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Allegato B
Seduta n. 80 del 30/11/2006
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il settimanale Il Diario in edicola in questi giorni riporta una inchiesta sull'esito del voto delle elezioni politiche di aprile 2006 che hanno dato avvio all'attuale legislatura;
come è noto tale voto ha visto prevalere tanto al Senato della Repubblica quanto alla Camera dei Deputati la coalizione di centrosinistra con un risicato margine;
in particolare alla Camera dei Deputati, solo 25.200 voti di differenza (pari allo 0,066 per cento) hanno permesso al centrosinistra di conquistare il premio di maggioranza previsto dalla legge;
tale risultato è stato largamente difforme da quanto tutti i sondaggi di opinione avevano rilevato fino alle ore precedenti il voto ed è stato altrettanto difforme da tutte le rilevazioni condotte all'uscita dei seggi con il metodo dei cosiddetti «exit-poll»;
la seconda anomalia che ha contraddistinto il risultato elettorale, e attorno a cui ruota l'inchiesta de Il Diario, è il numero delle schede bianche che è passato da una media di oltre unmilionesettecentomila nella precedenti consultazioni a circa quattrocentomila;
ancor più anomalo è il fatto che la percentuale di schede bianche è pressoché la stessa (tra l'uno e il due per cento) su tutto il territorio nazionale, cosa mai avvenuta nella storia elettorale del Paese;
partendo proprio da tale anomalia, l'inchiesta giornalistica arriva alla conclusione che nella notte in cui avvenne lo spoglio vi sarebbe stato un sistema per cui buona parte delle schede bianche sarebbero state attribuite invece al centrodestra: cardine di questo sistema sarebbero stati i momenti di trasmissione dei dati dalle Prefetture al ministero degli interni;
la gravità delle accuse ed il quadro prospettato sono di una tale levatura da far vivamente sperare che non si tratti della realtà; una realtà che getterebbe discredito sui singoli coinvolti ma anche sulle Istituzioni che questi rappresentavano all'epoca;
il sito Internet del ministero degli interni, contrariamente a quanto avviene per le elezioni politiche fino al 2001, non riporta i dati relativi alle schede bianche e alle schede nulle nelle elezioni di aprile 2006 -:
se corrisponda a verità che ad oggi non sia stato ufficializzato il risultato delle elezioni con un documento che riporti in modo analitico le cifre relative ai voti dei singoli partiti, delle coalizioni, delle schede bianche e delle schede nulle;
se non ritengano che sia interesse del Governo inteso come espressione Istituzionale degli italiani, fugare ogni dubbio circa la legittimità del voto di aprile 2006 e, in caso affermativo, quali conseguenti iniziative intendano assumere;
se il ministero abbia in programma la pubblicazione, così come avvenuto nelle legislature precedenti, di un volume che raccolga tanto in modo analitico quanto in modo riassuntivo, i dati elettorali relativi alle elezioni politiche del 2006.
(2-00252)«Leoluca Orlando».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
sino ad oggi il ministero dell'economia e il ministero dell'interno non hanno
accreditato alle costituende province di Fermo, Barletta-Trani-Andria e Monza i fondi relativamente agli anni 2005 e 2006, rilevando che i fondi dell'anno 2005 dovevano essereconsiderati «in economia» per cui cassati dal bilancio, in quanto non utilizzati nel 2005, mentre quelli dell'anno 2006 restavano congelati in attesa dell'approvazione alla nuova legge finanziaria;
tale interpretazione restrittiva imposta ai tecnici finanziari dei ministeri interessati deriva dalla «anomala» copertura delle spese di che trattasi, prevista dalla legge n. 146/2004 con un capitolo di spesa di parte corrente, ovverosia con fondi destinati alle spese ordinarie e continuative da impegnarsi e pagare entro l'anno di riferimento, pena la «messa in economia» della quota non potuta utilizzare entro l'esercizio finanziario di riferimento;
è evidente, invece, la volontà del legislatore di mettere a disposizione dei Commissari, che hanno il compito di curare ogni adempimento connesso all'istituzione e costituzione degli uffici statali nella nuova provincia, fondi da destinare ad investimenti in conto capitale e con destinazione vincolata e quindi come tali da poter essere utilizzati nell'intero periodo indicato nella legge (2005-2008) senza essere soggetti al vincolo dell'annualità;
tale interpretazione resta anche confermata dal disposto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri gennaio 2006 laddove assegna ai Commissari le risorse per i sopraccitati compiti, facendola gravare sugli esercizi finanziari dello Stato, a decorrere dall'anno 2005 (ripete 2005) e fino al 2008, pur essendo tale decreto adottato nel 2006;
solo così i Commissari potranno indire le gare di appalto entro il primo trimestre 2007 per l'esecuzione dei progetti - già pronti - per l'istituzionedei sopramenzionati uffici. Diversamente operando, essendosi ormai perduti per tabulas i fondi 2005 e 2006, la legge 146/2004 ed il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri gennaio 2006 resterebbero paralizzati per mancanza della copertura finanziaria -:
quando la Presidenza del Consiglio dei ministri intenda adottare un nuovo decreto che, integrando quello del gennaio 2006 e fermo restando il suo contenuto, espliciti in modo inequivocabile e vincolante per le amministrazioni che i fondi assegnati ai commissari sono utilizzabili per l'intero periodo 2005-2008, senza essere soggetti al disposto della «messa in economia», per la parte non utilizzata nell'anno di competenza.
(2-00253) «Giovanardi».
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nell'atto ispettivo n. 2-00125, che non ha ancora ricevuto risposta, l'interpellante nel denunziare l'esistenza in Calabria di un forte sodalizio tra politica, `ndrangheta, imprenditoria e massoneria deviata, ha evidenziato la necessità di avere amministrazioni locali, ed i relativi consigli, costituite da persone capaci di amministrare la «cosa pubblica» con assoluta trasparenza e con il rifiuto di qualsiasi contiguità o collusione con ambienti del malaffare;
l'attuale Consiglio regionale calabrese, eletto nell'aprile del 2005, è costantemente rimbalzato alle cronache nazionali, insieme alle Giunte alternatesi nel breve arco temporale dalla loro costituzione, sia perché caratterizzato da uomini che avevano avuto problemi con la giustizia prima della richiamata tornata elettorale, sia perché, secondo l'interpellante ha svolto una scarsa attività legislativa e amministrativa dopo l'omicidio del dottor Francesco Fortugno, in quel momento Vice Presidente del Consiglio regionale;
già il 6 dicembre 2005, in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore si parlava di
una voce secondo cui ben undici consiglieri regionali calabresi risultavano implicati in provvedimenti giudiziari o sotto processo;
nel mese di giugno 2006, il giornale inglese The Guardian, riferendosi al movente dell'omicidio Fortugno, lo legava «agli sforzi della `ndrangheta di entrare nella sanità locale», sforzi agevolati dal supporto elettorale che la criminalità organizzata avrebbe dato alle forze politiche calabresi del centro-sinistra durante le elezioni regionali del 2005;
alcuni mesi fa un'agenzia di stampa, suffragata da voci ricorrenti anche in Parlamento, riferiva di ben cinque consiglieri regionali calabresi ai quali sarebbe stato imposto «il divieto di espatrio»;
il 16 agosto 2006 il capogruppo dei DS in Consiglio regionale della Calabria, a tutt'oggi con tale incarico, Franco Pacenza, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza con l'accusa di truffa per i fondi UE e concussione; in data 29 agosto 2006 il Tribunale della Libertà ne ha revocato la misura della custodia cautelare, ma, non essendo iniziato l'iter processuale dovrà essere verificata l'ipotesi accusatoria;
notizie di stampa hanno riferito di un'indagine sull'utilizzo in Calabria dei fondi della legge n. 488 del 1992, operata del Servizio Centrale d'Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, nella quale compaiono tutte le truffe attuate da varie aziende e società, alcune delle quali non avrebbero avuto neppure i requisiti per poter usufruire dei fondi; nell'indagine in questione compaiono anche gli interessi della `ndrangheta, la quale conosce bene i metodi per infiltrarsi laddove è possibile lucrare illecitamente, anche individuando canali attraverso i quali entrare in contatto con le istituzioni;
in data 5 settembre 2006 è stata emessa una informazione di garanzia nei confronti del Vice Presidente della Giunta Regionale calabrese, Nicola Adamo, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'abuso d'ufficio, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda presunti illeciti nell'erogazione di finanziamenti a società operanti in vari settori tra cui l'informatica dove avrebbe svolto un ruolo, in diversi periodi, la propria moglie;
nell'indagine sul complesso intreccio di società che riuscivano ad accaparrarsi i milioni dei finanziamenti europei, statali e regionali, «ve ne sarebbero alcune direttamente o indirettamente collegabili a famiglie della `ndrangheta calabrese»;
il quotidiano Calabria Ora del 6 settembre 2006 indicava, senza precisarne i nomi, ben in 22 i consiglieri regionali calabresi che presentano conti in sospeso con la giustizia per diversi reati (associazione a delinquere di stampo mafioso, truffa e abuso d'ufficio);
il quotidiano nazionale Il Giornale dell'8 settembre 2006, nell'articolo dal titolo «Calabria, tutti gli scandali che imbarazzano l'Unione» cita, indicandone le generalità, alcuni dei Consiglieri e Assessori regionali calabresi, evidenziando i relativi reati commessi e quelli risultanti da attività investigative;
in data successiva il Presidente, onorevole Agazio Loiero, ha, secondo l'interrogante, finto di rimodulare la Giunta regionale calabrese, riconfermando nella carica di Vice Presidente della stessa, Nicola Adamo;
nello scorso mese di ottobre 2006 altri due consiglieri regionali calabresi sono stati raggiunti da un avviso di garanzia, innalzando così a ben 24 il numero di consiglieri che presentano conti in sospeso con la giustizia per i reati sopra enunciati;
alla fine dello scorso mese di ottobre 2006 è stata richiesta la condanna ad otto anni di reclusione, più 3.000 euro di multa e pene accessorie, per Vincenzo Sculco, capogruppo della Margherita in Consiglio della regione Calabria, nell'ambito di un
processo per presunte irregolarità nella gestione di appalti, forniture e di un concorso alla provincia di Crotone;
in data 9 novembre 2006 è stato sottoposto ad un provvedimento di custodia cautelare Antonio Palumbo, nominato dalla Giunta calabrese a Direttore generale dell'Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, per un presunto reato commesso in una ASL di Roma;
viva perplessità ha poi creato il contenuto di una intercettazione telefonica, pubblicata sul settimanale L'Espresso del 16 novembre 2006, durante la visita in carcere di un deputato nazionale, ex assessore regionale della giunta Loiero, al capogruppo regionale dei DS, Franco Pacenza;
il preoccupante contenuto dell'intercettazione telefonica, contro il magistrato titolare dell'indagine che ha condotto all'arresto del consigliere regionale Pacenza, si è concretizzato, a distanza di pochi giorni dall'incontro in questione, con il trasferimento ingiustificato del Giudice per le indagini preliminari del medesimo procedimento;
tutto quanto sopra denunziato, congiunto all'omicidio del dottore Fortugno, secondo l'interpellante ha contribuito ad una palese scarsa attività sia della Giunta che del Consiglio regionale della Calabria, nel mentre appaiono sempre più evidenti all'interpellante le preoccupanti pressioni esercitate dalla criminalità organizzata nonché la necessità di individuare una programmazione per lo sviluppo del territorio ed una rivisitazione dell'intero settore della sanità regionale;
nonostante la palese necessità di puntare sul sequestro e confisca dei patrimoni illeciti nel contrasto alla criminalità organizzata, la regione Calabria, che pur si è dotata di una Commissione regionale antimafia (nella quale siedono consiglieri indagati per associazione di stampo mafioso), di un Osservatorio antimafia e persino di un incarico di Sottosegretario alla Legalità, non è riuscita a stanziare i fondi necessari ai Comuni per gestire i beni confiscati;
è dei giorni scorsi la notizia in base alla quale Pantaleone Sergi, portavoce del Governatore Loiero e Sindaco del comune di Limbadi (Vibo Valentia), patria della famiglia Mancuso, clan tra i più potenti della `ndrangheta, ha dichiarato che, a causa della mancanza di fondi, rimarranno privi di utilizzo sociale due immobili confiscati proprio a quella famiglia ed assegnati a quel Comune;
è necessario evidenziare che le indagini antimafia sull'omicidio Fortugno, dopo l'individuazione dei presunti killer e basisti, si stanno concentrando sui mandanti politici;
negli ultimi giorni l'assegnazione della delega per la programmazione dei fondi comunitari (2007-2013) è apparsa come formale motivazione per l'apertura ufficiale della crisi regionale, culminata, nella giornata di ieri, con le dimissioni dei due assessori dell'Ulivo nella Giunta Regionale della Calabria, i diessini Nicola Adamo, anche Vice Presidente con l'incarico di coordinamento politico e marketing territoriale e le deleghe al turismo e ai beni culturali, e Doris Lo Moro, assessore alla tutela della salute;
il Prefetto straordinario di Reggio Calabria, Luigi De Sena, proprio ieri, ha testualmente dichiarato: «La pubblica amministrazione nelle regioni meridionali e, in particolare, in Calabria è assolutamente inaffidabile».. ..«Non c'è un problema di infiltrazione della criminalità organizzata ma di vera e propria sostituzione»;
l'interpellante condivide l'analisi del Prefetto De Seria ed ha ben presente come in Calabria tale fenomeno sia diffuso e paralizzante, dal piccolo Comune alla Regione;
a tal proposito, risulta all'interpellante che per qualche tempo, si parla di anni, sia stato assunto alla Regione Calabria, nella segreteria di un Consigliere regionale, ancora in carica, l'ex sindaco di
San Gregorio d'Ippona, Filippo Ruggiero, arrestato per lungo tempo nell'ambito della famosa inchiesta «Rima», che ha visto coinvolte le cosche Mancuso-Fiarè, di cui il Ruggiero era parte organica;
tutto quanto sopra, riportato quotidianamente dalla stampa locale e nazionale, ad avviso dell'interpellante, ha avuto come conseguenza che il Presidente Loiero ha conquistato l'ultima posizione nella graduatoria di gradimento dei Presidenti di Regione; il che testimonia in maniera inequivoca il risveglio civico della coscienza dei calabresi, ai quali occorre dare immediate risposte -:
se non ritengano doveroso, utile ed urgente avviare le procedure per lo scioglimento del Consiglio regionale della Calabria.
(2-00256) «Angela Napoli».
Interrogazioni a risposta orale:
GASPARRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro Ferrero è stato sconfessato dal Ministro dell'interno Amato il quale, intervenendo all'università Bocconi ad un convegno sulle politiche migratorie, ha preso le distanze dalla proposta, secondo l'interrogante assurda, di Ferrero di consentire l'ingresso in Italia a qualsiasi immigrato che porti nella borsetta una dote di 2.000 euro, anche se privo di qualsiasi lavoro o di credibile possibilità di trovarne uno in Italia;
il Ministro Ferrero è stato sconfessato dal Ministro per le politiche giovanili Melandri, in merito alla proposta, anch'essa secondo l'interrogante assurda, di depenalizzare il doping nel mondo sportivo;
il Ministro Ferrero dopo che il Ministro della salute ha raddoppiato le quantità di cannabis nella tabella relativa alla legge sugli stupefacenti, ha proposto di abolire totalmente la tabella per facilitare, più di quanto non abbia fatto il Ministro Turco, la circolazione della droga;
il Ministro Ferrero anche in altre occasioni è stato sconfessato dai suoi colleghi di Governo -:
se a questo punto non si ponga un evidente problema di lacerazione tra alcuni settori del Governo e il partito della Rifondazione comunista, che sta nel Governo ma vede sconfessate le sue proposte ed il suo unico rappresentante.
(3-00439)
LION, BALDUCCI, BONELLI, FRANCESCATO, FUNDARÒ, PELLEGRINO, CAMILLO PIAZZA, POLETTI e TREPICCIONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
periodicamente perviene alle cronache il coinvolgimento del Porto turistico di Lavagna in fatti commessi contro l'ambiente o contrari alla disciplina sulla gestione del demanio marittimo. Alcuni di tali comportamenti sono stati esposti in numerosi atti di sindacato ispettivo, rimasti purtroppo inevasi, della XIV Legislatura e della XV Legislatura;
il Porto turistico di Lavagna è il più grande porto turistico del Mediterraneo. Attualmente, sulla base di un quadro concessorio che, a parere degli interroganti contiene profonde anomalie, il porto viene gestito dalla Società Porto di Lavagna s.p.a., ma a tal proposito si deve evidenziare che la concessione per la gestione di quel tratto di demanio marittimo è stata originariamente assegnata alla società Cala dei Genovesi s.p.a. e quest'ultima non ha mai proceduto a cederla ad altri soggetti, tanto meno alla Porto di Lavagna s.p.a., con la quale, anzi, è in aspro contenzioso. Inoltre, non si è a conoscenza di provvedimenti espliciti di revoca della concessione alla società Cala dei Genovesi s.p.a. per opera del Ministro competente. Il 13 ottobre 2000 l'Unità di gestione infrastrutture per la navigazione ed il demanio
marittimo del Ministero dei trasporti ha autorizzato il subingresso della Porto di Lavagna s.p.a. nella concessione detenuta dalla Cala dei Genovesi s.p.a. Non esistono invece atti adottati dallo stesso Ministro in applicazione del codice della navigazione, in particolare degli articoli 45-bis e 46, che legittimino l'esercizio della concessione da parte della citata società Porto di Lavagna s.p.a.;
a giustificazione del fatto che solo la società Cala dei Genovesi s.p.a. possa essere legittimata ad esercitare la gestione del porto turistico di Lavagna ricorre il fatto che con atto formale di concessione demaniale marittima stipulato dalla Capitaneria di Porto di Genova il 22 giugno 1974, Reg. Atti n. 1680, Reg. Cons. n. 381 approvato con Decreto Ministeriale del 13 luglio 1974 registrato alla Corte dei Conti il 12 maggio 1975, ai sensi del DP n. 5172245/G.77 del 27 febbraio 1975 ed infine registrato all'Ufficio del Registro di Genova il 27 marzo 1975, la «Cala dei Genovesi s.p.a.» ha ottenuto in concessione, per 50 anni, una zona di arenile di superficie pari a mq 23.000 ed uno specchio acqueo antistante, di mq 290.000, situati nel comune di Lavagna (Genova) nella zona compresa tra la foce del torrente Entella e Piazza Milano, allo scopo di costruire e gestire un approdo turistico. Tale concessione è tuttora vigente ed efficace, non essendo mai stata revocata o dichiarata decaduta in maniera esplicita e secondo le previste disposizioni del codice della navigazione e del relativo regolamento di attuazione;
dal maggio del 2000, ossia da quando con atti amministrativi che, secondo gli interroganti, andrebbero scrupolosamente esaminati e valutati in ordine alla loro regolarità, legittimità ed efficacia, la gestione del demanio marittimo su cui insiste il porto di Lavagna viene esercitata dalla società Porto di Lavagna s.p.a.. Contestualmente all'inizio di questa nuova gestione del Porto di Lavagna, sono state effettuate numerose denunce e segnalazioni, soprattutto da parte della società Cala dei Genovesi s.p.a;
nell'ambito delle denunce effettuate dalla società Cala dei Genovesi s.p.a., ve ne sono almeno tre che, a giudizio degli interroganti, andrebbero attentamente esaminate e riscontrate fino in fondo. Si tratta nello specifico della richiesta dell'11 agosto 2003, diretta al Sindaco del Comune di Lavagna, al Prefetto di Genova ed alla Direzione investigativa antimafia di Genova, concernente la copia di tutti gli atti con i quali l'amministrazione aveva chiesto al Prefetto le informazioni inerenti le infiltrazioni mafiose di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 490 del 1994, da darsi ai sensi degli articoli 10, 11 e 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998, ai fini del rilascio della concessione marittima in favore della società Porto di Lavagna s.p.a.. Tale richiesta veniva proposta poiché il legale rappresentante della società Cala dei Genovesi s.p.a. sarebbe stato al corrente della presentazione non già delle attestazioni della sussistenza o meno di tentativi d'infiltrazione mafiosa di cui ai citati articoli 10, 11 e 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998 da rilasciarsi a cura del Prefetto, ma bensì del certificato rilasciato dalla Camera di commercio recante la dicitura antimafia prevista dall'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998;
a quanto risulta agli interroganti, la Guardia di Finanza avrebbe chiesto, senza esito, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Chiavari, di valutare l'opportunità di svolgere indagini nei confronti del legale rappresentante della società Porto di Lavagna s.p.a.;
da ultimo si richiama una esposizione del legale rappresentante della società Cala dei Genovesi s.p.a. e datata 9 marzo 2004, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Chiavari volta a denunciare una presunta illegittima gestione di un appalto relativo ai lavori di ripristino e manutenzione della scogliera antistante la diga foranea -:
se sia a conoscenza dei profili problematici riguardanti una presunta poco
trasparente gestione del porto turistico di Lavagna;
se in applicazione dei propri poteri di controllo e di vigilanza sulla gestione del demanio marittimo, segnatamente delle misure recate dagli articoli 36 e 61 del codice della navigazione, nonché dall'articolo 27 del regolamento di attuazione dello stesso codice, non intenda accertare gli eventuali esiti delle denunce o delle segnalazioni elencate in premessa e conseguentemente, ove ne ricorressero le circostanze, applicare i pertinenti provvedimenti di revoca dell'attuale esercizio della concessione nei confronti della società Porto di Lavagna s.p.a..
(3-00440)
Interrogazione a risposta scritta:
NESPOLI e CASTIELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono di recentissima attualità i casi di decessi da legionella nella Regione Campania ai danni di un commerciante 47enne e di un medico 56enne;
la legionella pneumophila è il microrganismo maggiormente responsabile delle infezioni negli ambienti di vita e di lavoro;
dai dati pubblicati dall'Istat e dal Censis si evince che su circa 70.470.726 giornate di degenza (dati 2003) il 25-30 per cento è rappresentato da ricoveri, per infezioni. Considerando l'ipotesi minore (25 per cento) ed un costo di degenza media tra i 600 e 700 euro/die;
su circa 18 milioni di giornate di degenza in meno, potremmo avere un risparmio stimato di 11 miliardi di euro. Ma considerando che i pazienti di cui ai predetti ricoveri impropri necessitassero comunque di prestazioni diagnostiche mediche e terapeutiche, possiamo ragionevolmente ritenere che si sarebbe potuto ottenere un reale risparmio non inferiore al 50 per cento di quanto sopra ipotizzato. Cioè tra i 5 ed i 6 miliardi di euro;
ciò accade nonostante trecento controlli antilegionella sono stati effettuati dall'inizio dell'anno ad oggi nelle strutture sanitarie campane;
nel trenta per cento dei rilievi sono stati riscontrati valori di concentrazione del batterio superiori ai limiti di sicurezza;
l'attività della Regione Campania in tale specifico settore è prettamente improntata all'attuazione di interventi di bonifica laddove si siano riscontrati casi di elevate cariche coloniche del batterio;
è invece auspicabile la costante manutenzione di tutte le strutture pubbliche e di quelle sanitarie in particolare onde garantire elevati standard di sicurezza;
nella seduta del 5 ottobre 2006 rep. n. 2636 la Conferenza Permanente per i Rapporti tra Stato, Regioni e Province Autonome ha sottoscritto delle linee guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatizzazione;
recenti casi di individuazione del batterio sono stati riscontrati su alcuni treni italiani;
le strutture pubbliche e sanitarie devono in particolare concretizzare interventi di manutenzione preventiva oltre che correttiva, volti ad eliminare o prevenire le possibili avarie dei sistemi aeraulici e delle condotte idriche con conseguente sprigionamento di batteri patogeni che, inalati, possono causare gravi e letali infezioni alle vie respiratorie;
lungi da predisporre meri documenti d'intesa per la salvaguardia della salute dei cittadini della Campania sarebbe più opportuno che tali scritti si traducessero in attività concrete di prevenzione e bonifica degli impianti aeraulici e idrici, possibili veicoli di trasmissione del batterio;
le linee guida devono convertirsi in veri e propri atti normativi regionali per attuare severe misure sanzionatorie in ipotesi di violazione delle misure di prevenzione
e manutenzione dei condotti aeraulici e idrici -:
quali interventi il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la concreta attuazione delle linee guida approvate nella seduta della Conferenza tra Stato, Regioni e Province Autonome in data 5 ottobre 2006 rep. n. 2636.
(4-01817)