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Allegato B
Seduta n. 84 dell'11/12/2006
TESTO AGGIORNATO AL 24 GENNAIO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
troppo spesso si sono sottovalutate le condizioni proibitive in cui sono costretti a lavorare i Vigili del Fuoco che, esercitando una attività ad alto rischio ed estremamente gravosa, mettono quotidianamente a repentaglio la loro stessa incolumità fisica;
è necessario, pertanto, assicurare ai Vigili del Fuoco condizioni di lavoro migliori per assicurare un adeguato servizio ai cittadini;
sembrerebbe che il Governo intenda penalizzare considerevolmente le risorse di bilancio indispensabili alla tutela del cittadino e alla valorizzazione del lavoro svolto dai Vigili del Fuoco prevedendo altresì una riorganizzazione e razionalizzazione delle sedi di servizio;
impegna il Governo
ad adottare ogni utile iniziativa volta alla salvaguardia della funzione indispensabile svolta dal Corpo dei Vigili del Fuoco, prevedendo in particolare misure volte al rafforzamento della dotazione del personale impiegato, all'ampliamento e ammodernamento dei mezzi di soccorso nonché ad un miglioramento del loro trattamento retributivo più adeguato e commisurato alla attività svolta.
(1-00068) «Formisano, Volontè».
Risoluzione in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
la «pirateria agroalimentare» internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette per evocare il nostro Paese, è in continua crescita con danni miliardari per le imprese nazionali;
secondo una indagine Federalimentare-Nomisma all'estero risulta falso un menù italiano su tre e che, il volume di affari del Made in Italy alimentare taroccato, stimato pari a 52,6 miliardi di euro, rappresenta ormai più della metà del fatturato alimentare nazionale;
secondo la medesima indagine negli Stati Uniti sono falsi quasi una bottiglia di vino su due e nove formaggi su dieci. Il mercato delle imitazioni per questi due soli prodotti vale ben 2,5 miliardi di dollari contro i 900 milioni in valore delle esportazioni nostrane. Si legge inoltre che anche metà della pasta in mostra nei supermercati e servita nei cosiddetti ristoranti italiani, sarebbe falsa: una quota consistente del mercato, equivalente a 1.275 milioni di dollari, pasta importata negli Stati Uniti è appannaggio di produzioni di pasta che copiano il prodotto italiano utilizzando poi una vaga etichetta;
da uno studio presentato recentemente a Napoli dalla Coldiretti è emerso che falsi Made in Italy agroalimentari sono ampiamente diffusi nei diversi continenti, dall'Europa all'Asia, dall'Oceania all'America: negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro «Contadina» (Roma style) trasformata in California, provolone del Wisconsin e Mozzarella del Minnesota; in Australia si produce Salsa Bolognese e formaggi Mozzarella, Ricotta, Parmesan «Perfect italiano» con bandiera tricolore in etichetta, mentre in Cina l'industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta (Italian cheese). Esempi anche in Europa: Aceto balsamico di Modena prodotto in Germania, olio di oliva «Romulo» con etichetta la lupa che allatta Romolo e Remo imbottigliato in Spagna; salsa al basilico Bolognese in Estonia;
anche e soprattutto le etichette inducono in errore i consumatori circa la provenienza dei prodotti: Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il sud America e
Parmesan dovunque, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano, che è la specialità alimentare italiana più imitata in ogni parte del mondo. Dolcetto, Barbera, Sangiovese e Amarone prodotti in Australia, Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosè, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, per citare solo alcuni falsi nei vini. Prosciutti Parma Ham e San Daniele, salsicce Calabrese o Abruzzese, Mortadella Bologna e Cacciatore made in USA, mortadella Milanesa prodotta in Cile per gli insaccati;
la lotta a tali forme di concorrenza sleale deve restare un passaggio fondamentale nei negoziati sul commercio internazionale (WTO) per evitare ogni forma di agropirateria e salvaguardare le produzioni tradizionali da contraffazioni internazionali;
l'Italia è al primo posto nell'UE nelle produzioni agroalimentari di qualità, condendo 136 prodotti (il 20 per cento del totale comunitario) che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine protetta o di Indicazione Geografica Tipica;
l'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa, con 447 vini Docg, Doc e Igt (60 per cento della produzione nazionale del vino), tale comparto genera un fatturato complessivo di circa 8 miliardi di euro e un valore delle esportazioni superiore ai 2,5 miliardi di euro, costituendo così la principale voce dell'export agroalimentare nazionale;
la tutela dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni è una scelta essenziale per la sopravvivenza stessa di molte imprese italiane, ma è anche tutela del consumatore e della sua salute, in quanto molto spesso tali prodotti di imitazione non hanno gli stessi standard qualitativi e di salubrità degli originali italiani;
la contraffazione agroalimentare rappresenta una minaccia sempre più preoccupante per le imprese, i consumatori e l'economia nel nostro Paese, oltre a rappresentare un problema sociale di notevole entità;
le imprese agroalimentari italiane sono quelle che, in Europa, hanno visto meno protetto il proprio patrimonio innovativo e tecnologico e la concorrenza sleale, in particolare, ha messo drammaticamente in evidenza quanto la tutela e la protezione dei marchi di origine sia importante e quanto sia strategico affrontare i mercati internazionali con un piano finalizzato alla difesa delle produzioni nazionali di alta qualità, derivanti da secoli di tradizioni produttive tramandate di padre in figlio;
la vigente normativa comunitaria in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, del resto, non garantisce pienamente il diritto dei consumatori ad una completa e corretta informazione sulla provenienza di tali prodotti, tenuto conto che la Direttiva CE n. 13 del 2000 dispone che il luogo d'origine o di provenienza può figurare nell'etichetta unicamente nel caso in cui l'omissione di tale indicazione possa indurre in errore circa l'effettiva origine o provenienza dei prodotti alimentari;
nel corso della precedente Legislatura il Parlamento ha introdotto una disciplina (articolo 4, comma 49, della legge n. 350 del 2003 e successive modifiche ed integrazioni) per contrastare l'importazione e l'esportazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine, con particolare riguardo all'utilizzo della indicazione made in Italy su prodotti e merci non originari dall'Italia, considerando tali attività punibili ai sensi dell'articolo 517 del codice penale,
impegna il Governo:
ad attivarsi in tutte le sedi competenti, sia a livello comunitario che nell'ambito del WTO, per far sì che i prodotti agroalimentari italiani vengano tutelati attraverso sistemi di maggior trasparenza in ordine all'etichettatura ed ai messaggi
pubblicitari per consentire ai consumatori di operare scelte consapevoli e per contrastare le pratiche fraudolente che creano un danno economico alle imprese, falsando la concorrenza;
ad adoperarsi nelle sedi opportune per il riconoscimento internazionale a livello WTO delle denominazioni comunitarie protette con particolare riferimento a quelle che valorizzano l'origine geografica dei prodotti agroalimentari;
ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per garantire l'effettività e l'intensificazione dei controlli in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari.
(7-00086) «Misuraca, Marinello, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Minardo, Romele, Paolo Russo, Lion, Bellotti, Ruvolo, Satta, D'Ulizia».