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Discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo (ore 18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussionePag. 79della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritto a parlare l'onorevole Leone, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00241. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente. Il fatto esposto nella mia mozione è noto: per chi non lo conosce, lo riepilogo velocemente. Il Ministro Di Pietro, intervenendo in merito ad alcune richieste di chiarimento avanzate dal Commissario europeo Charles McCreevy - spero di aver pronunciato bene il suo nome - sulle concessioni autostradali, ebbe a dichiarare (si tratta di notizie riportate dai giornali): «se un giorno Bruxelles, che ci chiede tutte queste spiegazioni, ci potesse anche dire chi gli manda tutte le veline ci farebbe un favore».
Perché è venuta fuori questa frase? Vi era una sorta di diatriba sulla correttezza di alcune procedure o su alcuni modi per risolvere una certa questione in materia autostradale e vi era, da parte della Commissione europea, un avviso contrario rispetto alle azioni compiute dall'Italia, e quindi dal Ministro Di Pietro.
A noi sembra che quella dichiarazione nei confronti di un Commissario europeo sia un po' eccessiva. A nostro avviso, il Ministro Di Pietro, nel momento in cui ha reso quella dichiarazione, non rappresentava se stesso, o comunque il Ministero la cui delega è stata a lui assegnata, ma sicuramente l'intero Governo, e quindi l'intero Paese, in sede europea.
Questo battibecco e questo comportamento del Ministro sono emersi anche attraverso la stampa, e lo stesso Di Pietro ha addirittura ipotizzato una sorta di complotto nei suoi confronti, dando la stura a tutta una serie di ipotesi, legate al fatto che qualcuno suggerisse al Commissario europeo di fare quelle dichiarazioni a suo danno.
Sentiremo poi dal rappresentante del Governo quale sia la posizione dell'Esecutivo non solo sul comportamento del Ministro Di Pietro, ma anche sull'ipotesi dallo stesso formulata. Vorremmo sapere se, quando tale dichiarazione è stata espressa, essa fosse o meno legata a qualche precedente o a qualche «velina», giunta certamente non da Antonio Leone, ma sicuramente da qualche membro del Governo o dallo stesso Presidente del Consiglio, forse anche per l'esperienza in materia di veline dallo stesso maturata in qualità di Presidente della Commissione europea.
Non lo sappiamo. È una domanda che sottoponiamo all'attenzione del Governo non solo al fine di stigmatizzare il comportamento del Ministro Di Pietro, ma anche al fine di richiamare lo stesso Presidente del Consiglio alle regole dettate dalla legge. Non si tratta, infatti, di regole della politica o di regole di correttezza, legate soltanto a un buon comportamento ovvero al comportamento del buon padre di famiglia, che un membro del Governo dovrebbe comunque osservare. E non ci sembra che in questo caso il Ministro Di Pietro abbia osservato tale comportamento, tenendo un atteggiamento che non ha certo fatto onore all'Italia.
Inoltre, come dicevo prima, il Presidente del Consiglio è «preposto» all'attuazione di una normativa - la legge n. 400 del 1988 - che disciplina l'attività di Governo e l'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, proprio al fine di ottenere una posizione univoca con una sorta di «controllo» che non ricorre per i singoli Ministri, ma che può essere esercitato nelle ipotesi in cui il singolo Ministro travalichi, per l'azione politica che in quel momento sta svolgendo, la sfera dei poteri legata alla sua delega, ossia i poteri gli vengono attribuiti dalla delega conferitagli dal Presidente del Consiglio, e va a rappresentare in Europa non il Ministero delle infrastrutture, ma l'intero Governo e l'intera Italia.Pag. 80
La ratio di quella norma è legata proprio a questo aspetto. Tant'è vero che il Presidente del Consiglio ha inteso addirittura estendere quella norma, scritta nei confronti dei componenti del Consiglio dei ministri, anche con la sua azione personale.
Ricorderete tutti i famosi undici o dodici punti elencati in occasione di una crisi di Governo, una pseudo crisi. Tra i suddetti punti - mi sembra si trattasse dell'undicesimo - si prevedeva una «delega» al portavoce, finalizzata ad esprimere una posizione univoca su tutte le questioni di Governo.
Sapete tutti chi era e chi è il portavoce: lo ricorderete perché non ha praticamente mai svolto la funzione di portavoce e ognuno è sempre «andato a ruota libera».
Ma evidentemente il Presidente del Consiglio conosceva la norma, nel momento in cui ha inventato per Sircana quel tipo di ruolo, legato anche al fatto che occorre sempre qualcuno, ai fini dell'univocità delle dichiarazioni e dei comportamenti, che deve comunque controllarli, in maniera legittima, così come si rinviene nella norma e nel caso che ci occupa, e ciò vale anche nei confronti di un Ministro.
Attraverso la mozione da noi presentata, non chiediamo solo che ci venga fornita qualche risposta in ordine ai motivi del comportamento tenuto. In altre parole: se emerge che si tratta solo di una questione caratteriale, ne abbiamo viste compiere tante altre da parte del Ministro Di Pietro: una più o una meno non ci scandalizza. Ma se la dichiarazione uscita dalla bocca dell'ex pubblico ministero è legata a qualche verità in ordine al lancio di veline - non mi riferisco a veline televisive - operato da qualcuno del Governo o dallo stesso Presidente del Consiglio nei confronti del Commissario europeo, ci sembra che ciò faccia assumere alla vicenda qualche risvolto un po' equivoco sul quale deve essere fatta chiarezza.
Se così non fosse, e il Ministro Di Pietro ha semplicemente manifestato le sue doti caratteriali, nel momento in cui ha tacciato il Commissario europeo di collusione con non so chi, evidentemente il Presidente del Consiglio deve assumersi la responsabilità anche di quanto affermato da Di Pietro, e deve comunque pretendere che l'Italia non venga «resa ridicola» attraverso quelle dichiarazioni.
Con la mozione da noi presentata, desideriamo che il nostro Governo si scusi con il Commissario europeo Charles McCreevy e chiediamo, se possibile, che emerga il motivo delle dichiarazioni riportate.
A noi, comunque, basta che vengano stigmatizzati quei comportamenti: non perché siamo l'opposizione, ma perché siamo cittadini italiani, ed è quanto ci interessa nei confronti delle altre nazioni europee.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, come gruppo parlamentare Italia dei Valori abbiamo accolto la mozione in esame con un misto di rammarico e di soddisfazione.
Il rammarico nasce perché, con riferimento alla riportata battuta giornalistica - credo di nessuna importanza, di nessun rilievo e di nessun interesse - l'aspetto più grave non è il fatto che essa sia stata pronunciata, ma il fatto che ci troviamo oggi a parlarne in questa sede.
Una democrazia si nutre anche e forse soprattutto dell'apporto dell'opposizione, dell'atteggiamento incalzante di chi, dall'opposizione, sospinge l'azione del Governo, la controlla, si fa carico di proposte e di una visione alternativa del governo e della gestione della cosa pubblica di un Paese.
Spiace veramente - ed è la considerazione più profonda - osservare che quel tempo che il Regolamento della Camera e le tradizioni democratiche del nostro Paese e di questa istituzione riconoscono fondamentalmente e giustamente all'opposizione, venga tutto sommato così miseramente sciupato nel discutere di una banale ricostruzione giornalistica, nel discutere di qualcosa che neppure l'indiscussa e innegabile abilità oratoria del collega Leone,Pag. 81nel tentativo di attribuirle un minimo di pathos, è lontanamente riuscita anche solo a prefigurare come rilevante.
Dall'altro lato abbiamo accolto con soddisfazione la mozione - ovviamente lo dico con una certa ironia - perché proviene da un'opposizione che per un anno e mezzo ha dimostrato come propria unica dimensione, come unico modo in cui riesce a concepire, a pensare, a intendere, a manifestare se stessa, quello di una mera contrapposizione. Parliamo, infatti, dell'opposizione della spallata continua, che chiede le dimissioni del Presidente del Consiglio la mattina, che a pranzo stigmatizza l'opera di un Ministro e la sera diede le dimissioni di un altro. Se al di là di ciò questa opposizione oggettivamente non sa andare e questa banalità, con rispetto parlando, è tutto quello che è riuscita a pensare e a contestare a un Ministro che pure si occupa di un settore strategico per il Paese come è quello delle infrastrutture, allora evidentemente questo Ministro e questo Governo tutto sommato stanno davvero facendo bene. Non è riuscita ad immaginare altro che questo, da contestare.
In ogni caso dedicando le poche parole che questa mozione merita, ritengo opportuno sottolineare quello che mi sembra sia sotto gli occhi di tutti, ovvero che il Ministro delle infrastrutture e il Governo italiano hanno con l'Unione europea un rapporto di reciproco e assoluto rispetto e collaborazione. Anche nella gestione di situazioni e di controversie delicate, dove pure l'Italia in alcuni casi ha espresso posizioni e valutazioni difformi rispetto a quelle della Commissione europea, c'è sempre stato un franco confronto che ha portato di volta in volta o alla modifica delle posizioni originarie della Commissione o quando questo non è avvenuto a un adeguamento ugualmente rispettoso del Ministero delle infrastrutture e del Governo italiano.
Non credo veramente di dover andare oltre, mi permetto soltanto di sottoporre al collega Leone, che purtroppo ha abbandonato l'Aula, una constatazione conclusiva. Prendiamo atto che vi è stato un sussulto di formalistico rigore da parte sua e da parte del suo gruppo. Tale sussulto rappresenta comunque un contributo da prendere in considerazione, anche se non adeguato per le ragioni che adducevo prima. Tutto ciò lo dovrà portare quantomeno a prendere di nuovo carta e penna.
Visto che l'onorevole Leone ci tiene in modo così estremo alla tutela dell'immagine e della dignità del Paese e del popolo italiano - cosa che tutti condividiamo - credo che non potrà esimersi, per dovere di completezza, dal vergare di suo pugno una lettera di scuse, visto che il diretto interessato in questi anni non ha ritenuto di farlo, al Primo Ministro danese Rasmussen. Quest'ultimo, infatti, si trovò in una conferenza stampa ufficiale sottoposto all'evidente imbarazzo di assistere ad una sceneggiata familiare dell'allora Premier Berlusconi. Un'altra lettera di scuse la dovrà indirizzare all'intero consesso del G8 che nel 2002 a Madrid si vide ugualmente costretto al pubblico ludibrio nel momento della foto ufficiale conclusiva dei lavori, grazie al poco edificante gesto compiuto da parte dell'allora Primo Ministro italiano, Berlusconi, di fare le corna a un collega. Si tratta di comportamenti che sicuramente l'onorevole Leone non mancherà di stigmatizzare. Così come, con ben altra importanza, formalità e ritualità, il Parlamento europeo ha stigmatizzato il comportamento del vicepresidente della Commissione europea, onorevole Franco Frattini, il quale, evidentemente non avvezzo al fatto che in Europa alcune abitudini della politica italiana, quale quella di raccontare frottole, non sono apprezzate, si è sentito ricordare che, da vicepresidente della Commissione europea nel citare, nel ricordare, nel menzionare in dichiarazioni pubbliche, atti rilevanti e vincolanti della Comunità europea, si presuppone il dovere della verità.
Per tutte queste ragioni il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questa mozione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
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GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, anch'io intendo intervenire molto brevemente. La prima sensazione è che alcuni colleghi in questa Assemblea non abbiano proprio nessuna memoria oppure facciano finta di non averla.
Il collega Leone, insieme a me e a tanti altri, era presente nella scorsa legislatura, e credo che molte volte abbiamo sofferto non tanto per la mancanza di forma e di rispetto nei confronti dell'Europa e di quello che essa rappresenta, ma perché nella sostanza ci pareva che in molte occasioni venisse a mancare la significativa presenza, sempre dimostrata dall'Italia nei decenni passati, e l'apporto che il nostro Paese ha sempre dato alla costruzione della casa comune europea. Voglio fare riferimento, anche se lo ha già fatto il collega Donadi, al fatto che nel corso della passata legislatura abbiamo dovuto subire alcuni atteggiamenti che certamente non hanno conferito credito e non hanno costruito la credibilità del nostro Paese, anzi l'hanno intaccata. Mi riferisco al gesto delle corna fatto da Berlusconi, immortalate in una foto ufficiale, ad un incontro di Capi di Stato e di Governo, che non credo possa definirsi una simpatica fotografia.
Ricordo anche l'appellativo «kapò» che il Presidente Berlusconi pronunciò indirizzandolo al capogruppo della delegazione del PSE al Parlamento europeo, proprio nel corso dell'insediamento dell'ultimo semestre di Presidenza italiana. Da ultimo, lo sfoggio - se mi consentite e se fosse possibile per lui - di qualità da latin lover sempre da parte del Presidente Berlusconi nei confronti della Presidente finlandese, che ha provocato l'incredulità nelle Cancellerie europee, ma soprattutto uno spiacevole incidente diplomatico che poi lo stesso Berlusconi ha voluto chiudere con scuse tanto veloci quanto imbarazzate.
Sul piano politico non possiamo non ricordare quanto la Lega Nord ha rappresentato più volte ed espresso, non solo nei raduni di partito, ma anche per bocca di esponenti leghisti Ministri in carica e, quindi, con responsabilità di Governo. L'Europa è sempre stata vissuta da questa forza politica con un certo fastidio, distacco e sufficienza: ricordiamo in proposito la definizione di Europa «Forcolandia» e, da ultimo, l'Europa definita «l'Unione Sovietica dell'Occidente».
Ricordo tutto ciò perché tutti i colleghi, in questo Parlamento, rappresentino le forze politiche ma anche il popolo italiano; penso, altresì, che il popolo italiano abbia sicuramente una memoria chiara e precisa. Pertanto, non ho difficoltà a esprimere anche il mio stupore nel leggere le parole del Ministro Di Pietro; tuttavia, ritengo che vi siano momenti, che sono definiti e sono effettivamente formali e ufficiali, e che vi siano altresì modalità, espresse in situazioni particolari, per farsi capire in maniera più diretta.
Non voglio entrare nel merito della specifica questione, ma voglio cogliere l'occasione per affermare che nella mozione in esame, il cui primo firmatario è il collega Leone, mi pare di leggere una preoccupazione per l'Europa. Mi pare di leggere anche la volontà di rimettere il nostro Paese in prima fila rispetto ai temi dell'integrazione e della costruzione europea, quindi intendo cogliere tale intenzione anche con un senso di soddisfazione, perché da parte di questa forza politica e, in generale, del centrodestra non avevo mai sentito delle parole così preoccupate nei confronti dell'Europa, non avevo mai sentito degli inviti così forti nei confronti delle istituzioni europee.
Siamo certamente a favore del rispetto di tutte le regole e di tutte le leggi come veniva ricordato in questa sede, ma pensiamo e siamo convinti che le regole debbano sempre esprimere una sostanza, debbano sempre essere accompagnate e accompagnare un contenuto.
Riteniamo che quella che oggi verrebbe invitata da parte del collega Leone a porgere le sue scuse, è la persona che negli anni in cui ha condotto e guidato il Governo italiano è riuscita, certamente non da sola, a imprimere un'accelerazione nei confronti della nostra adesione all'Europa: penso ai Trattati di Maastricht e alla moneta unica europea. Sono questi i fatti sostanziali. Ed è la stessa persona - ilPag. 83Presidente Prodi - che nei cinque anni di Presidenza europea ha sostenuto un'altra scelta importante, l'allargamento dell'Unione europea ai Paesi dell'ex Unione Sovietica, con la ricostruzione davvero dell'unità europea.
Penso che questi siano gli elementi che - mi permetto di ricordare, senza nulla togliere all'impegno personale del Presidente Prodi - il centrosinistra porta sul tavolo della sfida europea. Non può essere certamente una mezza battuta a intaccare la credibilità del nostro sentire e agire europeo, del nostro voler avanzare in termini di unità europea.
Concludo, perché non voglio neanch'io sottrarre troppo tempo. Ma l'occasione mi è buona per dire che il gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo crede davvero nell'Unione europea. Siamo impegnati affinché l'Europa cresca in termini di coesione e affinché si riesca ad individuare le strade per essere protagonisti nello scenario internazionale. In tale direzione si rivolge il nostro impegno, perché, dopo la frenata che ha avuto il Trattato di Costituzione europea, che nell'ultimo summit di Lisbona ha ripreso il suo cammino, vi possa essere una ripresa veloce che ci conduca ad un'approvazione nel più breve tempo possibile, anche in questa sede come - ci auguriamo - in tutti gli altri Paesi europei, per giungere alle prossime elezioni europee con una Carta costituzionale condivisa e formalmente approvata.
Il Corriere della sera qualche giorno fa riportava un'indagine (per quanto non abbia elementi particolari per conoscerne la scientificità) nella quale si confermava che le italiane e gli italiani ripongono ancora una grande fiducia - oserei dire - una grande speranza nell'Europa, nelle sue istituzioni, nel cammino di unificazione e di integrazione europea.
Credo che questi siano gli argomenti veri e la strada da percorrere affinché il Parlamento non si perda nella strumentalità ma si ritrovi attorno ai contenuti con un po' di chiarezza e con un po' di coraggio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si pronuncerà, al momento del voto, contro la mozione Leone ed altri n. 1-00241, in quanto, a mio avviso, il suo contenuto avvilisce il ruolo del Parlamento, riducendolo a mera cassa di risonanza di propaganda politica, e pretende di affrontare, in modo molto strumentale, temi che, invece, sono rilevanti.
Infatti, discutere di quale dev'essere il codice di comportamento corretto tra le istituzioni e di quali debbano essere gli interventi (le scuse e cose di questo genere) quando tale codice viene violato, così come discutere di quali siano i limiti del potere di esternazione di un Ministro nei confronti dell'indirizzo di politica generale del Governo, in astratto, sembrerebbero temi significativi ed importanti. Tali temi, tuttavia, perdono di importanza e valore quando vengono agitati, in maniera così strumentale e propagandistica, da una parte politica la cui credibilità su questo terreno è, certamente, molto bassa.
Altri colleghi, prima di me, hanno ricordato fatti, episodi ed occasioni in cui questo corretto codice di comportamento tra le istituzioni italiane ed europee, nonché questa rigida applicazione della legge n. 400 del 1988 (che, quindi, era già in vigore anche all'epoca del Governo presieduto da Berlusconi), venivano tranquillamente calpestati e messi sotto i piedi da comportamenti concreti.
Come è stato ricordato, vi sono state molte occasioni che non rendono credibile questa mozione e che inficiano il tentativo di voler proporre questioni serie in modo assolutamente strumentale e propagandistico. Si sono verificati numerosi fatti ed episodi (ne è stato fatto un elenco) e ricordo anch'io le dichiarazioni rilasciate, durante il congresso del Carroccio, dall'allora Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione, Bossi, nei confronti dell'Europa. Si trattava di un Ministro in carica, il quale parlava dell'Europa inPag. 84termini francamente offensivi - accostandola al fascismo - e che costrinsero, allora, il portavoce della Comunità europea ad esprimere rammarico al riguardo. Ebbene, io non ho mai sentito, da parte delle forze che oggi vogliono fare la morale a questo Governo e a questi Ministri - una parola di scusa o di rammarico. Al contrario, ricordo che l'allora Ministro delle politiche comunitarie, l'onorevole Rocco Buttiglione, affermò che, in fondo, l'onorevole Bossi aveva il diritto di esprimere la propria opinione, anche se la linea del Governo rimaneva fortemente europeista. Egli non si associò, dunque, alle proteste che pure dovevano essere fatte, in quella occasione, nei rapporti con le istituzioni europee, ma anzi giustificò, sia pure affermando che la linea del Governo era un'altra. Anche in quella occasione, pertanto, al di là del merito della dichiarazione, si pose un problema della corretta applicazione della legge n. 400 del 1988, relativamente al potere di esternazione di un Ministro, nei confronti del potere complessivo di indirizzo generale del Governo.
Tuttavia - ripeto - tutto questo non è mai stato sollevato da parte di quelle forze che oggi vogliono sollevare tale problema: ciò inficia la credibilità dei temi che vengono proposti dalla mozione Leone ed altri n. 1-00241 e, quindi, la riduce a strumento, appunto, di iniziativa propagandistica.
Si tratta di un'iniziativa propagandistica legittima, che tuttavia, a mio avviso, mortifica il ruolo del Parlamento su argomenti che invece potrebbero anche essere seri, fuori da questo contesto di propaganda. Se, infatti, vogliamo discutere fino in fondo certi temi e certi problemi, il riferimento a veline che sarebbero arrivate al commissario europeo non è un riferimento elegante: appare, appunto, una battuta giornalistica.
Se vogliamo invece discutere, non di veline, ma delle pressioni fatte, a livello europeo, da gruppi organizzati, da grossi interessi economico-finanziari, da lobby per cercare di orientare l'azione della Commissione europea in un senso o nell'altro, allora discuteremmo di una questione molto seria e probabilmente, su questo terreno, potremmo anche trovare, qui in Parlamento, punti reali di convergenza e di condivisione.
Mi pare dunque che non abbiamo materia per questa discussione, perché - lo ripeto - non c'è credibilità nel modo in cui tali questioni vengono sollevate e perché esse vengono agitate strumentalmente. Queste sono le ragioni per le quali auspico da parte dell'onorevole Leone il ritiro della mozione, perché non mi pare che essa possa produrre qualche effetto significativo per il Parlamento italiano. Se ciò non avvenisse, esprimeremo voto contrario su di essa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, hanno svegliato il cane che dorme, continuando ad attaccare la Lega riguardo ad una mozione con cui la Lega non ha nulla a che fare, e dunque devo rispondere, anche come presidente della Lega Nord per l'indipendenza della Padania.
La mozione al nostro esame non ci appassiona molto, perché fa un po' il verso a quanto voi avete fatto per cinque anni, ossia cercare di attaccarvi ad ogni singola cosa e ad ogni singola frase e cercare sempre di fare la polemica politica. Voi lo avete fatto anche per questioni molto più stupide e meno importanti, per cui non venite a fare la morale a nessuno perché siete gli ultimi a poterlo fare.
Il collega Leone e il gruppo di Forza Italia hanno deciso di presentare la mozione e credo che sia legittimo discuterne, perché comunque riguarda implicazioni nel rapporto con l'Unione europea, e quindi ritengo che la questione non possa essere tranciata come qualcosa da non discutere.
Penso, invece, che sia meno legittimo cercare di rinfocolare i vari discorsi, altrimenti dovremmo entrare nel merito. Non voglio tirare in ballo tutte le dichiarazioni cui, purtroppo, abbiamo dovuto sottostare nell'ultimo anno e mezzo, altrimenti altro che mozione Leone, ne dovremmoPag. 85presentare cinquanta! Basti pensare all'ultimo scontro fra Di Pietro e Mastella e alle affermazioni di Scalfaro, che adesso è un po' che sta in silenzio. Avete una pletora di Ministri e avete addirittura dovuto portarli in convento, perché stavano parlando troppo e ogni volta che parlavano dicevano stupidate! Invece di cercare di aggrapparvi ad aspetti che non c'entrano nulla, dovreste forse provare un po' di vergogna e assumervi un po' di responsabilità.
Per quanto riguarda le affermazioni fatte in riferimento alla Lega, vorrei sottolineare che noi abbiamo sempre svolto una critica sull'Europa perché ci sembra molto stupido essere «euro-entusiasti» senza entrare mai nel merito, mentre credo che sia più corretto, nei confronti dei nostri concittadini, essere ogni tanto anche un po' meno «euro-succubi». Quando l'Europa diventa un maglio che non ci permette sviluppo, a cui diamo contributi senza ricevere nulla in cambio, credo che non si stia facendo politica. Essere europeista a tutti i costi vuol dire accettare ogni cosa?
Ragioniamo sul mandato di cattura europeo, facciamolo in maniera pacata, ma ragioniamoci sopra: vogliamo essere responsabili nei confronti dei nostri concittadini o vogliamo porre un problema? Castelli lo fece, ma questo Parlamento non ne ha mai discusso in maniera ampia, e forse sarebbe ora di cominciare a farlo. L'Europa ci impone una «dose minima di pedofilia» e noi - che siamo «euro-entusiasti» - la subiamo passivamente o vogliamo discuterne? Anche su questo aspetto Castelli tenne duro, in quanto si tratta di affermazioni che fanno gridare allo scandalo! Capisco che il Belgio e gli altri Paesi europei abbiano delle priorità, ma sono priorità che non ci riguardano.
Sul territorio c'è stata poi una battaglia, durata anni, sulle quote latte: oggi stanno ammettendo di aver fatto un grosso errore e dei disastri, in pianura padana, nelle nostre aziende agricole. Ci stanno dicendo che aumenteranno tali quote perché tanto, entro qualche anno, le toglieranno. Tre disastri, quindi, l'Europa li ha causati.
Non ci hanno detto che l'Europa avrebbe prodotto il raddoppio dei prezzi a parità di pensioni e stipendi, senza calmierarli. C'era un Prodi, Romano Prodi, che oltre a fare disastri in Italia ne ha fatti per cinque anni in Europa. Vi invito ad andarvi a rileggere l'Economist: per cinque anni ci ha considerato una massa di deficienti, perché avevamo mandato Romano Prodi in Europa a presiedere la Commissione europea.
Prima di fare delle battute ovvie, cerchiamo un attimo di guardarci in casa: abbiamo creato dei disastri alla nostra gente. «Forcolandia» e certi atteggiamenti forti della Lega, che abbiamo condiviso, sono stati anche il mezzo, più di una volta molto utile, per riuscire ad attivare un dialogo, anche di critica costruttiva, con l'Europa: se non ci fosse stata la battuta forte di Bossi, questo dialogo non sarebbe mai cominciato. Invece di guardare il pelo, che magari nasconde la trave, cominciamo a guardare le cose per come stanno: l'Europa, purtroppo, è una macchina burocratica, tecnocratica, tecno-burocratica (qualcuno dice che ormai è una bestia che va affamata, nel senso tecnico-burocratico, perché non è più governabile). È una macchina nella quale si producono atti inutili: il Parlamento europeo - Castagnetti c'è stato, lo sa bene - alcuni anni fa ha discusso per sei mesi su come dovevano essere gli ortaggi in Europa, decidendo come doveva essere rotondo il pisello che usciva dai campi europei o quanto doveva essere lungo il cetriolo dei campi europei!
È questo il Parlamento europeo nel quale i fondatori dell'Europa credevano? È questo il Parlamento europeo da cui ci aspettavamo delle risposte concrete per il territorio? È questo il Parlamento europeo per cui continuiamo a dire agli italiani che l'Europa è una grande risorsa e una grande opportunità? L'euro è inviso a tutti, non c'è più un cittadino che lo possa soffrire! Si decide solo in sede di Commissione europea, per alcune materie all'unanimità, altrimenti le scelte non passanoPag. 86(spesso le decisioni non vengono prese). È questa l'Europa che doveva essere quella grande rivoluzione politica internazionale che ci avrebbe dato un ampio respiro?
Credo che oggi l'Europa, purtroppo, sia una grande palla al piede, ed è meglio che capiate che è ora di cominciare a dirlo, perché si possano avere delle conseguenze (ad esempio, ridiscutendo un patto con l'Europa: ciò, in alcuni casi, sarebbe utile). Non mi scandalizzano le parole di Di Pietro: ha posto questioni sulle quali in altri momenti anche noi della Lega avevamo cercato di richiamare l'attenzione con la stessa forza.
Mi sembra utile, invece, che con i cittadini si faccia un ragionamento: le aziende che vantaggi hanno avuto grazie all'Europa? Quanto paghiamo ogni anno all'Europa e quanto ci torna indietro? Qual è lo sviluppo che ci sta dando l'Europa e quali sono, in termini politici, gli insegnamenti o gli indirizzi che ci sta dando l'Europa? Chiedetevi questo e, se foste coerenti ed onesti, dovreste dire non tanto che Bossi ha ragione, perché questo non lo direte mai, ma, magari, dovreste dire che forse è giunto il momento di cominciare a interrogarci su cosa ci stiamo facendo in Europa.
Credo che la discussione su questa mozione sia puramente formale. Il fatto che Rifondazione Comunista e il Partito Democratico voteranno «no», invece, dimostra quanto siete lontani dalla gente, chiusi nei vostri palazzi, uno magari insieme alla mummia di Lenin a Mosca, quell'altro insieme a Veltroni, chiuso dentro il Campidoglio, ma non vi rendete conto di come la gente sta vivendo gli scenari politici.
Penso che, invece di ragionare di queste stupidate...
ANTONELLO FALOMI. Dillo a Leone!
ANGELO ALESSANDRI. ...dovreste rendervi conto che con l'indulto avete creato un danno alla popolazione; avete fatto una politica che investe sull'insicurezza; state massacrando le partite IVA di quelli che lavorano, e avete ancora il coraggio di venire dentro a quest'aula a fare dei proclamini politici, citando le frasi che uno ha detto e che uno vorrebbe dire.
Credo che questo indichi davvero la lontananza della politica, e la gente lo sta percependo sempre più.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione presentata.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà anche il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
RICARDO FRANCO LEVI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Ministro Antonio Di Pietro, al di là di quanto riportato dalla stampa e ripreso dalla mozione in esame, ha sempre dimostrato il suo impegno nel portare avanti un'azione politica contrassegnata dal più profondo rispetto per le istituzioni europee.
Nelle proprie funzioni di Ministro della Repubblica, l'onorevole Antonio Di Pietro ha costantemente e diligentemente garantito la massima collaborazione alle istituzioni europee e ne ha sempre seguito le indicazioni, nel rispetto dei dettami della normativa comunitaria.
Così, ad esempio, nella definizione del nuovo ordinamento in materia di concessioni autostradali, il Ministro Antonio Di Pietro ha fortemente inteso dare seguito alle indicazioni pervenute dagli uffici della Commissione europea, modificando ed integrando il testo articolato, ricercando un fattivo confronto anche per quei punti della Convenzione per i quali apparivano divergenti le rispettive posizioni. In tale spirito di collaborazione si è giunti così in taluni casi ad illustrare, nel migliore dei modi, le posizioni del Ministero agli ufficiPag. 87della Commissione, che prendendo atto della bontà delle stesse ne hanno accolto il contenuto.
È bene inoltre evidenziare che l'azione del Ministro Di Pietro si è sempre svolta con il coordinamento costante della Presidenza del Consiglio dei ministri, in ossequio al ruolo attribuito alla stessa dall'ordinamento. Parimenti costante è stata la collaborazione per lo sviluppo del progetto del tunnel di attraversamento del Brennero, per il quale sono stati intrattenuti rapporti costruttivi e collaborativi con gli organi comunitari incaricati di coordinare l'opera.
Da ultimo si fa presente che, a seguito delle osservazioni mosse dalla Commissione europea in merito alla nuova convenzione approvata per la realizzazione dell'autostrada Bergamo-Brescia-Milano, la cosiddetta Brebemi, il prossimo 4 dicembre una delegazione del Ministero si recherà a Bruxelles per spiegare ed illustrare ai competenti uffici della Commissione gli elementi di chiarimento richiesti, dimostrando in tal senso il massimo senso di rispetto e di cooperazione con le istituzioni comunitarie.
Alla luce di quanto sopra, si intendono insussistenti le osservazioni mosse nell'atto di indirizzo in parola nei confronti del Ministro Antonio Di Pietro. Si esclude quindi in modo categorico che il Ministro Di Pietro abbia voluto in qualche modo offendere il prestigio e l'autorevolezza della Commissione europea. Il Governo coglie anzi l'occasione per ribadire la più totale fiducia nella Commissione e nei singoli suoi componenti. Conseguentemente a quanto sopra riferito, il Governo, che nella sua azione quotidiana, nella sua impostazione politica generale, nella storia personale dei propri componenti - del Ministro Di Pietro e del Presidente del Consiglio - ha dimostrato la massima attenzione alle istituzioni europee, esprime parere contrario sulla mozione in discussione.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.