Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 62 di lunedì 30 ottobre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 16.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 ottobre 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Bersani, Bindi, Boco, Bonino, Capotosti, Cento, Chiti, Colucci, Damiano, D'Antoni, De Piccoli, De Zulueta, Di Pietro, Di Salvo, Fioroni, Folena, Forlani, Galante, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Levi, Maroni, Melandri, Meloni, Meta, Minniti, Parisi, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Razzi, Realacci, Rutelli, Sgobio, Tremonti e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Tempi di realizzazione della bretella autostradale di ammodernamento della strada statale n. 106-bis - n. 2-00189)
PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00189 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, con la presente interpellanza urgente si vuole sottoporre all'attenzione del Ministero una questione la cui soluzione la città di Taranto attende da diverso tempo, cioè il collegamento autostradale che oggi si ferma alle porte nord della città di Massafra. Nel tempo si è vista naufragare qualsiasi iniziativa e la società Autostrade ha sempre affrontato l'argomento senza la dovuta concretezza.
Si tratta di una realizzazione utile non solo per avere il casello autostradale alle porte della città di Taranto, ma soprattutto per collegare il sistema portuale alla stessa rete autostradale. Con l'insediamento di Evergreen il traffico e le attività portuali connesse si sono ampliati al settore dei container, settore commerciale, unitamente alle attività in essere di carattere industriale, cioè imbarco e sbarco di prodotti siderurgici e petroliferi. La regione Puglia, nel periodo 2000-2005, mise a disposizione 20 milioni di euro per finanziare la progettazione e la conseguente realizzazione dell'opera, prevedendo l'ammodernamento della strada statale n. 106 ed il collegamento con l'attuale casello autostradale. Nel contempo, affidava all'ANAS la progettazione stessa e le procedure di gara per la cantierizzazione e la realizzazione.
Successivamente è intervenuta, su proposta dell'ANAS, una traslazione dei fondiPag. 2regionali di 20 milioni di euro dal progetto per cui originariamente si era dato il finanziamento ad un altro progetto fatto proprio dall'ANAS, con l'impegno della stessa a procedere comunque alla realizzazione dell'opera, finanziandola con i fondi comunitari del quadro di sostegno-piano operativo trasporti 2000-2006.
Considerato il forte impatto generato dall'insediamento del porto hub di Taranto nei traffici internazionali ed intercontinentali dei container, tanto che oggi il porto di Taranto è il terzo a livello nazionale, e l'incremento delle movimentazioni delle merci, si ritiene non più rinviabile la realizzazione di un'arteria stradale importante per i traffici e l'economia, al fine di conferire al sistema la snellezza necessaria a far defluire le merci da e per il porto di Taranto. Pertanto, si richiede al Ministero una parola definitiva, visto che attorno all'argomento sul territorio si fa «poesia» - questo è il termine più esatto - sui tempi della sua realizzazione, affinché il sistema economico della regione Puglia e del territorio della provincia di Taranto possa vedere finalmente la realizzazione della stessa arteria diventata non più rinviabile ed ineludibile.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Luigi Meduri, ha facoltà di rispondere.
LUIGI GIUSEPPE MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, in riferimento alle problematiche evidenziate nell'atto ispettivo a cui si risponde, l'ANAS fa conoscere che l'ammodernamento della strada statale n. 106 - collegamento tra la statale n. 106 Ionica ed il casello autostradale di Taranto - è previsto nel primo programma della legge obiettivo. L'ANAS ha curato la redazione del progetto definitivo, che è stato quindi sottoposto all'esame ed all'approvazione del Ministero delle infrastrutture ai fini dell'affidamento ad appalto integrato.
Alla fine del 2005 l'ANAS ha quindi indetto la gara che attualmente è in fase di svolgimento. L'importo dei lavori a base di appalto ammonta a 16,6 milioni di euro al lordo del ribasso d'asta, a fronte di un importo dell'intervento, per lavori e somme a disposizione, stimato in circa 25 milioni di euro. La copertura finanziaria è individuata nei fondi QCS 2000-2006 e fondi PON-trasporti per circa 20 milioni di euro, trattandosi di un intervento già inserito nelle priorità strategiche a valere su fondi comunitari e PON. La differenza tra il costo complessivo stimato dell'intervento ed i finanziamenti stanziati è pari alla somma dell'IVA e degli imprevisti.
Si ribadisce pertanto in questa sede il carattere prioritario che l'opera riveste anche nei programmi di Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di replicare.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, prendo atto che la realizzazione della bretella rientra nella programmazione non rinviabile data l'urgenza e la necessità dell'opera. Tuttavia, non posso non sottolineare che un'opera finanziata dalla regione Puglia durante il governo Fitto, alla fine del 2006 vede l'ANAS ancora alle prese con il progetto integrato, quindi, con tempi, a mio avviso, lunghissimi, attesa l'urgenza, invece, di una realizzazione del genere.
Non ci resta che sperare, vista l'importanza dell'opera per l'economia della Puglia e, dico io, per il paese, che vi sia una maggiore vigilanza da parte del Ministero delle infrastrutture attorno ad essa, affinché non vi possano più essere rinvii per alcuna causa e si possa finalmente, con la dovuta accelerazione, cantierizzare. Non so se siano state esperite le procedure di esproprio, atteso che la realizzazione dell'opera necessita di espropriazione del setto stradale; chiedo comunque che vi sia una costante vigilanza affinché si evitino ulteriori lungaggini a danno del territorio e si possa giungere finalmente alla realizzazione di questa opera per far sì che il porto di Taranto possa sviluppare tutte le potenzialità che sono previste nel progetto del Governo e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Iniziative per la revoca dei poteri affidati al sindaco di Palermo nella qualità di Commissario straordinario per l'emergenza traffico - n. 2-00200)
PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00200 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, le cronache giornalistiche di questi giorni hanno dato ampia notizia dei continui sforamenti registrati dalle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria nella città di Palermo.
Il 13 ottobre 2006 è stata riportata dalla stampa locale la notizia che soltanto nel mese di ottobre 2006 sono stati registrati 27 superamenti, rispetto ai 35 previsti annualmente dalla normativa vigente. Il 6 ottobre 2006 è stato inoltre reso noto che 120 operatori della polizia municipale di Palermo hanno presentato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo un esposto-denuncia per presunte lesioni colpose a carico dell'amministrazione comunale, in quanto la stessa non ha attivato iniziative ed interventi atti a tutelare la salute pubblica e l'incolumità dei lavoratori esposti. La denuncia prende spunto dai 18 decessi verificatisi tra gli appartenenti alla polizia municipale di Palermo negli ultimi due anni. Tale situazione appare ancora più grave se si tiene conto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha valutato in circa 200 i decessi tra i cittadini palermitani causati annualmente dall'esposizione all'inquinamento atmosferico.
Questa situazione particolarmente grave era già stata evidenziata il 29 novembre 2002 con l'ordinanza n. 3255 del Presidente del Consiglio dei ministri di allora, che prevedeva la nomina del commissario straordinario, in funzione del degrado ambientale derivante dall'inquinamento acustico ed atmosferico, che provocava gravi disturbi alla salute con relativo incremento dei costi sociali per l'intera comunità. Questo in considerazione del fatto che il traffico urbano complessivo della città di Palermo risulta assolutamente insostenibile rispetto al sistema di infrastrutture tuttora in carico alla città. Veniva quindi individuata la necessità di accelerare l'avvio del sistema del trasporto pubblico di massa a guida vincolata, nonché la realizzazione di parcheggi di interscambio, necessari per offrire un servizio fruibile per i residenti e i titolari di esercizi commerciali. La stessa ordinanza determinava che l'attuale precario assetto della mobilità costituiva la causa principale dell'elevato livello di inquinamento atmosferico ed acustico.
A distanza di due anni, con l'ordinanza n. 3342 del 2004, il Presidente del Consiglio di allora, onorevole Berlusconi, reiterava l'ordinanza di nomina del commissario straordinario nella persona del sindaco di Palermo, per l'attuazione di interventi atti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nella città a causa del superamento delle soglie di attenzione dell'inquinamento atmosferico.
A distanza di oltre quattro anni, la situazione risulta ormai non solo per alcuni versi identica, ma certamente peggiorata, per condizioni di emergenza riguardanti i rischi per la salute pubblica. Dalla comparazione dei dati rilevati nel corso degli anni dal 2001 al 2005 con i valori previsti dalla normativa vigente, emergono per i diversi inquinanti situazioni di emergenza e di particolare disagio. Per il biossido di azoto, si evince che non è rispettato il valore limite della media annuale per la protezione della salute umana (40 microgrammi per metro cubo) in tutte le stazioni di rilevamento della città, escluse quelle di Boccadifalco e Torrelunga, che sono alla periferia della città. Per gli ossidi d'azoto, non è rispettato il valore limite della media annuale per la protezione della vegetazione, per tutte le stazioni esclusa quella di Boccadifalco. Per quanto riguarda le polveri sottili, il PM10, non è rispettato il valore limite della media annuale per la protezione della salute umana nelle stazioni Giulio Cesare e Di Blasi. Si evince altresì che, a partire dal 2004, èPag. 4stato oltrepassato il numero dei 35 superamenti tollerati per anno civile, previsti dalla norma.
In conclusione, per quanto concerne i valori di inquinamento atmosferico rilevati nel corso degli anni dal 2002 al 2006, emerge una situazione aggravata, in cui si evidenzia che la nomina a commissario straordinario per l'emergenza del traffico deve ritenersi assolutamente infruttuosa. L'unico provvedimento che sembra sia stato davvero messo in essere è quello che ha portato all'istituzione di una commissione tecnica di esperti a supporto dell'attività del commissario, di cui fanno parte anche due assessori comunali interessati alla problematica, con un costo di ben 268 mila euro per lo Stato.
Da ciò l'esigenza di un'iniziativa, che gli interpellanti richiedono, che a questo punto non può che avere come obiettivo l'immediata revoca dei poteri affidati al sindaco di Palermo nella qualità di commissario straordinario per l'emergenza traffico. Chiediamo quindi al Governo quali iniziative intenda urgentemente assumere, al fine di tutelare la salute e l'incolumità pubblica della popolazione della città di Palermo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Come è noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2002, è stato dichiarato lo stato di emergenza ambientale nella città di Palermo in relazione alla situazione del traffico e alla mobilità, la cui scadenza, con successivi decreti di proroga, è stata fissata al 31 dicembre 2006.
Successivamente, in data 29 novembre 2002, è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3255, con la quale sono stati individuati gli interventi necessari al superamento dell'emergenza ed è stato nominato commissario delegato il sindaco di Palermo. In particolare, il predetto provvedimento ha attribuito al commissario delegato la realizzazione dei parcheggi, delle infrastrutture viarie e del trasporto pubblico di massa, prevedendo, tra l'altro, l'utilizzo della metropolitana leggera automatica e la chiusura dell'anello ferroviario in ambito urbano, nonché l'identificazione di idonee soluzioni volte al miglioramento della circolazione stradale attraverso l'attuazione di una disciplina del traffico e della mobilità urbana con l'istituzione di parcheggi, aree pedonali e zone a traffico limitato.
Poiché l'attuale precario assetto della mobilità costituisce la causa principale dell'elevato livello di inquinamento atmosferico ed acustico nella città di Palermo, sono stati individuati, come risulta dal cronoprogramma e dalle relazioni trimestrali inviate al dipartimento della protezione civile dal sindaco di Palermo-commissario delegato, i settori di intervento da considerarsi prioritari, nel piano integrato del trasporto pubblico di massa a guida vincolata della città di Palermo, nel programma urbano dei parcheggi, nel completamento della maglia della viabilità principale e nella eliminazione di punti di criticità della rete stradale. Si tratta in pratica di interventi mirati al miglioramento del sistema della mobilità interna ed esterna ai centri urbani, volti alla riduzione della congestione del traffico, dell'inquinamento acustico e atmosferico e all'aumento della fruizione dello spazio urbano da parte dei cittadini.
È stata quindi avviata un'indagine conoscitiva sulla situazione infrastrutturale esistente e sono state promosse le iniziative più urgenti, sia in termini di traffico, sia in relazione alle opere da avviare all'appalto, al fine di snellire il traffico veicolare, indirizzando l'utenza privata all'utilizzo del mezzo pubblico. Per l'attuazione di detti interventi, il commissario delegato si è avvalso delle procedure ordinarie, curate dagli uffici dell'amministrazione comunale competenti nel settore del traffico e della mobilità, e delle procedure straordinarie utilizzando i poteriPag. 5derogatori di cui alla citata ordinanza n. 3255 del 2002. In particolare, mentre le prime sono state sostanzialmente utilizzate per mitigare, ad effetto «tampone», gli effetti indesiderati tipici dell'inquinamento ambientale, le altre sono state poste in essere ogni qualvolta si è reso necessario lo snellimento di procedimenti amministrativi per l'attuazione di opere pubbliche (parcheggi, nuove strade, infrastrutture di trasporto pubblico di massa, eccetera), la cui realizzazione permetterà, a lungo termine, l'abbattimento dei livelli degli elementi inquinanti, tra cui le polveri sottili, al di sotto dei livelli massimi consentiti.
Per quanto riguarda i provvedimenti posti in essere con procedura ordinaria, il commissario delegato ha evidenziato come le sue attività si sono orientate prevalentemente nel fluidificare la circolazione stradale, nello scoraggiare l'uso del mezzo privato per gli spostamenti sistematici con la tariffazione della sosta in ampie zone della città, nell'orientare l'utenza verso un uso maggiore del mezzo pubblico in alternativa al mezzo privato e nell'aumentare la velocità commerciale dei mezzi pubblici.
Pertanto, con una serie di ordinanze sindacali e deliberazioni della giunta municipale, sono state disposte misure di limitazione della circolazione veicolare con l'approvazione della delimitazione ZTL (zona a traffico limitato); sono state istituite nuove corsie riservate per i mezzi pubblici; sono state localizzate diverse aree destinate al parcheggio, sulle quali la sosta dei veicoli è subordinata al pagamento di una somma da riscuotere mediante dispositivi di controllo di durata della sosta; è stato assicurato il rispetto dei limiti delle emissioni inquinanti mediante la regolamentazione della connessa validità del bollino blu ed, infine, è stata applicata una nuova regolamentazione riguardante le operazioni di carico e scarico delle merci.
Il sindaco-commissario delegato ha, altresì, evidenziato che il settore traffico del comune di Palermo ha provveduto a progettare e a realizzare, avvalendosi delle maestranze comunali dell'AMIA e dell'AMAT, la ristrutturazione di incroci stradali complessi con sistemazioni a rotatoria. Tali sistemazioni sono finalizzate a fluidificare la circolazione stradale, in alternativa alla scelta di una regolamentazione semaforica che determina condizioni di «stop and go» più sfavorevoli per le emissioni inquinanti.
Inoltre si sono istituite isole pedonali, volte a contrastare l'utilizzo del mezzo privato in aree oggetto di interventi di riqualificazione urbana.
Avvalendosi delle procedure straordinarie previste dall'ordinanza n. 3255, il commissario delegato ha predisposto provvedimenti finalizzati all'ampliamento del sistema telematico di controllo centralizzato della zona a traffico limitato, ha disposto l'affidamento all'AMAT della gestione del servizio di parcheggio a pagamento di aree individuate da deliberazioni della giunta municipale ed ha individuato, con ordinanza commissariale n. 10 del 3 novembre 2003, un programma straordinario di opere ed interventi rientranti nelle finalità ed attività previste dalla suddetta ordinanza.
Il programma, con il quale sono stati individuati anche i soggetti attuatori degli interventi in esso disposti, comprende un piano integrato del trasporto pubblico di massa, incentrato sulla previsione di tre linee tram (Rorcella - Calatafimi - Leonardo da Vinci), sulla chiusura dell'anello ferroviario e sulla realizzazione della metropolitana automatica leggera e di parcheggi di interscambio.
Inoltre, il suddetto piano contempla la realizzazione di una serie di parcheggi e, nel settore della viabilità, la riqualificazione dell'asse viario della circonvallazione di Palermo-viale regione siciliana, nonché il completamento degli assi di penetrazione interna e dei tratti stradali indispensabili all'eliminazione dei punti di criticità per la fluidificazione del traffico.
In riferimento alla notizia riportata dagli interpellanti, relativa ai presunti sforamenti registrati dalle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria nella città di Palermo, da quanto riferito dal sindaco-Pag. 6commissario delegato, si può ritenere che il numero dei 27 superamenti, riportati dalla stampa locale il 13 ottobre ultimo scorso, corrisponda alla somma di tutti i superamenti registrati dalle nove stazioni della rete di rilevamento posizionate nel territorio del comune di Palermo. In proposito, il commissario stesso ha evidenziato come, ai fini della verifica del rispetto del limite del numero massimo di superamenti (trentacinque) per anno solare previsto dalla vigente normativa, vanno conteggiati i superamenti di ogni singola stazione e non la loro somma, ovvero, nel caso di più stazioni facenti parte dello stesso agglomerato, la stazione avente il numero massimo di superamenti.
Riguardo, invece, all'esposto-denuncia per presunte lesioni colpose, il commissario delegato ha sottolineato che i decessi sarebbero stati nove ed imputabili a fattori non necessariamente legati a neoplasie causate dall'esposizione a fattori inquinanti.
In ogni caso, lo stesso commissario ha precisato che tutto il personale del corpo della polizia municipale è stato sottoposto a visite mediche, complete di esami diagnostici, e che sono in corso ulteriori visite mediche del personale, come prescritto dalle vigenti norme in materia di igiene e sicurezza. Il commissario ha altresì evidenziato che il personale che svolge servizio su strada ha in dotazione tutti i dispositivi di protezione individuale necessari per svolgere l'attività cui è preposto, comprese le mascherine, acquistate con specifico capitolato tecnico avallato dal medico competente ed idonee a trattenere le polveri sottili.
Infine, l'articolo 3 della predetta ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3255 del 2002, ha disposto che il commissario delegato si avvalga, per la valutazione dei progetti e per ogni esigenza di supporto tecnico, di un comitato tecnico-scientifico, determinandone lui stesso la composizione e i compensi da corrispondere ai relativi componenti.
Il commissario delegato ha ritenuto opportuno indirizzare la scelta di questi ultimi su funzionari con elevata e comprovata esperienza professionale, acquisita negli anni, nel settore delle opere pubbliche. Infatti, detto comitato è costituito da un dirigente tecnico-statale, assessore alle infrastrutture, mare e coste; da un docente di diritto urbanistico presso la facoltà di architettura di Palermo, assessore all'urbanistica; da un dirigente generale statale, ex provveditore alle opere pubbliche; dall'ingegnere capo del genio civile regionale di Palermo; da un avvocato dello Stato e da un avvocato libero professionista, esperto nel settore degli appalti.
Nella nota trasmessa dal commissario delegato è stato altresì evidenziato che il comitato tecnico sopra citato si è riunito con cadenza settimanale dalla sua costituzione ad oggi e, comunque, dette riunioni hanno spesso costituito il momento di sintesi di una attività svolta dai singoli esperti del comitato, convocati anche singolarmente per le problematiche specifiche attinenti le competenze specialistiche ad essi attribuite.
Naturalmente, il Governo continuerà a vigilare nell'auspicio che tutto ciò possa produrre degli effetti apprezzabili anche da parte della popolazione.
PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di replicare.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, intanto prendo atto della risposta attenta e puntuale, esposta dal rappresentante del Governo, anche per l'ampia mole dei contenuti trattati. Non posso tuttavia dichiararmi soddisfatto nel merito in quanto appare evidente a tutti che la gran parte degli interventi che il commissario straordinario, sindaco di Palermo, avrebbe dovuto porre in essere sono tutti ancora di là da venire.
Le circostanze oggettive sono quelle per cui i livelli di smog e di rumore nella città di Palermo sono sempre più elevati. Di fatto, dobbiamo registrare che Palermo continua ad andare a marcia indietro. Sono particolarmente sconfortanti i dati sulla mobilità cittadina: sessanta abitanti su cento possiedono un'automobile,Pag. 7mentre sui mezzi pubblici sono poco più di cento i viaggi per abitante effettuati ogni anno. Si tratta di una delle medie più basse in Italia, anche con riferimento ai dati sui tempi della percorrenza delle strade. Questo è un dato statistico oggettivo.
I dati sull'aria urbana, inoltre, sono catastrofici: 5,63 metri quadri per abitante di zona a traffico limitato, 0,05 metri quadri riservati ad ogni pedone, 0,6 metri di pista ciclabile per ogni abitante. Dunque, questa è una situazione che appare molto diversa da quella prospettata dal sindaco di Palermo, commissario straordinario. Le zone a traffico limitato spesso sono istituite solo sulla carta e mai realizzate.
L'esposizione degli operatori, non solo del corpo di polizia municipale, ma anche degli autisti dei mezzi pubblici, è molto grave, come denunciato dall'esposto. I dati affermano che essi sono esposti ad emissioni di 19,8 microgrammi per metro cubo di benzene, superando del doppio il limite massimo stabilito dalla legge.
Intanto, vogliamo prendere atto dell'impegno che il Governo assume in quest'aula e del rigore che attiverà nella vigilanza di ciò che realizzerà il commissario straordinario del comune di Palermo. In questo senso, i parlamentari interpellanti sicuramente aiuteranno il Governo ad esercitare la più rigorosa vigilanza possibile.
(Regime carcerario di un detenuto nel carcere di Viterbo - n. 2-00202)
PRESIDENTE. La deputata Mascia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00202 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo solo per riassumere le ragioni per cui si è deciso di presentare questa interpellanza.
Si tratta del caso di Paolo Persichetti, un detenuto del carcere di Viterbo. Questi, peraltro, ha da tempo maturato i requisiti per poter accedere a permessi premio di cui non ha mai potuto usufruire. Ha persino maturato i requisiti per poter accedere ai benefici della semilibertà e anche con riferimento a questo - questione che sarà discussa tra qualche tempo -, siamo ancora in attesa di vedere l'evoluzione della vicenda, che non attiene chiaramente alle responsabilità del ministero.
Tuttavia, tale vicenda rimane un caso, in quanto pur avendo scontato più della metà della pena (la fine pena è prevista nel febbraio 2016), il detenuto si trova in una situazione abbastanza compromessa. Per quali ragioni è compromessa? Perché il detenuto, oltre a non avere potuto usufruire fino ad ora - e vi sarebbero molti commenti da fare a questo proposito - di quanto previsto dal nostro ordinamento, si trova in una situazione di grande difficoltà, relativamente al contesto.
In primo luogo, le difficoltà derivano dalla località in cui il detenuto soggiorna, visto che ha una madre ultrasessantenne che risiede a Roma, ed è per questo che egli richiede di essere trasferito presso il carcere di Roma; in secondo luogo, Paolo Persichetti, che insegnava a Parigi e che ha svolto attività di ricerca continuando a lavorare in tal senso, dopo avere effettuato qualche tentativo di stabilire un rapporto di collaborazione direttamente a Viterbo, ha dovuto decidere di intraprendere tale attività con l'Università di Roma Tre, altro motivo per cui il trasferimento faciliterebbe l'impegno assunto.
Per le condizioni determinatesi all'interno del carcere di Viterbo, di cui il sottosegretario è a conoscenza - sono cose che accadono normalmente -, alcuni «divieti di incontro» tra Persichetti e altri detenuti riducono notevolmente le sue possibilità di accesso ad aree di attività sportiva.
Vi è inoltre il giudizio unanime dell'area trattamentale, che sottolinea l'opportunità di un suo trasferimento, o, comunque, di una prosecuzione diversa della detenzione in atto, avendo il trattamento prodotto fino ad ora risultati positivi, essendosi stabilito un clima di fiducia e diPag. 8collaborazione, e venendosi a determinare elementi positivi, così come previsto dalla nostra Costituzione e dai nostri ordinamenti riguardo alle finalità della detenzione, mentre in mancanza di nuove circostanze si determinerebbero, secondo tutte e tre le persone impegnate in quest'area trattamentale, una regressione o l'impossibilità di procedere nell'opera di socializzazione e di recupero.
Proprio perché la finalità della pena, in particolare della detenzione, dovrebbe essere questa, mi chiedo e le chiedo, sottosegretario, quali siano le ragioni oggettive per cui tale trasferimento non si possa realizzare e perché vi siano stati alcuni dinieghi, considerato che il Persichetti è collocato tra i detenuti comuni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Manconi, ha facoltà di rispondere.
LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, per quanto riguarda le condizioni di detenzione del signor Paolo Persichetti, attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, l'interpellanza dell'onorevole Mascia rivolge al Governo due quesiti. Il primo è relativo alla piena attuazione nei confronti di Persichetti dei principi stabiliti dal nostro ordinamento in materia di esecuzione penale; il secondo è relativo ai motivi di rigetto delle istanze avanzate dal Persichetti per un suo trasferimento in un istituto romano.
Quanto al primo dei quesiti posti, come si evince dalla stessa interpellanza, il regime detentivo cui è sottoposto Persichetti appare idoneo a consentirgli di coltivare i suoi prevalenti interessi di studio e di ricerca. Gli è stata data la possibilità di disporre del proprio personal computer, da utilizzare quotidianamente dalle ore 9 alle ore 18 in una saletta appositamente attrezzata. Il che ha consentito e consente a Persichetti di collaborare con giornali e di mantenere contatti con studiosi, docenti universitari ed esponenti politici, nonché di dare alle stampe il volume Esilio e castigo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Città del sole.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha comunicato inoltre che Persichetti partecipa attivamente alla vita intramuraria e trattamentale, frequentando alcuni corsi organizzati nell'istituto di Viterbo, dimostrando attenzione e interesse.
Si segnala, infine, che il tribunale di sorveglianza di Roma ha fissato in data 8 novembre 2006 l'udienza per la trattazione e la discussione della domanda di semilibertà, presentata dal Persichetti, e in data 5 dicembre 2006 l'udienza per la trattazione e la discussione del reclamo proposto dal detenuto avverso il provvedimento di rigetto della sua istanza di permesso premio.
Quanto al rigetto delle richieste di trasferimento in un istituto romano, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto presente che l'attuale sede di assegnazione è stata individuata coniugando le esigenze di gestione penitenziaria, relative alla particolare fattispecie dei reati ascritti al Persichetti, con quelle familiari, risultando la casa circondariale di Viterbo, tra le sedi ritenute idonee, quella più prossima al luogo di residenza della famiglia.
Quello stesso criterio di bilanciamento dei legittimi interessi del Persichetti con le peculiari necessità di osservazione penitenziaria, derivanti dai reati ascrittigli, compiuto a suo tempo dall'amministrazione penitenziaria in occasione di una precedente richiesta di trasferimento (parzialmente accolta) da Ascoli a Roma ha determinato il rigetto delle due successive istanze di ulteriore trasferimento da Viterbo a Roma.
La direzione generale competente dell'amministrazione penitenziaria non esclude, tuttavia, che nuovi elementi di valutazione del percorso detentivo di Persichetti possano consentire in futuro il suo trasferimento in un istituto romano.
PRESIDENTE. La deputata Mascia ha facoltà di replicare.
Pag. 9
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, non posso essere soddisfatta perché, sinceramente, non comprendo le ragioni per le quali Persichetti non possa essere trasferito a Roma.
Si è fatto riferimento alla possibilità concessa al Persichetti di disporre di un computer e di utilizzarlo per nove ore giorno, e questo è vero (si è aspettato un anno e mezzo per avere la disponibilità di questo computer). Si è fatto riferimento alla collaborazione con un giornale, ed è vero; si tratta di un giornale che ha sede a Roma. Si è fatto riferimento alla circostanza che abbia scritto libro. Penso che tutti questi elementi dovrebbero confermare il percorso di recupero di questa persona e ciò che è stato scritto nella lettera inviata dall'area trattamentale che fa il bilancio riguardo a questo percorso.
Il trasferimento di Persichetti da Ascoli risale a molti anni fa. Per quanto riguarda il suo trasferimento a Roma, chiaramente si parla di Rebibbia o comunque di un grande carcere che disponga di tutte le strutture e degli spazi che possano tener conto di ciò che il sottosegretario ha evidenziato, vale a dire la fattispecie dei reati. Alla fattispecie dei reati, tuttavia, consegue un trattamento nel carcere che garantisca il rispetto di determinati criteri. Tra l'altro, essendo Persichetti collocato tra i detenuti comuni, non vedo quale sia l'ostacolo che impedisca di individuare un'area adeguata in una realtà come quella romana.
È vero che fino a questo momento il Persichetti ha potuto usufruire della possibilità degli incontri; tuttavia, la fatica per poter conseguire questo obiettivo è facilmente comprensibile da chi conosce la realtà di Viterbo: il carcere si può raggiungere in macchina. Nel caso specifico, il problema riguarda la mamma del Persichetti, ma vi sono numerose richieste di incontro avanzate dai colleghi dell'università di Parigi. Con il treno, invece, una volta arrivati alla stazione, è necessario prendere il taxi. In una situazione di detenzione, questi elementi contano molto.
Non comprendo la ragione di questo diniego. Questa mattina, forse sollecitato proprio da questa interpellanza urgente, vi è stato il terzo diniego.
Faccio appello, in particolare, all'ultima apertura del signor sottosegretario, il quale ha affermato che sarà valutata la sussistenza di nuovi elementi. Penso che, in queste situazioni, si debba tener conto delle condizioni oggettivamente esistenti, che credo siano state già indicate e sottolineate.
Insisto soprattutto nel ricordare l'area trattamentale, dalla quale si evince, testualmente, che «(...) ha partecipato fattivamente ad ogni forma di socializzazione, mantenendo sempre un clima di fiducia, ma il suo itinerario, sotto questo aspetto, non può essere qui ulteriormente implementato. La sua permanenza, al contrario, viste anche le circostanze già enucleate, potrebbe, invece, causare una possibile critica battuta di arresto al proseguimento equilibrato della detenzione (...)».
Credo si tratti di parole molto importanti, e chi si assume la responsabilità di scriverle ha compiuto, evidentemente, tutte le valutazioni necessarie. Siccome desidero sottolineare che sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi prevedono la detenzione quale strumento finalizzato al recupero ed alla socializzazione del detenuto, mi sembra che, in questo caso, vi siano tutti gli elementi affinché la domanda di trasferimento in oggetto possa essere valutata diversamente in futuro. Vorrei che ciò si accompagnasse ad un percorso giuridico rispetto al quale vi sarebbero ulteriori considerazioni da formulare. Lasciatemi sinceramente dire che non ho mai visto una situazione così discutibile, sotto diversi punti di vista, nei confronti di una persona che ha commesso un reato (poiché così è stato comunque giudicato).
Da quanto so riguardo a tale detenzione (ed ho seguito questo caso lungamente, sin da quando questa persona si trova in carcere), infatti, non ravviso francamente le ragioni per cui vengano fornite queste risposte: pertanto, non miPag. 10rimane che attendere e sperare nei nuovi elementi cui faceva riferimento il signor sottosegretario.
(Vincoli di bilancio a carico delle università - n. 2-00203)
PRESIDENTE. Il deputato Ossorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00203 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, i quesiti che pongo nella mia interpellanza urgente sono, in sintesi, quattro. Chiedo al Governo, innanzitutto, se tra le istituzioni scolastiche escluse dall'applicazione dell'articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2006, siano da ricomprendere le università.
Vorrei sapere, in secondo luogo, perché le università non risultino essere escluse dall'applicazione del citato articolo 22, come le aziende sanitarie ed ospedaliere, tenuto conto che, insieme ad altri enti del Servizio sanitario nazionale, risultano inserite tra gli enti ed organismi pubblici non territoriali per i quali non si applica la generale riduzione del 2 per cento annuo nel triennio 2005-2007.
In terzo luogo, si chiede se il richiamo all'articolo 1, comma 57, della legge n. 311 del 2004, contenuto nel secondo comma dell'articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006, implichi l'esclusione delle università dall'applicazione delle disposizioni di cui allo stesso secondo comma.
In quarto luogo, vorremmo chiedere al Governo se, comunque, la riduzione delle spese di cui al citato articolo 22 debba applicarsi anche a quelle effettuate dagli atenei con risorse proprie.
Signor sottosegretario, lei sa bene che i rapporti finanziari fra le università e la finanza statale sono regolati sulla base di un unico fondo, denominato «Fondo di finanziamento ordinario delle università». L'ammontare di tale fondo viene, di volta in volta, stabilito secondo criteri di compatibilità con le più generali politiche finanziarie del bilancio statale.
Si realizza, in sostanza, un modello nel quale è riservata allo Stato stesso la decisione sull'entità dei finanziamenti da concedere al settore universitario nel suo complesso, mentre rimane di esclusiva competenza delle università l'utilizzo delle risorse così assegnate, con l'ovvio vincolo della loro destinazione al perseguimento delle funzioni istituzionali. Ne discende, a mio parere, che l'applicazione alle università di vincoli che attengono alla puntuale gestione delle somme assegnate non è coerente con il sistema dianzi delineato.
Inoltre, gli obiettivi di finanza pubblica, stabiliti dalla legge, consistono, in genere, nel contenere entro i limiti prefissati la crescita del fabbisogno generato dal sistema universitario a carico del bilancio dello Stato e, quindi, la crescita del relativo contributo di funzionamento (così, infatti, ha previsto il comma 1 dell'articolo 69 del disegno di legge finanziaria per il 2007).
Ne consegue - oltre alla consistente riduzione delle risorse nei confronti delle università disposta con il disegno di legge finanziaria per il 2007 (e ci aspettiamo che nel corso dell'esame del provvedimento il Governo intervenga a favore di tale settore) - che le spese effettuate dagli atenei e dalle loro articolazioni autonome con risorse proprie non possono ricadere nei vincoli e nelle limitazioni previste dal contenimento della spesa pubblica. Le risorse proprie derivano da patti con i terzi e con gli studenti e servono per realizzare attività e iniziative che debbono corrispondere in risultati agli impegni assunti.
Signor sottosegretario, lei conosce bene i limiti di spesa imposti al sistema universitario prima del cosiddetto decreto-legge Bersani e conosce altrettanto bene - ne sono certo - gli ulteriori limiti di spesa introdotti da tale provvedimento, che ha confermato le misure di contenimento delle spese per consumi intermedi già disposte per tutte le pubbliche amministrazioni.Pag. 11
Non vorrei dilungarmi ulteriormente sulle problematiche delle università in ordine a questi temi. Le università sono indicate tra gli enti esclusi dall'applicazione della normativa, nonostante risultino - come ho già detto - come le aziende sanitarie locali, escluse dall'applicazione dell'articolo 1, successivamente richiamato dallo stesso articolo 22, e siano perfettamente assimilabili alle istituzioni scolastiche quanto a funzioni pubbliche svolte, inquadramento giuridico e fonti di finanziamento.
Mi avvio rapidamente alla conclusione. In linea con le considerazioni che ho espresso in sintesi poc'anzi, è da auspicare che venga prevista in primo luogo, in via pregiudiziale, l'esclusione delle università dall'applicazione della norma in esame, in quanto le stesse concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica con il contenimento del fabbisogno finanziario generato dal sistema universitario. In secondo luogo, si auspica l'esclusione delle spese incidenti su risorse proprie degli atenei. Infine, è auspicabile che venga, in ogni caso, escluso il versamento al bilancio dello Stato degli accantonamenti, prevedendo la loro destinazione al miglioramento dei saldi di bilancio d'ateneo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Luciano Modica, ha facoltà di rispondere.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, per quanto concerne le questioni proposte con l'interpellanza in discussione, va ricordato che l'articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito in legge n. 248 del 2006, al comma 1 dispone che gli stanziamenti per l'anno 2006 relativi a spese per consumi intermedi dei bilanci di enti ed organismi pubblici non territoriali, che adottano anche contabilità finanziaria, individuati ai sensi dell'articolo 1, commi 5 e 6, della legge n. 311 del 2004, sono ridotti nella misura del 10 per cento, comunque nei limiti delle disponibilità non impegnate alla data di entrata in vigore del decreto.
Dette somme recuperate vanno versate all'entrata del bilancio dello Stato nel mese di ottobre 2006. Dall'applicazione di tali disposizioni sono esclusi alcuni enti, tra cui anche le istituzioni scolastiche, ma non le università, gli enti pubblici di ricerca, le istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale.
Il comma 2 dello stesso articolo dispone che per le medesime voci di spesa, per il triennio 2007-2009, le previsioni non potranno superare l'80 per cento di quelle iniziali relative al 2006, fermo restando quanto previsto dal comma 57 della legge n. 311 del 2004 (mentre per gli anni 2006 e 2007 si applica la percentuale di incremento del 2 per cento alle corrispondenti spese determinate per l'anno precedente). Dette somme recuperate vanno versate all'entrata del bilancio dello Stato entro il 30 giugno 2007.
Ciò premesso, ritengo opportuno sottolineare che le università godono di autonomia di bilancio e il loro finanziamento trova copertura su appositi stanziamenti budgettari dello Stato. In secondo luogo, svolgono una funzione centrale strategica nei processi della formazione superiore e della ricerca, elementi essenziali per lo sviluppo del paese.
Le università medesime, unitamente agli enti del Servizio sanitario nazionale, sono già state escluse dall'applicazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 57, della legge n. 311 del 2004, dalla riduzione del 2 per cento annuo nel triennio 2005-2007, in quanto si applica loro la disciplina di comparto (articolo 3, comma 1, della legge n. 350 del 2003). Infine, le spese effettuate dagli atenei con risorse proprie non generano fabbisogno a carico del bilancio dello Stato.
Da tali considerazioni consegue, pertanto, a parere del Ministero, che le spese effettuate dagli atenei e dalle loro articolazioni autonome non dovrebbero ricadere nei vincoli e nelle limitazioni previste dal contenimento della spesa pubblica. Pertanto il Ministero sta procedendo alla presentazione di un emendamento allaPag. 12legge finanziaria per il 2007 che inserisca le università, nonché gli enti pubblici di ricerca e le istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale, tra gli enti nei cui riguardi non trova applicazione la disposizione relativa alla riduzione delle spese di cui al citato articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006.
PRESIDENTE. Il deputato Ossorio ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire al signor sottosegretario che sono soddisfatto della risposta, sia pure parzialmente, almeno per l'impegno che il Ministero intende profondere su questo problema particolare ed auspico che lo stesso Ministero, ed il signor ministro particolare, nell'ambito della compagine governativa sappiano porre con forza un problema importante, che se non fosse affrontato con energia sarebbe esiziale - come si suol dire - per l'intero sistema paese.
Con tale dichiarazione, devo prendere atto di questo impegno e di questa tendenza. Constateremo se in futuro, soprattutto in sede di discussione del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, vi sarà tale svolta di tendenza da parte del Governo nel suo complesso, e del signor ministro in particolare, sull'argomento specifico delle università e del settore della ricerca.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 16,59).
PIETRO FRANZOSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione a risposta scritta al ministro dell'interno, che ho presentato lo scorso 12 luglio, la n. 4-00520. Si tratta di un'interrogazione urgente, perché avente ad oggetto un'inadempienza del comune di Grottaglie, in provincia di Taranto, nell'approvazione del proprio bilancio di previsione per il 2006 che, laddove dovesse sussistere - e sussiste, a parere dell'interrogante -, comporterebbe l'applicazione dell'articolo 141 del testo unico n. 267 del 2000, con un eventuale scioglimento del consiglio comunale medesimo. Poiché, a tutt'oggi, non si è avuta alcuna risposta da parte del ministro dell'interno, mi rivolgo a lei, signor Presidente, per un sollecito della risposta stessa. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Le assicuro che la Presidenza si sente impegnata a favorire una risposta sollecita del Governo all'atto di sindacato ispettivo da lei richiamato.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo in ordine alla posizione assunta dall'Italia in relazione all'elezione del membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico.
La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 19.
Informativa urgente del Governo in ordine alla posizione assunta dall'Italia in relazione all'elezione del membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla posizione assunta dall'Italia in relazione all'elezione del membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico.
Dopo l'intervento del ministro degli affari esteri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente,secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.
(Intervento del ministro degli affari esteri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro degli affari esteri, Massimo D'Alema.
MASSIMO D'ALEMA, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, colleghi deputati, la competizione tra Guatemala e Venezuela per il seggio non permanente in Consiglio di sicurezza, riservato al gruppo latino-americano e caraibico, è molto accesa e sta provocando serie divisioni in seno al gruppo regionale. L'elezione ad un seggio non permanente è certo un traguardo molto ambito per tutti i membri delle Nazioni Unite ed è, di conseguenza, comprensibile che, in presenza di più candidature per un solo seggio, si dia luogo ad intense campagne elettorali. È peraltro evidente che in questo caso il tono della polemica ha raggiunto un livello con pochi precedenti. Dopo ben quattro tornate elettorali, per un totale di 41 votazioni, permane una situazione di sostanziale stallo, caratterizzata da una prevalenza di voti in favore del Guatemala - che ha prevalso in 40 delle 41 votazioni - non sufficiente però a superare la soglia dei due terzi dei membri dell'Assemblea Generale - presenti e votanti - richiesta per l'elezione, ai sensi dell'articolo 18, comma 2, dello statuto delle Nazioni Unite. In verità, a questa soglia il Guatemala non si è neppure mai ragionevolmente avvicinato, se non con uno scarto intorno ai 15-20 voti, che appare strutturale e difficilmente superabile. Il Venezuela appare, quindi, in grado di far convergere sulla sua candidatura una solida minoranza di blocco. È da notare che le tornate elettorali si alternano in gruppi di tre, tra quelle ristrette ai soli candidati ufficialmente presentati e quelle non ristrette, aperte anche ad altri membri del gruppo regionale.
L'attuale situazione di stallo ha precedenti per l'America latina. In particolare, nel 1979 si contesero l'unico seggio disponibile Cuba e Colombia e le elezioni si protrassero dal 26 ottobre 1979 fino al 7 gennaio 1980, con ben 154 scrutini. Solo quando, il 7 gennaio 1980, Cuba e Colombia si ritirarono a favore del Messico, fu possibile trovare una soluzione. Nelle more dell'elezione del membro del gruppo regionale latino-americano, il Consiglio di sicurezza cominciò i suoi lavori con 14 membri. Lo ricordo perché si tratta di un precedente allarmante circa i possibili sviluppi di questa contrapposizione.
Dopo la quarta giornata di votazioni, il 25 ottobre, la Presidente dell'Assemblea Generale, Al Khalifa, ha fissato il calendario delle prossime tornate di voto, previste per il 31 ottobre, il 1o novembre, il 7 novembre ed il 14 novembre, con previsione di pause evidentemente finalizzate a lasciare tempo al gruppo dell'America latina e dei Caraibi di superare le loro divisioni ed individuare una candidatura di compromesso. Il 25 ottobre si è svolta a New York una riunione del gruppo, a seguito della quale l'Ecuador, in quanto presidente di turno del gruppo latino-americano e caraibico alle Nazioni Unite, ha chiesto ad entrambi i contendenti di ritirare simultaneamente la loro candidatura e di accordarsi su un terzo candidato. Questa iniziativa, tuttavia, sin qui non ha avuto successo. La situazione appare ancora quella di un'impasse, ma è anche evidente che è in atto un'iniziativa per superare tale impasse. Questo è il quadro degli eventi.
La posizione dell'Italia ha tenuto conto sin dall'inizio della profonda ed accesa divisione manifestatasi chiaramente nel gruppo latino-americano e caraibico. Avevamo purtroppo ragione sul fatto che la divisione era tale da rendere impossibile il successo dell'uno o dell'altro candidato. In questa situazione, nella quale purtroppo si è rivelata esatta la nostra previsione, non abbiamo ritenuto di dover contribuire ad accentuare tale divisione.
D'altra parte il fatto che, a tutt'oggi, questa divisione persista dimostra che,Pag. 14sostanzialmente, è stato giusto sottrarsi ad un'aspra contesa elettorale e riservare al nostro paese un possibile ruolo di sintesi, di mediazione - assieme ad altri paesi di cui parlerò - che, certamente, sarebbe stato impossibile se noi fossimo scesi in campo.
Tradizionalmente abbiamo buone relazioni sia con il Guatemala sia con il Venezuela; in particolare, non vi erano le condizioni politiche per votare a favore del Venezuela per le posizioni assunte ancora dal Presidente venezuelano nell'ultima Assemblea delle Nazioni Unite. In ogni caso, sarebbe stata certamente una scelta forte votare contro, soprattutto in considerazione della presenza in quel paese di circa un milione di cittadini di origine italiana, di cui oltre centomila sono elettori rappresentati anche nel nostro Parlamento.
La nostra decisione è stata presa in modo trasparente, è stata spiegata a tutti i nostri principali partner, oltre che ai diretti interessati.
Il segnale politico che abbiamo voluto inviare è che spetta al raggruppamento regionale a cui i due paesi appartengono, oltre che a loro stessi, trovare un compromesso. Infatti, siamo convinti che l'efficacia del Consiglio di sicurezza non potrà che giovarsi di membri eletti con un largo sostegno nell'ambito non solo della membership, ma in particolare del gruppo regionale di appartenenza. D'altro canto, questa idea di un Consiglio di sicurezza che rappresenta le diverse realtà regionali risponde anche alla visione che abbiamo delle Nazioni Unite, del Consiglio di sicurezza ed anche della sua riforma.
Rilevo che nello stesso gruppo regionale centro-latino-americano paesi come il Cile, il Perù e secondo ogni indicazione l'Ecuador hanno fatto la medesima scelta di astenersi.
Pur consapevoli di una responsabilità primaria del gruppo regionale per la soluzione dell'attuale situazione di stallo, ci siamo attivati in più direzioni per favorire un compromesso. Per parte mia ne ho parlato con il segretario di Stato americano Rice e con il ministro degli esteri brasiliano Amorim.
Il sottosegretario Di Santo, nell'ambito dei suoi contatti in quanto responsabile alla Farnesina per la regione, ha avuto in particolare colloqui con il ministro degli esteri del Guatemala, Rosenthal, e con il vice ministro degli esteri del Venezuela.
Anche a livello diplomatico ci siamo impegnati nella stessa linea di azione; in particolare, sono persuaso che all'indomani delle elezioni brasiliane e del largo successo che ha portato alla riconferma del Presidente Lula - colgo l'occasione per rinnovargli l'augurio di buon lavoro da parte del Governo italiano - il Brasile possa rimettersi al lavoro per esercitare quel ruolo che in parte gli compete come grande potenza regionale e ricercare una soluzione.
Siamo già in contatto con il Governo brasiliano anche all'indomani delle elezioni proprio per stimolare un'iniziativa del Brasile in questo senso.
Resta fermo l'auspicio che il gruppo America latina e Caraibi all'ONU trovi al suo interno una soluzione consensuale che permetta di superare l'attuale stallo, in particolare individuando una terza candidatura su cui tutti i membri del gruppo possano convergere e che possa quindi ottenere l'avallo dell'Assemblea Generale. D'altro canto, come abbiamo assicurato sin dal primo momento, siamo disposti a contribuire comunque all'elezione qualora, ad esempio, si registrasse un significativo spostamento di consensi nei confronti del Guatemala che, tra i due contendenti, appare quello meglio «piazzato» - se così si può dire - nell'eventualità che possa esservi una convergenza. Debbo dire che politicamente questa eventualità appare piuttosto improbabile, mentre invece si fa strada l'ipotesi di altri paesi - in questi giorni si è parlato dell'Uruguay, del Costa Rica e della Repubblica Domenicana - su cui si potrebbe arrivare ad un più largo consenso.
Continueremo ad adoperarci in questo senso nei nostri contatti politici sia a New York sia nelle altre capitali, nella convinzione che l'Italia, per i buoni rapporti che intrattiene con tanti paesi della regione, possa contribuire alla ricerca di una soluzionePag. 15che sblocchi il conflitto e metta il Consiglio di sicurezza nelle condizioni di lavorare al meglio (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e dei sottosegretari di Stato presenti in aula).
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, il tema oggetto di questa informativa è senza dubbio interessante. Tuttavia, noi ritenevamo si potesse affrontare con tempistica e con modalità diverse. Ringrazio, anche per questo motivo, in modo particolare il ministro D'Alema, per la disponibilità che ha dimostrato in questo frangente. Sottolineo la sensibilità e l'attenzione nei confronti del Parlamento che questa informativa manifesta.
L'informativa del ministro è stata molto chiara, esauriente e, per quanto ci riguarda, del tutto condivisibile. Degli elementi forniti dal Governo vorrei sottolineare molto brevemente alcuni aspetti. Il primo riguarda la scelta dell'Italia, che è stata compiuta in modo del tutto trasparente ed è stata politicamente motivata ai nostri principali alleati ed ai paesi più direttamente interessati. Anche la nostra diversità di comportamento e di valutazione rispetto all'alleato americano non contiene alcunché di ideologico, non è un giudizio di adesione alla politica di questo o quello Stato latino-americano. Sin dall'inizio, sin dal suo insediamento, questo Governo ha dimostrato affidabilità e lealtà nei confronti dell'Alleanza atlantica, che si dimostrano anche sulla base di un confronto aperto e nelle differenze delle posizioni in campo.
Il secondo elemento che vorrei sottolineare riguarda la nostra astensione, che si colloca - come diceva il ministro - in un contesto di profonda divisione tra i paesi dell'America latina e dei Caraibi che non possiamo considerare positivamente. Ai fini della rappresentanza, nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di un'area regionale così importante è senza dubbio auspicabile ricercare una candidatura ampiamente condivisa.
Come terzo aspetto evidenzio come la nostra astensione sia stata motivata, tra le altre cose, dalla volontà di tutelare la comunità di origine italiana in Venezuela, la cui ampiezza è stata richiamata dal ministro D'Alema. Ricordo che anche una deputata appartenente al nostro gruppo parlamentare proviene proprio dal Venezuela. Non è un mistero che la comunità italiana in quel paese non ha esitato ad assumere anche posizioni critiche nei confronti del Governo Chavez. Sappiamo che quella comunità è, oggi, parte integrante di quel paese, della sua economia e della sua vita sociale, civile e politica.
Infine, un quarto elemento. La limpidezza della posizione espressa dall'Italia su questa specifica vicenda ci mette nelle condizioni di contribuire a promuovere uno scenario nuovo che possa portare al superamento di questa divisione tra i paesi del sud e del centro America e ad individuare una candidatura sostenuta dalla maggior parte dei paesi della regione. In questa direzione - come ricordava il ministro - si stanno già muovendo importanti paesi dell'America latina, come il Cile. Ritengo anch'io possibile che a far maturare questa prospettiva possa scegliere di concorrere, oggi, all'indomani della importante rielezione del Presidente Lula, un grande paese come il Brasile. D'altro canto, l'amplissimo consenso che ha accompagnato la candidatura dell'Italia quale membro non permanente del Consiglio di sicurezza per il biennio 2007-2008 sta a dimostrare l'apprezzamento e la stima di cui il nostro paese gode in ogni area del pianeta. La sua autorevolezza si è senza dubbio accresciuta, in questi mesi, grazie all'iniziativa del Governo in carica, una iniziativa politica e diplomatica a tutto campo che ha mostrato una Italia capace di interloquire e di dialogare con tutti i principali paesi del mondo, con tutti i principali paesi delle aree caratterizzate dalle crisi più drammatiche. Questa politica è ispirata ai principi della pace, dellaPag. 16soluzione politica dei conflitti e della costruzione di un multilateralismo attivo ed efficace (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor ministro, questa vicenda costituisce l'ennesima di una serie di iniziative sciagurate degli ultimi cinque mesi della politica estera italiana. Tali iniziative sembrano studiate apposta per isolare l'Italia dall'Europa, dal suo tradizionale sistema di alleanze e dal novero delle grandi democrazie occidentali.
Il suo debutto sulla scena internazionale ebbe luogo proprio quando il mondo civile assisteva esterrefatto alle esternazioni del Capo del Governo iraniano, volte a negare l'olocausto, ad affermare che la fine dei giorni si avrà quando l'ultimo ebreo sarà stato ucciso e a reiterare il suo proposito di distruggere lo Stato di Israele.
Queste tesi, che riportano alla mente gli anni più bui della storia d'Europa, venivano rese ancora più inquietanti dal programma iraniano di arricchimento dell'uranio. Orbene, in quella circostanza, lei non ha saputo fare di meglio che recarsi a Teheran e dichiarare inalienabile il diritto dell'Iran al nucleare. «Inalienabile», signor ministro, è un aggettivo pesante, da oltre due secoli scolpito nella Dichiarazione di indipendenza americana, dove vengono dichiarati inalienabili i fondamentali diritti dell'uomo. Ritenere alla stessa stregua il diritto dell'Iran al nucleare mi sembra semplicemente grottesco.
Quasi a voler sottolineare la sua scelta di campo, lei ha ritenuto opportuno farsi ritrarre a passeggio per le vie di Beirut con un esponente di Hezbollah, il partito di Dio, braccio armato dell'Iran in Libano, il cui obiettivo conclamato è la distruzione di Israele.
Sorvolo su altre non meno allucinanti gaffe della sua gestione. Questa è, come dicevo, l'ennesima. Rompendo la solidarietà europea, l'Italia si è astenuta nella votazione per il seggio latino-americano nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, evidentemente per sottolineare che non è ostile alla candidatura del venezuelano Chavez. Lei ha detto: «non potevamo votare contro», quasi che scegliere uno dei due paesi significasse votare contro l'altro. Siamo l'unico paese europeo - lo ripeto: l'unico - che non si oppone a una candidatura che sarebbe molto pericolosa per le Nazioni Unite, perché il suo obiettivo - del resto lei ha riconosciuto che il candidato venezuelano, da un punto di vista politico, non è appoggiabile - è quello di limitare la possibilità che il Consiglio di sicurezza intervenga sui dossier più delicati, dall'Iran alla Corea del nord, sul nucleare, eccetera.
Trovo singolare, signor ministro, che, dopo avere impartito a destra e a manca lezioni di europeismo e di spirito onusiano, lei adesso tradisca sia l'ONU, sia l'Unione europea, prendendo le distanze dall'Europa e, sia pure solo con una pilatesca astensione, favorendo la candidatura di chi si ripromette di limitare il ruolo dell'ONU in campo internazionale.
In neanche cinque mesi lei è riuscito a dilapidare il patrimonio di credibilità acquisita dall'Italia in cinque anni di politica estera credibile e condivisa. Complimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor ministro, la sua informativa conferma le nostre preoccupazioni. Avevamo presentato una interrogazione a risposta immediata in Commissione. Possiamo soltanto ringraziarla della contabilità fornita e dell'excursus dei precedenti, ma siamo del tutto insoddisfatti della sua esposizione.
La nostra impressione è che stia avvenendo una sorta di distruzione di tutto ciò che c'è stato in precedenza.
Stamattina leggevo un ottimo libretto di un autore latino-americano, Jorge Luis Borges, il quale ricordava che il primo imperatore cinese, quello che costruì la Grande muraglia, dispose anche che venisseroPag. 17bruciati tutti i libri che vennero scritti prima di lui.
Bruciò i libri - scrive - perché l'opposizione invocava la loro testimonianza per elogiare gli antichi imperatori: una sorta di rigorosa abolizione del passato. A me pare che a questo tipo di ispirazione si sia prestato il Governo in cui lei siede come ministro degli esteri perseguendo e ricercando continuamente una discontinuità che ha finito per incrinare i pilastri della politica estera dell'Italia, e non solo quella del precedente Governo di centrodestra.
Questo è il significato grave e negativamente qualificante per il Governo della scelta dell'esecutivo di non scegliere, cioè di astenersi, tra Venezuela e Guatemala per la rappresentanza dell'America latina quale titolare del seggio non permanente all'interno dello Consiglio di sicurezza dell'ONU. Tale «non scelta», però, sul piano politico costituisce una vera e propria scelta naturalista e «terzaforzista», che assesta un colpo a due pilastri della nostra tradizionale politica estera: le relazioni di amicizia e di leale alleanza con gli Stati Uniti d'America e la ricerca, su cui avete insistito in ogni occasione, di una comune posizione con gli altri partner dell'Unione europea, alla quale soltanto a parole il Governo di cui lei fa parte afferma il tenere con assoluta priorità.
La decisione di astenersi rispetto all'ipotesi che ad occupare il posto nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, luogo della politica internazionale ove sono necessarie presenze affidabili e rassicuranti, possa essere l'ultras Ugo Chavez, per il quale il Presidente americano sarebbe addirittura il diavolo in persona, risulta incomprensibile ed inquietante. Oggi sul Corriere della Sera il noto politologo Benjamin Barber, non dei circoli neocon, ma dei circoli liberal americani, ha detto testualmente del Presidente venezuelano: ha perso il seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU, che sarebbe stato molto utile all'America latina, proprio per la sua aggressività sulla scena internazionale; fa l'anti-Bush, vorrebbe creare un fronte mondiale contro Washington e in casa ha la mano troppo dura.
Credo che questo commento molto preoccupante ci debba far capire quanto sia stata errata la scelta neutralista del nostro Governo. Pensiamo, poi, che gli altri paesi europei, e citiamo per tutti la famosa Spagna a guida Zapatero, che ha interessi materiali e culturali in Venezuela non inferiori ai nostri (ecco perché le giustificazioni da lei addotte non sono per noi assolutamente fondate), hanno deciso di fare fronte con gli Stati Uniti nel sostenere la candidatura del Guatemala.
Per questo, signor ministro, crediamo sia assolutamente necessario che il Governo corregga, e in fretta, questa linea, ricollocando il nostro paese nella tradizionale area di alleanze ed amicizie internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, in America latina c'è una divisione, ha detto il ministro: corrisponde alla verità. Sarebbe stato grave che il nostro paese avesse voluto prendere parte e favorire il protrarsi di tale divisione. La decisione di astenersi non è favorevole o contraria a nessuno dei due candidati; significa semplicemente avere l'ambizione di poter giocare un ruolo in quel continente secondo alcuni dettami, principi e linee di politica internazionale.
Certo, l'indignazione degna di miglior causa che viene dai banchi della destra denuncia il fatto che, al posto di questo Governo, il Governo precedentemente in carica non avrebbe esitato un solo secondo ad accettare il «consiglio» - e lo dico tra virgolette - di Washington per votare il candidato latino-americano. Questo sarebbe stato, tuttavia, un grave errore; così come lo è stato avere per cinque anni una politica di totale subalternità nei confronti dell'unilateralismo statunitense.
Alcuni colleghi hanno voluto spendere parole contrarie al Presidente Chavez e alPag. 18Venezuela. Lo capisco. Del resto, il governo venezuelano fa parlare di sé e certamente non è incline ad essere moderato e a sostenere posizioni che non suscitino contrasti e anche dure polemiche. Visto che stiamo parlando nel merito dei candidati, vorrei ricordare, però - non solo per riequilibrare la bilancia - che il Guatemala è un paese dove è ancora fortissima l'influenza di uno dei più grandi criminali del centro America: Rios Mont, responsabile della morte di centinaia di migliaia di indigeni. Il Guatemala è un paese dove il 70 per cento della popolazione è indigena e gli indigeni sono trattati come paria, come cittadini non di serie B, ma di serie C.
Non ho nulla in contrario al fatto che il Guatemala venga rispettato. Non accetterò mai, però, che si applichino due pesi e due misure. Certo, per qualcuno c'è da menar vanto della politica del Guatemala in altri periodi. Vorrei ricordare, però, che il sottosegretario Albright, seppur tardivamente, ha chiesto scusa per i crimini commessi dagli Stati Uniti in complicità con regimi del centro e del sud America.
EMERENZIO BARBIERI. Segretario di Stato, non sottosegretario!
RAMON MANTOVANI. Se lo ha fatto lei, non capisco come mai autorevoli esponenti del centrodestra non si sentano ancora di farlo. In ogni caso, a me risulta che il Venezuela, perlomeno stando alle dichiarazioni pubbliche rilasciate, abbia già rinunciato alla propria candidatura. Certo, lo ha fatto indicando un'altra possibile candidatura, che non so se riuscirà ad ottenere il consenso necessario; mi pare, tuttavia, che l'appello proveniente dal recente incontro del gruppo regionale sia stato rispettato.
La linea fondamentale del Governo, che io apprezzo, è di mantenersi coerente con una politica estera - questa sì condivisa sia dal centrodestra sia dal centrosinistra - che anche io, spesso eterodosso rispetto a molte posizioni di politica estera del nostro paese, ho condiviso: pensare ad una riforma della Nazioni Unite nel cui ambito siano i gruppi regionali e le organizzazioni regionali, per esempio l'Unione europea o il gruppo regionale latino-americano, ad essere i perni della riforma del Consiglio di sicurezza invece che protrarre indefinitamente una competizione all'interno dei gruppi regionali per conquistare un seggio permanente senza riformare le Nazioni Unite.
Per tutti questi motivi, sono soddisfatto dell'informativa resa dal ministro degli affari esteri e ribadisco che noi appoggiamo questa posizione del Governo italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Grazie Presidente. Contrariamente all'opinione dell'onorevole Mantovano...
RAMON MANTOVANI. Mantovani!
EMERENZIO BARBIERI. Chiedo scusa, ma non è perché uno sbaglia l'ultima vocale che deve...
MASSIMO D'ALEMA, Ministro degli affari esteri. È un'altra persona!
EMERENZIO BARBIERI. Devo dire che sono rimasto un po' deluso dall'illustrazione che ci ha fatto il ministro degli affari esteri. La delusione si accentua perché io ho sempre avuto una grande stima, ovviamente da posizioni assolutamente contrapposte, del ministro D'alema.
Chiariamo intanto una cosa: trovo un po' patetico e ridicolo che i due sottosegretari presenti in aula, mai eletti dal popolo italiano, abbiano applaudito l'intervento del ministro. Quindi, li inviterei per il futuro a contenere questi sentimenti di grande gioia, perché non serve a niente. Voi siete sottosegretari perché esiste questo Governo; se non esistesse, ovviamente, non sareste sottosegretari.
Qual è l'equivoco, ministro e Vicepresidente del Consiglio D'Alema, della sua informativa? Lei ha attestato l'Italia - immagino con convinzione - su una linea.Pag. 19Dalla sua esposizione, ministro, ho capito che nel suo schema la convenienza prevale rispetto alla convinzione. Qualche giorno fa, lei ha detto - lo ha ripetuto poi in modo molto chiaro la collega Sereni, intervenendo a nome del gruppo de L'Ulivo - che noi non possiamo votare contro la candidatura di un paese dove vivono oltre un milione di italiani. Se queste sono le convinzioni, devo dire, ministro D'Alema, che rimpiango la prima Repubblica, dove le convinzioni erano superiori alle convenienze -! Cosa vuol dire astenersi per favorire un terzo candidato? Non vuole dire nulla, assolutamente nulla.
Ministro D'Alema, noi proveniamo da storie diverse, io dalla Democrazia Cristiana, lei dal Partito Comunista; quando l'onorevole De Gasperi andò a Parigi, nel 1947, fece una cosa molto importante: disse che la convinzione dell'Italia era quella di battersi in un certo modo, che era contro le convenienze. È qui che è mancato il Governo italiano! D'altra parte, l'onorevole Mantovani, che è un comunista vero - cioè non rispetto a lei, ma a qualche suo collega (penso fra tutti a Veltroni) non ha abiurato il comunismo, e infatti l'onorevole Mantovani è uno che è orgoglioso di essere comunista -, ha ritenuto giusta questa posizione. Secondo me è sinonimo, onorevole Mantovani, di codardia, di mancanza di coraggio.
Noi siamo alleati degli Stati Uniti e non posso pensare di dire questa cosa in contrapposizione all'onorevole D'Alema! L'onorevole D'Alema ha un rapporto politico talmente forte con Condoleezza Rice, che non c'è ombra di dubbio che l'onorevole D'Alema è più convinto di me che noi abbiamo un rapporto con gli Stati Uniti. So che la cosa dà grande dispiacere all'onorevole Mantovani (commenti del deputato Mantovani), però questa è la realtà nella quale ci muoviamo.
Qual è la questione sulla quale ho molti dubbi? Chi sia Chavez, lei lo sa, ministro D'Alema, meglio di me. Le voglio soltanto ricordare che Chavez ha programmato nel bilancio del Venezuela una spesa militare quinquennale di 30 miliardi di euro. Lui spera di rimanere al potere oltre il 2020, in tal caso la cifra arriverebbe a 60 miliardi di euro.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Barbieri.
EMERENZIO BARBIERI. Per comprare cosa? Aerei da combattimento, elicotteri dotati di artiglieria, 100 mila kalashnikov russi e un sistema radar cinese! Ministro D'Alema, secondo me è fondamentale che noi prendiamo posizione contro Chavez, perché Chavez è un dittatore alla stessa stregua di parecchi dittatori, che oggi sono alleati con lui (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, questo è il luogo del dibattito e anche della polemica politica più accesa; tuttavia, i rapporti tra Parlamento e Governo devono essere sempre ispirati ad un rispetto reciproco. Il fatto che i sottosegretari qui presenti non siano stati eletti - un fatto che lei ha teso a sottolineare e, non so perché, a stigmatizzare -, non toglie che siano stati nominati, come tutti gli altri, secondo le procedure previste dalla Costituzione e dalla legge italiana.
EMERENZIO BARBIERI. No, Presidente, è una sua interpretazione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, come è noto, il Governo italiano, tramite il ministro degli affari esteri, ha dato istruzioni al nostro rappresentante permanente presso le Nazioni Unite di non esprimere un voto nel ballottaggio che ha opposto finora il Guatemala al Venezuela del controverso presidente Chavez. La candidatura del Guatemala, promossa dagli Stati Uniti, è stata sostenuta da un vasto arco di delegazioni, incluse quelle della Spagna di Zapatero, della Francia, dellaPag. 20Cina e del Brasile, i cui governi non possono certamente essere sospettati di particolare indulgenza nei confronti di Washington. Quella del Venezuela, invece, risulta essere stata abbracciata da un coacervo di paesi, con i quali, attualmente, l'Italia non divide alcun particolare interesse o valore.
L'astensione, voluta dal ministro D'Alema, non è stata indifferente ai fini dell'andamento delle votazioni, perché, nei primi scrutini, l'Italia si è trovata ad essere il paese di maggior peso geopolitico, fra i cinque e i sette, a non pronunciarsi; e questo è circa il numero di voti che sono mancati al Guatemala per raggiungere il quorum richiesto. Non a caso, il Governo di Caracas ha espresso tutta la gratitudine del Presidente Chavez per la scelta fatta dalla Farnesina.
La circostanza naturalmente non costituisce, per noi della Lega, motivo di orgoglio. Tutt'altro. È, invece, fonte di preoccupazione, perché la Lega Nord vi riconosce un ulteriore segno della deriva antioccidentale che sta permeando, da qualche mese - direi da sempre, ovvero da quando c'è questo Governo - la nostra politica estera. La scelta astensionista, voluta dal ministro D'Alema, può avere numerose spiegazioni. Probabilmente è stata una contropartita per ottenere una parte di quei voti che hanno contribuito a determinare l'eccezionale maggioranza con la quale l'Italia è rientrata nel Consiglio di sicurezza. Non è da escludere che si sia, altresì, voluto evitare di indispettire un paese che è tra i maggiori produttori ed esportatori mondiali di petrolio.
Nessuna di queste spiegazioni è, ad ogni modo, una giustificazione accettabile. Nulla, inoltre, riesce ad allontanare dalla Farnesina il nostro sospetto che, con queste istruzioni, si sia inteso soprattutto dare corpo, una volta di più, a quella discontinuità nella politica estera, che è stata, più volte, invocata dalle ali più radicali della coalizione di centrosinistra, facendo uno «sgambetto» a Washington; discontinuità, tra l'altro, stridente con la scomparsa imbarazzante, che è già avvenuta, «alla chetichella» delle bandiere arcobaleno, tolte dai municipi retti da giunte di sinistra.
Neanche sotto il profilo della discontinuità, l'equidistanza tra Venezuela e Guatemala ci pare accettabile e condivisibile, perché contribuisce a deteriorare il rapporto con gli Stati Uniti e ad incrinare la solidarietà occidentale, che è stata la linea guida ispiratrice della politica estera della Casa delle libertà. Una politica estera seria, oltretutto, non si può costruire sui rancori e sui dispetti, specialmente quando i rapporti di potenza sono tali da sconsigliarlo.
Il Venezuela e il Guatemala non possono e non potevano essere posti sullo stesso piano dalla nostra diplomazia, specialmente dopo gli sforzi compiuti da Chavez per stabilire alleanze con alcuni tra i Governi più discutibili del mondo, come la Bielorussia di Lukashenko e l'Iran del Presidente Ahmadinejad.
La Lega Nord ritiene che gli orientamenti della nostra scelta per il Consiglio di sicurezza avrebbero meritato maggiore attenzione e un dibattito parlamentare, ben prima di leggerli sulle agenzie di stampa.
La partita per il seggio latino-americano non è fortunatamente ancora conclusa. Non è da escludere che al duello tra Venezuela e Guatemala ne subentri uno nuovo, magari tra la Bolivia, che sarebbe sostenuta dal Venezuela, e il Costarica, che sostituirebbe nella sfida il Guatemala. Vorremmo sapere allora come si comporterà il nostro paese. Saremo ancora equidistanti e neutrali, favorendo, di fatto, il presidente cocalero Evo Morales ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMO GARAVAGLIA. ...che non ha esitato a nazionalizzare l'intero comparto gasifero nazionale, danneggiando anche il Brasile del vostro amico Lula? Oppure, torneremo finalmente a riallinearci all'occidente, come si aspetta la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica del nostro paese?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
Pag. 21
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, vorrei riprendere un'affermazione dell'onorevole Martino che mi ha obiettivamente colpito; infatti, anch'io credo che lei, signor ministro, con il comportamento dimostrato in questi primi mesi, stia smantellando quell'immagine che in cinque anni, con difficoltà, il precedente Governo era riuscito a crearsi a livello internazionale. In effetti, il fatto di non vederla mai con un cappello da texano nel ranch di Bush, il fatto di non vederla frequentare quella fucina di democrazia e di rispetto dei diritti umani, che è la dacia di Putin, ci lascia spesso interdetti. D'altra parte, signor ministro, non sentirla mai fare battute sul gentil sesso e non averla mai vista ritratta in nessuna foto nei meeting internazionali, facendo le corna ai suoi colleghi, devo dire che ci ha letteralmente lasciati allibiti. Ritengo che le affermazioni dell'onorevole Martino dovessero contenere un principio di ironia, che mi hanno fatto sentire autorizzato a replicare con pari ironia!
Credo, invece, che una sua dichiarazione, signor ministro, faccia giustizia in un sol colpo di tutte le critiche che, in modo molto strumentale, le sono state rivolte questa sera. Mi riferisco al fatto che l'Italia ha manifestato chiaramente la propria non disponibilità a sostenere con il proprio voto la candidatura del Venezuela e soprattutto ha confermato la propria disponibilità a sostenere la candidatura del Guatemala qualora, in seno all'ONU, il nostro voto fosse determinante al fine del raggiungimento dei due terzi dei voti. Il nostro paese, fin dall'inizio, si è reso conto che la mancanza di consenso sulla candidatura del Guatemala aveva carattere strutturale, quindi non sanabile a prescindere dal voto italiano.
Signor ministro, le sue dichiarazioni di peso politico non irrilevante relative ad esempio al fatto che vi sono un milione di cittadini venezuelani di origine italiana e al fatto che, d'ora in poi, sarà possibile svolgere quel ruolo agevolatore di una soluzione nuova, ormai necessitata, dimostrano che la scelta adottata è stata quella giusta. L'Italia insieme al Brasile potrà dunque svolgere un ruolo di sicuro peso e di sicuro significato in quello scacchiere del quale il Brasile costituisce sicuramente la potenza più rilevante.
Pertanto, signor ministro, condividiamo appieno la linea espressa dal Governo e, al di là di ciò, esprimiamo un particolare apprezzamento per il modo in cui in questi mesi è stata condotta su tutti i fronti la politica estera del nostro paese.
Credo che la lealtà tra Stati alleati si debba misurare sempre sulla base di un ruolo di autonomia, di indipendenza e di libertà di giudizio che ogni paese con orgoglio deve saper rivendicare. Ritengo non sia un caso che, in una crisi difficile e delicata come quella del Libano - in ordine alla quale abbiamo tenuto posizioni non supine rispetto a quelle di altri alleati -, il Governo israeliano abbia richiesto un ruolo di primo piano proprio all'Italia. Quindi, l'Italia dei Valori ribadisce il pieno sostegno alla linea adottata dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Grazie, Presidente. Come lei sa, signor ministro, io non sono un fautore della coesione europea a tutti i costi: per me non è un valore assoluto o un principio sacro, quando soprattutto serve a non prendere iniziative politicamente e umanamente rilevanti. Pertanto, non mi scandalizza il fatto che l'Italia sia l'unico paese dell'Unione europea che non si opponga alla candidatura del Venezuela di Chavez, come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Mi preoccupa, invece, un altro fatto che ha una rilevanza politica: i principali e più numerosi sostenitori della candidatura del Venezuela contro il Guatemala fanno parte di quella componente, forse non maggioritaria, ma sicuramente consistente e potente, di paesi illiberali, se non apertamente dittatoriali, come la Cina, la Russia, la Bielorussia, il Vietnam, la Corea del Nord, l'Iran, la Siria e molti paesi arabi, tra cui alcuni fondamentalisti. Una «santaPag. 22alleanza» di nemici della libertà e della democrazia, sicuramente di nemici degli Stati Uniti.
L'Italia, certo, non ha votato a favore del Venezuela, ma neanche contro, come invece ha fatto la maggior parte delle democrazie occidentali e tutti i paesi membri dell'Unione europea, tra cui la Spagna di Zapatero e la Francia di Chirac, che non possono essere sicuramente tacciate di filoamericanismo e che hanno votato per il Guatemala. Quest'ultimo paese, signor ministro, è arrivato a prendere 116 voti, 8 voti dal raggiungimento del quorum. Dunque, non 15 o 20, come lei ha detto.
Signor ministro degli esteri, alcuni giorni fa lei è venuto presso la Commissione esteri della Camera per intervenire sulla questione della moratoria ONU sulle esecuzioni capitali, per dirci che è necessario il consenso dell'Unione europea, che la coesione europea è un bene assoluto e un valore a cui il suo ministero non intende rinunciare. Inoltre, lei ha detto che le regole della politica estera comune ci impongono di portare avanti l'iniziativa contro la pena di morte come Unione europea, soprattutto ora che siamo stati eletti al Consiglio di sicurezza e non possiamo prendere iniziative a titolo nazionale. Ebbene, l'iniziativa che l'Italia ha preso, astenendosi sulla questione, è stata a titolo nazionale: lei aveva detto quanto ho ricordato prima, salvo poi - sul Guatemala per l'appunto - votare in maniera difforme e isolata rispetto all'Unione europea.
Sulla pena di morte vi è il vincolo europeo e, di fatto, ciò significa dire «no» alla moratoria e difendere la pena di morte nel mondo, lo status quo di migliaia di esecuzioni capitali nel mondo. Sul Guatemala non c'è più la coesione dell'Unione europea: l'Italia è l'unica in Europa a schierarsi di fatto con il club dei dittatori che difendono Chavez, il quale ha ringraziato - e non a caso - il nostro paese per una posizione che, di fatto, lo favorisce e gli ha dato credito internazionale.
Lei ci ha spiegato nei giorni scorsi che noi non possiamo votare contro la candidatura di un paese dove vive oltre un milione di italiani. La domanda è questa, signor ministro: lei ha sentito il punto di vista di questo milione di nostri connazionali? Non so cosa le risulti, ma sono a conoscenza del fatto che molti imprenditori e commercianti di origini italiane se ne stanno andando dal Venezuela perché vittime della politica di nazionalizzazioni del populista e militarista Chavez.
Vi sono inoltre le associazioni italiane che sono ancora lì in prima fila a manifestare contro la politica di Chavez, per chiederne l'allontanamento. Non opporsi apertamente alla candidatura del Venezuela è stato, signor ministro, un errore, anche - e forse soprattutto - per un altro ordine di motivi che ritengo più importante. Come membro del Consiglio di sicurezza, Chavez sarebbe sicuramente un ostacolo alla soluzione di alcune grandi questioni cruciali che mettono in pericolo la pace e la sicurezza mondiale. Lei conosce bene la questione del nucleare, non solo quello iraniano, ma anche quello nordcoreano; tuttavia, la questione forse più rilevante e importante è quella dei diritti umani che vengono violati in tutti quei paesi che stanno sostenendo la candidatura del Venezuela: Cecenia, quindi la Russia, Bielorussia, Birmania, Iran, Siria.
Concludendo, signor Presidente, ricordo che il 16 ottobre scorso l'Italia è stata eletta membro del Consiglio di sicurezza con 186 voti su 192, tra cui quello del Venezuela.
È stato un successo clamoroso, che non vorrei divenisse un limite. Abbiamo acquisito un credito favoloso, che non vorrei portasse qualche debito. Il modo migliore di giocarsi quel successo e quel credito non è certo quello della realpolitik, di posizioni di basso profilo o, peggio, di cedimenti sui principi; il modo migliore, signor ministro, di gestire successo e credito è quello di reinvestire in qualche piccola impresa a favore dei diritti umani e, quindi, in una maggiore credibilità internazionale del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
Pag. 23
NICOLA TRANFAGLIA. L'informativa del ministro degli esteri ci trova del tutto consenzienti sulla base di valutazioni che attengono alla politica estera generale che il Governo italiano sta conducendo da cinque mesi. Prima di tutto perché a me pare che si possa essere alleati degli Stati Uniti senza seguire pedissequamente tutte le scelte che questo paese sta effettuando sotto la presidenza di George W. Bush, ed è quello che ha fatto l'Italia. Le singole scelte, soprattutto su questioni che riguardano l'influenza perdurante degli Stati Uniti su molti altri paesi, in particolare sulla regione del centro e del sud America, non mettono in discussione l'alleanza con gli Stati Uniti, ma collocano l'Italia su posizioni che sono anche di altri paesi democratici dell'Occidente.
In secondo luogo, riguardo al problema del «seggio di sicurezza» l'atteggiamento di astensione dell'Italia corrisponde ad una serie di ragioni, alcune delle quali sono state citate in precedenti interventi.
Mi colpisce il fatto che si parli delle contraddizioni del Venezuela e che non lo si faccia invece per quelle che vi sono nel Guatemala, che si parli dei diritti umani, che vengono sicuramente più volte messi in discussione o traditi nel Venezuela, ma che questo criterio, che è giusto e che condivido, non venga messo in evidenza per altri paesi latinoamericani, a cominciare dal Guatemala stesso. Se non sbaglio, per assumere scelte politiche è necessario usare criteri omogenei; se si usano taluni criteri per un paese e criteri opposti o diversi per altri, è impossibile intendersi nonostante tutta la volontà di dialogo che può esservi.
Un altro elemento che mi sembra importante è che l'atteggiamento che pone l'Italia nella condizione di influire successivamente, e di assumere una posizione rispetto alle altre questioni che saranno affrontate nel Consiglio di sicurezza, fa parte di una concezione più larga, che abbiamo visto attuata sia di fronte alle missioni umanitarie, come in Libano, sia di fronte ad altre scelte che l'Italia ha assunto. Non si tratta di un atto staccato dalla politica estera generale e per questo è più apprezzabile.
Vorrei sottolineare un punto importante riguardo al tema della riforma delle Nazioni Unite. Mi pare che, dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni, e dopo gli elementi negativi che sono intervenuti proprio a seguito della politica degli Stati Uniti sotto la Presidenza Bush, sia molto importante che l'Italia possa continuare quello che ha già fatto in maniera sempre più ampia, stringendo alleanze con altri paesi europei (purtroppo non con l'Unione europea nel suo complesso, ma con altri paesi europei), e che abbia un ruolo significativo nella riforma delle Nazione Unite. A tale proposito, è ormai chiaro che le Nazioni Unite hanno perduto negli ultimi anni una parte notevole del loro ruolo internazionale e ciò anche per azioni compiute dagli Stati Uniti medesimi.
È dunque necessario che non si faccia passare altro tempo prima di arrivare ad una riforma che riequilibri i ruoli all'interno degli Stati Uniti e che superi veramente quegli anni di guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultimo cinquantennio.
Da questo punto di vista, la riforma delle Nazioni Unite costituisce un obiettivo di fondo del nostro paese, come di tutte le democrazie.
Continuare su questa strada mi sembra effettivamente un compito difficile, ma molto importante per questa legislatura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ministro, colleghe e colleghi, noi, deputati Verdi, concordiamo con l'atteggiamento adottato dal Governo italiano, in particolare dal ministro D'Alema, il quale ha spiegato in modo chiaro le ragioni di questa posizione: da una parte, Chavez che, molte volte, ha dichiarato il suo antiamericanismo ed ha posto una candidatura solo in veste antiamericana (quindi, difficile da votare); dall'altra, un milione diitaliani, compatrioti, residenti in Venezuela, dei quali bisogna tutelare l'incolumità e la dignità.
Io, in particolare, essendo un italiano eletto all'estero (non sono un sudamericano, anzi provengo da uno dei paesi più piccoli del mondo, Malta), apprezzo la sensibilità del Governo italiano nei confronti degli italiani all'estero, un atteggiamento molto, molto, diverso da quello che ha causato all'Italia, uno-due anni fa, tante figuracce all'estero, ogniqualvolta il Presidente del Consiglio insultava il Governo tedesco o i cittadini tedeschi, parlando di kapò, o i finlandesi, dicendo di volerne sedurre la Presidente, e via dicendo. Al contrario, la sensibilità dell'attuale Governo nei confronti degli italiani residenti all'estero va elogiata.
Certamente, finora questa candidatura è stata «imbastita» in maniera bislacca. Infatti, ci sembra quasi di avere un candidato antiamericano ed uno «proamericano». Questo, sicuramente, non fa il bene delle Nazioni Unite.
Abbiamo bisogno di sostenere candidature che siano non contro gli americani né a favore gli americani, ma pro ONU, a favore di una struttura sovranazionale che possa agire in maniera multilaterale per la pace e per la stabilità del mondo.
Dunque, ben fa il Governo italiano a cercare di agevolare tutti i paesi (Cile, Brasile) che si stanno adoperando a trovare un candidato consensuale, che sia espressione del consenso dei popoli latino-americani.
Inoltre, se è vero ciò che è stato scritto sui giornali italiani del 23 ottobre, ossia che l'Italia è stata «bacchettata» da Condoleeza Rice per non aver votato contro il Venezuela, tutto ciò non è accettabile. Ogni paese sovrano ha il diritto di decidere in maniera autonoma e anche i paesi latino-americani non devono essere sottoposti a questa continua pressione sul pro o l'antiamericanismo.
Dunque, andiamo avanti nella ricerca di un candidato. Sarà la Bolivia? Sarà il Costarica? Nel 1979, dopo 154 votazioni, fu eletto il Messico (chi entra Papa esce cardinale!). L'importante è che si lavori per il bene dell'ONU, perché questa struttura multinazionale sia riformata veramente e possa essere efficace come lo è, almeno adesso, con il nuovo Governo italiano, nel Libano, grazie anche al multilateralismo dell'Unione europea e non sfortunatamente con come era quell'unilateralismo cui eravamo stati abituati con Bush, Blair e Berlusconi negli ultimi cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, noi parlamentari aderenti al gruppo Popolari-Udeur abbiamo apprezzato la relazione svolta dal ministro D'Alema, ispirata al buon senso ed alla tutela degli interessi del nostro paese. D'altra parte, il ruolo di membro del Consiglio di sicurezza dell'ONU assume un'importanza decisiva nello scacchiere internazionale, soprattutto in un contesto, quale quello attuale, ove le Nazioni Unite sono chiamate a prendere decisioni e ad avviare iniziative fondamentali per il futuro del pianeta, della pace e dei popoli.
Ricordo che, da varie parti, si auspica una riforma delle stesse Nazioni Unite, proprio per far sì che tale strumento istituzionale, indispensabile per mantenere la pace e favorire la cooperazione tra i popoli, abbia una credibilità sempre più forte, nonché una forza maggiore per dirimere quelle controversie internazionali che si fanno sempre più numerose e diffuse in tutto il mondo.
Per questo motivo, non possiamo che essere orgogliosi della recente elezione dell'Italia tra i dieci membri non permanenti del Consiglio di sicurezza per il prossimo biennio, consapevoli che tale scelta è il segno del riconoscimento, da parte degli altri paesi, del ruolo assunto dalla stessa Italia nell'ambito delle relazioni internazionali. Non possiamo fare a meno di constatare, tuttavia, che ciò rappresenta anche un atto di fiducia nei confronti del nuovo Governo e, in particolare,Pag. 25del ministro D'Alema, a fronte del ruolo di mediazione e di ponderato equilibrio che egli ha mostrato di voler intraprendere e seguire; e la posizione che lo stesso Governo ha assunto, in merito all'elezione del membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico, ne è un'ulteriore testimonianza.
La candidatura del Guatemala, che non ha mai avuto un seggio nell'organo esecutivo delle Nazioni Unite, è fortemente sostenuta dagli Stati Uniti, che vogliono impedire, a qualsiasi costo, l'ingresso del Venezuela nel Consiglio di sicurezza, soprattutto per le dichiarazioni rese dal suo Presidente Chavez in favore del programma nucleare iraniano (e che, naturalmente, preoccupano anche noi). Il Venezuela, dal canto suo, trova invece il sostegno della Russia e della Cina, mentre l'Europa non ha espresso una posizione comune.
L'astensione dell'Italia è una maniera, da un lato, per marcare non solo l'amicizia, ma anche l'autonomia e l'indipendenza che il nostro paese intende mantenere rispetto agli Stati Uniti e, dall'altro, per ribadire i rapporti di amicizia che intercorrono tra la stessa Italia e questo paese sudamericano, il quale ospita numerosi emigranti italiani e con il quale le nostre imprese intrattengono numerosi e produttivi rapporti economici. D'altra parte, appare saggia la decisione del Governo di non appoggiare apertamente la candidatura del Venezuela, valutando che non si possano sostenere pienamente le posizioni politiche del suo Presidente.
Con il trascorrere dei giorni, tuttavia, sembra sempre più difficile che uno di questi due paesi, come ha detto il ministro, riesca ad ottenere il numero di voti necessario per accedere al Consiglio di sicurezza: sarebbe irragionevole, quindi, circoscrivere la scelta soltanto ad essi. Tra i candidati «di compromesso» che potrebbero emergere - teniamo certamente presente la giustezza delle osservazioni formulate dal ministro, vale a dire il fatto che un ruolo chiave lo debba avere, con il consenso di tutti i paesi caraibici, il Brasile -, potrebbe comunque esservi una candidatura dell'Uruguay, che noi invitiamo il Governo a sostenere fino in fondo, vista la forte presenza di nostri connazionali in quel paese. Il ventaglio dei settori produttivi in cui sono coinvolti gli italiani in Uruguay è molto ricco e variamente distribuito; inoltre, gli imprenditori sembrano mediamente ben integrati nelle realtà di accoglimento. Pertanto, se dovessero maturarne le condizioni, siamo sicuri che il nostro Esecutivo non mancherà di offrire il proprio appoggio a quel paese così vicino a noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, voi sapete che la posizione assunta da sempre dal Movimento per l'Autonomia (come abbiamo già dimostrato, del resto, in sede di Commissioni riunite esteri e difesa) è stata quella di sostenere una politica estera unitaria, espressione non del Governo del momento, ma della volontà di un paese intero. Riteniamo indispensabile, infatti, presentarsi all'esterno come un paese unito, che segua una sola linea di politica internazionale.
Credo che, in quelle occasioni, il nostro voto favorevole, che andava nella direzione del Governo, abbia rappresentato un'apertura di credito.
Riteniamo che un paese autorevole debba presentarsi unito, dal momento che si giocano partite importanti, soprattutto in Medio Oriente. La partita più importante è quella della pace, ma non meno importante è la partita che si sta giocando adesso in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di cui l'Italia, dopo un lungo lavoro diplomatico svolto dal precedente Governo, è stata riconosciuta membro non permanente. Ciò, da un lato, ci inorgoglisce come italiani e ci dà lo stimolo e la forza di continuare a fare la nostra parte, affinché nel mondo si stabiliscano la pace e la democrazia; dall'altro lato, suscita in noi qualche preoccupazione.
La scelta di non scegliere, sicuramente, ci mette in una posizione di grande difficoltà.Pag. 26La difficoltà sta non tanto nel pensare ad una ambiguità di questo Governo o di un ministro degli esteri, ma all'ambiguità di un paese che oggi è rimasto quasi isolato nel panorama europeo perché è stato l'unico ad astenersi, non esprimendo un voto favorevole affinché un membro del Guatemala fosse eletto presso il Consiglio di sicurezza.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rao.
PIETRO RAO. Noi non vogliamo fare un processo alle intenzioni. Vogliamo continuare ad avere fiducia e a dare fiducia. Riteniamo che questo atteggiamento, sicuramente, non farà piacere ai nostri italiani in Venezuela. Riteniamo, altresì, che tale posizione possa essere il frutto di una «tirata di giacca» da parte della sinistra più radicale di questo Governo.
Tuttavia, anche se non condividiamo questa scelta, la accettiamo con riserva, e riteniamo che saranno i fatti a consentirci di esprimere un giudizio definitivo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rao.
PIETRO RAO. Mi avvio a concludere. Come dicevo, riteniamo che l'elezione di Chavez presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia sicuramente un ostacolo alla democrazia e alla pace...
PRESIDENTE. Ha esaurito abbondantemente il suo tempo.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Ringrazio il ministro degli affari esteri, gli onorevoli sottosegretari e gli onorevoli deputati presenti.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 6 novembre 2006, alle 10:
(ore 10 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)
1. - Discussione del disegno di legge:
S. 953 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2006, n. 258, recante disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in data 14 settembre 2006 nella causa C-228/05, in materia di detraibilità dell'IVA (Approvato dal Senato) (1808).
- Relatore: Fogliardi.
2. - Dimissioni del deputato Boco.
(ore 12)
3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 20,10.