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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,07).
(Regime carcerario di un detenuto nel carcere di Viterbo - n. 2-00202)
PRESIDENTE. La deputata Mascia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00202 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo solo per riassumere le ragioni per cui si è deciso di presentare questa interpellanza.
Si tratta del caso di Paolo Persichetti, un detenuto del carcere di Viterbo. Questi, peraltro, ha da tempo maturato i requisiti per poter accedere a permessi premio di cui non ha mai potuto usufruire. Ha persino maturato i requisiti per poter accedere ai benefici della semilibertà e anche con riferimento a questo - questione che sarà discussa tra qualche tempo -, siamo ancora in attesa di vedere l'evoluzione della vicenda, che non attiene chiaramente alle responsabilità del ministero.
Tuttavia, tale vicenda rimane un caso, in quanto pur avendo scontato più della metà della pena (la fine pena è prevista nel febbraio 2016), il detenuto si trova in una situazione abbastanza compromessa. Per quali ragioni è compromessa? Perché il detenuto, oltre a non avere potuto usufruire fino ad ora - e vi sarebbero molti commenti da fare a questo proposito - di quanto previsto dal nostro ordinamento, si trova in una situazione di grande difficoltà, relativamente al contesto.
In primo luogo, le difficoltà derivano dalla località in cui il detenuto soggiorna, visto che ha una madre ultrasessantenne che risiede a Roma, ed è per questo che egli richiede di essere trasferito presso il carcere di Roma; in secondo luogo, Paolo Persichetti, che insegnava a Parigi e che ha svolto attività di ricerca continuando a lavorare in tal senso, dopo avere effettuato qualche tentativo di stabilire un rapporto di collaborazione direttamente a Viterbo, ha dovuto decidere di intraprendere tale attività con l'Università di Roma Tre, altro motivo per cui il trasferimento faciliterebbe l'impegno assunto.
Per le condizioni determinatesi all'interno del carcere di Viterbo, di cui il sottosegretario è a conoscenza - sono cose che accadono normalmente -, alcuni «divieti di incontro» tra Persichetti e altri detenuti riducono notevolmente le sue possibilità di accesso ad aree di attività sportiva.
Vi è inoltre il giudizio unanime dell'area trattamentale, che sottolinea l'opportunità di un suo trasferimento, o, comunque, di una prosecuzione diversa della detenzione in atto, avendo il trattamento prodotto fino ad ora risultati positivi, essendosi stabilito un clima di fiducia e diPag. 8collaborazione, e venendosi a determinare elementi positivi, così come previsto dalla nostra Costituzione e dai nostri ordinamenti riguardo alle finalità della detenzione, mentre in mancanza di nuove circostanze si determinerebbero, secondo tutte e tre le persone impegnate in quest'area trattamentale, una regressione o l'impossibilità di procedere nell'opera di socializzazione e di recupero.
Proprio perché la finalità della pena, in particolare della detenzione, dovrebbe essere questa, mi chiedo e le chiedo, sottosegretario, quali siano le ragioni oggettive per cui tale trasferimento non si possa realizzare e perché vi siano stati alcuni dinieghi, considerato che il Persichetti è collocato tra i detenuti comuni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Manconi, ha facoltà di rispondere.
LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, per quanto riguarda le condizioni di detenzione del signor Paolo Persichetti, attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, l'interpellanza dell'onorevole Mascia rivolge al Governo due quesiti. Il primo è relativo alla piena attuazione nei confronti di Persichetti dei principi stabiliti dal nostro ordinamento in materia di esecuzione penale; il secondo è relativo ai motivi di rigetto delle istanze avanzate dal Persichetti per un suo trasferimento in un istituto romano.
Quanto al primo dei quesiti posti, come si evince dalla stessa interpellanza, il regime detentivo cui è sottoposto Persichetti appare idoneo a consentirgli di coltivare i suoi prevalenti interessi di studio e di ricerca. Gli è stata data la possibilità di disporre del proprio personal computer, da utilizzare quotidianamente dalle ore 9 alle ore 18 in una saletta appositamente attrezzata. Il che ha consentito e consente a Persichetti di collaborare con giornali e di mantenere contatti con studiosi, docenti universitari ed esponenti politici, nonché di dare alle stampe il volume Esilio e castigo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Città del sole.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha comunicato inoltre che Persichetti partecipa attivamente alla vita intramuraria e trattamentale, frequentando alcuni corsi organizzati nell'istituto di Viterbo, dimostrando attenzione e interesse.
Si segnala, infine, che il tribunale di sorveglianza di Roma ha fissato in data 8 novembre 2006 l'udienza per la trattazione e la discussione della domanda di semilibertà, presentata dal Persichetti, e in data 5 dicembre 2006 l'udienza per la trattazione e la discussione del reclamo proposto dal detenuto avverso il provvedimento di rigetto della sua istanza di permesso premio.
Quanto al rigetto delle richieste di trasferimento in un istituto romano, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto presente che l'attuale sede di assegnazione è stata individuata coniugando le esigenze di gestione penitenziaria, relative alla particolare fattispecie dei reati ascritti al Persichetti, con quelle familiari, risultando la casa circondariale di Viterbo, tra le sedi ritenute idonee, quella più prossima al luogo di residenza della famiglia.
Quello stesso criterio di bilanciamento dei legittimi interessi del Persichetti con le peculiari necessità di osservazione penitenziaria, derivanti dai reati ascrittigli, compiuto a suo tempo dall'amministrazione penitenziaria in occasione di una precedente richiesta di trasferimento (parzialmente accolta) da Ascoli a Roma ha determinato il rigetto delle due successive istanze di ulteriore trasferimento da Viterbo a Roma.
La direzione generale competente dell'amministrazione penitenziaria non esclude, tuttavia, che nuovi elementi di valutazione del percorso detentivo di Persichetti possano consentire in futuro il suo trasferimento in un istituto romano.
PRESIDENTE. La deputata Mascia ha facoltà di replicare.
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GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, non posso essere soddisfatta perché, sinceramente, non comprendo le ragioni per le quali Persichetti non possa essere trasferito a Roma.
Si è fatto riferimento alla possibilità concessa al Persichetti di disporre di un computer e di utilizzarlo per nove ore giorno, e questo è vero (si è aspettato un anno e mezzo per avere la disponibilità di questo computer). Si è fatto riferimento alla collaborazione con un giornale, ed è vero; si tratta di un giornale che ha sede a Roma. Si è fatto riferimento alla circostanza che abbia scritto libro. Penso che tutti questi elementi dovrebbero confermare il percorso di recupero di questa persona e ciò che è stato scritto nella lettera inviata dall'area trattamentale che fa il bilancio riguardo a questo percorso.
Il trasferimento di Persichetti da Ascoli risale a molti anni fa. Per quanto riguarda il suo trasferimento a Roma, chiaramente si parla di Rebibbia o comunque di un grande carcere che disponga di tutte le strutture e degli spazi che possano tener conto di ciò che il sottosegretario ha evidenziato, vale a dire la fattispecie dei reati. Alla fattispecie dei reati, tuttavia, consegue un trattamento nel carcere che garantisca il rispetto di determinati criteri. Tra l'altro, essendo Persichetti collocato tra i detenuti comuni, non vedo quale sia l'ostacolo che impedisca di individuare un'area adeguata in una realtà come quella romana.
È vero che fino a questo momento il Persichetti ha potuto usufruire della possibilità degli incontri; tuttavia, la fatica per poter conseguire questo obiettivo è facilmente comprensibile da chi conosce la realtà di Viterbo: il carcere si può raggiungere in macchina. Nel caso specifico, il problema riguarda la mamma del Persichetti, ma vi sono numerose richieste di incontro avanzate dai colleghi dell'università di Parigi. Con il treno, invece, una volta arrivati alla stazione, è necessario prendere il taxi. In una situazione di detenzione, questi elementi contano molto.
Non comprendo la ragione di questo diniego. Questa mattina, forse sollecitato proprio da questa interpellanza urgente, vi è stato il terzo diniego.
Faccio appello, in particolare, all'ultima apertura del signor sottosegretario, il quale ha affermato che sarà valutata la sussistenza di nuovi elementi. Penso che, in queste situazioni, si debba tener conto delle condizioni oggettivamente esistenti, che credo siano state già indicate e sottolineate.
Insisto soprattutto nel ricordare l'area trattamentale, dalla quale si evince, testualmente, che «(...) ha partecipato fattivamente ad ogni forma di socializzazione, mantenendo sempre un clima di fiducia, ma il suo itinerario, sotto questo aspetto, non può essere qui ulteriormente implementato. La sua permanenza, al contrario, viste anche le circostanze già enucleate, potrebbe, invece, causare una possibile critica battuta di arresto al proseguimento equilibrato della detenzione (...)».
Credo si tratti di parole molto importanti, e chi si assume la responsabilità di scriverle ha compiuto, evidentemente, tutte le valutazioni necessarie. Siccome desidero sottolineare che sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi prevedono la detenzione quale strumento finalizzato al recupero ed alla socializzazione del detenuto, mi sembra che, in questo caso, vi siano tutti gli elementi affinché la domanda di trasferimento in oggetto possa essere valutata diversamente in futuro. Vorrei che ciò si accompagnasse ad un percorso giuridico rispetto al quale vi sarebbero ulteriori considerazioni da formulare. Lasciatemi sinceramente dire che non ho mai visto una situazione così discutibile, sotto diversi punti di vista, nei confronti di una persona che ha commesso un reato (poiché così è stato comunque giudicato).
Da quanto so riguardo a tale detenzione (ed ho seguito questo caso lungamente, sin da quando questa persona si trova in carcere), infatti, non ravviso francamente le ragioni per cui vengano fornite queste risposte: pertanto, non miPag. 10rimane che attendere e sperare nei nuovi elementi cui faceva riferimento il signor sottosegretario.