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Si riprende lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,20).
(Procedura di revoca del consiglio di amministrazione di Cinecittà Holding - n. 3-00064)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione La Russa n. 3-00064 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti riguardante la revoca del consiglio di amministrazione, vorrei esporre quanto segue. Contrariamente a quanto sostenuto dagli interroganti, non è proprio vero che il Ministero dell'economia e delle finanze partecipi al procedimento di nomina e, pertanto, di revoca del consiglio. Il decreto, in verità, prevede che nella società il ministro per i beni e le attività culturali eserciti i diritti dell'azionista soltanto sentito il Ministero dell'economia per quanto riguarda i profili patrimoniali, finanziari e statutari. Come prescritto, e come d'altronde è sempre avvenuto, il Ministero dell'economia e delle finanze non è coinvolto nelle nomine, se non per quanto riguarda i compensi ed altri elementi statutari, e lo stesso vale per la revoca. Anche per la nomina, dunque, del revocato consiglio di amministrazione non è stato acquisito a suo tempo, come non doveva accadere, il concerto dell'allora ministro dell'economia e delle finanze. Parallelamente, il procedimento di revoca del medesimo consiglio non ha richiesto tale concerto.
Viene sostenuta, inoltre, dagli onorevoli interroganti l'inapplicabilità al caso di specie dell'articolo 6, comma 1, della legge Frattini. Tale asserzione si baserebbe sull'argomento chiave secondo il quale lo scioglimento delle Camere, avvenuto con il decreto del Presidente della Repubblica n. 32 dell'11 febbraio 2006 sarebbe da considerare anticipato e non naturale e che, quindi, essendo la nomina del consiglio di amministrazione di Cinecittà Holding avvenuta ben prima del limite temporale del mese antecedente al decreto di scioglimento previsto dalla legge Frattini nell'ipotesi di scioglimento anticipato, quest'ultima non sarebbe applicabile al caso di specie.
L'esame della dottrina costituzionale fa ritenere, senza alcun dubbio, che la XIV legislatura sia andata a scadenza naturale. Lo scioglimento anticipato delle Camere, ex articolo 88 della Costituzione, è un rimedio il cui esercizio è posto in capo al Presidente della Repubblica e determinato da una serie ben circoscritta di fattispecie patologiche delle dinamiche dei rapporti e delle attività degli organi legislativi e di Governo, che non possono essere sanate, se non dando nuovamente la parola al popolo. Solo al provvedimento correlato a tali specifici eventi, che ha il carattere della eccezionalità e della non programmabilità, si può attribuire la qualificazione di scioglimento anticipato delle Camere.
Lo scioglimento delle Camere elette a seguito delle elezioni legislative del 2001, effettuato con decreto del Presidente della Repubblica dell'11 febbraio 2006, n. 32, non può in alcun modo detenere tale qualificazione, non essendo derivato daPag. 9alcuna delle ipotesi sopra delineate. La sua adozione temporalmente antecedente allo spirare del termine dei cinque anni è stata infatti determinata da ragioni di ordine tecnico afferenti alla necessità di evitare l'affollarsi di una serie di scadenze a tutti ben note (il cosiddetto ingorgo istituzionale).
Una tesi diversa, che non distingue tra scioglimento anticipato vero e proprio e scioglimento anticipato come provvedimento tecnico, porterebbe alla distorsiva conclusione che qualsiasi provvedimento di scioglimento, che portasse una data antecedente a quella di effettiva scadenza del Parlamento, potrebbe essere ritenuto decreto di scioglimento anticipato. Nella storia della Repubblica, tutti i decreti di scioglimento hanno avuto una data anteriore a quella della cessazione effettiva, ma la dottrina costituzionale considera naturalmente scadute alcune delle quattordici legislature, tra cui proprio quella del 2001-2006.
Con riferimento alla legge Frattini poi, detta tesi avrebbe l'ulteriore effetto di rendere, di fatto, inapplicabile la prima delle due ipotesi, ovvero quella riferita alla scadenza naturale della legislatura. Viceversa, è evidente che, con riferimento alla legge Frattini, la volontà del legislatore non può che essere stata quella di dare all'espressione «scioglimento anticipato» il significato attribuito dalla dottrina costituzionale. È, difatti, assumendo implicitamente il concetto di scioglimento anticipato quale provvedimento eccezionale e non programmato, che acquista un senso la previsione del termine ristretto di un mese come range temporale da prendere in considerazione per le nomine da sottoporre a spoils system; così come, parallelamente, ha carattere di ragionevolezza e di adeguatezza il range temporale di sei mesi correlato alla scadenza naturale della legislatura, che, pure, deve essere necessariamente collegata ad un provvedimento tecnico di scioglimento.
Ed è proprio la conferma che è in questo ordine concettuale e logico che si muove la legge Frattini. Quest'ultima, per la certezza del diritto e dell'azione politico-amministrativa, non ha ricollegato il range di sei mesi alla data di detto provvedimento tecnico, essendo quest'ultima per forza di cose incerta, ma alla data - questa, sì, certa - della prima riunione delle nuove Camere.
Gli onorevoli interroganti sostengono inoltre che, nel caso specifico degli amministratori di Cinecittà Holding nominati il 21 dicembre 2005, la revoca avverrebbe in mancanza di ipotesi di giusta causa e quindi emergerebbe la possibilità di un diritto di questi ultimi amministratori, con la conseguenza che il Ministero potrebbe andare incontro a responsabilità erariale.
Come evidenziato dagli stessi onorevoli interroganti, la giusta causa di revoca si configura nel caso di inadempimento da parte degli amministratori ai loro doveri funzionali.
Nell'atto di indirizzo emanato dal Ministero sono state evidenziate gravi inadempienze nell'attività di gestione. È dunque evidente che nessuna ipotesi di danno erariale può essere configurabile in presenza di un potere di revoca legittimamente e opportunamente esercitato dal ministro per i beni e le attività culturali.
Un puntuale esame dell'attività del consiglio di amministrazione, nominato il 21 dicembre 2005, ha infatti permesso di verificare rilevanti aspetti di criticità, concretizzatisi anche in comportamenti contrari alla legge e all'atto costitutivo. L'ipotesi di giusta causa di revoca è pertanto più che ragionevole. È una strada che si è scelto al momento di non percorrere, riservandosi l'azionista, a fronte di una più approfondita indagine della direzione generale per il cinema, ogni valutazione e determinazione.
Senza procedere ad una elencazione dettagliata dei predetti aspetti, si ritiene opportuno segnalarne alcuni. Non è stato posto in essere da parte del vecchio consiglio quasi nessuno degli obiettivi principali indicati nell'atto di indirizzo del ministro pro tempore del 23 novembre 2005. Sono stati, al contrario, avviati piani e progetti non contenuti nelle linee di indirizzo dell'azionista, né previsti dalla legge o dallo statuto.Pag. 10
Sostengono, infine, gli onorevoli interroganti che il revocando consiglio di amministrazione, nei sei mesi di gestione, avrebbe ottenuto «risultati mai conseguiti precedentemente e di carattere strutturale, capaci di ridurre costi e sprechi», e forniscono anche l'elenco di tali presunti risultati.
Al riguardo, dall'esame degli atti che ha portato all'emanazione dell'atto di indirizzo del 27 giugno 2006, emerge un quadro di disfunzioni e criticità in forte contrasto con detta asserzione. Il consiglio di amministrazione ha ridefinito l'assetto organizzativo della società, facendo riferimento anche a nuovi obiettivi strategici e prioritari non concordati con l'azionista e non previsti né dalla legge, né dallo statuto. Non è stata inoltre fornita alcuna informazione - come invece dovuto - all'amministrazione vigilante riguardo a situazioni patrimoniali dei soggetti controllati. A ciò si aggiunge che diversi amministratori non hanno fatto pervenire la documentazione prevista per dimostrare di possedere i requisiti per l'assunzione della carica.
Pertanto, alla luce delle considerazioni sopra esposte, che costituiscono solo alcuni aspetti della questione, appare del tutto evidente la legittimità e l'opportunità dell'operato del Ministero.
PRESIDENTE. L'onorevole Gasparri, cofirmatario dell'interrogazione ha facoltà di replicare.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, non sono insoddisfatto, sono sconcertato. Leggerò poi il resoconto stenografico della risposta per comprenderne meglio il contenuto. Da quel poco che ho capito - a causa del linguaggio incerto che ha caratterizzato la risposta del Governo - si sono affermate solo menzogne.
Il Governo ha decapitato i vertici di Cinecittà Holding, agendo in maniera illegale e violando una serie di norme.
Tra l'altro - lo si è detto poc'anzi -, mi pare di avere capito che non abbiamo avuto uno scioglimento anticipato della legislatura, ma che si è trattato solo di un fatto tecnico. Mi compiaccio per la sapienza costituzionale di chi ha risposto, ma non è così. È stato uno scioglimento anticipato a tutti gli effetti. La Costituzione non parla di scioglimento tecnico. Non so se chi ha risposto conosca la Costituzione, comunque dopo il mio intervento mi farò carico di fornirgliene copia. Vi è lo scioglimento ordinario oppure quello anticipato e da ciò decorrono termini diversi per il cosiddetto spoils system. Infatti, in caso di scioglimento anticipato, il termine può riguardare nomine che siano intervenute nel mese precedente. Forse, signor sottosegretario, lei parlava del calcio, le hanno dato il foglio sbagliato; forse credeva che si trattasse dell'audizione sui diritti televisivi, ma l'hanno informata male. Si tuteli presso l'ufficio legislativo, retto da persone incapaci, incompetenti e irresponsabili.
Per quanto riguarda i risultati della gestione di Cinecittà Holding, sono stati effettuati, dalla gestione che è stata soppiantata, tagli alle spese per un milione e 600 mila euro, ossia una percentuale cospicua rispetto al bilancio. C'è stata questa capacità di risparmio, nonostante il taglio di trasferimenti dal Governo a Cinecittà Holding. Non sono stati ridotti i posti di lavoro, tranne, forse, quello di un direttore generale e di alcuni dirigenti apicali, che costavano 900 mila euro. Probabilmente, coloro che hanno perso questi soldi - mi pare che questo Governo stia buttando un sacco di soldi con grandi manager - hanno protestato.
Sono stati presentati progetti di valutazione del patrimonio immobiliare, sono state ridotte da otto a una le banche che avevano rapporti con la holding, con evidenti vantaggi, sono stati realizzati progetti per valorizzare il grande patrimonio di Cinecittà. Oggi, in epoca di televisioni e reti digitali, valorizzare il patrimonio di Cinecittà e dell'Istituto Luce, che tutta l'Italia conosce, è una proposta saggia e di modernizzazione, perché la gestione non può essere soltanto legata ai ricordi del passato.
Pertanto, la risposta è sconcertante perché lo scioglimento delle Camere non èPag. 11argomento irrilevante. Segnalo alla Presidenza una menzogna, perché si potrebbe creare un precedente rispetto ad una serie di interpretazioni riguardanti nomine e revoche. Vi è stato uno scioglimento anticipato del Parlamento, da cui decorrono termini entro cui non si possono fare revoche di nomine di persone.
Questa risposta è insidiosa. Le hanno dato un foglietto, signora, per creare un precedente. Lei porta un «pizzino» del Governo, di cui non so se lei abbia consapevolezza. Si tuteli, perché le hanno fatto dire cose incredibili!
Noi riteniamo che le risposte siano false. È necessario il concerto tra il Ministero dei beni culturali e il Ministero dell'economia per procedere a nomine e revoche. Sono stati rispettati tutti gli atti di indirizzo del precedente Governo, mentre si invoca, per la destituzione di questo consiglio, il fatto che non ha rispettato le direttive del precedente Governo. In realtà, invece, le ha rispettate ed è proprio questo il problema! Rispettando le direttive del precedente Governo, che era di centrodestra, non è parso vero al centrosinistra di nominare dei somari senza nessuna competenza specifica al vertice di Cinecittà Holding solo perché amici di Francesco Rutelli, in taluni casi, trombati alle elezioni perché non hanno trovato il posto in lista, o nella giunta comunale di Roma. Questi sono stati nominati dal Governo, come altrove.
C'è un processo di lottizzazione selvaggia e di aumento dei costi. Questo Governo di centrosinistra aveva detto, tra una canna e l'altra... Saluto l'onorevole Giachetti per il suo outing sulle canne, che dimostra come siamo messi bene in questo Parlamento!
ROBERTO GIACHETTI. Pensa tu che sei così, senza canne!
MAURIZIO GASPARRI. Questo Governo, che voleva ridurre i costi della politica, oggi li sta moltiplicando, con nomine che espongono a danni erariali, perché presso la giustizia amministrativa sono pendenti ricorsi per l'annullamento delle decisioni illegittime del Governo, che potranno portare a spese doppie, in quanto si dovranno pagare gli amministratori ingiustamente revocati e quelli nominati recentemente dal nuovo Governo, con spese doppie, triple, e con risarcimenti che causeranno danni erariali evidenti.
La condotta del Governo non solo viola le norme costituzionali e, attraverso interpretazioni false sullo scioglimento delle Camere, aggrava questa condotta fraudolenta, ma contraddice anche - abbiamo già avuto molti esempi al riguardo - l'intento di riduzione dei costi della politica, dei quali molte volte aveva parlato Romano Prodi.
Pertanto, riteniamo che la risposta sia da respingere al mittente per la falsità degli argomenti in riferimento allo scioglimento delle Camere, al concerto tra il Ministero dei beni culturali e il Ministero dell'economia e per le presunte insussistenti inadempienze del consiglio di amministrazione.
È stata una scelta politica. Sono un politico e non mi scandalizzo delle decisioni politiche; però le decisioni politiche vanno assunte con forme giuridiche corrette. In questo caso, non sono state rispettate le norme sulle nomine o sulla possibilità di revoca delle stesse, nell'ipotesi in cui siano effettuate nei sei mesi antecedenti la scadenza della legislatura o, come è successo in questa circostanza, nel caso di scioglimento anticipato, qualora siano state conferite nell'ultimo mese.
Sono anche curioso di leggere il testo della risposta: così capirò meglio ciò che, sussurrato in quest'aula, ho solo vagamente intuito. Tuttavia, ho compreso abbastanza per ritenermi altamente insoddisfatto per la risposta.