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Allegato B
Seduta n. 261 del 19/12/2007
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CONTENTO e BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da tempo la vicenda circa l'utilizzo della denominazione «Tocai» da parte dei produttori friulani è oggetto di iniziative in sede giudiziaria;
recentemente, alcune importanti aziende agricole hanno pubblicamente sostenuto che tale denominazione potrebbe essere utilizzata, per il futuro, sulla base dell'articolo 24, paragrafo 6, dell'accordo sulla proprietà intellettuale (e sulle indicazioni geografiche), almeno in ordine ai prodotti destinati al mercato italiano;
un provvedimento del ministero delle politiche agricole e forestali in materia è stato in queste ore sospeso dal tar del Lazio;
quali urgenti iniziative intenda assumere per restituire chiarezza ai produttori ed ai consumatori del «Tocai» sia in ordine all'utilizzo della denominazione, alla luce anche dell'accordo sulla proprietà intellettuale invocato, sia in relazione al ricorso proposto dal Governo contro la legge regionale n. 24 del 2007 approvata dalla regione Friuli-Venezia Giulia.
(5-01872)
SCHIRRU, FADDA, SANNA, ZUCCHI e ATTILI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 dicembre 2004 n. 313 «Disciplina dell'apicoltura» per la difesa dell'ambiente e delle produzioni agroforestali, all'articolo 2 comma 1, recita: «La conduzione zootecnica delle api, denominata apicoltura, è considerata a tutti gli effetti attività agricola ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile, anche se non correlata necessariamente alla gestione del terreno»;
con la legge n. 313 del 2004, dopo lunghi anni di lotte, finalmente gli operatori del settore apistico hanno visto riconosciuti i meriti di un lunghissimo lavoro che ha portato a definire il settore apistico come «attività d'interesse nazionale, utile per la conservazione dell'ambiente naturale, dell'ecosistema e dell'agricoltura in generale, finalizzata a garantire l'impollinazione naturale e la biodiversità»;
vanno considerati in particolare i punti: l) incentivazione della pratica dell'allevamento apistico e del nomadismo; p) incentivazione dell'insediamento e della permanenza dei giovani nel settore apistico e q) previsione di indennità compensative per gli apicoltori che operano nelle zone montane o svantaggiate, dell'articolo 5, comma 1, della citata legge n. 313 del 2004;
i contributi previsti per le zone svantaggiate e le zone soggette a vincoli ambientali mirano al raggiungimento dei seguenti obiettivi: mantenere vitale una comunità rurale mediante un uso continuo delle superfici agricole, conservare lo spazio naturale, incentivare sistemi produttivi in grado di tutelare l'ambiente e tali aiuti vengono elargiti agli agricoltori che: coltivino una superficie minima di terreno da definire, proseguano per almeno cinque anni un'attività agricola in zone svantaggiate, utilizzino pratiche colturali non contrastanti la tutela ambientale e la conservazione dello spazio naturale, applicando sistemi di agricoltura sostenibile;
è necessario incentivare l'insediamento e la permanenza dei giovani nel settore apistico non solamente nei territori delle zone montane o svantaggiate, ma anche nel testo delle realtà presenti nel territorio nazionale e nello specifico in Sardegna, anche alla luce della specificità dell'attività delle aziende ubicate in pianura ma soggette a nomadismo, che pur affrontando spese maggiori per il trasporto dei prodotti apistici, sono escluse da una compensazione -:
cosa intenda fare per rendere operativi i contributi di indennità compensative anche per gli apicoltori che operano non solo nelle zone montane o svantaggiate, sottolineando appunto il carattere specifico di nomadismo dell'attività di apicoltura;
cosa intenda fare per attivare con gli strumenti più opportuni la verifica dell'attuazione della legge n. 313 del 2004, coerentemente con le caratteristiche dei vari comparti zootecnici.
(5-01880)
Interrogazione a risposta scritta:
VILLARI, CESARIO, IANNUZZI, DE ANGELIS, ASTORE, SCOTTO e PELLEGRINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel 2004, con un piano industriale ed un'offerta giudicati migliori del competitor veneto gruppo STIF, Conserve Italia, struttura di punta di Confcooperative Emilia Romagna, ha acquisito la produzione e i marchi Cirio De Rica con gli stabilimenti di Caivano (Napoli) e S.Polo (Mantova) già in amministrazione controllata;
sulla decisione dei commissari straordinari hanno pesato, oltre l'offerta economica gli impegni assunti da Conserve Italia che prevedevano garanzie per i lavoratori attraverso il rilancio della produzione a Caivano e San Polo e la tutela dei marchi;
per l'acquisizione, Conserve Italia ha costituito una nuova società, Conserve Mediterraneo, con sede a Caivano. Il 51 per
cento a Conserve Italia, il restante 49 per cento sottoscritto da tre fondi chiusi: IMI, MPS, Credito Cooperativo;
oggi, ai danni dei lavoratori e della tradizione campana e meridionale, si sta consumando una sciagurata procedura e un vero e proprio «scippo»: vendita dello stabilimento ad altro imprenditore, licenziamento o mobilità senza destagionalizzazione per i lavoratori, «scippo» ai danni della Campania della produzione e del marchio storico Cirio che viene così acquisito ma dopo aver deliberatamente reciso ogni legame con la tradizione agroalimentare campana e meridionale;
questo triste déja vu consiste, nei fatti, nell'acquisizione di un marchio storico usando denaro pubblico per poi rivendere gli stabilimenti trattenendo il marchio e spostando altrove la produzione. In questo caso a Pomposa, stabilimento di Conserve Italia in Emilia Romagna -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e cosa intenda fare al fine di evitare che la messa in opera del preannunciato piano industriale di Conserve Italia ricada in modo drammatico sul territorio meridionale e campano con danno ai lavoratori e alle loro famiglie.
(4-05936)