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Allegato B
Seduta n. 24 del 12/7/2006
TESTO AGGIORNATO AL 19 SETTEMBRE 2006
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, in data 11 luglio 2006 all'agenzia ASCA ore 14,19 ha dichiarato: «Mi viene detto che esistono contratti e collegamenti consolidati fra procure e giornalisti per cui le password per accedere agli atti sono fornite ai giornalisti nel momento stesso in cui gli atti stessi vengono comunicati ad indagati ed avvocati»;
il tema della violazione del segreto d'indagine e della pericolosa divulgazione delle intercettazioni telefoniche è da tempo all'attenzione del Parlamento;
quasi mai le numerose indagini sulle fughe di notizie hanno avuto conclusione con individuazione dei presunti responsabili -:
quali iniziative il Governo intenda assumere;
se il Ministro dell'interno abbia sporto regolare denuncia dinanzi all'autorità giudiziaria.
(2-00062) «Santelli, Bertolini, Mario Pepe».
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
lunedì 3 luglio 2006 un violento nubifragio si è abbattuto sul territorio di Vibo Valentia ed ha provocato quattro morti, tra i quali un bimbo di soli 15 mesi, e numerosi feriti;
il nubifragio ha provocato, altresì, lo straripamento di alcuni fiumi e lo smottamento di terreni che hanno causato ingenti danni alle abitazioni delle frazioni di Vibo Marina, Bivona e Longobardi;
purtroppo le numerose visite dei rappresentanti istituzionali non hanno prodotto i conseguenti interventi necessari alle popolazioni colpite;
l'interpellante recatasi nelle località colpite, ha registrato, dopo ben cinque giorni dall'accaduto, un'assoluta mancanza di coordinamento necessario alle primarie attività di soccorso e di intervento;
a distanza di cinque giorni l'interpellante ha constatato la scarsezza di uomini e mezzi;
del tutto insufficienti le presenze degli uomini della protezione civile, alcuni di loro, giunti da varie parti d'Italia, sono stati costretti a ripartire a causa della mancanza di postazioni d'appoggio; insufficiente, altresì, la presenza dei coraggiosi militari dell'esercito e vigili del fuoco;
pochissimi i mezzi meccanici, i quali non hanno lavorato, come avrebbero dovuto, 24 ore su 24; soltanto quattro bagni chimici;
scarsissimi i rifornimenti di acqua potabile;
nello scorso mese di giugno 2006 era apparsa la notizia circa un «buco nero» della Protezione civile regionale calabrese e della mancanza di alcun contributo al settore da parte dell'esoso «comitato di indirizzo per la realizzazione del programma regionale di previsione e prevenzione dei rischi»;
a fronte di tutto ciò i singoli cittadini con sforzi sovraumani, accompagnati dalla disperazione, sono rimasti soli a sgombrare case e strade delle zone colpite dal disastro alluvionale;
nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha proclamato lo stato di emergenza per le zone colpite dall'alluvione ed ha stanziato un primo finanziamento, certamente insufficiente per tutti gli interventi necessari;
la pesante alluvione che ha colpito la città di Vibo Valentia e le frazioni di Vibo Marina, Bivona e Longobardi, secondo l'interpellante, ha evidenziato, in tutta la sua gravità, la disattenzione delle istituzioni sulla necessaria salvaguardia dell'assetto idrogeologico del territorio;
le istituzioni hanno consentito uno spaventoso abusivismo edilizio senza mai intervenire adeguatamente; i canali di scolo erano completamente bloccati; gli alvei dei fiumi risultavano coperti; sono state consentite costruzioni di grosse strutture senza alcun controllo sullo scarico del materiale di riporto;
l'interpellante, già nelle precedenti legislature, si era fatta promotrice della individuazione di norme per il trasferimento di aree demaniali e patrimoniali dello Stato site nel comune di Vibo Valentia al patrimonio comunale disponibile, per tentare di risolvere la questione relativa alla regolarizzazione di un'ingente massa di patrimonio edilizio realizzato, abusivamente, ma con la condiscendenza degli organi dell'amministrazione finanziaria e con l'inerzia del comune, su suolo demaniale detenuto da privati;
la mancata realizzazione di tutto ciò pone oggi fortemente a rischio, per gli abitanti del «pennello» la possibilità di ottenere risarcimenti per i danni subìti dal nubifragio dello scorso 3 luglio, proprio perché le abitazioni sorgono su terreno demaniale;
a quanto risulta all'interpellante, il sindaco del comune di Vazzano, provincia di Vibo Valentia, ha denunziato il mancato intervento degli Uffici regionali sulla regimazione dei corsi d'acqua benché adeguatamente finanziato a seguito dell'alluvione del maggio 2002 -:
se non ritengano necessario ed urgente accertare le responsabilità dei ritardi
e delle omissioni evidenziate durante la fase post-alluvionale che ha colpito il territorio di Vibo Valentia;
se non ritenga necessario ed urgente attivitare della Regione un'attività di monitoraggio sull'assetto idrogeologico;
quali urgenti iniziative intendano attuare per accertare le illiceità presenti nell'organismo della Protezione civile regionale calabrese;
quali urgenti iniziative intendano attuare per sopperire i gravi disagi che incombono sui cittadini colpiti dall'alluvione e per far sì che gli stessi siano trattati con pari dignità ed equità;
se non ritengano necessario ed urgente individuare un'Autorità di controllo per garantire l'equità di distribuzione degli aiuti finanziari già stanziati e di quelli che certamente dovranno aggiungersi.
(2-00064) «Angela Napoli».
Interrogazione a risposta scritta:
PEDRINI, LEOLUCA ORLANDO, ROSSI GASPARRINI, BARBIERI, LONGHI, MAZZARACCHIO, GREGORIO FONTANA, FERRIGNO, RIVOLTA, MANCUSO, CATONE e MURA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la regione Sardegna ha varato la legge regionale 11 maggio 2006, n. 4, recante «Disposizioni varie in materia di entrate, riqualificazione della spesa, politiche sociali e di sviluppo» in attuazione della legge finanziaria regionale e che il Governo ha impugnato quest'ultima dinnanzi alla Corte costituzionale per aspetti di incostituzionalità;
tale legge introduce un ulteriore sistema di imposte regionali in particolare sugli immobili, aeromobili ed unità da diporto i cui presupposti, relativamente a queste ultime sono lo scalo nei porti, negli approdi e nei punti di ormeggio ubicati nel territorio regionale, nel periodo compreso dal 1o giugno al 30 settembre;
tale imposta regionale individua come soggetto passivo la persona, o la società, avente domicilio fiscale fuori dal territorio regionale che assume l'esercizio dell'unità da diporto ai sensi degli articoli 265 e seguenti del Codice della navigazione;
tale imposta è dovuta annualmente a decorrere dall'anno 2006 e, per le imbarcazioni, è stabilita nella misura da euro 1.000 ad euro 15.000 secondo la lunghezza oltre i 14 metri, con riduzione del 50 per cento per le imbarcazioni a vela con motore ausiliario e con esclusione per le unità da diporto che sostano tutto l'anno nelle strutture portuali regionali, le navi adibite all'esercizio di attività crocieristica e le imbarcazioni partecipanti ad eventi sportivi;
per la gestione amministrativa-contabile del tributo, compreso l'eventuale contenzioso, la suddetta legge prevede l'istituzione di un'agenzia regionale con possibilità, su specifica delibera della giunta regionale, di essere coadiuvata nella riscossione dell'imposta dal Corpo forestale regionale, dal personale dell'amministrazione regionale e, dai soggetti che gestiscono le strutture portuali, previa stipula di convenzione nella quale è previsto, in favore degli stessi soggetti, il riconoscimento di un aggio pari al 5 per cento del gettito del tributo riscosso;
nelle more dell'attivazione di tale agenzia per le entrate e di un'organica regolamentazione dell'attività di riscossione, la giunta regionale ha varato il 30 maggio ultimo scorso una delibera che rende possibile il pagamento del tributo con conto corrente postale e affida al Corpo forestale regionale il compito di censire le strutture aeroportuali e portuali sul territorio, nonché di effettuare i controlli e le verifiche del corretto adempimento degli obblighi tributari e di redigere i verbali in caso di violazione degli stessi. Inoltre con la delibera si dà mandato agli
assessorati regionali competenti di raccogliere i dati per il censimento delle strutture interessate e di stipulare le convenzioni per l'attribuzione ai gestori di tali strutture del servizio di riscossione. Quest'ultimo «servizio» dovrà essere espressamente contemplato nei futuri contratti di concessione demaniale;
la nuova tassazione, oltre ad un'immagine disincentivante e negativa sul piano dell'ospitalità, aggrava i già alti costi di soggiorno nell'isola (locazioni immobiliari, tariffe d'ormeggio, tassa di sosta nelle acque del Parco della Maddalena, costi di trasporto, eccetera) con il rischio di dirottare i flussi turistici nautici e terrestri verso mete estere meno costose, prime tra tutte Corsica e Costa Azzurra. In tal senso si segnala uno stato di diffuso malcontento e preoccupazione tra gli operatori del turismo nautico che già denunciano avvisaglie di flessione della domanda per l'imminente stagione estiva;
la nuova tassazione relativa alle imbarcazioni da diporto si configura come il ripristino della vecchia tassa di stazionamento già soppressa perché ritenuta, pressoché unanimemente, anacronistica, penalizzante e discriminatoria per i diportisti italiani nel contesto europeo;
tutto ciò, peraltro, avviene a fronte di entrate modeste. Infatti, ragionando per assurdo e su valori medi, se in Sardegna ancorassero tutte le unità da diporto iscritte agli uffici marittimi al 31 dicembre 2004 (ad esclusione di quelle sarde), si calcola che il gettito annuo ammonterebbe a poco più di 22 milioni di euro;
dunque, è assai probabile che il gettito effettivo sia di gran lunga inferiore e a fronte di effetti distorsivi e oneri che potrebbero rivelarsi superiori ai benefici conseguiti. Si ricorda infatti, che negli anni si è investito per dotare la regione Sardegna di strutture in grado di accogliere adeguatamente i diportisti: sono sorte società di assistenza e manutenzione, sono nati anche i primi veri cantieri navali; alcuni porti si sono ritagliati uno spazio nella rete degli approdi dove le imbarcazioni vengono lasciate dai proprietari per le manutenzioni invernali; altri sono diventati invece base di appoggio per charter, sia regionali che nazionali; la Sardegna è stata inserita nel portafoglio delle grandi società di charter nautico pur evidenziando tuttavia ancora forti discrepanze tanto sul livello e la qualità dei servizi quanto nel rapporto qualità/prezzo più favorevole talvolta in altre aree del Mediterraneo;
l'istituzione di un nuovo sistema impositivo da parte della regione Sardegna costituisca di fatto un periodo precedente, la Sardegna costituisce infatti, ferma restando la sua autonomia, un patrimonio di tutti -:
se il Governo non ritenga di impugnare la legge regionale 11 maggio 2006, n. 4, ravvisandosi in essa, secondo gli interroganti, analoghi aspetti di incostituzionalità relativi al superamento dei limiti all'autonomia impositiva sotto il profilo del mancato coordinamento con il sistema fiscale statale; all'imposta sulle unità da diporto come tributo special ostativo della libera circolazione dei beni e con effetti oltre il territorio regionale; alla violazione dell'articolo 120 della Costituzione.
(4-00532)