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Allegato B
Seduta n. 241 del 13/11/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il 6 novembre scorso, una complessa operazione condotta dalle forze di polizia ha permesso di sgominare una cellula salafita di terroristi jihadisti, dediti al reclutamento di aspiranti kamikaze da inviare in Iraq ed Afghanistan;
durante la predetta operazione, che ha interessato anche altri Paesi europei,
sono stati compiuti venti fermi, di cui dodici in Italia e ben quattro nella sola Provincia di Reggio Emilia, a carico di altrettante persone che sono risultate frequentare moschee e luoghi di ritrovo privati;
stando all'ordinanza con la quale il Gip ha disposto la custodia cautelare dei fermati, l'organizzazione jihadista disarticolata dal blitz delle forze dell'ordine aveva la propria sede operativa a Milano e quella logistica a Reggio, confermando il ruolo di primo piano ormai assunto dal territorio emiliano nelle attività dei presunti terroristi islamici;
risulta evidente secondo gli interpellanti la funzione di aggregazione e divulgazione del pensiero salafita e del proselitismo integralista svolta dalle moschee, a prescindere dagli orientamenti dei singoli imam che le dirigono -:
quale sia l'opinione del Governo in merito all'opportunità di sospendere per motivi di ordine pubblico la costruzione di nuovi edifici da adibire al culto islamico sul territorio nazionale e in particolare, in Emilia.
(2-00842) «Alessandri, Maroni, Barbieri, Bertolini, Germontani».
Interrogazioni a risposta orale:
GASPARRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in una intervista rilasciata al quotidiano Repubblica dell'11 novembre 2007 il presidente della Commissione europea, Josè Barroso, ha dichiarato di aver predisposto per l'emergenza rom strumenti finanziari e normativi. «Il fondo sociale europeo prevede programmi specifici per l'integrazione della comunità rom. In totale abbiamo già stanziato 275 milioni di euro e in più dato 60 milioni a Bulgaria e Romania per questo obiettivo nella strategia di pre-adesione. Per la Spagna sono stati pagati 52 milioni di euro, per la Polonia 8 milioni e mezzo, per la Repubblica Ceca oltre 4 milioni, per l'Ungheria quasi un milione»;
nella medesima intervista il presidente Barroso sottolinea, per quanto riguarda il nostro Paese, come nessuno abbia mai chiesto di accedere a tali programmi; Barroso ribadisce la disponibilità della Commissione europea a mettere a disposizione questi fondi, purché ci sia una richiesta esplicita da parte del Governo italiano -:
se risponda al vero quanto affermato dal Presidente Barroso in merito alle mancate richieste da parte dell'Italia;
in caso affermativo, quali siano i reali motivi per i quali il Governo italiano non abbia chiesto all'organismo competente di accedere ai fondi comunitari previsti per favorire l'integrazione della comunità rom nel nostro paese;
se non si intenda procedere al più presto alla richiesta dei fondi messi a disposizione dalla Comunità europea, tenendo ampiamente conto dell'emergenza sicurezza che attende una risposta concreta dal Governo.
(3-01433)
GASPARRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i diritti e le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stato organizzato un nuovo incontro presso il ministero delle Pari opportunità per affrontare il tema delle violenze sulle donne, coinvolgendo solo alcune organizzazioni islamiche ed escludendone altre, ad avviso dell'interrogante maggiormente rappresentative e più affidabili sotto il profilo del rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana;
numerose organizzazioni, e tra queste quella delle donne marocchine in Italia, hanno giustamente contestato la presenza a questo tavolo dell'Ucoii, un'organizzazione
le cui posizioni si sono più volte rivelate incompatibili con i valori costituzionali italiani;
la stessa Souad Sbai ha contestato le decisioni del ministro delle Pari opportunità, ritenendo un errore pensare di dialogare con un'organizzazione come l'Ucoii, rappresentante di un Islam estremista;
l'Ucoii più volte ha dimostrato di non voler perseguire una politica di integrazione nel nostro Paese, basata sul rispetto di valori di legalità imprescindibili, a qualsiasi fede religiosa si appartenga -:
per quali ragioni l'Ucoii continui ad essere privilegiato nelle attività del ministero dell'Interno e del ministero delle Pari opportunità;
se il ministro delle Pari opportunità e il ministro dell'Interno siano a conoscenza della condotta di alcuni esponenti dell'Ucoii, che hanno dimostrato più volte di avere comportamenti incompatibili non solo con il rispetto delle donne, ma anche con il rispetto di valori civili inviolabili della nostra Nazione;
a quali conclusioni si sia giunti al tavolo, ad avviso dell'interrogante inutile, realizzato dal Ministro delle pari opportunità;
quali valutazioni esprimano sulle giuste contestazioni venute da organizzazioni che operano in Italia nel pieno rispetto delle leggi vigenti nel nostro Paese.
(3-01434)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIRIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
il Numero Unico per le Emergenze europeo è stato istituito nel 1991 attraverso la disposizione della Comunità Europea 91/396/CEE;
il NUE è un servizio che si pone come obiettivo la realizzazione di un sistema integrato e coordinato di gestione delle risposte alle chiamate di emergenza e dei relativi interventi, fondato sulla sola numerazione 112, valido su tutto il territorio dell'Unione europea;
il servizio doveva essere sperimentato nell'anno 2006 ed avrebbe dovuto trovare concreta attuazione a partire dall'anno 2007;
il 4 agosto 2003, attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, fu disposta la creazione del gruppo di lavoro interministeriale per l'istituzione del numero unico europeo di emergenza presso il Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri; tale gruppo avrebbe avuto lo scopo di definire ed approvare lo studio di fattibilità del progetto ed il manuale operativo di gestione dei centri di risposta pubblici alle chiamate di emergenza;
con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 giugno 2005, fu disposta la creazione di un'«Unità tecnico-operativa per l'istituzione del numero unico»;
secondo quanto si evince dall'articolo pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 ore, «... i due gruppi di lavoro interministeriali - spiega Settimio Vinti ex coordinatore del gruppo di lavoro interministeriale per il progetto e la realizzazione in Italia del 112 europeo - hanno redatto lo studio di fattibilità e il manuale operativo per il personale. Hanno anche definito molti dei protocolli tecnici con gli operatori di telefonia fissa e mobile e quelli di ingaggio dell'emergenza seguiti dalle forze competenti ...»;
il servizio, in fase di sperimentazione, era stato previsto, in un primo momento, per le province di Salerno, Palermo e Catanzaro ma è stato inopinatamente sospeso nonostante la stessa sperimentazione fosse già in fase avanzata;
secondo quanto affermato da Settimio Vinti nell'articolo citato, sembra che a maggio-giugno del 2006 fosse tutto pronto
«... per partire con la prima sperimentazione ma con il cambio di Governo le strutture del progetto sono decadute e non sono più state costituite ...» causando così un forte ritardo per il completamento definitivo del progetto;
il progetto era già stato finanziato dal CIPE nel 2003 con 9,7 milioni di euro che non sono mai stati utilizzati anche a causa della cancellazione della sperimentazione della città di Salerno che prevedeva l'istituzione di una centrale unica di primo livello che sovrintendeva alle attuali in servizio;
da quanto affermato dal nuovo Capo del Dipartimento Innovazione Tecnologica della Presidenza del Consiglio dei ministri, infatti, il progetto sul numero unico di emergenza, sembrerebbe sia stato profondamente modificato rispetto alla originaria impostazione;
il progetto sviluppato dal gruppo di lavoro interministeriale costituitosi nel 2003 prevedeva la riorganizzazione di tutto il sistema per la gestione delle emergenze creando un'unica centrale operativa interforze su base provinciale la quale, una volta ricevuta la chiamata avrebbe deciso le risorse da impiegare e poi gestito l'emergenza; il progetto nuovo prevede, invece, soltanto la riqualificazione delle centrali già esistenti;
secondo quanto si evince dal predetto articolo di stampa, a causa del forte ritardo accumulato dall'Italia rispetto agli altri Paesi europei per attuare il progetto del NUE, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione con atto di costituzione in mora per la non disponibilità delle informazioni di localizzazione del chiamante alle autorità di emergenza;
ancora oggi le autorità incaricate dei servizi di soccorso non sono in grado di reperire le informazioni relative all'ubicazione di chi chiama i numeri di emergenza attualmente attivi e ciò pone in serio rischio la vita di quanti, per cause di semicoscienza, non riescono tempestivamente a comunicare la loro posizione sul territorio nel momento del bisogno; tutto ciò nonostante il Parlamento europeo, attraverso la direttiva «servizio universale», precisamente la 2002/22/CE, all'articolo 26, paragrafo 3, abbia disposto di provvedere «... affinché per ogni chiamata al numero unico di emergenza europeo, le imprese esercenti reti telefoniche mettano a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso le informazioni relative alla ubicazione del chiamante ...» -:
quali siano le motivazioni che hanno determinato la decisione da parte del Governo di bloccare la sperimentazione nelle province di Salerno, Palermo e Catanzaro;
se ritenga opportuna e funzionale la scelta di modificare il progetto in itinere e di adottare una soluzione alternativa per quanto concerne la creazione del NUE, scelta che ha già causato notevole ritardo per il definitivo completamento dello stesso progetto, ampiamente finanziato dal CIPE, e che ha vanificato l'enorme lavoro sviluppato dal gruppo di lavoro interministeriale creato con decreto del Presidente della Repubblica 4 agosto 2003;
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per dare avvio nuovamente alla sperimentazione del NUE nelle predette province;
se ritenga opportuno attivare ogni iniziativa di propria competenza volta a soddisfare, in primo luogo, la direttiva della Comunità europea 2002/22/CE citata in premessa per far sì che le autorità incaricate dei servizi di soccorso possano reperire in tempo reale i dati di coloro che chiamano e che, per motivi vari, risultano impossibilitati a comunicare la loro posizione nel momento del bisogno.
(4-05606)
LION, PELLEGRINO e TREPICCIONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari
e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la regolare e corretta attività di smaltimento dei rifiuti in Campania è una delle questioni più complesse e critiche degli ultimi anni, tanto da diventare un caso nazionale cui si è fatto fronte con provvedimenti di natura straordinaria ed urgente;
oltre la mancanza di un ciclo sicuro e compatibile per la messa a dimora o il recupero dei rifiuti, difettano, soprattutto nell'area napoletana, siti adeguati di stoccaggio degli stessi rifiuti, sia se di durata temporanea, sia se per il deposito definitivo;
la Campania è stata da sempre una grande regione agricola, molto fertile e produttiva, in cui vi si coltiva e trasforma una vastissima gamma di prodotti agricoli ed alimentari;
durante l'Impero Romano l'agro campano forniva la grande maggioranza delle derrate agricole consumate dalla popolazione dell'impero, tanto da essere nominata Campania Felix. I campi campani erano e sono i più produttivi del nostro paese riguardo all'ortofrutta, all'uva, alle colture vegetali anche per uso industriale, all'oliva ed ai cereali. D'altro canto, anche i prodotti unici ed originari del luogo sono un'eccellenza nota in tutto il mondo, basti citare la zootecnia bufalina e la prelibata mozzarella di bufala campana DOP;
le emergenze rifiuti sorte degli ultimi anni in Campania necessitano di soluzioni strutturali che richiedono tempi non brevi e pertanto si è costretti a ricorrere a soluzioni alternative ma spesso non compatibili con gli eventuali altri interessi in gioco, tra cui quelli dell'agricoltura e della coesione sociale;
oggi sono in via di attuazione i previsti interventi di contenimento della crisi rifiuti curati dal Commissario allo scopo nominato;
è condivisibile la scelta di procedere attraverso l'adozione di provvedimenti di natura eccezionale, per di dare sicurezza sanitaria alla popolazione interessata, ma ciò non dovrebbe confliggere, né addirittura ledere, la tenuta degli equilibri ambientali e produttivi del territorio rurale della regione Campana. In tal senso non sarebbero da avallare possibili misure che, facendo riferimento alla necessità di trovare un luogo per il deposito dei rifiuti, siano capaci di compromettere la fertilità dei terreni o la coltivazione e la trasformazione delle produzioni agricole, segnatamente quelle di qualità e di origine;
purtroppo sembra di osservare che gli equilibri interessati non si stiano mantenendo e che al contrario gli interventi contro la crisi rifiuti stiano portando grave danno al comparto agroalimentare, in particolare per via di scelte di siti di stoccaggio poco accorte in quanto vanno a riguardare aree di notevole valore qualitativo per l'agricoltura e la zootecnia bufalina;
a riguardo si deve, da ultimo, segnalare una nota del Consorzio Tutela Vini Irpinia, che denuncia una grave decisione da parte dell'istituto del Commissario per l'emergenza rifiuti;
il citato consorzio evidenzia che in queste ore si stia dando un inconcepibile segnale di insensibilità da parte dell'amministrazione pubblica nei confronti di risorse centrali nello sviluppo della comunità nella Regione Campania;
il consorzio avrebbe appreso la designazione da parte del Commissario Straordinario di un'area sita nel comune di Petruro Irpino, nel cuore cioè dell'area di produzione del Greco di Tufo DOCG, da destinare allo stoccaggio di ecoballe;
il consorzio, a ragione, scrive come sia superfluo sottolineare che le aree maggiormente vocate alla viticoltura di qualità (le denominazioni di origine controllata e garantita, per l'appunto) costituiscano un baluardo ambientale al pari di qualunque altra risorsa naturalistica;
inoltre, i produttori di questo famosissimo vino d'origine, evidenziano che le produzioni vitivinicole a denominazione d'origine, da parte dei Governi che si sono succeduti, siano state reputate risorse economiche e culturali da tutelare e valorizzare e che nei più recenti progetti di riforma, con intesa unanime tra amministrazioni e rappresentanti della filiera produttiva, tali attività siano state definite patrimonio dell'ingegno nazionale, tali da invocare protezione nell'ambito degli accordi internazionali concernenti i diritti di proprietà intellettuale;
apparirebbe grottesco che un'Amministrazione invochi la tutela di tale patrimonio su base internazionale e possa nel contempo dedicarsi alla sua distruzione all'interno dei propri confini;
il citato Consorzio di Tutela ritiene doveroso invocare l'immediato intervento di tutte le Autorità competenti affinché sia immediatamente scongiurato il pericolo di depauperamento irreversibile di una simile risorsa, faticosamente tramandata in secoli di storia della viticoltura, che nessuna amministrazione miope può ritenere impunemente di aggredire e nel contempo annuncia azioni in tutte le sedi competenti, per far valere le ragioni della comunità che vive e lavora nell'area a DOCG del Greco di Tufo, come in tutte le aree a denominazione d'origine del proprio territorio;
sembra doveroso ed ineludibile un intervento del Governo nazionale per contribuire a scongiurare che il patrimonio vitivinicolo legato alla filiera della DOCG Greco di Tufo sia messo in pericolo per decisioni che tra l'altro dovrebbero avere natura temporanea come quella di stoccare per periodi d'emergenza i rifiuti dell'area flegrea -:
quali iniziative intenda assumere, sempre rimanendo nell'ambito delle proprie competenze, per fare in modo che si impedisca l'utilizzo del territorio designato dalla DOCG Greco di Tufo, ma anche di altre aree di interesse agricolo come quelle dedicate alla zootecnia bufalina, come sito temporaneo per lo stoccaggio dei rifiuti campani, come anche meglio evidenziato dal Consorzio Tutela Vini Irpinia allo scopo indicato in premessa.
(4-05608)
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) si sta tentando di concentrare un'assurda quanto pericolosa quantità di ecomostri che rischiano di compromettere irrimediabilmente la vocazione agricola e turistica dell'intero territorio oltre che a provocare seri danni alla salute dei cittadini;
i numerosi studi fatti affermano quanto siano dannose le sostanze tossiche emesse dagli inceneritori, dalle centrali turbo gas e dalle cosiddette isole ecologiche che si sta tentando di costruire e concentrare in un'unica area peraltro ad alta densità abitativa;
la costruzione di inceneritori vanifica la raccolta differenziata dei materiali (carta, plastica, legno) necessari per la combustione, tanto che in luoghi dove è in funzione (esempio Brescia) la produzione dei rifiuti prodotti da ciascun cittadino è incrementata;
durante la combustione dei rifiuti si liberano nell'aria diossine e furani, che non vengono filtrati neanche dai più sofisticati sistemi di abbattimento. Uno studio epidemiologico effettuato dall'Università di Besancon (Francia) ha dimostrato che gli abitanti che vivono nei pressi dell'inceneritore hanno una probabilità di contrarre il cancro superiore a quella del resto della popolazione, perché gli inceneritori producono pericolose nanoparticelle inorganiche che penetrano nel sangue e si depositano negli organi del corpo umano;
un altro studio realizzato nella Regione Rhone-Alpes (Francia) ha rilevato nei bambini appena nati, le cui mamme
abitavano nei pressi dell'inceneritore, un aumento delle malformazioni rispetto alla media nazionale: + 20 per cento anomalie cromosomiche, + 29 per cento malformazioni alla bocca, + 44 per cento malformazioni dell'intestino, + 51 per cento malformazione dei reni;
a Gioia Tauro è già in funzione una linea del cosiddetto termovalorizzatore e i lavori per il raddoppio proseguono incessantemente nonostante le istituzioni locali di ogni livello e le associazioni ambientaliste per la difesa del territorio si sono opposte fermamente per scongiurare il pericoloso progetto;
non si può più fare a meno di constatare inoltre che nella Piana di Gioia Tauro aumentano costantemente i casi di sclerosi multipla e le morti legate a malattie tumorali che fino a prova contraria non è da escludere che abbiano origine dalla presenza nell'atmosfera di sostanze altamente inquinanti;
senza una seria valutazione di impatto ambientale che provi con certezza quale è la reale situazione atmosferica della Piana, non è tollerabile neanche pensare lontanamente ad un eventuale rigassificatore che tra le altre cose provocherebbe irreparabili danni anche all'ecosistema marino;
non è accettabile che la piana di Gioia Tauro diventi una bomba ecologica intorno alla quale far ruotare infiniti interessi economici senza che la politica si interroghi ed impedisca tutto questo per dare un senso di continuità alle battaglie intraprese in difesa della salute pubblica negli anni scorsi;
in merito al rigassificatore, rispetto al quale è giusto ed opportuno tenere alta l'attenzione, in una recente audizione della X Commissione Attività Produttive della Camera, il Ministro Bersani ha annunciato la realizzazione di due rigassificatori, uno a Rovigo e l'altro a Livorno e che rispetto alle 14 richieste avanzate su base nazionale, il fabbisogno Italiano sarà soddisfatto da circa 4 o 5 di questi, escludendo comunque la Calabria;
gli inceneritori potrebbero essere evitati se si facesse una politica seria per la riduzione dei rifiuti prodotti, ad esempio mediante il minor uso degli imballaggi e con una raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio dei materiali. I materiali riciclabili sono l'85 per cento del totale dei rifiuti prodotti e per il 15 per cento di rifiuti restante sarebbe assolutamente antieconomico costruire gli inceneritori;
il diritto alla salute e quindi alla vita dei cittadini è inviolabile e da salvaguardare, perché la Piana di Gioia Tauro, può rappresentare per il futuro un punto di eccellenza del mezzogiorno d'Italia e non una discarica a cielo aperto dove consumare tutto ciò che in altri territori non è stato consentito fare -:
se risulta vera la notizia che un impianto di rigassificazione dovrebbe sorgere all'interno dell'area portuale tra i comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando per un investimento pari a circa 600 milioni di euro nel corso dei 3 anni previsti per la realizzazione, per una capacità di rigassificazione di 12 miliardi di metri cubi annui;
quali iniziative, intenda assumere il Ministro competente, per garantire che i lavori del raddoppio del cosiddetto termovalorizzatore di Gioia Tauro vengano definitivamente bloccati, mettendo anche la parola fine allo stato di commissariamento che esiste in Calabria in materia di rifiuti;
quale idea di sviluppo si prospetti per la Piana di Gioia Tauro, se quello legato al porto che abbraccia il Mediterraneo e consente una crescita ed uno sviluppo ecosostenibile di un'area che in questi anni ha spesso subito scelte regressive e pericolose per la salute dei cittadini, oppure se si abbia un'idea di sviluppo in netta contraddizione con le politiche di interesse generale legate ai reali fabbisogni del territorio, come quelle di carattere energetico che deve sempre di più puntare sulle fonti rinnovabili e non certamente sul nucleare, sul carbone o tanto meno su scellerati inceneritori.
(4-05610)
GRIMOLDI e CAPARINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 12 ottobre 2007 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge «Nuova disciplina dell'editoria e delega al Governo per l'emanazione di un testo unico sul riordino della legislazione nel settore editoriale»;
la normativa ad oggi in vigore intende per prodotto editoriale quello realizzato da una casa editrice, un'impresa cioè che chiede in Prefettura l'iscrizione nel registro degli editori con una semplice dichiarazione, e con indicazioni idonee nell'attività svolta al momento dell'iscrizione alla camera di commercio;
al contrario, la proposta contenuta nel disegno di legge di iniziativa governativa include fra i prodotti editoriali tutti quelli contraddistinti da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che siano destinati alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale essi sono realizzati e il mezzo con il quale essi vengono diffusi;
la nozione di prodotto editoriale è, ad oggi, vincolata al lucro, a differenza del disegno di legge proposto dal Sottosegretario Levi che prevede la possibilità di svolgere l'esercizio dell'attività editoriale anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative;
l'articolo 7 del suddetto disegno di legge dispone che per le attività editoriali svolte su internet si consideri responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni;
alla luce di quanto sopra esposto, la proposta di questa nuova disciplina dell'editoria sembrerebbe equiparare a tutti gli effetti i siti internet alle varie testate giornalistiche, richiedendo la loro iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione presso l'Agcom con relativa presentazione di certificati, e applicando loro la normativa sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa;
le conseguenze di quanto sopra espresso sarebbero assolutamente deleterie per la maggioranza dei piccoli siti e blog personali attivi su internet, la maggioranza creati e gestiti da adolescenti, che dovrebbero esplicare pratiche burocratiche per iscrivere il sito al ROC e dotarsi di una società editrice con un giornalista iscritto all'albo come direttore responsabile, e rispondere del reato di omesso controllo sugli eventuali contenuti diffamatori pubblicati sul proprio sito;
i blog sono principalmente dei diari on line, in cui si fa informazione, intrattenimento, e comunque si esprimono i propri pensieri in nome di quella libertà di circolazione di idee e informazioni sancita dalla nostra Costituzione, dando ai lettori la possibilità di lasciare un proprio commento liberamente, senza controllarlo o censurarlo;
a seguito delle numerose lamentele e preoccupazioni espresse in rete da numerosi cittadini per la formulazione del testo di riforma del settore dell'editoria approvata dal Consiglio dei ministri, alcuni Ministri sono intervenuti con dichiarazioni ufficiali in merito a questo provvedimento e alla situazione che si è venuta a creare;
il Ministro Di Pietro, come si apprende dalle dichiarazioni da lui rilasciate nei giorni scorsi ad importanti testate giornalistiche, sostiene che «questa legge non passerà mai, anche a costo di mettere in discussione l'appoggio dell'Italia dei Valori al governo»;
il Ministro Pecoraro Scanio ha dichiarato di voler intervenire «per evitare restrizioni per chi apre un blog e per consentire a tutti gli utenti di parlare liberamente preservando la democrazia del web»;
il Ministro Gentiloni ha affermato che «il disegno di legge sull'editoria va corretto perché la norma sulla registrazione internet non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive» aggiungendo poi che: «riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo», ammettendo
la sua responsabilità «per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri»;
l'articolo 21 della Costituzione italiana stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure;
la libertà di espressione è sancita anche dall'articolo 11 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che prevede che ogni individuo abbia diritto alla libertà di espressione, includendo in tale diritto la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera;
la violazione del citato articolo 11 della Convenzione Europea legittima il cittadino a proporre ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo contro lo Stato Italiano, per ottenere il ristoro dei danni subiti, anche morali, dopo aver esaurito i rimedi giurisdizionali interni -:
se non ritenga doveroso ed urgente portare all'attenzione del Consiglio dei Ministri un nuovo testo di disciplina del settore dell'editoria, che i Ministri possano esaminare con attenzione, correggere nelle parti che ritengano opportune e mandare all'esame del Parlamento in forma organica e condivisa;
se non ritenga che il testo della Nuova disciplina del settore dell'editoria, così come attualmente formulato, non sia lesivo dei diritti fondamentali espressi dalla Costituzione italiana.
(4-05614)