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Allegato B
Seduta n. 24 del 12/7/2006
DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:
CANNAVÒ, DURANTI, DEIANA, SCOTTO e SGOBIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel gennaio 2006 venivano ridotti drasticamente i finanziamenti dei capitoli di bilancio relativi alle attività di pulizia e manovalanza nei Reparti/Enti della Difesa in ragione, rispettivamente, del 50 per cento e del 95 per cento, oltre ai capitoli relativi alle mense e al pagamento degli stipendi per i docenti civili nelle scuole militari;
nella legge 23 febbraio 2006 n. 51 (conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 dicembre 2005 n. 273) venivano integrati i finanziamenti per il Ministero della difesa di 200 milioni di euro che dovevano essere poi ripartiti tra le diverse Forze Armate, nei relativi capitoli di spesa, con decreto del Ministero della difesa;
per le attività di manovalanza e pulizia c'è stata una piccola integrazione dei relativi capitoli, ma essa non copre minimamente le esigenze esistenti: basti pensare che per la manovalanza, a fronte di 5.000.000,00 di euro per l'anno 2006 è stato aggiunto un milione di euro per un totale di euro 1.500.000,00;
gli stessi organi dirigenti periferici di Taranto, nei diversi incontri tenuti sull'argomento in Prefettura, hanno dichiarato di non sapere se tali integrazioni fossero dovute ai finanziamenti previsti nella legge su menzionata;
ad oggi i lavoratori interessati alle attività di pulizia e manovalanza lavorano con orari fortemente ridotti (circa il 50 per cento), mentre altri ancora aspettano di essere riassorbiti sul loro posto di lavoro. Tra l'altro tali condizioni sono ulteriormente aggravate dalla gestione discrezionale fatta dalle aziende che forniscono il servizio, in particolare nella distribuzione delle ore di lavoro;
in una situazione analoga si trovano i docenti civili di Mariscuola Taranto i quali svolgono la loro attività didattica su 12 ore settimanali (anziché le 18 precedenti), con gravi ricadute sul reddito -:
se i fondi previsti all'articolo 4-quarter della legge sopra citata sono stati effettivamente assegnati al Mistero della difesa e se questi ha provveduto alla sua ripartizione (e con quali criteri). In difetto, quali provvedimenti intenda prendere il Ministro al fine di trovare una soluzione ai problemi dei lavoratori e delle lavoratrici dei settori interessati al ridimensionamento.
(5-00075)
ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 26 marzo 2001 n. 128 ha predisposto interventi al fine di tutelare la sicurezza dei cittadini ed all'articolo 18 ha disciplinato i programmi di utilizzazione di contingenti di personale delle Forze Armate per la sorveglianza dei cosiddetti «obbiettivi sensibili» utilizzando man mano, a seconda dei periodi, da 2.500 a 4.000 unità e destinando quindi maggiori Forze di Polizia nel diretto contrasto della criminalità (c.d. «Operazione Domino»);
per le conseguenti spese logistiche e di personale sono stati documentalmente richiesti dall'Esercito per il periodo 2001-2005 circa 210,2 milioni di euro;
al momento risultano finanziati 75,42 milioni di euro, prevedendo per il 2006 un onere di 42 milioni di euro;
l'articolo 1 della legge finanziaria 2006 prevede l'istituzione di appositi fondi nello stato di previsione del Ministero dell'interno «per esigenze connesse alla tutela pubblica della sicurezza» e che tali
esigenze sono assimilabili a quelle concernenti l'«Operazione Domino» nonché i servizi di vigilanza ai seggi elettorali;
è indispensabile assicurare la necessaria copertura finanziaria delle citate attività ed evitare che gli oneri relativi, per quanto di competenza, continuino a gravare sul bilancio ordinario della forza armata Esercito -:
quali iniziative intenda attuare il Ministero della difesa per soddisfare i crediti vantati dall'Esercito per le attività di cui sopra, evitando di far transitare i fondi per altri ministeri ed il ripetersi del problema per il futuro.
(5-00076)
COSSIGA e CICU. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 350 del 2003 e successive modificazioni ed integrazioni, aveva reso possibile - attraverso un particolare metodo di finanziamento su base pluriennale e su stanziamenti relativi al bilancio del Ministero della difesa e del Ministero dello sviluppo economico - il proseguimento dei principali programmi di acquisizione di sistemi d'arma nel quadro di collaborazione internazionale, quali quello per il caccia Eurofighter (con Regno Unito, Germania, Spagna) e quello per le fregate FREMM (con la Francia);
la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 6 giugno 2006 ha reso inapplicabile lo strumento normativo di cui al comma precedente, rendendo, quindi, impossibile il proseguimento dei citati programmi, caratterizzati da impegni contrattuali o accordi internazionali ormai operativi da tempo e non derogabili;
l'interruzione dei fondi per i citati programmi causerà un complessivo aggravio di oneri finanziari per lo Stato, in conseguenza - nella migliore delle ipotesi - del pagamento di interessi per «ritardato pagamento» se non - nella peggiore delle ipotesi - di penali per abbandono anticipato del programma;
tale interruzione provoca insostenibili ritardi ed incertezze per l'Amministrazione Difesa in relazione a programmi di ammodernamento di rilevanza fondamentale e colpisce gravemente l'industria nazionale, che in relazione al mancato rispetto degli accordi da parte del nostro Governo, non potrà neanche vedersi riconosciuti gli oneri già sostenuti nel quadro dei citati programmi internazionali;
il medesimo atteggiamento rischia altresì di intaccare fortemente l'immagine del nostro Paese quale partner affidabile nello sviluppo di programmi di alto livello tecnologico nel campo della difesa europea -:
quali interventi il Ministro interrogato ed il Governo nel suo insieme abbiano messo in essere od intendano adottare per evitare i pericoli e i rischi sopra citati.
(5-00077)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CORDONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il signor Giorgio Benedetti di Montignoso (Massa), militare in pensione, nel 1995 ha presentato ricorso presso il TAR del Lazio per ottenere dall'INPDAP una ulteriore liquidazione che includesse l'importo relativo all'indennità operativa prevista dalla legge n. 78 del 23 marzo 1983, che prevede il riconoscimento di peculiari trattamenti economici al personale militare, riconoscendo la particolarità della condizione militare nelle sue varie articolazioni;
negli anni scorsi il Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi in merito all'inserimento nella liquidazione dell'indennità operativa, ha emesso delle sentenze favorevoli che hanno consentito a molti militari di percepire l'indennità operativa;
successivamente, a seguito del parere negativo espresso dalla Corte costituzionale circa l'inserimento dell'indennità operativa nella liquidazione, il Consiglio di
Stato, in adunanza generale, ha emesso una sentenza nel maggio del 1996 informando tutti i ricorrenti con ricorso pendente presso il TAR e presso lo stesso Consiglio di Stato che le future sentenze relative al riconoscimento di tale diritto sarebbero state tutte negative;
a seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato, i molti ricorsi pendenti presso i TAR, compreso quello del signor Benedetti, sono stati congelati dai legali dei richiedenti, per non perdere gli effetti del ricorso in caso di sentenza negativa definitiva, in attesa di una specifica legge che riconosca il diritto per il personale militare a percepire l'indennità operativa nella liquidazione di fine rapporto -:
se non intendano provvedere, attraverso opportune iniziative normative, a risolvere la situazione di quei militari in pensione che, come il signor Benedetti, non possono percepire l'indennità operativa prevista dalla legge n. 78 del 23 marzo 1983 e si trovano in attesa di sentenza da parte del TAR.
(5-00084)
Interrogazione a risposta scritta:
BETTA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2006, al comma 482 dell'articolo 1 ha definito, in ordine alle dismissioni del patrimonio immobiliare della Difesa, un nuovo procedimento, condotto direttamente dal Ministero della difesa che si conclude con l'emanazione di un apposito decreto che individua gli immobili militari da alienare. Il procedimento prevede che le alienazioni, permute, valorizzazioni e gestioni dei beni siano effettuate direttamente dal Ministero della difesa e che i maggiori proventi rispetto a quelli iscritti in bilancio a legislazione vigente siano destinati alla riduzione del debito. Si prevede inoltre che relativamente alle attività di utilizzazione e valorizzazione, nonché delle attività di permuta che interessino enti locali si possa procedere mediante accordi di programma;
la valutazione dell'immobile è determinata, previo parere di conformità da parte di una commissione nominata dal Ministro della difesa. Unita ad essa è la determinazione per l'assegnazione agli enti territoriali interessati di una quota del ricavato che va dal 5 al 15 per cento del ricavato attribuibile alla vendita dell'immobile;
la determinazione del prezzo a base d'asta è decretata dalla Direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero della Difesa. La dismissione può avvenire a trattativa privata quando il valore del bene sia determinato come inferiore a 400.000 euro -:
se sia stato predisposto l'elenco dei beni da dismettere situati nella Regione Trentino Alto-Adige Südtirol;
quali beni saranno dimessi mediante asta pubblica e quali a trattativa privata;
quali siano stati gli accordi di programma con gli enti locali;
a quanto ammonti il ricavato previsto e quale sia la quota degli enti locali.
(4-00530)