Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 261 del 19/12/2007
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
SUPPA, PORFIDIA e SQUEGLIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Commissario per l'emergenza rifiuti Prefetto Pansa ha notificato ai sindaci dei Comuni di Pignataro Maggiore e Carinola decreto di occupazione di terreni agricoli per la realizzazione di discariche ed eco-balle;
i detti fertilissimi terreni fanno parte di zone ancora incontaminate, senza diossina, con acqua pulita e soprattutto da tali aree si originano prodotti di grande qualità e diffusione come la mozzarella di bufala (DOP) e la mela annurca (IGP) prodotti che devono essere tutelati;
la falda acquifera di detti terreni si trova ad appena 50 cm dal piano di campagna e pertanto sono considerati da esperti del settore assolutamente inadeguati e probabili fonti di inquinamento;
pertanto le dette ordinanze metteranno sicuramente in difficoltà il settore agricolo-zootecnico-caseario della zona, uno dei più vitali della provincia di Caserta causando così la crisi di oltre 50 pregiate aziende bufaline e di un centinaio di ortofrutticoltori;
esistono però altre possibili e veloci localizzazioni di minore impatto ambientale, come anche risulta dalla relazione redatta dall'Assessore regionale De Luca nella quale sono elencate decine di cave dimesse, che nell'occasione della localizzazione possono essere finalmente bonificate;
pur nella consapevolezza che l'emergenza rifiuti nella quale si trova la nostra Regione impone decisioni immediate e anche impopolari, nel caso di specie appare obbligatoria l'apertura di un tavolo di concertazione che tuteli una provincia già altamente martoriata e soprattutto non le faccia perdere le già poche e qualificanti attività produttive -:
quale istruttoria sia stata compiuta per la individuazione delle aree per la localizzazione delle discariche e per il deposito delle eco-balle in provincia di Caserta e soprattutto quali forme di tutele e verifica siano state poste in essere per la salvaguardia delle zone interessate.
(4-05938)
MELLANO, DONADI, ZANELLA e CACCIARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Padova, in composizione monocratica, in data 14 febbraio 2007 ha condannato in sede penale due dirigenti dell'ex Azienda Padova Servizi S.p.A. («A.P.S.»), poi confluita mediante scissione in AcegasAps S.p.A. La principale contestazione mossa agli imputati attiene al comportamento omissivo/commissivo, di natura colposa, per effetto del quale vi è stata una permanente fuoriuscita incontrollata di percolato dal lotto A della discarica per RSU attiva nel comune di Ponte San Nicolò dal 1978 e gestita da AMNIUP (poi APS ed ulteriormente ACEGAS APS);
la condanna è stata comminata per i seguenti reati: scarico di acque reflue senza autorizzazione; scarico di acque reflue nel sottosuolo e nelle acque sotterranee; scarico incontrollato di percolato con imbrattamento di luoghi pubblici e privati;
dalla motivazione della sentenza, si legge: che non vi sono stati «ostacoli burocratici» alla realizzazione della messa in sicurezza, mentre è invece mancata la concreta volontà di approntare i rimedi necessari atti ad evitare la dispersione di percolato. Ma al di là di questo, e dunque della prevedibilità dell'evento e dell'assenza di elementi che possano esimere da penale responsabilità sotto il profilo della concreta fattibilità degli interventi, è certo che sono state violate leggi che imponevano un ben diverso obbligo di facere, e che in ciò principalmente consiste la colpa, elemento soggettivo integrato in concreto anche da profili di negligenza ed imprudenza generiche. Infatti, si è verificato un atteggiamento complessivo caratterizzato da una sottovalutazione o addirittura negazione del problema «inquinamento da fuoriuscita di percolato dal lotto A»; che ha portato come si è visto all'opzione di posticipare la bonifica o messa in sicurezza al momento in cui fosse possibile realizzarla contestualmente all'approvazione del progetto complessivo di ampliamento della discarica tramite ulteriore apporto di rifiuti. Scelta che gli imputati, in particolare, hanno colposamente favorito, attuato, interpretato e non impedito, come invece avrebbero potuto e dovuto fare, sia adottando comportamenti differenti da quelli attuati, sia presentando proposte, nei rispettivi settori di competenza, e segnalazioni ai loro superiori ed in particolare al direttore generale, e tramite costui al CdA;
dalla motivazione della sentenza, si legge che «la gravità dei fatti alla luce degli effetti derivati all'ambiente, è connessa altresì alla particolare pervicacia dimostrata dall'azienda, e dagli imputati, nel rifiutare colposamente l'assunzione di un compito che ad essi competeva e che ove fosse stato assolto anni orsono avrebbe certamente evitato, o grandemente ridotto, un danno ambientale le cui dimensioni non sono allo stato con precisione quantificabili, ma certamente sono significative»;
dalla motivazione della sentenza, che ha condannato gli imputati in solido con il responsabile civile, al risarcimento dei danni che saranno definitivamente liquidati in sede civile, in favore del Ministero dell'ambiente, del comune di Casalserugo e
del comune di Ponte San Nicolò e di due privati, con pagamento di provvisionali complessivamente pari a 1,2 milioni di euro; importo che certamente rappresenta solo una parte del danno, (tenuto conto della cifra richiesta dalla parte stessa, e delle determinazioni del suo CT, ancorate ai parametri previsti dal comma 6 dell'articolo 18), con ulteriori specificazioni. Il consulente ingegner De Marco ha ancorato ai parametri di indebito guadagno e costi di ripristino la quantificazione dei danni, stimati in oltre 70.000.000 di euro e contestualmente ha condannato gli imputati, in solido con il responsabile civile, al ripristino dello stato dei luoghi. L'adempimento in termini di ripristino riguarda sia le modalità tecniche che gli eventuali oneri;
nelle motivazioni della sentenza, vengono tuttavia prescritti ulteriori interventi e in particolare la decontaminazione della falda superficiale e il rimboschimento del canale Roncajette, nei limiti della fattibilità tecnica dettata dalla migliore tecnica disponibile;
tali interventi dovranno essere proposti da AcegasAps e approvati dalle autorità competenti. Ad oggi, a parere dei legali della società, non è possibile determinare con certezza, neppure in via approssimativa, il quantum degli eventuali indennizzi dovuti alle parti costituite in sede civile con particolare riguardo all'eventuale danno ambientale;
nel processo si sono costituite numerose parti civili: il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, la provincia di Padova, i comuni di Ponte San Nicolò e di Casalserugo, un comitato di cittadini composto da 129 persone fisiche;
l'impulso all'avvio del procedimento penale fu dato dalla trasmissione di un esposto alla procura di Padova da parte dell'allora vice sindaco del comune di Casalserugo nell'anno 1998;
la discarica di cui si tratta è sita nel comune di Ponte San Nicolò (Padova) a confine con il territorio del comune Casalserugo (Padova); essa consta di tre lotti o settori di complessivi 390.000 metri quadri. Nei capi d'imputazione si fa peraltro riferimento esclusivo al lotto A, esteso per 25 ettari circa, di gran lunga il più ampio, posto al livello del piano campagna; i lotti B e C sono invece sopraelevati di alcuni metri; in essa sono stati raccolti dapprima RSU poi rifiuti assimilabili agli urbani (sino alla recente entrata in atto della raccolta differenziata) del comune di Padova e di molti comuni dell'hinterland. In casi di emergenza, ossia per indisponibilità di altre sedi ove smaltire, vi sono stati concentrati rifiuti provenienti da altre città;
AMNIUP, in origine Azienda Municipalizzata della Nettezza Urbana, mantenne tale denominazione sino al novembre 1998, epoca di costituzione di APS; dallo statuto risalente al 1995 si desume che l'azienda AMNIUP aveva per oggetto, fra l'altro, «la raccolta il trasporto, il trattamento, la selezione ed in genere lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, speciali e tossico nocivi e dei residui riutilizzabili, compresa la loro commercializzazione ... la progettazione, l'attivazione, e la gestione degli impianti di stoccaggio, di trattamento e di smaltimento in genere dei rifiuti; l'analisi, i controlli, gli studi e le ricerche in campo ambientale, con il supporto del laboratorio chimico interno, la bonifica di aree contaminate da rifiuti anche speciali e tossico nocivi...»;
nel 1997 il comune di Casalserugo incaricò la Cooperativa Meles perché venisse effettuato uno studio del lotto A della discarica. Nel parere conclusivo dell'anno 1998, i tecnici della cooperativa Meles proponevano l'immediato blocco della coltivazione dell'area (che per effetto dell'aratura favoriva grandemente l'infiltrazione delle acque piovane e l'aumento di volume di percolato), l'installazione di impianti di biofitodepurazione, la creazione di un setto perimetrale tra il lotto A e quelli ancora in fase di coltivazione B e C;
nel maggio 2004 il giudice monocratico, dottoressa Lara Fortuna, al fine di
rendersi conto dei luoghi tenne una udienza sopra il terreno della discarica. Nel 2005, viste le notevoli discordanze tra le perizie dei consulenti del PM e quelle dei consulenti della difesa, diede incarico a 5 periti, ingegner Maurizio Onofrio, dottor Alberto Dissoni, dottor Antonio Susanna, dottor Ivo Pavan e dottor Mauro Sanna, perché effettuassero ulteriori indagini. Seguì una relazione di consulenza tecnica d'ufficio, depositata nel giugno 2006, le cui conclusioni condividevano la relazione effettuata dai periti del PM e da quelli dell'ATAP. Erano state effettuate inoltre delle prove con un tracciante (il litio) versato in un piezometro all'interno dell'ex discarica, che dimostrarono inconfutabilmente che il percolato fuoriusciva dal lotto A. Le acque risultano inquinate da ammonio, cromo totale e cadmio che superano i limiti previsti per gli scarichi in corsi d'acqua superficiali; cromo, ferro, mercurio, cadmio che superano le concentrazioni soglia di contaminazione delle acque sotterranee di cui al decreto ministeriale n. 471 del 1999 e decreto legislativo n. 152 del 2006;
l'APS (ex AMNIUP) sostenendo che il costo di bonifica della discarica è oltremodo oneroso ha fatto approvare dalla provincia di Padova (n. 4924 EC 2004) un progetto ed autorizzazione di interventi di maggior sicurezza dell'ex discarica mediante apporto di rifiuti non putrescibili che prevede il conferimento di 300.000 metri cubi che dovrebbero essere ricoperti con le scorie dell'inceneritore di S. Lazzaro (Padova). A tale progetto manca la VIA (Valutazione di impatto ambientale);
con lettera del 3 febbraio 2005 il Ministero dell'ambiente si oppose a questo progetto senza alcun risultato. Nel frattempo è stato costruito un nuovo setto di bentonite ad una profondità maggiore (sul lato nord della discarica non è stato trovato quello che l'AMNIUP asseriva di aver costruito), sono state costruite 6 vasche per la raccolta del percolato, che non è mai stato asportato, non è mai stato costruito un impianto per la captazione del biogas che i residenti di Casalserugo hanno dovuto e continuano a respirare -:
se il Ministro non intenda predisporre delle iniziative di verifica che portino all'accertamento dello stato dei lavori relativi alla messa in sicurezza operativa e permanente della discarica, all'attività di isolamento della fonte inquinamento, alla decontaminazione della falda superficiale e il rimboschimento del canale Roncajette;
se il Governo sia a conoscenza della grave minaccia dovuta all'inquinamento della falda superficiale da cui si attinge per irrigazione e, a valle, anche per attingere l'acqua destinata all'uso umano con gravissime conseguenze per la salute dei cittadini delle zone limitrofe e fino a raggiungere i paesi e località del bacino della laguna veneta;
se e come il Governo intenda garantire la salute dei cittadini padovani e veneti, salute messa seriamente a rischio dal possibile e riscontrato inquinamento delle acque di superficie e di acquedotto;
se il Governo non intenda sollecitare le istituzioni preposte ad effettuare tutti i controlli necessari per la protezione ambientale ed avviare delle iniziative di verifica e informazione alla cittadinanza al fine di rendere edotte le popolazioni residenti dei rischi che hanno subito e pertanto potenziare i presidi sociosanitari della zona.
(4-05963)