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Allegato B
Seduta n. 260 del 18/12/2007
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
in data 11 ottobre 2007, il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Scotti, nel rispondere all'interpellanza urgente n. 2-00766, relativa all'entrata in Italia - la mattina del 1o agosto 1980 - dell'ormai noto Thomas Kram e al suo arrivo a Bologna nelle ore precedenti la strage, ovvero nella notte tra il 1o e il 2 agosto, introduceva, nel corso del relativo dibattito parlamentare, inquietanti elementi relativi alla presunta distruzione del fascicolo personale del citato terrorista tedesco;
il sottosegretario Scotti ha, infatti, dichiarato testualmente: «Ulteriori notizie non sono più reperibili (in ordine all'identificazione e alla perquisizione sotto il profilo doganale di Kram, operata dal personale del posto di polizia internazionale di Ponte Chiasso, la mattina del 1o agosto 1980), in quanto il fascicolo relativo a Thomas Kram venne distrutto nel 1997, in seguito all'entrata in vigore dell'accordo di Schengen, considerandolo semplicemente uno straniero in Italia, ormai non più sottoposto a determinati vincoli di identificazione, in quanto cittadino dell'Unione europea»;
in data 8 novembre 2007, in una risposta ad una successiva interpellanza urgente (che si era resa necessaria a fronte di una serie, di informazioni fornite dal Governo al Parlamento - la cui attendibilità era posta in dubbio dall'interpellante -, sempre in ordine alle modalità di arrivo di Kram e alla perquisizione da lui subita la mattina del 1o agosto 1980), il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Li Gotti, aveva modo di tornare alla questione del fascicolo di Kram, affermando testuale: «Al riguardo, l'ufficio di frontiera di Ponte Chiasso ha riferito che il fascicolo intestato a Thomas Kram è stato distrutto nel 1997, in seguito all'entrata in vigore dell'accordo di Schengen»;
in base ad informazioni fornite dal Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, la Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen entrava in vigore (diventando operativo in sette Paesi: Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Portogallo) il 1o settembre 1993 e veniva messa in applicazione il 26 marzo 1995;
il nostro Paese, pur avendo ratificato già nel 1993 (legge 30 settembre 1993, n. 388) la Convenzione, non poteva ancora far parte, a livello operativo, del sistema di Schengen (entrato in vigore il 26 marzo 1995), anche perché l'Italia - alla data di ratifica - non aveva ancora provveduto ad approvare la legge sulla protezione dei dati personali;
la seconda «omissione» italiana riguardava la partecipazione al Sistema di Informazione Schengen (SIS). L'articolo 92 della Convenzione d'applicazione dell'accordo di Schengen prevede, infatti, la creazione di un sistema comune d'informazione, costituito da una Sezione nazionale, istituita presso ciascuno Stato ed incaricata di istituire e gestire un archivio di dati su base nazionale e da una Unità di supporto tecnico con sede a Strasburgo con il compito di gestire un archivio di dati con il quale garantire l'identità e, quindi, l'omogeneità degli archivi nazionali, mediante la trasmissione in linea delle informazioni;
lo sforzo compiuto dal nostro Paese, al fine di adeguarsi alle condizioni imposte da Schengen veniva riconosciuto a Lisbona, nel corso della riunione del Comitato esecutivo del 24 giugno 1997, durante il quale fu confermata, come data per
l'integrazione piena dell'Italia nel Sistema di Informazione Schengen (SIS), quella del 26 ottobre 1997;
aderendo ad una richiesta degli altri Stati, l'Italia aveva acconsentito, nella riunione dello stesso Comitato esecutivo tenutasi a Lussemburgo nel dicembre 1996, ad integrarsi nel Sistema Schengen insieme ad Austria e Grecia. In quella occasione, fu, però, precisato, e successivamente confermato a Lisbona nell'aprile 1997, che l'Italia sarebbe entrata improrogabilmente nell'area Schengen il 26 ottobre 1997, anche in via prioritaria rispetto ad Austria e Grecia;
al fine di rispettare la scadenza prefissata (26 ottobre), il 17 luglio 1997 si teneva ad Innsbruck un vertice dei Capi di governo di Italia, Germania e Austria per predisporre le modalità definitive dell'abolizione dei controlli di frontiera (non della distruzione delle informazioni);
nella riunione del 7 ottobre 1997, il Comitato esecutivo, prendendo atto degli ulteriori progressi compiuti, deliberava l'ingresso dell'Italia nello spazio Schengen per il 26 ottobre dello stesso anno;
la soppressione dei controlli alle frontiere terrestri e marittime, iniziata il 26 ottobre 1997, si concludeva il 31 marzo 1998, di comune accordo fra gli Stati confinanti interessati, a seguito di una fase iniziale di transizione;
l'Accordo di Schengen, così come concluso il 14 giugno 1984 da Francia, Germania e i tre Paesi del Benelux, per la creazione di uno spazio comune attraverso la progressiva eliminazione dei controlli, al passaggio delle loro frontiere comuni, sia delle merci che delle persone, in nessun caso e in nessuna sua parte prevede o peggio impone ai singoli Stati membri la distruzione di fascicoli personali intestati a persone ricercate o destinatarie di provvedimenti di cattura o arresto a fini estradizionali;
la Convenzione, firmata il 19 giugno 1990, prevede la soppressione dei controlli alle frontiere interne e circolazione delle persone, la cooperazione tra polizie e cooperazione giudiziaria in materia penale e di estradizione, la creazione di un sistema di scambio di informazioni denominato SIS (Sistema Informativo Schengen) e protezione di dati personali e il trasporto e circolazione di merci;
l'intervento dei singoli Paesi firmatari (quindi, anche l'Italia) nei settori menzionati nel precedente punto è richiesto dalla natura stessa dell'Accordo di Schengen, in quanto è chiaro che la libera circolazione delle persone e delle merci non può basarsi solamente sulla soppressione dei controlli alle frontiere, che ancora oggi costituiscono un filtro efficace contro il traffico di droga, l'immigrazione illegale, la grande criminalità e il terrorismo. Il caso di Thomas Kram rientra proprio in quest'ultima fattispecie, essendo il tedesco non solo schedato dal 1979 come sospetto terrorista internazionale (appartenente all'organizzazione tedesca Cellule Rivoluzionarie), ma inoltre destinatario di provvedimenti di cattura a fini estradizionali;
in data 29 novembre 1995, l'allora Vice Capo della Polizia, dottor Gianni De Gennaro, direttore centrale della Polizia criminale - in risposta ad una nota della Direzione centrale della Polizia di frontiera del 18 novembre 1995, inviata per conoscenza anche alla Direzione centrale della Polizia di prevenzione - precisava che Thomas Kram «risulta tuttora da ricercare». E concludeva testualmente: «Si prega, pertanto, di voler mantenere, nei confronti del predetto, il provvedimento di arresto», così come richiesto dalle autorità della Repubblica federale di Germania;
l'Interpol, in un dispaccio datato 6 febbraio 1998, a seguito di comunicazione ricevuta dall'Interpol tedesca, riferiva che Thomas Kram non era più da ricercare e che, pertanto, solo a far data daquel momento (6 febbraio 1998) i competenti uffici avrebbero potuto provvedere alla revoca presso il Ced del nominativo del predetto Kram. Per cui, alla data di ingresso dell'Italia nello spazio Schengen (26
ottobre 1997), il nominativo di Thomas Kram figurava ancora nelle liste dei ricercati (o catturandi) in campo internazionale -:
quale fascicolo, intestato a Thomas Kram, sarebbe stato distrutto;
in che data tale distruzione sarebbe stata effettuata;
chi avrebbe, materialmente, provveduto alla distruzione;
su quale provvedimento interno degli Uffici di Pubblica Sicurezza venne effettuata tale distruzione;
se venne stilato un verbale di distruzione da parte del persona incaricato all'esecuzione del relativo provvedimento di distruzione;
chi dispose, sotto il profilo amministrativo e gerarchico, tale provvedimento di distruzione;
se tale provvedimento di distruzione venne emesso verbalmente o per iscritto sulla base di quale norma (o intesa fra Stati), stabilita o prevista nel quadro dell'Accordo di Schengen, venne ordinata tale distruzione documentale;
se al Governo risulti, in base agli atti depositati, chi, a livello ministeriale, ebbe ad autorizzare tale distruzione;
di quali provvedimenti (di controllo, perquisizione sotto il profilo doganale, cattura o arresto a fini estradizionali) era destinatario Thomas Kram alla data di distruzione del fascicolo a lui intestato;
se, sulla base di analoghe disposizioni amministrative e/o ministeriali, siano stati distrutti anche i fascicoli personali di altri soggetti sospettati di appartenenza ad organizzazioni terroristiche o di grande criminalità o, più in generale, colpiti da provvedimenti di cattura internazionali a fini estradizionali, oppure se si sia trattato di un provvedimento ad personam.
(2-00906) «Raisi, La Russa».
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri l'11 dicembre 2007 ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria in Calabria «per far fronte alle condizioni di disagio dei sistema sanitario regionale nonché all'inadeguatezza delle strutture»;
la decisione è stata presa dopo la morte della sedicenne Eva Ruscio, avvenuta il 5 dicembre 2007 presso il presidio ospedaliero di Vibo Valentia durante un intervento di tracheotomia, preceduta dalla morte del dodicenne Flavio Scutellà, avvenuta il 31 ottobre 2007 nel presidio ospedaliero di Reggio Calabria a causa del ritardato trasporto in ambulanza, ed a sua volta preceduta dalla morte della sedicenne Federica Monteleone, avvenuta il 26 gennaio 2007 dopo un intervento di appendicectomia, sempre presso il presidio ospedaliero di Vibo Valentia;
il dichiarato stato di emergenza sanitaria in Calabria, al momento sarebbe finalizzato solo a «far sì che i finanziamenti previsti dall'accordo di programma per la costruzione di quattro nuovi ospedali, compreso quello di Vibo Valentia, siano gestiti con procedure straordinarie per garantire tempi certi e trasparenza negli appalti»;
questo nel mentre risulta che in Calabria ci siano strutture ospedaliere «fantasma», ad esempio, quelle di Rosarno, Cittanova, Scalea, le quali hanno comportato spese di miliardi senza mai essere state rese idonee;
né può essere sottaciuto lo scandalo che, da qualche anno, ha portato all'operazione «Ricatto», il cui lento processo giudiziario è ancora in atto, e relativo alla costruzione della nuova struttura ospedaliera di Vibo Valentia, in località Cocari e
per la quale, nel giro di pochi anni, sono arrivati inutili finanziamenti che ammontano a circa 30 miliardi delle vecchie lire;
ad oggi della costruzione del nuovo ospedale esiste solo la prima pietra, posta nel giugno 2004, su un terreno il cui assetto idrogeologico sembrerebbe essere stato causa, in parte, dei gravi danni, abbattutisi sulle frazioni di Vibo Marina, Bivona e Longobardi, durante l'alluvione del 3 luglio 2006;
l'emergenza della sanità in Calabria è stata dichiarata in accordo con la regione, il cui presidente che oggi mantiene la delega del settore, è oggetto di una richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ed alla turbativa d'asta, proprio nel settore della sanità calabrese;
nei giorni scorsi, all'interno del presidio ospedaliero di Vibo Valentia, sono stati chiusi reparti, ridotti alcuni servizi, sospeso qualche medico, ma, stranamente, nessun provvedimento è stato assunto nei confronti dei dirigenti dello stesso presidio oggi, peraltro, chiamati ad un'attività di controllo e monitoraggio;
appare, infatti, inspiegabile ed assurda la notizia in base alla quale l'attuale commissario dell'azienda sanitaria n. 8 di Vibo avrebbe creato un gruppo di lavoro con incarico di ispezione, controllo, monitoraggio ed impulso, costituito dalle stesse persone che sarebbero responsabili o, quanto meno avrebbero dimostrato incuria, delle gravi carenze che i NAS stanno facendo emergere;
i componenti del citato gruppo di lavoro, da anni in servizio presso la struttura ospedaliera di Vibo, dovrebbero infatti monitorare le forti carenze igienico-sanitarie, tra le quali quelle relative all'impiantistica elettrica e di sicurezza antincendio, all'inadeguatezza del servizio di mensa, ai rifiuti speciali parcheggiati in ogni dove, ed altro;
fino ad oggi nella azienda sanitaria non è stato monitorato se, tra i dipendenti di quella azienda sanitaria, colpiti da ordinanza di custodia cautelare, vi sia qualcuno che continui tranquillamente a percepire lo stipendio mensile;
così come appare inaccettabile che nell'ambito delle visite ispettive la regione Calabria faccia affiancare l'ispettore ministeriale da persone che comunque hanno avuto importanti ruoli dirigenziali nelle aziende sanitarie calabresi;
alcuni incarichi di dirigenti nelle aziende sanitarie della Calabria, durante l'attuale legislatura regionale, sono apparsi ingiustificati e lasciano pensare a preoccupanti collegamenti con i settori della sanità di altre regioni;
appare, infatti, inspiegabile l'affidamento della principale azienda sanitaria calabrese, «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro, ad Antonio Palumbo, ex direttore generale dell'azienda ospedaliera San Filippo Neri e poi arrestato con l'accusa di corruzione e peculato nell'inchiesta «Lady ASL» sulla sanità romana;
sempre tutto nel mentre che è risaputo che il settore della sanità rappresenta in Calabria il business della 'ndrangheta, la cui presenza traspare anche nell'azienda sanitaria n. 8 di Vibo Valentia dalla relazione dell'Alto commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione e che avrebbe, già da tempo, dovuto comportare il commissariamento di quella azienda sanitaria, così come richiesto dall'interpellante nei primi giorni dello scorso mese di novembre -:
quali motivazioni facciano ritenere la sola decretazione governativa dello stato di emergenza, idonea a sanare la situazione di degenerazione del sistema sanitario calabrese;
se non ritengano necessario ed urgente avviare le procedure per il commissariamento dell'azienda sanitaria n. 8 di Vibo Valentia;
se non ritengano, in aggiunta alla proclamazione dello stato di emergenza
che debbano essere commissariate tutte le aziende sanitarie della regione Calabria;
se, alla luce del decennale commissariamento ambientale della Calabria ed alla luce, quindi, di un effettivo stato emergenziale che coinvolge quasi tutti i settori calabresi, non ritengano ora, a differenza di quando il Governo rispose all'interpellanza n. 2-00125, che sussistano i presupposti per l'avvio della procedura di scioglimento del consiglio regionale calabrese.
(2-00903) «Angela Napoli».
Interrogazione a risposta orale:
GASPARRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalla stampa che sabato 15 dicembre 2007 il treno Eurostar partito da Lecce alle 12.17, che sarebbe dovuto arrivare nella Capitale, distante da Lecce circa 500 chilometri, alle 18,20, ha impiegato per giungere a destinazione venti ore;
il convoglio si è infatti improvvisamente fermato dopo Capua e i passeggeri, 450 persone in tutto, sono rimasti senza riscaldamento, senza cibo e con i bagni guasti;
alle ore diciotto il treno in questione è stato agganciato da una locomotiva ma non si è messo in moto perchè si è rotto il gancio, alle 19 il convoglio si mosso un po' ma subito si è fermato per un problema ai freni;
all'una di notte è arrivato un treno per caricare i passeggeri, che per salire hanno impiegato un'ora e mezza, è stato dato loro qualcosa da mangiare ma non coperte per difendersi dal freddo, considerato anche quello accumulato nelle ore di attesa;
dopo pochi chilometri anche questo treno si è rotto ma è riuscito lentamente ad arrivare a Capua;
la protezione civile è arrivata quando era già notte a Capua;
infine i passeggeri dell'Eurostar hanno dovuto aspettare alle 4 e mezza del mattino un treno regionale che finalmente è arrivato a Roma alle 7 e mezza;
in merito a quanto accaduto il Presidente del Consiglio Prodi ha dichiarato: «una cosa tremenda ma c'erano migliaia di treni in giro». «Cerchiamo di avere il senso della misura, altrimenti non riusciremo ad avere l'idea precisa di dove sia il male quello che non va e dove intervenire»;
non è possibile che nell'era dell'alta velocità un Paese che si definisce moderno e competitivo possa essere messo in ginocchio dal maltempo -:
quali iniziative intendano assumere affinchè tali episodi da terzo mondo non abbiano più a verificarsi;
in quale maniera si intendano risarcire i danni materiali e morali subiti dai passeggeri dell'Eurostar Lecce-Roma che, per raggiungere la destinazione hanno impiegato venti ore, un tempo da traversata oceanica.
(3-01499)