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Allegato B
Seduta n. 34 del 31/7/2006
TESTO AGGIORNATO AL 1o AGOSTO 2006
INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
VIETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Torino si sta verificando una situazione insostenibile in quanto gli agenti di Polizia si trovano a dover lavorare in condizioni difficili, utilizzando un parco macchine per metà inservibile, come denunciato dal dirigente nazionale del Siulp Eugenio Bravo in una intervista alla Stampa di Torino in data 27 luglio 2006;
durante i turni di servizio è in grado di circolare un numero ridotto di volanti e ciò causa ritardi negli interventi degli agenti a discapito della sicurezza dei cittadini;
la previsione è che a breve «tutti i poliziotti rimarranno desolatamente a piedi»;
non possiamo permetterci il lusso di trascurare l'operato delle nostre forze dell'ordine, insostituibili presidi di legalità in una città altamente esposta agli attacchi della delinquenza;
ciò che i poliziotti chiedono non sono benefit ma strumenti di lavoro per fare meglio il proprio dovere;
nei confronti del Governo precedente episodi di ben minore disattenzione avevano sollevato polemiche da parte delle forze politiche che oggi in maggioranza non solo non hanno ovviato a quanto allora lamentato, ma, a giudizio dell'interrogante, hanno contribuito ulteriormente a peggiorare la situazione -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di porre rimedio ad una situazione di così grave disagio, permettendo agli agenti di Polizia di Torino di operare in condizioni di normalità ed efficienza fornendo un adeguato servizio alla cittadinanza.
(3-00174)
GASPARRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'interno Amato si è mostrato preoccupato per l'intensificarsi degli sbarchi di clandestini sulle nostre coste meridionali;
in alcune interviste sembra addirittura aver manifestato la sua sorpresa per questo evento;
secondo l'interrogante i reati che potranno essere commessi da chi entra clandestinamente saranno da ascrivere alla responsabilità del Governo che, con l'indulto da un lato e le sanatorie di clandestini dall'altro, espone gli italiani onesti al rischio di un incremento della criminalità -:
se il Governo non si reputi responsabile di quanto si sta verificando a Lampedusa e altrove, poiché la maxi sanatoria per 350 mila extracomunitari clandestini recentemente stabilita dal Governo, ha rappresentato in maniera evidente secondo l'interrogante una sorta di mega spot propagandistico che ha attratto disperati di tutto il mondo ed ha motivato i trafficanti di persone ad incentivare il loro turpe lavoro, essendo evidente, infatti, che proprio gli annunci di lassismo, di debolezza, di sanatorie che vanno in controtendenza rispetto alle politiche europee rappresentano un grande motivo di richiamo per i clandestini;
se il Governo non intenda fare una pubblica autocritica per il vistoso errore commesso;
se non ritenga che la sua azione sia stata inadeguata rispetto agli standard ed alle decisioni che l'Unione europea ha assunto nel passato;
se, infine, il ministro Amato non intenda annullare con urgenza la maxi-sanatoria ed annunciare pubblicamente che non ve ne saranno mai più in Italia, utilizzando con grande cautela il meccanismo dei flussi programmati previsti dalla legge Fini-Bossi.
(3-00175)
Interrogazioni a risposta scritta:
LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro dell'interno, Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il 22 luglio 2006 in Calabria, nel territorio della provincia di Cosenza, un gravissimo incidente stradale, sulla strada statale 18, ha provocato la morte di 5 persone, fra le quali due bambini di 6 e 5 anni;
si tratta dell'ennesimo incidente grave che si verifica sulla rete stradale e autostradale calabrese, basti pensare ai numerosi e disastrosi incidenti che hanno fatto meritare alla Statale Ionica (la 106) l'appellativo di «strada della morte»;
tale preoccupante situazione impone di ripensare i tempi del piano annuale della sicurezza stradale e rafforzarne alcune misure;
in base ai dati diffusi annualmente dall'ISTAT risulta che:
sulla rete autostradale avviene circa il 6 per cento degli incidenti, causa del 7,2 per cento dei feriti e del 10,7 per cento dei morti, con tendenza all'aumento di questi dati, anche a causa dell'elevato livello di congestione e per il cattivo stato di manutenzione della rete stradale, fattori che elevano proporzionalmente l'indice di incidentalità;
sulle strade statali ha luogo il 10,7 per cento degli incidenti e si verifica il 12,5 per cento dei feriti e il 25 per cento dei morti;
la situazione non cambia sulla rete provinciale e comunale. Vere e proprie carneficine a cui non vogliamo più assistere -:
se non ritengano i Ministri interrogati di disporre interventi urgenti per affrontare i gravi problemi inerenti la sicurezza sulla rete stradale calabrese e se non reputino opportuno affrontare con maggior decisione l'emergenza sicurezza stradale sull'intera rete stradale nazionale, anche attraverso lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie.
(4-00753)
RONCONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 227 del testo unico degli enti locali, il rendiconto - che assume la funzione di dimostrare i risultati della gestione - è deliberato dall'organo consiliare dell'ente entro il 30 giugno dell'anno successivo a quello di riferimento;
al 30 giugno 2006, il Comune di Perugia non ha provveduto all'approvazione del rendiconto riferito all'anno 2005, grave inadempienza che sta, ancora oggi, perdurando;
tale fondamentale adempimento, ancora oggi, non solo non è neanche all'esame del Consiglio comunale, non solo non è neanche all'esame della Giunta comunale, ma non è stato neanche predisposto dai competenti Uffici comunali;
all'approssimarsi della predetta scadenza, sono progressivamente comparsi sulle cronache locali di Perugia i più gravi profili di crisi sull'effettiva condizione dei conti dell'ente;
la bufera, infine esplosa, a quanto risulta all'interrogante, è nata dalle crescenti contestazioni formulate dalla Dirigente del Settore Bilancio, risalenti - per quanto poi appreso - almeno ad un anno prima (forse ancora precedenti), la quale, anche arrivando a formali notifiche dei suoi rilievi, ha ripetutamente censurato la mancanza di effettivi riscontri contabili per una nutrita e particolarmente consistente serie di voci relative alle entrate;
essendo ormai nota e visibile la grave condizione di stallo fondata su giustificati rilievi di particolare gravità e consistenza, il Sindaco di Perugia non ha trovato di meglio che rimuovere la suddetta Dirigente neanche dalle funzioni, quanto invece dalla specifica responsabilità di predisporre il rendiconto 2005 - fatto perlomeno anomalo secondo l'interrogante -
per il fatto che non ha voluto firmare documenti contabili sforniti dei necessari riscontri;
nelle settimane successive, mentre i Consiglieri comunali dell'opposizione, ma non solo, reclamavano controlli trasparenti affidati a soggetti esterni e terzi di effettiva garanzia per tutta la città, mentre i giornali locali facevano trapelare, in virtù di attendibili fonti interne al Palazzo, spaventose voragini da vero e proprio dissesto, secondo l'interrogante, l'amministrazione comunale si è ripiegata su se stessa, ha distribuito responsabilità di verifica tutte interne all'ente, peraltro non esenti da possibili corresponsabilità nelle anomalie contabili di questi anni e, concluse le verifiche operate nella totale assenza di un qualsiasi controllo esterno, ha comunicato nella mattinata del 28 luglio 2006, che l'entità della voragine contabile sarebbe stimata nell'ordine di circa 8 milioni di euro di deficit per l'anno 2005, di progressiva provenienza dagli anni precedenti;
anche risultasse fondata tale stima, nonostante per settimane i giornali locali abbiano dato notizia di somme anche tre volte superiori, si tratterebbe per il Comune di Perugia di una voragine di bilancio di particolare gravità, corrispondente a circa il 6 per cento della parte corrente, assimilabile, tanto per rendere una proporzionata idea, a circa 24 miliardi di euro di voragine nella parte corrente del Bilancio dello Stato;
ad avviso dell'interrogante tra i tanti gravi e preoccupanti elementi della vicenda, vi è il dato che le necessarie verifiche, indotte dalle contestazioni formulate dalla suddetta competente Dirigente comunale, una volta estromessa, sono state tutte eseguite da poche persone interne al Comune di Perugia, non estranee alla sua gestione anche contabile, con modalità neanche note, nell'apparente inerzia e nel certo silenzio delle tante e varie Autorità che hanno la responsabilità di vigilare sulla corretta gestione dell'ente;
la solitaria attività di verifica di poche persone interne all'ente risulta, tra l'altro, inspiegabile, anche alla luce dell'articolo 136 del testo unico degli enti locali, il quale, a fronte di una così grave inadempienza di legge, prevede la nomina di un commissario ad acta che dovrebbe ormai egli provvedere ad ogni incombente previsto per la verifica e proposta dal rendiconto 2005;
per quanto risulta all'interrogante i cittadini di Perugia, prescindendo dalla loro collocazione politica, sono sempre più preoccupati sull'effettiva condizione dei conti comunali, le cui nocive conseguenze si ripercuotono, già oggi, sui bilanci di famiglie ed imprese e che vorrebbero essere rassicurati con elementi di definitiva chiarezza, senza dover temere ulteriori future sorprese per eventuali perduranti elementi contabili che dovessero risultare, ancora oggi, non sufficientemente valutati -:
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere affinché il Comune di Perugia adempia all'approvazione del rendiconto riferito all'anno 2005, garantendo effettive condizioni di certezza e trasparenza dei dati che lo devono comporre;
di quali informazioni disponga circa eventuali iniziative assunte dalla competente Corte dei conti, anche al fine di verificare, direttamente, essa stessa, tutta la documentazione contabile, documento per documento, oggetto delle indicate - ed ormai ampiamente giustificate - contestazioni formulate dalla suddetta Dirigente comunale;
se vi sia una qualche Autorità, che sia Contabile, ovvero Giudiziaria, ovvero di Governo, che abbia avvertito l'esigenza di sentire, stante la notorietà di fatti di straordinaria gravità, la Dirigente del Settore Bilancio del Comune di Perugia, parzialmente rimossa dalle sue funzioni per il rendiconto 2005, nonostante i fatti le stiano dando pienamente ragione sul suo operato;
se rispondesse al vero la notizia secondo la quale vi sarebbe stata una impropria allocazione di rilevanti somme
nella parte delle entrate dei rendiconti approvati negli ultimi anni dal Comune di Perugia;
quali conseguenze ne deriverebbero, in base alla normativa vigente;
quali conseguenze determina per il Comune di Perugia, rispetto ai più vari obblighi di legge, il suo perdurante effettivo deficit riferito ad almeno gli ultimi cinque anni.
(4-00771)
COSTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio del Bacino Imbrifero Montano del Varaita con sede a Sampeyre (Cuneo) ha acquistato, per un importo di euro 26.000 (ventiseimila), un automezzo «Land Rover» da concedere in comodato d'uso gratuito al distaccamento dei Vigili del Fuoco del comune di Venasca (Cuneo);
tale mezzo, in data 10 giugno 2005, è stato ritirato dal Capo dei Vigili del Fuoco di Venasca direttamente dalla concessionaria;
ad oggi (dopo oltre un anno) il mezzo non è ancora utilizzabile, ma è fermo presso l'autorimessa dei Vigili del Fuoco di Venasca, in quanto il Ministero dell'interno non ha ancora autorizzato la firma della scrittura privata di consegna ed accettazione del mezzo, nonché del contratto di comodato;
a conoscenza dello scrivente non è neppure stato sottoscritto il verbale di accertamento dello stato d'uso del mezzo -:
quali sono le ragioni che hanno provocato tale inerzia, comportando l'inutilizzabilità di un prezioso automezzo, di cui i Vigili del Fuoco avrebbero potuto godere da almeno un anno;
se non ritenga necessario intervenire affinché, in un momento di carenza di risorse da investire in mezzi da destinare ai Vigili del Fuoco, non si perdano, o si ritardino, simili occasioni di poterne invece disporre gratuitamente.
(4-00775)
MISURACA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere. - premesso che:
il comune di Niscemi (Caltanissetta) in data 27 aprile 2004 è stato sciolto per infiltrazione mafiosa ai sensi dell'articolo 143 decreto legislativo n. 267 del 2000;
i Commissari nominati hanno lavorato intensamente e con risultati efficienti per la comunità;
negli ultimi mesi si sono susseguiti diversi atti di matrice criminale, quali incendi dolosi ad autovetture o ad abitazioni, in particolare: 41 incendi dolosi ad automobili; 16 furti di auto, 25 furti negli appartamenti, 3 borseggi, 1 scippo; 28 arresti o denunce per droga; oltre a diverse denunce da parte dei cittadini per schiamazzi nel centro storico in particolare nelle ore notturne del sabato e della domenica;
particolare sgomento ha suscitato l'intimidazione ai danni di un poliziotto al quale è stata incendiata l'automobile;
gli eventi succitati denotano una recrudescenza della criminalità locale alla quale i limitati organici delle forze dell'ordine non riescono a far fronte in modo adeguato, pur lavorando con spirito di abnegazione purtroppo non sufficiente a sopperire alle carenze strutturali;
nella cittadina di Niscemi la locale caserma dei carabinieri è rappresentata da soli cinque militari, mentre per quanto riguarda la polizia di Stato si è ancora in attesa dei tre ispettori appena trasferiti;
tutto il territorio nisseno risente della situazione del sottodimensionamento degli organici delle forze dell'ordine, non potendo contare su controlli capillari necessari per fornire un adeguato livello di sicurezza ai cittadini;
nella città di Niscemi non esiste la presenza della guardia di finanza pur essendo un comune territorialmente collocato al confine tra le province di Caltanissetta, Catania e Ragusa triangolo particolarmente esposto alla criminalità organizzata;
rappresentanti politici locali ed autorevoli esponenti del Parlamento Regionale siciliano eletti in provincia di Caltanissetta hanno esposto il problema a livello regionale, indirizzando richieste di intervento ai ministeri competenti ed evidenziando il forte stato di disagio in cui si trovano i cittadini di Niscemi e le stesse forze dell'ordine -:
se sia a conoscenza della gravità della situazione della città di Niscemi e dei risvolti negativi sulla credibilità delle istituzioni da parte dei cittadini che non si vedono adeguatamente protetti dalle strutture competenti;
se non sia opportuno aumentare urgentemente gli organici delle forze dell'ordine, nonché dei mezzi a loro disposizione, al fine di fronteggiare la recente nuova offensiva della criminalità organizzata locale e soprattutto per restituire sicurezza ai cittadini;
se non ritenga, in raccordo con il ministero dell'economia e con il Comando generale della guardia di finanza, di valutare l'opportunità della presenza di un comando della guardia di finanza a Niscemi.
(4-00776)
FORGIONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Naso, in provincia di Messina, esiste da tempo, nell'ambito dell'amministrazione comunale, una situazione di diffusa illegalità amministrativa e una gestione di tipo privatistico-patrimoniale da parte del Sindaco, Vittorio Emanuele;
sette consiglieri del comune di Naso presentavano un esposto-denuncia alla Autorità Giudiziaria competente in ordine alla situazione di diffusa illegalità;
in data 13 settembre 2004 due deputati dell'Assemblea Regionale siciliana presentavano un'interrogazione sempre in ordine alla situazione di diffusa illegalità del comune di Naso;
successivamente alla presentazione dell'interrogazione parlamentare, l'Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali, in data 17 febbraio 2006, avviava un accertamento ispettivo al fine di monitorare e relazionare la situazione amministrativa del comune di Naso;
dall'accertamento ispettivo emergeva, in punto di fatto e di diritto, una situazione allarmante nella gestione dell'Ente, ossia:
a) il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti veniva, a tutt'oggi lo è ancora, affidato direttamente a società con ordinanze sindacali urgenti senza procedere, così come prevede la legge, all'indizione del sistema delle gare ad evidenza pubblica;
b) un consistente numero di lavori di manutenzione del centro urbano venivano, e vengono, affidati direttamente dal Sindaco, attraverso il sistema delle ordinanze urgenti, a ditte da esso stesso individuate e per importi che avrebbero superato i 5.000 euro, previsti dall'apposito regolamento comunale, raggiungendo talvolta cifre tra i 49.000 e i 55.000 euro;
c) le predette ordinanze, spesso erano sprovviste dei preventivi di spesa;
d) la definizione del piano regolatore del Comune di Naso, sarebbe stata immotivatamente revocata al progettista, peraltro interno alla struttura, per essere conferita a tecnici esterni con un aggravio di oltre 120 mila euro;
e) alcune delle ordinanze relative al conferimento di lavori di manutenzione, avevano la stessa data - in ordine temporale - ed erano riferibili a lavori effettuati presso gli stessi siti, cosi da mostrare uno spezzettamento su interventi che con una corretta, trasparente e preventiva programmazione potevano far parte di un'unica gara;
f) è possibile che la struttura tecnica del comune, che dovrebbe occuparsi di stabilire i requisiti per le ditte gareggianti agli appalti e dell'indizione pubblica delle gare relative, venisse di fatto gestita dal Sindaco con un modus di «collaborazione» con la struttura stessa violando in tale eventualità quanto previsto dall'impianto normativo della cosiddetta «Bassanini», che pone una linea di divisione netta tra struttura gestionale e competenza amministrativa;
g) si ha una certa commistione fra il ruolo di Sindaco e quello di Presidente del consiglio comunale;
la relazione ispettiva, concludendo, ravvisava la palese e persistente violazione dell'articolo 40 della legge n. 142 del 1990 (recepita dal diritto oggettivo dalla legge regionale siciliana n. 48 del 1991);
tale articolo prevede che: «... con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, il sindaco, il presidente della provincia, i presidenti dei consorzi e delle comunità montane, i componenti dei consigli e delle giunte, i presidenti dei consigli circoscrizionali possono essere rimossi quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico o quando siano imputati di uno dei reati previsti dalla legge 13 settembre 1982, n. 646, e successive modificazioni e integrazioni, o sottoposti a misura di prevenzione o di sicurezza. In attesa del decreto, il prefetto può sospendere gli amministratori di cui al comma 1 qualora sussistano motivi di grave e urgente necessità. Sono fatte salve le disposizioni dettate dall'articolo 15 della legge 19 marzo 1990. n. 55...»;
i predetti consiglieri comunali sospettano che i lavori edili, attraverso lo strumento delle ordinanze sindacali, in un numero abnorme e nell'importo eccedente i limiti previsti dal regolamento comunale, venissero conferiti a ditte fornitrici collegate direttamente alla moglie del Sindaco;
se al Ministro dell'interno siano giunte informazioni da parte del Prefetto di Messina in ordine alla situazione di diffusa illegalità del Comune di Naso, e in caso affermativo, quali iniziative siano state intraprese dagli organismi competenti al fine di ristabilire la legalità nella vita politico-amministrativa del comune interessato;
se il Ministro dell'interno non ritenga, alla luce di quanto affermato nella relazione ispettiva predisposta dall'Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali della Regione Sicilia e da quanto suddescritto dall'interrogante, di procedere alla sospensione del sindaco dalle sue funzioni amministrative (articolo 40 della legge n. 142 del 1990 capo XII, ora trasfuso nell'articolo 142 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-00781)