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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).
(Attuazione delle norme del decreto-legge n. 138 del 2002 in materia di interventi finanziari a sostegno delle aziende agricole - n. 2-00045)
PRESIDENTE. Il deputato Marinello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00045 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, occorre subito ricordare che con la legge n. 178 del 2002 viene prevista una serie di interventi di sostegno in favore delle aziende agricole colpite da una grave siccità nel periodo 2000-2002. L'ambito della legge riguardava la questione estremamente grave delle calamità naturali, che in quel biennio avevano interessato vaste aree del territorio nazionale e, quindi, non solo la regione Sicilia ma anche altre regioni d'Italia, non soltanto del Meridione ma anche del resto della nostra penisola (ad esempio le regioni Liguria ed Umbria).
In particolare, il decreto-legge in questione, poi convertito con la legge n. 178 del 2002, prevedeva una serie di agevolazioni integrative del fondo di solidarietà nazionale che intervenivano sia sul credito agrario sia erogando una serie di contributi in favore dei consorzi di bonifica. Tra l'altro, un provvedimento estremamente importante era contenuto al comma 4-octies dell'articolo 13, che prevedeva un impegno di 18 milioni di euro per 15 anni. Questo limite di impegno riusciva a mettere in campo una serie ingente di risorse che, anche in presenza di uno specifico cofinanziamento regionale ampiamente previsto dalla norma, riusciva in un certo qual modo a creare le condizioni affinché una serie di questioni incresciose, anche dal punto di vista della sopravvivenza di decine di migliaia di aziende agricole delle regioni in questione, potesse trovare un adeguato riscontro. Che cosa è successo nel prosieguo? Il Ministero delle politiche agricole, il Ministero dell'economia ed anche le regioni interessate attivarono le opportune procedure - tra l'altro, in quel periodo ha ben operato la Conferenza Stato-regioni e, in particolare, il ministro delle politiche regionali dell'epoca -, si riuscì ad avviare l'iter previsto dalla legge, le somme vennero adeguatamente ripartite tra le regioni interessate e venne addirittura erogata in favore delle stesse la prima annualità del limite di impegno.
Successivamente, la finanziaria del 2004 (la legge n. 350 del 2003) intervenne, seppure in maniera assolutamente indiretta, sulla questione; con l'articolo 3, commi 16 e 20, si ritenne infatti di non doversi procedere all'attuazione delle norme sopra citate in favore delle aziende agricole, di fatto bloccando l'utilizzo dei limiti di impegno. Evidentemente, tutto questo ha creato una serie di difficoltà alle regioni interessate, ma soprattutto alle aziende agricole. Infatti, quei limiti di impegno, attualizzati utilizzando la Cassa depositi e prestiti, servivano a costituire un'ingente risorsa finanziaria necessaria per poter effettuare quella politica di risanamento dei consorzi di bonifica ma, soprattutto, delle aziende agricole, che avrebbero potuto ripianare la loro posizione debitoria e, quindi, creare e ricreare quelle premesse di sopravvivenza e di rilancio del loro sistema economico.
La questione ha impegnato in maniera assolutamente continua l'attività delle Commissioni, ma più in generale l'attività legislativa della XIV legislatura, fino a riuscire ad intervenire nuovamente con la legge n. 71 del 2005, di conversione del decreto-legge n. 22 del 2005. Con tale legge si rilasciò la specifica autorizzazione alla Cassa depositi e prestiti per attualizzare gli stanziamenti previsti dal decreto-legge n. 138 del 2002, prevedendo quindi la possibilità di utilizzare quei limiti di impegno quindicennali.
Pensavamo di aver risolto tale questione, sulla quale sia le Commissioni competenti di Camera e Senato, sia le due Assemblee parlamentari erano intervenute; peraltro, si trattava di provvedimentiPag. 18che avevano trovato, se la memoria non mi inganna, ampia condivisione in Parlamento in quanto, anche se erano stati proposti e fortemente supportati dalla maggioranza dell'epoca, erano stati votati in sede di conversione dei decreti-legge anche dall'opposizione.
Orbene, sembra che l'iter si sia completamente bloccato per una divergenza di vedute fra il Ministero dell'economia e delle finanze, da una parte, e le regioni e il Ministero per le politiche agricole e forestali, dall'altra. Sembra infatti che a fronte del limite di impegno quindicennale di 18 milioni di euro, stabilito dai provvedimenti normativi sopra citati, il Ministero dell'economia e delle finanze intenda invece dare il via libera per un'attualizzazione soltanto decennale dell'impegno.
È chiaro che questa posizione divergente crea non soltanto enormi difficoltà affinché l'intera vicenda si sblocchi, ma crea anche difficoltà per quelle regioni che nei loro bilanci avevano già iscritto i cofinanziamenti; in particolare per la regione Puglia, che aveva già dato il via libera affinché si ristorassero completamente le posizioni delle aziende interessate. Tuttavia crea delle difficoltà per tutte le altre regioni, in particolare per la regione Sicilia, che è fortemente interessata da quei provvedimenti normativi, sia quello del 2002 sia quello del 2005, che peraltro sembrava aver dato un esito positivo all'intera questione.
Questa posizione di divergenza fra il Ministero dell'economia e delle finanze e quello per le politiche agricole e forestali oggi rende di fatto non applicata una norma legislativa che per ben due volte è stata esaminata ed approvata dal Parlamento e che dunque fa parte a pieno titolo del nostro ordinamento giuridico. L'interpellanza in oggetto intende sottolineare l'intera questione e quindi questa divergenza esistente, tra l'altro ben illustrata in una nota, che il sottosegretario conoscerà, del Ministero per le politiche agricole e forestali del febbraio 2006, a firma del capo dipartimento interessato.
Dunque oggi chiediamo al Governo una risposta precisa, proprio per dare certezza intanto al Ministero per le politiche agricole e forestali e alle regioni interessate, ma soprattutto a quelle decine di migliaia di aziende agricole che, a distanza di quattro anni, aspettano ancora quelle risorse che servono per ristorare una situazione economico-finanziaria di grande appesantimento e per creare le premesse per un ripianamento delle posizioni debitorie pregresse. Se attuata, si tratterebbe pertanto di una normativa che consentirebbe di fatto di continuare a fare impresa in vastissime aree d'Italia, in particolare del Mezzogiorno d'Italia e della Sicilia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alfiero Grandi, ha facoltà di rispondere.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'interpellanza in oggetto, presentata dall'onorevole Marinello, pone questioni in ordine ai limiti di impegno autorizzati a sostegno delle aziende agricole ricadenti nei territori danneggiati dalla siccità, nonché in ordine alla legittimità dell'ammortamento a carico dello Stato dei relativi mutui assunti da parte delle regioni in data antecedente all'entrata in vigore della legge n. 71 del 2005, che ha previsto in luogo dei suddetti prestiti aperture di credito in favore delle regioni da parte della Cassa depositi e prestiti.
Con riferimento all'effettiva durata dei limiti di impegno, la Ragioneria generale dello Stato ha espresso l'avviso che la stessa dovrebbe essere decennale, in quanto riferita al comma 4-ter dell'articolo 13 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito nella legge 8 agosto 2002, n. 178, per la concessione di finanziamenti decennali a tassi agevolati alle imprese nei limiti degli stanziamenti autorizzati di 18 milioni di euro annui. Tali limiti di impegno, iscritti nel bilancio pluriennale nell'ambito del capitolo di spesa 7411 (Ministero dell'economia e delle finanze), devono riferirsi, pertanto, dall'anno 2002 all'anno 2011.
Per quanto concerne la legittimità dell'ammortamento dei mutui assunti dallePag. 19regioni prima dell'entrata in vigore del decreto-legge 28 febbraio 2005, n. 22, convertito nella legge 29 aprile 2005, n. 71, recante interventi urgenti nel settore agroalimentare, la Ragioneria generale dello Stato, tenuto conto di quanto previsto dalla circolare n. 13 del 2004, ai fini dell'assunzione degli impegni contabili su limiti di impegno per l'ammortamento medesimo, ritiene che gli oneri relativi a prestiti già contratti dalle regioni, o per i quali sussistano atti propedeutici configuranti obbligazioni giuridicamente perfezionate, debbano essere fronteggiati a valere sui suddetti limiti di impegno, con corrispondente riduzione delle rispettive aperture di credito disponibili concesse dalla Cassa depositi e prestiti alle regioni medesime.
La restante quota delle risorse, riferita all'apertura di credito da erogare, potrà essere ripartita tra le regioni richiedenti secondo quanto previsto, al riguardo, dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al netto delle somme già utilizzate da ciascun ente territoriale per la copertura dei prestiti già contratti.
PRESIDENTE. Il deputato Marinello ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non mi dichiaro soddisfatto. Infatti, non mi ha assolutamente convinto la risposta fornita dal sottosegretario di Stato Grandi, anche perché egli non ha fatto altro che ribadire la posizione del Ministero dell'economia e delle finanze e della Ragioneria generale dello Stato.
Rispetto a tale punto di vista, vorrei evidenziare che esistono alcune note (di cui, peraltro, ho qui con me una copia), redatte proprio dal Ministero dell'economia e delle finanze, che, ripercorrendo fin dall'inizio l'intera questione - peraltro piuttosto datata, poiché comincia nel 2002 e nel 2006 non si è ancora conclusa -, dimostrano come, evidentemente, il punto di vista della Ragioneria generale dello Stato non sia assolutamente fondato.
Vorrei rilevare, tra l'altro, che, se dovesse essere adottata la soluzione prospettata dal Ministero dell'economia e delle finanze, i danni per le regioni (ricordo che si tratta di sette o otto regioni, diffuse su tutto il territorio nazionale) e per le decine di migliaia di aziende agricole interessate sarebbero incalcolabili. Infatti, non soltanto si verificherebbe una difficoltà economica oggettiva, ma numerose aziende non si troverebbero assolutamente nelle condizioni idonee per sopravvivere, con prevedibili conseguenze non soltanto sul piano socio-economico, ma anche sui livelli occupazionali di tali imprese.
In ogni caso, la questione potrebbe essere temporaneamente affrontata tenendo conto anche di un suggerimento contenuto in una nota firmata, il 27 giugno 2006, dal presidente della regione Sicilia (di cui ho qui con me una copia) e da questi inviata ai ministeri sia delle politiche agricole, alimentari e forestali, sia dell'economia e delle finanze. In tale nota si ripercorre l'intero iter della questione in oggetto, si citano nuovamente tutte le intese all'epoca sottoscritte presso il comitato permanente per l'agricoltura della Conferenza Stato-regioni e si ribadisce che, per quanto riguarda la nostra regione, si farà valere, in tutte le sedi opportune, ciò che riteniamo un diritto.
In ogni caso, per iniziare ad offrire una risposta alle aziende agricole interessate, questo documento propone innanzitutto al Ministero dell'economia e delle finanze di concedere alla Cassa depositi e prestiti l'autorizzazione alla stipula dei contratti di mutuo anche per dieci anni, periodo sul quale lo stesso ministero e la Ragioneria generale dello Stato sono assolutamente d'accordo. Ciò, in attesa che il prevedibile contenzioso che comunque ne seguirà stabilisca esiti e soluzioni della vicenda; infatti, se il tutto si dovesse risolvere favorevolmente per l'amministrazione regionale, in seguito si potrà procedere ad una successiva erogazione.
Quindi, in sintesi, nel ritenere assolutamente non congrua la risposta data dal sottosegretario, nel contempo sottolineiamo la necessità che si sblocchi comunque la prima parte di finanziamenti in modo da fornire una iniziale risposta,Pag. 20nell'attesa che il contenzioso, peraltro già in fieri, possa comunque arrivare ad una soluzione.