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Allegato B
Seduta n. 53 del 17/10/2006
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
FAVA e ALLASIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'ENI a dispetto di ogni razionalità tecnologica di prodotto e di processo ha
fatto del polo integrato della chimica italiana uno spezzatino di 13 diverse società. Filiere fortemente verticalizzate, impianti connessi da pipe line e da rigidi contratti di fornitura, servizi comuni sono stati così separati, esternalizzati, venduti a pezzi e mangiati a morsi da imprese straniere spesso più interessate ad accaparrarsi i marchi e i pacchetti clienti che non a mandare avanti le produzioni;
l'amministratore delegato dell'ENI, Scaroni, smentendo la politica aziendale degli ultimi anni favorevole alla dismissione totale della chimica, si è dichiarato disponibile ad assumere un nuovo ruolo di regista della chimica nazionale;
da una parte bisogna creare e finanziare delle facilitazioni logistiche per lo sviluppo delle attività imprenditoriali soprattutto per premiare le imprese che diano garanzie di sicurezza in fabbrica e per l'ambiente, dall'altra serve una revisione della legislazione sull'ambiente e sui suoli, perché non deve essere più possibile che un'impresa usi ed abusi di un territorio e possa decidere all'improvviso di chiudere uno stabilimento;
più di una volta si è assistito al dramma successivo alla chiusura di una fabbrica con la scoperta di rifiuti chimici pericolosissimi nei magazzini o nascosti sottoterra, senza riuscire in alcun modo a ricuperare una parte dei costi necessari per la bonifica e Mantova rischia di entrare in queste statistiche;
la lotta contro la chiusura del polo della chimica di Mantova deve essere inserita in una strategia più generale di sviluppo di una politica industriale nazionale, che miri al consolidamento del ruolo pubblico nell'economia;
l'Italia non è una «banana republic», e sicuramente non può essere una multinazionale americana a decidere la chiusura di una parte consistente dell'industria chimica nazionale -:
che cosa intenda fare il Governo, in un'ottica di riorganizzazione e rilancio della chimica italiana che da sempre è un settore strategico dell'economia nazionale, ricordando come la sua scomparsa abbia una ricaduta diretta su circa 4.000 famiglie di lavoratori del settore nel paese e, che il polo mantovano è una delle poche realtà industriali della zona la cui chiusura avrebbe ricadute drammatiche sul territorio.
(5-00312)
LAZZARI, LAURINI e ANTONIO PEPE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 192 di attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, ha introdotto nel nostro ordinamento nuove modalità e criteri per valorizzare l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica nel nostro Paese;
l'articolo 6 del decreto legislativo 192 del 2005 prevede che, entro un anno dall'entrata in vigore del decreto, gli edifici di nuova costruzione e quelli specificati all'artitolo 3, comma 2, lettera a) dello stesso, ossia gli edifici esistenti soggetti a ristrutturazioni, devono essere dotati di un «attestato di certificazione energetica», redatto secondo i criteri e le metodologie esplicitate nell'articolo 4, comma 1, del medesimo, a cura del costruttore;
il comma 3, dell'articolo 6 specifica che in caso di compravendita dell'intero immobile o della singola unità immobiliare, l'attestato di certificazione energetica deve essere allegato all'atto di compravendita, in originale o copia autenticata;
il comma 8 dell'articolo 15 del decreto specifica che in caso di violazione dell'obbligo previsto dall'articolo 6, comma 3, il contratto è nullo;
il decreto prevede un termine di 180 giorni per l'emanazione, da parte del Ministro delle Attività produttive, di concerto con i ministri dell'Ambiente e tutela del territorio, delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza Unificata, delle «Linee guida nazionali per la
certificazione energetica degli edifici». Parimenti, l'articolo 4 al comma 1, prevede l'emanazione di uno o più decreti attuativi per definire i criteri generali e le medotologie propedeutici a redigere gli attestati di certificazione energetica di cui devono essere dotati tutti gli edifici di nuova costruzione e quelli in ristrutturazione entro un anno dall'entrata in vigore del decreto legislativo -:
se il Ministero abbia già predisposto i decreti attuativi previsti dal decreto legislativo 192 del 2005 e, in caso negativo, se ritenga opportuno, in vista delle scadenze previste dalla legge, di specificare le effettive modalità di attuazione del decreto legislativo e/o le parti di esso che al momento, (in assenza dei citati decreti), non possono entrare in vigore, in particolare per ciò che concerne il comma 3 dell'articolo 6 che prevede la nullità degli atti di compravendita carenti del certificato energetico. Ciò in quanto la scadenza dell'8 ottobre per l'entrata in vigore del decreto legislativo rischia di bloccare l'intero mercato immobiliare ed edilizio.
(5-00313)
LULLI e INCOSTANTE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Avio Spa, uno dei leader mondiali nella progettazione, costruzione e supporto per sottosistemi e componenti per propulsori militari e commerciali, detiene partnership con i maggiori motoristi mondiali come General Electric, Rolls Royce e Pratt & Whitney;
la divisione spaziale di Avio, che produce sistemi di propulsione per lanciatori e applicazioni missilistiche è, insieme ai propri partner, l'unico fornitore di propulsori completi a propellente solido per lanciatori spaziali per il programma spaziale europeo (compreso il programma Ariane);
in questo ambito industriale Avio possiede due siti, uno a Brindisi dove sono concentrate le attività inerenti la manutenzione dei motori per i velivoli militari, l'altro a Pomigliano d'Arco dove la produzione è dedicata ai propulsori per impiego sui velivoli commerciali;
il gruppo Avio SPA di proprietà del fondo di investimento americano Carlyle (70 per cento) e di Finmeccanica (30 per cento) è stato ceduto, dopo tre anni dall'acquisizione, per 2,6 miliardi di euro al fondo di investimento CINVEN, per un valore complessivo pari a 2,57 mld di euro;
la cessione si inserisce in un quadro aziendale di forte ristrutturazione con la crisi delle revisioni dei motori militari (Brindisi) e civili (Pomigliano);
l'Avio ha infatti dichiarato prima la crisi congiunturale e poi strutturale ed ha richiesto la cassa integrazione guadagni ordinaria, applicando poi dal 10 gennaio 2006 quella straordinaria per 260 unità (700 lavoratori a rotazione) fino a gennaio 2007;
alla crisi, indotta anche dal crollo delle commesse di manutenzione di motori aeronautici militari conseguente alla riduzione del budget del Ministero della difesa, si è cercato di fare fronte con il decreto-legge n. 68 del marzo 2006, recante misure urgenti per il reimpiego di lavoratori ultra cinquantenni che recupera in extremis all'articolo 4, risorse finanziarie pari a 100 milioni di euro;
il contratto conseguente (13 Mlm. di euro per la revisione dei motori per velivoli militati RB199, Stey, Argo e PT6 nello stabilimento di Brindisi), firmato a luglio presso il Ministero della difesa, scadrà nel mese di gennaio del 2007;
le attività di MRO previste dalla partecipazione dell'industria italiana al programma Joint Strike Fighter F-35 (JSF) non prospettano positive ricadute per lo stabilimento Avio di Brindisi;
la predetta intesa prevede, infatti, di affidare ad aziende italiane l'assemblaggio finale dei velivoli acquisiti dai paesi europei e la manutenzione e revisione dei
motori alla società DutchAero in Olanda di cui l'italiana Avio controlla dal 2005, l'80 per cento del capitale;
in Campania l'Avio è presente con uno stabilimento ad Acerra (Napoli) impegnato nelle attività costruttive di pale statoriche e rotoriche con l'ausilio di 350 lavoratori, mentre il sito industriale di Pomigliano d'Arco occupa 835 dipendenti dei quali 380 impegnati sui programmi di revisione, assistenza tecnica e manutenzione di motori aeronautici nell'ambito dei velivoli civili;
è di questi giorni la perdita dell'attività di revisione e manutenzione sui motori JT81D-200 di Pratt & Whitney dei velivoli MD80 dell'Alitalia, assegnato dal vettore italiano ad una azienda israeliana;
in Avio S.p.a. i servizi di revisione, assistenza tecnica e manutenzione di motori aeronautici si sono ridotti ai contratti in essere sui motori PW120/100 dei velivoli Atr42/72, e non coprono l'attività lavorativa dei 380 addetti del comparto impegnati del sito di Pomigliano d'Arco;
le organizzazioni sindacali Fimi, Fiom e Uilm Nazionali e territoriali hanno chiesto ed ottenuto l'istituzione di un tavolo di confronto presso il Ministero per lo sviluppo economico allo scopo di trovare una soluzione positiva alla vertenza, ma dopo due incontri non sono emerse novità di rilievo, anzi la Direzione Aziendale di Avio Spa ha prospettato la possibilità di ricorrere noi prossimi mesi alla Cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria;
le conseguenze industriali e occupazionali della crisi di Avio, sarebbero gravissime per il Mezzogiorno ed in particolare per la Campania, verrebbe inoltre compromesso definitivamente un tassello fondamentale delle prospettive del polo aeronautico, strategico per lo sviluppo industriale nazionale -:
se i Ministri intendano intervenire presso Alitalia e Finmeccanica per scongiurare l'uscita di Avio Spa da produzioni altamente remunerative, consolidate e affermate da molti decenni, impedendo lo smantellamento del centro di eccellenza delle revisioni motoristiche aeronautiche di Pomigliano d'Arco, affinché sia rinnovato il contratto tra l'Alitalia e l'Avio di modo che sia garantita una soluzione positiva della vertenza e si determinino le condizioni per le quali le commesse Alitalia per le attività di revisioni motoristiche siano assegnate allo stabilimento di Pomigliano d'Arco ed anche affinché nel nuovo assetto societario di Avio Spa sia ridefinita la partecipazione azionaria di Finmeccanica a garanzia della qualificazione e dello sviluppo del settore avio-motoristico nazionale.
(5-00314)
SAGLIA e RAISI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
si apprende da fonti giornalistiche che il Ministero per lo sviluppo economico ed il Ministero dell'Ambiente avrebbero raggiunto un'intesa sul piano di allocazione delle quote di CO2 2008-2012 in attuazione del Protocollo di Kyoto;
l'intesa prevederebbe un incremento di quote nell'ordine di 12 milioni di tonnellate di CO2 di cui 6 a titolo gratuito e altrettante a titolo oneroso riservando quest'ultime al sistema termoelettrico;
il Piano posto in consultazione prevedeva un tetto nazionale di 194 milioni circa di tonnellate annue, quindi fortemente ridotto rispetto al periodo 2005-2007 che indicava l'obiettivo in 224 milioni di tonnellate;
il CNEL aveva denunciato attraverso un documento che la riduzione delle quote prospettata avrebbe avuto pesanti ricadute sulla competitività del sistema produttivo con oneri pesanti per i consumatori con lo scaricamento a valle degli oneri sopportati dalle imprese termoelettriche e di raffinazione. Tali costi erano stati quantificati in un miliardo di euro;
il CNEL ritiene che non sarà possibile, né per l'Italia né per gli altri Paesi,
raggiungere gli obiettivi di riduzione solo con i meccanismi dell'Emission trading;
l'Italia dovrebbe insistere in sede comunitaria per far valere due considerazioni generali: in primo luogo, il costo dell'energia e l'elevato livello di efficienza raggiunta dai settori industriali, nonché gli importanti investimenti tecnologici effettuati dal settore elettrico, che influenzano le misure per la riduzione delle emissioni; in secondo luogo, l'esposizione dei settori interessati alla concorrenza internazionale che rende difficile, per queste imprese, effettuare ulteriori interventi di riduzione delle emissioni senza sostenere un notevole aumento di costi;
nell'attribuzione delle quote di emissioni occorre tener conto della rinuncia all'uso del nucleare effettuata in alcuni Paesi;
lo schema predisposto dal Governo provocherà inevitabilmente un'ulteriore spinta verso l'utilizzo del gas nella produzione termoelettrica esponendo l'Italia a gravi rischi sotto il profilo dell'approvvigionamento, mentre lo stesso Ministero dell'Ambiente blocca le autorizzazioni di nuovi terminali di rigassificazione;
appare con evidenza la mancanza di una strategia energetica nazionale -:
quali effetti provocherà l'applicazione del nuovo Piano di allocazione delle emissioni di CO2 sulla bolletta energetica, sulla sicurezza degli approvvigionamenti e sulla diversificazione delle fonti.
(5-00315)
Interrogazioni a risposta scritta:
FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122 ha dato attuazione alla legge 2 agosto 2004, n. 210, recante «Delega al Governo per la tutela dei diritti patrimoniali degli immobili da costruire»;
in particolare l'articolo 4 del citato decreto legislativo ha previsto l'obbligo per il costruttore di contrarre e di consegnare all'acquirente di un immobile da edificare una polizza assicurativa indennitaria decennale a beneficio dello stesso acquirente e con effetto dalla data di ultimazione dei lavori;
tale polizza ha per oggetto la copertura dei danni materiali e diretti all'immobile, compresi i danni a terzi, cui il costruttore sia tenuto ai sensi dell'articolo 1669 del Codice Civile, derivanti da rovina totale o parziale oppure da gravi difetti costruttivi delle opere, per vizio del suolo o per difetto della costruzione, e comunque manifestatisi successivamente alla stipula del contratto definitivo di compravendita o di assegnazione;
in data 27 aprile 2006 la Direzione Generale per il Commercio, le Assicurazioni e i servizi, con nota indirizzata all'ANCE ed all'ANIA, forniva alcuni chiarimenti in ordine al contenuto di tale copertura assicurativa, evidenziando l'opportunità di inserire, nel testo della polizza da consegnare all'acquirente, tre specifiche clausole riguardanti rispettivamente la franchigia e/o scoperto, gli elementi dell'immobile coperti dalla garanzia assicurativa ed infine i massimali di risarcimento;
in particolare, relativamente agli elementi dell'immobile oggetto di garanzia assicurativa, detta Direzione, intendendo esplicitare il rinvio che l'articolo 4 del decreto legislativo citato opera nei riguardi dell'articolo 1669 del Codice Civile, circoscriveva la copertura assicurativa esclusivamente alle «parti strumentali dell'immobile destinate per propria natura a lunga durata quali murature portanti, pilastri, travi, solai, rampe di scale, solette a sbalzo e quant'altro di simile», mentre, in ordine ai massimali di risarcimento, la medesima Direzione fissava gli stessi nella misura del 50 per cento del costo di costruzione del fabbricato e comunque per un importo non inferiore a 500.000 euro e non superiore a 2.500.000 euro;
in data 31 maggio 2006 la Confedilizia-Confederazione Italiana Proprietà
Edilizia, con nota inviata al Ministero dello sviluppo economico, tuttora rimasta priva di riscontro, evidenziava le criticità che siffatte precisazioni comportavano in danno degli acquirenti di immobili da costruire;
in particolare la Confedilizia rilevava che, alla luce dei chiarimenti forniti dalla Direzione Generale per il Commercio, le Assicurazioni e i Servizi, non sarebbero state oggetto di tutela assicurativa tutte quelle carenze costruttive incidenti su elementi secondari ed accessori dell'opera (quali impermeabilizzazione, rivestimenti, infissi, pavimentazione, impianti, eccetera) comunque tali da compromettere la funzionalità e l'abitabilità, dell'immobile, che la giurisprudenza di legittimità considera rientrare senz'altro nella disciplina di cui all'articolo 1669 del Codice Civile. Inoltre, sempre la Confedilizia sottolineava che fissare il limite massimo del risarcimento al 50 per cento del costo di costruzione del fabbricato e comunque entro un limite prestabilito di 2.500.000 euro costitutiva, all'evidenza, una riduzione della garanzia prevista dall'articolo 4 del decreto legislativo citato ed esponeva l'acquirente al rischio di una copertura assicurativa parziale con tutte le conseguenze del caso -:
per quali motivi il Ministero dello sviluppo economico non abbia inteso dare seguito a quanto evidenziato dalla Confedilizia e se lo stesso dicastero non ritenga, in considerazione delle osservazioni riportate in premessa, di riformulare il contenuto delle clausole predisposte dalla Direzione Generale per il Commercio, le Assicurazioni e i Servizi per renderle maggiormente aderenti al dato normativo, estendendo la copertura assicurativa a tutti quegli elementi secondari ed accessori dell'immobile le cui carenze costruttive possano comunque pregiudicare la fruibilità dell'opera e fissando massimali di risarcimento tali da coprire l'intero costo di ricostruzione a nuovo del fabbricato.
(4-01281)
CIOCCHETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la dismissione dei patrimoni immobiliari dagli Enti pubblici agli Enti privati avrebbe creato una situazione di disagio tra gli inquilini, che non riescono a pagare affitti o canoni di mutui aumentati notevolmente negli ultimi anni;
ASSITALIA nel novembre del 2002, avrebbe disdetto i contratti stipulati nel 1995, secondo la legge dei «patti in deroga», con gli inquilini locatari sin dal 1983 degli appartamenti dei suoi stabili siti in via Pietro Marchisio, a Roma, senza peraltro dichiarare «per imminente vendita» consentendo in tal modo agli stessi l'esercizio della prelazione, pattiziamente stabilita dall'articolo 18 del contratto di locazione, qualunque fosse il tipo di vendita;
tale comunità di cittadini romani, costituita da più di 100 nuclei familiari, abitante in via Pietro Marchisio, dal numero civico 75 al 115, zona Cinecittà est, rischierebbe in seguito a tali dismissioni di essere lacerata e dispersa;
ASSITALIA avrebbe celato la vendita in blocco degli immobili alla Società INITIUM avvenuta il 23 dicembre 2002, informando gli inquilini tramite lettera alcuni mesi dopo;
dopo un anno di trattative sindacali tra gli inquilini e la predetta Società INITIUM, quest'ultima avrebbe rivenduto in blocco, a sua volta, gli appartamenti in questione ad una srl «unipersonale» denominata SOGESTA;
la SOGESTA pur concedendo il riconoscimento del diritto di prelazione, avrebbe affidato all'Istituto Piemontese di Intermediazione la vendita degli immobili predetti, stabilendo prezzi medi esorbitanti ed assolutamente fuori mercato, trattandosi peraltro di appartamenti costruiti con contributi pubblici in forza della legge sull'edilizia economica e popolare;
i passaggi di vendita, cessione ed intermediazione fin qui elencati avrebbero avuto il loro epilogo con le intimazioni di
sfratto, alcune già convalidate dall'autorità giudiziaria, inviate ai predetti inquilini dalla MISANO srl, Società che parrebbe appartenere allo stesso gruppo SOGESTA, creando oltretutto, in tal modo, la condizione per l'aumento dei prezzi medi dei suddetti immobili di oltre il 150 per cento -:
se siano a conoscenza della situazione di disagio sociale che vivono gli oltre 100 nuclei familiari predetti, se intenda attivare una verifica e un monitoraggio della situazione in atto sul territorio nazionale e romano in particolare, e se intendano intervenire per la tutela degli inquilini.
(4-01300)
PILI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel novembre del 2002 la Regione Sardegna firmò l'accordo con il governo algerino per la costituzione di una società pubblico-privata per lo studio di fattibilità per la realizzazione della grande rete transeuropea energetica;
il mercato energetico italiano ed europeo sostengono con sempre maggiore determinazione il progetto di collegare la Sardegna con l'Europa attraverso il metanodotto con l'Algeria;
il metanodotto Algeria-Sardegna-Europa ha raggiunto notevoli traguardi con otto miliardi di metri cubi di metano già venduti nei mercati europei che costituiscono un vantaggio progettuale e un'occasione straordinaria per l'Italia e la Sardegna;
gli otto miliardi di metri cubi già venduti costituiscono l'80 per cento dell'intera operazione commerciale che da sola garantisce la fattibilità economica del grande collegamento energetico;
il governo algerino ha deciso di mantenere in capo alla Sonatrach, la società energetica algerina, il restante 20 per cento di gas metano;
questo dato è molto rilevante poiché consente di eliminare definitivamente le contrarietà espresse da alcuni soggetti, fra cui l'Eni in particolar modo;
con la vendita sul mercato di questo quantitativo si mette al riparo il metanodotto da un grande attivismo russo sul mercato europeo che stava sfociando in preoccupanti intese con la stessa Algeria e la Libia;
tali possibili intese avrebbero potuto costituire un piano monopolistico che il metanodotto Algeria-Sardegna-Europa argina concretamente mettendo l'Italia in condizione di giocare un ruolo strategico nello scenario energetico europeo;
nella visita dei giorni scorsi (9 e 10 ottobre 2001) in Algeria il Ministro Bersani si è prioritariamente soffermato, nell'interlocuzione con il governo algerino, sulla partita relativa ai rigassificatori e al rafforzamento del Transmed;
sarebbe opportuno che il Governo cogliesse questo momento storico così importante per mettere l'Italia e quindi la Sardegna al centro dell'operazione energetica nel Mediterraneo -:
per quali ragioni il Governo Italiano non abbia proposto al Governo algerino un piano adeguato e definito per la messa in cantiere del metanodotto descritto in premessa;
per quale motivo i tempi della trattativa commerciale e tecnica si siano dilazionati in maniera eccessiva configurando una perdita di tempo inutile;
come il Ministro interrogato intenda favorire concretamente la realizzazione del metanodotto già inserito nel 2002 in una legge dello Stato italiano;
se non ritenga opportuno coinvolgere la Snam rete gas nell'operazione, al fine di garantire in tutto il paese un provider commerciale e strutturale già presente sul territorio nazionale;
se non creda che tale coinvolgimento di Snam rete gas, società di diretta pertinenza
dell'Eni, debba avvenire in tempi rapidissimi per evitare che l'Eni stessa continui a mantenere una posizione equivoca sul progetto del Metanodotto Algeria-Sardegna-Europa;
come il Governo intenda rapportarsi nella partita dei prezzi d'ingresso e quali siano le proposte che intende avanzare per lo stesso regime tariffario;
se non ritenga opportuno, come lo ritiene l'interrogante, che debba essere proposto un prezzo d'ingresso differenziato per la Sardegna, un prezzo decisamente più favorevole per la Sardegna proprio in relazione alla sua prioritaria funzione di raccordo al centro del Mediterraneo;
quali siano in definitiva i tempi per l'avvio dei lavori e quelli per la completa realizzazione del metanodotto;
quali garanzie a tutela della massima trasparenza e per evitare possibili conflitti di interesse sull'affidamento della gestione del cavo il Ministro intenda adottare, tenuto conto che secondo il progetto il metanodotto sarà accompagnato appunto da un cavo di fibre ottiche, che dovrebbe consentire, oltre al monitoraggio dello stesso metanodotto, anche il raccordo telematico tra l'Europa e il Magreb attraverso la Sardegna;
se il Ministro intenda adottare tutti gli opportuni provvedimenti per far sì che la realizzazione del progetto, in tutte le sue fasi, sia gestita nella più ampia trasparenza.
(4-01306)