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Allegato B
Seduta n. 8 del 31/5/2006
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo n. 5 del 9 gennaio 2006 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 12 del 16 gennaio 2006) è stata varata la riforma della legge fallimentare che, per la parte specificamente riferita all'istituto del fallimento, entrerà in vigore il 16 luglio 2006;
la riforma amplia competenze e responsabilità del curatore fallimentare;
in ordine a questa figura e a quella del commissario giudiziale e liquidatore del concordato preventivo, risulta avviato l'iter amministrativo per la revisione dei relativi compensi, il cui ultimo aggiornamento, fissato con il decreto ministeriale 570 del 28 luglio 1992, risale a ben quattordici anni orsono -:
se non ritenga di intervenire affinché l'iter relativo a detta revisione possa essere concluso in tempo utile per permetterne l'entrata in vigore il 16 luglio 2006 o, comunque, quando preveda di dar corso all'adozione del provvedimento necessario allo scopo.
(5-00010)
CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa hanno riportato le dichiarazioni del Ministro della giustizia relative all'opportunità di affrontare il tema dell'indulto per ovviare alla «grave situazione» in cui verserebbe il sistema carcerario nazionale;
tra le procedure avviate dal competente ministero per la realizzazione di nuove strutture carcerarie soltanto quella concernente la costruzione di un nuovo istituto in quel di Pordenone pare aver concluso il relativo iter;
la Commissione europea ha mosso, però, alcuni rilievi in ordine alla scelta seguita dall'amministrazione per l'individuazione del contraente -:
se non ritenga opportuno, per ovviare alla situazione in cui versa l'attuale casa circondariale di Pordenone, procedere all'affidamento dei lavori inerenti alla costruzione del nuovo istituto;
quali valutazioni dia dei rilievi svolti dagli uffici comunitari;
quali iniziative intenda, comunque, assumere per accelerare la realizzazione del nuovo carcere in quel di Pordenone.
(5-00011)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZANELLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
uno dei fatti di cronaca più terribili di questi anni è certamente quello avvenuto il 21 febbraio 2001, ricordato tristemente come «il delitto di Novi Ligure», dove la diciassettenne Erika De Nardo, insieme al suo fidanzato, uccise la madre e il fratellino di 12 anni;
Erika venne condannata in via definitiva a 16 anni di reclusione, pena che sta scontando presso il carcere di Verziano, in provincia di Brescia;
la vicenda di Erika è tornata in questi giorni di attualità, in quanto la ragazza è uscita per poche ore dal carcere per partecipare ad una partita di pallavolo, grazie all'iniziativa «Oltre il muro» organizzata dall'Uisp (Unione italiana sport per tutti);
già nel maggio dello scorso anno, l'interrogante aveva fatto visita alla giovane Erika, presso il carcere per adulti, il femminile di Brescia, dove la ragazza era stata da poco trasferita, avendo raggiunto la maggiore età;
in questi anni di detenzione Erika non è mai uscita dal carcere, nonostante la legge le consente dei permessi, e la Corte di Cassazione il 7 maggio scorso, ha respinto la sua richiesta di essere trasferita in una comunità per ricevere le cure psicologiche di cui, secondo la difesa, ha bisogno;
come dichiarato dal dottor Mario Boccassi, avvocato della ragazza, in una intervista al quotidiano Il Messaggero del 22 maggio scorso, la sentenza disponeva che Erika fosse controllata e assistita psicologicamente, e questo è avvenuto solamente durante la sua permanenza nel carcere minorile, mentre non sta avvenendo presso l'attuale carcere, contravvenendo così alla funzione primaria della detenzione stessa che è quella del reinserimento, della riabilitazione e del processo di risocializzazione di chi delinque -:
se non ritenga di verificare se il carcere di Verziano abbia strutture e supporti adeguati a garantire l'assistenza psicologica alla ragazza così come richiesto nella sentenza di condanna.
(4-00147)
FRIGATO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Collegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati di Rovigo è stato interessato da vicende, definite «gravi» dallo stesso Ministero della giustizia e che hanno determinato, su proposta del Collegio nazionale, l'adozione di un decreto di scioglimento in data 13 maggio 2005. I soggetti colpiti dal provvedimento di scioglimento lo contestavano tanto violentemente quanto vanamente;
nelle successive elezioni alcuni dei componenti il disciolto Consiglio, nei cui confronti esistevano collaterali procedimenti disciplinari, venivano in parte riconfermati;
in seguito i provvedimenti disciplinari che riguardavano i predetti soggetti giungevano a conclusione, con l'effetto di dichiarare radiato dall'Albo l'ex-Presidente, Giorgio Ferrighi, l'intero Collegio dei revisori dei conti e di sospendere - per periodi compresi fra 8 e 12 mesi - altri tre Consiglieri;
il Collegio nazionale provvedeva allora a dare disposizioni affinché i soggetti radiati e sospesi venissero integrati in Consiglio con «...i candidati non eletti alle ultime elezioni in base al maggior numero di preferenze ottenute», come testualmente prescrive l'articolo 3, comma 4, della legge 6 giugno 1986, n. 251;
nel frattempo, i soggetti colpiti dai provvedimenti disciplinari, nel tentativo di sfuggire all'afflizione conseguente, disconoscevano la giurisdizione professionale presentando ricorso ex articolo 700 presso il tribunale di Rovigo, ancora una volta vedendosi respingere il ricorso;
essi allora, sostenendo la tesi di un complotto nei loro confronti, avviavano una sistematica azione volta ad ottenere la revoca extra-procedimento delle sanzioni disciplinari loro comminate ed impedire che il Consiglio del Collegio provinciale di Rovigo, così integrato, potesse continuare la propria attività in rispondenza ai compiti istituzionali previsti per legge;
questa azione, secondo l'interrogante, incredibilmente, pare abbia trovato sponda negli uffici del Ministero della giustizia preposti alla vigilanza sugli ordini professionali, tanto che in data 9 febbraio 2006, con nota 16181, il Ministero della giustizia «ordinava» al Collegio nazionale di provvedere allo scioglimento del Collegio provinciale di Rovigo, nonché di indicare la terna di nomi entro cui nominare il Commissario straordinario, e ciò, secondo l'interrogante, in palese violazione della legge professionale e nonostante l'attuale Consiglio garantisse l'effettivo numero legale dei suoi componenti ed adeguata funzionalità;
benché il Collegio nazionale facesse immediatamente rilevare, con nota del 14 febbraio 2006, l'illegittimità della richiesta ministeriale, per le motivazioni in appresso indicate il Ministero della giustizia ribadiva nuovamente la richiesta di scioglimento con nota del 17 febbraio 2006 protocollo n. 19714-U;
il Collegio nazionale allora, con deliberazione del giorno 11 marzo 2006 esprimeva argomentato «parere negativo» al commissariamento del Collegio di Rovigo «avendo riscontrato che non ricorreva nessuna delle circostanze tassativamente all'articolo 3, comma 5, della legge professionale n. 251 del 1986 e, trovandosi in aperta divergenza con il Ministero, richiedeva l'indizione urgente di una Conferenza di servizi, strumento tipico previsto dalla legge per la risoluzione delle controversie nell'ambito della Pubblica amministrazione;
in tutta questa vicenda appare all'interrogante quanto meno singolare il comportamento dell'Ufficio ministeriale il quale, investito del dovere istituzionale di vigilanza e controllo sul corretto funzionamento degli ordini professionali, ha esercitato ripetute richieste al Collegio nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, con motivazioni, secondo l'interrogante, assolutamente inconsistenti ed opposte anche a precedenti decisioni dell'Ufficio medesimo, affinché detto Collegio nazionale adotti determinazioni, che appaiono all'interrogante, in contrasto con la legge professionale n. 251 del 1986 ma anche lesive sia dei diritti degli attuali componenti il Collegio di Rovigo (che si vedrebbero privati del loro diritto elettivo) che degli stessi soggetti colpiti da semplice sospensione (i quali si vedrebbero privati del loro diritto rientrare nell'organo consiliare al termine della sospensione che li ha colpiti) -:
se non si ritenga doveroso disporre una immediata verifica presso l'indicato ufficio del Ministero della giustizia per verificare quale sia la ragione dell'adozione di atti, secondo l'interrogante, in contrasto con la legge professionale;
se non ritenga, infine, accertata la gravissima situazione descritta dall'interrogante e valendosi dei poteri di auto tutela, revocare l'illegittimo ed infondato decreto del precedente Ministro della giustizia del 28 aprile 2006 con il quale è stato commissariato il Collegio di Rovigo.
(4-00151)
CARUSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 13 maggio 2006 l'interrogante si è recato in visita presso l'Istituto penitenziario di Secondigliano di Napoli;
la visita si è concentrata su Terza sezione dell'infermeria cosiddetto «Terza Psichiatrica» e sul reparto di Osservazione psichiatrica;
il reparto di Osservazione psichiatrica nasce da un progetto sperimentale, cominciato oltre tre anni fa, e che di fatto ha determinato lo spostamento di una sezione di un OPG in una struttura penitenziaria ordinaria;
tale struttura dovrebbe «trattenere», solo ed esclusivamente per esigenze di osservazione medica, e per non oltre 30 giorni, persone per le quali è necessario approfondire il quadro medico e per decidere se il proseguimento della loro detenzione deve avvenire in un istituto di pena o in un OPG;
durante la visita è emerso che i cinque detenuti presenti nella Terza sezione dell'infermeria erano in celle prive di ogni mobile, se non di un letto e un materasso di gommapiuma, senza lenzuola, tavolo, sedie e persino della carta igienica, con la dotazione di una sola coperta e un asciugamano;
i bagni di queste celle, di anguste dimensioni, sono in condizioni fatiscenti e igienicamente indecenti;
analoga situazione si riscontrava nella sezione dell'Osservazione psichiatrica, dove su circa 18 detenuti presenti, nessuno disponeva di carta igienica, di lenzuola, di tavolo o sedie;
pertanto i detenuti sono costretti a mangiare in piedi o in terra;
nelle celle non sono presenti vetri alle finestre che rimangono sempre aperte di inverno come in estate;
i bagni dell'Osservazione psichiatrica sono sprovvisti di porte e pertanto, laddove in cella vi sono due detenuti ognuno deve effettuare i suoi bisogni fisiologici alla vista dell'altro;
le celle sono sprovviste di doccia, che si effettua solo una volta ogni due giorni, e che ciò determina una ulteriore mortificazione alle condizioni personali dei reclusi;
nel reparto Osservazione psichiatrica è presente una cella, piuttosto fatiscente, con su scritto «Sala di Coercizione Fisica» dove è presente un letto di contenzione, utilizzato in almeno due occasioni per dichiarazione degli stessi agenti di reparto;
pur avendo gli agenti dichiarato che vi è un presidio medico 24/24 H, al momento della nostra visita (effettuata tra le 16.00 e le 18.00) non era in servizio nessun medico psichiatra;
il personale degli agenti di polizia non ha nessuna formazione specifica per detenuti con problemi psichici prestando servizio in un istituto penitenziario;
in ogni caso nessuna esigenza medica o di sicurezza giustifica la presenza di detenuti in celle prive di vetri alle finestre o privi di carta igienica;
ci trova di fronte a palesi violazioni dei principi costituzionali che garantiscono che la detenzione non deve essere contraria al senso di umanità;
nessuna delle norme del nuovo regolamento penitenziario appaiono applicate in questi reparti;
così come sono gestiti i reparti in questione appaiono avere finalità punitive e non terapeutiche;
la costituzione dell'Osservazione psichiatrica doveva avvenire in via sperimentale e che si avvia a divenire invece permanente -:
se ritenga opportuno attivarsi per disporre l'immediata chiusura del reparto di Osservazione psichiatrica e della Terza sezione dell'infermeria;
di intervenire, nelle more, immediatamente per garantire ai detenuti di questi reparti il rispetto della persona e dei diritti previsti dal nostro ordinamento;
di approvare nuove procedure di intervento per i detenuti affetti da disagi psichici che contemplino il pieno rispetto della dignità della persona.
(4-00159)