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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 100 di martedì 30 gennaio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 9.
MARCO BOATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Capodicasa, Catone, Cento, Cordoni, D'Alema, De Castro, De Simone, Duilio, Franceschini, Letta, Lusetti, Mazzocchi, Migliore, Mussi, Oliva, Leoluca Orlando, Piscitello, Realacci, Scajola, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati già in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sull'allargamento della base militare statunitense di Vicenza nel quadro dei rapporti del nostro paese con gli Stati Uniti d'America (ore 9,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'allargamento della base militare statunitense di Vicenza nel quadro dei rapporti del nostro paese con gli Stati Uniti d'America.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per 8 minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del ministro della difesa)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro della difesa, Arturo Parisi.
ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, colleghi deputati, a proposito della vicenda relativa all'ampliamento della base militare di Vicenza, in concessione d'uso all'esercito degli Stati Uniti, nel quadro degli accordi bilaterali con l'Italia all'interno della NATO, il Governo è intervenuto in Parlamento numerose volte. Già a pochi giorni dall'insediamento dell'Esecutivo, il 31 maggio dello scorso anno, il Vicepresidente del Consiglio Rutelli, in sede di question time, aveva avuto occasione di dare conto della problematica.
A questo primo intervento seguirono poi, nell'ordine, le informazioni rese il 6 luglio dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Chiti, il 13 luglio dal sottosegretario alla difesa Verzaschi, il 26 luglio dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, il 27 settembre, in risposta a tre interrogazioni distinte, da parte di chi vi parla e infine, lo scorso 24 gennaio, dal ministro per l'attuazione del programma di Governo Santagata.Pag. 2
In ognuno di questi interventi, svolti tutti in aula, il Governo ha illustrato sempre una e una sola linea di orientamento, ripetendo quasi alla lettera la stessa esposizione, affidata agli atti parlamentari, che non posso perciò che riproporre negli stessi termini. La linea muove dal riconoscimento dell'esistenza, da parte del Governo americano, di aspettative consolidate, fondate sulla disponibilità manifestata dal precedente Governo, di corrispondere favorevolmente alla richiesta avanzata al riguardo dagli Stati Uniti, questo pur in assenza di impegni compiutamente formalizzati.
La formalizzazione di tali impegni era infatti condizionata alla disponibilità di un progetto dettagliato e un piano preciso di transizione sulla tempistica, le azioni da compiere e i relativi costi. Questa era appunto la formula presente nella prima risposta resa in quest'aula del Vicepresidente del Consiglio Rutelli. Tuttavia, ritenendo non irrilevanti le obiezioni avanzate da parti significative della comunità locale e giudicando di rilievo l'impatto che il nuovo insediamento avrebbe avuto sulla città dal punto di vista urbanistico, sociale e ambientale, il Governo, mentre confermava la compatibilità del progetto con le linee di politica estera e di difesa del paese, ha ritenuto di procedere alla decisione finale solo sulla base di un pronunciamento esplicito della comunità locale. Questo perché il progetto, pur non modificando la qualità militare dell'insediamento americano, ne modificava certamente la quantità, con conseguenze sociali, territoriali e ambientali, che riteneva concretamente valutabili solo con il coinvolgimento della comunità locale.
Pur nella consapevolezza che la responsabilità ultima della decisione rientrasse nella competenza primaria del Governo, in considerazione della sua attinenza alla politica estera e di difesa, nell'attesa della pronuncia della comunità locale, veniva sospesa la decisione conclusiva; si procedeva, quindi, a coinvolgere e sollecitare gli organi di rappresentanza locale perché esprimessero un giudizio di fattibilità sul progetto di ampliamento stesso per gli aspetti di loro competenza.
Tale posizione è stata poi rinnovata in tutte le dichiarazioni ufficiali rilasciate a margine degli incontri che il sottoscritto ha tenuto in questi mesi con le diverse parti coinvolte per illustrare la posizione del Governo; gli incontri con il sindaco di Vicenza Hullweck, con il sindaco di Caldogno, Vezzaro, con una delegazione di cittadini di Vicenza e con esponenti di gruppi parlamentari che avevano chiesto al riguardo delucidazioni.
La reiterazione degli argomenti svolti in questi mesi potrebbe quindi esimere il Governo da ulteriori petizioni di posizioni già illustrate e affidate agli atti; il rispetto verso il Parlamento ed il dovere di massima trasparenza verso i cittadini, ed in particolare verso quelli di Vicenza, ci impongono, tuttavia, di ripercorrere le diverse fasi dell'iter relativo alla vicenda.
La prima richiesta orientativa da parte degli Stati Uniti perviene al Governo italiano nell'ottobre del 2004; in essa si richiede un'autorizzazione di massima ad utilizzare le infrastrutture e le aree dell'aeroporto Dal Molin, in via di rilascio dall'Aeronautica militare italiana. La richiesta non fa riferimento a progetti di insediamento di nuovi reparti, ma solo all'utilizzo delle stesse da parte delle forze già presenti in quel territorio. Il ministro della difesa, onorevole Martino, informato della richiesta dal Capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Di Paola, manifesta il proprio orientamento favorevole, ferma restando, naturalmente, la necessità di svolgere tutti gli approfondimenti relativi.
Nel corso del 2005, gli Stati Uniti, dopo aver individuato con maggiore precisione le aree potenzialmente disponibili, perfezionano la richiesta, annunciando, per la prima volta il 22 agosto, l'intenzione di incrementare la loro presenza militare unificando in Vicenza l'intera 173a Brigata aviotrasportata e trasferendo, quindi, nella stessa base la parte dislocata in Germania. Vengono in seguito avviati contatti di natura esclusivamente tecnico-istruttoria tra le autorità militari americane e la direzione Pag. 3generale del Ministero della difesa responsabile del demanio militare e degli aspetti tecnici infrastrutturali.
Alla fine del 2005, la direzione generale del Ministero della difesa conferma la fattibilità tecnica generale del progetto, ferma restando la necessità di giudicare la progettazione di dettaglio, che avrebbe dovuto ricevere anche il vaglio delle autorità civili regionali in sede di comitato misto paritetico Difesa-regione.
Nel dicembre 2005, il Capo di Stato maggiore della difesa comunica il parere tecnico favorevole del GenioDife al ministro della difesa, che dichiara perciò una disponibilità di massima all'ampliamento della base. Conseguentemente, l'ammiraglio Di Paola, il Capo di Stato maggiore della difesa, comunica tale disponibilità al comandante militare statunitense in Europa, con lettera datata 12 dicembre 2005. Nella stessa, si afferma - ne dò la traduzione in italiano -: «Sono lieto di comunicarle la fattibilità della cosa e la disponibilità delle autorità politiche della Difesa italiana a soddisfare la richiesta degli Stati Uniti».
La lettera conclude poi: «È superfluo dire che, per la cessione d'uso della citata zona, è necessario prendere in considerazione tutti i dettagli del piano di cessione e formalizzarli nel quadro dell'accordo tecnico che regola l'uso delle infrastrutture nell'area di Vicenza».
È sulla base di questa lettera, di questo documento, che il Governo americano consolida la propria aspettativa sulla possibilità di realizzare il progetto e procede allo studio di fattibilità dello stesso del costo di 10 milioni di dollari.
Su questa stessa base si fonda lo stanziamento di oltre 300 milioni di dollari per finanziare la prima fase dei progetti nel bilancio difesa per l'anno fiscale 2007, secondo le informazioni rese dall'ambasciatore Spogli, con lettera del 24 novembre scorso.
A valle della dichiarazione di disponibilità di massima del Governo, di cui alla precedente lettera, nel giugno 2006 il Comitato misto paritetico della regione Veneto esprime, con un solo astenuto, il proprio parere favorevole sul progetto statunitense. Alla riunione partecipa, in qualità di osservatore, anche il sindaco di Vicenza. A questo punto, il Governo, riconoscendo la fondatezza delle preoccupazioni manifestate all'interno della comunità locale in ordine alle problematiche relative all'impatto urbanistico, sociale e ambientale indotte dalla realizzazione del progetto, ritiene di dover coinvolgere più direttamente la comunità locale, rappresentata dai suoi organi istituzionali, con l'obiettivo di acquisire un giudizio di fattibilità fino ad allora mai espresso formalmente in nessuna sede.
A tal fine, chi vi parla, nel settembre 2006 scrive una lettera al sindaco di Vicenza, sollecitando un parere formale da parte dell'amministrazione comunale di Vicenza, richiesta peraltro confermata anche nell'incontro intercorso con lo stesso sindaco, il 16 ottobre scorso.
Il 26 ottobre, il consiglio comunale di Vicenza approva un ordine del giorno in cui esprime un parere favorevole all'accoglimento, nel territorio comunale di Vicenza, della 173a Brigata aviotrasportata degli Stati Uniti. L'ordine del giorno approvato pone cinque condizioni, che riferisco testualmente, per opportuna conoscenza: assenza di voli militari connessi con l'attività operativa del reparto USA; esonero dell'amministrazione comunale vicentina da ogni onere economico connesso alla realizzazione tanto degli insediamenti, quanto delle strutture viabilistiche e delle opportune infrastrutture, compresa la realizzazione di opere esterne all'aeroporto Dal Molin e necessarie alla eliminazione di ogni impatto negativo sul piano viabilistico e ambientale, ritenute irrinunciabili ad avviso degli enti locali territoriali competenti; assenza di impatti negativi sull'attività dell'aeroporto civile Dal Molin, con totale mantenimento delle sue potenzialità di utilizzo turistico-commerciale; salvaguardia o realizzazione in altro sito, con oneri di spesa a carico dell'amministrazione degli Stati Uniti, di ogni realtà sportiva oggi esistente all'interno dell'area Pag. 4del Dal Molin e soggetta a trasferimento; impegno da parte dell'amministrazione degli Stati Uniti ad autorizzare prioritariamente e preferibilmente risorse professionali locali nella realizzazione delle strutture previste per l'insediamento.
Sempre al fine di coinvolgere le comunità locali interessate, il 14 novembre chi vi parla riceve il sindaco di Caldogno, comune confinante con Vicenza e coinvolto dal progetto di ampliamento della base americana. Riferendosi alla delibera del suo consiglio comunale del 10 agosto scorso, il sindaco manifesta la sua preoccupazione in ordine all'inquinamento acustico e ambientale, alla sicurezza, alla mobilità, alle infrastrutture e ai servizi. Il sindaco chiede, infine, che, qualora l'insediamento militare abbia luogo, il comune sia coinvolto attivamente nella fase di definizione del progetto stesso. In data 15 novembre, in una seduta straordinaria del consiglio comunale di Caldogno, aperta ai cittadini, queste preoccupazioni e richieste sono confermate in una ulteriore delibera.
Il 17 novembre scorso, a seguito di notizie apparse sul Giornale di Vicenza - e successivamente confermata dalla stessa autorità statunitense - in riferimento ad una presolicitation notice predisposta da organi tecnico-militari americani, tesa ad avviare il progetto di realizzazione delle strutture idonee ad accogliere la 173a Brigata USA, il Ministero della difesa dichiara, in una nota di agenzia, che tale procedura era priva del presupposto essenziale: l'assenso da parte del Governo italiano. Questo in coerenza con la scelta di sospendere la decisione conclusiva fino al completamento della istruttoria in sede locale, scelta che ha guidato la condotta del Governo, anche in considerazione di notizie relative alla possibile attivazione di una iniziativa referendaria secondo la normativa prevista dall'ordinamento comunale.
Il 14 dicembre l'ambasciatore statunitense Spogli, da me ricevuto, fa tuttavia presente che la ristrettezza dei tempi parlamentari interni all'ordinamento statunitense rende la risposta da parte del Governo italiano non ulteriormente procrastinabile. A gennaio, infatti, il Congresso avrebbe dovuto deliberare definitivamente lo stanziamento dei fondi per l'ampliamento della base nell'ambito del piano di ridislocazione delle forze statunitensi in Europa.
Allo stesso modo, l'ambasciatore Spogli, il 10 gennaio scorso, rinnova la richiesta al Presidente del Consiglio, confermando l'urgenza e, quindi, l'indilazionabilità di tale decisione. Il Presidente del Consiglio, dando riscontro alle ragioni dell'urgenza, assicura una risposta tempestiva una volta sentiti i ministri competenti.
Il 16 gennaio, il Presidente Prodi riconosce che i rapporti di amicizia e di cooperazione con gli Stati Uniti impongono una risposta e perciò quella decisione conclusiva era stata fino a quel momento sospesa. Muovendo pertanto dal giudizio di coerenza del progetto di ampliamento con la linea di politica estera e di difesa del nostro paese - giudizio che ha sempre guidato la linea di condotta del Governo - e considerati altresì i deliberati degli organi di rappresentanza locale, il Presidente del Consiglio ha ritenuto di dover confermare la disponibilità a corrispondere alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti.
A partire da questa decisione, si procederà pertanto alla formalizzazione della cessione d'uso delle aree necessarie alla realizzazione del progetto, dopo aver considerato i dettagli del piano di transizione, nell'ambito degli accordi che regolano la concessione in uso di infrastrutture agli Stati Uniti nel nostro paese.
In questo quadro, il Governo ritiene suo dovere vigilare affinché le opere che verranno realizzate siano rispettose delle esigenze prospettate dalle comunità locali, con particolare riferimento all'impatto sul tessuto sociale, sulla viabilità e sulle reti dei sottoservizi.
Sarà ugualmente dovere del Governo assicurare la massima vigilanza circa il rispetto degli accordi bilaterali in materia di utilizzo della base stessa per quel chePag. 5riguarda gli impieghi operativi. Della realizzazione delle opere, così come del loro utilizzo, il Governo terrà informato il Parlamento.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pinotti. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli parlamentari, abbiamo ascoltato le parole del ministro che ricostruiscono i passaggi che hanno portato alla decisione di rispondere positivamente alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti di ampliare in modo significativo la base del Dal Molin, per rimodulare - come lei, signor ministro, ha ricordato - la collocazione della 173a Brigata aviotrasportata, ricongiungendo, nell'ambito dell'aeroporto Dal Molin, parte della brigata fino ad oggi schierata in Germania.
L'intesa per questa ridislocazione - va ricordato è stata avviata con il Governo precedente, che ha manifestato una disponibilità di massima formalizzata ai comandi americani dallo Stato maggiore italiano. Non mi risulta che il Governo precedente si fosse preoccupato di interloquire, almeno non formalmente, con le amministrazioni locali interessate dal progetto, che risulta essere di notevole impatto sulla città di Vicenza.
Di questa preoccupazione lei, signor ministro, si è fatto carico, chiedendo formalmente con una lettera al comune di Vicenza, sul cui suolo insistono il Dal Molin e il progetto di ampliamento, di esprimere un parere, perché, se è pur vero, come ribadisce il sindaco di Vicenza nell'ordine del giorno approvato dal suo consiglio, che la materia degli accordi di alleanza tra gli Stati Uniti e l'Italia non sono di competenza comunale, sulle ricadute (si è parlato di ricadute urbanistiche, ma sono anche ambientali, sociali e di qualità della vita complessiva) è giusto e necessario che la comunità locale si esprima. Per tale motivo, c'è al riguardo una coerenza in tutti gli atti parlamentari, tutti quelli che lei ha ricordato e che precedono l'atto odierno: da un lato, la disponibilità, ovviamente nell'ambito degli accordi che regolano l'alleanza con gli Stati Uniti, a valutare le esigenze di riorganizzazione dello strumento militare statunitense, ma, dall'altro, la volontà di coinvolgere gli enti locali, perché la popolazione locale ne sia informata e si possa arrivare ad una soluzione condivisa del progetto; già nella risposta del 31 maggio troviamo questa indicazione. Tutte le risposte alle interrogazioni ribadiscono che dalle autorità locali non sono stati sollevati elementi ostativi, ma il Governo ha sempre ribadito l'importanza del coinvolgimento delle amministrazioni locali.
Il consiglio comunale di Vicenza, come il ministro ha ricordato, si esprime finalmente il 26 ottobre 2006 con un parere favorevole all'accoglimento del progetto per la ricollocazione della 173a Brigata, ponendo alcune condizioni che lei ha ricordato. Era chiaro, a questo punto, a seguito della decisione presa dalla rappresentanza istituzionale competente (con 21 voti a favore, 17 contrari ed alcuni astenuti, precisamente 3), che il Governo non poteva che rispondere positivamente alla richiesta di allargamento della base, sulla base dell'alleanza, degli accordi internazionali e delle linee di politica estera e di difesa di questo Governo. Qui, mi permetto di dire che trovo, però, un po' speciose le critiche di chi dice che questo Governo, perché rispetta l'alleanza o l'amicizia degli Stati Uniti, mostra un carattere subalterno. Credo che, negli ultimi mesi, abbiamo dimostrato, in politica estera, che essere amici non significa essere subalterni. Stiamo dimostrando che ci può e ci deve essere un'alleanza con gli Stati Uniti accompagnata dalla la capacità di avere posizioni autonome; così è stato per l'Iraq, da cui ci siamo ritirati, come in coerenza abbiamo sempre detto, ed è stato per la Somalia, dove abbiamo sottolineato la nostra contrarietà ai bombardamenti.
Detto ciò, tuttavia, signor ministro, fatti salvi i motivi dell'alleanza, comprendendo perché il Governo non poteva dire no a fronte di una posizione favorevole dell'amministrazione Pag. 6locale, compresi anche i motivi dell'accelerazione che lei ci ha esposto, sulla base delle sollecitazioni venute dall'ambasciatore americano, non possiamo non preoccuparci del malessere della protesta che sale dalla comunità di Vicenza. Quelli della popolazione non sono sentimenti antiamericani. La base USA a Vicenza è presente dagli anni Cinquanta. Ci sono donne, famiglie, bambini che ci stanno dicendo che sono preoccupati, molto preoccupati, per come può cambiare la qualità della vita nella loro città, a seguito di un progetto che loro giudicano molto impattante, troppo impattante, nel cuore della città. Molti nostri parlamentari vicentini dell'Ulivo e dell'Unione si sono fatti interpreti di questo malessere, che è reale, non è provocato e non è ideologico. Sto parlando, ovviamente, di quello che esprime la città di Vicenza, non di quello che può essere manifestato all'esterno da parte di altri. Alcuni mesi fa, ho incontrato il comitato che nasceva per il no al Dal Molin, ho sentito che esprimeva preoccupazioni vere, comprensibili, legate davvero alla qualità della vita, alla vita di Vicenza. Non ho sentito furori ideologici.
Allora, mi chiedo, signor ministro, poiché lei ha dato una disponibilità ad ascoltare queste preoccupazioni, è l'unico progetto possibile? Il ministro D'Alema, incontrando Condoleezza Rice, le ha chiesto di farsi carico delle preoccupazioni dei cittadini di Vicenza. È gesto molto apprezzabile.
Io chiedo a lei e al nostro Governo di ascoltare la comunità di Vicenza, di valutare le sue richieste, di farsi interprete delle esigenze che manifesta. Credo che si debba dare ascolto a quelle preoccupazioni e farsene carico rispetto alle proprie competenze. Lei ha assicurato di potersi fare interprete delle esigenze e delle preoccupazioni dei cittadini: credo che sia importante per questo Governo e per tutti noi riaprire un dialogo con questa città, che ci sta mostrando davvero una forte preoccupazione per il suo futuro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Onorevole ministro, mi è gradito cogliere questa occasione per rinnovarle la mia considerazione e la mia simpatia, e questo sia perché la sua esposizione dei fatti è stata puntuale, precisa e inequivocabile, sia perché, a proposito dell'esposizione dei fatti, onorevole ministro, non sarebbe male che lei trasmettesse il testo del suo discorso a un suo sottosegretario, professionista della menzogna, che ha dichiarato che la decisione è stata presa perché esistevano accordi sottoscritti dal precedente Governo e che egli quegli accordi li avrebbe visti.
Le dicevo che le sono grato per la qualità dell'esposizione e per essere lei qui presente a fornire questa informativa, perché non lei avrebbe dovuto essere incaricato di questa incombenza, in quanto, essendo la questione di politica estera, la politica estera è una competenza del Governo nella sua collegialità e del ministro degli affari esteri in particolare; ma lei ha voluto sobbarcarsi di un onere che non le spettava. Perciò, vi è un doppio motivo di simpatia e di considerazione.
Onorevole ministro, se davvero, come lei e la presidente Pinotti avete detto, la politica estera di questo Governo fosse chiara, inequivoca e lineare, il problema non sarebbe nato. Il fatto è che, quando è stato chiesto al suo Presidente del Consiglio di dire che cosa avrebbe deciso in merito alla costruzione della base americana a Vicenza, la sua prima risposta è stata: «È che, sono il sindaco di Vicenza, io...? Aveva cioè dato l'impressione che la politica estera e i rapporti internazionali dell'Italia fossero di competenza del sindaco di Vicenza. Del resto, nell'annunziare la decisione, il Presidente Prodi ha dichiarato che il Governo italiano non si oppone alla decisione presa dal Governo precedente e dal comune di Vicenza, con un voto del consiglio comunale, di ampliare la base americana.
Ora, che non vi fosse un impegno del Governo precedente, con grande onestà, lei lo ha confermato in questa occasione. Pag. 7Piuttosto, che la decisione dovesse essere presa dal comune di Vicenza mi sembra davvero bizzarro! In realtà, la dichiarazione di Romano Prodi ricorda quella scritta che c'era sulle camicie da notte delle nostre nonne: «Non lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio».
Dunque, egli prende la decisione, ma ne scarica la responsabilità sul comune di Vicenza e sul Governo precedente: non è bello!
Lei aveva già detto la verità qui alla Camera, e per questo era stato accusato di mentire dal deputato Galante. Lei aveva detto che non erano «stati sottoscritti impegni di alcun genere» e che «la disponibilità di massima manifestata dal precedente Governo non si è tradotta in alcun accordo scritto», cosa che lei qui ha confermato. Quindi, lei ha detto la verità e il deputato Galante sbaglia ad accusarla di dire il falso (dovrebbe accusare semmai il presidente Prodi di dire il falso). Il problema non è locale, ma è di politica estera.
A me sembra che un grande Governo debba tenere separare le divergenze di opinioni dal mantenimento degli impegni connessi ad un'alleanza. Per fare un esempio, il comportamento esemplare del Governo di un grande del paese al riguardo è stato offerto dal Governo della Germania federale, quando questa aveva come cancelliere Gerhard Schroeder e la maggioranza era socialdemocratica e verde.
Come tutti sappiamo, Schroeder era fortemente, radicalmente, assolutamente contrario all'intervento militare americano in Iraq. Tuttavia, quando i militari americani lasciarono le basi in Germania per andare in Iraq, il Governo tedesco offrì tutto il supporto logistico e la cooperazione necessaria affinché questo accadesse. Ciò non significava affatto che il Governo tedesco approvasse l'intervento americano in Iraq. Significava soltanto che il Governo tedesco, Governo degno di un grande paese, manteneva gli impegni assunti in base ad un'alleanza.
Purtroppo, presidente Pinotti, il nostro Governo non è in grado di agire in questo modo o non è in grado di farlo in modo chiaro, perché, come lei sa, all'interno di questa maggioranza di politiche estere ve ne sono almeno due; il che significa che non ve ne è nessuna. Avere due politiche estere significa ambiguità, scarsa trasparenza, inventarsi neologismi perfettamente inutili, come quello della equivicinanza, parola che non esiste nel vocabolario italiano e di cui non si sentiva il bisogno.
Ieri sera, presidente Pinotti, ho rivisto Schindler's list: davvero un capolavoro! L'orrore provocato dal vedere le scene di matta bestialità e di barbarie inaudita dei nazisti ai danni degli ebrei, che provocano in chiunque veda quel film orrore e sgomento, mi ha reso ancora più incomprensibile l'affermazione del ministro degli esteri di questo Governo, il quale, appena insediato, si è recato a Teheran e ha affermato che il diritto dell'Iran al nucleare era inalienabile!
In presenza di un pazzo criminale che sostiene che la fine dei giorni si avrà quando l'ultimo ebreo sarà stato ucciso, di un folle che si vuole dotare dell'atomica per il dichiarato proposito di distruggere lo Stato di Israele, andare a Teheran a dire che il diritto dell'Iran al nucleare è inalienabile equivale a qualcuno che, durante il nazismo, fosse andato in Germania a dichiarare inalienabili i campi di sterminio!
Questa non è una politica estera lineare! Questa non è la politica estera di un grande paese! Questo non è il Governo di un grande paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, colleghi, penso che si debba anzitutto ringraziare il ministro Parisi per la sua relazione molto precisa, e direi anche abbastanza inequivocabile, molto diversa anche dalle dichiarazioni rese dal premier nei giorni della crisi, chiamiamola così, del Dal Molin di Vicenza, quando disse: Che sono io il sindaco di Vicenza?
Un'estrema e solita dichiarazione del nostro premier che sottolinea la leggerezza Pag. 8- secondo me - con cui, certe volte, si assumono determinate responsabilità.
Di sicuro comunque, alla fine della sua relazione, signor ministro, di tutto si potrà dire, salvo che il Governo e le autorità militari non ne fossero al corrente, che, quindi, in pratica, tutte la questione non era nascosta dal Governo né tanto meno era imputabile alla responsabilità del comune di Vicenza, il quale, peraltro, all'interno delle proprie strutture democratiche e democraticamente elette, con decisione giusta, paletti e cautele giusti, ha detto di «sì» all'ampliamento di una base, mentre, invece, il Governo, una volta di più questa mattina, non ha coraggio di esprimersi con chiarezza.
Ci si può arrampicare sugli specchi in ogni maniera quando si deve accontentare comunque e in qualsiasi modo una parte della propria maggioranza, ma questo non deve andare a discapito della chiarezza. «Sì» è «sì»! Invece sono state espresse frasi del tipo: «Abbiamo una disponibilità a corrispondere nel senso richiesto dalle autorità d'uso». Abbiamo detto di «sì» perché dovevamo dire di «sì»! Punto! Perché questa mancanza di chiarezza? Questo è il primo aspetto.
Secondo aspetto: la volontà del Governo di ingarbugliare le cose per non assumersi le proprie responsabilità è grave!
Facciamo parte di un'alleanza, ma non dobbiamo essere subalterni ad alcuno (ha ragione la presidente Pinotti); trattiamo e discutiamo con gli Stati Uniti, teniamo una posizione chiara, però, quando diciamo «sì», dobbiamo mantenere il nostro «sì», senza cambiare le carte in tavola. Dobbiamo avere il coraggio di esprimere chiaramente la nostra posizione. Il Governo, questo coraggio, non ce l'ha! Infatti, se parlasse chiaramente, lei, ministro, dovrebbe chiedere le dimissioni del suo sottosegretario, come opportunamente ha richiesto, in precedenza, il collega Martino. Non si può andare in giro a raccontare certe cose! Forse, anche altri sottosegretari dovrebbero essere allontanati da questo Ministero. La sottosegretaria del Ministero degli affari esteri, che si occupa soprattutto di Africa e di cooperazione internazionale, ha delle posizioni e fa delle dichiarazioni tali da essere in antitesi con quelle programmatiche del Governo. Cerchiamo di decidere quale posizione vuole mantenere l'Esecutivo.
Un altro aspetto che vorrei porre in luce, prima di concludere il mio intervento, è il seguente: chi vi ha detto che la popolazione di Vicenza sia contraria a questa base? Nel momento in cui l'organo democratico di Vicenza pone alcuni limiti, nel momento in cui centinaia di persone vengono davanti a Montecitorio a dire «sì» alla base (ovviamente, non siamo pazzi; vogliamo avere chiare garanzie, ma sui giornali queste cose non compaiono), nel momento in cui, nonostante intervengano ministri, sottosegretari e deputati della maggioranza davanti a Montecitorio, ritrovandosi meno di quattro gatti (tanti erano!), chi vi ha detto che Vicenza sia contro questa base, con le opportune garanzie?
LALLA TRUPIA. Vieni il 17 febbraio!
MARCO ZACCHERA. Queste cose dovrebbero essere dette! Certo, le solite persone che sono dietro i soliti comitati, che sono dietro i soliti slogan, i soliti pacifisti che non hanno il coraggio di prendere certe posizioni, non fanno maggioranza democratica in questo paese!
FRANCESCO GIORDANO. C'è il referendum!
MARCO ZACCHERA. Perché, fino a prova contraria, a Vicenza, una grande parte della popolazione è favorevole, risolti i problemi che sono stati elencati! Questa verità fa male a chi non ha il coraggio di prendere certe posizioni (Commenti)!
LALLA TRUPIA. Ma vieni a Vicenza il 17 febbraio!
MARCO ZACCHERA. Io vengo dalle parti di Novara dove, improvvisamente, è scattato il caso dell'F35 (Commenti)...
Pag. 9PRESIDENTE. Per favore...
MARCO ZACCHERA. Perché l'F35, adesso, non si deve più costruire, nonostante da anni abbiamo detto di sì (Commenti)... Tuttavia, dopo occorre trovare i posti di lavoro, anche a Vicenza!
Dov'erano gli ambientalisti, quando la pianura di Vicenza è stata coperta di capannoni industriali? Non erano mica più grandi della base che si vuole costruire!
LALLA TRUPIA. Non sono stati gli americani! Sono stati i vicentini!
MARCO ZACCHERA. Io non sono servo degli americani! Qualcun altro è servo della propria incoerenza, perché non resta nell'Esecutivo, che fa queste cose, se ne sostiene altre! Ed il Governo non tiene certe posizioni di maggioranza se, al proprio interno, c'è chi non la pensa così! Abbiamo visto, non più tardi della settimana scorsa, alcuni ministri defilarsi.
Signori della maggioranza, vorrei dire grazie al ministro di essere venuto a dirci queste cose: conferma che c'è un equivoco di fondo nel vostro Esecutivo. L'Italia vuol capire chiaramente. Noi non dobbiamo essere subalterni degli Stati Uniti. Dovremmo essere chiari, quando vengono espresse le parole. Altrimenti, noi siamo coerenti a Vicenza, non siamo coerenti, temo, in tante, in troppe altre occasioni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elettra Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, signor ministro, non si può che esprimere un giudizio nettamente negativo sulla scelta che il suo Governo, il nostro Governo, ha fatto per Vicenza. L'abbiamo già espresso ripetutamente in molte sedi e lo confermo in quest'aula anche alla luce dell'informazione che lei ha voluto fare a nome del Governo.
È del tutto inadeguata la sua informazione, sia sul piano della trasparenza rispetto a come siano andati effettivamente i fatti e su quali vincoli reali vi siano in questa decisione, sia sul piano della responsabilità politica. Infatti, non si possono liquidare i dissensi e le manifestazioni di Vicenza come qualcosa a latere, qualcosa su cui si può esprimere un giudizio paternalistico.
Vorrei anche dire, con molta nettezza (e mi riferisco alle considerazioni che ha espresso la presidente Pinotti) che non si tratta di un ampliamento della base già esistente, ma di un'altra base, signor ministro (lei lo sa benissimo), allocata a cinque chilometri da Ederle, che entrerà in malefica sinergia con la prima, nelle imprese di guerra degli Stati Uniti d'America. Voglio ricordarle che a Ederle e da Ederle vanno e vengono i ragazzi americani impegnati nella guerra in Iraq, da cui noi ci siamo magnificamente sottratti.
La scelta, signor ministro, doveva e poteva essere diversa, a meno che non vi siano rinegoziazioni segrete nel trattato di bilateralizzazione degli accordi tra Stati Uniti ed Italia, protetti dal segreto militare. A meno che non vi sia questo. Tuttavia, questo passaggio non si evince dalla sua informativa.
Per molte ragioni la scelta sarebbe dovuta essere diversa, per due in maniera stringente: la prima riguarda il rapporto tra il Governo dell'Unione (il nostro Governo) e le popolazioni di quel territorio; la seconda riguarda la negativa valenza strategica globale che il nuovo insediamento statunitense a Vicenza assumerà nella più generale ricollocazione delle forze militari del Pentagono in Europa. Di che parliamo, altrimenti?
Il Presidente del Consiglio dei ministri, ad esempio, poteva risparmiarci l'infelicissima battuta sulla questione urbanistica, così come il ministro Rutelli, recatosi a parlare a settembre con il sindaco di Vicenza, Hullweck, poteva evitare di dichiarare che si tratterebbe soltanto di quattro palazzine in più rispetto a quelle che oggi sorgono nell'attuale area di Ederle e che lui (il ministro Rutelli, Vicepresidente del Consiglio) non vede proprio il pericolo che a Vicenza venga edificata la più grande base statunitense in Europa. Peccato che la pensi assai diversamente il Pag. 10generale James L. Jones, comandante della forza statunitense in Europa nel 2005, che davanti al Senato americano ebbe modo di spiegare in termini assai diversi la valenza strategica che le autorità militari statunitensi lucidamente attribuiscono all'aeroporto Dal Molin.
Le battute infelici e superficiali non sono casuali, signor ministro, né significano che il Presidente del Consiglio e gli altri ministri competenti non sappiano come stanno evidentemente le cose. Queste battute rimandano alla prima questione cui ho fatto riferimento, ovvero al rapporto tra il Governo e le popolazioni locali, innanzitutto, e a quello tra il Governo, il suo elettorato e la sua maggioranza, rapporto - duole dirlo, signor ministro - segnato dall'indifferenza e dalla poca attenzione, talvolta anche dall'inganno. Voglio dirlo con molta chiarezza: un vulnus, con la vostra decisione, è stato inferto al rapporto tra governanti e governati, rapporto che nel programma dell'Unione (ci facciamo spesso riferimento perché per noi si tratta di un punto importante per la tenuta di questo Governo e di questa maggioranza) avrebbe dovuto ispirarsi - e si deve ispirare - a criteri, modalità e pratiche di relazione tutto affatto differenti. Noi pensiamo che un punto dirimente e vincolante del programma sia proprio quello che stabilisce chiaramente un nuovo modo di pensare e costruire le relazioni con i territori, che è un modo anche per avviare - e su questo troppo poco si insiste e si dialoga - una nuova idea ed una nuova pratica della politica, capace di farci uscire dall'autoreferenzialità separata ed autistica, dall'amministrativismo senz'anima, che così gravemente segnano la politica prevalente oggi in questo Paese da tutte le parti, purtroppo anche dalla nostra.
Si tratta dunque di un punto del programma che noi riteniamo dirimente, ovvero dell'obbligo per il Governo di non scontrarsi con le popolazioni locali quando si tratta di fare scelte che hanno un impatto rilevante su un'area e che vengono percepite negativamente da chi in quel territorio vive, lavora e costruisce un futuro per i propri figli. La sovranità territoriale è un grande apporto dei processi di liberazione ed emancipazione umana che noi rivendichiamo come punto alto e qualificante per una nuova politica della trasformazione, come le molte e straordinarie signore di Vicenza che hanno animato ed animano i comitati per il «No alla base», perché non vogliono che la propria città - città d'arte dell'UNESCO, ricca di inestimabili ricchezze artistiche ed architettoniche, già assediata a pochi chilometri dall'altra base di Ederle - muoia soffocata da una nuova colata di cemento militare quasi nel cuore pulsante della città.
Un gioco di rimpallo delle responsabilità tra sindaco e Governo di Roma è stata la risposta data alla crescente mobilitazione della città, ognuno nascondendosi dietro l'autorizzazione a procedere dell'altro e entrambi accomunati, Governo nazionale e sindaco locale, dalla prevalente preoccupazione di non scontentare l'alleato americano.
Anche lei ha dato prova di questa «sovradeterminazione». E così, avete proceduto ignorando l'obbligo di ascoltare la gente, confrontarsi, trovare modi incisivi di verifica della opinione di molti (come potrebbe essere e dovrà essere un vero referendum), invece di fare un passo indietro, quando più del 60 per cento della cittadinanza dichiara senza ombra di equivoci che non vuole la base, e quasi l'80 per cento ritiene che sarebbe utile comunque promuovere un referendum consultivo per assumere una decisione.
Noi chiediamo un passo indietro, signor ministro, chiediamo che una vera consultazione popolare venga attivata, e comunque dichiariamo che siamo a fianco della mobilitazione della città di Vicenza e, per tutto quello che ci compete, che è nelle nostre possibilità, continueremo a chiedere che il Governo receda dalla infausta decisione di dare l'autorizzazione alle forze militari americane (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
MARCO ZACCHERA. Uscite dalla maggioranza con coerenza!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Credo che la vicenda di cui stiamo discutendo, vale a dire la necessità di ampliare la base di Vicenza, per evidenti esigenze di tipo strategico, connesse agli accordi, al patto, alle alleanze liberamente stipulate dal nostro paese, chiama in causa questioni di natura varia, ma di grande rilevanza politica, sulle quali noi dobbiamo intrattenerci.
Condivido e apprezzo la correttezza con la quale il ministro ha riferito le questioni che porteranno alla realizzazione di questo ampliamento. Dietro questa ricostruzione emerge anche, come dire, un tipo di automatismo che si realizza nell'ambito della appartenenza ad una alleanza con pattuizioni che valgono da sempre e che rendono questi atti sostanzialmente automatici, senza che ciò debba o possa far scaturire reazioni del tipo di quelle che noi abbiamo ascoltato.
Ora, con tutto il rispetto e tutta la considerazione nei confronti della collega Deiana e della posizione che ella porta avanti, credo che ci sia, collega, una grossa confusione nel modo di porsi da parte vostra nei confronti di questo problema. Sembra vi sia cioè un invocare un rapporto con le popolazioni, che è un rapporto legittimamente espresso dalle autonomie locali, da chi viene eletto ed investito per fare quelle scelte di natura urbanistica: il comune, la regione, eccetera. È vero che il problema non è urbanistico, però è altrettanto vero che si invocano questioni di tipo urbanistico nel ragionamento testé svolto. Vi è, da un lato, un mescolare le questioni urbanistiche, richiamando il potere di compiere queste scelte, e, dall'altro, un invocare una sorta di mobilitazione del popolo della pace.
Ora, noi riteniamo che la questione vada posta con grande chiarezza anche nell'aula parlamentare: il rapporto dell'Italia con la NATO, alla quale aderiamo a tutti gli effetti (è compreso anche un rapporto particolare con gli Stati Uniti), minaccia la pace o, invece, serve a consolidare la pace, la stabilità, la difesa dei diritti delle persone, soprattutto dei più deboli? Se non chiariamo questo punto, non capiamo più niente.
Sembra quasi che, in qualche parte della maggioranza, alberghi un sentimento di ostilità nei confronti della NATO, un sentimento antiatlantico diretto a mettere in discussione la nostra appartenenza all'alleanza o, quanto meno, a ridurla ad una partecipazione, per così dire, a scartamento ridotto, con un piede dentro e l'altro fuori.
Poiché l'indicata questione ha una grande valenza, credo che si dovrebbe fare finalmente chiarezza all'interno della maggioranza che esprime il Governo; in caso contrario, non sapremmo più chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo fare. Non a caso, la problematica si intreccia con la missione in Afghanistan. Allora, voglio sapere se la missione italiana in Afghanistan sia - come in effetti è - una missione che ha realizzato e realizza portentosi interventi di tipo umanitario e di ricostruzione. Voglio sapere, inoltre, se gli amici della pace siano i nostri militari, i quali stanno ricostruendo il paese e stanno difendendo le parti più deboli della popolazione ovvero le bande dei talebani, ai quali chiedono di dare legittimazione quelle stesse posizioni che, oggi, stanno contestando la base di Vicenza! C'è un filo rosso che collega queste posizioni.
In tutta sincerità, mi pongo la seguente domanda: un Governo di un paese importante come l'Italia, con la sua storia, di un paese che ha dato un contributo fondamentale alla politica estera dell'Alleanza atlantica, anche con il sacrificio di tanti nostri militari, può mantenere queste contraddizioni, può mantenere queste ambiguità?
Signor ministro, ho apprezzato il suo intervento e non ho alcunché da eccepire al riguardo, ma debbo dire che le questioni evidenziate stanno rimbalzando. Come qualcuno saprà, sono vicepresidente della Commissione difesa e sicurezza dell'Assemblea parlamentare della NATO e Pag. 12sono da poco tornato da un viaggio negli Stati Uniti nel corso del quale abbiamo incontrato molte autorità. Ebbene, credete che queste ambiguità, queste posizioni, questi tentennamenti non pesino nella valutazione del rapporto con l'Italia in campo internazionale? Credete che tutto ciò non abbia effetti? Pensiamo che, di fronte alle grandi questioni del pianeta, non siano doveri precisi di un Governo quelli di compiere alcune scelte di fondo, di enunciarle e di chiarirle?
Se le posizioni della collega Deiana non sono conciliabili con l'essere del Governo nazionale, così come espresso dal Presidente del Consiglio, dal ministro della difesa e dal ministro degli esteri, ritengo che si abbia il dovere di fare chiarezza, che si debba mettere l'Italia al riparo dei tradizionali rapporti di Alleanza. Il nostro paese non deve essere costretto quasi a vergognarsi ogni volta che si debbono assumere decisioni simili...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO BOSI. ...ed a fare chissà quali «capitomboli» per trovare un'intesa. Si tratta di questioni troppo grandi e troppo importanti, di vitale importanza, riguardo alle quali credo, signor Presidente, signor ministro, che non si possa davvero scherzare! Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare il deputato Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, signor ministro Parisi, lei esce molto male da questa vicenda: lo dico molto chiaramente. Lei, di fatto, è un ministro delegittimato dalla sua stessa maggioranza. Abbiamo ascoltato gli interventi in aula dei rappresentanti di Rifondazione Comunista; poi, assisteremo anche a quelli dei rappresentanti dei Verdi, dei Comunisti Italiani e via dicendo, che di fatto attaccano la linea che lei porta avanti come ministro della difesa.
Lei non ha più una maggioranza che la sostiene sull'allargamento della base militare di Vicenza, sulle missioni di pace (mi riferisco, soprattutto, a quella in Afghanistan), sulla base di Sigonella. Le faccio notare che, da più di un mese, viene attaccato e offeso quotidianamente da membri della sua maggioranza, anche da ministri di questo Governo.
Il ministro Parisi è un bugiardo, un falso, un traditore: questo dicono anche molti colleghi che oggi sono qui in aula ad ascoltarla, poiché non hanno la possibilità di intervenire.
Evidentemente, finora, avete tenuto un atteggiamento pilatesco; mi limito a dire questo. Di fatto, fino ad adesso, non avete avuto il coraggio di fare chiarezza sull'argomento.
È chiaro a tutti che è nelle facoltà di questo Governo dire «no» all'ampliamento della base di Vicenza: lo potete fare quando volete! Non vi potete rifugiare dietro l'alibi di accordi siglati precedentemente dal Governo che vi ha preceduto o dalla Casa delle libertà. Lo dimostra il fatto che, sulla questione dell'Iraq, il primo atto compiuto da questo Governo è stato disconoscere gli accordi presi, cambiare completamente linea e disporre il rientro delle truppe presenti in quel territorio, riportandole a casa.
Dunque, non c'è una continuità in politica estera che dovete difendere a tutti i costi. Lei, però, non ha il coraggio di dirlo al Parlamento e, più volte, è venuto in aula mentendo. Ha mentito all'Assemblea, ha mentito al Senato ed ha mentito anche di fronte ai Presidenti di Camera e Senato, nonché al Presidente della Repubblica.
Vivete di contraddizioni che, purtroppo, non trovano soluzione nel dibattito parlamentare. Vi dovete nascondere dietro a bugie; bugie che, però, si riflettono negativamente sulla credibilità di questo Governo da parte dell'opinione pubblica non solo di questo paese, ma anche internazionale.
Lei, ministro Parisi, con il suo intervento in aula ha dimostrato di non avere coraggio. Ha dimostrato di essere un ignavo: lo dico molto chiaramente. Ha dimostrato di essere un ignavo, perché non Pag. 13ha il coraggio di perseguire la politica che, evidentemente, vuole portare avanti il Governo: mi riferisco ad una politica di difesa atlantica, che questo paese ha sempre attuato negli anni.
Un ministro che non ha coraggio è un ministro che, però, di fatto si deve confrontare anche con ciò che rappresenta, ossia con un esercito - il nostro - impegnato in missioni di pace e, soprattutto, che vede il dispiegamento di uomini in Kosovo, in Libano e in Afghanistan; uomini che, in questo momento, il coraggio dimostrano di averlo, visto che rischiano la vita ogni giorno. Noi, come Lega Nord, ci siamo espressi più volte sull'argomento e riteniamo che, comunque, la scelta dell'allargamento della base vada portata avanti.
È chiaro, però, che tale scelta deve essere attuata nel rispetto delle esigenze del territorio. È evidente che il Governo deve aprire un tavolo con gli americani, con i rappresentanti degli enti locali del territorio, con la provincia e il comune di Vicenza, con il comune di Caldogno, con tutti gli enti locali interessati, per far sì che questa base possa essere estesa senza violentare il territorio, ed affinché da questa vicenda si possano trarre i maggiori profitti anche per l'economia locale, che sicuramente sono importanti.
Come Lega Nord - e concludo - possiamo dirci assolutamente delusi dall'ennesima manifestazione di incapacità di questo Governo. Assisteremo agli interventi degli altri colleghi di questa maggioranza che la attaccheranno ancora una volta.
Signor ministro, lei siede nei banchi del Governo bene attaccato alla sua sedia ed ai suoi posti di potere, sapendo benissimo, però, che, in questo momento, non ha una maggioranza che la sostiene. È qui in Parlamento a parlare a nome del Governo, senza avere un supporto politico da parte dei gruppi parlamentari presenti in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor ministro, abbiamo ascoltato con molta attenzione la sua relazione, precisa e puntuale, che sicuramente ha fornito un contributo importante per una piena conoscenza di fatti che - lo abbiamo appreso oggi con puntualità - iniziano addirittura dall'ottobre del 2004. Da lì si è messo in moto un procedimento che, sebbene non sia stato mai formalizzato, nel senso che non è stata apposta la firma ad alcuna convenzione o trattato e non vi sono stati atti che hanno impegnato il Governo, tuttavia sicuramente ha determinato quella vincolatività legata anche ai rapporti tra governi e tra paesi amici, che devono essere caratterizzati da lealtà, sicurezza e trasparenza.
Impegni di questo tipo non erano casuali, ma coinvolgevano i massimi livelli delle autorità militari italiane e statunitensi, e alle spalle di queste, per espresso riconoscimento anche di chi, avendo avuto allora ruoli di Governo, ci conferma aver dato pieno sostegno a questa iniziativa. Quest'ultima ha seguito un percorso tutto interno alle istituzioni e di stampo meramente formale.
La ricerca del consenso dei cittadini non è stata neppure minimamente perseguita da parte della precedente amministrazione, anche con le deliberazioni comunali di Vicenza e tramite il parere reso dalla commissione paritetica della regione Veneto, in presenza del sindaco Hullweck.
Credo che l'amministrazione che vi ha preceduto e gli enti locali interessati, si siano assunti responsabilità gestite in modo sicuramente non positivo nei confronti dei cittadini, verso i quali le scelte andavano poi indirizzate. Essi non sono stati consultati, nè si è attivato alcun meccanismo di verifica. Io vorrei ricordare all'amico leghista, che frettolosamente ha pensato bene di lasciare l'aula, che proprio loro, che tanto parlano e ci ricordano da quest'Assemblea l'importanza del federalismo, dell'autonomia dei cittadini e dei popoli, si sono ben guardati di sostenere e, anzi, hanno votato contro nel consiglio comunale di Vicenza la richiesta - pure avanzata dalle opposizioni - di indire a Pag. 14Vicenza un referendum. Quest'ultimo poteva conseguire il risultato di sentire il parere - prima di dover prendere decisioni irrevocabili - dei cittadini di Vicenza in merito alla vicenda. E se ne sono guardati bene sia la Lega Nord, sia il sindaco Hullweck ed il Governo di centrodestra!
È evidente - ne sono convinto e convengo con lei - che questo Governo si è ritrovato con impegno morale che in politica vale quanto, o forse anche di più, di un impegno scritto. Credo che abbia fatto bene questo Governo ad assumersene fino in fondo la responsabilità e a dare un parere positivo.
Signor ministro, mi permetto soltanto fare una piccola osservazione critica, alla luce di tutte le considerazioni che ho appena fatto. Ciò perché si tratta di fatti che nascono non ieri, ma due anni e mezzo fa. Si tratta di fatti che erano ormai noti in ogni loro aspetto. Allo stesso modo, anche nella sessione del bilancio statunitense, essi non sono stati una scoperta dell'ultimo momento, ma qualcosa di ampiamente noto a tutti e programmato.
Credo che la volontà che lei ha manifestato - e con orgoglio ha rivendicato il suo Governo -, di dare tempo, modo e spazio ai cittadini di Vicenza per esprimere la propria opinione su un tema così delicato, sia importante e positiva. Si badi bene, come ha giustamente osservato anche la presidente Pinotti, che qui non stiamo parlando di chiedere o cedere alla comunità vicentina il potere solo ed esclusivo del Governo - questo sì - di stabilire le linee di politica estera, di politica della difesa e di rapporti fra Stati alleati, ma di dire come la pensa su qualcosa che andrà ad incidere in modo pesante su tanti aspetti della vita quotidiana. Ho considerato in modo approfondito questo aspetto e vorrei ribadirlo in modo totalmente non ideologico: questa scelta, in qualche misura, condiziona la viabilità, l'urbanistica e le possibili scelte di crescita e di sviluppo della città, consentendone alcune, ma impedendone altre.
Credo che questa via andasse veramente perseguita, anche se ritengo che dal nostro Governo ci saremmo potuti aspettare iniziative chiare che avrebbero sicuramente consentito ai cittadini di Vicenza, al fronte ampio che coinvolgeva tutte le opposizioni presenti nel consiglio comunale di Vicenza e nella società vicentina, di essere consapevoli che la strada si andava accorciando e che vi sarebbe stato un momento, non lontano, di non ritorno.
Ciò, purtroppo, non è stato fatto e credo che proprio da questo oggi debba derivare una presa d'atto, ma soprattutto, un impegno del Governo molto più forte. L'impegno, nella fase di attuazione di questa decisione - che, ribadisco, condividiamo e rispettiamo -, deve essere quello di fare in modo che quelle istanze, quelle preoccupazioni, quelle paure, possano essere fugate attraverso l'azione dell'Esecutivo, attraverso ciò che, nei patti che verranno siglati, il Governo, insieme alle comunità locali che fino ad oggi si sono sottratte alla loro responsabilità di confronto verso i cittadini, potrà fare imponendo scelte, soluzioni e condizioni per la realizzazione della base militare.
Mi auguro che l'iniziativa del Governo possa riguardare anche l'ubicazione di tale base, visto che questo compendio è composto di due parti, una civile e una militare, dove l'uso dell'una piuttosto che dell'altra non sarebbe neppure irrilevante sotto il profilo urbanistico e della viabilità.
Pertanto, spero che l'Esecutivo si adoperi per fare in modo che i cittadini vicentini abbiano chiara la cognizione che vi è un Governo che pensa non soltanto alla politica internazionale, ma anche all'interesse di ogni singolo cittadino italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor ministro, se dovessi esprimermi nei termini in cui solitamente ci si esprime in sede di replica ad una interpellanza, ascoltata la sua informativa sull'allargamento della base statunitense di Vicenza, potrei dire di ritenermi soddisfatto.Pag. 15
Tanto più sono soddisfatto ora della sua esposizione, quanto più considero che nei giorni scorsi dal Governo sono giunte voci discordanti, se non opposte, su una vicenda che riguarda molto semplicemente l'attualità della politica estera e del sistema di alleanze del nostro paese. Qui è in discussione l'attualità, la continuità o la discontinuità dei nostri rapporti con gli Stati Uniti e non l'eredità di decisioni che sarebbero state assunte dal Governo precedente, meno che mai un principio di sussidiarietà con riferimento a decisioni che spetterebbero al sindaco o al consiglio comunale di Vicenza.
Ho molti motivi di critica verso Bush e la sua politica estera. Bush è responsabile di avere impedito, nel 2003, con l'accelerazione data all'intervento militare in Iraq, una soluzione politica, un'alternativa alla guerra che era sul punto di realizzarsi. Ricordo la proposta di Marco Pannella dell'esilio per Saddam e di un'amministrazione di transizione controllata dalle Nazioni Unite. Una soluzione che forse avrebbe evitato l'attuale situazione in Iraq, rendendo più netta - sia nel senso di più pulita, sia nel senso di più decisa - la fine di una dittatura che, in quarant'anni, ha prodotto il massacro di migliaia di iracheni oppositori del regime e di centinaia di migliaia di curdi e di sciiti, nonché almeno due milioni di morti sul fronte della guerra con l'Iran.
L'esecuzione di Saddam di alcune settimane fa è stata poi la logica conseguenza della guerra e, anche in questo caso, vi è stata un'accelerazione dei tempi decisa proprio nel momento in cui la campagna «Nessuno tocchi Saddam» aveva aperto delle crepe anche nel mondo arabo tra i fautori della pena di morte.
Certo, sarebbe stato uno scandalo la non esecuzione di un dittatore, ma sarebbe stato anche lo scandalo della non violenza, un seme di civiltà, di diritto, di tolleranza e di pace che sarebbe stato seminato su un terreno apparentemente arido di civiltà, di umanità, di diritto di tolleranza.
Non ho quindi particolari ragioni di simpatia per un Presidente americano che è arrivato alla Casa Bianca sulla scia di morti ammazzati e giustiziati, nel suo Texas, quando era governatore, e che non ha mosso un dito - credo che una qualche influenza sul Governo al Maliki lui l'avesse - per impedire un'altra esecuzione, quella di Saddam Hussein, che ora ha regalato al terrorismo islamico un mito ed una bandiera da sventolare nel mondo arabo e non solo.
Questo non è antiamericanismo, è l'americanismo di quegli americani che vogliono liberarsi di questo presidente, perché tornino a vivere pienamente, in America e nel mondo, i principi di libertà di quella che rimane la democrazia più forte e solida che esista sul pianeta. È invece antiamericanismo, vecchio e ideologico, quello di chi ritiene, dicendo «no» all'ampliamento di una base militare americana in Italia, di risolvere i problemi della guerra in Iraq, voluta da Bush, o addirittura di trattare la questione della base militare di Vicenza insieme e magari anche contro la missione in Afghanistan.
La missione in Afghanistan è stata decisa dalle Nazioni Unite, condotta dalla Nato e condivisa da tutta l'Unione europea. La base di Vicenza è una base americana, non è la residenza privata di George Bush, è una base degli Stati Uniti d'America, non una dépendance del ranch texano del suo Presidente!
Agli Stati Uniti ci legano ragioni storiche di alleanza politica. Come l'Italia, gli Stati Uniti fanno parte della NATO. Le ragioni di una alleanza politica, di un patto militare, non possono essere superate allegramente nel passaggio da un Governo all'altro, o essere affidate alle decisioni del sindaco di Vicenza, del suo consiglio comunale, neanche all'esito di un referendum popolare, né tantomeno ai soli cittadini di Vicenza.
Su questo si stanno svolgendo discorsi un po' «da campanile», se non«da cortile». Mi pare sia la solita storia: la discarica, l'inceneritore, il rigassificatore, la centrale elettrica, sono considerati utili, ma nessuno li vuole vicini a casa sua. Oggi stiamo parlando della politica estera dell'Italia, non dell'impatto urbanistico e ambientale Pag. 16di una discarica o di una base militare, argomento serio questo, da tenere in considerazione, ma che non mi pare sia quello dominante, sentendo i discorsi svolti in quest'aula o che si rinvengono sui giornali e nel paese.
Si è arrivati addirittura a promuovere, sulla base di Vicenza, una manifestazione nazionale a Roma.
PAOLO CACCIARI. Non a Roma, ma a Vicenza!
SERGIO D'ELIA. Non mi pare che tale manifestazione sia stata indetta nello spirito e nel segno della difesa dell'ambiente e dell'urbanistica. Se ne stiamo parlando oggi, qui, alla Camera dei deputati, e non al consiglio comunale di Vicenza - c'è addirittura chi ritiene che il Parlamento, così come ho letto, debba esprimersi sull'argomento con un voto su precisi atti di indirizzo - tutto ciò vuol dire che non stiamo discutendo di un fatto locale, ma di politica internazionale. Allora ben venga questa discussione, anche in aula e magari attraverso l'esame di appositi atti di indirizzo, in maniera tale da poter discutere della politica di difesa e di sicurezza dell'Italia, ma non solo.
Potremmo cominciare a discutere seriamente delle minacce che incombono sulla nostra società e di come affrontarle con più efficacia: come difendersi dal terrorismo, dal fondamentalismo. Magari scopriremmo che occorre ben altro, qualcosa di diverso, rispetto agli strumenti militari tradizionali; che occorre cominciare a convertire la spesa per la difesa e a riconvertire, almeno parzialmente, l'apparato militare ed industriale, nel senso di una politica di difesa non violenta; che occorre prevedere apposite e più consistenti voci nei bilanci delle difese nazionali; che occorre rivedere profondamente, ovunque, il rapporto tra i fondi destinati alla spesa militare tradizionale e le risorse messe a disposizione di un sempre più necessario interventismo democratico.
Non si tratta di...
PRESIDENTE. Deve concludere...
SERGIO D'ELIA. Mi avvio alla conclusione, Presidente.
Ebbene, non si tratta di esportare la democrazia o alcunché, meno che mai di esportare valori occidentali; si tratta, al contrario, di un'azione di conoscenza dal carattere colossale, di informazione e di controinformazione, a sostegno di chiunque si opponga, nel mondo, a regimi totalitari e illiberali. Si tratta di rimuovere in tutto il mondo gli ostacoli che si frappongono alla possibilità, per ogni donna e per ogni uomo, di vedere effettivamente realizzato il proprio diritto individuale alla libertà ed alla democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Venier. Ne ha facoltà.
IACOPO VENIER. Signor Presidente, il ministro Parisi ed il Presidente Prodi conoscono la lealtà con cui i Comunisti Italiani sostengono questo Governo.
Lealtà significa, però, anche segnalare, al nostro Governo ed al nostro ministro della difesa, l'errore, quando venga commesso. Ebbene, a Vicenza stiamo commettendo un grave, gravissimo errore, che non dobbiamo sottovalutare e che può lasciare una ferita nella relazione con quel territorio, ma anche con il nostro popolo; con quell'elettorato che ci ha conferito un mandato e ci ha portato a governare il nostro paese in nome di un programma elettorale chiaro, che deve essere realizzato in tutte le sue componenti.
La sua relazione, signor ministro, deve essere letta con attenzione, ma parte da un presupposto di comunicazione ancora una volta sbagliato: non stiamo trattando di un allargamento, ovvero del rafforzamento di una presenza; stiamo invece discutendo di una nuova, enorme base statunitense in un territorio già violentemente militarizzato, sul quale insistono delle presenze storiche le quali verrebbero così moltiplicate.
È una base degli Stati Uniti d'America, non della NATO; è una base che, sotto i profili dell'impatto urbanistico e, appunto, della politica estera e di difesa, porterà una grande modificazione per quel territorio Pag. 17e per il nostro paese. Siamo in questa Assemblea per dialogare, in quanto noi portiamo la responsabilità di questo Governo, delle sue scelte e della necessità di sostenerle o di correggerle; voglio pertanto chiederle quale coerenza vi sia, in tal caso, con le politiche estera e di difesa del nostro paese.
Gli Stati Uniti ci chiedono di realizzare un'installazione che serve a collocare e razionalizzare le loro brigate da assalto per la guerra unilaterale, per quella guerra che noi, come paese e come Governo, abbiamo criticato e dalla quale ci siamo dissociati. Non scorgiamo, dunque, alcuna coerenza con la politica estera che stiamo perseguendo e che cerchiamo di realizzare, in attuazione del programma elettorale dell'Unione.
Inoltre, signor ministro della difesa, ci spieghi lei quale coerenza si rinvenga con le politiche di difesa: quale difesa porterà la presenza della 173a Brigata? Quella di Falluja, quella che ha operato in Iraq nelle forme della guerra preventiva e permanente che vuole George Bush! Porterà ulteriori pericoli per la zona e un'ulteriore militarizzazione di un territorio già pesantissimamente condizionato dalla presenza statunitense.
Quindi, noi chiediamo che a tale riguardo si continui a riflettere, proprio in ragione della coerenza programmatica che ci lega al nostro elettorato e che ci lega altresì alla città di Vicenza, la quale ci chiede rispetto.
Lei, signor ministro, si è riferito alle comunità locali, e non agli enti locali: ha quindi evocato la comunità, la relazione con il territorio. Ebbene, noi dobbiamo chiarire ai cittadini di Vicenza che le preoccupazioni della loro larghissima maggioranza sono affidate non al ministro di un altro Stato - in ipotesi, degli Stati Uniti d'America - ma al nostro Governo; è il nostro Governo che deve farsene carico fino in fondo, anzitutto garantendo ai cittadini di Vicenza di poter esprimere la loro opinione.
Vede, signor ministro, ancora ieri sera migliaia di cittadini, a Vicenza, si sono riuniti per chiedere, presenti i parlamentari dell'Unione - di tutte le componenti, non della sinistra radicale o di quant'altro! -, di essere ascoltati e di poter parlare! Ciò, perché, signor ministro, la posizione del consiglio comunale è ambigua - e peraltro non rappresenta tutto il territorio coinvolto in quanto un altro comune si è pronunciato in senso contrario - ed è tecnicamente infondata.
La commissione tecnica comunale, infatti, ha dichiarato quel progetto incompatibile con il piano regolatore generale di Vicenza. I cittadini di quella città ci chiedono di poter parlare, ma il consiglio comunale e il sindaco non vogliono dar loro la parola. Tutte le indagini demoscopiche dimostrano, insieme alle manifestazioni che si sono svolte e a quelle che si svolgeranno, che la stragrande maggioranza della popolazione di quel territorio è contraria. Perciò, come Parlamento e come Governo, noi abbiamo il dovere di intervenire per assicurare questo diritto, il diritto di parlare, anche attraverso atti formali come il referendum.
Signor ministro, in Italia esistono un vincolo programmatico ed una Conferenza nazionale sulle servitù e sulle basi militari. Non sarebbe stato più opportuno decidere una moratoria - ancora oggi, lo possiamo fare - sui nuovi insediamenti, che ci vengono richiesti «a spizzico magnifico», uno qui e uno là, senza una coerenza, per capire che cosa stiamo costruendo nel nostro territorio, per capire quale impatto avrà tutto questo sul nostro territorio e per ragionarci insieme? Una moratoria costituirebbe non una aggressione o una differenziazione nella nostra alleanza con gli Stati Uniti, ma una decisione motivata da esigenze di dignità nazionale, che rifletterebbe la necessità di non consegnare territori come quello di Vicenza.
Ci chiedono questo i cittadini di Vicenza, certamente, ma anche l'UNESCO evidenzia l'impatto urbanistico di questa base in una zona delicatissima e di grandissimo valore ambientale e architettonico e la comunità scientifica e gli stessi militari lo confermano.
È vero, signor ministro, che tali decisioni sono state assunte dal nostro Governo? Pag. 18È vero che si realizzerà - si tratta di notizie che devono essere confermate - un nuovo oleodotto, o si rafforzerà quello esistente, per trasportare cherosene all'aeroporto Dal Molin?
PRESIDENTE. Onorevole Venier...
IACOPO VENIER. È vero che gli Stati Uniti hanno garantito che quella base non sarà mai utilizzata per i voli? Si tratta di un aeroporto non distante dalla città, anzi, situato al centro dell'urbanistica vicentina. Perciò, deve essere garantito che quella base non sarà mai operativa e, comunque, che le scelte sono state compiute in coerenza con la sovranità del nostro paese.
Le dico tutto questo, signor ministro, affinché si possa riflettere insieme e si possa evitare di commettere, insieme, un gravissimo errore. Questo paese ha preso una distanza definitiva da un certo modo di intendere le relazioni con gli Stati Uniti. Dobbiamo andare a testa alta. Noi non chiediamo altro se non l'applicazione del programma elettorale e il dialogo con il nostro popolo, con la nostra gente, che deve potersi esprimere, che si esprimerà, e il nostro Governo - ne sono sicuro - saprà ascoltarla (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, signor ministro, un sistema istituzionale e democratico deve garantire insieme la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e l'effettiva rappresentatività delle istituzioni che prendono le decisioni fondamentali per la vita associata. Il centrodestra non è riuscito in questo e la partecipazione dei cittadini è stata ridotta negli spazi e nei modi. Crediamo, invece, che partecipazione, rappresentanza e governabilità siano valori fondamentali da preservare e garantire. Questo si afferma nel nostro programma, questo si afferma nel programma dell'Unione. Egregio ministro, a lei sembra, in tutta onestà, che la lettera e lo spirito del programma siano stati rispettati in tutta la vicenda di Dal Molin? Moltiplicheremo le occasioni di consultazione, favorendo una opinione pubblica informata, incentiveremo e diffonderemo l'esperienza di democrazia partecipata a livello locale, favorendo il dialogo tra le istituzioni e i soggetti della società civile.
Anche questo, ministro, c'è scritto. A lei, in tutta onestà, sembra giusto che per una decisione di questa portata sia sufficiente un ordine del giorno contorto e ambiguo di un consiglio comunale di uno dei comuni interessati? Certo, quello di Vicenza è il più importante, ma non l'unico. Una trasformazione così radicale dell'urbanistica e del territorio si può assumere con un ordine del giorno, quando anche per l'inserimento di un centro commerciale è necessaria una deliberazione, un'istruttoria, con le commissioni competenti e con la partecipazione della gente attraverso i consigli di quartiere?
Allora, signor ministro, cos'è successo che ha spinto il Governo e il nostro premier a tradire la lettera e lo spirito del nostro programma, che abbiamo sottoscritto e su cui abbiamo chiesto il voto anche ai cittadini e alle cittadine di Vicenza? Sono troppo pochi quei voti, contano di meno i voti del centrosinistra in una città del profondo e laborioso Nord? Contiamo meno noi che lì siamo stati eletti e che contribuiamo, non solo con il nostro lavoro istituzionale e il nostro voto, a sostenere il Governo e cerchiamo di rappresentare le istanze della popolazione che ci ha eletti? In Parlamento cerchiamo di dar voce alle ragioni che da mesi e mesi spingono un'intera comunità a ribellarsi contro questa nuova base statunitense - come hanno spiegato i colleghi Venier e Deiana -, un insediamento a ridosso del centro cittadino, a meno di due chilometri dalla Basilica Palladiana.
Le ragioni sono molteplici e fondatissime, basterebbe guardare questa foto aerea (La deputata Zanella mostra una fotografia). Guardate colleghi, rappresentanti del Governo e Presidente, a meno di due chilometri dalla Basilica Palladiana proponete di inserire una grandissima base Pag. 19militare, un simile insediamento in un'area che è rimasta libera, in piena città, il cui utilizzo è strategico per il futuro della città stessa! I cittadini abbandonati, ignorati e traditi dal proprio sindaco - che per mesi ha tenuto nascosto, complice il Governo del centrodestra, il progetto - si sono attivati, organizzati, hanno cominciato una ricerca indefessa di carte, di elementi e di informazioni (ecco l'opinione pubblica informata di cui parliamo nel programma), si sono rivolti a noi e noi li abbiamo aiutati come abbiamo potuto. A nostra volta, ci siamo rivolti al Governo, abbiamo rappresentato il problema, l'impatto ambientale, lo sfacelo urbanistico, lo sfruttamento bestiale di beni comuni (terra, acqua, energia), l'impatto sociale, perfino quello economico e, signor ministro, quello simbolico. Vicenza è una città patrimonio dell'umanità tutelata dall'Unesco. È stata consultata questa importante istituzione? Sono stati effettuati gli studi di impatto ambientale secondo le normative comunitarie, visto che questa iniziativa non è classificata come opera di difesa nazionale e, quindi, si applica la direttiva comunitaria sulla valutazione di impatto ambientale?
Noi Verdi - con i colleghi qui presenti, il presidente Bonelli e la collega De Zulueta - abbiamo presentato un'interpellanza su tale questione. La scelta di Dal Molin è stata inserita nel ragionamento complessivo della revisione delle servitù militari, impegno anche questo programmatico? Quando convochiamo la conferenza prevista sul tema? Dopo il raddoppio e a cose fatte? Inoltre, questa scelta come si rapporta con la nuova politica estera del Governo che ha fatto tanto sperare?
Come si coniuga la funzione di questa base con l'articolo 11 della Costituzione, che prevede il ripudio della guerra mentre quella sarà una base inserita all'interno di una strategia di guerra?
Queste, signor ministro, sono le domande che ci rivolgono i cittadini, le donne, gli uomini, le giovani, i giovani di Vicenza e dei comuni limitrofi. Il Governo, come abbiamo ormai ripetuto a iosa, ha tratto in inganno i cittadini. Questa è la realtà. Li ha illusi, promettendo che avrebbero potuto esprimersi. Di fatto, c'è stato garantito un metodo che non è stato assolutamente rispettato, quanto meno, il metodo, se non la scelta finale. Noi ci siamo fatti garanti, perché ci abbiamo creduto, e siamo stati sbugiardati, signor ministro, siamo stati delegittimati. Il Presidente Prodi, dalla Romania, ha fatto un errore enorme, ha tagliato corto, senza prendersi la briga di spiegare alla città e a noi parlamentari, che la rappresentiamo, le ragioni dell'improvvisa assunzione di decisioni. Oggi abbiamo sentito queste ragioni, ma non può il ritmo del bilancio statunitense essere ciò che determina una scelta così importante.
PRESIDENTE. Deputato Zanella, deve concludere.
LUANA ZANELLA. Ma è realismo politico questo? È realismo politico distruggere il rapporto di fiducia? È un servizio all'alleanza USA - Italia questo che, gioco forza, fa nascere un sentimento antiamericano in una comunità che, da cinquant'anni, ospita - non lo dimentichiamo - la caserma Ederle, il villaggio americano, due basi sotterranee, un centro autoveicoli, un centro logistico per la gestione delle strutture militari, circa 1 milione 326 mila metri quadrati, che, se si realizza il nuovo intervento, diventerebbero 3 milioni 49 mila metri quadrati? È realismo politico? Noi crediamo di no ed invitiamo il Governo ad avere il coraggio di ritornare sui propri passi. Dalle sue parole, noi abbiamo colto uno spiraglio. Lo ripeto: abbiamo colto uno spiraglio.
Ministro, mi appello a lei: cerchiamo di mantenere integra la fiducia della gente e dei nostri elettori e, soprattutto, di essere conformi, aderenti e fedeli al nostro programma. Ringrazio il Presidente anche per la sua pazienza (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabris. Ne ha facoltà.
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MAURO FABRIS. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il signor ministro, anche da vicentino, per le parole di verità, fondate e precise, che, finalmente, sono state dette in quest'aula. Si tratta di un'iniziativa che nasce nell'ottobre del 2004 nonché della necessità di giudicare i fatti per come si sono svolti. Devo dire che anche le attestazioni di gratitudine espresse al ministro Parisi dall'ex ministro Martino e dal rappresentante di Alleanza Nazionale, al di là degli aspetti «pelosi» che avevano in sé, nel tentativo di edulcorare o limitare le responsabilità che il precedente Governo si è assunto in questa vicenda, fanno giustizia di chi diceva che l'attuale Governo ha agito con insufficiente approfondimento dei fatti, senza tener conto di quanto, in verità, bisognasse fare, quasi che questo Esecutivo fosse libero da vincoli o da impegni precedentemente assunti. Così non è e così non è mai stato e, questa mattina, il ministro Parisi, con quel coraggio, che qualcuno ha detto, invece, essergli mancato, ha avuto modo di chiarire questi aspetti. Quindi, è chiaro che, se il progetto è andato avanti ed è stato presentato solo nel maggio dell'anno scorso in consiglio comunale, è perché il Governo degli Stati Uniti aveva aspettative consolidate e c'era una disponibilità chiarissima, avvalorata dai documenti che il ministro ha citato, del precedente Governo.
Devo dire, inoltre, al ministro Parisi che è stato chiaro sul punto, anche all'inizio di questa vicenda, quando, in un colloquio con me ed altri rappresentanti dell'Unione, disse, in maniera molto chiara: se Vicenza dirà «sì», noi diremo «sì»; se Vicenza dirà «no», noi diremo «no». Questo era un modo chiaro, come è stato ripetuto questa mattina, per affermare che noi avevamo degli impegni, non solo le alleanze internazionali sottoscritte, ma anche gli impegni del Governo precedente e che, al tempo stesso, noi e il nostro Governo eravamo pronti a dire di no a questo nuovo insediamento americano a Vicenza solo nel caso in cui, a livello locale, come è giusto che sia, ci fosse stato un diniego o un indisponibilità ad ospitare l'allargamento dell'aeroporto di Dal Molin.
È insomma finita questa mattina - e io spero una volta per tutte - la commedia degli inganni, messa in atto prima dal Governo del Polo, poi dal sindaco di Vicenza, che per quattro anni silente, anzi, con atteggiamento «tartufesco», ha tenuto nascosto alla città ciò che stava accadendo.
Il ministro ha citato date, documenti, lettere, laddove si dimostra che la città, nelle sue istituzioni locali, non può dire di essere stata tenuta all'oscuro. Il sindaco ha fatto la parte del silente per quattro anni e poi ha tentato di assumere un protagonismo per mettere in difficoltà il Governo centrale, un Governo di Roma non più amico. In questo vi è un atteggiamento irresponsabile da parte del sindaco della città e della maggioranza che lo sostiene: si è giocato sulla pelle della città e questo oggi è fuori discussione proprio per i dati che abbiamo ascoltato.
Se un giorno si farà la storia precisa, come stamattina abbiamo iniziato a fare, di ciò che rischia la nostra città, in quella storia occorrerà scrivere delle responsabilità incontrovertibili che vi sono (ma si tratta di polemiche che ormai non servono più!) È stato un errore, secondo me, insistere, da parte anche di alcuni della nostra maggioranza, su un «no» privo di realismo e di prospettive, privo dell'aggancio con la realtà che lei ha invece qui riassunto questa mattina.
Non so che cosa altro potesse fare il nostro Governo, se non muoversi nella stretta strada delineata dagli accordi internazionali sottoscritti dall'Italia, con quella compatibilità dunque che il progetto ha con la politica estera e militare che il nostro paese ha sempre sostenuto e con le responsabilità che competevano a livello locale.
Noi paghiamo, dunque, tutto questo in termini di immagine e anche di scontro con una città, che, giustamente, si sente presa in giro, che, giustamente, si sente impotente di fronte a qualcosa che le sta accadendo sopra la testa. Che c'entra dunque parlare di altre cose? Vorrei dirlo agli Pag. 21esponenti del centrodestra che in questo momento non sono in aula; anzi, se i cittadini di Vicenza potessero vedere quest'aula stamattina, capirebbero come stanno le cose: una destra che ha scaricato sulla città questo problema, che oggi irresponsabilmente se ne lava ulteriormente le mani, che addirittura non viene in aula e manda deputati non vicentini a parlare di vicende che toccano da vicino questo nostro territorio! Questa è la destra che ha governato l'Italia per cinque anni! Questa è la destra che oggi tenta ancora una volta, giocando sulla pelle della città, di mettere in difficoltà chi oggi al governo assume con grande responsabilità ciò che compete ad un Esecutivo che ha una politica estera! A tale proposito, vorrei dire al ministro Martino - che ora non è più in aula - che abbiamo una politica estera e che il ministro della difesa è venuto qui questa mattina a ribadirlo.
Allora, lasciamo perdere le polemiche. A noi interessa dire una cosa, signor ministro. Qui vi è una città piccola, meno di un quartiere di Roma, di 110 mila abitanti, fragile, patrimonio dell'Unesco, che rischia oggi di pagare un conto altissimo per queste irresponsabilità che vi sono state nel Governo precedente e nell'amministrazione che, purtroppo, ancora governa la città di Vicenza. Dobbiamo stare attenti a quello che andremo a fare!
Lei, ministro, ha promesso che il Governo vigilerà nell'attuazione e nella fase di transizione. Ebbene, io le chiedo, come hanno fatto anche i colleghi che mi hanno preceduto, di parlare di questo adesso, di mettere da parte le polemiche, i tentativi che qualcuno, purtroppo anche nella nostra maggioranza, continua a fare per tentare di cavalcare la polemica e il sentimento locale esistenti. Vorrei dire a destra come a sinistra: lasciate perdere, perché i cittadini di Vicenza, che sono contro questa base, non stanno facendo un ragionamento politico, ma stanno facendo un ragionamento che riguarda la loro vita, il nostro futuro, il futuro di una comunità che si sente veramente violentata dal tipo di situazione che si sta delineando.
Noi rischiamo anni e anni di tensioni, anni e anni di invivibilità, non solo di una parte della città, ma dell'intera comunità locale. Dunque, è di questo che dobbiamo parlare, signor ministro, e dobbiamo far sì che il nostro Governo, assumendosi le responsabilità che altri non si sono assunti, dichiari che una soluzione c'è, prendendo atto - lo dico anche a chi discute di Vicenza senza conoscerla - che quell'aeroporto è sempre stato militare, aperto al traffico civile e sede del comando della Quinta ATAF fino al 2002, cioè il comando - lo voglio dire anche a qualcuno che oggi in maggioranza strepita - che ha governato, per intenderci, la guerra nei Balcani: lì c'era il comando della Quinta ATAF, lì vi sono sempre stati i reparti dell'aeronautica militare (e ancora oggi ve ne sono due); quindi un aeroporto che poteva tranquillamente sopportare...
LALLA TRUPIA. Dall'altra parte...!
MAURO FABRIS. ...dalla parte militare, ovviamente su via Ferrari - se qualcuno sa dov'è - anche questo nuovo insediamento, e potrebbe sopportarlo se noi fossimo in grado di spiegare anche agli alleati americani che così quel progetto a Vicenza non si può fare!
Penso, signor ministro, che vi saranno tensioni talmente alte che anche la tradizionale bonomia ed amicizia che i vicentini hanno sempre dimostrato agli alleati americani sarà messa in discussione. Voglio ribadire che in questo si gioca la nostra credibilità come maggioranza di Governo e come Governo che vuole ascoltare il territorio.
Dobbiamo fare tutto, con gli strumenti di cui disponiamo, per cambiare quel progetto. «Sì» alle alleanze poste in essere, «sì» agli impegni che abbiamo sottoscritto, ma dobbiamo avere anche la forza di migliorare un progetto che sicuramente per la città non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.
Pag. 22
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, signor ministro, anche noi abbiamo apprezzato la compiutezza della sua relazione.
Certamente, non sono tra coloro che vuole giocare sulle contraddizioni che in questo momento attraversano la maggioranza che sostiene il Governo.
La tematica in discussione è molto complessa e può esser affrontata in tanti modi, ma certamente dobbiamo evitare che venga fatto in quello peggiore: stiamo parlando della linea di politica estera dello Stato, non del Governo dell'unione, non di una parte del paese!
Per intenderci, potremmo anche rileggerci le pagine della storia per capire come la politica estera dell'Unione sovietica non fu molto diversa, dal punto di vista dell'espansionismo, dalla politica estera degli zar. Ciò significa che le politiche estere non subiscono cambiamenti sostanziali e radicali nel breve volgere dei governi che si succedono all'interno degli Stati.
La nostra politica estera nasce dalla consapevolezza del dopoguerra di dare sicurezza e pace al nostro paese, al Mediterraneo, all'area alla quale apparteniamo.
Non è in gioco il rapporto tra il nostro popolo, il nostro Governo ed il Governo ed il popolo degli Stati Uniti. È in gioco la nostra credibilità rispetto ad accordi internazionali che sono stati siglati nel 1954, come ci ha ricordato Francesco Cossiga in una nota pubblicata sulle pagine di un autorevole quotidiano.
L'articolo 3 del Trattato istitutivo della Nato ha consentito nel 1954 l'accordo politico militare tra noi e gli Stati Uniti. Quindi, questo ragionamento andrebbe inquadrato in una logica molto più complessa del semplice rapporto tra noi e gli Stati Uniti o addirittura tra questo Governo e l'attuale amministrazione Bush, come faceva bene a ricordare un collega della maggioranza che mi ha preceduto poco fa.
Il vero problema non è questo, ma un altro: la Nato venne concepita con uno spirito di mantenimento della pace, di garanzia e di sicurezza per i popoli nel 1954, ma in uno scenario internazionale completamente diverso da quello attuale. Il problema è: quanto pesa oggi il nostro paese con la sua politica dentro la Nato? In che modo il nostro paese articola la propria funzione, il proprio peso all'interno di questo strategico strumento della pace?
Semmai questo è il vero problema, perché, ponendoci lungo questa strada, allora possiamo essere certi che il Governo troverà modo di far rispettare quelle condizioni che garantiscono alla popolazione di Vicenza quella tranquillità e quella prospettiva che essa giustamente pretende di avere!
Anch'io sono convinto che, probabilmente, una consultazione informale della popolazione poteva essere utile, ma ricordiamo tutti che, in tema di politica internazionale, non sempre è opportuno e possibile fare ciò. Sappiamo inoltre (ed è stato ricordato per i gassificatori) che quando si tratta di insediamenti militari vi è una certa riluttanza della popolazione ad accettarli, in qualunque parte del territorio nazionale.
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIUSEPPE MARIA REINA. Mi avvio a conclusione, ricordando il collega che citava gli strumenti urbanistici: sfido lo strumento urbanistico di qualunque comune d'Italia a prevedere un insediamento militare di qualunque dimensione.
PRESIDENTE. Ho ricevuto una richiesta di intervento, a titolo personale, del deputato La Malfa.
Ricordo che, per prassi, nel corso di un'informativa urgente del Governo, trattandosi di discussione limitata in cui è consentito l'intervento di un deputato per gruppo, non sono previsti interventi a titolo personale.
Tuttavia, in qualche occasione si è fatta un'eccezione e a tale precedente ricorro per dare la parola, per un minuto, al deputato La Malfa.
Ha facoltà di parlare il deputato La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, la ringrazio molto di questa decisione. Naturalmente, pongo un problema che la prego di trasmettere al Presidente della Camera. È intollerabile che si preveda una situazione nella quale, in un qualsiasi dibattito, non sia consentito a qualunque dei 630 membri della Camera di intervenire.
I gruppi non possono espropriare il tempo della Camera. Se per un dibattito vi è un tempo limitato, ad esempio mezz'ora, ciascun deputato che voglia parlare deve poterlo fare per un seicentotrentesimo di quella mezz'ora. È inaccettabile l'idea che esistano regole per il funzionamento della nostra Camera che attribuiscono solo ai gruppi parlamentari il tempo disponibile per i dibattiti.
Nel ringraziarla di questa sua cortesia, chiedo che il problema sia posto una volta per tutte e che l'Ufficio di Presidenza esamini tale questione. La Camera dei deputati è un insieme di parlamentari che possono e si devono riunire in gruppi, ma se un parlamentare ritiene di avere qualche cosa da dire, non può esservi alcuna condizione che gli impedisca di farlo, perché sarebbe una violazione della libertà costituzionale del parlamentare.
Si può solo stabilire che il tempo che il singolo parlamentare può utilizzare nel corso dei lavori della Camera non possa superare il limite del tempo necessario per attività non ostruzionistiche (quindi, 30, 40 secondi, un minuto).
Spero, dunque, di rimanere nel minuto che mi ha concesso, al di là di questa brevissima premessa, ma la prego di riferire al Presidente della Camera che si tratta di una questione che attiene ai diritti di libertà del Parlamento.
Sono membro del gruppo Misto, perché non ritengo di appartenere e di potermi iscrivere ad alcun gruppo di questa Camera. Questo non mi può impedire di esprimere sulle grandi questioni nazionali (e questa è certamente una grande questione nazionale), in tempi limitatissimi, la mia opinione. Sarò brevissimo, Presidente, per non abusare del tempo che mi è stato dato.
Il ministro della difesa ha illustrato la procedura attraverso la quale il Governo Prodi ha deciso di istruire la questione Vicenza ed ha indicato la decisione finale alla quale è giunto il suo Governo.
La posizione, a mio avviso, è chiara. Si può discutere se il Governo abbia fatto bene o male a parlare di questioni urbanistiche, ad assegnare all'ente locale la decisione e così via, ma la posizione illustrata dal Governo, dal Presidente Prodi in Romania e oggi dal ministro della difesa, è molto chiara.
Siamo favorevoli, per ragioni di carattere generale che attengono ai rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti, a questa scelta e prendiamo atto dell'orientamento. Chiedo soltanto se terrà questa posizione, signor ministro. Terrà il Governo questa posizione? La terrà di fronte ai dubbi - che capisco - di parte importante della sua maggioranza? C'è uno spiraglio, come ha detto l'onorevole Zanella, per una revisione di questa decisione?
Mi auguro di no, ma questa è la domanda che le debbo fare e mi auguro che la posizione da lei espressa con chiarezza possa essere mantenuta.
Grazie, signor Presidente, anche per la sua cortesia.
PRESIDENTE. Naturalmente, la Presidenza prende atto delle sue osservazioni ed affronterà la questione da lei sollevata.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bimbi, Castagnetti, Mattarella, Mura, Pagliarini, Pinotti, Siniscalchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 24
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (2114-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2114: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta del 25 gennaio 2007 sono stati accantonati gli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305, nonché 3-bis.700 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento), ed è stato approvato, da ultimo, l'emendamento Brugger 6.44.
Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati i restanti emendamenti a firma Giudice.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 4).
Ricordo che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 1). Al riguardo, avverto che il parere della V Commissione (Bilancio) sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione è favorevole ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, sia approvato l'emendamento 3-bis.600 della Commissione. Si intende pertanto revocata la condizione soppressiva dell'articolo 3-bis, inserito nel testo della Commissione nel corso dell'esame in sede referente, riprodotta nell'emendamento 3-bis.700, contenuta nel parere reso il 24 gennaio. Nel medesimo parere vi è un nulla osta relativo all'emendamento Brugger 6.44 e all'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo.
Chiedo alla relatrice, deputata Amici, quali indicazioni intenda dare all'Assemblea per la ripresa dei nostri lavori.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, si potrebbe riprendere l'esame del provvedimento dall'inizio del fascicolo degli emendamenti che è in distribuzione, ovvero dal punto al quale eravamo arrivati nella precedente seduta. Ritengo inoltre opportuno accantonare successivamente l'esame di alcuni emendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Amici, se riprendessimo l'esame dall'inizio del fascicolo degli emendamenti che è in distribuzione, i primi da prendere in considerazione sarebbero proprio quelli accantonati, ovvero le identiche proposte emendative Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305. Ritiene che dobbiamo procedere subito all'esame dei suddetti emendamenti?
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, preferirei riprenderne l'esame in seguito. Vorrei procedere con le successive proposte emendative per poi affrontare questi emendamenti.
PRESIDENTE. Quindi, lei propone di iniziare l'esame dall'emendamento 3-bis.600 della Commissione.
SESA AMICI, Relatore. Sì, signor Presidente, si potrebbe passare all'esame dall'emendamento 3-bis.600 della Commissione, che è la riformulazione di un articolo Pag. 25del testo rispetto al quale si lamentava un problema di copertura finanziaria. Siamo già in grado di esaminare l'emendamento in questione.
PRESIDENTE. Grazie, deputata Amici. Al riguardo, ricordo che la V Commissione (Bilancio), nel parere reso in data odierna, ha revocato la condizione soppressiva dell'articolo 3-bis inserito nel testo della Commissione nel corso dell'esame in sede referente, esprimendo parere favorevole sul medesimo testo, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, sia approvato l'emendamento 3-bis.600 della Commissione.
Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere su questo emendamento.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 3-bis. 600 della Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3-bis.600 della Commissione.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, prendo atto con soddisfazione di ciò che lei poco fa ha riferito, cioè che di fronte ad una difformità di valutazioni fra la nostra, che è la Commissione di merito, e la Commissione bilancio, in relazione ai problemi di copertura dell'articolo 3-bis, riguardante agevolazioni fiscali a favore dei soggetti danneggiati dagli eventi alluvionali del novembre 1994, la proposta di accantonamento suggerita dalla relatrice Amici nella scorsa seduta ha permesso di risolvere questo potenziale e sicuramente non positivo conflitto fra la Commissione affari costituzionali e la Commissione bilancio.
È stata cioè individuata, con la collaborazione della Commissione bilancio (che credo vada ringraziata in proposito, come va ringraziato il Governo per avere collaborato a questo esito positivo), una soluzione che ha permesso la riformulazione dell'articolo 3-bis in forza del nuovo emendamento 3-bis. 600 della Commissione.
Ora i problemi di copertura sono stati positivamente risolti, ripeto, grazie alla collaborazione con la Commissione bilancio e con il Governo.
La questione che ci premeva di risolvere positivamente risulterà in questo modo definita anche con la copertura adeguata, e quindi annuncio il voto favorevole dei Verdi sull'emendamento 3-bis. 600 della Commissione.
PRESIDENTE. Constato che non vi sono altri deputati che intendono parlare su questo emendamento.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere alla votazione dell'emendamento 3-bis.600 della Commissione.Pag. 26
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-bis.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 354
Astenuti 2
Maggioranza 178
Hanno votato sì 353
Hanno votato no 1).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita a votare.
Ricordo che l'emendamento Giudice 6.340 è stato ritirato dal presentatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 384).
Avverto che, per effetto dell'intervenuta approvazione dell'emendamento 6.700, l'emendamento Lulli 6.310 è precluso.
Passiamo all'emendamento Marinello 6.16, nella parte ammissibile.
SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'emendamento in esame al fine di effettuare alcune verifiche relative alla sua copertura finanziaria.
PRESIDENTE. La proposta di accantonamento riguarda anche il successivo emendamento Marinello 6.15?
SESA AMICI, Relatore. Sì, signor Presidente, poiché i due emendamenti sono collegati.
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame degli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15.
Ricordo che l'emendamento Giudice 6.341 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo all'emendamento Boscetto 6.21, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 6.21.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.501 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, desidero ricordare che, con riferimento al comma 7 dell'articolo 6 del provvedimento in esame, io e l'onorevole Zaccaria avevamo avanzato una proposta di modifica di natura formale. Vorrei rimanesse agli atti che non eravamo intervenuti, invece, in merito alla decorrenza degli effetti derivanti dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del regolamento ISVAP in data 16 ottobre 2006, n. 5. In questa sede, signor Presidente, chiedo alla relatrice, Sesa Amici, la quale sta seguendo l'esame Pag. 27di questo difficilissimo provvedimento con molta competenza, nonché al rappresentante del Governo, di considerare se non sia il caso di differire la suddetta decorrenza al 28 febbraio 2007. Vi sono, infatti, alcune difficoltà: i destinatari della normativa in parola vorrebbero assolutamente regolarizzare le loro situazioni, ma i tempi eccessivamente ristretti lo rendono difficile. Ora, poiché il decreto-legge decade proprio il 28 febbraio 2007, non sarebbe così drammatico, a mio avviso, far coincidere la predetta decorrenza con il termine finale di vigenza del decreto-legge.
Naturalmente, come gruppo, non insistiamo con particolare veemenza, anche se riteniamo di dover rappresentare le difficoltà che creerebbe lasciare che i menzionati effetti decorrano dal 1o febbraio 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, credo che l'emendamento 6.501 del Governo sia la dimostrazione dell'insipienza, della superficialità, della incapacità di questo Governo nell'affrontare problemi di questo genere. E ve ne spiego il motivo, sperando che alcuni colleghi, in corso d'opera, si rendano conto di cosa si accingono a votare (mi riferisco a quelli che esprimeranno un voto favorevole sull'emendamento in esame).
In Commissione, con il parere favorevole del Governo, allora rappresentato dal sottosegretario D'Andrea, qui presente (che è un membro autorevole del Governo, ma bisogna che spieghi a se stesso e a noi se, quando interviene in Commissione, lo rappresenti o meno), era stato approvato un testo all'unanimità. In esso, nella sostanza (mi rifaccio anche a quanto testè affermato dal collega di Rifondazione comunista, onorevole Russo), si faceva riferimento ad una certa data, ossia al 30 giugno 2007.
Dopo l'approvazione del testo in Commissione, il dottor Giannini, presidente dell'ISVAP, (una delle authority che, in base a quanto si legge, il Governo vorrebbe superare), che ha solide amicizie all'interno del Governo e, in modo particolare, un rapporto forte con il ministro dell'economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa, scrive al citato ministro per sostenere che il termine del 30 giugno non va bene. Lo ripeto: Commissione unanime, Governo d'accordo!
Il ministro Padoa Schioppa, infischiandosene altamente del parere espresso dal sottosegretario D'Andrea e, quindi, umiliandolo, presenta un emendamento a nome del Governo che ha i connotati del ridicolo (come tante delle cose che fa il ministro dell'economia e delle finanze). Il connotato del ridicolo è il seguente: la data viene anticipata dal 30 giugno 2007 al 1o febbraio, cioè a dopodomani. Come si può immaginare di dare attuazione alla norma in quarantotto ore? È un attentato all'intelligenza degli italiani, in modo particolare di coloro che dovrebbero subire questo tipo di norma.
Quindi, sottosegretario D'Andrea, invito lei e la relatrice, onorevole Amici, ad un ripensamento. Non è immaginabile che venga approvata una disposizione che è un insulto all'intelligenza media!
Peraltro, se il ministro Padoa Schioppa presenta un emendamento, dovrebbe anche avere il coraggio e la dignità di venire in aula a spiegare al Parlamento il motivo per cui lo ha fatto, se non per obbedire alle indicazioni del dottor Giannini.
Tuttavia, cozza contro il buon senso l'ipotesi che, entro il 1o febbraio, si possa portare a termine un procedimento come quello descritto. Chiedo, quindi, una resipiscenza basata soltanto sul buonsenso.
Il vostro Presidente del Consiglio, ogni volta che parla, dice di appellarsi al buonsenso degli italiani. Prima di appellarvi al buonsenso degli italiani, appellatevi al vostro buon senso!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solamente per rivolgere un invito ai colleghi. Ho molto apprezzato il tentativo Pag. 28del collega intervenuto in precedenza di chiedere alla relatrice di considerare l'ipotesi di differire il termine previsto dall'emendamento in esame al 28 febbraio 2007. Come ha sostenuto il collega, la norma dovrebbe entrare in vigore tra quarantotto ore: stiamo parlando del codice delle assicurazioni private, stiamo parlando di una importante questione di intermediazione assicurativa e riassicurativa!
Eravamo tutti d'accordo - e mi sembra che lo abbia spiegato bene il collega - sulla data del 30 giugno. Anche il sottosegretario qui presente lo aveva confermato in Commissione. A me sembra che i fischi che sta ricevendo il ministro dell'economia presso le varie università gli abbiano menomato i riflessi. Come si fa a presentare un emendamento che prevede la decorrenza di determinati effetti da un termine che scade quando il provvedimento non ha ancora ultimato il suo iter, deve ancora andare al Senato e tornare alla Camera?
Ma, onorevoli colleghi, - vivaddio! - se il ministro è pazzo non dobbiamo essere pazzi anche noi. Come facciamo a dire che la norma entra in vigore il 1o febbraio, quando sappiamo che non può entrare in vigore entro quella data? Qualcuno - voi che potete! - dica al ministro di smetterla, perché sta facendo del male, oltre che a se stesso, anche a tutta la nazione.
Quindi, in merito alla data - e invito la relatrice a considerare la questione - non si può lasciare il 1o febbraio, perché in questo modo prendiamo in giro tutti gli italiani e il Parlamento. Non possiamo assolutamente lasciare questa data nel testo, ma dobbiamo prevedere quella del 30 giugno, sulla quale eravamo tutti d'accordo, unanimemente la Commissione e il sottosegretario.
Pertanto, diciamo alla ministro dell'economia di smetterla! La deve smettere! Forse vuole essere protagonista, ma in questo caso lo è eccessivamente in negativo: fa del male a tutti, al paese e al Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale è tendenzialmente contrario all'emendamento, così come formulato e presentato dal Governo. Si tratta di esigenze di disciplina dell'attività di intermediazione assicurativa e riassicurativa, con l'istituzione anche di un registro. È una normativa di una delicatezza tutt'altro che secondaria. Ciò che preoccupa è che, per entrare bene a regime e garantire i soggetti che debbono operare in questo settore, si richiedono tempi non quantificabili soltanto in settimane.
Rebus sic stantibus, noi voteremo contro questo emendamento del Governo, ma ci sembra che le sollecitazioni - anche forti - provenienti da qualche collega impongano, per debito di trasparenza, che il Governo spieghi il motivo per il quale si irrigidisce su un termine che, al cittadino comune, di fatto risulta inspiegabile, per non dire paradossale o ridicolo, se rimane quello del 1o febbraio.
Quindi, fermo restando il nostro atteggiamento tendenzialmente contrario sul piano del principio, per ragioni peraltro pratiche, vorremmo che il Governo prendesse la parola in maniera trasparente e aperta in aula e ci spiegasse le ragioni per le quali insiste su questo termine così irrealistico che vorrebbe sottoporre al nostro voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, come ricordato dai colleghi, l'emendamento 6.501 del Governo riguarda una disposizione particolarmente delicata di attuazione, mediante regolamento, di una parte del codice delle assicurazioni.
Allora, sottopongo alla vostra attenzione due questioni. La prima è già stata ricordata: non possiamo cadere nel ridicolo, nel senso che sappiamo per certo che Pag. 29questo emendamento non potrà produrre i suoi effetti prima del 1o febbraio, che è la data indicata dall'emendamento. Allora, si creerebbe certamente una situazione di incertezza, in quanto la norma entrerebbe in vigore il 1o febbraio, a termine già scaduto. Pertanto, si avrebbe incertezza sulla data entro cui applicare o disattendere la norma.
In secondo luogo, il Governo deve dirci perché ha presentato un emendamento di questo tipo e, se ha commesso un errore, in che modo intende rimediare. Il termine fissato nell'emendamento, infatti, appare palesemente un errore, in quanto il 1o febbraio - lo ribadisco - è una data di scadenza che, evidentemente, non può essere rispettata.
Poiché con questo decreto-legge, signor Presidente, e qui chiedo anche l'attenzione del sottosegretario D'Andrea...
PRESIDENTE. Onorevole Boato, chiedono l'attenzione del sottosegretario...
ROBERTO COTA. Si tratta di questioni abbastanza delicate!
In questo provvedimento vi è di tutto e di più e sapere se una parte del regolamento ISVAP entra o meno in vigore comporta una serie di conseguenze sul mondo assicurativo e anche sugli utenti.
Allora, perché il Governo ha presentato questo emendamento indicando il termine del 1o febbraio, che costituisce un palese errore? Vorremmo sapere dal sottosegretario - lo ripeto, visto che prima non era attento - perché è stato commesso questo errore e come si intende rimediarvi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi, intendo unirmi al coro dei deputati che chiedono con forza al Governo di spiegare il perché di questo emendamento.
È infatti palese l'astrusità di tale proposta emendativa, ma ci sembra strano dover pensare che il Governo è fuori di testa! Pertanto, delle due l'una: o abbiamo capito male - e quindi è assolutamente importante un chiarimento da parte dell'Esecutivo - oppure si tratta di un errore e allora occorre avere la bontà di rimediare allo stesso, invitando l'Assemblea ad esprimere un voto contrario sull'emendamento 6.501.
Faccio appello all'intelligenza del sottosegretario, che sicuramente comprende il disagio di chi - e non si tratta certo di persone schizofreniche - è chiamato a legiferare nel momento in cui si provvedimenti la cui entrata in vigore non può essere antecedente alla data in essi contenuta.
Quindi, sarebbe opportuno accantonare questo emendamento, al fine di approfondire e comprendere meglio le ragioni che hanno indotto il Governo a presentarlo. Infatti, mi rifiuto di pensare che lo abbia fatto senza riflettere sui dubbi evidenziati sia dall'opposizione sia dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, si potrebbe verificare se anche in questo caso - come avvenuto in altre occasioni - il confronto parlamentare possa permetterci di trovare una via di mediazione e di equilibrio che tenga conto di alcune obiezioni sollevate.
A questo riguardo, vorrei ricordare che l'emendamento 6.501 del Governo ripristina tale e quale l'originario comma 7 dell'articolo 6 del decreto-legge, attualmente in vigore. Poiché quando vi è un emendamento approvato in Commissione che giunge all'esame dell'Assemblea si creano aspettative e comportamenti conseguenti, suggerirei - e la collega Amici mi dice di essere d'accordo - un accantonamento di questo emendamento del Governo per verificare se un eventuale subemendamento della Commissione - contenente la proposta di modificare la data del 1o febbraio con quella del 28 febbraio - possa consentire di giungere ad un punto di incontro. La modifica consentirebbe quattro settimane di tempo in più Pag. 30per gli adempimenti previsti dal regolamento ISVAP.
Si tratta di una mediazione e, in Parlamento, occorre trovare, se possibile, punti di incontro quando sussistono valutazioni diverse.
PRESIDENTE. Come ha testé rilevato l'onorevole Boato, è stata preannunziata la presentazione di un subemendamento all'emendamento 6.501 del Governo, volto a sostituire le parole «1o febbraio 2007» con le seguenti: «28 febbraio 2007». Dobbiamo ritenere che abbiate svolto una riunione del Comitato dei nove su questo punto? Vi siete consultati?
CARLO GIOVANARDI. No!
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Giovanardi. Dunque, recependo nella sostanza una tra le proposte avanzate dall'onorevole Boato nel suo intervento, allo scopo di consentire al Comitato dei nove di riunirsi ed acquisire l'opinione del Governo in merito, sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole relatrice di riferire sull'esito della riunione del Comitato dei nove.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, durante la sospensione della seduta, a maggioranza, in Comitato dei nove è stato approvato il subemendamento che differisce il termine al 28 febbraio 2007.
Approfitto di questa occasione per ribadire un solo concetto: è del tutto evidente che, nella discussione di questo articolo, anche in Commissione, per la situazione determinata con l'emendamento 6.501 del Governo (che ripristina il testo del provvedimento originario), la Commissione è stata molto sensibile rispetto ad alcuni aspetti che sono stati fatti rilevare.
Credo che il livello di mediazione che abbiamo raggiunto, proprio per ottemperare a questo tipo di esigenze, non soddisfi interamente la parte che ne ha fatto una battaglia di contenuto politico. Però, ritengo sia da apprezzare la discussione da parte del Comitato dei nove, che, per quanto riguarda la maggioranza che sostiene il subemendamento, costituisce non solo il segnale che il tema è presente, ma anche che essa favorisce una discussione molto più articolata.
Successivamente, il provvedimento andrà al Senato e non so se si apriranno altre discussioni.
Ripeto, quindi, che il subemendamento della Commissione è stato approvato a maggioranza.
PRESIDENTE. Avverto, dunque, che è stato presentato il subemendamento 0.6.501.1 della Commissione. Non essendo stato possibile distribuirne il testo, ricordo che esso differisce il termine dal 1o febbraio 2007 al 28 febbraio 2007.
Qual è il parere del Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo, prendo atto dell'orientamento maturato nell'ambito del Comitato dei nove e della Commissione.
Mi rimetto, quindi, alla proposta della relatrice, volendo però chiarire ai colleghi che sono intervenuti che l'emendamento del Governo in questione ripristinava il testo del decreto-legge. Quindi, dal punto di vista tecnico della decorrenza dei termini, come già sottolineato dall'onorevole Boato, non comportava nessuna contraddizione rispetto alla scadenza indicata, opinabile o meno.
Inoltre, esso era originato da un invito dell'Authority, competente nella materia, a tenere conto dell'esigenza che il termine, già fissato al 31 dicembre 2006, spostato dal decreto-legge al 1o febbraio 2007, attraverso l'approvazione dell'emendamento in Commissione non fosse ulteriormente prorogato oltre i limiti di una più ragionevole entrata in vigore del regolamento ISVAP.Pag. 31
Prendo atto che nella Commissione è maturato l'orientamento volto a spostare in avanti di altri 28 giorni, ossia, sostanzialmente, di un altro mese, questo termine, anche per rimediare alla difformità di comunicazione che può essere stata originata dall'approvazione dell'emendamento in Commissione e dichiaro che il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione del subemendamento 0.6.501.1 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento del Governo 6.501.
L'aspetto che vorrei sottolineare ai colleghi e al Governo è che i lavori della competente Commissione parlamentare hanno determinato un orientamento.
Peraltro, come è facile dedurre dalla documentazione recente, non si tratta di una di quelle proroghe conferite sine die e continuamente reiterate; piuttosto, signor Presidente, colleghi, la questione si pone in altri termini: il Parlamento deve scegliere se affermare la propria dignità o continuamente sottostare ai diktat del Governo. Questo è il cuore della questione.
Infatti, la Commissione in sede referente aveva prorogato il termine fissato dal testo originale del decreto ottenendo l'assenso del Governo; ora, però, con l'emendamento 6.501, il Governo manifesta un orientamento nettamente diverso. Dunque, mettiamoci d'accordo! Noi vogliamo sostenere questo Governo, ma vogliamo chiarezza; Italia dei Valori invoca chiarezza - sto parlando a nome del gruppo -, vuole correttezza, trasparenza, legalità! In questo caso, si è ingenerata ancora una volta una confusione che noi non intendiamo sottoscrivere.
Quindi, la circostanza che il subemendamento 0.6.501.1 della Commissione sia stato approvato a maggioranza mentre l'emendamento approvato in sede referente dalla Commissione era stato approvato all'unanimità sicuramente non ingenera l'impressione di un atteggiamento chiaro, coerente e leggibile da parte dell'elettorato e delle forze politiche e sociali.
Per questi motivi, Italia dei Valori si asterrà dal voto su queste proposte emendative (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, noi ci sentiamo confortati nella bontà del nostro atteggiamento dall'annuncio di una dura astensione che proviene da un gruppo della maggioranza.
Pur senza aggettivare la nostra astensione, anche noi annunciamo un analogo orientamento di voto; infatti, il gruppo di Alleanza Nazionale apprezza solo in parte il tentativo del sottosegretario di motivare l'atteggiamento del Governo. In realtà, intuiamo come, alla fine, si voglia raggiungere l'obiettivo di prevenire la pronuncia del TAR prevista per la metà di marzo.
Realisticamente, poiché non abbiamo i numeri per poter imporre una soluzione ragionevole, funzionale, garantista, ottimale delle questioni in esame, non possiamo avversare lo slittamento di almeno un mese del termine in esame; mi riferisco alla «mitica» data del 28 febbraio che consentirebbe, non fosse altro, di spostare intanto l'esame al Senato e lasciare che in quel ramo del Parlamento i nostri colleghi, per così dire, tornino alla carica in modo da razionalizzare le disposizioni più di quanto i numeri non permettano all'opposizione di fare in questa Assemblea. Quindi, noi confermiamo il nostro dissenso sulla fissazione di tale termine in quanto siamo invece orientati favorevolmente sull'originario termine del 30 giugno 2007 approvato in sede referente dalla Commissione; tuttavia, cerchiamo realisticamente di limitare - come si suol dire ormai abitualmente - il danno e pertanto, con l'astensione dal voto, non avversiamo la possibilità che al Senato si possa porre rimedio a questa incongruenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, vorrei svolgere la seguente riflessione. Il testo del Governo presentato all'esame della Camera recava la previsione della data del 1o febbraio; poi, in Commissione, in sede referente, è stato presentato e approvato un emendamento che prevedeva, invece, il decorso del termine a partire dal 30 giugno. Quindi, quale impressione hanno potuto trarre da questo dibattito parlamentare gli operatori, i cittadini, tutti gli utenti? L'impressione che, essendo stato posto un termine irrealistico, questo è stato poi corretto durante lo svolgimento dei lavori parlamentari con la fissazione della data del 30 giugno. Ne è derivata dunque una legittima aspettativa; infatti, quanti operano in un settore così delicato come quello delle assicurazioni non devono correre dietro alle incongruenze del Governo e del Parlamento, ma debbono potersi legittimamente predisporre a subire gli effetti dell'applicazione o meno di un determinato disposto di legge. È anche vero che il termine del 28 febbraio è preferibile a quello del 1o febbraio; approveremmo altrimenti una norma che susciterebbe in chiunque la leggesse l'impressione di una sostanziale pazzia di Governo e Parlamento.
Però, il problema dell'incertezza e della mancanza di chiarezza in un settore così delicato si pone ugualmente, perché oggi non approviamo il provvedimento ed esso non entrerà in vigore in modo che gli operatori del settore si possano legittimamente attrezzare. Infatti, il provvedimento deve essere esaminato dal Senato, dove potrebbe essere oggetto di modifiche. Se fossi un operatore, non avrei alcuna garanzia che la data sarà veramente il 28 febbraio.
In conclusione è vero che il subemendamento 0.6.501.1 della Commissione limita il danno, ma è un subemendamento profondamente sbagliato che crea incertezza, «figlio» di un modo sbagliato di legiferare. Quindi, il gruppo della Lega Nord Padania voterà contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, con l'intervento inizialmente svolto a proposito del comma 7 dell'articolo 6 chiamavo ad una riflessione la Commissione, il Governo e l'Assemblea. Non dobbiamo avere atteggiamenti radicali in questo campo, perché dobbiamo comprendere effettivamente le esigenze che hanno le persone di iscriversi al registro, i tempi per farlo e le esigenze del Governo rispetto ad adempimenti di natura comunitaria.
La soluzione adottata, presentando il subemendamento della Commissione che proroga il termine di un mese, è ragionevole. Ciò potrà soddisfare sia le esigenze di chi vuole iscriversi al registro, sia l'atteggiamento che il Governo assumerà verso l'Unione europea con una data stabilita e non rinviata, per così dire, alle calende greche. Questo testimonia un buon andamento dei lavori della Camera.
Anche sul disegno di legge di conversione del decreto-legge relativo alle proroghe si sta procedendo in maniera ragionevole senza aumentare gli interventi né introdurre, come è stato giustamente richiamato dalla Presidenza della Camera, materie che non ne fanno parte ma, laddove si tratti effettivamente di proroga dei termini, la Camera riflette e trova, ragionevolmente, una soluzione.
Per questi motivi, signor Presidente, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore del subemendamento 0.6.501.1 della Commissione e, successivamente, dell'emendamento 6.501 del Governo, come modificato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei ancora una volta fare un intervento da «parlamentarista» convinto, Pag. 33perché è stato il Parlamento ad approvare il codice delle assicurazioni, entrato in vigore il 1o gennaio di quest'anno. Poi, un organismo, che si chiama Isvap, ha varato un regolamento. Secondo gli agenti, le compagnie di assicurazione e i broker, questo regolamento ha esorbitato andando al di là dei contenuti della legge e tutti i soggetti del mondo assicurativo hanno presentato ricorso al TAR che, a metà marzo, dovrà stabilire se gli adempimenti posti a carico di questi soggetti siano conformi alla legge. Ci sembrava naturale, quindici giorni fa in Commissione, portare il termine del 1o febbraio, considerato nel testo del decreto-legge, al 30 giugno.
Mi rivolgo ai parlamentari di tutti i gruppi. Diciamo ai cittadini che abbiamo approvato una legge; vi è un regolamento; i cittadini debbono effettuare degli adempimenti, ma a metà marzo questo meccanismo potrebbe decadere. In questo caso, per regolamento avremmo obbligato il cittadino a compiere azioni, che la legge non prevedeva. In Commissione abbiamo stabilito il 30 giugno, perché a quella data saremo sicuri che gli adempimenti saranno dovuti, se confermati dal TAR, oppure che i medesimi, essendo stati previsti dal regolamento e non dalla legge, sarebbero una conseguenza dell'aver esorbitato da compiti, che un organo amministrativo non può assumersi se non scavalcando il Parlamento, cioè il legislatore.
Anch'io farò di necessità virtù. Per decine di migliaia di operatori che non sono in regola, che rischiano la cancellazione dall'albo, il licenziamento dei loro collaboratori, è certamente preferibile il 28 febbraio rispetto al 1o febbraio, però il Parlamento non fa certamente una bella figura con centinaia di migliaia di operatori.
Faccio fatica a pensare che la firma del presidente di un ente possa incidere sui lavori parlamentari fino al punto di far ritornare il Parlamento su una decisione già presa e che aveva avuto, in sede di Commissione, l'avallo del Governo e di tutti i gruppi parlamentari. Siamo nell'era di Internet: quella sera, quando la Commissione ha preso la relativa decisione, le decine di migliaia di agenti assicurativi italiani, tramite telefonino o Internet, appunto, sono stati avvertiti dello spostamento del termine al 30 giugno 2007. Poiché essi pensano che non basta una lettera del presidente dell'Isvap per svuotare una decisione presa dal Governo e da tutti i gruppi parlamentari, hanno fatto affidamento sulla serietà del Parlamento, che è la serietà di noi tutti. Ciascun parlamentare, tornando a casa, troverà un amico, un cugino, un parente, un conoscente o il suo assicuratore che gli chiederà come mai prima si era decisa la data del 30 giugno e, quindici giorni più tardi, sono state cambiate le carte in tavola, obbligando gli assicuratori a fare qualcosa che, magari, il prossimo 15 marzo sarà considerata da parte del TAR come un inutile adempimento.
Pur essendo stato presentatore dell'emendamento che era stato approvato in Commissione e che spostava il termine al 30 giugno 2007, mi asterrò in occasione del voto del subemendamento 0.6.501.1 della Commissione, che prevede il termine del 28 febbraio 2007, benché tale data sia comunque preferibile a quella del 1o febbraio 2007.
Vorrei chiedere al Governo, in tono amichevole, se si renda conto del fatto che il 30 gennaio stiamo esaminando un emendamento che chiede agli operatori del settore di mettersi in regola entro ventiquattr'ore: è qualcosa di surreale! Tuttavia, esprimerò voto contrario sull'emendamento 6.501 del Governo, nel testo subemendato, perché, se fosse respinto dall'Assemblea, tornerebbe a vivere la unanime decisione della Commissione, che aveva ricevuto l'approvazione del Governo. In altri termini, si tornerebbe alla data del 30 giugno 2007 che, se ci pensate, è la più ragionevole per tutte. Non so quale sarà la decisione del TAR, il prossimo 15 marzo: se decidesse a favore dell'Isvap, il problema sarebbe risolto ed entro il 30 giugno tutti si metterebbero in regola; se, invece, decidesse che l'Isvap ha travalicato i suoi poteri, contravvenendo ad una legge dello Stato, avremmo impedito a decine di migliaia di operatori economici di compiere Pag. 34adempimenti inutili e avremmo acquistato ancora prestigio e credibilità per il Parlamento.
Perciò, ci asterremo in occasione del voto sul subemendamento 0.6.501.1 della Commissione ed esprimeremo voto contrario sull'emendamento 6.501 del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho ascoltato poc'anzi la spiegazione che con molto garbo, l'onorevole Boato ha dato di questa vicenda. La stessa spiegazione è stata fornita anche dal sottosegretario D'Andrea. Questi chiarimenti altro non hanno fatto se non confermare la scorrettezza del Governo nei confronti del Parlamento; hanno confermato, cioè, che il Governo, in corso d'opera, ha cambiato ciò che lo stesso Parlamento aveva deciso in precedenza. Sono parlamentare da dodici anni e vorrei dire ai miei giovani colleghi parlamentari che una cosa del genere non era mai accaduta: dinanzi ad una modifica approvata da una Commissione - che rappresenta il Parlamento - il Governo non si era mai permesso di apportare una variazione in corso d'opera perché, per prassi, tale modifica si intende già come se fosse legge. Sarebbe stato buon costume ed una buona tradizione continuare così. Si stravolgono, invece, le norme di buona educazione e di buon comportamento, tra l'altro mettendo sotto attacco la dignità di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, deve concludere.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Questo volevo far rilevare, al di là della sostanza della problematica che l'onorevole Giovanardi ha illustrato molto chiaramente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, non vi è ombra di dubbio sul fatto che il collega parlamentare dell'Italia dei Valori abbia ragione, quando ricorda a quest'Assemblea che il Governo non può prendere in giro il Parlamento. Se è vero, com'è vero, che la Commissione aveva deliberato una data, non è assolutamente concepibile che il Governo presenti in Assemblea una proposta emendativa, disattendendo quanto la stessa maggioranza aveva deliberato. Questa è una offesa gravissima e una prevaricazione che il Governo continua a fare anche oggi, con questo provvedimento, nei confronti dell'Assemblea. Il collega Boato tenta sempre di risolvere i problemi, quando si accorge delle difficoltà del Governo.
MARCO BOATO. Questo è il dialogo parlamentare!
CESARE CAMPA. Mi consenta, però, il collega Boato, che è veneziano come me, di dirgli che la sua proposta di emendamento è una pezza che non risolve il problema; anzi, come si dice a Venezia, la toppa «xe peso del buso».
Quindi, vuol dire che in questo caso non abbiamo risolto assolutamente nulla.
Collega Boato, ci vuole il coraggio di affermare che il Governo ha sbagliato ed ha offeso il Parlamento e che dovete fare marcia indietro: qualche volta dovete avere il coraggio di riconoscerlo! Prima il collega Emerenzio Barbieri parlava di buonsenso. Qui si fa sempre riferimento al Presidente Prodi, ma voi avete buonsenso? Non comprendete che oggi è buonsenso dire di tornare al 30 giugno? Questo significa essere governanti e non altro: non dico l'aggettivo perché è troppo offensivo nei confronti di un Esecutivo che, in fondo, è il Governo del nostro Paese. Mi vergogno di avere un Governo che si comporta in questa maniera, che il 30 gennaio fa un provvedimento per il 1o febbraio e, poi, come grande magnanimità, porta la scadenza al 28 febbraio! Vergognatevi!
Dobbiamo assolutamente tornare alla data del 30 giugno, se vogliamo che le Pag. 35assicurazioni abbiano effettivamente il tempo di mettersi in regola, oppure vogliamo far finta di chiedere ad esse di mettersi in regola e non consentire che la stessa sia perseguita. Prima vedevo da parte del sottosegretario un certo assenso, ma mi sono stupito perché, in fondo, il collega Boato, cercando di mettere questa «pezza», ha anticipato un suo emendamento che è sostanzialmente sbagliato. Sono contrario non solo all'emendamento del Governo - parlo a titolo personale perché non so che cosa farà il mio gruppo - ma anche al subemendamento proposto dal collega Boato perché, comunque, non risolve assolutamente nulla, anche se in qualche maniera cerca di correggere un errore del Governo. Visto che prima come parlamentari avevano chiesto che il Governo ci spiegasse la necessità e l'urgenza di questa scadenza e non abbiamo sentito proferire parola in questa direzione, chiedo al sottosegretario di spiegare l'urgenza di questo provvedimento e della data di febbraio perché, se egli ci convincesse, saremmo anche pronti a votare il subemendamento recante la data del 28 febbraio: comunque, mi sembra che non ricorrano gli estremi. Qualche volta sentiamo con grande nostalgia il richiamo del Presidente della Repubblica a metterci assieme, avere buonsenso e ragionare nell'interesse del Paese, ma non possiamo solo consentire che vengano fatti questi proclami e, quando si tratta di mettere insieme il buonsenso e la nostra disponibilità, ci viene risposto con un subemendamento che sposta la decorrenza dal 1o al 28 febbraio, rispetto ad un emendamento del Governo che, in qualche maniera, era prevaricatore nei confronti della volontà dell'intera Assemblea e Commissione.
Quindi, signor sottosegretario, le chiedo con forza di farci capire che cosa c'è sotto, le ragioni e i motivi per i quali volete questa data, ma che non ci consentono di votare a favore, anche per impedire al nostro Governo, al suo Governo e al Governo di questa maggioranza di fare un'ulteriore brutta figura. Penso che Prodi non abbia assolutamente bisogno di fare ulteriori brutte figure! (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei sdrammatizzare questa discussione perché rischia, su una vicenda importante ma molto limitata, di avere degli aspetti paradossali. Sapevo che una volta era considerato proprio di una logica estremista, di destra o di sinistra, il cosiddetto «tanto peggio tanto meglio». Sapevo ed ho imparato con gli anni che era un segno di equilibrio e di maturità trovare delle soluzioni che magari non sono le migliori, ma quanto meno superano la logica catastrofista. Il collega Cesare Campa, un collega simpaticissimo che ha usato un'espressione veneziana a me cara «pegio el tacon del buso» - lo dico in altri termini rispetto a lui, cioè «peggio la toppa del buco» -, mi dovrebbe spiegare perché è peggio prorogare una scadenza al 28 febbraio ed è meglio, secondo lui, mantenerla al 1o febbraio. È la logica del «tanto peggio tanto meglio» e tutto soltanto per fare un dispetto. Non dico di altro tipo di dispetti di cui si parla nel linguaggio popolare, cui tuttavia assomiglia molto la posizione del collega, sia pure simpaticissimo, Cesare Campa.
Devo dare atto ad altri colleghi del centrodestra, in primo luogo al collega Benedetti Valentini, di aver assunto una posizione realistica, dichiarando a nome proprio, visto che il testo, comunque, rappresenta un passo in avanti, l'astensione dal voto. Nella logica del collega Campa e, forse, di qualche altro, se venisse respinto il subemendamento, che credo invece sarà approvato, rimarrebbe l'originario testo del Governo, la maggioranza lo voterebbe e, quindi, si rimarrebbe fermi alla data indicata, ovvero il 1o febbraio, che tutti, a parole, dicono invece di voler dilazionare.
Dico questo per chiarire sul piano del metodo politico e parlamentare. Non dovrei essere io a spiegare a Campa e a Pag. 36qualche altro collega che, forse, il dialogo parlamentare non va demonizzato e che, quando si hanno posizioni contrapposte, a volte, è saggio trovare punti di incontro, anche se non soddisfano tutti.
Il collega Giovanardi ha detto che decine e decine di migliaia di assicuratori, avendo saputo dell'emendamento in Commissione, non hanno più presentato la domanda. Ora, voglio comunicare all'Assemblea che, a quello che mi risulta, su circa 40 mila domande attese, all'Autorità ne sono già pervenute circa 34 mila. Pertanto, ci sono 34 mila assicuratori che hanno già adempiuto, anche perché il regolamento originario indicava la data di sbarramento al 31 dicembre 2006, che solo questo decreto-legge aveva prorogato al 1o febbraio 2007. Quindi, sono state già presentate 34 mila domande e ne mancano ancora circa 6 mila.
Non volendo nessuno di noi creare difficoltà alle eventuali imprese che, saputo della dilazione approvata in Commissione, si fossero adeguate di conseguenza, abbiamo proposto di dare altre quattro settimane, in modo che questi adempimenti si possano realizzare e non si vada troppo in là, rispetto ad un regolamento che ha che fare con il recepimento di una direttiva europea e il cui termine originario era, addirittura, il 15 gennaio 2005.
Credo, in sintesi e con il massimo rispetto per tutti - che come sapete ho sempre, anche quando abbiamo opinioni diverse -, in risposta al collega Campa e ad altri colleghi che volevano sapere le ragioni di questa posizione, di aver reso edotta l'aula di quali siano le motivazioni del subemendamento al nostro esame.
Devo anche dare atto al Governo che, partito da una posizione decisamente più rigida, ha avuto l'intelligenza politica di rimettersi al voto dell'Assemblea, che, a questo punto, mi auguro sia positivo sia sul subemendamento, sia sull'emendamento del Governo, così come subemendato, portando la data al 28 febbraio 2007 (Applausi del deputato Amici).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non desidero entrare nel merito della diatriba relativa al termine, sulla quale credo che sia stato detto già molto, forse anche troppo. Mi permetto di porre alla Commissione competente ed al sottosegretario un problema di natura squisitamente giuridica. L'interrogativo è il seguente: può una norma primaria, come una legge dello Stato, incidere su una norma regolamentare, quale è il regolamento di un'autorità amministrativa indipendente? Questo è un interrogativo non di poco momento ed invito il presidente della Commissione e il sottosegretario d'Andrea a fornire una risposta, che, se favorevole, porterebbe a conseguenze irreparabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non siamo riusciti a capire in che modo la causa dinnanzi al TAR, della quale si è parlato, incida su questa anticipazione dei tempi. Sarebbe grave se, per evitare la pronuncia di un'organo giurisdizionale, si accelerassero i tempi per riuscire a mettere in essere un provvedimento, prima che il TAR si pronunci.
Su questo non c'è stato un chiarimento da parte del sottosegretario, il quale ci ha dato una spiegazione soltanto in termini tecnico-giuridici sul fatto che il decreto-legge è entrato in vigore e che quindi andava bene anche la data del 1o febbraio.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GABRIELE BOSCETTO. Di fronte a questo prolungamento al 30 giugno, che sembrava congruo e di buon senso a tutti, non comprendiamo quale fine si sia proposta la lettera del presidente dell'Authority.
Pag. 37PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
GABRIELE BOSCETTO. Questo rimane un aspetto poco simpatico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.501.1 della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 287
Astenuti 194
Maggioranza 144
Hanno votato sì 262
Hanno votato no 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.501 del Governo, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 472
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 212).
Il successivo emendamento Boscetto 6.23 è precluso.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Duilio 6.322, nella parte ammissibile, e 6.600 della Commissione.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli identici emendamenti in esame.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, propongo ai presentatori degli identici emendamenti di accettare ove possibile, una riformulazione degli stessi nel senso di sostituire le parole «dodici mesi» con le parole «31 dicembre 2007», data che, pur essendo probabilmente un tempo maggiore rispetto ai dodici mesi originari, consentirebbe di avere una scadenza precisa entro cui poter esercitare il diritto di presentare le domande per l'ammissione ai benefici del Fondo di solidarietà.
Chiedo, dunque, se sia possibile tale riformulazione, che, laddove accolta, avrebbe il parere favorevole del Governo.
PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice se concordi con la proposta di riformulazione del Governo.
SESA AMICI, Relatore. Sì, la Commissione è d'accordo, Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Bressa, essendo il deputato Duilio al momento non presente in aula, in qualità di secondo firmatario dell'emendamento, accetta la riformulazione proposta del Governo dell'emendamento Duilio 6.322, nella parte ammissibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Duilio 6.322, nella parte ammissibile, e 6.600 della Commissione, nel testo riformulato, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 280
Astenuti 196
Maggioranza 141
Hanno votato sì 273
Hanno votato no 7).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Vietti si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 6.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, colleghi, signor sottosegretario, l'emendamento in esame, soppressivo del comma 8 dell'articolo 6, ha la sua ragion d'essere nel modo disinvolto con il quale si è definita la norma cui esso si riferisce.
In sostanza, con la legge finanziaria del 2006 era stato disposto di utilizzare un Fondo per le misure di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica. Tale Fondo, che era stato dotato di decine di milioni di euro, si proponeva di dare agli autotrasportatori incentivi in termini di produttività.
Cosa succede con la norma in questione? In essa si afferma che, se entro il 30 marzo 2007 il regolamento del Fondo non venisse emanato, le risorse del Fondo stesso dovranno essere destinate interamente alla riduzione dei premi INAIL per i dipendenti delle imprese di autotrasporto in conto terzi.
In sostanza, qualcuno ha dimenticato di porre in essere una norma corretta nella legge finanziaria e ha, pertanto, utilizzato un vagone di questo provvedimento «mille proroghe» per effettuare una manovra di bilancio.
Probabilmente, gli autotrasportatori saranno egualmente soddisfatti di ricevere queste somme importanti a riduzione dei premi INAIL per i dipendenti, ma si abbandona del tutto il discorso legato ai concetti di produttività, incentivi, logistica, ponendo in essere un'operazione che è del tutto fuori norma e del tutto fuori logica!
Inoltre, si prevede l'emanazione del regolamento entro il 30 marzo 2007; qualora questa data non venisse rispettata, i fondi saranno destinati ad altre finalità e mi riferisco alla riduzione dei premi INAIL.
Voi capite che la previsione di un termine così breve per l'emanazione di un regolamento complesso significa non volere che questo regolamento venga redatto, perché lo scopo è quello di trasferire le somme a nuova destinazione. Ci pare che tutto ciò proprio non funzioni! Quando ho studiato la norma, mi sono chiesto se la discrezionalità nel redigere il regolamento fosse in capo ad un'authority. No, risulta essere in capo al ministro competente, il quale, ovviamente, farà quello che vorrà e siamo facili profeti nel comprendere che questo regolamento non sarà mai redatto e che i soldi, in questo modo improprio, verranno trasferiti ad altra destinazione! Su questo modo di legiferare siamo estremamente critici!
Se la riduzione dei premi INAIL a favore dei lavoratori ha una valenza positiva, di fronte a questo modo di trattare le norme ed il bilancio siamo costretti ad astenerci per protesta sul piano della soluzione normativa adottata!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anch'io mi associo alle considerazioni espresse, aggiungendo elementi di preoccupazione. Non possiamo dimenticare che quel fondo era stato finanziato a seguito dell'approvazione del patto della logistica sottoscritto con le associazioni degli autotrasportatori e con il mondo che rappresenta l'utenza e la produzione nel nostro paese. Si trattava di accompagnare le imprese di autotrasporto nella loro evoluzione in imprese di logistica.
Con questo provvedimento, che oltretutto rischierà di far perdere le risorse, poiché non ci sarà la capienza per poter spendere le somme devolute a riduzione dell'Inail, si corre il pericolo di danneggiare ulteriormente le imprese di trasporto.
Per tale motivo mi asterrò, come il collega Boscetto ha appena preannunziato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se discutessimo tra persone serie, questo comma, grazie al quale si potrebbe emanare finalmente il regolamento di cui si parla entro la data prevista, sarebbe una buona cosa.
Finalmente, si emana un regolamento per porre in essere la riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica! Finalmente, si attua e si programma una riforma, anche se piccola, nel contesto di meccanismi di sviluppo e di riforme! È un Governo riformista!
Ma la differenza tra una politica riformista ed una politica che, invece, non guarda verso lo Stato sociale, ma verso l'assistenzialismo, sta nel non adottare il regolamento, nel non risolvere il problema dell'autotrasporto di merci e quello dello sviluppo della logistica, nonché nel distribuire soldi a pioggia agli autotrasportatori, come in uno Stato assistenziale.
La differenza che esiste tra noi e voi, dunque, è solo questa: noi siamo per le riforme che voi non riuscite a realizzare, neanche con riferimento ad un regolamento e ad una data perentoria che avete stabilito, ossia la fine di marzo. Voi non riuscite a farlo, perché continuate a portare avanti una cultura nazionalista, radicale ed assistenzialista.
Se foste veri riformatori, adottereste questo regolamento e rispettereste questa data; ma non lo siete ed è per questo che annuncio il voto favorevole del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista sull'emendamento Boscetto 6.27, restando contrari, ovviamente, all'articolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 352
Astenuti 132
Maggioranza 177
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 6.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, l'emendamento in esame, che posticipa il termine per l'emanazione del regolamento dal 30 marzo 2007 al 30 settembre 2007, rappresenta la cartina di tornasole della vera volontà del ministro e del Governo.
Se si pensa di mantenere fermo il termine del 30 marzo 2007, vuol dire che non ci sarà il regolamento e che tale escamotage è stato usato per indirizzare quei soldi verso un'altra nuova destinazione.
Se sarà accolto il mio emendamento 6.29, che prolunga il termine fino 30 settembre 2007, si creerà uno spazio ragionevole di tempo per porre in atto il regolamento stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, intervengo per motivare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale su questo emendamento, precisando che, a nostro avviso, siamo di fronte ad un combinato disposto tra questo emendamento e il precedente Boscetto 6.27.
Con il nostro atteggiamento non contrastiamo le esigenze delle aziende di autotrasporto: tutt'altro! Ne sosteniamo, con Pag. 40forza, le aspettative di potenziamento e di razionalizzazione, con i conseguenti benefici.
Quindi, il nostro voto favorevole sul precedente emendamento soppressivo era correlato al voto favorevole sull'emendamento in oggetto. Infatti, siamo favorevoli alla possibilità di concedere un tempo reale per l'emanazione del regolamento, che determinerà quest'innovazione e questi benefici alle imprese.
Avrei supposto che il Governo e la maggioranza si fossero sentiti responsabilizzati dalle ragioni che abbiamo largamente illustrato, per protrarre il termine al 30 settembre 2007, al fine di disporre di un lasso di tempo in grado di consentire l'emanazione del regolamento, senza ricorrere ad un secondo fine, ad un marchingegno, sinceramente, poco edificante, per il quale si cerca non tanto di fare assistenzialismo, quanto di recuperare risorse in maniera impropria, che è quanto di peggio si possa concepire sul cammino legislativo.
In questo senso, dunque, abbiamo espresso un voto favorevole sull'emendamento precedente ed esprimeremo un voto favorevole su quello in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo per evidenziare che, trattandosi di un provvedimento che complessivamente vuole dilatare alcuni termini e regolamentare meglio (si fa per dire!) l'entrata in vigore di talune norme, nonché lo svolgimento di talune attività, l'emendamento ha un suo significato in quanto va incontro agli interessi e di queste categorie produttive. Esse ovviamente avranno maggior respiro per adeguarsi ad una serie di adempimenti.
Pertanto, annuncio il voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.29 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 452
Astenuti 17
Maggioranza 227
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 263).
Prendo atto che i deputati Vichi e Formisano non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'emendamento Marinello 6.34.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento e vorrei spiegarne al relatore e al rappresentante del Governo i motivi.
Si tratta di un emendamento che interviene a favore di un settore in crisi, come quello della pesca. Con la proroga al 1o gennaio 2008 chiediamo che i costi del blue box (per i colleghi che non si occupano in maniera particolare di questo settore spiego che si tratta della gestione e della manutenzione degli apparati di bordo), solitamente a carico degli armatori, slittino a quella data. A causa delle difficoltà che il settore sta attraversando, chiediamo che la disposizione sia applicata a partire dal 1o gennaio 2008.
Vorrei inoltre sottolineare la modesta cifra da noi richiesta. Si tratta di un milione di euro, alla cui copertura, peraltro, provvediamo prelevando tale somma da un capitolo dello stesso ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali.
Onorevole relatore, non riesco quindi a capire perché è stato espresso parere contrario sull'emendamento in questione. Esso rappresenta un'opportunità per dare un vero segnale ad un settore in crisi che Pag. 41purtroppo non ha avuto ancora risposte da parte di questo Governo, neppure attraverso gli altri emendamenti che lo riguardavano.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 6.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.6.39.600 della Commissione, riferito agli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307. Su questo subemendamento della Commissione chiedo al Governo di esprimere il parere.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta il subemendamento 0.6.39.600 della Commissione, in quanto la sua approvazione permetterebbe di superare i problemi di carattere finanziario posti dagli emendamenti a cui si riferisce.
PRESIDENTE. La ringrazio. Avverto altresì che il parere della V Commissione (Bilancio) sugli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307 è favorevole, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, sia approvato il subemendamento 0.6.39.600 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.39.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 485
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato sì 477
Hanno votato no 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307, nel testo subemendato, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 21).
Avverto che, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307, risulta assorbito l'emendamento Margiotta 6.333.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo, su cui la Commissione ha espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'emendamento in oggetto è dell'ultima ora e vorrei essere tranquillizzato sul fatto che il giudizio di ammissibilità sia stato espresso dal Presidente Bertinotti.
Questo perché noi ci troviamo in una situazione giuridica nella quale si parla non di proroghe, ma di riapertura di termini.
La riapertura di termini è in particolare di non facile leggibilità, perché si vanno a intaccare termini diversi (si parla anche di riapertura di termini per domande respinte), e chi più ne ha più ne metta.
Chiaramente, quando si discute di benefici antiracket ed antiusura, difficilmente l'opposizione può indursi a mettere in dubbio una norma favorevole ai cittadini; purtuttavia, sentiamo l'esigenza di sentirci spiegare dal Governo quali sono i meccanismi di questa norma e come mai è stata introdotta all'ultimo minuto in un provvedimento di proroghe di termini.
Pertanto, se possibile, Presidente, resterei in attesa di una sua risposta in relazione al giudizio di ammissibilità reso dal Presidente della Camera su questo articolo aggiuntivo, perché, pur avendo pagine di giudizi di ammissibilità o di inammissibilità (dei quali siamo stati tutti fieri), non riusciamo a trovare una traccia documentale della valutazione di questa proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Grazie, Presidente. Avevo chiesto di parlare anche prima, ma purtroppo mi rendo conto che forse da questa postazione non sempre si riesce, pur sbracciandosi, a farsi notare. Conoscendo la sua serietà, Presidente, non metto assolutamente in dubbio che non l'abbia fatto con malanimo. Resta il fatto però che avevo chiesto di intervenire sull'emendamento relativo alla pesca, è ciò non è stato possibile per cui, in qualche misura, non ho adempiuto al mio dovere di parlamentare di una zona fortemente interessata a tale attività.
Vorrei tornare sull'argomento in oggetto, ossia sull'articolo aggiuntivo presentato dal Governo all'ultimo momento e che, riguardando la riapertura dei termini per i benefici antiracket e antiusura, certamente non può non trovare accoglienza da parte di un parlamentare.
La domanda che però prima poneva il collega è la stessa che anche noi rivolgiamo al Governo e per la quale vorremmo una risposta: si tratta di un semplice manifesto, una mera manifestazione di volontà, è una forma di propaganda elettorale, oppure questa previsione alla fine potrà trovare applicazione?
È ammissibile o non è ammissibile? Vado con la memoria agli emendamenti presentati da me e da altri colleghi, che si sono imbattute nelle «forche caudine» di questa Presidenza. Infatti moltissimi degli emendamenti presentati sul provvedimento «mille proroghe» sono passati sotto le «forche caudine», e sono stati dichiarati inammissibili. Vorrei ricordare i miei...
PRESIDENTE. Il suo è un intervento a titolo personale: deve concludere, per favore.
CESARE CAMPA. Lo so, certo. Le chiederei un altro minuto, anche per recuperare il tempo relativo all'intervento precedente.
PRESIDENTE. Le ho già concesso 40 secondi.
CESARE CAMPA. Concludo, Presidente. A titolo personale, mi rivolgo al Governo: questo articolo aggiuntivo produrrà un risultato positivo, oppure è solamente un manifesto?
Noi siamo favorevoli a prevedere benefici antiracket e antiusura. Siamo sicuri però che poi alla fine questi mutui saranno concessi, o si tratta solamente di una dichiarazione di volontà, visto che con il Governo Prodi siamo sempre in campagna Pag. 43elettorale? È una questione di serietà. Noi vorremmo una risposta in questo senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, alcune considerazioni vanno ribadite, e a queste ne aggiungo anche un altro paio.
Starei per dire che il modo tortuoso e non trasparente di procedere, di deliberare, cui il presente Governo ci ha ormai abituato è rispecchiato proprio da questo emblematico articolo aggiuntivo: un lungo e illeggibile «pastone», del quale sinceramente è difficile capire la ratio, o meglio, al plurale, le rationes (perché viene incontro o dovrebbe venire incontro a diverse esigenze).
Noi non ci lasciamo suggestionare dal titolo «Riapertura dei termini per la concessione di benefici antiracket e antiusura». Detto così, dovrebbe comportare evidentemente una adesione, ma, se gli onorevoli colleghi leggessero il testo, si accorgerebbero che la strumentazione non è assolutamente convincente.
Come un altro collega ha giustamente sottolineato, si tratta chiaramente non di una proroga, ma di una riapertura dei termini, per accedere - ammesso che ne sussistano i presupposti e le condizioni - a certi determinati benefici.
Dunque, è legittimo che si pongano degli interrogativi soprattutto quei gruppi che hanno presentato molti e, se mi permette, anche qualificanti emendamenti, e che, pur andando nella direzione dell'interesse di categorie di lavoratori, di imprese, di operatori economici, hanno visto abbattersi sui propri emendamenti il maglio inesorabile, estremamente fiscale e, in qualche caso, mi sia lecito dire, anche non molto condivisibile del Presidente della Camera, che ha dichiarato la inammissibilità di proposte emendative sicuramente presentate per perseguire finalità economiche, sociali, istituzionali e amministrative di importante rilievo. Invece, il Governo, all'ultimo momento, ha presentato un articolo aggiuntivo, di cui basta leggere il numero per capire la tortuosità e la stranezza del percorso - 6.0501 -, «appiccicandolo» all'ultimo momento. Non possiamo nascondere la nostra sorpresa per una norma di questo genere.
Vorremmo che il Governo, anche in questo caso, ci aiutasse a capire la trasparenza dei suoi intendimenti, la congruità della strumentazione scelta per perseguire questi obiettivi, perché altrimenti, in un provvedimento di questo genere, dopo aver assistito all'abbattimento dei nostri emendamenti a seguito della discutibile pronuncia di inammissibilità, resteremmo con una forte perplessità.
Vorremmo, dunque, che le nostre riserve si confrontassero con un pronunciamento esplicito in quest'aula da parte del Governo, che in troppi momenti ci troviamo costretti a sollecitare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, prima di intervenire sull'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo, che ha una portata assai delicata, perché riguarda la riapertura dei termini per la concessione di benefici antiracket e antiusura, ho voluto verificare con gli uffici della Camera se questo articolo aggiuntivo fosse stato presentato contestualmente agli altri emendamenti del Governo, se cioè fosse stato sottoposto a quel giudizio di ammissibilità, così rigoroso, scrupoloso e duro, anche se coerente con la prassi e con il regolamento, che è stato espresso all'inizio dell'esame di questo provvedimento dallo stesso Presidente della Camera. Ho verificato che così è avvenuto.
Quindi, trovo un po' singolare che molti colleghi dell'opposizione - per carità, devono fare il loro mestiere e cercare di contestare comunque - dicano che la materia è sì delicata, che voteranno a favore se verrà messo in votazione - saluto con soddisfazione questo preannuncio di larga convergenza parlamentare su Pag. 44un tema come quello della concessione dei benefici antiracket e antiusura -, ma si meraviglino che la Presidenza della Camera non abbia sottoposto al giudizio di inammissibilità anche questo articolo aggiuntivo.
Personalmente, mi meraviglio della meraviglia. Poiché la quantità di dichiarazioni di inammissibilità del Presidente della Camera sugli emendamenti a questo decreto-legge e addirittura su alcuni commi votati in Commissione è stata veramente elevata, con un alto tasso di incisività, per usare una sorta di eufemismo, mi meraviglio che si auspichi quasi che si allarghi tale inammissibilità anche a un tema come questo, che è di particolare importanza e delicatezza e che rientra pleno iure nella logica di questo decreto-legge.
Evidentemente, in questa materia si sono succedute nel tempo una serie di norme, contenute sia in fonti legislative di carattere primario sia in atti di carattere regolamentare adottati con decreto del Presidente del Repubblica, che hanno prodotto, da quanto si evince (non sono un esperto in materia né pretendo di esserlo), discrasie e difficoltà di applicazione. Ad esempio, alcune domande non hanno potuto essere accolte, perché presentate prima dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica contenente il regolamento di attuazione e così via.
Pertanto, la riapertura dei termini consente di presentare una domanda o di ripresentarla, qualora fosse già stata inoltrata e non fosse stata accolta per le ragioni cui ho accennato. Mi sembra che questa previsione, un po' contorta nella sua elaborazione tecnico-giuridica (forse, perché contorta è stata la successione delle norme nel tempo), vada comunque accolta positivamente da questa Camera.
Mi auguro che il Presidente dell'Assemblea confermi che non vi è alcun giudizio di inammissibilità su questo articolo aggiuntivo del Governo. Auspico, davvero, che l'Assemblea, al di là dei dubbi metodologici prospettati da qualche collega, possa esprimere un voto unanime almeno su questo punto, trattandosi di una riapertura dei termini per la concessione di benefici antiracket e antiusura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, con il mio intervento farò inquietare il collega Boato; d'altronde, è uno scontro tra un riformista (come chi vi parla) e un massimalista populista (come l'onorevole Boato).
Anch'io, come alcuni colleghi, ad una lettura superficiale e approssimativa di questo articolo aggiuntivo, potrei dire che è una buona norma proposta dal Governo, poiché riguarda la concessione di benefici antiracket e antiusura: non si può che accogliere!
Tuttavia, ad un'attenta valutazione, onorevoli colleghi, mi chiedo per quale ragione il Governo abbia voluto riaprire i termini e non prorogarli. Chi è quel sottosegretario o quel ministro che ha voluto presentare questo articolo aggiuntivo con un certo vigore ed una certa forza? Il rappresentante del Governo ci deve spiegare questo. Avete già in mente qualcosa? È difficile capire il motivo per cui il Governo, che ha la possibilità di porre in essere interventi contro il racket e contro l'usura, si limiti a proporre una norma sulla riapertura dei termini, come se qualche amico avesse ancora bisogno di presentare le relative istanze.
In questa norma sulla riapertura dei termini c'è qualcosa che non funziona. Visto che si dice che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, anche noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista pensiamo male di questo Governo. Pensiamo che questo articolo aggiuntivo non sia fatto nell'interesse della collettività ed esclusivamente per la concessione di benefici antiracket e antiusura, ma sia stato predisposto ad hoc, ad personam, a vantaggio di qualche amico di qualche sottosegretario che ha presentato questa proposta emendativa a sorpresa.
Invito, quindi, il Governo a darci delle spiegazioni e a dirci il motivo per cui ha Pag. 45presentato questo articolo aggiuntivo. Soprattutto, lo invito a spiegarci per quale motivo non ponga in essere interventi antiracket e antiusura veramente validi, che possano essere applicati, senza continuare a portare avanti uno Stato assistenziale.
Lo ripeto: tutti i riformisti come me vorrebbero uno Stato sociale che operi nell'interesse dei cittadini, contro questo assistenzialismo che ci danneggia e che ci fa sempre più arretrare. Basta leggere i giornali e sentire cosa pensano i cittadini per sapere a chi questi ultimi diano ragione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, è evidente come questo articolo aggiuntivo, pur non essendo caduto sotto la tagliola della Presidenza della Camera, abbia un contenuto assolutamente eterogeneo rispetto alle altre proposte emendative. Come è stato segnalato da altri colleghi, esso non propone una proroga di termini, bensì una riapertura di termini già scaduti.
Allora, perché il Governo l'ha presentato? A mio avviso, il Governo l'ha presentato perché, probabilmente, pensa che al Senato potrà ampliare, ribaltare il provvedimento. Voglio dire che, attraverso questo articolo aggiuntivo, il Governo forse pensa di introdurre al Senato tutta una serie di altre disposizioni che non è riuscito ad introdurre alla Camera. Ciò, in conseguenza del regolamento che scandisce i nostri lavori, che peraltro, in questo caso, ha penalizzato molto di più il Parlamento rispetto al Governo.
Comunque va segnalato che l'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo è caratterizzato da un contenuto assolutamente eterogeneo che non corrisponde ad una proroga di termini, ma una riapertura di termini già scaduti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, ho seguito attentamente il dibattito e gli interventi degli onorevoli Boscetto e Benedetti Valentini, i quali hanno sostenuto che questa è una materia delicata... Onorevole Boato, mi permetta...
Non voglio entrare nel merito delle decisioni riguardanti l'ammissibilità o meno dell'articolo aggiuntivo in esame - compito che spetta al Presidente Bertinotti -, ma mi permetto di far osservare che questa materia è stata già discussa in Commissione antimafia. Tale Commissione si è appena costituita, eleggendo il suo presidente qualche mese fa; tra l'altro, stanno per essere costituiti i comitati antiracket e antiusura.
Dunque vi è una mancanza di rispetto nei confronti della Commissione antimafia, poiché noi avevamo già chiesto l'audizione del Commissario nazionale antiracket e antiusura per affrontare questa problematica. Lo ripeto: riaprire questi termini mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento. Dice bene l'onorevole Cota, quando sostiene che al Senato tale proposta emendativa diventerà una sorta di contenitore per altri argomenti.
PRESIDENTE. La Presidenza precisa che il testo dell'articolo aggiuntivo in esame è stato già presentato in Commissione, seppur recante la firma non del Governo ma dell'onorevole Maran; in quella sede il testo fu valutato ammissibile.
La Presidenza della Camera ha effettuato il vaglio di ammissibilità - che i colleghi conoscono - di questo testo contestualmente a tutte le altre proposte emendative, ed ha espresso le valutazioni che il Presidente della Camera ha riferito all'inizio dell'esame del presente provvedimento; ovviamente, si tratta di valutazioni che io non posso che confermare.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Lei è già intervenuto per dichiarazione di voto.
Pag. 46DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Sono intervenuto nel merito...
PRESIDENTE. È la stessa cosa. Secondo il regolamento, quella che lei ha svolto è una dichiarazione di voto sull'articolo aggiuntivo in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.0501 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 292
Astenuti 197
Maggioranza 147
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 12).
Dovremmo ora passare all'esame delle proposte emendative accantonate; chiedo alla relatrice, onorevole Amici, da quale di queste propone di iniziare. Ricordo che le proposte emendative accantonate sono quattro.
SESA AMICI, Relatore. Potremmo iniziare dall'esame degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305.
PRESIDENTE. Sta bene. La invito nuovamente ad esprimere su di essi il parere della Commissione.
SESA AMICI, Relatore. A seguito di un'attenta valutazione, intervenuta anche tra i firmatari degli emendamenti in esame, la Commissione esprime sugli stessi parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo pertanto alla votazione degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'VIII Commissione aveva chiesto che questa fosse l'ultima proroga, intendendo con ciò sostenere anche che occorreva limitarla al minimo possibile.
Intendo spiegare ai colleghi qual è la situazione che si prospetta, anche perché sia ben chiaro cosa ci accingiamo a votare.
Stiamo parlando di una proroga che riguarda una questione abbastanza seria: la messa in sicurezza degli esercizi alberghieri collocati nei centri storici contro il pericolo di incendi. Tale messa in sicurezza era prevista in una normativa del 2001 e doveva essere effettuata entro il dicembre 2004. Successivamente, ci sono state una serie di proroghe che, in questo provvedimento, sono vincolate alla presentazione del nulla osta ai vigili del fuoco entro il 30 giugno del 2005. Tali proroghe, nella sostanza, rischiano tuttavia di ingenerare la convinzione che la messa in sicurezza degli esercizi alberghieri contro il pericolo di incendi sia un optional.
Allora, il problema che intendo sollevare è il seguente. È chiaro che vi possono essere motivazioni, dovute anche alle lungaggini burocratiche, in ordine alla mancanza del nulla osta, che possono prolungare i termini. Tuttavia, è assolutamente necessario che, dal Parlamento e dal Governo, provenga un chiaro indirizzo volto all'applicazione di questo testo. Infatti, non vorrei che in futuro queste proroghe determinassero una situazione che possa indurre a rimpiangere di non aver fatto applicare in maniera rigorosa leggi che vengono emanate per la sicurezza dei cittadini.
Per tale motivo, accogliendo la richiesta di un'ulteriore proroga al 31 dicembre di quest'anno, invito il Governo a considerare Pag. 47un ordine del giorno, di cui preannuncio la presentazione, volto ad impegnare l'Esecutivo a porre in essere tutte quelle politiche e quelle misure necessarie ad affrontare seriamente la situazione. Infatti, se il segnale fosse invece che questo tipo di messa in sicurezza non viene realizzata né ora né mai, ciò sarebbe negativo per la sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, siamo soddisfatti del parere favorevole espresso dal relatore sugli emendamenti in esame. Con la nostra proposta emendativa ci facciamo interpreti delle esigenze degli operatori del settore, che ovviamente non riuscivano a mettere a norma le loro strutture in un termine così ridotto come quello del 30 aprile.
Si tratta di adempimenti molto importanti, sui quali siamo assolutamente d'accordo. Infatti, tutti vogliamo che le nostre strutture siano perfettamente a norma di fronte al rischio di incendi.
Tuttavia, ancora una volta, non si può trattare la gente che lavora e che produce con un certo disprezzo, come questo Governo sta facendo, fissando termini penalizzanti e a volte difficili da rispettare. In questo caso, il termine del 31 dicembre 2007 appare più congruo e potrà essere rispettato con maggiore facilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo anzitutto per ringraziare la relatrice, onorevole Amici, per la sua sensibilità ed anche l'onorevole Realacci.
Obiettivamente, ci troviamo di fronte ad un problema che si trascina da tempo. Se qualcuno di voi ha avuto occasione di leggersi i regolamenti che sono stati emanati in riferimento al provvedimento del 2001 - è un «pacchetto» di una certa dimensione - e, soprattutto, le modifiche inserite nel 2003, avrà constatato che gli esercenti delle imprese alberghiere non hanno molto margine, dato che le disposizioni sono molte ed incidono con spese obiettivamente molto alte; che non è possibile fissare termini brevi, perché le imprese stesse non sono nemmeno in grado di garantire in tempi brevi le forniture, che prorogando di anno in anno si ha l'effetto di far intendere che tali proroghe possono pure proseguire. Quindi, una proroga così breve, quale quella prevista dal Governo, non era possibile nemmeno immaginarla, sia sotto il profilo delle procedure, sia sotto il profilo della capacità delle imprese ad adeguarvisi.
Detto ciò, mi pare di poter condividere del tutto anche l'invito a dare, in qualche modo, indicazioni a fare presto. La Commissione tenga presente, però, anche un aspetto che non è secondario. Nelle previsioni della «lenzuolata» di liberalizzazioni, mi pare di ricordare che vi sia anche una previsione che riguarda proprio i certificati antincendio e che dispone che i professionisti possano sostituirsi ai vigili del fuoco. Qui è il cuore del problema: le strutture dei vigili del fuoco, di cui abbiamo sempre discusso in termini di carenze di personale, non sono in grado di reggere l'impatto delle richieste di adeguamento dei certificati di prevenzione incendi e, quindi, è più che opportuno che il menzionato compito sia affidato ai professionisti, che preparano le relazioni, naturalmente rifacendosi alle norme previste nel decreto ministeriale del 1994, poi aggiornato nell'ottobre 2003 e, in base a tali indicazioni, prevedono veri e propri piani attuativi che poi devono essere semplicemente verificati dai vigili del fuoco.
In ciò è il vero problema, ovvero nella capacità di sveltire la burocrazia e di garantire tempi certi anche agli imprenditori, che naturalmente preferiscono effettuare tali lavori in un periodo che non coincida con quello di picco del turismo e, quindi, il problema è nella necessità di posticipare il termine fissato.
Ci auguriamo, e concordiamo con il contenuto dell'ordine del giorno preannunziato Pag. 48in merito, che questa sia l'ultima proroga che si dispone. È improntate che in uno dei prossimi provvedimenti si decida anche di intervenire sulla procedura che liberi le strutture dei vigili del fuoco e che garantisca ai professionisti di sostituirsi ad essi, così come si fa nel comparto delle entrate, in cui ormai i commercialisti svolgono gran parte del lavoro dell'Agenzia delle entrate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per esprimere un sincero ringraziamento all'onorevole Gianfranco Conte ed all'onorevole Cota che, con forza, hanno presentato questi identici emendamenti, che hanno registrato anche il mio sostegno, nel corso della discussione sul loro accantonamento. Ora la Commissione fa propria la proroga prevista da tali identici emendamenti. Si tratta di una proroga che dà certamente una «boccata d'ossigeno» alle nostre aziende turistiche, che saranno in grado, credo, di assolvere ai propri impegni, specialmente quelle situate all'interno dei centri storici, che già avevano gravi difficoltà.
Dunque, non posso far altro che dichiararmi soddisfatto ed esprimere la mia gratitudine. Mentre in precedenza avevo sollevato perplessità riguardo ad alcuni comportamenti, voglio dire, con forza, che quando il Parlamento, in qualche misura, accetta anche le proposte provenienti dall'opposizione, che sono di buonsenso, fa l'interesse del paese. Quindi, il mio ringraziamento va certamente agli onorevoli Gianfranco Conte e Cota che, con forza, hanno presentato questi identici emendamenti, alla relatrice del provvedimento ed all'intera Assemblea.
Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, almeno per quanto riguarda questa proroga nei confronti delle aziende turistico-commerciali esistenti nel nostro territorio all'interno dei centri storici. Chi vi parla è di Venezia e sa con quali difficoltà, con quali preoccupazioni ed ansie gli operatori del settore aspettavano questo intervento e con quale interesse stanno ora ascoltando il nostro dibattito, contenti della buona volontà manifestata in merito dal Parlamento italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anche io esprimo piena soddisfazione per questo compromesso virtuoso e ragionevole raggiunto da tutte le forze del Parlamento, fra interessi diversi.
Bene diceva prima il presidente Realacci della necessità di non prorogare sine die adempimenti assolutamente necessari, come quelli della messa in sicurezza e della prevenzione antincendi. Tuttavia, sappiamo quali siano le difficoltà che quel termine avrebbe determinato, perché avrebbe messo fuori legge almeno il 50 per cento delle piccole strutture ricettive e delle aziende turistiche.
Credo, quindi, che il differimento sia ancora più ragionevole, alla luce di due fatti: la semplificazione amministrativa, com'è stato ricordato nell'intervento precedente, introdotta dal provvedimento recente del Governo proprio in materia di certificazione antincendio, e il fondo previsto dalla legge finanziaria per la riqualificazione delle strutture dell'offerta turistica.
Quindi, esistono tutte le ragioni per voltare pagina e per differire il termine, pur mantenendo l'impegno già assunto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questi identici emendamenti, perché rispondono a ragionevolezza e ad esigenze che vanno contemperate. Il congruo differimento dei termini viene incontro proprio a questo tipo di esigenze.Pag. 49
Sottolineo che tutto ciò fa sistema e si colloca nella stessa logica nella quale è stato in precedenza approvato il mio emendamento, che riguardava il comma 1 dell'articolo 3, con il quale abbiamo prorogato la scadenza del 31 maggio 2007, in merito all'adeguamento delle norme sulla sicurezza degli impianti nelle strutture ricettive, al 31 dicembre 2007.
Quindi, si crea così un termine omogeneo, l'uno conforme all'altro, affinché le aziende, seppure in mezzo alle difficoltà che abbiamo ricordato, possano avviarsi ad una regolarizzazione della propria posizione entro la fine dell'anno. È da valutare positivamente, pertanto, sia l'approvazione del mio emendamento relativo al comma 1, sia, coerentemente, quella degli emendamenti, che riguardano il comma 4 e che seguono la medesima logica.
Pertanto, Alleanza Nazionale voterà a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Dobbiamo ora passare agli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15, precedentemente accantonati.
Chiedo all'onorevole relatrice quale sia l'orientamento della Commissione.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in entrambi gli emendamenti è presente la problematica molto importante di un settore in crisi. Gli stessi rilievi che sono stati fatti dalla Commissione di merito testimoniano come questo argomento debba trovare, in qualche modo, un momento di soluzione complessiva, non soltanto per il mondo agricolo, ma, soprattutto per il settore ittico e della pesca marittima.
Nel merito degli emendamenti, c'era questo elemento di sostanza rispetto al quale avevamo chiesto l'accantonamento, proprio perché li ritenevamo degni di una riflessione più approfondita. Però, è pervenuto il parere della Commissione bilancio, secondo la quale entrambi gli emendamenti non hanno copertura finanziaria e, quindi, si determinerebbe la situazione paradossale, per la quale potremmo approvare emendamenti privi di copertura, con un'operazione non molto rigorosa.
Per i motivi testé schematicamente ricordati, e anzitutto per confermare la serietà dell'impegno sulle questioni poste con gli emendamenti, invito i presentatori a ritirare gli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15, proprio per evitare che si produca un voto che, altrimenti, sarebbe probabilmente contrario, anche considerata la formulazione del parere espresso dalla Commissione bilancio. Oltretutto, si rischierebbe di perdere un'attenzione ed una sensibilità che dovrebbero invece condurre questo Parlamento a trovare una soluzione di merito per la definizione della questione in esame. Sarò grata ai presentatori se vorranno con pazienza riflettere sulla possibilità di accedere all'invito al ritiro testé formulato.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere testé espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Chiedo dunque ai presentatori se insistano per la votazione degli emendamenti.
Pag. 50
FILIPPO MISURACA. Intanto, signor Presidente, voglio ringraziare la collega Amici che, non senza difficoltà, ha ammesso che l'emendamento Marinello 6.16 è di buon senso ed è stato presentato da tutto il gruppo di Forza Italia, primo firmatario l'onorevole Marinello, in Commissione agricoltura. Vede, onorevole Amici, su questa proposta noi abbiamo condotto una battaglia costante ed è dal mese di luglio che ci siamo impegnati a tale riguardo - devo riconoscere, anche con la condivisione dei colleghi della maggioranza - in Commissione agricoltura.
Onorevole Amici, le vorrei semplicemente citare la risposta del Governo ad un'interrogazione presentata del gruppo di Forza Italia il 4 di ottobre dell'anno scorso. Ebbene, il 4 ottobre, il rappresentante del Governo ebbe a dire che la copertura finanziaria sussisteva ed era di 12 milioni di euro, e che avevano trasmesso la relativa richiesta al Ministero dell'economia e delle finanze. Allora, dovete spiegarci perché manchi la copertura finanziaria atteso che i 12 milioni di euro sussistono; dobbiamo semmai individuare chi siano i responsabili: è il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali che non le ha sapute utilizzare sicché le risorse sono stati stornate in altri fondi? Nomi e cognomi! Al riguardo, è giusto che i pescatori e le industrie ittiche sappiano chi è il responsabile: il responsabile è il Ministero dell'economia e delle finanze o il Ministero delle politiche agricole?
Su questo terreno pieno di imbarazzo voi della maggioranza dovete uscire allo scoperto; noi non ritiriamo l'emendamento Marinello 6.16 e, anzi, insistiamo per la votazione. Chiediamo - e rivolgendo tale richiesta vi togliamo anche dall'imbarazzo - che questo emendamento sia posto ai voti dall'Assemblea. Procediamo in tal senso e si vedrà chi è d'accordo con questa proposta emendativa e chi, invece, risponde agli ordini di scuderia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori degli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Marinello 6.16, nella parte ammissibile.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruvolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto ma anche per apporre la mia firma a questa proposta emendativa che fa riferimento, peraltro, al comma 1-septies dell'articolo 5 del decreto-legge n.2 del 2006 convertito dalla legge n. 81 del marzo 2006. Ritengo che si tratti di una misura davvero condivisibile, tenuto anche conto delle lotte portate avanti dalla categoria che aspettava questo provvedimento dal 1972, allorquando il regime IVA entrò in vigore.
È stata una battaglia forte della XIV legislatura ed il Parlamento intero ha votato questo provvedimento, mentre ora si naviga al buio; non vi è una risposta certa da parte del Governo e di questa maggioranza. Peraltro, la Commissione agricoltura, all'unanimità, esprimendo parere favorevole alla I Commissione, alla fine osserva che si valuti l'opportunità di inserire la proroga dell'applicazione in via sperimentale alla pesca ed al regime speciale IVA.
Adesso, nessuno può in questa sede contestare quanto tante volte è emerso in Commissione, anche dallo svolgimento di interrogazioni ed interpellanze; vorremmo sentire davvero con chiarezza se si tratta di una materia che sta a cuore a questo Parlamento e a questa maggioranza, oppure se vi è ancora un motivo per rinviare tutto e per non fare nulla.
Noi auspichiamo che questa proposta emendativa sia accolta favorevolmente perché si tratta di una misura che la pesca attende - lo ribadisco - sin dal 1972 (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franci. Ne ha facoltà.
Pag. 51
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, mi associo ai ringraziamenti per la sensibilità dimostrata dal relatore nell'esaminare l'emendamento Marinello 6.16. Il gruppo dell'Ulivo non lo aveva sottoscritto, ma intendeva farlo se vi fosse stato un parere favorevole da parte della Commissione bilancio. Del resto, emendamenti simili erano stati presentati durante la discussione della legge finanziaria e in Commissione agricoltura.
Dico ciò perché l'emendamento in esame sottopone, indubbiamente, all'attenzione dell'Assemblea una questione rilevante che riguarda un settore che sta vivendo, ormai da tempo, una crisi importante. È un emendamento che definiamo «sensibile», visto che siamo stati protagonisti, durante la XIV legislatura, della previsione del decreto-legge a cui si fa riferimento nella proposta emendativa. Allora, lo abbiamo fatto con convinzione; riteniamo, oggi, giusto, reintrodurre la norma per il 2007. Sono convinto che dovremmo lavorare con determinazione ed impegno anche in Commissione agricoltura per recuperare l'emendamento oggi al nostro esame.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 17,30).
CLAUDIO FRANCI. Condivido pertanto l'invito al ritiro che il relatore ha rivolto ai presentatori dell'emendamento Marinello 6.16, per la parte ammissibile, ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno su cui voteremmo a favore. Ricordo in proposito che è all'esame della Commissione agricoltura un disegno di legge in materia e riteniamo che in quella sede sarebbe possibile accogliere l'emendamento in questione, definendo in maniera compiuta un nuovo regime IVA per il settore della pesca, come quello qui definito, nonché politiche attive di sostegno al comparto. L'approvazione di un ordine del giorno in maniera unitaria da parte dell'Assemblea aiuterebbe senz'altro a costruire tale percorso con la nostra condivisione, il nostro sostegno ed il nostro impegno.
Se i presentatori insisteranno per la votazione, non accedendo all'invito al ritiro, saremmo costretti a votare contro l'emendamento, non per il merito della questione ma per il parere contrario espresso dalla Commissione bilancio. Il nostro voto contrario sarebbe, infatti, dovuto, in primo luogo alla necessità di non mettere in crisi un provvedimento così complesso come il disegno di legge di conversione al nostro esame. Sapete bene, infatti, che fine facciano i provvedimenti che non hanno copertura e quali rischi correrebbe tutto l'impianto del disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, premetto di parlare a titolo personale, cioè di non esprimermi a nome del gruppo Italia dei Valori. L'emendamento Marinello 6.16 al nostro esame è condivisibile e vorrei spiegare per quale motivo mi asterrò, pur facendo parte della maggioranza.
Siamo di fronte al fatto che concediamo al cosiddetto settore primario, ovvero ai produttori agricoli, un regime IVA, seppure in via sperimentale, derogatorio, che non concediamo agli imprenditori ittici. Creiamo dunque una disparità.
Poc'anzi, un collega mi diceva che i pescatori sono i «coltivatori del mare». In questo modo noi distinguiamo tra produttori agricoli e pescatori, dividendo due settori che dichiariamo omogenei, fortemente deficitari ed in difficoltà, creando così una sperequazione.
L'emendamento in esame doveva essere accolto, anche perché vi era la copertura ipotizzata in sede di Commissione.
Non possiamo andare avanti in questo modo, non possiamo continuare a far pagare i lavoratori e i produttori per le nostre carenze e per le nostre inefficienze. L'economia ittica, in gran parte, è gestita delle imprese cooperative, dalle cooperative della pesca che si troveranno ad essere discriminate rispetto alle cooperative agricole, Pag. 52ai produttori agricoli. Questo non è un modo organico e coerente di condurre una programmazione per lo sviluppo e, per questo motivo, mi asterrò dalla votazione, chiedendo al Governo di rimediare in qualche modo, di correggere gli errori del passato e del presente.
Dichiaro, perciò, la mia astensione, con queste motivazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intendo aggiungere la mia firma, insieme a quella del collega Germanà, all'emendamento Marinello 6.16, nella parte ammissibile, volto a recuperare quanto stabilito dall'articolo 5, comma 1-sexies, del decreto-legge n. 2 del 2006 - peraltro, presentato da lei, signor Presidente - che consentiva in via sperimentale anche agli operatori del mare, agli imprenditori ittici, di applicare l'IVA in regime derogatorio, come avviene nel settore dell'agricoltura. Sarebbe un atto veramente grave da parte del Governo e da parte di questo Parlamento non accettare la riproposizione di quanto il Governo precedente aveva deliberato. L'obiettivo è di consentire l'applicazione, seppure in via sperimentale, anche per gli imprenditori ittici di quel regime speciale, proprio in considerazione delle difficoltà in cui continua trovarsi il settore della pesca.
Mi sembra davvero inaudito registrare una simile chiusura da parte di chi continua ad affermare di essere a favore di queste imprese, di questi coltivatori del mare. Faccio appello al Parlamento, ai parlamentari del Veneto e a coloro che hanno a che fare con il mare, affinché siano coerenti con quanto in ogni momento dichiarano ai loro elettori. Dobbiamo consentire anche agli imprenditori ittici di applicare il regime IVA speciale, seppure in via sperimentale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato da parte di colleghi dell'opposizione - questo fa piacere a noi e a me personalmente - parole di apprezzamento nei confronti del relatore, la collega Amici, che ha riconosciuto, anche a nostro nome, l'importanza della materia affrontata negli emendamenti Marinello 6.16 e 6.15. Al tempo stesso, però, alla luce di un parere contrario della Commissione bilancio, la collega ha invitato i presentatori ad evitare un voto contrario dell'Assemblea e a ritirare le loro proposte emendative.
Trovo pertanto paradossale che ci sia, da una parte, un elogio per l'attenzione dedicata al merito della questione e, dall'altra, il rifiuto di un invito finalizzato - mi associo a tale invito - a evitare, come dicevo, un voto contrario dell'Assemblea. Risulta chiaro a tutti, infatti, essendo stato precisato anche dalla stessa Presidenza, che si tratterebbe non di un voto contrario da parte della maggioranza sul merito delle questioni affrontate, ma di un voto imposto dal parere contrario della Commissione bilancio.
A tutto questo si aggiunga un'altra considerazione. Il collega Franci, poc'anzi, convenendo sulla rilevanza della materia, ha ricordato che è all'esame della Commissione di merito, la Commissione agricoltura, un progetto di legge nell'ambito della cui discussione questi problemi potranno essere opportunamente affrontati. Inoltre, egli ha invitato - mi associo anch'io all'invito - i presentatori degli emendamenti in esame, qualora intendessero ritirarli, a presentare un ordine del giorno per impegnare il Governo ad affrontare questa materia.
Tutti sanno però che, se gli emendamenti venissero mantenuti in votazione - sarebbero inevitabilmente respinti perché privi di adeguata copertura finanziaria -, diverrebbe preclusa la possibilità regolamentare di presentare l'ordine del giorno.
Ho voluto ricordare tutto ciò perché qualcuno in quest'aula ha detto che aspettiamo di poter affrontare questo tema dal 1972. Se questo tema è all'attenzione dal 1972, c'è da chiedersi se non sia il caso che Pag. 53maggioranza ed opposizione, visto che convergono nell'interesse a questo argomento, trovino un accordo su un autonomo progetto di legge e non ci si limiti ad intervenire sul comma 1-sexies dell'articolo 5 di un decreto-legge del gennaio dell'anno scorso. Ho citato tale comma perché quel sexies indica che quel comma non fu inserito nel decreto-legge originario - quindi, l'allora ministro Tremonti non c'entra nulla -, ma a livello di iniziativa parlamentare, probabilmente al Senato, come molte volte accade «arricchendo» i decreti-legge in sede di conversione.
Allora, intervenire sempre con emendamenti in sede di conversione di decreti-legge su un tema che - si dice in quest'aula ed io non ho motivo di dubitare - deve essere affrontato da molti anni e che pende da molto tempo, mi sembra che non sia la strada adeguata, tanto più se manca la relativa copertura finanziaria.
Rinnovo, quindi, l'appello, che già il collega Franci ha rivolto, a tornare ad affrontare questa materia nella sede competente della Commissione agricoltura e torno ad invitare anch'io i colleghi a ritirare questi emendamenti, in modo che, se lo ritengono, sia possibile presentare ed approvare anche con il nostro voto un eventuale ordine del giorno. Nel caso non li ritirassero, proprio per ragioni di mancata copertura finanziaria e solo per queste ragioni, saremmo costretti a votare contro gli emendamenti Marinello 6.16, nella parte ammissibile, e 6.15.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare che durante l'esame della legge finanziaria un mio ordine del giorno era stato accolto come raccomandazione. Io non accettai, fu posto in votazione e il Governo lo respinse. Vorrei ricordare che in Commissione agricoltura, relatore l'onorevole Baratella, si è proposto di accogliere l'agevolazione dell'IVA ridotta per la pesca.
Vorrei ricordare che nella provincia da dove provengo il settore più importante è quello della pesca, con oltre 2 mila addetti e circa 40 o 50 cooperative. Comprendo gli onorevoli Franci e Boato, i quali dicono che si farà qualcosa, ma in attesa di fare una cosa migliore e più organica perché non approvare il regime di IVA agevolata per il mondo della pesca? Quindi, è un nascondersi dietro una «foglia di fico» per non andare in questa direzione; comunque, lo dovrà fare per forza questa maggioranza. Tutto ciò è incomprensibile di fronte al settore della pesca di tutta Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non posso assolutamente aderire alla richiesta, seppur gentile, garbata e motivata, del relatore del provvedimento, l'onorevole Amici, che, tra l'altro, ringrazio per l'attenzione sin qui posta. Non posso accettare per una serie di motivazioni, ma per brevità, anche perché sono già intervenuto sul tema diverse volte, devo ricordarne essenzialmente una.
Tale questione è stata posta dal nostro gruppo politico, in particolare da me, al ministro De Castro in sede di audizione fin dai mesi di giugno e luglio del 2006. Tale questione è stata posta da me con un'interrogazione a risposta immediata, a cui il Governo aveva risposto in data 4 ottobre, assumendo impegni precisi e non mantenendoli. Successivamente, ci sono stati altri atti parlamentari.
Allora, non mi si rimandi ancora ad ulteriori provvedimenti. Noi chiediamo un voto dell'Assemblea, che si può pronunciare liberamente anche in maniera difforme rispetto alla Commissione bilancio, come, talvolta, è avvenuto anche nella scorsa legislatura. Se c'è un problema di copertura sull'emendamento, il Governo o il relatore possono proporre una diversa copertura e, eventualmente, vista l'esiguità della posta di bilancio, si può trovare una soluzione soddisfacente per tutti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 6.16, limitatamente alla parte ammissibile, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 260).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 6.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 266).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 5).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione degli ordini del giorno Franci ed altri n. 9/2114/5, Vannucci ed altri n. 9/2114/7 e Di Gioia ed altri n. 9/2114/8.
Avverto che l'ordine del giorno Burtone n. 9/2114/3 è stato sottoscritto dall'onorevole Incostante, che l'ordine del giorno Motta e Bellanova n. 9/2114/6 è stato sottoscritto dall'onorevole Zunino e che l'ordine del giorno Margiotta ed altri n. 9/2114/11 è stato sottoscritto dall'onorevole Gianfranco Conte.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto relativo ad argomenti estranei rispetto all'oggetto del provvedimento in esame, l'ordine del giorno Grassi e Lenzi n. 9/2114/2, volto a far sì che i contributi riguardanti i trattamenti di fine rapporto siano ricompresi tra i contributi previdenziali e assistenziali
L'onorevole Incostante ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Burtone ed altri n. 9/2114/3, di cui è cofirmataria.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esame di questo ordine del giorno, cerchiamo di portare all'attenzione dell'Assemblea alcune norme che riguardano disposizioni per benefici previdenziali a favore delle imprese agricole che sono state investite dalla crisi dell'influenza aviaria. Tutti ricorderanno che, anche nell'ambito del dibattito svoltosi in Commissione in sede referente, si è parlato di concessioni ed agevolazioni fiscali a favore dei soggetti danneggiati da altri eventi, come, ad esempio, l'alluvione del Piemonte del 1994.
Orbene, la legge n. 296 del 2006 contiene la disposizione per l'abbattimento dei contributi al 50 per cento proprio per quei soggetti che erano destinatari di questa ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. La norma, ad avviso mio e del collega Burtone, non lascia alcun dubbio sull'interpretazione, che voleva essere considerata la definizione di una posizione dei soggetti destinatari dell'ordinanza, relativamente Pag. 55agli adempimenti e ai versamenti, tramite la corresponsione dell'ammontare, che loro avrebbero dovuto versare per i contributi a titolo capitale. Abbiamo riscontrato che, ad esempio, su disposizioni dell'Agenzia delle entrate di Palermo, gli uffici finanziari ritengono che la normativa sia limitata ai soli contributi e che, quindi, non possano essere disposti annullamenti delle cartelle esattoriali per i pagamenti delle imposte.
Pertanto, quest'ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo a verificare gli strumenti che ritiene opportuno mettere in campo, dal punto di vista delle iniziative, relativamente all'articolo 1, comma 1011, della legge n. 296 del 2006, perché si è convinti che essa vada applicata a tutti i tributi e contributi, i cui versamenti ed adempimenti correlati siano stati sospesi dai soggetti destinatari dei provvedimenti di sospensione dei termini.
In sostanza, si auspica che la posizione tributaria e previdenziale dei soggetti precedentemente citati per le rate scadute e non pagate nel 2006 possa essere consentita entro il 30 giugno 2007, utilizzando il ravvedimento operoso, e che la regolarizzazione del residuo debito per i contributi e i tributi, relativamente alle date aventi scadenza successiva all'entrata in vigore della legge n.296 del 2006, possa essere disposta per l'importo ridotto del 50 per cento, ferme restando le vigenti modalità di realizzazione.
È evidente che l'impegno che viene richiesto al Governo è relativo alla ratio contenuta nella disposizione che ha ritenuto un danneggiamento per queste imprese la diffusione dell'influenza aviaria, con l'abbattimento anche di bestiame malato, venendo incontro alle aziende sul versante dei tributi e dei contributi.
Confidiamo che il Governo possa prendere in considerazione il nostro ordine del giorno, disponendo tutti quegli interventi opportuni a risolvere questa situazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Motta ed altri n. 9/2114/006, di cui è cofirmatario.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine giorno n. 9/2114/006, a prima firma dell'onorevole Motta, fa riferimento all'articolo 8-bis del provvedimento in esame, che reca disposizioni in materia di lavoratori e di lavoro portuale. In particolare, l'articolo 8-bis differisce al termine del 31 luglio 2007 previsto dall'articolo 1 del decreto del Ministero dei trasporti e della navigazione, approvato il 19 ottobre 1998.
Lo scopo dell'ordine del giorno in esame è quello di fare riferimento alla tematica più generale del lavoro portuale e della portualità per sollevare un problema altrettanto rilevante, come dirò poi nella seconda parte del mio intervento, che è quello relativo al settore delle cooperative impegnate nella logistica, e operanti all'interno dei porti del nostro paese.
Faccio un passo indietro per riagganciarmi alla questione più generale della portualità, riconoscendo a questo Governo di aver compiuto nella recente finanziaria una vera e propria «rivoluzione» in materia di lavoro portuale e di portualità in genere.
Perché dico una vera e propria rivoluzione? Perché per la prima volta nella legge finanziaria - questo è uno dei capitoli, secondo me, più importanti che vi sono nel testo nel suo complesso - si affronta in modo completo il tema dello sviluppo di un'attività, che è vitale per il nostro paese e che può essere motore di sviluppo importante per il nostro futuro, quella portuale per l'appunto. E lo si affronta non tanto rispondendo alla problematica del lavoro e dei lavoratori portuali: a tale proposito vorrei citare ad esempio tutti i temi legati alla sicurezza o al lavoro portuale vero e proprio, che trovano spazio nella legge finanziaria con un apposito finanziamento relativo alla Cassa integrazione per i lavoratori portuali che prestano lavoro temporaneo.
Non solo questo è previsto nella legge finanziaria: in essa si dà spazio importante agli investimenti per la portualità del nostro paese, prevedendo importanti risorse sia per i grandi hub portuali, che possono diventare una vera e propria piattaforma Pag. 56del Mediterraneo per accogliere i grandi traffici provenienti dalla Cina e dal Medio Oriente, sia più in generale per le opere portuali produttive, proponendo appositi finanziamenti che consentono all'autorità portuale, anche in concorso con i privati, di realizzare altre importanti opere strategiche e produttive nel nostro paese.
Ma vi è poi un'attenzione più completa e più generale in ordine al tema complessivo del finanziamento e dell'autonomia delle autorità portuali. Si mette in movimento un meccanismo virtuoso che produrrà, mi auguro in breve tempo, la completa autonomia finanziaria non soltanto gestionale, ma anche relativa agli investimenti, delle autorità portuali sul nostro territorio.
È una vera e propria rivoluzione, all'interno della quale si colloca, come ricordavo, la richiesta di prestare attenzione al lavoro portuale, come si afferma nella prima parte dell'ordine del giorno. In essa, che richiama i risultati positivi realizzati in questo settore, si chiede al Governo di prestare un interesse particolare alle imprese coinvolte dalla normativa richiamata dal decreto, tra cui rientrano anche le molte realtà cooperative impegnate nel settore della logistica, che riguardano oltre 140 mila lavoratori nel nostro paese, alle quali chiediamo che il Governo presti analoga ed importante attenzione.
Siamo certi che ciò avverrà, perché anche questo lavoro rientra in quello più complessivo che viene svolto all'interno di altre realtà importanti per lo sviluppo economico del paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Franco Russo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Formisano ed altri n. 9/2114/9, di cui è cofirmatario.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, ho sottoscritto l'ordine del giorno Formisano n. 9/2114/9, in cui si riprende la discussione svolta in quest'aula relativa alla proroga al 2009 per i possessori di laurea, conseguita secondo ordinamenti didattici antecedenti la riforma del 1999, della possibilità di svolgere le prove degli esami di Stato per le professioni di dottore agronomo, forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere e psicologo secondo le modalità vigenti prima del 2001.
Questa disposizione è il contenuto di un emendamento che è stato approvato; quindi, la presentazione di tale ordine del giorno sarebbe inutile, ma, come già preannunziato dall'onorevole Folena, presidente della Commissione cultura, si impegna il Governo a monitorare la situazione per verificare se effettivamente tutte le persone, che hanno seguito gli ordinamenti didattici antecedenti la riforma del 1999, hanno potuto svolgere l'esame di Stato di abilitazione relativo ai propri ordini professionali, usufruendo delle vecchie norme.
Da questo punto di vista mi pare che l'onorevole Folena abbia mantenuto il suo impegno; ha trovato la mediazione con il suo emendamento ed ha rinnovato il suo impegno per garantire a tutti coloro che hanno svolto i propri studi e conseguito la laurea secondo gli ordinamenti vecchi la possibilità di sostenere, con i vecchi ordinamenti, l'esame per l'esercizio delle professioni. Augurandomi che il Governo accetti questo ordine del giorno, vorrei svolgere anche alcune considerazioni a favore dell'ordine del giorno relativo all'istituzione delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani. In particolare, le somme necessarie all'istituzione di queste province sono distolte dalla loro finalità naturale; pertanto, si impegna il Governo a reperire i fondi necessari affinché sia possibile il ripristino delle risorse necessarie alla istituzione delle citate province.
Non è in discussione la questione generale, vale a dire se siano utili o meno tali province; siamo di fronte a degli atti dovuti e successivamente vedremo, quando metteremo mano al codice dell'autonomia, se effettivamente le province debbano continuare a sussistere e con quali funzioni. L'opzione comunque del codice dell'autonomia, per quanto abbia potuto leggere in questi giorni, va nella direzione di individuare nuovi compiti a favore delle province. Pag. 57Quindi, si avverte la necessità di reperire le somme distolte dalla loro originaria destinazione.
Da ultimo, vorrei dare atto al presidente dell'VIII Commissione ambiente, Realacci, di aver sottoscritto l'ordine del giorno n. 9/2114/11 relativo al comma 4 dell'articolo 3, che conteneva una proroga fino al dicembre 2007 approvata dall'Assemblea. Grazie al collega Andrea Ricci, attento su tali argomenti, il nostro gruppo aveva sollevato alcune perplessità superate solo dal fatto che il presidente della Commissione ambiente aveva preannunciato la presentazione dell'ordine del giorno che ci apprestiamo ad approvare. Il problema riguarda la messa in sicurezza e a norma di imprese non solo industriali (pur importanti, perché vi operano lavoratori e lavoratrici) ma anche alberghiere.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, ho concluso.
Quindi, per quanto riguarda gli alberghi si tratta di sicurezza pubblica. Molto volentieri abbiamo approvato l'emendamento ed ancor più volentieri voteremo in senso favorevole all'ordine del giorno in quanto impegna il Governo, e moralmente l'intera Assemblea, a non procrastinare ulteriormente la messa in sicurezza di tali impianti.
PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2114/11.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, questo ordine del giorno è stato annunciato dal presidente della Commissione ambiente, Realacci, ed oltre alla mia firma reca quella del capogruppo dell'Ulivo presso l'VIII Commissione, onorevole Raffaella Mariani. Tale ordine del giorno nasce dall'iter stesso che il decreto-legge ha avuto in Parlamento, in particolar modo da quello percorso presso l'VIII Commissione. Toccò infatti a me in quella sede, in qualità di relatore, esprimere il parere su tutti gli aspetti di carattere ambientale connessi all'intero provvedimento che oggi stiamo esaminando alla Camera. Tra gli altri, le previsioni dell'articolo 3, comma 4, hanno particolare valenza. Esse infatti si riferiscono alla messa in sicurezza e agli adempimenti connessi alla necessità di mettere in sicurezza impianti e strutture relativi ad imprese ricettive.
Ovviamente si capisce bene quale rilievo abbia tale misura. L'Italia è un paese in cui vi sono numerose strutture ricettive e molte di esse hanno un ingente numero di posti letto. Sappiamo dunque che la sicurezza di tali strutture è di straordinaria importanza. La mancanza di tali misure di sicurezza, come peraltro in altri comparti del nostro Paese, mette in pericolo vite umane e la stessa incolumità di tante persone.
L'ordine del giorno richiama un obbligo di legge previsto all'articolo 3-bis del decreto-legge n. 411 del 2001. Purtroppo tale norma è stata soggetta ad innumerevoli proroghe. Dopo un lungo elenco di rinvii, di proroga in proroga, siamo arrivati al 2007. L'ultima proroga è quella contenuta nell'articolo 5 del decreto-legge n. 273 del 2005.
Il testo originario del decreto-legge prevedeva la proroga al 30 aprile 2007 e la Commissione ambiente, nell'esprimere il parere, sottolineò la necessità che si trattasse davvero dell'ultimo differimento. Lo dicevamo anche dal punto di vista temporale e non solo relativamente alla proroga in sé. Ci sembrava quindi che il termine dovesse essere in qualche modo ultimativo. Esprimemmo tali considerazioni nel parere per le citate esigenze di sicurezza alle quali abbiamo fatto riferimento.
Vero è che tale proroga si estende solo alle imprese che abbiano avuto un comportamento virtuoso almeno nel presentare istanza ai vigili del fuoco. Infatti, essa si applica solo alle imprese che al 30 giugno 2005 ne abbiano fatto domanda. È noto che molte di tali imprese non hanno potuto ottemperare agli obblighi, non tanto per propria negligenza, quanto per lungaggini burocratiche ed amministrative. Pag. 58Molte di queste lungaggini sono state causate dalla pubblica amministrazione e in qualche caso anche dai vigili del fuoco.
È di tutta evidenza, dunque, che non si può colpire un'impresa incolpevole, che non abbia cioè potuto effettivamente dar corso ai lavori per mancanza delle autorizzazioni necessarie.
Con questo ordine del giorno, come già annunziato dal presidente Realacci, abbiamo voluto provare ad impegnare il Governo, affinché ogni impedimento che separa l'inizio dei lavori dal completamento degli stessi sia effettivamente cancellato. Il nuovo termine del 31 dicembre 2007, sul quale unanimemente l'Assemblea si è espressa sulla base del parere favorevole del Governo e della Commissione è tale che oggi le imprese possono rispettarlo, adeguandosi. Con questo ordine del giorno vogliamo soltanto precisare che davvero tale termine deve essere ultimativo, perentorio e non più differibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2114/8 (nuova formulazione).
LELLO DI GIOIA. Prima di illustrare il mio ordine del giorno, vorrei sottolineare un aspetto importante, che ha sicuramente rilevanza.
Questo decreto-legge, a differenza di tanti altri che abbiamo esaminato nella scorsa legislatura, è stato giustamente ridimensionato nella sua portata, rispettando così i requisiti di un decreto-legge che prevede la proroga dei termini. Dobbiamo dare atto al presidente della I Commissione, Violante, nonché alla relatrice, di avere avuto la fermezza di porre un argine a tutta una serie di possibili proposte di modifica, che potevano sconvolgere lo stesso decreto.
È per questo che noi abbiamo ritenuto, proprio nello spirito di mantenere la ristrettezza di un decreto-legge recante la proroga di termini, di non presentare un emendamento riguardante problemi importanti del nostro paese. Mi riferisco ai problemi dell'occupazione, con la gente che viene licenziata dalle imprese e che non trova più la possibilità di essere collocata, a prescindere dal fatto che abbia o meno la possibilità di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione o la mobilità.
Con questo ordine del giorno vogliamo quindi che il Governo si impegni in modo forte e netto su un problema che investe moltissime attività aziendali. Mi riferisco a quegli enti non commerciali, che non vedono riconosciuti alcuni diritti. A tal fine, abbiamo fatto riferimento all'articolo 1 del decreto-legge 11 giugno 2002, n. 108, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2002, n. 172.
In buona sostanza, si chiede al Governo di fare in modo che sia assunto un impegno forte, affinché, anche con opportune disposizioni di proroga, sia consentito di poter accedere agli ammortizzatori sociali (come può essere la mobilità) anche a coloro i quali sono stati licenziati entro il 31 dicembre 2005 da enti non commerciali operanti nelle zone rientranti nell'obiettivo 1 e nell'obiettivo 2, e come ben si sa l'obiettivo 1 riguarda soprattutto le aree del Mezzogiorno d'Italia.
Sono convinto che il Governo sia sensibile a questi problemi che riguardano l'occupazione e alla possibilità di rimettere in circolo i lavoratori che sono stati licenziati. Sono convinto che si potrà accettare questo ordine del giorno, che prevede che i lavoratori di enti non commerciali - aziende sanitarie -, licenziati al 31 dicembre 2005, possano essere presi in considerazione per la mobilità.
PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Giovanardi n. 9/2114/1 deve intendersi riformulato aggiornando il termine contenuto nella premessa al 28 febbraio 2007, a seguito dell'approvazione di un apposito emendamento.
Invito il rappresentate il Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine Pag. 59del giorno Giovanardi n. 9/2114/1, così come riformulato con riferimento alle novità che si sono determinate, nonché l'ordine del giorno Burtone ed altri n. 9/2114/3.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Martinello n. 9/2114/4, a condizione che il presentatore riformuli l'inizio del dispositivo nel senso di sostituire le parole «ad adottare le opportune iniziative» con le seguenti: «a verificare l'opportunità di adottare le iniziative»; altrimenti, il Governo lo accoglie come raccomandazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Franci ed altri n. 9/2114/5, Motta ed altri n. 9/2114/6e Vannucci ed altri n. 9/2114/7 (nella sua nuova formulazione). Il Governo poi accetta l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114/8
(Nuova formulazione), a condizione che il presentatore lo riformuli nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a verificare l'opportunità di adottare», visto che già nella premessa vi è un riferimento di necessità.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Formisano ed altri n. 9/2114/9, sperando che sia possibile avvisare tempestivamente tutti coloro che si trovano in questa condizione.
Il Governo, infine, accetta gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2114/10, Margiotta ed altri n. 9/2114/11, Marinello e Misuraca n. 9/2114/12 e Misuraca e Mariniello n. 9/2114/13, che peraltro è superato perché il ministro dell'agricoltura di fatto ha già sottoscritto un'intesa.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non si pongono in votazione.
Prendo atto che l'onorevole Martinello accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2114/4 proposta dal rappresentante del Governo.
Chiedo all'onorevole Di Gioia se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2114/8 proposta dal Governo.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, chiederei al Governo di rivedere il suo giudizio, poiché ritengo che la ratio del mio ordine del giorno, così come riformulato, venga ad essere sostanzialmente modificata Tale ordine del giorno ha una sua specificità. Esso si riferisce a tutti quei lavoratori di enti non commerciali, delle aziende sanitarie, che contano oltre 2 mila dipendenti, e impegna il Governo ad adottare ogni possibile iniziativa per esplicitare la legge cui facevo riferimento.
Mi pare che non sia un grosso sforzo, proprio perché il Governo anche in altre circostanze ha già dimostrato una grande sensibilità al riguardo. Occorre fare in modo che vi sia la possibilità di offrire garanzie a questi lavoratori, che oggi obiettivamente non sono tutelati.
Ecco il motivo per cui chiedo al Governo di rivedere il proprio parere. Infatti, con tale riformulazione, si svilisce il senso complessivo del mio ordine del giorno.
In caso contrario, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, noi avevamo proposto una riformulazione dell'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114/8 per evitare la contraddizione fra la parte motiva dell'ordine del giorno e il dispositivo che impegna il Governo. Per noi è indifferente modificare l'una o l'altra parte. Non si può dire che occorre garantire una determinata interpretazione e, nello stesso tempo, impegnare il Governo ad adottare ogni possibile iniziativa, anche di carattere normativo, per fornire tale garanzia: ciò, infatti, diventerebbe un obbligo.
Poiché si fa riferimento alle iniziative normative propongo di sostituire, nella parte motiva, le parole: «occorre garantire, anche con opportune» con le seguenti: «è opportuno favorire con», oppure di modificare il dispositivo utilizzando le parole «verificare l'opportunità di adottare iniziative in conformità».
Tutto ciò al fine di poter accettare integralmente l'ordine del giorno e non Pag. 60solo accoglierlo come raccomandazione. Questa era la richiesta formulata dal Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia?
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, accetto la proposta di riformulazione del mio ordine del giorno con riferimento alla parte motiva, lasciando immutato il dispositivo.
PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114/8, nel testo ulteriormente riformulato, va inteso come accettato dal Governo.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Su un lutto del deputato Giuseppe Drago (ore 18,18).
PRESIDENTE. Comunico che il collega Giuseppe Drago è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 31 gennaio 2007, alle 9,30:
(ore 9,30 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (2114-A).
- Relatore: Amici.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio (2112-A).
- Relatore: Leddi Maiola.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00071, Bertolini ed altri n. 1-00073, Fabris ed altri n. 1-00075, Maroni ed altri n. 1-00077, Villetti ed altri n. 1-00078, Bonelli ed altri n. 1-00080, Migliore ed altri n. 1-00081, Del Bue ed altri n. 1-00082, La Russa ed altri n. 1-00084 e Franceschini ed altri n. 1-00087 in tema di famiglia.
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1179 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, fatta a Parigi il 20 ottobre 2005 (Approvato dal Senato) (2081).
- Relatore: Ranieri.
5. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione di una questione pregiudiziale):
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.
6. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.
7. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A)
e delle abbinate proposte di legge: MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.
(ore 15)
8. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 18,20.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2114-A - em. 3-bis.600 | 356 | 354 | 2 | 178 | 353 | 1 | 71 | Appr. |
2 | Nom. | em. 6.700 | 385 | 384 | 1 | 193 | 384 | 71 | Appr. | |
3 | Nom. | subem. 0.6.501.1 | 481 | 287 | 194 | 144 | 262 | 25 | 67 | Appr. |
4 | Nom. | em. 6.501 | 477 | 472 | 5 | 237 | 260 | 212 | 67 | Appr. |
5 | Nom. | em. 6.322, 6.600 rif. | 476 | 280 | 196 | 141 | 273 | 7 | 65 | Appr. |
6 | Nom. | em. 6.27 | 484 | 352 | 132 | 177 | 85 | 267 | 64 | Resp. |
7 | Nom. | em. 6.29 | 469 | 452 | 17 | 227 | 189 | 263 | 64 | Resp. |
8 | Nom. | em. 6.34 | 486 | 484 | 2 | 243 | 219 | 265 | 64 | Resp. |
9 | Nom. | subem. 0.6.39.600 | 490 | 485 | 5 | 243 | 477 | 8 | 64 | Appr. |
10 | Nom. | em. 6.39, 6.307 | 488 | 486 | 2 | 244 | 465 | 21 | 64 | Appr. |
11 | Nom. | articolo agg. 6.0501 | 489 | 292 | 197 | 147 | 280 | 12 | 64 | Appr. |
12 | Nom. | em. 3.4, 3.305 | 475 | 473 | 2 | 237 | 473 | 64 | Appr. | |
13 | Nom. | em. 6.16 | 480 | 477 | 3 | 239 | 217 | 260 | 64 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 6.15 | 479 | 479 | 240 | 213 | 266 | 64 | Resp. |