorio della Regione, ma afferenti a fattispecie tributarie maturate nell'ambito regionale, ivi comprese le entrate accessorie costituite dagli interessi di mora, dalle sopratasse e dall'applicazione di sanzioni, nonché gli eventuali rimborsi spettanti ai sensi del comma 3 dell'articolo 2 della legge 28 dicembre 1995 n. 549 in materia di compartecipazione regionale al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale -:
quali intendimenti abbia il Governo in merito alla questione esposta in premessa e quale sia lo stato dei lavori del tavolo di consultazione;
quali risorse che il Governo intende riconoscere alla Regione Sardegna, relativamente alla cosiddetta Vertenza entrate, che, a quanto risulta agli interroganti, sarebbe stata peraltro oggetto di un patto elettorale sottoscritto dall'attuale Presidente del Consiglio con esponenti politici sardi.
(5-00078)
PIRO e CRISAFULLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcuni giorni fa il Ministro del tesoro ha reso noto che sei regioni: Lazio, Campania, Sicilia, Liguria, Abruzzo e Molise non hanno raggiunto il pareggio nel bilancio della sanità per l'anno 2005 e che per esse sarebbe scattata la procedura prevista dalla legge finanziaria di incremento automatico dell'Irap e dell'addizionale Irpef ai fini della copertura del deficit; al contempo il Ministero ha comunicato che era stata concessa una proroga di un mese del termine, per consentire alle Regioni di poter presentare piani di rientro dal deficit ed evitare quindi l'aumento delle imposte;
da parte dell'Amministrazione Regionale Siciliana è stata contestata la valutazione del Ministero ed è stato affermato che la Regione non intende procedere né alla presentazione di un piano di rientro né tantomeno all'incremento delle imposte, dal momento che, si sostiene, il deficit dell'anno 2005 pari a 645 milioni di euro è stato coperto facendo ricorso ad una parte dei fondi erogati dallo Stato a chiusura del contenzioso tra Stato e Regione Siciliana relativo alle ritenute fiscali sulle assicurazioni Rca che sono state riconosciute essere di pertinenza della Regione;
lo Stato ha assunto, per l'erogazione dei fondi spettanti alla Regione Siciliana, limiti di impegno poliennali per oltre 1,2 miliardi, che saranno pagati direttamente alla Cassa Depositi e Prestiti la quale ha provveduto, con una operazione di attualizzazione di crediti, ad erogare nell'anno 2005, 953 milioni alla Regione Siciliana. La Regione, con legge di variazioni di bilancio ha utilizzato la predetta somma in parte per la copertura del deficit della sanità per il 2005 ed in parte per far fronte ad altre spese correnti;
ancora nel 2004 la Regione Siciliana ha fatto registrare un deficit nella sanità di 719 milioni che ha provveduto a coprire mediante utilizzo in bilancio di una manovra su «fondi negativi», prevedendo cioè la possibilità di utilizzo reale dei fondi soltanto nel caso in cui si realizzi pari entrata conseguente alla dismissione di immobili di proprietà delle Asl, manovra che ad oggi non si è concretizzata neanche nei suoi presupposti;
anche per l'anno 2006, non avendo la Regione Siciliana fin qui avviato alcuna misura di contenimento della spesa, né predisposto alcun piano di rientro dal deficit della sanità, secondo gli interroganti, è facile prevedere che non si realizzerà il pareggio e la Regione dovrà fare fronte al deficit, tuttavia non ancora quantificato né coperto in bilancio;
la sanità in Sicilia presenta ormai da anni deficit cospicui e costanti, legati, ad avviso degli interroganti, soprattutto alle scelte effettuate dal governo regionale che hanno fortemente penalizzato il sistema pubblico e con esso logiche di efficienza e di efficacia, sia attraverso il convenzionamento di oltre 1800 centri privati, sia attraverso il sistema DRG che premia oltre misura i centri di cura privati e le strutture dove si stanno effettuando sperimentazioni gestionali, sia attraverso l'inefficacia dei sistemi di determinazione e di controllo della spesa farmaceutica -:
quali motivi hanno indotto il Governo a non riconoscere validità alla manovra di copertura del deficit sanitario effettuata per l'anno 2005 dalla regione Siciliana, mentre si è ritenuto di non dover contestare la manovra di copertura del deficit dell'anno 2004.
(5-00079)
GIUDICE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i rapporti finanziari fra lo Stato e gli enti territoriali devono essere improntati alla massima trasparenza e alla reciproca correttezza;
ciò implica che, per un verso, gli enti locali e le regioni sono tenuti a rispettare le regole in materia di Patto di stabilità interno e ad assumere comportamenti coerenti nella loro gestione finanziaria e, per altro verso, che lo Stato debba fare il possibile per assumere comportamenti ispirati alla collaborazione;
in particolare, debbono essere evitate decisioni suscettibili di determinare difficoltà nell'adempimento, da parte degli enti territoriali, dei compiti istituzionali, con specifico riguardo ai servizi da rendere ai cittadini;
ne consegue che lo Stato debba provvedere alla tempestiva erogazione dei trasferimenti spettanti agli enti territoriali, evitando i ritardi assai frequenti verificatisi in proposito;
esemplare al riguardo è il caso dei trasferimenti da erogare ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 285 del 1997, il quale prevedeva l'istituzione di un Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza;
quota parte, per un importo pari al 30 per cento, delle risorse del Fondo è riservata al finanziamento di interventi da realizzare in diversi comuni, tra cui Palermo;
relativamente all'esercizio 2003, l'importo di euro 1.552.071, nonostante sia stato impegnato, non risulta tuttavia ancora trasferito dal bilancio statale al comune di Palermo;
analogamente, non sono state ancora trasferiti al medesimo comune gli importi spettanti relativamente all'anno 2004, per un ammontare pari ad oltre 4,6 milioni di euro e all'anno 2005, per un ammontare pari a oltre 5 milioni di euro -:
quali iniziative intenda assumere allo scopo di garantire il tempestivo adempimento degli obblighi contratti nei confronti del comune di Palermo, riscrivendo a bilancio gli importi da corrispondere relativamente all'anno 2003 e provvedendo al trasferimento delle risorse da assegnare per gli anni 2004 e 2005, in modo da non esporre il comune di Palermo alla difficile condizione di non poter assicurare la copertura degli oneri conseguenti alla prestazione di servizi essenziali per la cittadinanza e da non costringere il medesimo comune alla impossibilità di rispettare le regole vigenti in materia di patto di stabilità interno.
(5-00080)
Interrogazione a risposta scritta:
BENEDETTI VALENTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è stato accolto con profondo e giustificatoallarme l'annuncio di norme del decreto governativo così detto della «manovra» o delle «liberalizzazioni», con cui si cancellerebbero gli unici aiuti dello Stato al mantenimento e la cura degli edifici storico-artistici;
con tali inique previsioni, oltre a smentire gli impegni enunciati in programma elettorale dall'attuale compagine governativa, si violerebbero i princìpi affermati dalla sentenza n. 346 del 2003 della Corte Costituzionale, e si condannano all'abbandono e al perimento moltissimi edifici che sono parte preziosa del patrimonio culturale e identitario del nostro Paese;
a giudizio dell'interrogante, esclusa tassativamente qualsiasi retroattività di statuizioni fiscali, occorre in via di urgenza
confermare e incrementare il sostegno agli edifici storico-artistici, ville e dimore aventi le caratteristiche di legge, con il massimo di riduzione dei carichi fiscali e l'abbattimento dei valori patrimoniali -:
se non ritenga opportuno convocare un tavolo di concertazione preventiva con l'Associazione Dimore storiche italiane e gli altri Enti e sodalizi debiti al settore in vista dei necessari aggiornamenti di sistema.
(4-00519)