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Allegato B
Seduta n. 89 del 20/12/2006
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
GALLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è ormai di pubblico dominio la decisione del Tribunale della Libertà di Roma di concedere il provvedimento di libertà vigilata alla terrorista Barbara Balzerani, come ampiamente riportato dai quotidiani e dai notiziari nazionali;
in una lettera del 18 dicembre indirizzata all'interrogante, Lorenzo Conti, figlio dell'ex Sindaco di Firenze Lando Conti, assassinato dalle BR-PCC il 10 febbraio 1986, si sottolinea come la terrorista Barbara Balzerani, il 12 febbraio 1986, nel corso del dibattimento del processo presso la Corte d'Assise di Napoli alla colonna napoletana delle BR, rivendicò pubblicamente alla propria organizzazione eversiva, BR-PCC, la responsabilità dell'assassinio di Lando Conti, ammettendo di continuare a considerarsi, pur essendo sottoposta a regime detentivo, punto di riferimento della colonna terroristica, e informata delle sue attività;
sempre dal carcere, la terrorista Balzerani rivendicò alla propria organizzazione ed approvò la rapina di via Prati di Papa del 14 febbraio 1987, durante la quale persero la vita gli agenti portavalori Roberto Lanari e Giuseppe Scravaglieri;
la terrorista Balzerani è uno dei profili più rilevanti nella sanguinosa storia di omicidi commessi dalle BR: processata e condannata e tre ergastoli, ha partecipato al commando che il 16 marzo 1978 rapì in via Fani, a Roma, Aldo Moro: divise in quei giorni con Mario Moretti l'alloggio di via Gradoli, 96 fino alla sua scoperta, il 18 aprile 1978. Partecipò al sequestro del generale Dozier, pianificandone l'azione e dirigendola;
la terrorista Balzerani fu protagonista della feroce polemica tra gli «irriducibili» della lotta armata, quelli che assunsero la denominazione BR PCC, detti «i ragazzi della Balzerani», contro i pentiti che denunciavano gli ex compagni e contro i dissociati che prendevano le distanze dalla lotta armata;
l'evoluzione delle BR nelle BR-PCC ha continuato ad uccidere: nel 1985 il professor Ezio Tarantelli; nel febbraio 1986 Lando Conti, nel marzo 1987 il generale Licio Giorgieri; nell'aprile 1988 Roberto Raffili, e così in avanti fino al professor Marco Biagi;
la terrorista Balzerani non ha mai pronunciato parole di pentimento per gli omicidi ispirati, commessi o rivendicati: secondo l'interrogante le sue stesse parole «La lotta armata è stata resa possibile dalle condizioni oggettive e soggettive collegate alla situazione socio-politica degli anni Settanta. Oggi quelle condizioni sono mutate» e, nel 2003, «Oggi non c'è più spazio per la lotta armata. Non era così negli anni Settanta. Se ne parlava ovunque» non lasciano spazio né al pentimento reale, né al pentimento strumentale, né all'ammissione dell'errore;
ad avviso dell'interrogante, nella decisione del Tribunale della Libertà di Roma non appare alcuna considerazione rispetto al diritto e alle richieste di giustizia delle famiglie delle vittime di questa terrorista, né tantomeno, alla luce delle rivendicazioni e delle dichiarazioni rese dalla Balzerani nel tempo, sempre intrise di freddo dispregio sia per la vita umana che per le istituzioni dello Stato, alcuna considerazione della possibilità che essa possa ricoprire nuovamente il ruolo ispiratore di comportamenti anti sociali e pericolosi di quanti, come dimostrato in tempi recenti dalla terrorista Nadia Lioce, possono essere cellule dormienti delle BR-PCC, anche alla luce del recentissimo arresto del brigatista Matterini da parte della Procura di Firenze, che dimostra come l'ideologia brigatista sia ancora presente nel Paese -:
se essi intendano perseguire il bene superiore e comune a tutti i cittadini italiani della Giustizia e rispondere alle istanze della società che chiede cautele dirette a prevenire recrudescenze del terrorismo tipico degli anni di piombo;
se non ritenga opportuno inviare gli ispettori presso il Tribunale di sorveglianza di Roma al fine di verificare la correttezza dell'operato dei giudici in merito alla concessione della libertà vigilata a Barbara Balzerani;
se e in che tempi essi intendano adottare iniziative normative sul delicato problema del trattamento dei terroristi condannati e sottoposti a regime detentivo;
se il Governo di cui essi sono espressione intenda o meno, avallare i provvedimenti di clemenza, se non sorretti dalla chiara volontà di perdono da parte degli offesi o nella fattispecie di omicidio da parte dei famigliari degli stessi, nonché comprovato da un chiaro e riscontrabile percorso di profonda riconsiderazione di quanto commesso e di chiaro pentimento da parte del condannato.
(3-00503)
Interrogazioni a risposta scritta:
FERDINANDO BENITO PIGNATARO e CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono trascorsi appena dieci mesi dall'inaugurazione dell'istituto penitenziario «Sergio Cosmai» di Cosenza senza che
siano ancora stati adeguati a norma di legge il muro di cinta, la cucina detenuti e l'infermeria;
da una missiva del segretario provinciale della Fp-Cgil e del coordinatore regionale della polizia penitenziaria, si apprende che presso la Casa Circondariale di Cosenza vengono adottate decisioni autonome e lesive nei confronti del personale, in materia di organizzazione del lavoro;
ciò diventa ancora più grave se tali decisioni, come risulta agli interroganti, anziché essere comunicate come informazione preventiva o successiva alle OO.SS., vengono comunicate a tutto il personale durante le conferenze di servizio;
ci sono diversi settori come l'N.T.P. fortemente disagiato, nonché tutti i posti di servizio nuovi o preesistenti che vivono situazioni di estrema precarietà come: colloqui familiari dove manca la figura di un responsabile fisso; colloqui avvocati che dovrebbero contare sempre sulla presenza di unità maschili per ottemperare alle procedure di controllo all'entrata e all'uscita dei detenuti; il servizio nuovi giunti mai attivato; la sala regia/operativa che dovrebbe funzionare in h 24;
i turni notturni (18/24 e 06/00) si svolgono sempre al di sotto dei livelli minimi di sicurezza che mettono in serie difficoltà operative/logistiche il preposto di sorveglianza generale che, qualora un detenuto a causa di un malore improvviso necessita di ricovero urgente, per ottemperare all'emergenza senza mettere a rischio la salute del detenuto è costretto, non avendo sufficiente personale, a sguarnire completamente i posti di servizio, con gravi ripercussioni sulla sicurezza dell'intero istituto;
a quanto risulta agli interroganti, si registra la preferenza di far gravare i turni di 12/18 al personale residente in città o che non fruisce di abbinamenti, per comodità di viaggio, ad altre unità; quelli che hanno effettuato richiesta di abbinamenti, vengono anche favoriti nella turnazione che segue il 18/24, con inizio dei turni più agevoli, riservando i turni di 06.00/12.00 al solo personale che ha colpa di risiedere in centro;
gravi disfunzioni si registrano anche con riferimento al servizio di mensa, inadeguata per qualità e quantità, che propina dei menù fissi preparati senza la partecipazione della commissione apposita che non viene nemmeno investita per l'effettuazione dei dovuti controlli;
a distanza di ormai 10 lunghi mesi manca ancora un'adeguata copertura della guardia medica, completamente assente nella fascia oraria 22.00/08.00, tanto è vero che se intervengono necessità o comunque richieste d'assistenza medica, anche per malori di lieve entità, da parte dei detenuti, è necessario chiamare il 118;
nonostante i padiglioni siano stati interessati al rifacimento con lo stanziamento di notevoli risorse finanziarie, le celle che ospitano i detenuti non sono provviste di interruttori elettrici all'esterno delle stesse, impedendo di fatto il controllo notturno e ritardando notevolmente l'intervento degli operatori di polizia penitenziaria nel caso in cui si dovessero verificare eventi critici;
addirittura pare (qualora corrispondesse al vero, sarebbe di assoluta gravità) che le auto di servizio vengano utilizzate, da funzionari dell'A.P., anche per fini personali come accompagnare i figli all'università con tanto di autista penitenziario, non considerando tra l'altro i ragionevoli rischi che si fanno correre ai propri congiunti -:
se e quali iniziative, con urgenza, intenda intraprendere il Ministro per porre fine alle irregolarità e ingiustizie che si verificano presso la Casa Circondariale di Cosenza in materia di organizzazione del personale e per rendere conformi alla legge tutti i servizi della stessa, al fine di garantire il rispetto delle norme di sicurezza e legalità sia al personale in servizio che ai cittadini calabresi;
se non ritenga di dover verificare se le informazioni relative all'utilizzo delle
auto di servizio per fini privati corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare.
(4-02033)
CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la CGIL, Funzione pubblica, più volte ha manifestato la grave situazione del carcere di Velletri, segnalando, peraltro, l'indisponibilità al dialogo del Direttore del carcere Dottor Makovech;
con varie note, la prima delle quali è del 23 febbraio 2006, si denunciava un taglio del 18 per cento del monte ore straordinario, pari a 9000 ore, rispetto a quello assegnato nel 2005, il mancato rispetto del contratto collettivo di lavoro, nonché atteggiamenti ostili e pratiche violative delle corrette relazioni sindacali in ordine a problematiche interessanti tutti i lavoratori dell'istituto di pena;
in particolare, si lamentava la revoca di alcuni provvedimenti adottati dalla Direzione stessa in ordine all'assegnazione di fondi alle unità operative dopo averne, al contrario, dichiarato il fallimento; la liquidazione dei compensi e degli incentivi senza alcuna chiarezza né possibilità di verifica dei conteggi; la comunicazione dei turni di reperibilità agli interessati solo successivamente allo svolgimento del servizio; il ricorso al lavoro straordinario senza una effettiva necessità, mettendo a rischio la remunerazione di lavoratori che, per effettive esigenze, si trovassero a svolgerlo;
nessuna delle istanze sopra avanzate dalla CGIL è stata affatto presa in considerazione, neanche a seguito del sit-in di protesta, tenutosi da parte degli addetti (agenti di Polizia Penitenziaria) nel piazzale antistante la casa circondariale di Velletri, il 10 aprile 2006;
la gravità delle situazione carceraria in questione risulta ancor più evidente ove si consideri che la casa circondariale di Velletri è un istituto di massima sicurezza, ospitante - come anche emerge dalle relazioni conclusive della commissione parlamentare antimafia della XIV legislatura - numerosi appartenenti a consorterie criminali sia di origine nazionale che extracomunitaria;
peraltro, anche nella sezione speciale ove sono rinchiusi i detenuti appartenenti ad organizzazioni criminali, come nel resto della casa circondariale, sussistono gravi carenze di organico che nuocciono alla sicurezza degli operatori e dei detenuti;
di recente, peraltro, la gestione della situazione è divenuta ancor più difficoltosa, come anche evidenziato da una nota della CGIL del 13 settembre 2006, dalla recente effettuazione delle riprese del programma «Altrove» all'interno della medesima casa circondariale, acuendo le già precarie condizioni di sicurezza dell'istituto interessato e rendendo sempre più difficile la gestione del servizio;
le operazione di ripresa del programma suddetto, infatti, comportando ulteriori necessità di controllo e sorveglianza, vista la già grave carenza di personale ed il reale problema di retribuzione dello straordinario, obbliga peraltro il personale smontante di notte a rientrare in servizio con turni di mattina o di pomeriggio impedendone il necessario riposo -:
se il Ministro della Giustizia intenda avviare indagini amministrative in ordine ai summenzionati fatti e quali iniziative intenda intraprendere per garantire la sicurezza degli operatori e dei detenuti nel carcere in questione.
(4-02040)
FOGLIARDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'area dell'ex carcere del Campone in Via Del Fante sito a Verona di proprietà della Patrimonio dello Stato Spa società veicolo del Ministero dell'economia risulta ad oggi in uno stato di abbandono e di lento ed inesorabile degrado;
nel mese di dicembre 2004 si vede quasi perfezionata la vendita del suddetto
immobile da parte della LM Real Estate dei fratelli Magnoni, operazione questa che avrebbe mosso i primi passi verso una prima opera di ristrutturazione, acquisto però mai perfezionato a causa dei numerosi vincoli presenti;
ad oggi risulta ancora un mancato intervento di bonifica da parte dell'Amministratore delegato della Patrimonio dello Stato Spa, Massimo Ponzellini, nonostante varie e continue promesse;
l'immobile citato non possiede una destinazione urbanistica appetibile e una sua ristrutturazione comporterebbe dei costi molto elevati;
la presenza di pullman turistici continuamente posteggiati nelle strade vicine all'area dell'ex carcere reca danni, quali il contatto di gas di scarico da parte dei residenti;
nell'anno 2007 inizieranno i lavori di realizzazione del parcheggio pertinenziale in Lungadige Capuleti (strada limitrofa a Via Del Fante), il tutto comporterà l'inagibilità della strada stessa per almeno due anni con un aggravio di disagio già in atto nella zona;
a giudizio dell'interrogante, la zona a lato e dietro l'edificio dovrebbe essere utilizzata come parcheggio in previsione dei 250 posti auto conseguibili a pagamento per i cittadini, dipendenti comunali provinciali e statali dei vicini uffici, parcheggio utile soprattutto per il posteggio di tutti i pullman turistici presenti durante la stagione areniana -:
se intenda intervenire al fine di ottenere l'immediato intervento di bonifica dell'area.
(4-02046)
FASOLINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Barbara Balzerani, 57 anni, già definita come la primula rossa delle Brigate Rosse, fin dal 1976 è entrata a far parte della predetta Associazione terroristica affiliandosi alla colonna romana costituita da Mario Moretti, notissimo esponente dei cosiddetti anni di piombo;
con Mario Moretti ha gestito la casa-covo in via Gradoli, base di preparazione dell'eccidio di Via Fani e del successivo sequestro di Aldo Moro ai quali eventi ha partecipato da protagonista subendo, dopo la cattura avvenuta ad Aosta il 19 giugno 1985 e il relativo processo, condanna all'ergastolo;
analoghe condanne all'ergastolo ha subìto per la partecipazione agli omicidi di quattro Carabinieri e al ferimento di un Maggiore dell'Esercito;
a seguito di istanza avanzata dal proprio difensore, il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha concesso a Barbara Balzerani la libertà vigilata, nonostante il parere negativo espresso dai parenti del tenente colonnello dei carabinieri Emanuele Tuttobene e dai congiunti di altri due carabinieri uccisi nel 1979, Mario Tosa e il Maresciallo Vittorio Battaglini, con il solo parere favorevole di Maria Fida Moro figlia dell'indimenticato leader della Democrazia Cristiana Aldo Moro;
Barbara Balzerani non si è mai dichiarata pentita, né dissociata, per cui con tale sentenza, secondo l'interrogante, vengono cancellati con un inammissibile colpo di spugna la morte di un grande esponente politico nonché di numerosi servitori dello Stato uccisi a seguito di reiterate azioni criminose;
i reati commessi appaiono ancora più vili ed esecrabili, per la vigenza sul territorio nazionale di leggi democratiche che consentono il libero confronto delle idee e l'esercizio di comportamenti conseguenziali e adeguati;
la difesa della democrazia non può essere utilmente perseguita se il nostro ordinamento e gli organi preposti alla sua tutela appaiono lacunosi nella difesa dei diritti di tutti i cittadini e si consente a chi offende in modo così grave e irreparabile il diritto alla vita di farla franca dopo aver scontato soltanto una parte della pena;
con l'aggravante, che in questo caso è stata posta in opera un'azione eversiva dell'ordinamento democratico, al fine di preparare con metodi violenti l'avvento di uno Stato autoritario quale solo può nascere dal sangue e dal terrore;
nessuno potrà mai restituire ai morti la vita, che «pure qualche valore rappresenta» ed alle spose ai figli agli altri parenti, agli amici gli affetti a lungo coltivati e barbaramente alienati;
con quale messaggio per le future generazioni è fin troppo facile immaginare -:
quali iniziative normative intenda adottare al fine di restituire alla sua integrità il concetto di certezza di pena e certezza di diritti, quali quello alla vita, in questo caso drammaticamente violati;
se non ritenga opportuno inviare gli ispettori presso il tribunale di sorveglianza di Roma al fine di verificare la correttezza dell'operato dei giudici in merito alla concessione della libertà vigilata a Barbara Balzerani.
(4-02050)
COSTA e BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 18 dicembre notizie di stampa hanno confermato la concessione da parte del Tribunale di Sorveglianza di Roma della liberazione condizionale per anni 5 alla brigatista rossa Barbara Balzerani;
Barbara Balzerani - una delle prime militanti dell'organizzazione ad aderire alla lotta armata e una delle ultime a essere arrestata - è considerata la ex «primula rossa» del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro (16 marzo - 9 maggio 1978);
la Balzerani era stata condannata ad alcuni ergastoli per il suo coinvolgimento nell'organizzazione sovversiva delle Brigate Rosse;
il figlio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti, caduto per mano brigatista, Lorenzo ha inoltrato un accorato appello ai Parlamentari affinché si faccia piena luce sulle ragioni del provvedimento;
nel documento, il Conti, che da 20 anni sta attendendo di conoscere chi materialmente abbia ucciso il padre, lamenta il fatto che il Tribunale di Roma non lo abbia ascoltato - a differenza di altri parenti di vittime - posto che la Balzerani aveva pubblicamente rivendicato alla sua organizzazione l'assassinio del sindaco fiorentino;
la Balzerani aveva definito Lando Conti come «trafficante d'armi» e «uno degli esponenti di spicco del partito della guerra», evidenziando come il suo omicidio si inserisse «magistralmente all'interno del programma della nostra organizzazione...»;
il Ministro di Grazia e Giustizia, per vicende di importanza assai minore a quella de quo, allorché vengano assunti provvedimenti giudiziari discutibili, ha inviato ispettori ministeriali nelle sedi giudiziarie con finalità di verifica e controllo -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non ritenga opportuno l'invio di ispettori presso il Tribunale di Sorveglianza di Roma al fine di valutare la correttezza dell'operato dei Giudici in merito alla concessione della liberazione condizionale a Barbara Balzerani.
(4-02051)