Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 45 di lunedì 2 ottobre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 11,30.
GIUSEPPE MARIA REINA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 settembre 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Aprea, Azzolini, Bersani, Bindi, Bocchino, Boco, Bonino, Boniver, Capezzone, Cento, Cesa, Chiti, Cirino Pomicino, Colucci, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, Di Pietro, Gianni Farina, Fassino, Fioroni, Folena, Galante, Galeazzi, Gentiloni Silveri, Gozi, Khalil, Lanzillotta, Levi, Marcenaro, Meandri, Minniti, Mosella, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Ranieri, Rigoni, Romano, Rutelli, Samperi, Santelli, Stucchi, Visco e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (A.C. 1253); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 (A.C. 1254) (ore 11,33).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1253 e 1254)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia e dell'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Piro, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Il disegno di legge di rendiconto per l'anno 2005 e di assestamento per l'anno 2006 approdano in aula con un leggero ritardo rispetto ai tempi canonici. Ciò è dovuto essenzialmente all'opzione portata avanti dalla Commissione bilancio e dal Governo per laPag. 2quale potesse essere presentato un emendamento al testo con cui il Governo procedesse all'adeguamento dell'articolazione del bilancio dello Stato conseguente alle rilevanti modifiche all'assetto dei Ministeri apportate dal decreto-legge n. 181.
La complessità del ridisegno ha tuttavia consigliato di spostare un po' più avanti l'appuntamento con l'adeguamento del bilancio. Non è stato tuttavia un tempo inutile, perché il leggero ritardo ha consentito che nell'assestamento venisse ricompreso il gettito dell'autotassazione e, con esso, una manovra più calibrata sulle entrate effettivamente registratesi.
L'esame dei disegni di legge di rendiconto e di assestamento, inoltre, prende l'avvio in Assemblea praticamente in concomitanza con la presentazione della manovra di finanza pubblica per il 2007, che sconta pesantemente - va subito ricordato - i pessimi risultati di finanza pubblica del 2005.
In Italia, nel 2005, la crescita del PIL in termini reali è risultata pressoché nulla rispetto all'1,1 per cento registrato nel 2004. La stagnazione dell'economia ha avuto una sensibile incidenza sui saldi di finanza pubblica. In particolare, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stato pari al 4,1 per cento del PIL, molto distante dal 2,7 per cento programmato.
Il valore dell'indebitamento netto è il risultato di un avanzo primario precipitato allo 0,4 per cento del PIL e di una spesa per interessi pari al 4,6 per cento del PIL. In confronto con il 2004, la riduzione dell'avanzo primario è stata pari a 0,9 punti percentuali rispetto al PIL.
Per quanto concerne i saldi relativi ai conti di cassa, il fabbisogno del settore statale al termine dell'esercizio 2005 è risultato pari, al netto delle regolazioni debitorie, a 59.633 milioni di euro. Il dato risulta superiore di circa 10 mila milioni di euro rispetto a quello 2004.
Il fabbisogno del settore pubblico nel 2005 è risultato pari a circa 72 mila milioni di euro, con un aumento di 15.500 milioni di euro rispetto all'esercizio precedente.
L'ammontare complessivo del debito pubblico nel 2005 è risultato pari al 106,4 per cento del PIL, in fortissima crescita, dunque, rispetto al 2004, in cui il rapporto debito pubblico-PIL era risultato pari al 103,9 per cento.
Sul deteriorarsi degli indicatori di finanza pubblica ha sicuramente pesato altresì l'assenza di una efficace politica governativa di sostegno all'economia e l'incapacità - come verificheremo fra poco - a varare adeguate e strutturali misure tese al contenimento della spesa corrente e ad una più robusta e qualificata spesa per investimenti.
L'esame del rendiconto in genere non suscita molta attenzione. È un'occasione perduta, perché il rendiconto fornisce una fotografia della situazione reale del bilancio dello Stato sicuramente più attendibile di quella del bilancio di previsione e perché in questo modo tenderebbe ad affermarsi quella buona prassi della verifica ex post che ancora stenta ad affermarsi nel nostro paese anche presso gli organi parlamentari.
Il vero problema, tuttavia, risiede nel fatto che la rilevanza del bilancio dello Stato va progressivamente attenuandosi, in quanto gli obiettivi di finanza pubblica, sulla base dei parametri europei, sono riferiti al conto economico consolidato delle pubbliche amministrazioni, in cui peraltro sempre maggior peso assumono gli enti territoriali, in virtù dell'ampia autonomia loro riconosciuta.
Al riguardo, sarebbe opportuno prevedere un'innovazione che consentisse di considerare il quadro complessivo del conto della pubblica amministrazione all'interno dei documenti fondamentali di programmazione e bilancio. Tale situazione, tuttavia, non esime, anzi, dovrebbe costituire uno stimolo ad una riflessione sulla ricerca di una forma di esame dei documenti di bilancio che valorizzi l'apporto parlamentare. Più in generale, occorrerebbe disporre di strumenti che consentano un controllo sui flussi di spesa e di entrata, derivanti dai provvedimenti legislativi, almeno di quelli più rilevanti, quali un documento presentato dal GovernoPag. 3sull'andamento della spesa, analizzata sia in termini finanziari che sotto il profilo dell'impatto rilevato da indicatori materiali; un documento che effettui una verifica sull'attuazione dei programmi in questa sede o in sede di esame del Documento di programmazione economico-finanziaria.
Per quanto concerne il bilancio, devono essere considerati altresì altri fenomeni, quali lo spostamento di parte della spesa su canali paralleli, ad esempio sulla Cassa depositi e prestiti, nonché la presenza delle regolazioni debitorie e contabili e delle cosiddette eccedenze di spesa, in termini di scostamenti dalle previsioni di bilancio delle leggi di spesa, che indicano come non ci sia un adeguato sistema di quantificazione della spesa.
La gestione di competenza dell'esercizio finanziario del 2005 espone un disavanzo di 8 miliardi di euro. Essa non ha determinato un incremento del disavanzo primario del tesoro, per effetto soltanto della gestione dei residui, che registrano un aumento dei residui attivi e un decremento dei residui passivi. Per ciò che attiene ai saldi esposti al disegno di legge di rendiconto, nel 2005, anno in cui, come già detto, la crescita del PIL è risultata pressoché nulla, essi mostrano un peggioramento rilevante rispetto all'anno precedente. In particolare, il saldo netto da finanziare risulta pari, in termini di competenza, a circa 35 miliardi di euro ed evidenzia un peggioramento rispetto al 2004. Un peggioramento analogo, pari a circa 14 miliardi di euro, è registrato a saldo corrente, mentre più contenuto, ma senz'altro negativo, appare il risultato del saldo primario, con una cifra negativa di 4.348 milioni di euro.
L'indebitamento netto peggiora rispetto al 2004. Il risparmio pubblico risulta quasi azzerato in termini di competenza ed espone ad un deficit in termini di cassa di 16 miliardi di euro. Questi risultati negativi derivano essenzialmente da un massiccio aumento delle spese correnti, pari a 19,9 miliardi di euro, a fronte del quale vi sono stati peraltro una riduzione delle spese in conto capitale di 570 milioni di euro ed un aumento delle entrate finali di 5,3 miliardi di euro. Si evidenzia qui, oltre alla evidente smentita della asserita volontà di contenere la spesa corrente, la pericolosa tendenza a compensare gli scarsi risultati ottenuti con le attività di controllo, nonostante i ripetuti provvedimenti assunti anche in corso di esercizio, con la restrizione degli investimenti. Ciò determina effetti depressivi sulla congiuntura economica, ma anche ritardi nell'esecuzione delle opere pubbliche, oltre ad uno scivolamento di oneri sugli esercizi futuri, nel caso di rinvio di pagamenti.
Clamoroso è stato, ad esempio, il caso registrato quest'anno con i cantieri ANAS e delle Ferrovie che hanno rischiato di bloccarsi, situazione a cui l'attuale Governo ha dovuto porre rimedio.
Per quanto riguarda le spese correnti, i trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche hanno evidenziato aumenti significativi rispetto al 2004, con una cifra pari a 175,3 miliardi di euro. Un incremento di una certa rilevanza si rileva per le spese per redditi da lavoro dipendente e un aumento rispetto al 2004 è stato registrato anche per le spese per interessi passivi.
Il dato delle regolazioni contabili e debitorie risulta pari complessivamente, in termini di competenza, a circa 5 miliardi di euro. Le regolazioni incidono negativamente sulla conoscibilità degli andamenti di pertinenza dell'esercizio. Dovrebbero al riguardo essere accolte le sollecitazioni della Corte dei conti, che a più riprese ha richiesto di corredare l'esposizione delle regolazioni contabili e debitorie di dati che consentano un collegamento diretto con i relativi capitoli di entrata e di spesa, in modo tale da consentire l'individuazione delle cause di formazione delle regolazioni medesime.
I saldi del rendiconto che riportano un peggioramento rispetto al 2004 risultavano tuttavia migliori rispetto sia alle previsioni iniziali che a quelle definitive. In particolare, il saldo netto da finanziare registra un miglioramento rispetto alle previsioni iniziali e alle previsioni definitive; allo stesso modo, il saldo corrente registra unPag. 4valore positivo di 1,5 miliardi di euro, a fronte di una previsione iniziale negativa di 22,1 miliardi di euro, rivista in negativo al valore di 27 miliardi di euro nelle previsioni definitive.
Per quanto concerne le entrate finali, gli accertamenti risultano superiori alle previsioni iniziali per 22,4 miliardi di euro e alle previsioni definitive per 4,8 miliardi di euro. Riguardo alle spese finali, gli impegni risultano superiori rispetto alle previsioni iniziali, ma significativamente inferiori rispetto alle previsioni definitive.
L'entità del divario tra le previsioni e i risultati è notevole e dovrebbe indurre a riflettere sui criteri utilizzati per la costruzione del bilancio di previsione. Sarebbe auspicabile che, anziché ricorrere a misure generalizzate di riduzione di stanziamenti di bilancio, si potesse prestare la dovuta attenzione alla formulazione delle previsioni di bilancio, individuando in maniera selettiva, sulla base di una valutazione di congruità fra risorse stanziate ed obiettivi, le voci che possano essere oggetto di riduzione, conseguendo così un risultato positivo, non solo in termini di finanza pubblica, ma anche sul piano dell'efficienza dell'amministrazione.
Allo stesso tempo, dovrebbe essere valorizzato il controllo di gestione affidato alla Corte dei conti ed implementato il controllo di gestione interno; entrambi possono fornire dati e spunti di sicura rilevanza per il miglioramento dell'attività delle amministrazioni.
Il rendiconto offre inoltre elementi significativi in merito alla valutazione dell'attività amministrativa attraverso i dati relativi all'evoluzione dei residui. Il fenomeno dei residui si attesta ancora nel 2005 a livelli piuttosto elevati; in particolare, i residui attivi sono aumentati di 34,4 miliardi di euro; i residui passivi hanno registrato invece una lieve diminuzione, pari a 2,2 miliardi di euro.
Per i residui attivi, vanno evidenziati una descrizione non analitica del grado di esigibilità e uno scarto eccessivo tra il volume stesso dei residui e l'incasso dei crediti, che chiama in causa anche l'attività di riscossione e il nuovo regime, che si connota peraltro per essere con controlli affievoliti.
Il fenomeno dei residui passivi rimane tuttora di dimensioni eccessive. Tali residui, consistenti in 119,138 miliardi di euro, sono per il 44,7 per cento di nuova formazione e per il 75 per cento ascrivibili agli ultimi tre esercizi; con riguardo alla parte corrente, sono per il 70,3 per cento di nuova formazione e per il 98,8 per cento ascrivibili agli ultimi esercizi; per la parte in conto capitale sono per il 27,7 per cento di nuova formazione e per il 60,3 per cento degli ultimi tre anni; per il 74,4 per cento residui di stanziamento e per il 21,8 per cento residui in senso proprio.
Va segnalata al riguardo la mole dei residui di stanziamento, effetto di una modalità di produzione di provvedimenti di spesa a volte privi persino di destinazione certa. Mi chiedo se piuttosto che determinare trascinamenti onerosi su esercizi futuri non sarebbe preferibile agire mediante la rimodulazione degli stanziamenti negli anni.
Relativamente alla formulazione delle previsioni di bilancio, bisognerebbe evitare una logica di tipo inerziale o da bilancio incrementale. Senza ricorrere alla teoria del bilancio a base zero, rilevo che la precisione e la quantità degli stanziamenti dovrebbero essere in funzione anche del controllo di gestione, per incidere non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità e sull'efficienza della spesa e, quindi, sulla congruità degli stanziamenti.
Per quanto concerne il conto del patrimonio, esso evidenzia un peggioramento di 15 miliardi di euro nel 2005 sul 2004. L'eccedenza complessiva è di 1.354 miliardi di euro, frutto di un aumento di attività per 67,5 miliardi e di passività per 82,7 miliardi di euro.
Le passività finanziarie ammontano a 1.953,5 miliardi di euro e sono molto vicine, ormai, alla storica e vertiginosa cifra di 2 mila miliardi di euro. Spiccano l'aumento dei debiti di Tesoreria, per 56 miliardi di euro, e la crescita dei buoni del tesoro pluriennali per 28 miliardi.Pag. 5
Passiamo adesso all'esame del disegno di legge per l'assestamento del bilancio dello Stato. Per quanto riguarda le entrate, i dati contenuti nel bilancio di assestamento, nel testo inizialmente presentato dal Governo, disponevano un aumento delle entrate tributarie in conseguenza delle revisioni delle stime di gettito, effettuate con la due diligence, pari a 2 miliardi di euro. Tali dati non tenevano conto, tuttavia, dei risultati dell'autotassazione.
Richiamo, al riguardo, la necessità di svolgere una seria riflessione sulla opportunità di prevedere un differimento dei tempi di presentazione del bilancio di assestamento, in modo da poter tener conto dell'effettivo andamento del gettito tributario, nell'ambito, peraltro, di un complessivo riesame delle procedure di decisione in materia di finanza pubblica.
Il documento di programmazione economico-finanziaria presentato nel luglio scorso teneva conto dei dati dell'autotassazione di giugno e rilevava l'esistenza di un consistente aumento del gettito. Il Governo ha inteso adeguarsi alle nuove previsioni del DPEF attraverso la presentazione di un emendamento, approvato nel corso dell'esame referente in sede di Commissione. Tale proposta emendativa ha preso atto, dunque, di un aumento delle entrate tributarie pari a circa 7,9 miliardi di euro al netto delle regolazioni contabili (pari a circa 2 miliardi), mentre le entrate extratributarie risultano diminuite di 3 miliardi di euro.
L'andamento così favorevole del gettito tributario rappresenta sicuramente un fatto molto positivo per i nostri conti pubblici. L'enorme differenza rispetto alle previsioni inizialmente effettuate dal precedente Governo è, peraltro, un dato che dovrebbe certamente far riflettere sulle metodologie adottate per la formulazione delle previsioni.
PRESIDENTE. La invito a concludere...
FRANCESCO PIRO, Relatore. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.
Esso, tuttavia, fa giustizia anche delle improvvide attribuzioni di meriti che abbiamo ascoltato nelle scorse settimane. Infatti, un Governo che sa di avere azionato misure energiche, atte a stimolare l'incremento del gettito tributario, normalmente le rivendica e ne ottiene l'inserimento nelle previsioni, e normalmente non sbaglia tali previsioni in modo tanto vistoso!
Sul versante delle spese, il testo originario del disegno di legge in esame introduceva un aumento delle spese correnti primarie, per un importo pari a quasi 3,3 miliardi di euro. L'emendamento governativo approvato in sede di Commissione ha comportato, altresì, un aumento delle spese in conto capitale pari a 841 milioni di euro, nonché un incremento delle spese per interessi di 276 milioni, a fronte di una diminuzione di 179 milioni di euro delle spese correnti.
Concludo rilevando che lo scostamento, registrato in sede di rendiconto dell'esercizio finanziario 2005, tra le previsioni definitive ed i risultati di gestione induce, comunque, a considerare ancora con qualche prudenza i dati forniti dal bilancio di assestamento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare il deputato Misiani. Ne ha facoltà.
ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'analisi del rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005, nonché delle disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006, deve essere necessariamente inquadrata in un contesto più ampio, che tenga conto, da una parte, della valutazione della congiuntura economicaPag. 6dell'ultimo biennio e, dall'altra, dei risultati complessivi in materia di finanza pubblica.
Vorrei segnalare che sotto il profilo economico, come è noto, il 2005 ha fatto registrare una crescita del prodotto interno lordo italiano pari a zero; tutto ciò è avvenuto nell'ambito di un contesto caratterizzato, al contrario, da una crescita del 4,9 per cento a livello mondiale e dell'1,3 per cento nella cosiddetta zona euro.
Vorrei altresì ricordare che, nel 2006, l'economia mondiale ha mantenuto un ritmo di crescita sostenuto, pari al 5,1 per cento secondo i dati del Fondo monetario internazionale, mentre la zona euro ha migliorato la sua performance, crescendo, secondo le previsioni, del 2,4 per cento.
La crescita economica risulta accelerata anche in Italia, fino a toccare l'1,5 per cento secondo le stime del Fondo monetario internazionale, nonché quelle contenute nell'ultimo documento di programmazione economico-finanziaria (e forse la Nota di aggiornamento al DPEF che ci verrà presentata a breve prevede una crescita maggiore), rimanendo, tuttavia, molto distante dalla media della cosiddetta zona euro, per non parlare della crescita mondiale.
Nel complesso, insomma, è trascorso un biennio in cui il nostro paese ha registrato una crescita economica estremamente debole e ben al di sotto rispetto a quella dei nostri partner, con un ristagno della produttività totale dei fattori, una perdita rilevante di competitività ed una riduzione della nostra quota nel commercio mondiale.
Anche dal punto di vista della finanza pubblica, i numeri del biennio 2005-2006 sono indubbiamente molto negativi.
Nel 2005, la spesa corrente primaria ha toccato il 39,9 per cento del PIL. Il saldo primario si è azzerato allo 0,4 per cento (l'obiettivo iniziale era il 2,4 per cento). L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è arrivato al 4,1 per cento e il rapporto debito-PIL, dopo parecchi anni, è tornato a crescere di 2,5 punti di prodotto interno lordo, a fronte di un obiettivo iniziale di riduzione dell'1,9 per cento.
Nel 2006 (faccio riferimento ai dati del DPEF, ma quelli della Nota di aggiornamento probabilmente sono peggiori), la spesa corrente primaria è ulteriormente salita in rapporto al prodotto interno lordo. L'avanzo primario è rimasto allo 0,5 per cento. L'indebitamento netto è al 4 per cento secondo il DPEF, ma le ultime notizie sono sicuramente peggiorative rispetto a questo livello e il rapporto debito-prodotto interno lordo ha registrato un ulteriore aumento.
Il ministro dell'economia ha evidenziato a più riprese - e a ragione - che i dati del biennio 2005-2006 sono peggiori di quelli del 1992, con l'eccezione rilevantissima - ma un'eccezione esogena - del livello degli interessi passivi sul prodotto interno lordo, che è sceso di molto, ma per fattori indipendenti dalle scelte di spesa delle amministrazioni pubbliche.
Nel quinquennio 2001-2006, il livello complessivo delle entrate è rimasto sostanzialmente stabile, anzi è lievemente aumentato. Il peso degli interessi passivi si è ridotto. Ciò che ha generato questa crisi dei saldi pubblici è indubbiamente la spesa corrente primaria, che è lievitata di circa tre punti di prodotto interno lordo, azzerando il saldo primario e peggiorando l'indebitamento netto.
Questi dati - sono dati del complesso delle amministrazioni pubbliche, che sono quelli rilevanti per i parametri europei - si commentano da soli. Mi dispiace che non sia presente alcun rappresentante del centrodestra, perché questa è innanzitutto l'eredità del loro Governo, di cinque anni di Governo del centrodestra. Capisco che siano risultati estremamente negativi, che faccia male sentirli ribadire, ma questi sono numeri inequivocabili sui quali, come ricordano tutti gli osservatori, ha inciso, peraltro, assai poco la debole congiuntura economica. Se depuriamo questi dati dal ciclo economico, i saldi strutturali sono, in ogni caso, negativi e, comunque, al di là di ogni parametro di corretta gestione dellaPag. 7finanza pubblica. Questo è il contesto di congiuntura e di finanza delle amministrazioni pubbliche.
In questo quadro, la discussione del rendiconto e dell'assestamento indubbiamente soffre una qualche perdita di significatività per una molteplicità di fattori.
Come ricordavo, i parametri europei sono legati al conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche e non ai saldi del bilancio dello Stato. Il peso degli enti territoriali cresce e crescerà ulteriormente, man mano che si attuerà un trasferimento di poteri e risorse agli enti territoriali (ci sono gli spostamenti di spesa sulla Cassa depositi e prestiti, le eccedenze di spesa e quant'altro), ma nonostante ciò ritengo - anche se evidentemente il centrodestra non è di questo parere - che la discussione di questi documenti sia di un certo significato politico, innanzitutto perché nel caso del rendiconto non parliamo di previsioni, ma di dati reali che si sono registrati e che ci permettono di fare un bilancio ragionato in rapporto agli obiettivi iniziali della finanziaria per il 2005. Anche i dati dell'assestamento sono di indubbio interesse, perché ci consentono di valutare l'andamento reale delle entrate della spesa pubblica nell'anno in corso.
L'analisi del rendiconto del 2005 in rapporto al rendiconto del 2004, anche in questo caso, è implacabile dal punto di vista dei numeri che, nero su bianco, sono contenuti nel disegno di legge. I dati di gestione di competenza ci dicono che il risparmio pubblico si azzera sostanzialmente passando da 15,2 a 1,5 miliardi di euro, che il saldo netto da finanziare si impenna da 21,2 a 35,2 miliardi di euro, che l'indebitamento netto è più che raddoppiato, aumentando da 15,3 a 33,1 miliardi di euro e che l'avanzo primario del bilancio dello Stato scende da 39,8 a 35,5 miliardi di euro; tutte tendenze confermate anche sul versante della gestione di cassa del bilancio dello Stato che, ancora una volta, registra un peggioramento del risparmio pubblico, un aumento importante del saldo netto da finanziare, quasi un raddoppio dell'indebitamento netto ed una certa riduzione dell'avanzo primario.
Sono cifre ancora una volta assolutamente univoche nel descrivere risultati disastrosi nella gestione del bilancio dello Stato. Concorre a questi numeri negativi un andamento delle entrate finali positivo nella gestione di competenza e lievemente negativo nella gestione di cassa, ma insufficiente, sia sul versante della competenza sia sul versante della cassa, a controbilanciare la crescita elevata della spesa finale: 19,3 miliardi in più sulla competenza e 11,5 miliardi in più sulla cassa. Questa importante crescita della spesa pubblica ha un nome e un cognome: si chiama spesa corrente primaria (14,9 miliardi su 19,3 sulla competenza, 9 miliardi su 11,5 di aumento complessivo sul versante della cassa).
Vi è un ulteriore dato non positivo in questo quadro già poco felice, che è rappresentato dalla stagnazione, anzi dalla lieve riduzione delle spese in conto capitale, che si riducono sia sulla competenza sia sulla cassa, con buona pace dei magniloquenti programmi di investimenti nelle opere pubbliche, nelle infrastrutture strategiche, di cui il precedente Governo si è riempito la bocca anno dopo anno.
I problemi maggiori, dunque, sono sul versante dell'incapacità di chi ha governato questo paese nel controllo della dinamica della spesa. Ritengo sia molto interessante, da questo punto di vista, richiamare le osservazioni della Corte dei conti. I magistrati contabili evidenziano una conclusione piuttosto chiara nell'analisi complessiva della dinamica della spesa pubblica. Cito testualmente: «Non sembra che la reiterazione di misure di contenimento della spesa discrezionale del bilancio dello Stato, non accompagnata da interventi di correzione strutturale della normativa che sorregge le aree più critiche, possa garantire il conseguimento dell'obiettivo di un duraturo rallentamento della spesa». Noi, nel 2005 e nel 2006, abbiamo visto misure discrezionali di contenimento della spesa pubblica che sono arrivate a lasciare senza soldi l'ANAS e la RFI, con il rischio di chiusura dei cantieriPag. 8delle infrastrutture, ma non abbiamo assistito ad interventi strutturali di contenimento della spesa pubblica, esattamente quelli necessari per arrestare, nel medio-lungo periodo, questo trend incontrollato di crescita della spesa primaria corrente e, in generale, della spesa pubblica.
La Corte dei conti individua quattro settori cruciali nello sforzo, necessario, di controllare la spesa pubblica. Il primo è il pubblico impiego, l'assetto organizzativo dello Stato e delle pubbliche amministrazioni. Vi è il tema della maggior incidenza rispetto al passato della contrattazione collettiva integrativa e quello di una migliore organizzazione dell'attività delle amministrazioni pubbliche.
Il secondo grande campo in cui è necessario agire è il patto di stabilità interno: nel 2005 la Corte dei conti evidenzia una contraddizione perché abbiamo le regioni, le province e i comuni che, nella grande maggioranza dei casi, rispettano il patto di stabilità interno che, per il 2005, si sostanziava nella golden rule del 2 per cento di aumento della spesa pubblica e in una serie di altri interventi. Peccato che, come evidenzia la Corte, per le regioni il novero delle spese interessate dal patto di stabilità interno sia molto limitato (14 per cento della spesa complessiva), mentre la parte non interessata dal patto di stabilità, quella sanitaria, ha avuto la crescita che sappiamo.
Peccato, altresì, che i comuni, in particolare, abbiano rispettato il patto di stabilità, ma attraverso operazioni non legate - come doveva essere - ad una riduzione strutturale della spesa pubblica. I comuni piccoli hanno ridotto seccamente gli investimenti - una notizia non positiva per i cittadini -, mentre i comuni grandi hanno operato azioni di esternalizzazione di pezzi delle attività di quelle amministrazioni che hanno, sì, ridotto la dimensione del bilancio direttamente gestito dalle amministrazioni comunali, ma non sono certo assimilabili a riduzioni strutturali della spesa pubblica.
Il terzo ambito individuato dalla Corte è la spesa sanitaria, e qui il tema è il controllo della domanda e l'analisi dell'appropriatezza o meno delle prestazioni.
Il quarto punto, assai delicato, è la finanza previdenziale. Il giudizio della Corte ci deve far riflettere, poiché si afferma che la sostenibilità macroeconomica nel medio-lungo periodo del livello della spesa previdenziale è un tema tutt'altro che risolto.
Non è un caso che proprio questi stessi settori siano quelli individuati dal Documento di programmazione economico-finanziaria come obiettivi di razionalizzazione e riqualificazione della spesa pubblica. Sono proprio questi gli ambiti di spesa della pubblica amministrazione su cui saremo chiamati a valutare la qualità della legge finanziaria per il 2007 sotto il profilo del contenimento della dinamica della spesa pubblica.
Vengo, rapidamente, all'assestamento del 2006. Il Governo, in Commissione bilancio, ha presentato opportunamente un emendamento che registra alcune positive novità. La più importante è il buon andamento delle entrate tributarie rispetto alle previsioni iniziali: vi sono 9,9 miliardi in più rispetto alle previsioni iniziali per il 2006. Ma se allarghiamo l'analisi dei dati dell'assestamento all'insieme dei saldi e li rapportiamo al rendiconto del 2005, ancora una volta le notizie non sono confortanti. Il risparmio pubblico - che era pari a 8,4 miliardi di euro nel rendiconto del 2005 - rispetto ai dati dell'assestamento (pur migliori di quelli iniziali) diventa negativo per 3,1 miliardi di euro. Il saldo netto da finanziare, che era di 30,2 miliardi di euro nel 2005, peggiora a 34,5 miliardi di euro assestati. L'avanzo primario si riduce da 40,5 miliardi di euro a 37,4 miliardi assestati nel 2006, al netto delle regolazioni contabili e debitorie. Questa è la gestione di competenza. Ma un ragionamento analogo si può evincere anche dall'analisi dei dati di cassa.
Abbiamo ricordato il buon andamento delle entrate tributarie nel 2006 rispetto alle previsioni, indubbiamente attribuibile - come è stato già detto in Commissione - all'azione del precedente Governo. Però, una parte importante di questePag. 9maggiori entrate non ha natura strutturale e ciò non ci semplifica la vita per l'immediato futuro: tutt'altro! Inoltre, permane (questo è un dato negativo che va nuovamente sottolineato) una dinamica non favorevole della spesa pubblica. Il nodo della spesa pubblica rimane importante e significativo, anche alla luce dell'analisi dei dati dell'assestamento del 2006. Questi sono gli elementi fondamentali di cui tener conto.
Non mi soffermo sull'analisi dei residui e del conto del patrimonio: lo ha fatto, meglio di me, il relatore. A mio giudizio, questi sono alcuni elementi che devono essere posti all'attenzione del dibattito. Nell'insieme ci descrivono un'eredità fortemente negativa (saluto il collega Giudice, dell'allora maggioranza di centrodestra, sopraggiunto in aula), che pesa e peserà sulle scelte di politica economica che il Governo ha assunto e che il Parlamento si appresta a discutere nelle prossime settimane.
Al disegno di legge finanziaria per il 2007 e ai documenti collegati spetterà affrontare una sfida estremamente ambiziosa, ma decisiva per il nostro paese: coniugare un rinnovato sviluppo del paese, rimettere in moto la nostra economia, rafforzare l'equità sociale e la coesione della nostra comunità, associando questi aspetti con il necessario obiettivo del rigore nei conti pubblici.
Nel 2006 l'Italia, per il quarto anno consecutivo, sforerà i parametri stabiliti dal Trattato di Maastricht. Ma al di là dei nostri impegni europei, l'obiettivo del rigore nei conti pubblici è un tema prioritario per il nostro paese, per il futuro delle generazioni, per la necessità di rimettere in moto la nostra economia. Queste sono sfide che dobbiamo attrezzarci ad affrontare, a partire dalla discussione della legge finanziaria nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Letta, Prodi e Sgobio sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1253 e 1254)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziata la discussione congiunta sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, l'esame del disegno di legge di assestamento per l'anno in corso costituisce - me lo permetta - il primo atto di quella che potrebbe definirsi una farsa, se non fosse per il fatto che sono in discussione la credibilità delle istituzioni e il rapporto tra le istituzioni e l'opinione pubblica. Con l'assestamento, infatti, il Governo ha clamorosamente smentito se stesso.
L'emendamento presentato nel corso dell'esame in sede referente presso la Commissione bilancio dallo stesso esecutivo ha dimostrato l'assoluta infondatezza della polemica di cui si è fatto irresponsabilmente interprete il ministro dell'economia e delle finanze.Pag. 10
La polemica verteva sulla presunta inaffidabilità della rappresentazione dello stato dei conti pubblici effettuata dal precedente Governo e sulla presunta inefficacia della manovra finanziaria posta in essere per assicurare, per l'esercizio 2006, il conseguimento degli obiettivi concordati a livello comunitario ai fini del rientro dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione entro il 3 per cento nel 2007.
Con una grave superficialità, senza disporre di un quadro conoscitivo puntuale sull'effettivo andamento dei saldi di finanza pubblica, il ministro ha esordito affermando che il Governo Berlusconi avrebbe lasciato in eredità una situazione gravissima, paragonabile addirittura a quella del 1992, mettendo a repentaglio la possibilità di rispettare gli impegni assunti con le istituzioni comunitarie.
La superficialità è tanto più imperdonabile, in primo luogo, in considerazione delle qualità di tecnico, più che di politico, che caratterizzerebbero la personalità del ministro dell'economia e delle finanze, che avrebbero dovuto indurre lo stesso ad una maggiore cautela nell'affrontare il tema della finanza pubblica, che, in verità, lo stesso non sembra tuttora possedere interamente, non essendo la finanza pubblica riconducibile alle tematiche di cui lo stesso ministro in passato si è occupato in forza degli incarichi istituzionali ricoperti.
Proprio l'inesperienza avrebbe dovuto indurre il ministro ad effettuare una accurata ricognizione della situazione, piuttosto che lanciare proclami dimostratisi assolutamente infondati. Ma il difetto più grave, cari colleghi, che può riscontrarsi nell'atteggiamento che ha caratterizzato le prime posizioni assunte dal Governo e dal ministro dell'economia su questo tema discende dagli effetti che sono conseguiti alla denuncia di una drammatica e del tutto inesistente situazione dei conti pubblici.
Come era inevitabile, infatti, alle dichiarazioni del ministro hanno fatto seguito allarmate prese di posizione delle autorità comunitarie e, soprattutto, delle società di rating, che hanno prospettato la possibilità di un declassamento del debito pubblico italiano. Il paradosso è che lo stesso ministro dell'economia e delle finanze, con una certa improntitudine, si è vantato di aver saputo tranquillizzare le autorità comunitarie in forza dei suoi ottimi rapporti personali con gli uffici di Bruxelles. Si tratta di un paradosso perché, in realtà, il ministro non ha fatto altro che rimediare maldestramente a un danno che egli stesso aveva provocato. Siamo in presenza, come ho detto in premessa, di una farsa, che, tuttavia, rischia di assumere i contorni della tragedia, quando si consideri il danno che l'intero paese ha subito in termini di credibilità, per non parlare di un eventuale assai concreto danno che potrebbe derivare dall'eventuale declassamento del nostro debito, per l'aggravio degli oneri connessi ad un rialzo dei tassi di interesse, che, ovviamente, noi speriamo si debba e si possa evitare.
L'emendamento presentato dal Governo in Commissione bilancio, infatti, smentisce le conclusioni della cosiddetta commissione Faini, alla quale con un atto di arroganza intellettuale - che presumibilmente non era stata apprezzata dalle strutture istituzionalmente competenti in materia, a partire dalla Ragioneria generale - il ministro ha affidato il compito di dimostrare la tesi precostituita secondo la quale il precedente Governo avrebbe lasciato in condizioni disastrose la finanza pubblica.
Le conclusioni di quella commissione erano viziate da evidenti carenze sotto il profilo delle analisi e da gravi pregiudizi, soprattutto in quanto attribuiva la responsabilità di una caduta del gettito al Governo precedente, quando invece un'eventuale contrazione delle entrate poteva determinarsi soltanto in ragione della decisione - che questo Governo ha assunto con il cosiddetto decreto Bersani-Visco - di rinunciare ad alcune misure di carattere fiscale poste in essere dal precedente esecutivo quali, per esempio, il concordato preventivo.Pag. 11
Peraltro, nonostante tale decisione, le entrate stanno registrando un andamento assolutamente favorevole, tale per cui il livello dell'indebitamento per l'anno in corso, senza alcuna correzione, dovrebbe comunque attestarsi in una misura contenibile tra il 3,5 e il 3,6 per cento, vale a dire ad un livello assai inferiore a quello che ci aveva prospettato il ministro Padoa Schioppa.
Lo stesso sottosegretario Sartor - che abbiamo apprezzato per la sua assiduità e il suo scrupolo in Commissione bilancio - ha ammesso in Commissione che l'emendamento presentato dal Governo non riproduce l'entità del maggior gettito effettivamente riscosso, ma fotografa una situazione non aggiornata. In sostanza, vi sarebbero maggiori entrate in larga parte strutturali e non legate a quelle misure una tantum che l'attuale maggioranza ed il Governo contestano al precedente esecutivo, il cui importo risulterebbe superiore a quello registrato dall'emendamento e comunque tale da consentire al Governo - come avvenuto con lo stesso emendamento presentato in Commissione - di operare anche alcune correzioni in aumento sul versante della spesa.
Sarebbe quindi opportuno che il Governo provvedesse, prima della conclusione dell'esame del disegno di legge in prima lettura alla Camera, ad aggiornare l'importo di tali maggiori entrate. Ciò, in primo luogo, allo scopo di fornire finalmente un quadro certo ed affidabile sui saldi di finanza pubblica, piuttosto che continuare a sostenere tesi infondate e meramente propagandistiche.
In secondo luogo, al fine di evitare di dover provvedere in tal senso nel corso dell'esame in seconda lettura al Senato - il che imporrebbe inevitabilmente una terza lettura del provvedimento alla Camera, con conseguente prolungamento dei tempi di approvazione dell'assestamento - un aggiornamento di questo dato, checché ne pensi il professor Sartor (e lo dico con stima ed affetto), costituisce fondamentalmente un atto dovuto, anche alla luce dei dati che emergono dalla Nota di aggiornamento del Documento di programmazione economico-finanziaria, che sta per arrivare alle Camere.
Ricordo infine, signor Presidente, che il Governo non ha fin qui adempiuto all'impegno assunto di aggiornare l'assetto del bilancio, come risultante dall'assestamento sulla base della nuova articolazione ministeriale, secondo le decisioni che lo stesso esecutivo ha assunto al momento del suo insediamento, quando - per soddisfare le esigenze di una maggioranza composita e fortemente divisa al suo interno - ha moltiplicato il numero dei ministeri (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Taglialatela, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1253 e 1254)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Piro.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, nella relazione introduttiva avevamo detto che, purtroppo, il Rendiconto e l'assestamento - ma soprattutto il Rendiconto - non suscitano molta attenzione.
Quest'anno, poi, la pressoché totale concomitanza con la presentazione dei provvedimenti finanziari per l'esercizio 2007 ha ovviamente finito per distogliere ancor più l'attenzione dal loro esame.
Tuttavia, il dibattito, pur minimo, svoltosi tra la parte antimeridiana e quella pomeridiana della seduta odierna conferma, invece, che l'esame del Rendiconto dovrebbe essere più puntuale in quanto fornisce dati estremamente importanti; importanti soprattutto perché a consuntivo e quindi non suscettibili di interpretazioni.Pag. 12
Da tale punto di vista, sia la strada della due diligence percorsa dal Governo subito dopo il suo insediamento, sia, successivamente, i dati contenuti nel Documento di programmazione economico-finanziaria e, quindi, le indicazioni dello stesso disegno di legge finanziaria non possono che partire dal dato consolidato del 2005, in base al quale tutti gli indicatori di finanza pubblica - sia relativi al conto consolidato delle pubbliche amministrazioni sia relativi, in senso proprio, al bilancio dello Stato - sono in evidente peggioramento; alcuni, in gravissimo peggioramento, come, ad esempio, il rapporto tra debito pubblico e PIL. Tale situazione non è smentita dal fatto che si siano registrate, durante l'esercizio in corso, maggiori entrate (soprattutto maggiori entrate tributarie, peraltro parzialmente compensate dalla diminuzione delle entrate extratributarie); tale circostanza, infatti, come anche stamattina è stato ricordato e ampiamente illustrato attraverso l'esame degli indici, se migliora i saldi del 2006 rispetto alle previsioni iniziali, tuttavia non serve a modificare di segno il dato negativo dei saldi di finanza pubblica e dei saldi di bilancio.
Pertanto, ritengo veramente molto affrettata, e anche errata, la conclusione secondo cui il Governo avrebbe anticipato troppo i tempi ed avrebbe fornito dati sbagliati; d'altro canto, l'argomento era stato ampiamente sviluppato nel corso del dibattito svoltosi in Commissione. Credo che il dato sui saldi e sulla situazione della finanza pubblica sia tuttora allarmante; quindi, la legge finanziaria - il cui relativo disegno di legge, peraltro, è già stato adottato dal Governo - non potrà che tenere conto di ciò e realizzare una manovra che, insieme agli indispensabili elementi di sollecitazione della crescita e dello sviluppo, nonché di modificazione delle diseguaglianze fortemente presenti nel nostro paese, contenga però anche quelle misure indispensabili per il riequilibrio dei conti pubblici. Ciò, non solo per il rispetto dei parametri dell'Unione europea ma anche perché ciò rappresenta una condizione perché effettivamente si realizzino nel nostro paese equità e sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il relatore, onorevole Piro, ha ben messo in luce, con riferimento al Rendiconto per l'anno 2005, i punti essenziali che identificano la grave situazione dei conti pubblici. La gravità non può essere colta unicamente con l'analisi dei saldi, anche se bisogna ricordare che negli ultimi due anni - quindi nel 2005 e nell'anno in corso - il rapporto tra debito pubblico e PIL riprenderà a crescere dopo un lungo periodo di declino. Ebbene, non è sufficiente analizzare i saldi ma va anche analizzata la situazione con riferimento all'articolazione delle spese al netto del pagamento degli interessi; quindi, bene ha fatto il relatore a sottolineare la situazione di grave disagio che consiste nell'avere una spesa corrente primaria di fatto fuori controllo e nel contempo, una netta ed evidente carenza di spese per investimenti in infrastrutture e in quant'altro.
In un certo senso, si sono concretizzati una parte dei rischi palesati dalla commissione Faini, che, peraltro, aveva anche anticipato un andamento delle entrate più favorevole del previsto; quindi, è opportuno sottolineare come il lavoro della Commissione non sia stato dominato dal catastrofismo, ma abbia invece colto l'evidenza di alcuni elementi positivi. Dicevo, una parte dei rischi si sono concretizzati ed hanno trovato immediata compensazione già nel provvedimento di luglio con cui si sono dovute reperire risorse da destinare prevalentemente ad ANAS e Ferrovie dello Stato, al fine di evitare il totale blocco dei cantieri in essere. Credo che questo sia un indicatore sufficientemente preciso dello stato di disagio in cui versavano i conti pubblici.
Pag. 13
Per quanto riguarda le maggiori entrate, la situazione è molto semplice: l'emendamento presentato al provvedimento di assestamento del bilancio recepisce le maggiori entrate così come sono state accertate nel periodo in cui veniva predisposto il Documento di programmazione economico-finanziaria. È evidente che la distinzione tra un atto contabile giuridico e un documento di programmazione finanziaria è molto netta per quel che riguarda i tempi di preparazione e, quindi ciò che può essere rilevato in un documento di programmazione, quale il Documento presentato a luglio, richiede tempi lunghi ai fini di un formale assestamento di bilancio. Con ciò, intendo anche precisare che il Governo non presenterà ulteriori emendamenti per recepire eventuali maggiori entrate che dovessero essere in corso. Va anche precisato come alcune di queste maggiori entrate abbiano natura di una tantum, e non solo perché esauriscono il loro effetto in tempi molto brevi: cito, per tutti, un effetto positivo sulle ritenute IRPEF derivante dalla circostanza che alcuni rinnovi contrattuali sono stati erogati nel corso dell'anno. Chiaramente tale andamento positivo non può che avere un effetto una tantum, ma lo hanno anche altre fonti cospicue di entrata, quali ad esempio, quelle relative alla valutazione dei cespiti di impresa, a fronte delle quali vi saranno minori entrate future sotto forma di maggiori ammortamenti. Quindi, sia pure con un quadro complessivo di favore, non va dimenticato che una cospicua parte di tali entrate hanno natura straordinaria.
Posso pertanto concludere il mio intervento affermando che non è intenzione del Governo presentare ulteriori emendamenti al provvedimento di assestamento, così come posso precisare che il disegno di legge di bilancio per il 2007, che è già stato depositato, recepirà la nuova struttura che è stata data all'esecutivo attraverso il cosiddetto provvedimento sullo «spacchettamento». Tale nuova struttura è già presente nel disegno di legge di bilancio per il 2007, mentre non sarà oggetto di emendamento per quanto riguarda il provvedimento di assestamento attualmente in discussione.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Annunzio di una nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'economia e delle finanze hanno presentato, in data 1o ottobre 2006, ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, una nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011.
La nota di aggiornamento (doc. LVII, n. 1-bis) è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), con il parere della VI Commissione (Finanze).
Ricordo che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che l'esame della nota abbia inizio nella mattinata di mercoledì 4 ottobre. Le Commissioni dovranno pertanto concludere l'esame in tempo utile.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,25).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo per chiedere che prenda posizione - ovviamente non lei, ma la Presidenza - in ordine al fatto che, ad ora, il Parlamento non conosce il contenuto del disegno di legge finanziaria, sebbene la legge preveda che il termine per la sua presentazione sia fissato al 30 settembre.
I singoli parlamentari, i gruppi parlamentari e, quindi, io, come responsabilePag. 14del gruppo di Forza Italia, abbiamo chiesto di avere copia del disegno di legge finanziaria che sarebbe stato presentato, addirittura già firmato dal Presidente della Repubblica; ciò, però, non è stato possibile sull'onda di una motivazione che non si è compresa bene (forse, perché andavano risistemate delle carte).
Presidente, le chiedo se a lei sembra corretto e legittimo, nell'ambito non solo del Regolamento ma anche delle norme, che si continui a mantenere un tale rapporto tra esecutivo e Parlamento. Se a lei, Presidente, ciò sembra possibile, allora non prenda in considerazione quello che ho appena detto; in caso contrario, lei deve prendere una posizione evidenziando al Governo che anche stamani è stata posta in atto un'altra violazione in relazione proprio alla nota di aggiornamento del DPEF. A tale proposito, ricordo che siamo stati noi a chiedere in Commissione bilancio al sottosegretario Sartor, nel momento in cui ha presentato l'emendamento del Governo di cui si è discusso oggi in Assemblea, una nota di variazione al DPEF. Ciò è avvenuto, se non sbaglio, 15 giorni fa, ed oggi apprendiamo che è stata presentata la nota di aggiornamento, nonostante questa fosse stata calendarizzata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo per questa settimana.
Al collega Piro, che poc'anzi ha parlato di mancanza di interesse - non da parte nostra, visto che siamo presenti in Assemblea, a quest'ora e di lunedì -, dico che questo disinteresse non è legato al documento, ma ad un solo fatto: in quel documento non ci sono elementi precisi di quello che è accaduto. Tant'è vero che noi non sappiamo - solo oggi apprendiamo o dovremmo apprendere, nel momento in cui prenderemo visione di quanto è riportato nella nota di aggiornamento - se quegli incrementi di entrate siano o non siano legati a problemi di natura strutturale. Nonostante ciò, dobbiamo ancora continuare a sentire il fantomatico Presidente del Consiglio dei ministri che viene a dire che si sta riparando alle nefandezze compiute dal Governo Berlusconi, in particolare che si sta riparando alle nefandezze operate dai condoni! Ma, caro sottosegretario Sartor, se è vero che vi sono entrate di natura strutturale, allora quei condoni sono serviti a creare una strutturalità nelle entrate! Ma quando lo potremo sapere? Quando potremo ribattere alle accuse che ogni giorno vengono rivolte al precedente Governo? Il Parlamento non è rispettato nel momento in cui chiediamo dati, fatti e documenti, e questi ci vengono negati!
Presidente, lei comprenderà che il mio è non uno sfogo di natura politica o di contrapposizione politica, ma di natura istituzionale! Il Presidente del Consiglio dei ministri e il Governo non stanno rispettando il Parlamento! Se dobbiamo continuare ad assistere a tutto ciò, allora - torno a ripetere - lei, Presidente, non prenda in considerazione quello che le ho detto, non rappresenti cioè alla Presidenza quello che ho appena detto. Ritengo, tuttavia, che la Presidenza si debba far carico in maniera molto rapida dell'atteggiamento che sta tenendo il Governo. Altrimenti, in Commissione bilancio, saremo costretti a ricavare il testo della finanziaria da Il Sole 24 Ore (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Leone, prendo atto di queste sue dichiarazioni e riferirò puntualmente al Presidente. Intanto, posso comunicarle che, come è noto, la legge finanziaria è stata presentata il 1o ottobre e l'articolato è in fase di correzione tipografica nel rispetto dei tempi ordinari; lo stampato sarà disponibile nella giornata di domani. Per quanto riguarda la nota di aggiornamento, posso dirle che essa è già disponibile in archivio.
Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 29 settembre 2006, la deputata Ida D'Ippolito, proclamata in data 27 settembre 2006, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare di Forza Italia.
Pag. 15Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 3 ottobre 2006, alle 10:
1. - Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
(ore 15, con votazioni a partire dalle ore 15,30)
2. - Esposizione economico-finanziaria ed esposizione relativa al bilancio di previsione.
3. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (1253).
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 (1254-A).
Relatore: Piro.
La seduta termina alle 15,30.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto sommario della seduta del 28 settembre 2006, a pagina VIII, seconda colonna, undicesima riga, si intende inserito il seguente titolo: «Effetti della modificazione della consistenza numerica di un gruppo parlamentare».
Analoga modifica deve intendersi apportata al resoconto stenografico della medesima seduta, a pagina 31, prima colonna, ottava riga.