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Allegato B
Seduta n. 278 del 9/4/2008
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
SALERNO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso la Casa Circondariale di Quarto, in provincia di Asti, è stata segnalata una situazione di estremo disagio fra gli agenti della Polizia Penitenziaria;
i poliziotti Penitenziari sono sempre più soggetti a turni di lavoro massacranti,
in virtù di una carenza di organico segnalata dal Sindacato Provinciale dell'Osapp (Polizia Penitenziaria);
esiste anche una mancanza di trasparenza per ciò che riguarda l'assegnazione dei turni della Polizia Penitenziaria femminile, con conseguente clima di malessere fra le donne che operano in essa;
il giorno 2 aprile 2008, anche a fronte della nota del 18 marzo 2008 protocollo n. 1853, nella quale l'amministrazione della casa circondariale di Asti nega l'evidenza dei problemi denunziati, l'Osapp ha emanato un comunicato sindacale col quale si chiede un incontro urgente con il Provveditore regionale ed il pronto avvicendamento del direttore e degli addetti all'ufficio servizi della stessa casa circondariale;
questa situazione di grave e prolungato disagio si riflette non solo sugli uomini della Polizia Penitenziaria ma più in generale sulla sicurezza interna della Casa Circondariale;
istituzioni «sensibili» come le carceri non possono e non devono essere gestite senza tener conto delle esigenze di una corretta organizzazione del personale anche a tutela della sicurezza dei luoghi -:
se la segnalazione da parte della Segreteria Provinciale dell'Osapp trovi effettivo riscontro nella realtà dei fatti;
in caso positivo, per quale motivo la Direzione del Carcere non si sia mossa per assumere decisioni tese a salvaguardare il Personale di Polizia Penitenziaria.
(4-06358)
PEDRINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un detenuto della Casa Circondariale di Genova Marassi ha tentato una spettacolare evasione che è stato poi bloccata. Nel caso in cui l'evasione non fosse stata sventata dall'intervento dell'agente di servizio, tutte le conseguenze sia penali che disciplinari si sarebbero riversate sull'agente stesso, il quale avrebbe anche potuto perdere il posto di lavoro;
inoltre il 10 gennaio 2008 è stata effettuata una visita alla Casa Circondariale da parte della segreteria regionale SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), organizzazione sindacale rappresentativa sia in ambito nazionale che regionale al fine di verificare il contesto delle condizioni di lavoro e di servizio del personale;
l'organico che presta servizio nella Casa Circondariale di Genova Marassi, conta circa 230 unità quando ne occorrerebbero circa 400, risulta fortemente depauperato a causa dei distacchi di diverso personale, che prestano servizio presso altri istituti o altre sedi;
ciò sta provocando un forte abbassamento dei livelli di sicurezza dovuto anche al fatto che il sistema di videosorveglianza non appare funzionare adeguatamente a causa delle carenze strutturali dell'impianto di sicurezza della Casa Circondariale di Genova Marassi nel quale fra l'altro manca anche la registrazione;
tra l'altro risulta mancante l'impianto antiscavalcamento, in particolare nella sezione in cui si è verificato l'evento e, in mancanza di tale impianto, potrebbero verificarsene degli altri;
da ultimo il 2 aprile una maxirissa tra detenuti nordafricani e dell'est europeo, sedata a fatica dal personale in servizio, ha dimostrato ancora una volta le condizioni inaccettabili nelle quali si trovano ad operare gli agenti di polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Genova Marassi -:
se l'amministrazione penitenziaria fosse a conoscenza delle anomalie relative al funzionamento del sistema di allarme e se sia mai intervenuto al fine di migliorare la sicurezza dell'istituto;
quali interventi l'amministrazione penitenziaria abbia effettuato per garantire le più elementari norme di sicurezza in
relazione ai posti di servizio degli agenti di polizia penitenziaria e per garantire l'incolumità fisica degli agenti stessi, attraverso sistemi antiaggressione;
se non si reputi opportuno accertare come siano state allocate le somme di denaro destinate al potenziamento del sistema di sicurezza dell'istituto;
se non si reputi opportuno intervenire in modo deciso per sopperire alla carenza dell'organico della Casa Circondariale di Genova Marassi;
se non reputi necessario intervenire immediatamente in questi giorni a tutela attuale della sicurezza dei cittadini.
(4-06365)
SGOBIO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 6 marzo 2008 il TAR del Molise ha accolto la richiesta di sospensiva dell'ordine di trasferimento per il capitano dei Carabinieri Fabio Muscatelli operante a Termoli (Campobasso). Il trasferimento era stato disposto dai vertici dell'arma che voleva inviarlo a Livorno ma il capitano si era opposto ritenendolo un atto punitivo nei suoi confronti e la sua tesi è stata accolta dal Tar;
il capitano Muscatelli è stato l'autore dell'inchiesta istruita dalla procura di Larino (Campobasso) e denominata Black Hole e di cui ha seguito tutti i passaggi; inchiesta su reati contro il patrimonio, truffa, furto, corruzione e che ha messo in luce collusioni fra mondo della politica e dell'imprenditoria locale coinvolgendo esponenti di spicco del mondo politico molisano. Nell'ambito di quell'inchiesta nello scorso mese di gennaio sono stati emessi un centinaio di avvisi di chiusura delle indagini;
da un filone dell'inchiesta Black Hole nello scorso mese di maggio la procura di Larino (Campobasso) aveva emesso numerosi avvisi di garanzia nei confronti di alcuni appartenenti alle forze dell'ordine con accusa di truffa, associazione a delinquere e rivelazione del segreto di ufficio;
il procuratore di Larino sosteneva la tesi relativa all'esistenza di un «corpo separato» nella Procura che avvisava gli indagati delle mosse dei magistrati e degli inquirenti. In questa indagine era stato coinvolto un alto ufficiale dei Carabinieri del Molise;
nei mesi scorsi un altro ufficiale dei Carabinieri, il tenente Bandelli, è stato trasferito dalla sua sede di Venafro (Isernia) a Foggia. In questo caso si è parlato di «normale rotazione», ma il tenente Bandelli è stato anch'egli autore di una delle più importanti indagini contro i rischi di infiltrazione malavitosa nel mondo imprenditoriale del Molise;
in questo caso si tratta della cosiddetta indagine «piedi d'argilla» tuttora in corso e riguardante appalti per opere pubbliche e che ha coinvolto anche in questo caso esponenti del mondo politico locale;
molti degli inquirenti che hanno lavorato all'indagine piedi di argilla sarebbero stati, secondo indiscrezioni di stampa, a loro volta intercettati e finiti sotto inchiesta per reati minori. Tali intercettazioni sarebbero al vaglio della Procura di Isernia;
sulla possibilità che nei confronti degli inquirenti venissero operate pressioni al fine di inquinare le indagini sono state aperte alcune inchieste e si sono verificate tensioni fra i vertici delle Procure del Molise nonché al loro stesso interno;
il 29 gennaio 2008, secondo notizie di stampa non smentite, la procura di Larino emetteva mandato di perquisizione per i comandi regionali e provinciali dei Carabinieri del Molise e di Campobasso per acquisire documenti relativi alla richiesta di trasferimento del capitano Muscatelli;
iniziativa analoga era avvenuta il 30 giugno 2006 quando la Procura distrettuale antimafia di Campobasso (a firma del magistrato Nicola D'Angelo) emetteva
mandato di perquisizione per i locali del comando generale dell'Arma dei carabinieri di Roma, del comando interregionale di Napoli, del comando regione Molise, di quello provinciale di Isernia e della compagnia di Venafro al fine di recuperare, con motivazioni molto dettagliate, documenti relativi a presunte pressioni o tentativi di pressione da parte di singoli sugli ufficiali dell'arma che svolgevano o avevano svolto le delicate inchieste di cui sopra;
presumibilmente a seguito dell'inchiesta avviata dal sostituto procuratore dottor Nicola D'Angelo della DDA di Campobasso su eventuali interferenze, il 31 ottobre 2006, il procuratore distrettuale di Campobasso, dottor Mario Mercone, inviava una lettera alla Procura generale di Campobasso ed al comando regionale Carabinieri e al procuratore D'Angelo, lettera con la quale si chiedeva di trasmettere a sé tutti gli atti inerenti l'ampia mole di procedimenti consequenziali scaturiti dall'inchiesta «piedi di argilla» al fine di evitare, come testualmente riportato dalla missiva, «che pubblici ufficiali si attribuiscano la potestà di scegliere il magistrato cui assegnare i procedimenti»;
il 2 novembre 2006 il sostituto procuratore dottor Nicola D'Angelo (ex titolare dell'inchiesta «piedi di argilla» nonché di quella sulle presunte pressioni sugli ufficiali dell'Arma dei Carabinieri) rispondeva che la missiva, al di là degli intenti dell'autore, potrebbe avere «un effetto lesivo della dignità personale e professionale dello scrivente» aggiungendo di «non essersi mai reso strumento, consapevole o inconsapevole di qualcuno» -:
se non si ritenga necessario ed urgente, alla luce di quanto esposto e nell'ambito delle rispettive competenze disporre un'accurata indagine presso le procure di Isernia, Campobasso e Larino per verificare se sussistano le condizioni di serenità ambientale tali da consentire il corretto funzionamento delle procure stesse;
se non si ritenga di adottare le opportune iniziative al fine di verificare, presso il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, il corretto svolgimento delle procedure relative ai provvedimenti di trasferimento emessi nei confronti degli ufficiali di cui in premessa.
(4-06369)
LUCCHESE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
davanti al Tribunale di Agrigento è in corso un processo per reati di falso nei confronti dell'ex senatore Calogero Sodano;
il pubblico ministero di udienza dottor Butticè, aveva ritirato l'accusa chiedendo la assoluzione del senatore Sodano con la formula «perché il fatto non costituisce reato»;
secondo fonti di stampa, in occasione dell'udienza del 31 marzo 2008 il capo dell'Ufficio della Procura, dottor De Francisci, avrebbe redarguito sonoramente la dottoressa Butticè, manifestando severo dissenso per la richiesta di assoluzione del Sodano -:
se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se non intenda attivare i propri poteri ispettivi al fine di acquisire ogni elemento necessario all'esercizio dei poteri di sua competenza.
(4-06387)
TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 9 aprile 2008 si è tenuta a Roma, presso la sede del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, una riunione tra il Ministro Scotti e le Organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria;
la riunione si è svolta a seguito dei recenti suicidi e delle aggressioni dal personale della polizia penitenziaria;
il Segretario generale della Uil penitenziari, Eugenio Sarno, ha dichiarato in questa occasione: «abbiamo spiegato al Ministro che oggi il sistema penitenziario paga la fase post-indulto, perché non sono
state attivate quelle misure strutturali che pure erano state annunciate. Noi non intendiamo strumentalizzare le tragedie di queste ultime settimane ma non può non trovare attenzione l'avvento esponenziale dei suicidi»;
il ministro Scotti ha dichiarato che «Per quanto accaduto in questi ultimi giorni e per la situazione di difficoltà che vivete ho sentito il dovere morale e istituzionale di essere con voi» -:
quanti e quali siano i casi di suicidi e aggressioni che risultano al Governo essersi verificati;
se dai dati sia ravvisabile un aumento dei casi suddetti, e quali ne siano le ragioni secondo il Governo;
se il Governo intenda adottare misure urgenti per porre riparo alla situazione, e quali.
(4-06395)
FOLENA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il magistrato Matteo Di Giorgio, del distretto giudiziario di Taranto, ha chiesto e ottenuto dal Consiglio superiore della magistratura l'aspettativa per potersi candidare alle elezioni politiche previste per il 13 e 14 aprile prossimi;
il suddetto magistrato non è tuttavia stato candidato nelle liste del Popolo delle Libertà, come era previsto;
è notorio, infatti, che Di Giorgio simpatizzi per la suddetta parte politica, cosa facilmente riscontrabile attraverso la stampa;
a titolo di esempio, si richiamano le dichiarazioni rilasciate al Nuovo Quotidiano di Puglia del 17 febbraio 2008 dallo stesso Di Giorgio che non smentivano la possibile candidatura in quota AN, Forza Italia o Movimento per le Autonomie con le parole: «Non c'è da escludere nulla», nonché le corrispondenti dichiarazioni dell'onorevole Vitali, pubblicate sul Corriere della Sera del 20 febbraio 2008, il quale nutriva dubbi sulla candidatura dello stesso Di Giorgio nelle liste del Pdl ed infine quanto scrive la Gazzetta del Mezzogiorno del 3 marzo 2008 che colloca Di Giorgio tra i possibili candidati contenuti in una lista che il senatore Marcello Dell'Utri avrebbe consegnato al leader del Pdl Silvio Berlusconi;
Di Giorgio è attualmente oggetto di numerosi procedimenti giudiziari per calunnia ai danni di esponenti politici avversari;
l'ordinamento stabilisce che un magistrato, una volta cessate le funzioni elettive, non possa tornare nel proprio distretto di appartenenza né in distretti confinanti;
tale norma appare ad assicurazione della terzietà del magistrato giudicante e dell'indipendenza di quello inquirente da influenze politiche e di conseguenza a garanzia della fiducia del popolo nell'amministrazione della giustizia da parte della Magistratura -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suddetti;
se il Ministro non ritenga, in relazione ai numerosi comportamenti di evidente coloritura politica citati in premessa, nel rispetto dell'autonomia costituzionalmente stabilita della magistratura attraverso i suoi organi di autogoverno, di valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare e, in caso affermativo, se non intenda altresì, in considerazione della delicata posizione del dottor Di Giorgio che, sia pure non più candidato, si è tuttavia posto nelle condizioni, per le cose riferite in premessa a parere dell'interrogante, di non apparire più terzo e indipendente agli occhi dei cittadini residenti nel distretto giudiziario di Taranto, avvalersi dei poteri di cui all'articolo 13 del decreto legislativo n. 109 del 2006, chiedendo al Consiglio superiore della magistratura di valutare l'opportunità di trasferire, con l'urgenza richiesta dal caso, il suddetto magistrato in altra sede.
(4-06398)