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Allegato B
Seduta n. 9 del 6/6/2006
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INFRASTRUTTURE
Interrogazioni a risposta scritta:
ZANELLA e CACCIARI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio Venezia Nuova ha in concessione allo Stato tramite il Magistrato alle acque la realizzazione di opere e interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna;
il Magistrato alle acque ha il compito di vigilare affinché le risorse pubbliche destinate dallo Stato alla salvaguardia di Venezia e della sua laguna siano impiegate correttamente;
già nel corso della precedente legislatura l'interrogante e altri onorevoli colleghi, anche a fronte di preoccupanti procedimenti giudiziari e al contestuale rinvio a giudizio di alti funzionari, tra i quali l'attuale Presidente della Magistratura alle acque e il suo predecessore con numerosi atti di sindacato ispettivo avevano già posto all'amministrazione la questione dell'improrogabile necessità di garantire da parte del Magistrato alle acque, cui spetta oggi come in passato, una funzione vitale per la sopravvivenza della realtà lagunare, i più elementari principi di trasparenza, correttezza e imparzialità;
le rive di San Marco, oggetto di un intervento di restauro e consolidamento (rifacimento delle rive e rialzo della pavimentazione) da poco terminato, hanno subito accusato crepe e cedimenti. In particolare, come riportato dagli organi di stampa, una grossa crepa si è aperta nel pieno della riva marciano a pochi passi dal Palazzo Ducale, l'intero fronte è scivolato per circa 50 centimetri e al centro della riva le pietre si sono sollevate di una misura equivalente. I pontili per le gondole appena costruiti sono quindi dovuti essere demoliti;
a giudizio dell'interrogante è chiaro che questi interventi sono assolutamente inadeguati, in particolare l'impiego massiccio del cemento, per le sue caratteristiche fisiche e meccaniche, in genere non appare assolutamente adatto in ambiti edilizi medioevali e specialmente in laguna (come già mostrano inquietanti segni di cedimento alla Giudecca e alle Zattere), in particolare, nonostante le contraddittorie affermazioni del vicepresidente della Magistratura alle acque che individua le cause del cedimento nella «incoerenza» del terreno, è evidente che l'eccessivo peso dei materiali impiegati ha spezzato il delicato equilibrio del sottosuolo. «Danno la colpa al terreno incoerente», accusa tra gli altri l'associazione Italia Nostra, «ma la fragilità del sottosuolo veneziano è universalmente nota. Significa che quegli interventi non vanno bene»;
da più parti è stata sollevata la questione delle necessità di intervenire nel contesto lagunare tenendo conto dei delicatissimi equilibri idrogeomorfologici, ambientali e anche del profilo paesaggistico, storico e architettonico, il che il più delle volte coincide con il rispetto e il recupero della tradizione. La stessa sovraintendenza si è espressa chiaramente in merito sollecitando l'uso dei metodi tradizionali che non solo risultano più sicuri e collaudati, ma anche più duraturi;
in questo contesto occorre ricordare lo scandalo di Torcello del 2000, quando al posto delle tradizionali rive in mattoni gli abitanti trovarono banchine «portuali» in ferro e calcestruzzo. Allora, sospesi i lavori nell'indignazione generale fu stilato un protocollo per l'impiego dei materiali tradizionali che il Consorzio sembra però aver rimosso;
più recentemente la sovraintendenza ai beni archeologici è dovuta intervenire per tutelare reperti storici ovali sommersi danneggiati per incuria nel corso degli interventi di restauro;
i casi sopraccitati destano grande preoccupazione perché il Mose segue, su grande scala, una logica d'intervento analoga, basti pensare alla prevista messa in opera di alcuni milioni di tonnellate di calcestruzzo sul fondale lungo alcuni chilometri -:
quali misure l'amministrazione intende prendere per garantire, infine, che il Consorzio Venezia Nuova e il Magistrato alle acque, svolgano i loro rispettivi compiti nel migliore dei modi, con trasparenza e saggezza;
se, in questo delicato frangente per Venezia e la sua Laguna non si ritenga necessario far svolgere ulteriori perizie e assicurare una più stretta vigilanza del loro operato al fine di evitare nuovi costosi e potenzialmente irreparabili incidenti, frutto non solo di pressapochezza ma anche di scelte radicalmente e strategicamente errate;
se, infine, non si ritiene auspicabile, come suggerito dall'associazione Italia Nostra, una modificazione dei protocolli d'intesa sugli interventi di restauro al fine di favorire l'impiego dei metodi tradizionali d'intervento.
(4-00182)
MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
dalle dichiarazioni fatte dal Ministro delle infrastrutture su alcuni articoli di stampa si evince, ad avviso dell'interrogante, che il progetto di raddoppio della
strada statale Ragusa-Catania è escluso dalle «grandi opere» che il Ministro intende attuare;
si tratta di un'opera importantissima per la provincia di Ragusa il cui progetto è già stato approvato dal Cipe nel marzo scorso e che ad oggi ci troviamo in un fase che in pochi mesi avrebbe dovuto portare a stabilire le procedure d'appalto;
si tratta di un'arteria pericolosa, teatro di gravi e mortali incidenti stradali, e per lunghi tratti impraticabile;
il Ministro sconosce completamente il nostro territorio e non è forse in grado di comprendere l'importanza del raddoppio dell'arteria che è l'unica via di collegamento con le province di Catania e Siracusa;
questo Governo sta ignorando in modo assoluto la Sicilia e la provincia di Ragusa, in particolare -:
se il Governo intenda provvedere ad inserire il progetto di raddoppio della strada statale Ragusa-Catania tra le «grandi opere» del suo programma, rispondendo così ad una necessità che i cittadini attendono da troppo tempo e che nel contempo promuove lo sviluppo dei trasporti interni alla Regione.
(4-00184)