Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 145 di martedì 17 aprile 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 10.
GIUSEPPE MARIA REINA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 aprile 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bonelli, Boniver, Brugger, Cordoni, Crapolicchio, D'Alema, D'Elia, De Simone, Del Mese, Fabris, Fallica, Galati, Gozi, Letta, Mattarella, Mazzocchi, Migliore, Mussi, Oliva, Pagliarini, Piscitello, Ranieri, Realacci, Scajola, Siniscalchi, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sulle iniziative assunte a seguito delle scritte ingiuriose e delle minacce nei confronti di monsignor Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, apparse in alcune città d'Italia (ore 10,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative assunte a seguito delle scritte ingiuriose e delle minacce nei confronti di monsignor Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, apparse in alcune città d'Italia.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro dell'interno, onorevole Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzitutto esprimere la solidarietà del Governo e mia personale a monsignor Angelo Bagnasco, oggetto di vili intimidazioni che offendono non solo la Chiesa cattolica, ma anche un radicato sentimento religioso e la coscienza civile e democratica del nostro paese.
Vengo subito alla ricostruzione dei fatti. A partire dal mese di marzo, subito dopo l'insediamento di monsignor Bagnasco alla presidenza della CEI, sono apparse, in più città italiane, tra le quali Genova, Bologna, Torino e Napoli, scritte offensive nei suoi confronti.
Il 30 marzo sono apparsi a Genova alcuni adesivi di contenuto anticlericale. Il giorno successivo è stata rinvenuta un'altra scritta offensiva sul portone d'ingresso della cattedrale di San Lorenzo.Pag. 2
A seguito di tali episodi, il prefetto di Genova ha immediatamente ed opportunamente disposto, in sede di coordinamento delle Forze di polizia, un servizio di vigilanza permanente presso la curia ed un servizio di tutela personale per monsignor Bagnasco in relazione ai suoi spostamenti nel capoluogo ligure.
Altre scritte sono state rinvenute nei giorni successivi nel quartiere Sampierdarena. Ignoti ne hanno vergate numerose altre, accompagnate dai simboli dell'anarchia, della falce e martello e delle Brigate rosse, tutte offensive nei confronti del sentimento religioso e minacciose nei confronti di monsignor Bagnasco.
Sempre nel quartiere Sampierdarena è stata altresì vergata la scritta murale contenente una frase offensiva nei confronti dell'alto prelato, seguita dal simbolo della stella a cinque punte cerchiata.
Alla luce di questi ulteriori avvenimenti, il prefetto di Genova ha intensificato i dispositivi di protezione nei confronti dell'arcivescovo, attivando opportune misure di sicurezza. Dette misure prevedono che monsignor Bagnasco venga tutelato sia nella sede di lavoro, sia per ogni spostamento in ambito cittadino e regionale. Fuori dalla regione la tutela è assicurata dalle competenti prefetture che, di volta in volta, vengono attivate dalla prefettura di Genova.
Per tutti i fatti che si sono verificati a Genova, secondo quanto comunicato dalla competente procura della Repubblica, è stato avviato, allo stato a carico di ignoti, un procedimento penale per i reati di offesa a confessione religiosa mediante vilipendio di persone, minacce aggravate e deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Le indagini sono state affidate alla Digos di Genova.
Tuttavia, la ricostruzione del quadro informativo in nostro possesso potrebbe portarci a fare riferimento a frange estreme dell'area anarchica e, pur non essendoci alcuna verificata connessione con gli episodi in questione, va segnalata una certa attività di circoli e gruppi con marcato carattere anticlericale. Peraltro, segnali di risveglio del movimento anticlericale di matrice anarchica si sono rilevati anche in Spagna dove, nel 2006, si sono verificate azioni dirette contro tre chiese in Galizia.
Tale circostanza è da tenersi in debito conto, attesa l'osmosi operativa esistente tra militanti anarchici iberici ed italiani. Va anche sottolineato che le minacce all'alto prelato hanno immediatamente suscitato manifestazioni di solidarietà provenienti da tutto lo schieramento politico e da significative componenti del mondo istituzionale e della società civile.
Anche a Torino, successivamente, nella notte tra sabato 7 e domenica 8 aprile, alla vigilia della santa Pasqua, ignoti, utilizzando bombolette di vernice spray di colore nero, hanno vergato sulle mura perimetrali della chiesa Santissimo nome di Gesù, scritte contro il Sommo Pontefice e le autorità ecclesiastiche.
L'episodio, secondo le competenti autorità locali, potrebbe avere avuto origini in ambienti anticlericali torinesi che hanno inteso emulare le scritte di Genova dei giorni precedenti.
Anche a Napoli, nel pomeriggio del 10 aprile, è stata rinvenuta su una parte laterale della chiesa di Sant'Eligio Maggiore, nel centro storico, una scritta di colore rosso contro il Sommo Pontefice e il presidente della CEI. Anche in questo caso l'attenzione degli investigatori è alta e la situazione viene monitorata in permanenza.
A Bologna, nella mattinata dell'11 aprile scorso, com'è noto, davanti alla sede delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) di via Lame 116 è stata rilevata la presenza di una scritta con vernice rossa vergata sul pavimento esterno, prospiciente l'ingresso principale, avente contenuto offensivo nei confronti del presidente della Conferenza episcopale italiana. Con la stessa vernice è stata imbrattata la targa a sinistra dell'ingresso della predetta sede.
Le indagini avviate dalla procura della Repubblica per i reati di minaccia grave e danneggiamento aggravato, sulla base dei rilievi effettuati dal gabinetto regionale di polizia scientifica e dei primi elementiPag. 3raccolti nell'ambito delle stesse, hanno indotto per il momento l'autorità giudiziaria a ritenere che l'episodio sia riconducibile al più generale ed attuale contesto che registra scritte di analogo contenuto minatorio in diverse città italiane.
Si è dunque attivata, rispetto a questi fatti, una complessa attività informativa, di indagine e di protezione. Al momento, si può trarre una prima conclusione. I ripetuti episodi intimidatori in atto sembrerebbero non ascrivibili a matrici di natura eversiva ma troverebbero origini in un sentimento anticlericale volto a rimarcare la presunta interferenza della Chiesa nelle vicende politiche nazionali. Come risulta evidente da questa ricostruzione, il Governo sta seguendo con sistematica attenzione la situazione.
L'attenzione - posso garantire al Parlamento - era e rimane straordinaria, così come la situazione richiede.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Monaco. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MONACO. Ringrazio il viceministro Minniti per la sua puntuale informativa ed esprimo apprezzamento per la sollecitudine con la quale il Governo ha adottato le misure rese necessarie dagli episodi di cui stiamo ragionando, senza alimentare allarmismi e, tuttavia, nel segno di una doverosa ed attenta - queste sono le parole del viceministro - vigilanza.
La nostra condanna per le minacce e le intimidazioni a monsignor Bagnasco e ad altri uomini di Chiesa è fermissima, senza se e senza ma. Così pure, naturalmente, è la nostra solidarietà, sincera, a monsignor Bagnasco: niente può giustificare quelle parole e quegli atti.
Sono forme di violenza verbale che riflettono la pretesa di far tacere o, quanto meno, condizionare una voce autorevole della nostra vita pubblica, che arricchisce il confronto civile e democratico nel nostro paese.
La nostra condanna sarebbe altrettanto ferma anche se si trattasse di altre voci perché il diritto alla libertà di parola, di pensiero e di diffusione del medesimo è un diritto sacro, inviolabile, costituzionalmente garantito e universale, cioè, è un diritto di tutti. È nostro preciso dovere difendere tale diritto per qualunque cittadino e per ogni soggetto collettivo.
Diciamo ciò con energia e fermezza anche perché, in questo caso, si tratta di una voce singolarmente autorevole, quella di un vescovo e presidente della Conferenza episcopale italiana, quella formazione sociale sui generis - diciamo così - che ha un rilievo particolare per la storia, la cultura, la vita pubblica italiana.
Ogni sincero democratico - consenziente o dissenziente dal magistero della Chiesa cattolica, questo non ha importanza alcuna - è impegnato a difendere il diritto alla libertà di espressione nel quadro di un civile confronto dentro una società che si nutre e si arricchisce del suo pluralismo. In un paese come il nostro, poi - come ci istruisce la storia -, la pace religiosa è un bene particolarmente prezioso, che è interesse e dovere di tutti preservare, come ci ha richiamato più volte il Presidente Napolitano; una pace religiosa che, come recita il nuovo accordo concordatario del 1984, si nutre di distinzione e di autonomia tra la Chiesa e la comunità politica, ma anche di dialogo e di cooperazione tra loro per la promozione della persona e il bene comune. Non è un mistero che questi episodi si situino in un preciso contesto e, presumibilmente, sono da mettere in relazione - lo diceva l'onorevole Minniti - con discussioni recenti originate da pronunciamenti delle gerarchie ecclesiastiche, pronunciamenti oggetto, appunto, di libero confronto tra le forze sociali e politiche dentro la più vasta opinione pubblica, come è naturale e giusto che sia: ma questa è una ragione in più, semmai, per condannare senza riserve tali episodi.
Sono convinto, infatti, che questi ignobili atti siano nocivi e riprovevoli non solo per chi si riconosce in quei pronunciamenti, ma altrettanto e forse più per chiPag. 4si riserva di discuterli ed eventualmente di dissentire, opponendo ad essi altri argomenti, altre convinzioni, altre opinioni, ma sempre, solo e rigorosamente sul piano di un libero, rispettoso e civile confronto, dal quale la convivenza civile e la vita democratica dentro una società liberale e pluralistica possono solo trarre vantaggio. Questo paese ha bisogno di unità e di coesione, ed è responsabilità di tutti mettere l'accento su ciò che ci unisce piuttosto che su ciò che ci divide.
La laicità moderna, come si dice oggi, la nuova laicità conosce due facce: la prima, il riconoscimento, anzi l'apprezzamento, per il contributo che può venire dalle esperienze religiose, al plurale, alla qualità etica della vita pubblica, ai vincoli di solidarietà sociale, allo stesso ethos democratico; la seconda, è la cura, anzi il culto, per la distinzione dei compiti e delle responsabilità, per la laicità dello Stato e delle istituzioni, da intendere come casa comune, casa di tutti, di credenti e non credenti, di istituzioni civili e religiose.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO MONACO. Coloro che ricorrono ad intimidazioni e violenza sono nemici non tanto della Chiesa cattolica, che certo non si fa condizionare da essi, ma di ciascuno di noi, che amiamo vivere in una società libera, dove le differenze ed anche il dissenso sono affidati alla forza degli argomenti e non alla viltà di anonime minacce e provocazioni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA GIRO. Signor Presidente, onorevole viceministro Minniti, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto esprimere - a nome di Forza Italia e del suo presidente, Silvio Berlusconi, gruppo di cui oggi ho il privilegio di essere portavoce - la solidarietà, senza ambiguità e senza reticenze, a sua eccellenza monsignor Angelo Bagnasco e all'intera Conferenza episcopale italiana, vittime in questi giorni di gravi e ripetute minacce, che sarebbe irresponsabile sottovalutare. Desidero anche ringraziare gli onorevoli Vito e Bondi per la loro iniziativa, che è stata accolta dal Governo - e questo è un atto di responsabilità che noi apprezziamo -, perché le minacce rivolte a sua eccellenza Bagnasco sono minacce alla vita e non semplici scritte sui muri. Si tratta di una sfida precisa e premeditata lanciata alla Chiesa cattolica quando si accingeva a celebrare la liturgia della Pasqua, la più significativa per la comunità ecclesiale; minacce che ci hanno ricordato il clima torbido dell'intolleranza e della violenza politica, che in tempi non lontani e in altre circostanze hanno scandito la nostra vicenda nazionale.
Perché non averne memoria? Perché ostinarsi a celare sotto il velo di una impenetrabile ipocrisia i pericoli dell'odio politico? Perché continuare a fingere di non riconoscere nelle frange della sinistra estremistica e anarchica la fonte principale e la paternità di quello che alcuni lucidi ma solitari commentatori politici hanno definito in questi giorni l'avventurismo di indole terroristica?
Noi non saremo docili con chi infila la testa sotto la sabbia. Noi non saremo timidi con chi pretende ancora di impartire lezioni senza averne la necessaria credibilità morale e, soprattutto, non saremo subalterni a chi, anche in quest'Assemblea, ha ancora molto da farsi perdonare e oggi pretende di insegnarci il mestiere di vivere, cosa sia il bene e cosa sia il male e addirittura quale sia la vera vocazione della Chiesa cattolica che per noi è, e sempre resterà, una delle massime espressioni civili di questa nazione.
No, noi non intendiamo piegarci a questa superbia intellettuale e politica, di chi, cattivo maestro fino all'altro ieri, strizzava l'occhio a tutto ciò che abbiamo sempre respinto: l'intolleranza, la violenza politica, il terrorismo. Perché il rischio, onorevoli colleghi, è quello di cadere ancora una volta nella trappola paralizzante dell'ideologia, che giustifica la mancata solidarietà di un partito come RifondazionePag. 5Comunista a monsignor Bagnasco in una città martire come Bologna, dove il terrorismo ha colpito, ha colpito duramente, in anni recentissimi.
Se a Bologna un partito popolare, che ha largo ed ampio consenso, come Rifondazione Comunista decide di negare la propria solidarietà al vescovo Bagnasco - una scelta unicamente motivata dal pregiudizio ideologico -, allora vuol dire che in quella forza politica ancora è in larga parte irrisolta la sua adesione ai valori di una democrazia compiuta.
Se sempre questo partito, Rifondazione Comunista, attraverso il suo giornale, arriva a definire dei pasdaran i vescovi della Conferenza episcopale, allora vuol dire che non è così scontato che in questo paese vi siano le condizioni per un confronto sereno sui temi della legalità.
Onorevole viceministro Minniti, non intendo qui ripercorrere le innumerevoli dichiarazioni di stampa e ricordare i lunghi editoriali apparsi sui giornali, tutti di una sola parte politica, dove la Chiesa cattolica è stata trattata alla stregua di una associazione abusiva. Non voglio neppure ricordarle che il più acclamato giornalista e opinion maker de L'Ulivo, Eugenio Scalfari, ha definito con due articoli di fila aberrante e offensiva la nota pastorale della CEI sulla famiglia e le unioni di fatto. Non voglio, infine, neppure citare la stravagante tesi del suo ministro dell'interno, il professor Amato...
PRESIDENTE. Onorevole Giro, la prego di concludere.
FRANCESCO MARIA GIRO.... che richiamandosi alla nota pastorale della CEI sui Dico ha dichiarato che è un errore imporre la propria visione unilaterale perché ciò, cito testualmente, avviene nelle società islamizzate. Il gruppo Forza Italia, però, le deve chiedere, e concludo davvero viceministro...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giro.
FRANCESCO MARIA GIRO... vuole sapere quali iniziative di prevenzione siano state messe in atto per scongiurare ogni attività che metta a repentaglio l'incolumità fisica del Presidente della CEI (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, signor viceministro, noi non ci aspettavamo un'indagine sociologica o culturale, ma almeno un accenno al quadro di riferimento nell'ambito del quale gli episodi di cui ci occupiamo questa mattina possono essere inseriti - ed un riferimento alle cosiddette cause remote, come ci insegnavano a scuola - ce lo saremmo aspettato. Lei ha solamente riferito dei fatti ed ha assicurato la doverosa vigilanza. Ci mancherebbe altro!
Qualche riferimento allo scenario generale lo voglio fare io. Lo scenario che si presenta ai nostri giorni in Italia è quello di un assalto forte, convinto e motivato del laicismo verso le strutture istituzionali, culturali e sociali che rappresentano l'espressione della cultura, non solo cattolica in senso stretto, ma più genericamente tradizionale. Oggi quella scuola di pensiero, largamente presente nei media e nelle organizzazioni della cultura, ha eletto a proprio nemico principale il modello, considerato regressivo e antimoderno, costituito dalla tradizione culturale cattolica.
Questo attacco è portato in nome dei diritti del cittadino, ma, soprattutto, delle minoranze organizzate, vere e proprie lobby in servizio permanente effettivo; e quegli episodi, le scritte apparse in varie città d'Italia, sono il frutto del clima di violenta aggressione nei confronti del presidente della CEI e di tutta la Chiesa instaurato proprio da quella sinistra laicista e anticlericale e alimentato anche dai grandi media e da molti esponenti del suo Governo e della maggioranza, che dunque sono i mandanti morali di quelle scritte vergognose.
Una cosa è certa: gli imbrattatori di muri «antiBagnasco» leggono i giornali che si autodefiniscono «comunisti», iPag. 6quali da lungo tempo conducono una campagna talmente colma di livore da arrivare all'insulto del Papa (si ricordi il blasfemo «pastore tedesco» de il Manifesto) e all'intimidazione nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche (si rammenti il minaccioso «Mo' ci avete rotto!» di Liberazione, subito dopo la nota della CEI sui Dico).
Del resto, è assordante il silenzio della sinistra radicale, che non ha speso una parola di condanna nei confronti degli autori dei gesti di Genova e di altre parti d'Italia, che insieme sono violenti e vili, e non ha espresso una parola di solidarietà al presidente della CEI. Da parte nostra, rinnoviamo a monsignor Bagnasco la solidarietà e la vicinanza non solo personale ma di tutta Alleanza Nazionale; e, parafrasando il cardinale Ruini che diceva «Meglio contestati che irrilevanti», potremmo dire: «Meglio sotto scorta che incapaci di incidere sulla società, di correggerla e migliorarla». Anzi, proprio il fatto di essere messa sotto accusa dalla sinistra laicista e anticlericale vuol dire che la Chiesa si muove nella direzione giusta.
Vediamo che c'è chi condanna la Chiesa, chi condanna a parole anche le scritte ingiuriose e minatorie nei confronti del Papa, del cardinale Ruini e di monsignor Bagnasco, ma poi, invece di esprimere solidarietà concreta, aggiunge che la Chiesa fa politica e che se lo deve aspettare: siamo evidentemente al trionfo dell'ipocrisia! Cosa significa che chi fa politica deve essere insultato e minacciato di morte? Qui bisogna intendersi, signor viceministro, su cosa significhi fare politica.
Se la politica è, come dovrebbe essere, servizio al bene comune, la Chiesa non solo può ma deve fare politica, in ogni caso. Un paese dove il Papa e i pastori della Chiesa sono fatti oggetto di offese infami e addirittura di minacce di morte, al punto che chi di dovere, giustamente, mette sotto scorta il presidente della CEI è un paese dove il concetto stesso di «libertà di espressione», e quindi, in sostanza, di «democrazia», è in pericolo.
Allora, se l'Occidente si caratterizza e si distingue da altre parti del globo terracqueo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RICCARDO PEDRIZZI. Ho finito, signor Presidente, ma per una questione così importante un minuto in più...
PRESIDENTE. Non perda tempo, vada avanti!
RICCARDO PEDRIZZI. ... per le sue libertà, a cominciare da quella di parola e di espressione, e tutti possono dire tutto, persino chi non ha nulla da dire, come si fa a contestare il diritto di parola alla Chiesa che ha molto e tutto da dire? Tale diritto alla libertà di espressione dovrebbe essere negato dunque solamente alla Chiesa cattolica? Solo la Chiesa per questi campioni della libertà ad intermittenza dovrebbe tacere, astenersi dal giudizio? Questa pretesa totalitaria dovrebbe suscitare la ribellione...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
RICCARDO PEDRIZZI. ... non soltanto - ho concluso veramente, Presidente - dei cattolici, ma anche di tutti i laici in buona fede quale presumo sia anche lei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, credo che ogni volta che nella polemica politica si cerca di intervenire con forme di intimidazione, di minaccia sia dovere di tutti reagire con fermezza, manifestare la propria ripugnanza, esprimere la più netta e chiara condanna.
Le minacce di morte rivolte al Presidente della CEI - a cui va la nostra solidarietà - e che abbiamo visto apparire sui muri di alcune città e chiese italiane, come ci ha riferito poco fa il viceministro Minniti, sono atti di grave intimidazione;Pag. 7sono atti di incitamento alla violenza che non possono trovare alcuna forma di comprensione da parte di chicchessia.
Il confronto anche aspro tra posizioni diverse, anche antitetiche, è il sale della democrazia e chiunque, con minacce aperte o con intimidazioni, tenti di impedirlo si pone fuori dalla democrazia.
L'intimidazione ha come scopo quello di toglierti la parola, di impedirti di parlare, tende a mettere in discussione un diritto fondamentale: il diritto di parola; un diritto che appartiene a tutti, Chiesa compresa ed oppositori delle posizioni della Chiesa compresi.
Non si può sostenere - come è stato fatto da un autorevole giornale cattolico, ma anche in quest'aula - che gli autori delle scritte minacciose provengono dagli stessi ambienti culturali che polemizzano con la Chiesa cattolica in materia, ad esempio, di unioni di fatto. Questo è un modo di togliere legittimità a posizioni che vengono messe alla stessa stregua di atti di intimidazione e che per questo devono essere bandite. Non mi pare un bel modo di praticare la democrazia.
Le cose vanno tenute distinte perché muovono e si muovono su piani diversi. Una cosa è il dibattito e la polemica politica, altra cosa sono le intimidazioni e le minacce. La necessità di tenere ben distinti questi terreni è particolarmente importante quando al centro del contendere vi sono i delicati e complessi rapporti tra Stato e Chiesa.
Nessuno può e deve impedire alla Chiesa cattolica - come a qualunque altra religione - di esercitare in piena libertà il proprio magistero. Ma nessuno può impedire allo Stato di regolare in piena autonomia situazioni e rapporti sociali che riguardano i cittadini, a prescindere dalle loro convinzioni religiose. Deve, cioè, essere colta da parte della Chiesa e dello Stato la differenza tra costituire una coppia di fatto e approvare una legge sulle coppie di fatto.
Quando la Chiesa agisce da agenzia della società civile, intervenendo nel merito di scelte politiche, non si tratta più di libertà religiosa, ma di dibattito politico; dibattito politico che è, di per sé, dibattito pluralista e laico. E pluraliste e laiche devono essere le scelte dei cattolici in politica. Se la Chiesa o qualunque confessione pretendessero obbedienza religiosa su una scelta politica, allora sì che vi sarebbe ingerenza nella vita dello Stato. E, come sappiamo, ingerenza c'è stata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole viceministro, la ringrazio per la sua comunicazione, ma le devo dire che non mi ritengo particolarmente soddisfatto. Lei ci ha raccontato i fatti e gran parte di essi li abbiamo appresi dai quotidiani.
Vorrei svolgere un piccolo résumé della situazione: dal maggio 2005, dall'inizio della campagna referendaria per la famosa legge sulla fecondazione assistita, vi è un clima pesante nei confronti dei cattolici e della Chiesa. Ricordo chi metteva sullo stesso piano il cardinal Ruini e il mullah Omar, e che oggi sono componenti di questa maggioranza. Ricordo chi minacciava la Chiesa di non esprimersi sul tema della vita: mi riferisco all'onorevole Turci, a gran parte degli editoriali de la Repubblica, de La Stampa, del Corriere della Sera, ossia ad una laicità identificata - lo abbiamo sentito poco fa - con il divieto di parola in pubblico da parte di esponenti non solo ecclesiastici, ma anche dei fedeli cattolici.
Nel mese di agosto 2005 alcuni editorialisti - Scalfari e Merlo - definivano la Chiesa «un'immondizia» e una «suburra». A settembre dello stesso anno: non solo fischi al cardinal Ruini, ma anche mortaretti durante le celebrazioni nelle chiese di Torino, quella del Carmine in particolare.
Il 20 settembre del 2005 un noto giornalista, che nessuno ha avuto il coraggio di «togliere» dalla RAI, in una trasmissione pubblica ha detto che il cardinal Ruini era come quei rifiuti tossici da eliminare e che conosceva chi poteva eliminarli: parlo del dottor Tozzi, dipendente del CNR e anche della RAI.Pag. 8
Novembre del 2005: emerge l'idea di una commissione d'indagine sulla legge n. 194 del 1978, e si riversa sugli esponenti della maggioranza di allora, laici e cattolici che fossero, una serie di accuse senza fine.
Noi esprimiamo solidarietà al cardinal Bagnasco, esattamente come ha fatto lei, signor viceministro. Siamo felici che il Governo l'abbia detto ufficialmente in questa sede, e che anche l'esponente di Rifondazione l'abbia detto, come il suo capogruppo la settimana scorsa, a distanza di qualche settimana dagli avvenimenti.
Si tratta di capire in quale clima si inseriscono queste minacce. Il clima è quello che precede l'emissione della nota concernente i Dico. Gli editoriali di la Repubblica, La Stampa e Liberazione hanno tre pilastri: la Chiesa è contro la Costituzione; la Chiesa è esattamente come i kamikaze nei confronti della laicità dello Stato italiano; la Chiesa è contro la democrazia. Non sto inventando: potrei citare nomi e cognomi degli autori, dal professor Zagrebelsky al direttore di Liberazione. Questo è il contesto all'interno del quale avvengono i fatti che ho menzionato.
Io non sono assolutamente contrario alla libertà di opinione, ma c'è un filo che si fa sempre più sottile nel nostro paese tra le libertà di opinione e di critica, legittime in democrazia, e una sorta di giustificazionismo nei confronti delle scritte in parola. L'abbiamo letto la settimana scorsa, cari colleghi: c'era chi esprimeva solidarietà a Bagnasco, ma precisando che tale solidarietà sarebbe stata piena se egli non avesse emesso la nota sui Dico; invece, si giustificano questi atti per il fatto che la Chiesa ha espresso opinioni.
Circoli anticlericali, circoli anticattolici, onorevole viceministro, circoli che hanno una qualche aderenza indiretta - perché nessuno può dire che ci sia un diretto collegamento tra chi scrive editoriali e chi scrive sui muri - vengono «coltivati» dentro un clima che è molto pericoloso. Si leggono editoriali giustificatori: la nostra solidarietà deve essere assolutamente senza condizioni. C'è una ideologia che vuole abolire ogni autonomia e distinzione tra Cesare e Dio. Qualcuno dice all'altro: non puoi credere completamente alla tua fede, perché io ti dico che non lo puoi fare. Questo è frutto di un relativismo, di un individualismo libertario, e anche - purtroppo, lo ricordo - del peggior marxismo. Ciò è tanto vero che, nello stesso periodo, onorevole viceministro, alcuni esponenti politici, non solo del mondo della cultura, i quali hanno chiesto l'amnistia per i brigatisti, oggi chiedono la scarcerazione dei brigatisti non pentiti. Ci sono stati - è avvenuto l'8 dicembre - volantini...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. ... contro il Papa «nazista», e scritte sui muri; dopo qualche mese, ed anche in questi giorni, abbiamo visto volantini contro il Papa «nazista»! Non è che li abbia scritti io quei volantini, non sono caduti da casa mia, ma da casa di qualcun altro.
Allora, signor viceministro, quelle a monsignor Bagnasco ed ai vescovi sono minacce alla laicità dello Stato, non solo ai diritti di opinione, ma anche alla stessa democrazia. E non lo dico per essere clericale: cito George Washington.
Ora, onorevole viceministro - ho concluso veramente - c'è bisogno che la polizia intervenga, affinché questi ambiti vicini agli scrittori vengano moderati. Ci sono circoli anarchici? Chiudiamoli! Prendiamo qualcuno ed interroghiamolo! Non basta la scorta, bisogna prevenire. Mi aspetto da lei, come ha detto il ministro dell'interno qualche giorno fa, che ci siano degli atti concreti. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, innanzitutto noi vorremo esprimere la piena solidarietà a monsignor Bagnasco, unita alla stima per quanto lui sta facendoPag. 9in difesa della famiglia. Abbiamo sentito l'intervento del viceministro Minniti. Devo dire a commento di quell'intervento che il dato che emerge è quello di un nuovo terrorismo, di nuove Brigate rosse, che sostanzialmente hanno allargato i bacini potenziali di influenza.
Se, in un primo tempo, certamente il bacino di influenza dell'attività terroristica poteva essere collegato alle politiche sociali del Governo o dei sindacati, e se successivamente poteva essere collegato ad una protesta no global antiamericana, oggi, per la prima volta, constatiamo che l'attenzione di questo nuovo terrorismo si rivolge alla Chiesa cattolica. Si deve anche tener conto, peraltro, dell'oggettiva difficoltà delle nuove Brigate rosse di orientare il proprio interesse sulle tematiche collegate al lavoro quando, oggi, l'insidia ai diritti dei lavoratori proviene proprio da Stati comunisti come la Cina.
Fatta tale doverosa precisazione, vi è comunque una nuova attenzione, per l'innanzi mai verificatasi, nei confronti della Chiesa. Quindi, si tratta di una campagna che viene mossa da una spinta anticlericale in un contesto di forte e senza precedenti contrapposizione sulle politiche per la famiglia tra Chiesa, Governo e maggioranza che lo sostiene. Ciò, nonostante la presenza, all'interno del Governo, di esponenti e di partiti che si dichiarano cattolici e che, dopo essersi dichiarati tali durante le elezioni ed avere raccolto i voti proprio impostando in questo modo la campagna elettorale, oggi vorrebbero ribadire la laicità della politica, addirittura condannando, a vario titolo, le interferenze della Chiesa.
Noi, Presidente, viceministro, non siamo per uno Stato confessionale; riteniamo però che la Chiesa, in questo contesto, abbia compiuto il proprio dovere nel richiamare i valori della difesa della famiglia e nell'esprimere la sua contrarietà a leggi che, oggettivamente, se approvate, la minerebbero dalle fondamenta.
Condanniamo anche il «doppiopesismo» ipocrita al quale, oggi e nei giorni passati, abbiamo assistito: quando si esponevano le bandiere della pace contro la nostra presenza militare all'estero - che peraltro oggi questo Governo, come gli altri Governi di sinistra, ha mantenuto -, si strumentalizzavano politicamente a proprio favore tutte le possibili dichiarazioni riconducendole alla Chiesa. Si tratta di un aspetto che vorrei assolutamente richiamare all'attenzione di questa Assemblea e dei colleghi della sinistra; veramente abbiamo assistito ad un «doppiopesismo» ipocrita.
Veniamo, però, Presidente e viceministro, all'oggi. Ebbene, si fa tanto un parallelismo tra la situazione attuale ed il periodo degli anni di piombo in quanto, ovviamente, si ha paura di un rigurgito del terrorismo. Vorrei però ricordare al riguardo che una caratteristica dei rapporti tra politica e terrorismo negli anni di piombo risiede proprio nell'essere riusciti a costruire un muro contro il terrorismo, ingaggiando una lotta unitaria in quanto la sinistra ed i sindacati presero incondizionatamente le distanze dalle posizioni delle Brigate rosse.
PRESIDENTE. Deve concludere...
ROBERTO COTA. Oggi, purtroppo, ciò non è successo e non sta succedendo. Oggi, abbiamo assistito alle dichiarazioni dei colleghi di Rifondazione comunista - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente -: ma come non interpretare, invece, nel senso di una mancata presa di distanza quanto accaduto all'interno del consiglio comunale e del consiglio provinciale di Bologna, dove i partiti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani si sono rifiutati di approvare all'unanimità un documento che esprimeva solidarietà a monsignor Bagnasco? Si tratta di una mancata presa di distanza...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, la prego di concludere.
ROBERTO COTA. ... e dal punto di vista politico tale ambiguità e tale mancata presa di distanza alimentano e fomentano certamente questo tipo di contrapposizioni.
Pag. 10PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cota...
ROBERTO COTA. Concludo osservando che il Governo dovrebbe pensare, oltre che ovviamente alle strategie di polizia, anche a risolvere tale problema politico all'interno della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor viceministro, di fronte agli attacchi e alle minacce di cui è stato destinatario in più luoghi e contesti il presidente della CEI, monsignor Bagnasco, non possiamo non manifestare la nostra piena e totale solidarietà, unita a tutto il nostro dissenso e ad una ferma condanna, che si fa anche preoccupazione, nei confronti di una cultura diffusa, che sa di intolleranza e di rifiuto violento delle opinioni non condivise, che, nella loro diversità, godono invece del diritto, costituzionalmente sancito, di essere manifestate liberamente.
Nel clima di scontro permanente che sempre più sembra connotare la situazione politica e culturale del nostro paese, non possiamo non guardare con preoccupazione a così gravi ed aggressive manifestazioni di intolleranza e ad attacchi alle persone, oltre che alle istituzioni e alle idee che rappresentano. Si tratta di un clima culturale nel quale il passaggio da una sorta di microcriminalità politica ad avventurismi di indole terroristica appare meno difficile da ipotizzare. Unisco perciò la voce della mia parte politica, l'Italia dei Valori, che come partito-movimento di recente formazione raggruppa diverse sensibilità politiche, e quella mia personale, al coro delle più ferme condanne degli episodi di Genova, Torino, Napoli e Bologna, nella consapevolezza del valore, anche simbolico, che certe prese di posizione possono e debbono avere per il ristabilimento di un corretto stile di vita democratica, a partire proprio da queste aule, che della democrazia sono la più alta espressione.
La polemica politica, legittima e vitale in un paese democratico, non può tradursi in minacce e intimidazioni, sottili o tragicamente plateali, senza che da questi banchi si levi la più decisa e condivisa condanna, insieme all'invito a riportare il confronto sui temi che, per la delicatezza etica che li contraddistingue, esigono libertà di espressione ed assoluta aderenza alle indicazioni che vengono dal più profondo ricettacolo della coscienza di ognuno, ai livelli di correttezza, e quindi di efficacia, che ogni dibattito politico deve poter avere. Tale efficacia è garantita solo da un clima di dialogo e di confronto.
Piena solidarietà, dunque, al presidente della CEI e all'intera Chiesa italiana, alla quale diversi di noi appartengono con orgoglio, ma anche decisa e convinta riaffermazione della piena e totale laicità dello Stato.
Nel giurare fedeltà alla Costituzione, ciascuno di noi, rappresentante dei cittadini che lo hanno eletto ma contestualmente di tutto il popolo italiano, ne fa propri i valori come fondamento di ogni scelta che quale legislatore sarà chiamato a compiere, e la laicità è uno di questi. Essa non vuol dire disconoscere o voler in qualche modo limitare la libertà per la Chiesa di proclamare a gran voce i valori di cui è portatrice e di cercare di seminarli a piene mani nelle coscienze e nella cultura del nostro paese.
Altro è, però, la legittima facoltà di libera espressione delle opinioni, da chiunque, singolo o istituzione, manifestate, altro è ritenere di poter condizionare le scelte che come rappresentanti dei cittadini italiani, nella molteplicità e diversità delle posizioni e delle scelte culturali e del credo religioso, siamo chiamati a compiere quali legislatori, ispirandoci al principio supremo della laicità dello Stato, nella costante interpretazione datane dalla Corte costituzionale.
Tale laicità implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato stesso per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale.Pag. 11
Questo Governo mantiene un dialogo con la cultura cattolica, con la cultura espressa dalla nostra Carta costituzionale approvata dall'Assemblea costituente, che continua a rappresentare un patrimonio essenziale nella vita del nostro paese, non soltanto utile ed opportuno, ma pienamente rispondente alle esigenze fondamentali dello Stato laico nell'accezione costituzionale ricordata.
PRESIDENTE. Onorevole Astore, la prego di concludere.
GIUSEPPE ASTORE. Ecco perché credo che bisogna ristabilire un dialogo tra tutte le forze politiche.
PRESIDENTE. Onorevole Astore, ha terminato il tempo a sua disposizione.
GIUSEPPE ASTORE. Un momento, Presidente, solo per concludere.
Bisogna anche condannare - permettetelo - certi atteggiamenti di strumentalizzazione politica che, anche in quest'aula, si fanno su un sentimento così profondo del popolo italiano. Voglio dire a questi amici che Gesù Cristo - e io che sono cattolico lo ricordo bene - prese anche la frusta per cacciare farisei e mercanti dal tempio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, a nome della Rosa nel Pugno e quindi dei militanti laici, socialisti, liberali, radicali e anticlericali, condanniamo anche noi, senza riserve, l'intolleranza politica, da qualsiasi parte provenga, in qualsiasi forma si esplichi. Inoltre, solidarizziamo con coloro che sono vittime, a qualsiasi titolo, di questa intolleranza.
Abbiamo ascoltato molto bene le parole del viceministro Minniti: noi non ci faremo criminalizzare e rivendichiamo il nostro diritto costituzionale di essere anticlericali. Non accettiamo la lettura che lei ha dato degli episodi accaduti, che tende a criminalizzare una storia, quella storia anticlericale che non ha nulla a che fare con l'intolleranza politica, per non parlare dell'intolleranza religiosa.
Siamo fieri di far parte di quel mondo politico che crede nello stato di diritto e nella democrazia, che proprio nella libertà religiosa vede uno dei principi cardine che fa della difesa della libertà religiosa una delle sue ragioni di lotta politica. Sappiamo bene, infatti, che l'intolleranza religiosa è frutto innanzitutto delle confessioni religiose che, tra di loro, sono in perenne stato di conflitto.
Aveva ragione il collega Monaco: questa strategia di una nuova tensione - mi si consenta - danneggia più che altro coloro che reclamano il proprio giusto, costituzionale diritto di critica: non critica alla Chiesa, non critica ai principi religiosi, ma sicuramente il giusto diritto di critica alle gerarchie vaticane. E qui, forse, ci vorrebbe una giornata di approfondimenti semantici, nel senso che a ragione, per opportunità politica, si vuol far confusione tra la Chiesa dei fedeli e le gerarchie vaticane.
Signor viceministro Minniti, rivendichiamo il diritto di avere una risposta ad una interrogazione che abbiamo presentato nel luglio dello scorso anno. Tra un po' faremo l'anniversario di questo silenzio!
Chiediamo di avere una risposta da questa Repubblica, da questo Stato: ad esempio, il Ministero dell'interno rispetto alla politica portata avanti dalle gerarchie vaticane sul problema della pedofilia non ha nulla da dire? Non ha la stessa fermezza? Non ha lo stesso interesse a dare una risposta chiara? Noi crediamo, invece, che proprio perché siamo in uno Stato di diritto, se non si forniscono risposte chiare si alimentano quei movimenti, si finisce per creare, con questa politica di criminalizzazione che oggi ha trovato in quest'aula ampia espressione, la criminalizzazione di chi rivendica il giusto diritto di potersi chiamare anticlericale e di poter lottare da anticlericale, si determina quellaPag. 12strategia che, come ricordava il collega Cota, ha avuto un suo quadro, una sua sceneggiatura già vista nel 1977.
Abbiamo già visto tutto. Non siamo disposti ad accettare altri casi come quello di Moro, Giorgiana Masi, Sindona, Calvi, Pecorelli, perché in quella strategia di Stato, con la morte del diritto e della legalità, vi è stata la morte di persone. In questo ci dissociamo! Vogliamo che si riconosca anche agli anticlericali il proprio diritto, senza confondere i piani della lotta e dell'iniziativa politica.
Spero che lei voglia fare ammenda rispetto alla denominazione che ha reso di alcuni fenomeni che non hanno nulla a che fare con coloro che, in questo paese, rivendicano pubblicamente e nell'ambito dei principi costituzionali del nostro Stato la possibilità di fare lotta politica (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, viceministro Minniti, mi pare che non possa mettersi in dubbio l'attenzione del Governo su tali fenomeni, nonché i diritti al dissenso che sono propri di una democrazia repubblicana come la nostra.
Non vi è dubbio che un dibattito politico serio non possa andare avanti attraverso minacce e scritte anonime. Noi abbiamo bisogno che il dibattito democratico sul ruolo della Chiesa cattolica nel nostro paese come nel mondo si svolga con il massimo di fede comune nella libertà e nella democrazia. Questo è l'ambito entro il quale possiamo muoverci.
Pertanto, siamo convinti dell'opera del Governo in questo campo e della necessità di tutelare in ogni modo la libertà di chi difende l'azione delle gerarchie cattoliche e di chi è in dissenso rispetto alle stesse, anche perché non vi è dubbio che il dialogo tra lo Stato e la Chiesa negli ultimi tempi ha vissuto una serie di difficoltà: tali difficoltà derivano dalla mancata risoluzione di problemi afferenti alla sfera civile e a quella religiosa e dalla politica maturata con il nuovo pontificato, da cui si è originato un atteggiamento tendente, a volte, ad influenzare la classe politica di questo paese.
Riteniamo che vi debba essere dialogo tra lo Stato e le religioni (tutte le fede religiose), con un linguaggio ed un atteggiamento tesi a favorire la possibilità di conclusioni comuni o diverse, senza che intervengano minacce verso chi non la pensa allo stesso modo.
Fanno male coloro che scambiano scritte e minacce come l'espressione di uno schieramento politico!
Mi pare che in una serie di occasioni si siano individuati anche punti di vista comuni nel Parlamento, perché il richiamo alla Costituzione, ai diritti fondamentali, nonché alle regole della democrazia deve essere comune a tutte le parti politiche.
Da questo punto di vista, siamo di fronte ad un episodio piuttosto negativo della nostra vita pubblica e della nostra vita sociale e dobbiamo richiamare in questo caso non tanto l'atteggiamento dello Stato, quanto l'atteggiamento che si è riscontrato negli ultimi tempi rispetto a questioni che interessano tutta la società italiana. Infatti, temi come quelli da ultimo richiamati, che riguardano ad esempio i rapporti tra i cittadini o le libertà civili e sociali, non dovrebbero essere messi in discussione con strumenti propri di una politica che negli ultimi decenni sembrava superata. Inoltre, mi sembra molto strumentale ritenere che dietro all'atteggiamento di persone intolleranti, che intendono ricorrere alla violenza - la quale, al contrario, dovrebbe sempre restare fuori dal dibattito politico -, possano esservi in qualche modo partiti e forze politiche. Pertanto, da una parte è giusto che il Governo presti attenzione a questo tipo di fenomeni, mentre dall'altra è assolutamente inaccettabile sia ogni strumentalizzazione politica in questo campo sia ogni tentativo di togliere diritti a chi, rispetto all'attuale politica della Chiesa cattolica, ha maturato un meditato dissenso (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Salutiamo le classi III B e III D della scuola media Rolandino De' Passeggeri di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Per favore, chiedo ai colleghi che stanno telefonando di farlo in modo meno evidente. Grazie.
Ha facoltà di parlare, onorevole Boato.
MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi deputati, a nome dei Verdi esprimo apprezzamento per le dichiarazioni e le informazioni fornite a quest'Assemblea dal viceministro dell'interno Minniti. A nome dei Verdi esprimo anche solidarietà nei confronti di monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo della diocesi di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, di fronte alle minacce ed alle intimidazioni di cui è stato fatto oggetto.
Viceministro Minniti, condivido il suo giudizio (che credo di avere interpretato diversamente dal collega Turco), secondo il quale non siamo di fronte a fenomeni di carattere eversivo - questo lei voleva dire - bensì alla maldestra espressione di un sentimento anticlericale volto a rimarcare presunte interferenze della Chiesa nelle vicende politiche interne italiane. Così ho interpretato la sua valutazione.
Non vi è alcuna condivisione per questo tipo di manifestazioni di intolleranza, che - devo dire - trovo anche abbastanza stupide e banali. In realtà, problemi di interferenza politica nei mesi scorsi si sono verificati, ma devono essere affrontati sul terreno del confronto aperto, rispettoso e democratico. La laicità dello Stato, l'autonomia delle scelte politiche dei parlamentari, credenti (come chi parla in questo momento) o non credenti che siano, sono princìpi irrinunciabili, che si difendono in primo luogo con il primato della coscienza personale, con il rifiuto di qualunque indebito condizionamento e con l'aperto e libero dibattito democratico.
Confermata la solidarietà a monsignor Bagnasco nei confronti di minacce ed intimidazioni, comunque inaccettabili, mi resta da fare un'ultima e pacata riflessione: forse sarebbe stato opportuno non enfatizzare troppo questi pur deprecabili fenomeni di intolleranza per evitare gli effetti di imitazione e di moltiplicazione che poi si sono puntualmente verificati, nella certezza da parte degli autori di un'eco sempre più ampia sui mass media, e la demenziale escalation da un quasi innocuo «Bagnasco, vergogna!» a vere e proprie minacce di morte.
Mi pare che anche da parte del Vaticano, stando a quanto riportato dai giornali, sia venuto il suggerimento di non enfatizzare oltre misura tali episodi, pur deprecabili ed inaccettabili. In ogni caso, confermo la condanna dei Verdi e mia personale di ogni forma di intimidazione e l'auspicio che il confronto, anche critico, proprio di ogni società democratica, resti sempre sul terreno della correttezza e del rispetto reciproco, anche nel dissenso e nel dibattito aperto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, a nome del gruppo Popolari-Udeur, esprimo anch'io grande apprezzamento per ciò che ha dichiarato il viceministro Minniti, per la grande e costante attenzione che egli ha manifestato, da parte del Governo, e per l'alta sorveglianza che porrà nel seguire questi avvenimenti, al fine di scongiurare nuove ed analoghe iniziative che minano alla base uno Stato di diritto democratico che garantisce in ogni modo la libertà di pensiero e di parola per tutti i cittadini.
Noi manifestiamo con forza e con convinzione la nostra piena solidarietà a monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana ed arcivescovo di Genova e alla stessa Conferenza dei vescovi. La nostra è una condanna fermissima, senza «se» e senza «ma» - come anche alcuni colleghi hanno dichiarato poc'anzi in quest'aula. Si tratta di una forte solidarietà che deriva dai nostri convincimenti cristiani, cattolici, di tolleranza.
I nostri convincimenti non ci permettono assolutamente di accettare che il dialogo possa essere interrotto con azioniPag. 14criminali, con atteggiamenti che appartengono ad un tempo per noi trascorso, ossia quello del terrorismo, cui non vorremmo più assistere. Il diritto alla parola è sacro per tutti, e la libertà è assicurata nel nostro paese. Quanto è successo è grave, quindi, perché tale aggressione verso l'alto magistero della Chiesa, attraverso le minacce e le intimidazioni rivolte a monsignor Bagnasco, segna un momento davvero brutto per il nostro paese.
È andato crescendo - come ha già detto in altre occasioni il nostro segretario nazionale, il ministro Clemente Mastella - un clima di ostilità nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche da parte di ambienti della sinistra estrema. È altresì grave ascoltare in Parlamento, che è il simbolo della democrazia e della libertà, il collega de La Rosa nel Pugno portare ancora avanti i valori dell'anticlericalismo, che noi disconosciamo e con i quali ci confrontiamo, così come nel caso che ha coinvolto monsignor Bagnasco.
Nel nostro paese, onorevoli colleghi, c'è - e si avverte - una congiura per scristianizzare la nostra società. Per questo motivo, la condanna è ancora più ferma, poiché è ferma la condanna dell'intolleranza. È grave, in proposito, quanto è accaduto nel corso di una riunione del consiglio comunale di Bologna, quando alcune forze politiche - che pure fanno parte della maggioranza - si sono dissociate e non hanno voluto esprimere la loro solidarietà contro quel che è successo nei confronti del presidente della Conferenza episcopale italiana. Allo stesso modo - lo vogliamo affermare con molta serenità - vorremmo dire al premio Nobel Dario Fo, che pure stimiamo, che può fare anche tranquillamente a meno di utilizzare il palcoscenico di Rai Tre per colpire i vescovi italiani con toni che hanno poco a che fare con il buon gusto, e che offendono la sua stessa intelligenza.
Il popolo cristiano si opporrà certamente con forza a questo disegno, sempre meno occulto, che vuole strumentalmente cancellare, attraverso vari mezzi, le tracce del Vangelo. Nessuno, signor Presidente, signor viceministro, potrà, a nostro avviso, impedire che la gerarchia ecclesiastica continui a svolgere il proprio alto magistero rivolto ai credenti. Ciò vale in particolare per quei cattolici che nelle parole di tale alto magistero potranno riconoscersi e poi, come laici impegnati in politica, trarne le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato il rappresentante del Governo esprimere solidarietà a monsignor Bagnasco. Egli ci ha anche spiegato che a quest'ultimo è stata attribuita una scorta per tutelarne l'integrità. Il viceministro Minniti ci ha infine spiegato che i gesti di cui oggi stiamo discutendo possono essere ascrivibili a frange estreme dell'ala anarcoide.
Vorrei dire al viceministro Minniti: è ben possibile che l'atto materiale compiuto nei confronti di monsignor Bagnasco sia riconducibile a frange estreme di tipo anarcoide, ma chi sono i mandanti? Chi è che, in qualche modo, ha inculcato in queste frange il desiderio di esprimere il loro dissenso rispetto alle iniziative che la Chiesa stava adottando? Chi è che ha espresso sui giornali e sui media una forte critica rispetto alla posizione assunta dal Vaticano? Chi è che, anche nelle sedi istituzionali, ha saputo distinguersi da quella che si era manifestata quale minima volontà unanime di esprimere solidarietà a chiunque?
Signor Presidente, signor viceministro, io ritengo che, se dovessimo cercare dei mandanti, forse anche inconsapevoli - anzi sono convinto che lo siano -, di quanto è successo a monsignor Bagnasco, dovremmo cercare tra quanti sostengono questa maggioranza e questo Governo. E non credo di dirlo a torto, ma di sostenerlo sulla base di ciò che leggiamo e vediamo.
Cerchiamo, quindi, di capire perché frange che compongono la maggioranza e che, spesso, si ammantano di pacifismo e cercano di acclarare il loro modo di esserePag. 15nell'opinione pubblica, oggi, come in passato, hanno voluto assumere una simile posizione. A mio avviso, ciò è avvenuto per due motivi. Da una parte, si assiste, nel nostro paese, nell'ambito delle forze che ho citato, al rigurgito di una sorta di anticlericalismo. Esiste il desiderio di affermare che la Chiesa deve giocare sempre meno un ruolo di indirizzo, inteso come indirizzo religioso e, quindi, attinente alla fede. Si pensa che la società sta andando verso una logica multirazziale ed interreligiosa, per cui poco significato hanno affermazioni che vogliono cercare di salvaguardare determinati valori.
Il secondo motivo risiede nel palazzo del Senato, dove il Governo è sempre più debole. Il Governo Prodi sa perfettamente che un eventuale dibattito sui Dico, che si andasse a sviluppare in quella sede, così come è stato già affermato da qualche autorevole ministro, porterebbe alla sua caduta. Quindi, discutere su questi argomenti si presta a talune interpretazioni da parte di persone, ovviamente non troppo qualificate, ma che, di certo, non devono essere sottovalutate. Mi sembra sia oltremodo pericoloso paragonare coloro che firmano alcune scritte con la stella a cinque punte a ragazzacci che hanno compiuto un'azione che non dovevano compiere. In quelle persone si manifestano determinati atteggiamenti e paure e, ovviamente, la voglia di reagire nei modi che conoscono, anche in quelli che portano alla violenza.
Per le considerazioni che ho appena fatto, per l'anticlericalismo e per la difesa del Governo Prodi, noi siamo qui a sostenere con forza la solidarietà a monsignor Bagnasco, non solo per quello che egli rappresenta, ma anche per quanto contano per noi l'ispirazione e l'identità cristiana. Noi siamo la Democrazia Cristiana per le autonomie. Abbiamo rifondato un partito, nel tentativo di salvaguardare e rilanciare determinati valori e, per questo, non abbiamo neanche disdegnato di discutere su argomenti come i Dico. Ma una cosa è discutere sugli argomenti, altra è accusare, attaccare o pensare che, nel nostro paese, la Chiesa non debba avere più un ruolo.
In conclusione, siamo qui ad esprimere la nostra solidarietà e, per le stesse motivazioni, che hanno indotto altri a criticare monsignor Bagnasco, siamo qui a difenderlo. A nostro avviso, quella continuità al Governo Prodi, che, attraverso questo attacco, alcuni volevano garantire, probabilmente, non verrà, invece, garantita dagli italiani.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.
La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,40.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 28, 522 e 1620.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge delle quali la VII Commissione permanente (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del regolamento:
Boato: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (28); De Simone: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (522); Evangelisti: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni,Pag. 16dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (1620). (La Commissione ha elaborato un testo unificato).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Sull'ordine dei lavori.
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulla crisi occupazionale che si sta profilando in quel di Rovereto, in Trentino.
In Commissione ho presentato, già qualche settimana fa, un'interrogazione a risposta immediata. Né il ministro, né il sottosegretario sono venuti a rispondere in Commissione lavoro. Siccome, come ben sappiamo, nelle prossime settimane i lavori parlamentari saranno altalenanti e questa settimana non è previsto all'ordine del giorno della Commissione lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, chiedo che il Governo, il sottosegretario, o chi per lui, venga a riferire su questa grave crisi, anche per serietà verso chi presenta le interrogazioni
PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, lei sa che queste istanze vengono rappresentate alla fine della seduta. In ogni caso, il Governo è presente ed ha preso atto della sua richiesta.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (A.C. 1638-A); e delle abbinate proposte di legge: Jannone; Migliore ed altri; Fabris ed altri; Craxi ed altri; Nan; Mazzoni e Formisano; Brancher ed altri; Balducci (A.C. 366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Migliore ed altri; Fabris ed altri; Craxi ed altri; Nan; Mazzoni e Formisano; Brancher ed altri; Balducci.
Ricordo che nella seduta del 29 gennaio 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,42).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Esame degli articoli - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 1 e 2).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89 del regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione: Mario Pepe 16.040, volto a introdurre l'articolo 329-bis del codice di procedura penale, recante divieto di pubblicazione e diffusione suiPag. 17mezzi di informazione del nome del pubblico ministero durante le indagini preliminari (tale articolo aggiuntivo presenta un contenuto analogo ad una proposta di legge dello stesso presentatore, A.C. 1006, che non è stata abbinata nel corso dell'esame in sede referente); Craxi 21.41, limitatamente alla lettera 0a, che interviene sull'articolo 326 del codice penale, norma non interessata dal provvedimento in esame e avente carattere generale rispetto all'articolo 379-bis (rivelazione illecita di segreti inerenti ad un procedimento penale), in materia di rivelazione di segreto d'ufficio. La parte ammissibile dell'emendamento deve intendersi ricollocata, ai fini della votazione, dopo l'emendamento Buemi 21.45, e prima della votazione dell'articolo 21.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Anastasia Craxi. Ne ha facoltà.
STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, noi oggi stiamo affrontando, con un piccolo stock di disegni di legge e una sequela di emendamenti, un problema che ha raggiunto dimensioni gigantesche, perché, ormai da tempo, le intercettazioni hanno dato vita ad uno scandalo di proporzioni enormi, tutto italiano.
La stessa quantità degli emendamenti e dei provvedimenti presentati dal Governo dimostra quanto incerte e confuse siano le idee che presiedono l'attività ministeriale e quanto siano forti le spinte dei magistrati e degli editori. I magistrati non vogliono saperne né di limitare l'autorizzazione delle intercettazioni, né di distruggere documenti palesemente illegittimi. I giornali vogliono avere il potere di continuare a distruggere l'onore delle persone per vendere più copie o, peggio, per diffamare gli avversari, siano essi politici o economici.
Il ministro Mastella ha fornito, tempo fa, notizie clamorose sulle intercettazioni: più di 300 milioni di euro sono stati spesi in un solo anno; ore, settimane, mesi e anni di registrazioni!
Ormai intercettano tutti: procure, Carabinieri, Polizia, Finanza, servizi segreti civili e militari, imprese specializzate, concessionarie, appaltatrici, imitatrici e concorrenti degli organismi legali.
Tutto ciò non resta segreto o limitato ad uso di giustizia: tutto si rovescia e fa bella mostra di sé su una stampa che non rifugge dal pettegolezzo, nemmeno quella specie di «mostro sacro» del Corriere della Sera!
Tutto ciò avviene oculatamente, sempre per colpire gli avversari con la più velenosa delle armi: la diffamazione.
Abbiamo toccato il tragico ed il comico: lo stritolamento dell'ex Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, ma anche la procura di Milano che intercetta i servizi segreti perché vuole mandare a casa l'intero gruppo dirigente del Sismi, o anche il pubblico ministero di Potenza Woodcock, che spende da solo più di sei milioni di euro di intercettazioni per farci sapere che il signor Savoia frequentava donne di facili costumi e che qualche valletta televisiva ha il «letto facile».
Sono intercettati indagati, indagandi e, soprattutto, persone che non sono indagate e che probabilmente non lo saranno mai.
A fronte di questo «grande orecchio» che fa degli italiani un popolo di sorvegliati, l'idea che esista in Italia un Garante per la privacy fa addirittura sorridere.
Tutto ciò richiederebbe, magari, un solo provvedimento, ma chiaro e drastico, cominciando dalla limitazione e dalla verifica delle autorizzazioni chieste dalle procure. Ma, passiamo alle miserie dei provvedimenti che abbiamo davanti.
Alla fine dello scorso anno fu approvato il decreto-legge Mastella, segnatamente in materia di intercettazioni acquisite illecitamente ed illecitamente diffuse. In quella sede fu approvato un ordine delPag. 18giorno che impegnava il Governo a disporre una nuova disciplina anche per le altre intercettazioni, ossia per quelle legali e pubblicate illegalmente.
Il testo al nostro esame, licenziato dalla Commissione giustizia, prevede l'introduzione di varie novelle sia del codice penale, sia di quello di rito, nonché modifica la recente legge sopra citata in materia di intercettazioni illegali.
Secondo l'articolato sono vietate in modo assoluto la divulgazione e la pubblicazione di atti delle indagini contenute nel fascicolo del pubblico ministero, delle investigazioni difensive, delle conversazioni telefoniche o telematiche, anche se non più coperte da segreto, sino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero sino alla fine dell'udienza preliminare.
Il testo così formulato non consentirebbe di realizzare i suoi principali obiettivi. Le disposizioni governative non consentirebbero di limitare l'uso strumentale delle intercettazioni perché non sono previsti criteri valutativi delle opportunità di un'intercettazione neanche in fase di autorizzazione da parte del giudice, né consentirebbero di garantire la segretezza delle stesse perché i provvedimenti emessi in materia di misure cautelari possono essere pubblicati dopo che la persona sottoposta alle indagini - ovvero, il suo difensore - ne abbiano avuto conoscenza.
Basti pensare alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, che mette in serio pericolo la segretezza di una serie di atti d'indagine in quanto sovente sono inseriti in detti provvedimenti atti non connessi allo stesso provvedimento di custodia cautelare.
Tuttavia, ciò che colpisce negativamente nell'articolato del Governo è quello che manca: manca l'introduzione del reato a carico dell'editore che pubblica atti o documenti vietati; manca l'elevazione delle pene detentive e delle sanzioni a carico di chi pubblica arbitrariamente gli atti di un procedimento penale; mancano le correzioni di alcune modifiche procedurali; sono assenti modifiche al procedimento di stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l'utilizzazione per un'effettiva parità tra accusa e difesa; è assente la modifica del provvedimento autorizzativo del pubblico ministero delle operazioni di ascolto che dovrebbero essere motivate a pena di nullità; è assente l'osservanza del principio della non colpevolezza fino all'esaurimento dei tre gradi di giudizio. Queste modifiche sono previste nella proposta di legge di cui sono prima firmataria.
Inoltre, nel disegno di legge del Governo e, più precisamente, all'articolo 22, nella norma che introduce gli illeciti per finalità giornalistiche sono stati eliminati importanti elementi sotto il profilo sanzionatorio, precedentemente previsti nel testo base del Governo. Per esempio, la sanzione amministrativa pecuniaria a carico dell'autore della violazione è stata eliminata, prevedendo solo la pubblicazione dell'ordinanza-ingiunzione che accerta l'illecito; è stata stralciata dal testo base anche la responsabilità del direttore o del vicedirettore per omesso controllo, opportuna riguardo soprattutto alle prescrizioni del Garante della privacy.
Esiste, quindi, una grave insufficienza nella sanzionabilità della pubblicazione di atti e documenti di un procedimento penale. Esistono anche lacune nelle sanzioni previste per le intercettazioni diffuse e pubblicate illegalmente, sia quelle formate illegalmente, sia quelle formate legalmente. Infatti, per quanto riguarda quelle raccolte illegalmente, il nuovo testo del Governo va a modificare il decreto Mastella in tema di intercettazioni anonime ed illegali laddove afferma che non possono essere acquisite né in alcun modo utilizzate. Il nuovo testo dell'articolo 4 in detta legge, infatti, prevede la richiesta a titolo di riparazione per la pubblicazione di atti o documenti relativi ad intercettazioni illecitamente formate ed acquisite.
Per quanto riguarda le intercettazioni legali? Un giornalista, aiutato da un magistrato che ha avuto l'autorizzazione del giudice, può decidere di distruggere, per sempre, intere famiglie con la pubblicazione di conversazioni private o, comunque, di atti d'indagine? Vogliamo lasciarePag. 19la situazione così com'è? Oppure, questa legge deve porre la parola fine, una volte per tutte, alle gogne mediatiche.
Se l'intento è quest'ultimo, è di chiara evidenza che sussistono preoccupanti lacune nell'impianto normativo in esame e - ribadisco nuovamente - soprattutto sotto il profilo della punibilità.
È necessario prevedere un deterrente alla commissione di reati che violano la privacy con la pubblicazione di documenti vietati o secretati e ciò è possibile solo attraverso appropriate pene pecuniarie principali - e non solo accessorie - nel codice penale, sanzioni amministrative nel codice della privacy, l'inasprimento delle pene detentive, già previste per coloro che pubblicano questi atti. È impensabile che questo disegno di legge preveda una remunerazione per chi esegue le intercettazioni e non preveda sufficienti sanzioni che puniscano chi pubblica atti vietati o secretati.
Concludo, onorevoli colleghi, con l'auspicio che, nel prosieguo dell'iter parlamentare, venga rivisto l'impianto normativo per renderlo più consono ai principi del giusto processo e, segnatamente, che venga riconsiderato il sistema delle sanzioni per la violazione del divieto di pubblicazione votando alcuni emendamenti. Ciò con particolare riguardo all'editore, in quanto - è perfino banale affermarlo - il bene giuridico del rispetto della privacy e dell'inviolabilità del segreto è ancora più importante del diritto di cronaca e, pertanto, dovrebbe essere salvaguardato con più appropriate sanzioni.
La questione della pubblicazione di atti, dossier, colloqui, telefonate è ormai un problema annoso che mina il nostro sistema democratico, come ha già sconquassato, con la sistematica pubblicazione di atti coperti dal segreto istruttorio, il nostro sistema politico. Il problema delle intercettazioni non riguarda solo la politica e i politici, ma interessa migliaia di famiglie, che sono state distrutte e non credono più nella nostra democrazia perché hanno visto la loro onorabilità messa in secondo piano rispetto al «tritacarne» del circuito indagine-pubblicazione-notizia. Non sprechiamo questa occasione, assumiamoci la responsabilità politica, propria di questa Assemblea, di mettere fine alle pratiche che negano l'esistenza della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la vita del paese è scossa ogni giorno di più da fatti di cronaca che mostrano con allarmante chiarezza quanto troppo spesso vengano violati i limiti dell'irrinunciabile diritto alla privacy...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi alla mia destra di fare silenzio perché sta parlando l'onorevole Gelmini.
Prego, prosegua pure.
MARIASTELLA GELMINI. «Bancopoli», «calciopoli», «vallettopoli», oltre che rappresentare macroscopiche falle e storture del sistema Italia, sono soprattutto patologiche manifestazioni di un sistema infetto dalla costante violazione del diritto di ognuno alla propria riservatezza, in nome di una non meglio delineata verità da dimostrare. Siamo schiavi di un sistema che, oramai, ha reso il sospetto e la diffidenza elementi costituenti della nostra vita sociale, di relazione, pubblica e privata; un sistema sempre di più sull'orlo del voyeurismo, in cui pubblico e privato si intersecano pericolosamente e in cui il gossip arriva addirittura a condizionare la vita politica del paese. Siamo arrivati al punto in cui ogni conversazione rischia di diventare indiscriminatamente un catalizzatore di sospetti e di veleni, in grado di rovinare reputazioni, rapporti familiari, vita sociale e professionale di tantissimi soggetti, spesso ingiustamente coinvolti. Tale sistema ha già lasciato sul campo numerose vittime, a volte innocenti, che si sono viste demolire la propria immagine pubblica, privata e professionale ben prima di arrivare ad una verità processuale.Pag. 20
Di fronte a questa situazione, il mondo politico non può e non deve restare inerte: ha il dovere di dare risposte e di trovare soluzioni. I recenti fatti di cronaca hanno posto sotto gli occhi di tutti la lacunosità dell'attuale quadro normativo in materia di intercettazioni. Certamente, non è cosa semplice elaborare un testo normativo che riesca a contemperare le legittime esigenze di indagine con l'effettività del diritto di difesa, di cronaca e di tutela della riservatezza. Spesso si è puntato il dito contro i giornalisti, evidenziando la mancanza di etica nello svolgimento del diritto di cronaca, peraltro costituzionalmente garantito. Questo è certamente un aspetto importante del problema, ma riteniamo che non si debba intervenire solo a valle, bensì anche e soprattutto a monte.
È evidente, quindi, che la strada migliore è quella di una maggiore responsabilizzazione nella disposizione delle intercettazioni, nel loro utilizzo e nella pubblicità degli stessi risultati, anche al fine di evitarne gli abusi. Il provvedimento in discussione ha affrontato, per la verità in modo abbastanza rinunciatario, alcuni nodi del fenomeno. Il disegno di legge innova certamente, ma senza migliorare in maniera chiara e decisa il quadro normativo in materia, proprio perché lascia non realizzati alcuni obiettivi che tale riforma si doveva prefiggere. Infatti, le nuove norme introdotte, per un verso, non limitano l'uso strumentale delle intercettazioni e, per l'altro, non riescono a garantire in maniera piena la segretezza delle stesse. Si pensi all'individuazione generica del procuratore della Repubblica quale responsabile dell'archivio riservato delle intercettazioni, archivio da istituire presso ogni procura.
Tale generica individuazione non specifica gli oneri della figura di responsabilità né sanziona in alcun modo l'inosservanza di tali oneri. Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che pone certamente molti divieti condivisibili - questo è un punto a favore del disegno di legge - ma che inopportunamente elude il problema della sanzionabilità di determinati comportamenti. A ciò si aggiunga come sia stato tralasciato un ulteriore obiettivo che avrebbe dovuto avere tale provvedimento: l'eliminazione, o quanto meno il drastico contenimento, dell'uso strumentale delle intercettazioni. Sarebbe stato quindi opportuno prevedere degli strumenti in grado di consentire al GIP di valutare le imputazioni sulla base delle quali il pubblico ministero chiede l'autorizzazione per l'attività di intercettazione. Purtroppo sappiamo che accade frequentemente che tra le imputazioni ve ne sia una, inserita ad arte, relativa a determinati reati per i quali è prevista la possibilità di disporre le intercettazioni al solo fine di abusare di tale strumento laddove non sarebbe consentito fare.
Altro aspetto non risolto è quello relativo ai costi esorbitanti che l'abuso dello strumento intercettativo determina. Si pensi come l'Italia risulta essere, a detta dei funzionari del Ministero della giustizia, rispetto a Inghilterra, Francia e Spagna, il paese con gli oneri maggiori e di gran lunga maggiori per quanto riguarda i costi delle intercettazioni giudiziarie. Costi che ammontano, per il solo 2005, ad oltre 300 milioni di euro e che non possono che incidere pesantemente sui già fin troppo esigui fondi a disposizione dell'amministrazione della giustizia.
Proprio a partire da tali rilievi si è posto il problema della riduzione dei costi che, come detto, non è ancora risolto. Certamente, un primo passo potrebbe essere quello di imporre ai pubblici ministeri che richiedono tali misure un di più di onere di motivazione, costringendoli di fatto ad una maggiore attenzione al singolo caso oggetto di indagine. Tale elemento è stato, con qualche emendamento di questa parte politica, inserito nel testo in discussione. Non è stato, però, ancora risolto, come è stato detto poc'anzi, il problema del controllo - soprattutto gestionale e contabile - delle intercettazioni. Manca ancora uno strumento che consenta di controllare economicamente il flusso delle intercettazioni che viene disposto dalle singole procure, anche se rendere più attento e restrittivo l'uso dellePag. 21intercettazioni può certamente aiutare a massimizzare e meglio focalizzare l'utilizzo di tale strumento.
A questo proposito il gruppo di Forza Italia, fin dall'inizio attento alle incidenze economiche che ha avuto l'abuso delle intercettazioni sulle casse dello Stato, rivendica fortemente quegli emendamenti che correggono il provvedimento in tal senso; emendamenti che arrivano a prevedere finalmente un controllo contabile della Corte dei conti. È arrivato il momento di dire basta agli sprechi anche nell'amministrazione della giustizia.
È pertanto opportuno correggere il disegno di legge in esame al fine di scongiurare l'ennesimo caso di divieto senza sanzione e senza controllo. Non bisogna dimenticare che l'uso delle intercettazioni non dovrebbe essere considerato normale e routinario, bensì eccezionale laddove ci si trovi davvero in presenza di gravi indizi di reato e laddove l'intercettazione sia assolutamente indispensabile per la prosecuzione delle indagini.
A questi che dovrebbero essere i punti di riferimento della riforma, si aggiungono ulteriori pecche dell'attuale testo normativo. È sufficiente ricordare il problema del diritto di copia dei difensori non previsto relativamente alle conversazioni di cui non sia stata disposta l'acquisizione dal giudice. Il presente disegno di legge prevede la facoltà dei difensori di estrarre copia delle sole conversazioni acquisite e non di quelle non acquisite in base al giudizio del giudice. È lapalissiano come possa essere utile e rilevante ai fini difensivi la conoscenza delle conversazioni intercettate non rilevanti.
Tali rilievi evidenziano le falle di un provvedimento ancora largamente imperfetto, che è puntuale nell'elencazione dei divieti, ma che non ha il coraggio di prevedere le adeguate sanzioni. L'auspicio nostro è che la fase emendativa serva a colmare queste lacune e a conferire giusta efficacia ad un provvedimento importante come quello in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
Chiedo ai colleghi di ridurre il brusio - talvolta, anche rumore -, che disturba l'oratore.
MARIO PEPE. Signor Presidente, vorrei augurarmi che l'Assemblea non perda di vista le ragioni che hanno ispirato il provvedimento in esame, accogliendo gli emendamenti dell'opposizione.
L'Italia, rispetto agli altri Stati, è il paese che effettua più intercettazioni telefoniche. D'altra parte, come negare la preziosità di questo strumento di indagine nella lotta contro la criminalità organizzata, in quella contro la mafia, nella lotta alla droga? Eppure l'Italia, rispetto agli altri Stati, è il paese dove questi reati rimangono, in percentuale, più impuniti. L'Italia è il paese che ha collezionato più condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, non solo per l'eccessiva durata dei processi, ma anche per le troppe assoluzioni in processi che non avrebbero dovuto mai iniziare. Eppure, oggi siamo qui a parlare di questo problema, dell'abuso che si fa delle intercettazioni telefoniche.
Intanto, nel paese è aumentato il clima di insicurezza, che riguarda non solo le persone ma i loro beni, insicurezza nell'esercizio delle attività professionali e di quelle produttive, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno, che sono in preda alla malavita organizzata. È aumentato il clima di sfiducia dei cittadini nei confronti della giustizia al punto tale che spesso questi decidono di farne a meno. Come mai siamo giunti a questo?
Ricordo la voce dell'onorevole Finocchiaro in quest'aula: mancano le risorse - diceva -, mancano i cancellieri, mancano le fotocopiatrici. Eppure, presso la procura di Potenza si spendono 7.200 euro al giorno per sapere se la signorina Yespica è andata a letto con qualche politico di turno, per sapere se l'«ex re d'Italia» è uno sfruttatore di cocotte; un «ex re d'Italia» ammanettato, trascinato, condotto nel carcere di Potenza, sbeffeggiato, deriso perché caduto dal letto, da unaPag. 22branda poco reale! A proposito, l'«ex re d'Italia» è stato assolto, ma cosa importa: ormai il tribunale dell'opinione pubblica lo ha già condannato!
Signor Presidente, e che dire dei 7.200 euro al giorno? Negli ultimi tre anni sono state fatte intercettazioni tali che per ascoltarle ci vorrebbero 102 anni, e lo stesso sottosegretario Li Gotti si è scandalizzato quando ha saputo che le attrezzature utilizzate per le intercettazioni venivano affittate ad un prezzo dieci volte superiore al loro costo!
Sottosegretario, come già le avevo chiesto, quali criteri sono stati seguiti nelle gare di appalto per scegliere le ditte? Vorrei sapere se i magistrati sono tenuti a rispettare le regole degli appalti pubblici, oppure se il magistrato è legibus solutus, se cioè le leggi valgono solo per gli altri! E al riguardo invito a votare a favore dell'emendamento Pecorella che prevede un controllo più incisivo da parte della Corte dei conti, non per entrare nel merito delle intercettazioni ma per verificare se siano rispettate le regole degli appalti pubblici: il grosso delle spese, infatti, signori miei, non è legato alle intercettazioni ma alle trascrizioni e alle battiture a macchina, che vengono affidate agli amici degli amici, senza gara di appalto.
E mi avvio alla conclusione. È stato dichiarato inammissibile un emendamento che avrebbe davvero risolto gran parte dei problemi, quello volto a vietare la pubblicazione del nome del pubblico ministero sino alla chiusura delle indagini preliminari. In questo modo noi avremmo evitato la cosiddetta «giustizia spettacolo», avremmo evitato il divismo dei pubblici ministeri. Diceva l'onorevole Pisicchio: non sono giudici, sono showmen! Avremmo evitato che, in futuro, pubblici ministeri costruissero fortune politiche su tristi vicende umane, come è avvenuto in passato. Purtroppo, questo emendamento è stato dichiarato inammissibile, ma ne riproporrò il testo in una proposta di legge.
Mi avvio a concludere. Colleghi, approvate gli emendamenti dell'opposizione, non perdete di vista l'obiettivo che ha ispirato questo disegno di legge, altrimenti il cittadino resterà ancora indifeso di fronte a questo strumento di indagine. Altre persone innocenti saranno coinvolte. E quando si coinvolgono persone innocenti in un'inchiesta che non appartiene loro, il danno non si arreca alle persone, ma è ben più elevato perché riguarda la credibilità delle istituzioni democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello in discussione, a seguito dell'esame della Commissione, è un testo invocato da più parti, persino con qualche eccesso di ottimismo, come una sorta di toccasana rispetto agli inconvenienti dell'attuale disciplina delle intercettazioni telefoniche.
In sostanza, come ha osservato del resto anche il professor Vittorio Grevi, si tratta di un buon testo, che si sforza di risolvere alcuni dei problemi più spinosi della vigente disciplina delle intercettazioni autorizzate dal giudice. Un buon testo, sia pure, come ha osservato il professor Grevi, con qualche timidezza sul terreno sanzionatorio.
Di fronte a una tematica tanto delicata il compito del legislatore è soprattutto quello di trovare un ragionevole equilibrio tra i diversi valori in gioco, posto che la primaria finalità delle indagini deve certo contemperarsi con le ragioni della tutela della riservatezza dei singoli, sulla base di un rapporto di bilanciamento nel quale acquistano specifico risalto anche i diritti di difesa e di cronaca, entrambi radicati nella nostra Carta costituzionale. Un compito non facile che il testo in discussione affronta, lasciando a nostro modo di vedere giustamente invariato l'ambito di astratta ammissibilità dello strumento delle intercettazioni in quanto mezzo investigativo imprescindibile per l'accertamento di moltissimi gravi reati e puntando, invece, a una migliore e più rigorosa disciplina del suo impiego in concreto, nonché della utilizzabilità dei conseguenti risultati.Pag. 23
A tale proposito, il disegno di legge dedica una puntigliosa attenzione ad evitare che dai relativi meccanismi processuali possa derivare pregiudizio alla privacy soprattutto di soggetti non coinvolti nelle indagini. Sul punto i passi in avanti sono indiscutibilmente significativi.
Come abbiamo fatto finora nella lunghissima discussione in Commissione, saremo disponibili a valutare ulteriori modifiche e suggerimenti in questo contesto.
Invitiamo anche l'opposizione a non sottovalutare i passi in avanti compiuti per affermare il valore di alcune critiche e di alcuni suggerimenti, e siamo pronti ad ascoltare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belisario. Ne ha facoltà.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le intercettazioni telefoniche sollevano sempre molte polemiche quando se ne parla e, se è stata commessa qualche esagerazione, comunque, noi dell'Italia dei Valori siamo contrari ad una valutazione delle stesse in senso economicistica.
Le indagini giudiziarie le conosciamo alla fine, l'esito si valuta alla conclusione dei processi, né è possibile puntare il dito - come ha fatto prima il collega dell'opposizione - sulla procura di Potenza, già peraltro piena di problemi che il CSM affronterà nelle prossime ore.
L'indagine va condotta con puntualità, severità, equidistanza e giustizia, usando tutti gli strumenti che la tecnica mette a disposizione per indagare sui reati. Il problema non è costituito dalle intercettazioni, ma dalla divulgazione di quanto giustamente l'autorità giudiziaria sottopone a controllo: è su questo che dobbiamo ragionare. Non possiamo combattere il medico o la medicina, dobbiamo combattere la malattia. Ecco perché a noi dell'Italia dei Valori il disegno di legge appare equilibrato, anche se nel corso della discussione - ne sono certo - potrà essere migliorato.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lussana 01.01, nonché sull'emendamento Lussana 1.15.
Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Consolo 1.20, Pecorella 1.25 e 1.26.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Romano 1.1, Bongiorno 1.21, e Pecorella 1.41.
La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 1.101 e 1.100.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Romano 1.2 e Consolo 1.30; invita al ritiro degli emendamenti Contento 1.18 e Bongiorno 1.45; raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.102 ed invita al ritiro dell'emendamento Balducci 1.42 nonché degli identici emendamenti Contento 1.19 e Pecorella 1.40.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lussana 1.43, Romano 1.3 e 1.4 e Lussana 1.44; invita al ritiro dell'emendamento Contento 1.17 ed esprime parere contrario sull'emendamento Romano 1.5.
Infine, La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.103 ed esprime parere contrario sull'emendamento Bongiorno 1.7.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.Pag. 24
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lussana 01.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 344
Maggioranza 173
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 200).
Prendo atto che i deputati Simeone e Testoni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, vorrei chiedere al relatore di esplicitare la motivazione del parere contrario espresso sul mio emendamento 1.15, invitandolo ad un ripensamento.
In realtà molti aspetti sono già stati recepiti dal testo della Commissione e l'unica sostanziale differenza sta nel fatto che la procedura per l'esercizio del potere disciplinare è più dettagliata e molto più stringente rispetto al testo attuale.
Per questo motivo, chiedo ai colleghi di esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 360
Maggioranza 181
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 205).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 364
Maggioranza 183
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 207).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, ritengo si ponga al riguardo un problema che, pur essendo solo di tecnica legislativa, è tuttavia importante. Infatti, mentre il divieto di pubblicazione viene limitato agli atti di indagine, una serie di atti, che pure non sono definibili come tali, possono invece contenere - e quasi sempre contengono - elementi che non sono destinati alla conoscenza del pubblico.
Porterò a tale riguardo il seguente esempio. Un decreto di sequestro può contenere tutta una serie di prove - ad esempio, tutta una serie di intercettazioni - che, in base a questa norma, potrebbero essere pubblicate; notoriamente, infatti, il decreto di sequestro è un atto non di indagine ma di acquisizione della prova.
Mi domando dunque perché dobbiamo riferire il divieto agli atti di indagine e non invece a tutti gli atti che sono contenuti nel fascicolo del pubblico ministero, compresa, ad esempio, l'informazione di garanzia, che non è un atto di indagine ma che colpisce la persona in modo irreversibile, come tutti sappiamo. Sopprimere le parole «di indagine» estenderebbe l'area coperta dal segreto ricomprendendovi anchePag. 25situazioni che, pur non configurandosi come atti di indagine, è bene restino tuttavia riservate fino al momento in cui gli atti stessi vengano conosciuti attraverso il dibattimento.
Quindi, a me sembra si tratti di una questione tecnica dalla quale scaturiscono tuttavia effetti pratici rilevanti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 210).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Con questa disposizione si fa divieto di pubblicare gli atti delle indagini difensive ovvero gli atti di parte di un avvocato. Ora, mi domando quale sia la ragionevolezza di tale disposizione concernente un atto di parte, disposizione che peraltro, logicamente, non è accompagnata da alcun tipo di sanzione. Tutte le sanzioni previste nel provvedimento si applicano, infatti, solo agli atti del giudizio o del pubblico ministero.
Ebbene, noi vietiamo, in ipotesi, un atto di indagine di qualunque avvocato che abbia acquisito una notizia; ebbene, questo atto non può essere pubblicato. Ma se viene pubblicato, non succede nulla! Quale ragionevolezza risiede nel varare una norma priva di contenuti ma che, per di più, finisce per colpire una attività privatistica quale quella esercitata dal difensore? A me, quindi, pare si tratti di un altro errore che non vi è alcun motivo di introdurre nel provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 211).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Romano 1.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 212).
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Bongiorno 1.21 formulato dal relatore.
Pag. 26GIULIA BONGIORNO. Ritiro l'emendamento a mia prima firma, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Pecorella 1.41 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 214).
Prendo atto che il deputato Laratta non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 387
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato sì 372
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Tassone non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 222).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita a votare.
Invito i colleghi a votare per sé!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 214).
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Contento 1.18 formulato dal relatore.
Pag. 27MANLIO CONTENTO. Accedo all'invito al ritiro, signor Presidente, e annuncio che interverrò per dichiarazione di voto sul successivo emendamento sulla stessa materia.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Bongiorno non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.45.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bongiorno 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato sì 381
Hanno votato no 5).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.102 della Commissione, risultano preclusi gli emendamenti Balducci 1.42 e Romano 1.3 e che l'emendamento Romano 1.4 verrà posto in votazione espungendo, al capoverso 2-quinquies, il riferimento al comma 2-bis, che risulta precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 1.4 nella parte non preclusa, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 392
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 217).
Prendo atto che le deputate Balducci e Dioguardi non sono riuscite a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 392
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 219).
Chiedo all'onorevole Contento se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.17, formulato dalla Commissione.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 28
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 396
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 222).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 385
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bongiorno 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 401
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 392
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 390
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 391
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato sì 390
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 391
Astenuti 2
Maggioranza 196
Hanno votato sì 391).
Prendo atto che i deputati Formisano, Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C.1638 sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pecorella 4.40.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 4.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, l'emendamento in esame nasce dal fatto che con molta frequenza - e chi ha un po' di pratica giudiziaria lo sa - i pubblici ministeri formulano imputazioni che poi abbandonano nel tempo, al fine di effettuare intercettazioni, in considerazione del fatto che le intercettazioni stesse sono collegate solo ad alcuni reati e non ad altri.
Ad esempio, è sufficiente elevare l'imputazione di associazione - che poi nel tempo può essere abbandonata o archiviata - per effettuare tutta una serie di intercettazioni che altrimenti non sarebbero possibili.Pag. 30
Quindi, per evitare questo spreco di denaro pubblico e di tempo, nonché la curiosità dei pubblici ministeri che spesso va al di là delle esigenze di indagine, l'unica forma è quella di prevedere che le intercettazioni siano utilizzabili solo per i reati a cui si riferiscono.
Se un pubblico ministero formula un'imputazione esclusivamente strumentale alla possibilità di effettuare intercettazioni che non servono per quel reato - dal momento che per quel reato esiste già una previsione di non formulare un'imputazione finale, di non procedere, ma le intercettazioni servono esclusivamente per acquisire elementi relativi ad altri reati che non consentirebbero di per sé le intercettazioni stesse - siamo di fronte ad un meccanismo vergognoso, che dobbiamo in qualche modo impedire.
Infatti, si procede ad intercettazioni per reati anche minimi - come sappiamo da vicende recenti - usando strumentalmente imputazioni più gravi che hanno un doppio effetto: il primo, di mettere la persona alla berlina con reati molto gravi che in realtà non hanno consistenza perché verranno successivamente abbandonati; il secondo, di allargare a dismisura il numero delle intercettazioni, anche con un dispendio inutile di energie e di denaro. Dunque, perché non prevedere invece un limite?
Il limite consiste nel richiedere l'intercettazione per quel determinato reato e non per altri. Una soluzione del genere a mio avviso è sacrosanta e solo un atteggiamento di particolare favore nei confronti di determinati pubblici ministeri può giustificare il parere contrario espresso dal relatore sull'emendamento in esame. In tal modo, infatti, si fa un favore ai pubblici ministeri che dispongono intercettazioni che non servono per quel reato, ma per altri fini.
Bisogna allora avere il coraggio di dire basta a questo comportamento vergognoso che viene tenuto da certa magistratura, che usa strumentalmente qualunque mezzo per indagare nella vita privata delle persone, anche per reati minimi, spendendo somme rilevanti. Ciò mi pare giusto, e non vedo perché noi che siamo qui a garantire i cittadini e non certo lo strapotere della magistratura non dobbiamo essere favorevoli a questa soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per rafforzare le argomentazioni espresse dall'onorevole Pecorella.
Attraverso il presente emendamento, si intende sostenere un principio di civiltà giuridica. Vi è una norma, infatti - ed è l'articolo 266 del codice di procedura penale -, che stabilisce in modo tassativo le ipotesi di reato per le quali è possibile procedere ad intercettazioni telefoniche.
Se il pubblico ministero e, quindi, il giudice per le indagini preliminari autorizza una intercettazione per una specifica ipotesi di reato, e poi si accerta che quel reato non è stato commesso, sarebbe utile e giusto - secondo quanto previsto dall'emendamento in esame - dichiarare inutilizzabili quelle intercettazioni. Invece, molto spesso si utilizza l'intercettazione per un reato, si giunge poi alla derubricazione, ma si utilizzano comunque i riscontri, si utilizzano comunque le intercettazioni.
È semplicemente l'affermazione di un principio di civiltà giuridica e di aderenza alla norma dell'articolo 266 del codice di procedura penale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 392
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 214).
Prendo atto che i deputati Mura, Costantini e Tenaglia non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato sì 394
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i deputati Giacomoni, Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 403
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA. Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Craxi 6.40, interamente soppressivo dell'articolo 6.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Essendo stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 6, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 6.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato sì 404
Hanno votato no 1).Pag. 32
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 9), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 398).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
Prendo atto altresì che il deputato Lomaglio non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA. Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli identici emendamenti Bongiorno 8.3 e Buemi 8.56, degli emendamenti Contento 8.48, 8.53 e 8.52, nonché Pecorella 8.40, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Crapolicchio 8.55 e Contento 8.57, perché sono frutto di una riformulazione comune.
La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Contento 8.54, 8.46, 8.45 e 8.44, Crapolicchio 8.8, degli identici emendamenti Romano 8.1, Costa 8.43 e Contento 8.47, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Romano 8.2.
La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Consolo 8.12 e Contento 8.49, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Pecorella 8.41. Esprime ancora parere contrario sugli emendamenti Costa 8.58, Contento 8.50, Capotasti 8.51, Consolo 8.14, ed esprime invece parere favorevole sull'emendamento Pecorella 8.42.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bongiorno 8.3 e Buemi 8.56.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, interverrò su questo e su un altro emendamento, perché rappresentano due punti fondamentali per il gruppo di Alleanza Nazionale.
Credo che il mio emendamento sia l'unico strumento che possa portare davvero concretamente a frenare il problema delle intercettazioni telefoniche in uso così massiccio. È, infatti, l'unico emendamento previsto che chiede la trasformazione del giudice che dispone le intercettazioni da organo monocratico in organo collegiale.
Con questo emendamento non si intende ridurre il numero delle intercettazioni, ma il numero delle intercettazioni superflue, prevedendo un organo collegialePag. 33(quindi, tre giudici anziché uno) per avere un tipo di valutazione più ponderata.
Il gruppo di Alleanza Nazionale ritiene essenziale questo emendamento per valutare l'intero provvedimento e, pertanto, non accede all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Il mio emendamento 8.56 rappresenta un punto essenziale del provvedimento e tuttora vi è discussione sulla ragionevolezza delle risorse impegnate per le indagini svolte tramite intercettazioni telefoniche. Vi è la necessità di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini alla protezione della propria sfera privata, diritti garantiti peraltro dalla Costituzione. Pertanto, dobbiamo in qualche misura sforzarci di dare efficienza alle indagini ed allo stesso tempo evitare di attivare forme eccessivamente intrusive della sfera privata dei cittadini. In proposito occorre riflettere sulle vicende accadute nel corso di questi mesi. La soluzione di ricorrere ad un collegio plurimo e non ad un giudice monocratico tutela in maniera più efficace il raggiungimento di questi obiettivi.
Pur apprezzando lo sforzo che il Governo e la Commissione hanno compiuto sull'argomento, confermo anch'io, pertanto, la volontà di sottoporre alla valutazione dell'Assemblea il mio emendamento, perché esso rappresenta un punto essenziale.
Mi rendo conto della delicatezza della posizione da me assunta, ma allo stesso tempo occorre ricordare che il provvedimento in oggetto è di grandissima portata e che, come detto prima, va ad incidere sui diritti fondamentali dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il rapporto che intercorre tra il pubblico ministero ed il giudice delle indagini preliminari che autorizza le intercettazioni è inevitabilmente improntato ad una naturale soggezione del secondo. Ciò accade per il semplice fatto che le indagini sono svolte dal pubblico ministero e che solo assai raramente il giudice si sente di entrare nel merito delle richieste. Infatti, se si analizzano i dati statistici, ci si accorge che i casi di intercettazioni telefoniche respinte dal giudice sono rarissimi. Pertanto, il trasferimento della facoltà di decisione ad un tribunale significa che sulla questione dovranno discutere tre giudici, che non potranno limitarsi, come talvolta accade, a ricopiare la richiesta del pubblico ministero - tanto che spesso si trovano scritte frasi tipiche di quest'ultimo e non del giudice - ma che invece saranno chiamati a discutere. Ovviamente i tempi non dovranno allungarsi e dovranno tener conto delle esigenze delle indagini. Tuttavia, dobbiamo considerare che tali provvedimenti incidono su un bene fondamentale, perché stiamo parlando non tanto della riservatezza, bensì dell'intera vita di una persona. Infatti, dal bene della riservatezza dipende l'opinione che il mondo ha di un cittadino e per questo non si devono divulgare all'esterno aspetti non necessari ai fini della giustizia.
Aggiungo inoltre - e per noi si tratta di un elemento qualificante - che l'inutile spesa di milioni di euro sborsati soltanto per frugare nella vita privata delle persone deve finire. Credo che tre teste chiamate a ragionare su questo aspetto prenderanno decisioni più meditate e ragionevoli che non il giudice delle indagini preliminari, il quale vede arrivare faldoni e si limita ad avallare quanto richiesto dal pubblico ministero. Pertanto, anche noi riteniamo questo emendamento qualificante dell'intero provvedimento.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, siamo tutti consapevoli che le intercettazioni telefoniche sono uno strumento di indagine assolutamente indispensabilePag. 34per il contrasto alla criminalità nel nostro paese. Lo sforzo che l'intera Commissione ha compiuto è stato quello di far sì che tale strumento non subisca limitazioni, sopratutto in riferimento a reati di particolare gravità. Tuttavia, allo stesso tempo abbiamo cercato di individuare meccanismi e strumenti nuovi che consentano non solo di garantire la privacy dei cittadini, ma anche di approfondire la valutazione sui presupposti per la concessione di tale mezzo di prova. Infatti, gli emendamenti successivi tratteranno proprio l'ambito motivazionale che il giudice per le indagini preliminari deve percorrere per autorizzare un'intercettazione telefonica.
Gli identici emendamenti in esame propongono di attribuire ad un collegio la potestà di decidere sull'ammissibilità delle intercettazioni. Sono fra coloro che nella loro vita professionale hanno sempre sostenuto, anche per l'esperienza e la maturazione che ne deriva, la necessità di fare un passo indietro e tornare a valorizzare, nel nostro sistema processuale penale, il collegio nel momento della decisione, rispetto ad un sistema che prevede in gran parte il ricorso al giudice monocratico; ma approvare in questa fase i suddetti identici emendamenti sarebbe distonico rispetto al resto del sistema. Ci si riferisce, infatti, alla fase delle indagini preliminari, in cui vi è un giudice monocratico, il GIP, che ha potestà su tutti gli altri provvedimenti, ivi compresa la custodia cautelare. Si avrebbero quindi un giudice monocratico, che giudicherebbe sulla custodia cautelare, e un giudice collegiale, che giudicherebbe sull'ammissibilità di uno strumento di indagine; e si avrebbe poi un giudice del riesame che giudicherebbe sull'appello contro queste misure.
A me pare, dunque, che la modifica proposta sia poco meditata e distonica rispetto al sistema. Al più, si può pensare ad un intervento di sistema; ma ciò riguarda un altro ambito, vale a dire un intervento su tutto il codice di procedura penale. Quindi, allo stato, non vi sono ragioni sistematiche e di procedura che ci consentano di esprimere un parere favorevole su questi identici emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Intervengo solo per aggiungere alcune riflessioni rispetto a quanto ha detto il relatore. È chiaro che la tesi proposta dall'onorevole Pecorella è molto suggestiva, poiché ovviamente dà l'idea che vi sia una maggiore garanzia nel momento delicatissimo della valutazione sull'intercettazione (e quindi sulla verifica dei gravi indizi di reato e dell'assoluta indispensabilità dell'intercettazione stessa per la prosecuzione dell'indagine). In Commissione abbiamo discusso a lungo sul tema e dunque riteniamo - e, in merito, riprendo le parole già usate dal relatore - che una simile soluzione sarebbe distonica rispetto al sistema, poiché introdurrebbe un giudice collegiale per autorizzare le intercettazioni, mentre il giudice che emette l'ordinanza di custodia cautelare è monocratico. Ciò tanto più se si considera che, specialmente nelle piccole sedi dei distretti di corte d'appello, vi sarebbe carenza organizzativa anche con riferimento al tribunale del riesame.
Riteniamo quindi che le osservazioni dell'onorevole Pecorella siano accettabili nel contesto di una rivisitazione del sistema cautelare non solo personale ma anche reale. Nel corso di una tale rivisitazione, dovrà probabilmente essere considerata auspicabile una valutazione collegiale, ad esempio, con riferimento all'adozione di un'ordinanza di custodia cautelare, poiché questa è una misura che incide sul diritto di libertà del cittadino. Per questo motivo noi Verdi siamo d'accordo nel ritenere che gli identici emendamenti in esame, pur con tutte le loro motivazioni, non debbano essere approvati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Devo dire che ho ascoltato le argomentazioni del relatore ePag. 35dell'onorevole Balducci. Mi sembra però opportuno evidenziare una differenza molto importante rispetto a quanto previsto per i provvedimenti in materia cautelare. Nel caso delle intercettazioni telefoniche, infatti, si incide su un soggetto terzo rispetto all'indagato. L'interlocutore, nell'intercettazione telefonica, è una persona non indagata, innocente, sulla quale non sono concentrate le indagini e nella cui vita privata si interviene. È per questo motivo che è necessario un controllo più invasivo e più forte da parte della magistratura; tale intervento si potrebbe concretizzare nell'attribuire una simile funzione ad un collegio e non ad una figura monocratica quale il GIP.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, mi pare evidente che, se interveniamo per approvare una legge, è perché c'è stato un uso distorto delle intercettazioni telefoniche, a fronte del quale va posta una nuova regolamentazione che garantisca in maggior misura i cittadini. Inoltre, la possibilità che a decidere le intercettazioni sia il tribunale in composizione collegiale, e non monocratica, va sicuramente nella direzione di svolgere un esame più attento, che speriamo possa dare ai cittadini più garanzie. E parlo di cittadini, signor ministro, non soltanto di indagati, come ha ricordato il collega Costa, proprio perché nel «tritacarne» delle intercettazioni telefoniche, con i conseguenti riverberi sulla vita personale e familiare, finiscono cittadini che, spesso, non hanno alcuna responsabilità, se non quella di essere tirati in mezzo ad un giro mediatico. Questi emendamenti, quindi, sono volti a dare più garanzia. Rispondendo, inoltre, all'obiezione che è stata mossa, riguardante la distonia che si crea in quanto in tema di provvedimenti restrittivi della libertà personale sarebbe competente un unico giudice, cioè il giudice monocratico, mentre nel caso in esame sarebbe competente un collegio di tre persone, ricordo che i provvedimenti sulla libertà personale sono impugnabili e, nel giro di pochi giorni, la questione viene sottoposta al tribunale della libertà, in sede di riesame o di appello. Ciò non è così per i provvedimenti sulle intercettazioni telefoniche, per i quali, invece, il danno, una volta fatto, è fatto per sempre (e ne abbiamo visto le conseguenze).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bongiorno 8.3 e Buemi 8.56, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 399
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 212).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Contento 8.48. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, sottrarrò qualche minuto al dibattito per motivare il ritiro di una serie di emendamenti. Avrei la possibilità di farlo per ciascuno di essi, ma lo faccio cumulativamente anche per ragioni di economia. Prenderò le mosse dalla richiesta che, in sede di discussione in Commissione, il gruppo di Alleanza Nazionale ha avanzato nei confronti del Governo, volta a conoscere i dati relativi alle richieste e ai decreti di autorizzazione degli ultimi anni. La questione è abbastanza singolare, perché i decreti di autorizzazione sono andati aumentando dai 31.600 del 2003 ai circa 40 mila del 2005 (mi riferisco ai datiPag. 36disponibili). Il costo delle intercettazioni per le casse dello Stato ha sfondato i 300 milioni di euro. Il relatore ha detto bene: nessuno, in quest'aula, e tanto meno noi, vuole eliminare uno strumento importante di indagine, come il ricorso alle investigazioni, soprattutto per il confronto serrato nei confronti della criminalità.
Voglio però far presente, signor Presidente, che Alleanza Nazionale, con gli emendamenti che ci accingiamo a ritirare, ha voluto muovere una riflessione nei confronti della tutela di diritti dei cittadini che, per noi, sono fondamentali.
Quando le intercettazioni, da strumento di indagine, nei casi in cui sussistano gravi indizi di reato e siano indispensabili per la prosecuzione delle indagini, si trasformano in metodo ordinario di sostituzione delle indagini stesse, crediamo che sia giunto il momento di riflettere su come le intercettazioni vengono utilizzate nel nostro paese. Inoltre, dato che - il ministro è buon testimone - non c'è un modo (ed è giusto che non ci sia) per sindacare come vengano utilizzate le indagini ed emessi i decreti, noi abbiamo posto una serie di questioni alla maggioranza e al relatore, tutte rivolte a fare in modo che cessino quegli atteggiamenti che attengono alle decine di migliaia di provvedimenti ricordati.
Accade troppo spesso signor Presidente, che le autorizzazioni alle investigazioni vengano motivate senza che il giudice esplichi un'attività autonoma di valutazione sull'esistenza dei requisiti previsti dalla legge. Il Parlamento non può essere distratto di fronte a questioni così rilevanti. Conosciamo la difficoltà di entrare nella discussione che riguarda la motivazione e quindi l'alto ufficio del magistrato che è chiamato, con il suo pensiero, a giustificare il ricorso alle intercettazioni, ma abbiamo voluto (e pretendiamo che ne rimanga traccia anche ritirando alcuni emendamenti) sottolineare una questione che non può essere più evitata: debbono cioè cessare da parte di numerosi magistrati gli atteggiamenti volti a rinviare facilmente alle motivazioni del pubblico ministero quelle valutazioni che noi riteniamo e pretendiamo siano autonome.
Per questi motivi, signor Presidente, noi ci ritroviamo - ed è elemento di mediazione - negli identici emendamenti Crapolicchio 8.55 e Contento 8.57, nei quali questo principio è stato accolto alla luce del confronto con Alleanza Nazionale e del confronto tra l'opposizione e la maggioranza. In questa direzione, accedo all'invito al ritiro degli emendamenti a mia firma 8.48, 8.53, 8.52, 8.54, 8.46, 8.45, 8.44 e 8.47.
Preghiamo anche il relatore, se lo riterrà opportuno, di sottolineare tale aspetto, perché i lavori parlamentari, sicuramente, non serviranno molto in sede interpretativa ma riteniamo che ciò debba servire di monito al magistrato che è chiamato ad autorizzare le intercettazioni anche alla luce degli emendamenti respinti relativi alla collegialità della decisione. Noi pretendiamo che rimanga segno dell'attenzione che il Parlamento vuole dare e mantenere in difesa dei diritti di libertà dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Pecorella 8.40.
Onorevole Pecorella, accede all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dal relatore?
GAETANO PECORELLA. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro. Peraltro faccio rilevare che la formulazione del testo, così come proposta, se non viene emendata, risulta assai singolare perché mentre il pubblico ministero è tenuto ad indicare gli indizi, il giudice, nel momento in cui consente all'autorizzazione dell'intercettazione, deve avere riguardo alla sussistenza dei gravi indizi. Così è scritto.
La formulazione proposta con il mio emendamento ha una duplice finalità. Da un lato deve essere il giudice ad indicare gli indizi e non deve avere riguardo a quelli indicati dal pubblico ministero, perché ciò significherebbe rinviare a questi ultimi. La seconda ragione dell'emendamentoPag. 37risiede nella previsione dell'inutilizzabilità se gli indizi non sono gravi e se l'intercettazione non è assolutamente necessaria, cosa che rappresenta o rappresenterebbe comunque un freno e, visto che abbiamo l'intenzione di eliminare le intercettazioni superflue, è preferibile mettere più freni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare l'importanza dell'emendamento in esame perché dobbiamo decidere se approvare un provvedimento di legge solo per metterci a posto la coscienza o se vogliamo davvero che esso abbia un'efficacia concreta e vada nella direzione di ridurre l'abuso delle intercettazioni.
Ha ragione l'onorevole Pecorella quando sottolinea che l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, che rimangono mezzo straordinario e non routinario da impiegare, debba essere data con decreto motivato che metta in evidenza l'indicazione dei gravi indizi di reato, le fonti di prova, le ragioni per cui l'intercettazione sia assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini.
Siamo davanti a un bivio. Ci auguriamo che la maggioranza rifletta e dia esecutività e concretezza al provvedimento attraverso l'approvazione dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 8.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 228).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Crapolicchio 8.55 e Contento 8.57, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 412
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato sì 411
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Mura e Costantini non sono riusciti a votare.
Prendo atto altresì che l'emendamento Crapolicchio 8.8 è stato ritirato.
Passiamo agli identici emendamenti Romano 8.1 e Costa 8.43.
Onorevole Costa, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?
ENRICO COSTA. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Crapolicchio 8.8.
PRESIDENTE. Onorevole Costa, l'emendamento Crapolicchio 8.8 è stato ritirato, quindi lei non può aggiungere la sua firma. Lei è il primo firmatario dell'emendamento 8.43, analogo all'emendamento Contento 8.47, che è stato ritirato dal presentatore: intende ritirarlo?
ENRICO COSTA. Signor Presidente, lo mantengo perché quell'emendamento risponde ad una ratio diversa rispetto alle considerazioni che sono state esposte in precedenza.Pag. 38
Si tratta di fare riferimento alla cosiddetta motivazione per relationem, cioè la motivazione che si riferisce ai contenuti della richiesta. È necessario tenere conto che la valutazione del giudice per le indagini preliminari deve essere fatta in modo autonomo. È giusto ed è comprensibile che egli tenga conto delle considerazioni, delle ragioni e delle indicazioni che sono contenute nella richiesta da parte del pubblico ministero, ma deve essere qualcosa di diverso e di nuovo rispetto alla valutazione compiuta a suo tempo dal pubblico ministero. Ed è questo il senso dell'emendamento, quello cioè di un divieto che deve essere espresso nel codice di procedura penale con riferimento alla motivazione per relationem.
Teniamo conto che la Corte di Cassazione, unanimemente e quasi sempre, ha evidenziato l'illegittimità delle intercettazioni che contengano una motivazione per relationem. Ciò significa esplicitare in una norma codicistica quanto la giurisprudenza ha sostenuto fino ad oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, approfitto per rivolgermi proprio ai colleghi Costa, Pecorella, Romano e Mazzoni perché insieme a loro desidero svolgere una riflessione.
Se noi bocciassimo gli identici emendamenti in esame, che vietano la motivazione per relationem, negli atti parlamentari resterebbe traccia di tale bocciatura. Questo argomento un domani potrebbe essere utilizzato, a mio giudizio, per ritenere sostanzialmente vanificato il lavoro che abbiamo svolto (ovviamente un lavoro di compromesso, perché se avessimo deciso noi, saremmo stati sicuramente più rigidi rispetto all'accoglimento degli identici emendamenti 8.55 e 8.57).
Con l'emendamento che rimette - come abbiamo ricordato - all'autonoma valutazione del giudice per le indagini preliminari la sussistenza dei gravi indizi di reato e, quindi, anche la circostanza che le intercettazioni siano assolutamente indispensabili, si è inteso proprio configurare, con quell'autonoma valutazione, l'obbligo, per il magistrato, di non rimettersi a quanto il pubblico ministero, nella richiesta, adombra o richiama.
Prego i colleghi di riflettere su questo punto perché, semmai - è un'opinione personale - sarebbe molto più interessante che agli atti rimanesse una dichiarazione di ritiro degli emendamenti in questione, dal momento che la finalità degli stessi, alla cui stesura abbiamo lavorato e collaborato tutti insieme, è proprio quella di evitare scorciatoie e motivazioni per relazione.
Mi premeva rivolgere questo invito ai colleghi per evitare ciò che purtroppo potrebbe accadere, cioè che leggendo i nostri atti parlamentari e magari assistendo alla bocciatura di questi emendamenti qualcuno possa in realtà sostenere che ci siamo divertiti e non abbiamo parlato di autonoma valutazione per un significato profondo della decisione che spetta al giudice per le indagini preliminari ma perchè ci siamo limitati soltanto a correzioni di forma. Questa è la valutazione che rimetto ai colleghi.
PRESIDENTE. È stato rivolto un invito da parte dell'onorevole Contento a ritirare gli identici emendamenti in esame. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito.
GAETANO PECORELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Come al solito, l'onorevole Contento presenta le sue opinioni con argomentazioni lucide ed efficaci. A mio avviso, sarebbe stato opportuno che il Parlamento votasse chiaramente il divieto. Tuttavia, se il nostro voto, peraltro non sempre molto attento, può avere in futuro il significato che gli attribuisce l'onorevole Contento, allora, francamente, vi sarebbe una distorsione dei fini, cosa che vogliamo evitare.Pag. 39
Per cui, alla luce delle osservazioni del collega Contento, ritiriamo l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che anche l'emendamento Romano 8.1 è stato ritirato.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
Sull'ordine dei lavori (ore 13,05).
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Vorrei segnalare che è stata chiesta al Governo la risposta ad una interrogazione, che si è riusciti a calendarizzare eventualmente per domani, concernente la chiusura di una fabbrica a Rovereto, in provincia di Trento.
Attesa l'incertezza che caratterizza i tempi di lavoro dell'Assemblea, a causa delle festività del 25 aprile e del 1 maggio, sarebbe opportuno ed auspicabile che il Governo, già domani, anche grazie alla collaborazione della competente Commissione in questo senso, rispondesse in Commissione.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto del suo sollecito che verrà senz'altro riferito al Governo.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie- do di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Vorrei rivolgere un sollecito riguardante una interrogazione a risposta scritta, da me presentata il 13 giugno, che ancora non ha avuto risposta da parte del Ministero dello sviluppo economico e concernente la società Padana del gruppo ENI.
Gradirei un interessamento da parte della Presidenza affinché il Governo provveda alla risposta.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto anche della sua sollecitazione che verrà senz'altro riferita al Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati D'Antoni, De Simone, Franceschini, Giovanardi, Lucà, Morrone, Mura, Pinotti, Pisicchio ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 8 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati votati da ultimo gli identici emendamenti Crapolicchio 8.55 e Contento 8.57, e che sono stati ritirati i successivi emendamenti, fino agli identici Romano 8.1, Costa 8.43 e Contento 8.47.
Avverto che sono stati presentati il subemendamento 0.10.01.100 della Commissione e l'emendamento 21.200 del Governo, sui quali le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 1 e 2).
A tale riguardo, avverto l'Assemblea che, subordinatamente all'approvazione del subemendamento 0.10.01.100 della Commissione, deve intendersi revocato il parere contrario sull'articolo aggiuntivo Capotosti 10.01, precedentemente reso dalla Commissione bilancio.
Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Romano 8.2, sul quale i pareri della Commissione e del Governo sono contrari.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 8.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 289
Votanti 287
Astenuti 2
Maggioranza 144
Hanno votato sì 99
Hanno votato no 188
Sono in missione 80 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 8.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 310
Maggioranza 156
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 196
Sono in missione 80 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 8.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 314
Votanti 312
Astenuti 2
Maggioranza 157
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 193
Sono in missione 80 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 8.41, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 335
Votanti 332
Astenuti 3
Maggioranza 167
Hanno votato sì 327
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costa 8.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 337
Maggioranza 169
Hanno votato sì 137
Hanno votato no 200).Pag. 41
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 8.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Intervengo soltanto per dire che il mio emendamento 8.50 è volto a porre un limite alle intercettazioni sotto il profilo della durata: quindi, mi affido alla valutazione dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 8.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 348
Votanti 347
Astenuti 1
Maggioranza 174
Hanno votato sì 139
Hanno votato no 208).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capotosti 8.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato sì 141
Hanno votato no 209).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 8.42, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 350
Astenuti 3
Maggioranza 176
Hanno votato sì 347
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 8.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 359
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 214).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 358
Astenuti 3
Maggioranza 180
Hanno votato sì 353
Hanno votato no 5).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 9.100.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta l'emendamento 9.100 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 367
Hanno votato no 1).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 350
Votanti 349
Astenuti 1
Maggioranza 175
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 12).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pecorella 10.40 e Consolo 10.3 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.100. La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Craxi 10.1, Consolo 10.2 e Pecorella 10.41, mentre invita al ritiro dell'emendamento Consolo 10.30. La Commissione, infine, raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.10.01.100 e propone di riformulare l'articolo aggiuntivo Capotosti 10.01 nel seguente modo: «Al fine di garantire la concreta rispondenza degli apparati di registrazione ed ascolto installati presso le procure della Repubblica alle finalità e previsioni contenute nella presente legge il ministro della giustizia, entro i novanta giorni successivi alla data di entrata in vigore della stessa, con proprio decreto, di concerto con il ministro delle comunicazioni, definisce le procedure e le specifiche tecniche degli apparati indicando l'ente che deve provvedere alla relativa omologazione».
PRESIDENTE. Il Governo?
Pag. 43LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 10.100 e il subemendamento 0.10.01.100 della Commissione e concorda, per il resto, con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 10.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, vorrei far osservar al relatore, se mi ascolta, che il provvedimento non specifica chi ha i poteri di vigilanza sui centri di ascolto. Questo sistema distingue tra i centri di ascolto e i centri di registrazione - ammesso che questo funzioni tecnicamente - ma, mentre i centri di registrazione presso la corte di appello sono sotto la vigilanza dei procuratori generali, nel provvedimento - a meno che io non mi stia sbagliando - non si dice sotto quale sorveglianza si trovino i centri di intercettazione e di ascolto. Questo significa che teoricamente non vi è nessuno che verifica la regolarità delle operazioni. Se così fosse - sempre che io non mi stia sbagliando - credo sarebbe opportuno introdurre questa norma. Chiederei al relatore di fare il punto sulla questione.
PRESIDENTE. Il relatore ha qualcosa da aggiungere?
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'esame dell'emendamento Pecorella 10.40.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento Pecorella 10.40 e, conseguentemente, degli emendamenti Consolo 10.3, 10.100 della Commissione e Craxi 10.1, che vertono sulla stessa materia.
Dovremmo pertanto passare all'emendamento Consolo 10.2. Chiedo al relatore se intenda procedere ulteriormente con l'esame delle proposte emendative presentate all'articolo 10 oppure se voglia chiedere la sospensione dei lavori dell'Assemblea per qualche minuto al fine di fare il punto della situazione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, chiedo che venga accantonato l'esame dell'articolo 10 e delle relative proposte emendative e che si passi all'esame dell'articolo 11.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate deve intendersi accantonato.
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 13).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pecorella 11.41, Consolo 11.16 e 11.15 e Craxi 11.13. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 11.100 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Pecorella 11.40. Il parere è infine contrario sugli emendamenti Contento 11.14, Buemi 11.43 e Capotosti 11.42.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 11.100 della Commissione e concorda, per il resto, con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 11.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 230).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 11.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 400
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 232).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 11.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 236).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Craxi 11.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 410
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 405
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 11.40, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 411
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 410
Hanno votato no 1).Pag. 45
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 11.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 235).
Prendo atto che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 11.43.
ENRICO BUEMI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, al fine di evitare possibili sovrapposizioni di situazioni, annuncio il ritiro del mio emendamento 11.43.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Buemi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capotosti 11.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 239).
Prendo atto che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 422
Astenuti 4
Maggioranza 212
Hanno votato sì 419
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, propongo di riprendere l'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso riferite, poc'anzi accantonato.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Ripresa esame dell'articolo 10 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, l'esame dell'articolo 10, precedentemente accantonato, e delle proposte emendative ad esso presentate.
Invito il relatore ad esprimere nuovamente il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate all'articolo 10.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pecorella 10.40 e Consolo 10.3.Pag. 46
La Commissione raccomanda inoltre l'approvazione del suo emendamento 10.100, ed esprime parere contrario sugli emendamenti Craxi 10.1, Consolo 10.2 e Pecorella 10.41; invita al ritiro dell'emendamento Consolo 10.30.
Per quanto riguarda l'emendamento Pecorella 10.40, la disposizione, anche se con una formulazione simile, è già prevista dal comma 3-quater dell'articolo 10 del disegno di legge in esame, che attribuisce, rispettivamente, ai procuratori generali la responsabilità sulla vigilanza dei centri di captazione e ai procuratori della Repubblica la vigilanza sui centri di ascolto.
GAETANO PECORELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 10.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 242).
Prendo atto che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 431
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato sì 427
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Craxi 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 240).
Prendo atto che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 10.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 10.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 243).
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Consolo 10.30 formulato dal relatore.
GIUSEPPE CONSOLO. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 411
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 407
Hanno votato no 4).
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Presidente, chiedo di parlare e mi scuso per la voce...
PRESIDENTE. Ne ha facoltà e le faccio gli auguri...!
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, vorrei che lei e l'Assemblea ci concedeste un po' di tempo perché il Comitato dei nove ha necessità di riunirsi per svolgere velocemente alcune verifiche al fine di consentire speditezza ai lavori. Siamo, infatti, vicini ad un'intesa molto larga e credo che sia...
PRESIDENTE. Presidente, di quanto tempo ha bisogno il Comitato dei nove?
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Ritengo di un quarto d'ora al massimo.
PRESIDENTE. Accedendo alla richiesta del presidente della II Commissione, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 15,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ricordo che prima della sospensione è stato approvato da ultimo l'articolo 10.
Chiedo al presidente della Commissione se intenda riferire all'Assemblea circa gli esiti della riunione del Comitato dei nove.
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei nove conferma la proposta di riformulazione dell'articolo aggiuntivo Capotosti 10.01, già letta dal relatore in sede di espressione del parere. Pertanto, per quanto ci riguarda, possiamo procedere nei nostri lavori.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Capotosti se accetti la riformulazione proposta.
GINO CAPOTOSTI. Sì, signor Presidente, l'accetto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.10.01.100 della Commissione.
Come già ho ricordato all'Assemblea, subordinatamente all'approvazione di tale proposta emendativa deve intendersi revocato il parere contrario sull'articolo aggiuntivo Capotosti 10.01 precedentemente reso dalla Commissione bilancio.
Passiamo ai voti.Pag. 48
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.01.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 404).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Capotosti 10.01, come subemendato, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 410
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 409
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1638-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 14).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lussana 12.25 e Craxi 12.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 12.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Craxi 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 431
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 430
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1638-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 15).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Lussana 13.1, formula un invito al ritiro sugli identici articoli aggiuntivi Bongiorno 13.03 e Buemi 13.06, mentre esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Lussana 13.05 e Craxi 13.01. La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Balducci 13.010 e 13.011.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 13.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 435
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 433
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 5).
Passiamo agli identici articoli aggiuntivi Bongiorno 13.03 e Buemi 13.06.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
GIULIA BONGIORNO. Ritiro il mio articolo aggiuntivo 13.03, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'articolo aggiuntivo Buemi 13.06 viene ritirato dai presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lussana 13.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Craxi 13.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 241).
Prendo atto che il deputato Calgaro non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Prendo atto altresì che la deputata Balducci ritira gli articoli aggiuntivi 13.010 e 13.011.
(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1638-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 16).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 14.40 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire la parola «relative» con la seguente: «relativi», perché si riferisce ai «verbali» e alle «autorizzazioni».
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 14.40, nel testo corretto, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 444
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato sì 410).
Prendo atto che la deputata Cinzia Fontana non è riuscita a votare.
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 17).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 15.100.
PRESIDENTE. Il Governo?
Pag. 51LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 445
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 443
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 18).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16.100 ed esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Consolo 16.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato sì 438).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 441).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Consolo 16.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 245).
(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 19), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).
(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 20), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 445
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 21).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 19.100, esprime parere contrario sull'emendamento Craxi 19.41 ed esprime altresì parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lussana 19.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo Lussana 19.01 ha lo scopo di...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma stiamo esaminando l'emendamento 19.100.
Nessuno chiedendo di parlare su tale emendamento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 449
Hanno votato no 2).
L'emendamento Craxi 19.41 è conseguentemente precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 447
Hanno votato no 2).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Lussana 19.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, come ho già osservato nella parte antimeridiana della seduta, stiamo affrontando il tema delle intercettazioni in quanto vi è un uso abnorme di questo strumento, che si traduce anche in spese abnormi. Tali spese abnormi, oltre a gravare sui contribuenti, hanno provocato in passato una carenza di risorse necessarie al funzionamento di altri comparti della giustizia.
Ad esempio, abbiamo assistito, con l'articolo 21 del decreto-legge n. 223 del 2006 (il cosiddetto «primo decreto Bersani»), al blocco delle anticipazioni delle spese di giustizia, con riferimento alla liquidazione dei gratuiti patrocini, in quanto tutte le risorse erano state spese per le intercettazioni telefoniche. Vi sono piccole procure che spendono milioni di euro per le intercettazioni telefoniche, senza sottostare ad alcun tipo di controllo.
L'articolo aggiuntivo in esame ha lo scopo di introdurre un tetto: proponiamo di cristallizzare la spesa degli anni precedenti, ridotta del 20 per cento, e, nel caso di indagini di speciale difficoltà, di prevedere l'autorizzazione della procura generale presso la corte d'appello.
Mi sembra una proposta equilibrata e chiedo al relatore e al Governo di riconsiderare il parere espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame ed invitare il Governo a compiere un'ulteriore riflessione. Da parte nostra vi è l'assoluta volontà di utilizzare le intercettazioni come strumento di indagine, ma anche quella di prevedere un limite di spesa. Abbiamo infatti constatato come in tutte le procure italiane, anche in occasione delle recenti inchieste salite alla ribalta della cronaca, vi siano state spese che destano preoccupazione. Chiediamo dunque al Governo una riflessione al riguardo, convinti che non mancherà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame. Ci sembra saggio e giusto, in un Paese in cui non riusciamo a dare adeguata assistenza ai disabili ed ai portatori di handicap, impedire che il denaro pubblico venga sperperato per intercettazioni che non hanno senso e che, nel 99 per cento dei casi, non servono a nulla e sono soltanto «masturbazioni» di certi procuratori. Invitiamo dunque il Governo e il relatore ad accettare l'articolo aggiuntivo in esame, nell'interesse del popolo sovrano.
Pag. 54
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il Governo non hanno nulla da aggiungere.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lussana 19.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 247).
(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 22).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Lussana 20.40, nonché dell'emendamento Bongiorno 20.1, in quanto l'emendamento 20.100 della Commissione accoglie pienamente le istanze e le finalità contenute in tale proposta emendativa.
La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 20.100, nel quale la parola: «da» deve intendersi sostituita dalla seguente: «di».
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Lussana 20.40.
Chiedo alla deputata Lussana se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
CAROLINA LUSSANA. Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Bongiorno 20.1.
Chiedo alla deputata Bongiorno se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIULIA BONGIORNO. Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.100 della Commissione, nel testo corretto, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 443
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato sì 433).Pag. 55
A questo punto chiedo al relatore il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi all'articolo 20.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Costa 20.011 e Pecorella 20.010 e 20.012.
La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Pecorella 20.014 a condizione che siano apportate le seguenti modifiche: che le parole: «Entro il 31 dicembre il Procuratore della Repubblica » siano sostituite dalle seguenti: «Entro il 31 marzo di ogni anno ciascun Procuratore della Repubblica»; che venga soppresso il secondo periodo e che dopo le parole: «sulla gestione», sia inserita la seguente: «amministrativa». Ciò in modo da aggiungere un ulteriore strumento sul controllo e sull'efficienza della gestione dell'amministrazione della giustizia, senza incidere sull'esercizio dell'azione penale, in modo da rendere la formulazione coerente con il sistema previsto sul controllo di gestione da parte della Corte dei conti.
Pertanto, nel caso di accoglimento di tale riformulazione, trasformerei in invito al ritiro il parere espresso sugli altri articoli aggiuntivi, che sarebbero sostanzialmente assorbiti dall'approvazione dell'articolo aggiuntivo Pecorella 20.014.
PRESIDENTE. Chiedo dunque al deputato Pecorella se acceda all'invito al ritiro proposto dal relatore.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, credo che questo rappresenti un punto qualificante del provvedimento. Una delle ragioni per cui il Parlamento ha affrontato questo tema era proprio lo spreco di molte risorse che potevano utilizzarsi nel campo della giustizia per finalità più utili e più direttamente collegate alla scoperta dei reati. Credo che il fatto che la Commissione abbia accolto il principio della verifica sulla gestione contabile e amministrativa delle risorse per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche sia veramente il segno di un cambiamento e quindi ritiriamo - mi sono consultato anche con l'onorevole Costa - gli altri articoli aggiuntivi che risultano in qualche modo assorbiti da quello riformulato dalla Commissione.
PRESIDENTE. Prendo atto che sono stati ritirati anche gli articoli aggiuntivi Pecorella 20.010 e 20.012 e 20.013.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Pecorella 20.014, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame, perché si pone in linea con le ragioni che hanno indotto il gruppo della Lega Nord a presentare la proposta emendativa precedente che poneva un tetto alle spese per le intercettazioni telefoniche.
È chiaro che non è nostra intenzione blindare un'attività importante delle procure qual è l'attività di indagine, ma non possiamo restare silenti o far finta di niente di fronte ad una spesa per le intercettazioni telefoniche che ha raggiunto, per alcune procure, livelli che sembrano paradossali (il ministro della giustizia ha parlato di 300 milioni di euro).
Pertanto, l'articolo aggiuntivo in esame, senza interferire con la doverosa e necessaria attività di indagine delle procure, prevede la possibilità di effettuare una sorta di controllo sulla gestione amministrativa e contabile delle intercettazioni telefoniche.
Certo, non è il risultato che avremmo voluto (non è così rilevante come quello che avremmo raggiunto con la nostra proposta emendativa), ma sicuramente è un risultato, un segnale che va in quella direzione. In questo modo, le procure dovranno rendere conto della situazione, presentando una relazione al ministro della giustizia che la trasmetterà alla magistratura contabile.
Pertanto, sostengo e sottoscrivo questo articolo aggiuntivo, considerata la sua importanza ed il suo significato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, anch'io sottoscrivo l'articolo aggiuntivo in esame che riassume alcune delle proposte emendative che sono state ritirate. È stata precedentemente respinta la proposta emendativa che stabiliva un tetto di spesa per le singole procure. È chiaro che di fatto alcune procure, per alcuni atti di indagine particolarmente delicati, si troverebbero limitate da un determinato tetto di spesa.
Questo articolo aggiuntivo consente di effettuare un controllo molto preciso e puntuale sulla congruità della spesa. Chiaramente, lo farà la Corte dei conti; è un principio di buona amministrazione, alla quale sono soggetti tutti i dipendenti dello Stato, ivi compresi i magistrati. Non si intende chiaramente entrare nel merito, ma sicuramente è giusto che, a fronte dei dati forniti dal ministro, vi sia un'attenta analisi da parte dei soggetti a ciò deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto, a titolo personale, il deputato Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del ministro che, peraltro, in diverse occasioni pubbliche, mi sembrava fosse sensibile all'argomento della spese delle procure per le intercettazioni telefoniche.
Vorrei sensibilizzare la sua attenzione su un argomento delicato ed importante: non si vuole porre alcun tetto di spesa, ma almeno una sorta di controllo formale che credo debba essere rigoroso e dovuto per tutti gli organi dello Stato, anche per la magistratura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero anch'io sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame, perché si tratta di una proposta emendativa di buonsenso che impone un controllo, ancorché effettuato dal magistrato contabile, sulla congruità degli oneri per le intercettazione che appaiono a volte effettivamente sproporzionati rispetto al risultato da conseguire ed alla eccezionalità dello strumento.
Pertanto, chiedo di sottoscrivere questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma a questo articolo aggiuntivo, anche se esso prospetta una soluzione meno forte rispetto quella da noi auspicata. Tuttavia, si tratta certamente di un passo avanti perché sappiamo quanto il problema delle intercettazioni ruoti intorno alla riduzione dei costi. L'Italia è uno dei paesi che spende di più in proposito ed ecco che con questo articolo aggiuntivo ai divieti seguono sia il controllo che un'adeguata sanzione. Pertanto, voteremo in senso favorevole all'articolo aggiuntivo Pecorella 20.014. Non è il risultato complessivo che ci saremmo aspettati, ma si tratta comunque di un passo in avanti.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, sono stato richiamato sulla questione da alcuni colleghi. Da parte mia non vi è stata reticenza né sul piano parlamentare né all'esterno. Ferme restando la dignità e la libertà investigativa, mi sembra che l'intero provvedimento vada in questa direzione grazie anche all'incoraggiante modifica apportata oggi dalla quasi totalità della Commissione. Non vorrei che ci si soffermasse soltanto su un singolo elemento. Infatti, la stessa centralizzazione degli ascolti e della captazione è un elemento aggiuntivo per evitare la dilatazione della spesa, laddovePag. 57essa si sia verificata. Al Parlamento ho comunicato l'entità di tale spesa, assumendomene la responsabilità e rendendo note le cifre. Tuttavia, ritengo che le norme sottoposte all'attenzione del Parlamento costituiscano un punto di grande equilibrio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pecorella 20.014, accettato dalla Commissione e dal Governo, nel testo riformulato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 434
Hanno votato no 4).
(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 23).
Come già preannunciato, la parte ammissibile dell'emendamento Craxi 21.41 deve intendersi collocata dopo l'emendamento Buemi 21.45.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. La Commissione invita i presentatori a ritirare gli emendamenti Romano 21.3, Lussana 21.13 e Pecorella 21.10, gli identici emendamenti Bongiorno 21.5 e Buemi 21.42, nonché gli emendamenti Craxi 21.41, per la parte ammissibile, Consolo 21.51, Contento 21.52 e 21.49, Bongiorno 21.47, Buemi 21.43, 21.44 e 21.45, Pecorella 21.48 e 21.53 e Contento 21.50. In caso contrario, il parere della Commissione sui suddetti emendamenti è contrario. La Commissione accetta infine l'emendamento 21.200 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore e raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 21.200.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Romano 21.3.
Prendo atto altresì che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Lussana 21.13.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 21.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 247).
Passiamo all'emendamento Pecorella 21.10.
Chiedo al deputato Pecorella se accede all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, questa disposizione sanzionatoria è assai singolare. Di fatto, si prevede che se un segreto viene rivelato non per dolo, ma per colpa (cioè per negligenza o per imprudenza), la persona sia punita con la reclusione fino ad un anno. Ora, vorrei fare un esempio al relatore e ai colleghi:Pag. 58ipotizziamo che lo stesso indagato abbia negligentemente abbandonato su una panchina una intercettazione telefonica che lo riguarda e che danneggia solo lui. In questo caso, l'indagato sarà messo sotto processo e potrà essere condannato ad un anno di reclusione: non credo che ciò sia molto logico. Siamo in presenza di un comportamento colposo che anzitutto non giustifica la sanzione di un anno di reclusione, ma soprattutto che non si comprende alla luce di una situazione che potrebbe interessare lo stesso danneggiato dalla diffusione, ad esempio, dell'intercettazione telefonica.
Pensiamoci bene. Non vorrei in futuro che un «poveraccio» che si è dimenticato in treno una intercettazione telefonica che gli ha trasmesso il suo avvocato vada sotto processo a causa della rivelazione della sua intercettazione telefonica (Una voce dal banco del Comitato dei nove: Ma c'è l'obbligo di custodia!)... No, stiamo parlando di chiunque: anche del soggetto danneggiato dalla rivelazione dell'intercettazione telefonica perché l'aveva con sé, l'aveva dimenticata. Costui va sotto processo. Vi rendete conto del paradosso? Non parliamo poi di colui che ha l'obbligo di custodia; non parliamo del pubblico ministero, non parliamo del pubblico ufficiale. Parliamo di chiunque: e chiunque vuol dire lo stesso destinatario della tutela. Credo che punire con il carcere il destinatario della tutela sia uno dei paradossi più straordinari davanti al quale ci si può trovare nel diritto penale. Pensiamoci bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Comprendo le ragioni del collega Pecorella, ma noi abbiamo discusso per molto tempo sulla necessità di avere un sistema che consenta di individuare coloro che diffondono documenti che debbono rimanere riservati, siano pubblici ministeri, avvocati, imputati, collaboratori del pubblico ministero o ufficiali di polizia giudiziaria. Ora, se qualcuno abbandona in maniera non avveduta un documento che deve rimanere riservato, si trova nella stessa situazione di chi magari lo fa in maniera strumentale. Se dobbiamo bloccare l'uscita di notizie che devono rimanere riservate, anziché intervenire su colui che pubblica, cioè il giornalista, dobbiamo intervenire - e, in questo senso, il provvedimento rappresenta una evoluzione - nei confronti di coloro che possono essere causa della diffusione di notizie.
Pur comprendendo la preoccupazione espressa dal collega Pecorella, tra l'altro mi pare che vi possa essere anche l'interesse, da parte di alcuni imputati, di diffondere l'inchiesta all'esterno per sollevare «polveroni» che possono riguardare altri e quindi avere un atteggiamento...
GAETANO PECORELLA. È colposo, non doloso...
ENRICO BUEMI. Ho capito, ma c'è un'area grigia fra la volontà di abbandonare e il dimenticarsi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 21.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 445
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 245).
Passiamo all'emendamento Bongiorno 21.5.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIULIA BONGIORNO. Sì, signor Presidente, lo ritiriamo.
PRESIDENTE. Sta bene, deputata Bongiorno.
Passiamo all'emendamento Buemi 21.42.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ENRICO BUEMI. Sì, signor Presidente, anche noi lo ritiriamo.
PRESIDENTE. Sta bene, deputato Buemi.
Passiamo all'emendamento Consolo 21.51.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIUSEPPE CONSOLO. No, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene, deputato Consolo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 21.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 439
Astenuti 8
Maggioranza 220
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 248).
Passiamo all'emendamento Consolo 21.52.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Gli emendamenti al nostro esame sono quelli più dibattuti all'interno della Commissione, anche in sede di Comitato dei nove. Con essi, avevamo voluto sollevare un problema al fine di rendere effettivo il contenuto del disegno di legge, anche se, all'esterno, si è data l'impressione di voler imporre alla libertà di stampa una sanzione troppo forte, quella della reclusione. Vorrei, quindi spiegare la reale intenzione di queste proposte emendative: qui non si tratta di minare la libertà di stampa o il diritto all'informazione, che sono ampiamente riconosciuti dalla nostra Costituzione, ma il vero obiettivo è sollevare un problema. Noi abbiamo predisposto un buon testo, prevedendo una serie di divieti e di tutele per quanto riguarda le persone sottoposte ad indagini e quelle ad esse non sottoposte, al fine di evitare fughe di notizie; tuttavia, siamo stati deboli sulla parte relativa alle sanzioni.
Prevedere, quindi, come deterrente, la sanzione penale, voleva evitare che questa legge potesse rimanere semplicemente una legge manifesto, magari disattesa, dopo 15 o 20 giorni, dalla pubblicazione di testi o di atti di indagine segretati sui giornali. Manteniamo, comunque, il nostro emendamento, ricordando che, nel corso del dibattito, in sede di Comitato dei nove, molte delle nostre ragioni sono state condivise dal Governo e dalla maggioranza e si è arrivati ad una soluzione che, anche se non ottimale, accoglie parzialmente il principio che avevamo voluto segnalare all'Assemblea, ovvero rendere effettivi i divieti previsti nel disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, faccio mie le considerazioni della collega Lussana. Lungi da noi l'idea di un attentato inesistente alla libertà di stampa o alla libertà di espressione! È necessario ricordare che si tratta di frutti marci, ovvero di atti, fatti o documenti che, già di per sé stessi, sono lesivi di un precetto ePag. 60di una norma. Con il massimo rispetto per la libertà di stampa, sottolineo poi che, senza sanzione, il precetto diventa inutiliter datum. Sono intervenuto proprio per lasciare traccia tangibile della serietà del nostro emendamento, che a tutto può mirare tranne che a ledere la libertà di stampa e, per tali ragioni, insistiamo per la sua votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 21.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 245).
Passiamo all'emendamento Contento 21.49.
Prendo atto che il deputato Contento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 21.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 245).
Passiamo all'emendamento Bongiorno 21.47.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIULIA BONGIORNO. No, signor Presidente, insisto per la votazione. Come vede, parlo pochissimo e, quando parlo - sto intervenendo per la seconda volta -, lo faccio solo per segnalare un fatto che ritengo importante e che, tra l'altro, spiegherà il voto di Alleanza Nazionale. L'unico punto di contrasto presente nel provvedimento al nostro esame atteneva all'apparato sanzionatorio. Con questo emendamento, Alleanza Nazionale chiede la trasformazione in delitto dell'attuale contravvenzione che punisce la divulgazione arbitraria di atti di un procedimento penale.
Ho sentito molta confusione sul problema delle sanzioni e vorrei, quindi, svolgere alcune precisazioni. C'è una differenza tra la sanzione e il precetto. Quando si dice che, con una sanzione, si vuole imbavagliare il diritto di cronaca, si dice qualcosa di giuridicamente inesatto, perché il perimetro del diritto di cronaca viene stabilito nel momento in cui si disegna il precetto.
È essenziale comprendere, un po' da parte di tutti, che c'è pieno accordo tra maggioranza e opposizione sul perimetro del diritto di cronaca e, quindi, sui precetti. La diversificazione delle posizioni dipende dal fatto che, quando vogliamo una sanzione in più, chiediamo che vi sia una sorta di coerente applicazione di quel perimetro che è stato concordato.
Quindi, sarebbe fuorviante, ogni qual volta che chiediamo una sanzione maggiore, affermare che essa incida sul diritto di cronaca, che è un'area stabilita dai precetti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bongiorno 21.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 247).
Passiamo all'emendamento Buemi 21.43.
Chiedo al deputato Buemi se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 21.43 e annuncio anche il ritiro dei successivi emendamenti a mia prima firma 21.44 e 21.45.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Craxi 21.41, limitatamente alla parte ammissibile.
Chiedo alla deputata Craxi se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 21.41 e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Craxi 21.41, limitatamente alla parte ammissibile, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 448
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 243).
Prendo atto che gli emendamenti Pecorella 21.48 e 21.53 sono stati ritirati.
Passiamo all'emendamento Contento 21.50.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento, che evidenzia un aspetto molto importante. Pur senza arrivare ad un inasprimento della sanzione e al passaggio della configurazione del reato da contravvenzione a delitto, in questo modo si evita che comportamenti particolarmente lesivi vengano risolti attraverso il pagamento di un'oblazione.
Sappiamo che l'oblazione non è consentita qualora la norma preveda l'ammenda e l'arresto congiuntamente. In questo modo, quanto meno si potrebbe conferire una certa serietà alla risposta dello Stato di fronte a comportamenti particolarmente lesivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, anche io vorrei richiamare l'attenzione del relatore e del Governo su questo emendamento, che reca anche la mia firma.
Fra poco voteremo un emendamento del Governo che, accogliendo molte delle richieste dell'opposizione, inasprisce la sanzione relativa alla violazione del divieto di pubblicazione arbitraria di atti coperti da segreto. È chiaro che, innalzando la soglia della sanzione prevista, si aumenterà l'effetto deterrente e, quindi, renderemo maggiormente effettivo il divieto.
Come sanno bene il relatore e il Governo, in tal modo, però, resta la possibilità del pagamento dell'oblazione. Quindi, è importante intervenire sull'articolo 684 e prevedere la pena congiunta, in modo tale che avremo l'effettiva garanziaPag. 62di un processo penale, il che, sicuramente, comporterà un maggiore effetto deterrente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 21.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.200 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 441
Hanno votato no 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 2).
Dobbiamo ora passare agli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 21, sui quali invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 21.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'articolo aggiuntivo Lussana 21.02.
Chiedo alla deputata Lussana se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
CAROLINA LUSSANA. No, signor Presidente, mantengo la mia proposta emendativa.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, a me pare che questo articolo aggiuntivo - e ringrazio l'onorevole Lussana per aver affrontato anche questo tema - sia estremamente importante perché, nella realtà, il soggetto che trae il maggiore vantaggio dalla pubblicazione di notizie riservate è l'azienda, che vende molti giornali in più. Ebbene, la struttura che noi abbiamo pensato colpisce il giornalista, colpisce chi diffonde la notizia, mentre il soggetto che da tutto ciò trae il vantaggio maggiore, ovvero l'azienda, non ha alcuna conseguenza. In molti altri casi il nostro ordinamento conosce ovviamente la responsabilità dell'ente quando un comportamento illecito viene tenuto nell'interessePag. 63dell'ente medesimo (reati societari e altre fattispecie). Perché mai, dunque, dovremmo prevedere che colui il quale, alla fine, è il vero fruitore di tutti i vari comportamenti - ovvero l'imprenditore editore - ne resti completamente fuori? Abbiamo questo paradosso secondo il quale il giornalista paga mentre chi guadagna dall'articolo, chi vende più copie, chi guadagna più soldi non ha alcuna conseguenza. Dunque, ritengo sia invece una strada utile da percorre quella di prevedere che chi veramente guadagna dall'illecito debba pagare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lussana 21.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 242).
Prendo atto che i presentatori degli identici articoli aggiuntivi Bongiorno 21.01 e Buemi 21.03 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 24).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 22.100, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pecorella 22.41 e Craxi 22.42.
La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 22.101.
Il parere è, infine, contrario sugli emendamenti Consolo 22.40 e Cota 22.43.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 22.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, vorrei sollecitare una riflessione da parte dell'Assemblea.
La disposizione della quale si chiede la soppressione, ovvero quella che recherebbe l'articolo 164-bis, prevede che, laddove il garante accerti una violazione, ovviamente con un'ordinanza apposita, laPag. 64sanzione consiste nella pubblicazione dell'ordinanza medesima. Il destinatario della notizia che non doveva essere diffusa si ritrova dunque, per la seconda volta, a vedere la notizia diffusa sui giornali. Una prima volta, infatti, viene diffusa la notizia; successivamente, il garante, nella sua ordinanza, ricorda, poiché si è verificato un illecito, perché ha applicato una sanzione. Quindi, in questo modo, pubblicando sui giornali l'ordinanza, il 'poveraccio' si ritrova la prima volta in qualche modo colpito dalla notizia e la seconda volta nuovamente colpito dalla notizia. Quindi, credo che sia questo un modo per non tutelare coloro che noi dovremo proteggere.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, le esigenze che l'onorevole Pecorella ha rappresentato sono state tenute presenti dalla Commissione, tanto che il successivo emendamento 22.101 della Commissione prevede modalità di pubblicazione dell'ordinanza che accerta l'illecito che possono essere, naturalmente nella discrezionalità dell'autorità garante, graduate proprio al fine di evitare quegli inconvenienti e quelle possibili lesioni che l'onorevole Pecorella ha indicato.
Del resto, nel nostro ordinamento esistono già meccanismi di questo tipo, quali la pubblicazione della rettifica, la pubblicazione della sentenza che accerta la violazione ed il risarcimento del danno in sede civile; quindi sarà onere dell'autorità che accerta l'illecito e commina la sanzione fare in modo che il provvedimento da pubblicare non incorra nei pericoli indicati dall'onorevole Pecorella.
Quindi confermo il parere contrario sull'emendamento in esame, essendo questi aspetti assorbiti dal successivo emendamento della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidererei un attimo di attenzione da parte del ministro guardasigilli e del relatore. Mi riferisco all'emendamento 22.40 a mia firma, che riguarda le cosiddette intercettazioni inutili. Le chiedo di riflettere, signor Presidente - lei che rappresenta tutti noi - sul testo del mio emendamento, perché è un punto assai rilevante.
In esso si propone: «Quanto previsto dai periodi precedenti si applica anche quando si tratta di dati inerenti a conversazioni, anche telefoniche, o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche che abbiano per oggetto» - ministro guardasigilli - «fatti non strettamente inerenti all'indagine giudiziaria, anche quando questi non siano più coperti da segreto».
Si tratta cioè di intercettazioni telefoniche che coinvolgono un quisque de populo, estraneo a qualsivoglia procedimento, che ha come unica colpa quella di risultare intercettato.
Ebbene, quelle intercettazioni, le cosiddette intercettazioni inutili, secondo l'interpretazione del relatore e del guardasigilli il quale si è adeguato al suo parere, possono essere tranquillamente esposte e riportate sulla stampa.
Quando succedono questi fatti tutta la classe politica si riempie la bocca dicendo: «è uno scandalo!». Per me il vero scandalo è che si esprima parere contrario e si chieda che venga respinto questo emendamento che è di totale buonsenso, perché è toccato a tutti in quest'aula, ma le cose ve le ricordate soltanto il giorno che compaiono sui giornali...!.
PRESIDENTE. Le faccio presente che è intervenuto sul suo emendamento 22.40, mentre stiamo esaminando l'emendamento Pecorella 22.41.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, debbo dissentire fortementePag. 65da quanto affermato dall'onorevole Consolo. Se si tratta di intercettazioni irrilevanti, devono confluire nell'archivio riservato e sono sempre coperte dal segreto e quindi, in questo caso, il problema non si pone. Se sono intercettazioni di contenuto tale da violare le norme previste dall'articolo 164-bis che andiamo ad approvare, sono già ricomprese nella norma, quindi non vedo quale sia la ragione per accogliere il suo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 22.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Craxi 22.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 450
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato sì 438
Hanno votato no 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 22. 40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cota 22.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Presidente, con questo emendamento abbiamo voluto segnalare la violazione sistematica delle regole da parte di una certa tipologia di mezzi di informazione e, appunto per questo - senza prendersela con i giornalisti, perché ci rendiamo conto che esiste il problema della tutela della libertà di stampa - abbiamo pensato di porre l'attenzione sugli editori.
Prevediamo, infatti, che in caso di violazioni che comportano la pubblicazione di immagini, fatti, notizie e circostanze vietate, possa essere disposta la sospensione dell'attività del giornale o del periodico e dell'attività radiofonica o televisiva. Si tratta di un profilo che, a mio avviso,Pag. 66avrebbe potuto essere valutato sia da parte del relatore sia da parte del Governo con maggiore attenzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 22.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 443
Astenuti 8
Maggioranza 222
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 448
Hanno votato no 4).
(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 25), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 26), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 455).
(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 27), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 457).
Prendo atto che il deputato Piro non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 26 - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26
(Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 28), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 456).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1638 sezione 29).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Craxi n. 9/1638/1 e Garagnani n. 9/1638/2 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gambescia n. 9/1638/3. Infine, non accetta l'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1638/4.
PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata Craxi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1638/1, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Craxi n. 9/1638/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 237).
Prendo atto che il deputato Garagnani insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1638/2, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/1638/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 447
Astenuti 4
Maggioranza 224
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 238).
Chiedo al deputato Gambescia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1638/3, accolto come raccomandazione dal Governo.
Pag. 68PAOLO GAMBESCIA. No, Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il deputato Mario Pepe insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1638/4.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1638/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 239).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli rappresentanti del Governo, valutiamo come assolutamente positivo che il Governo abbia ritenuto di intervenire nel fenomeno assai delicato delle intercettazioni telefoniche, al fine di fare fronte alle gravi e reiterate violazioni verificatesi in tale contesto negli ultimi mesi.
Infatti, come correttamente rilevato dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica, in occasione dell'indagine conoscitiva effettuata a tale proposito negli ultimi mesi, troppe erano state le violazioni costanti e ripetute della riservatezza delle persone verificatesi a causa della illecita e indiscriminata divulgazione di intercettazioni telefoniche.
Inoltre, a fronte del massiccio ricorso allo strumento delle intercettazioni telefoniche, si erano riscontrati sia la mancanza di garanzie per il cittadino dinanzi a tale strumento di indagine, sia il costo eccessivo derivante dallo stesso per l'amministrazione statale.
Per tutte le suesposte ragioni, come detto, valutiamo come assolutamente opportuno l'intervento legislativo in un fenomeno assai delicato come quello delle intercettazioni telefoniche mediante la formulazione di una disciplina quanto più possibile organica, nel tentativo di contemperare adeguatamente interessi dotati di rilievo costituzionale.
Al fine di arginare in modo consistente il dilagante fenomeno delle divulgazioni delle intercettazioni, riteniamo dunque valido, nei limiti temporali previsti dal testo in esame, il divieto di pubblicazione di tutti gli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero e delle investigazioni difensive.
Per la medesima ratio di tutela riteniamo altresì apprezzabile l'intenzione del legislatore di impedire l'acquisizione o l'utilizzazione di documenti, contenenti dati inerenti a conversazioni e comunicazioni telefoniche o telematiche, illecitamente formati o acquisiti, nonché i documenti redatti attraverso la raccolta di illecite informazioni.
Altrettanto positiva è la proposta di modificare l'articolo 267 del codice di procedura penale, in relazione alla quale si è correttamente previsto che la richiesta di autorizzazione a procedere ad intercettazioni possa essere avanzata dal pubblico ministero al giudice per le indagini preliminari soltanto in presenza della sussistenza di gravi indizi di reato e dell'assoluta indispensabilità delle intercettazioni per la prosecuzione delle indagini, in modo da consentire la concessione della menzionata autorizzazione nei soli casi nei quali sia effettivamente lecita e necessaria.Pag. 69
Riteniamo positiva l'approvazione largamente condivisa dell'emendamento garantista circa l'inutilizzabilità dei risultati delle intercettazioni.
Tralasciando in questa sede di soffermarsi sui positivi aspetti strettamente procedimentali e strutturali della novella legislativa, trattati dettagliatamente in sede di discussione sulle linee generali, riteniamo di segnalare ancora una volta all'attenzione dell'aula la disposizione disciplinante gli illeciti commessi in tale ambito per finalità giornalistiche.
È infatti evidente a tutti che intervenire in ambiti intimamente connessi all'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, di cui all'articolo 21 della nostra Costituzione, rechi in sé il rischio di dare luogo ad odiose ed antidemocratiche censure, a danno di fondamentali risorse della democrazia, quali i mezzi di comunicazione. Ma anche su questo punto si è cercato di trovare il giusto equilibrio fra esigenze diverse.
Valutiamo infine favorevolmente la novella legislativa finalizzata a contenere i costi derivanti all'amministrazione statale dalle intercettazioni telefoniche.
In buona sostanza, tirando le fila del discorso, si può senza dubbio affermare come l'intervento legislativo in esame, mediante un testo di legge di carattere organico, rappresentasse un fatto dovuto, onde mettere finalmente ordine nella materia e tentare di porre fine alle reiterate violazioni di interessi e diritti costituzionalmente garantiti.
Ebbene, per quanto fin qui detto, sembra davvero che il testo di legge in esame, nell'operare un punto di incontro quanto più possibile equo fra i beni di rilievo costituzionale, inevitabilmente coinvolti dal fenomeno delle intercettazioni, e nel disciplinare per la prima volta organicamente la materia, consenta al paese di dotarsi finalmente di un valido strumento giuridico e di porre fine ad episodi francamente intollerabili per il proprio elevato grado di civiltà giuridica e sociale.
Per tali motivi il gruppo parlamentare dei Comunisti italiani dichiara il proprio voto favorevole al disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame è frutto anche dell'impegno profuso dall'UDC in Commissione giustizia. Infatti, gli onorevoli Romano, Mazzoni e tanti altri colleghi si sono impegnati in questa direzione al fine di elaborare un progetto di legge nostro. Noi siamo assolutamente favorevoli al lavoro svolto, sia dal Comitato dei nove sia dalla Commissione.
Il gruppo dell'UDC esprimerà sul provvedimento voto favorevole, anche se su alcuni punti si potevano compiere ulteriori passi in avanti. Si tratta comunque di un segnale importante davanti a ciò che è accaduto purtroppo in questi anni: intercettazioni che riguardano non solo parlamentari ma anche il mondo dell'economia e quello della società civile italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ritengo che ci si debba ritenere soddisfatti del fatto che il proficuo lavoro svolto da maggioranza e opposizione ed il contributo importante offerto dal Governo, in particolare dal ministro Mastella e dal sottosegretario Li Gotti, abbiano consentito di giungere all'approvazione di una normativa che non si propone di perseguire - di questo dobbiamo essere sinceri - un solo obiettivo. Per quanto ci riguarda, gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati in buona parte raggiunti.
La prima questione era quella di garantire l'efficacia dell'azione giudiziaria, anche attraverso l'utilizzo di strumenti importanti come sono le intercettazioni, pur garantendo una maggiore responsabilizzazione dei vari livelli di autorizzazione previsti dal nostro ordinamento, assicurando -Pag. 70e in questo senso riteniamo un po' l'obiettivo mancato - una maggiore collegialità nella definizione dei provvedimenti riguardanti le intercettazioni. Da questo punto di vista ritengo che si possa riconsiderare la questione prevedendo una norma di carattere più generale che possa riguardare non soltanto i provvedimenti relativi alle intercettazioni, ma anche quelli relativi agli arresti cautelari.
La seconda questione è quella della tutela dei cittadini da un uso eccessivo e improprio delle intercettazioni, garantendo che questa misura, particolarmente invasiva nella vita privata dei cittadini, venga limitata ad aspetti strettamente necessari che, seppure in una visione moderna dell'indagine che si avvale del contributo di tecnologie più avanzate, deve essere garantita.
La terza questione è quella relativa allo spazio di libertà che deve essere assicurato all'informazione che non può subire, a nostro avviso, particolari condizionamenti se non quelli relativi alla coscienza dei giornalisti e alla loro deontologia professionale. Da questo punto di vista ci aspettiamo che gli ordini professionali competenti facciano uno sforzo di autoregolamentazione e di autoresponsabilizzazione in modo tale da limitare il ricorso alle sanzioni penali, cosa che ci sembra assolutamente inaccettabile in una società che si considera moderna, avanzata, civile e rispettosa del principio fondamentale che è alla base di ogni democrazia, vale a dire quello della libertà di stampa.
La quarta questione, non irrilevante dal punto di vista del coinvolgimento dei cittadini, è relativa all'uso proficuo delle risorse ed al controllo della Corte dei conti. A tale riguardo devo ringraziare il Governo, in particolare il ministro Mastella e il sottosegretario Li Gotti, per avere messo a nostra disposizione un documento importante per valutare i comportamenti della pubblica amministrazione nel settore della giustizia, in relazione alle intercettazioni telefoniche.
Non è vero che c'è una cattiva gestione soltanto in altri settori: se analizziamo questo documento, infatti, vediamo che in moltissime realtà italiane, a parità di prestazioni, vi sono diversità di riconoscimento economico che in qualche misura pongono taluni interrogativi.
Credo che si debba procedere rapidamente in questo senso e che la centralizzazione dei centri di ascolto e del sistema delle trascrizioni e di quello delle intercettazioni più in generale abbiano in qualche misura superato una fase fortemente criticabile. Tuttavia, ritengo che ciò non basti e che bisognerà procedere ad una standardizzazione delle prestazioni che dovrà essere uguale per tutte le procure italiane. Non possono esservi situazioni in cui la medesima prestazione viene pagata in maniera sostanzialmente diversa, in un rapporto da uno a dieci, e altre situazioni in cui vi sono invece prestazioni non adeguate dal punto di vista della tempestività e della qualità delle intercettazioni. Molte problematiche processuali derivano, infatti, anche da una non elevata qualità delle intercettazioni.
Si tratta di aspetti che abbiamo in qualche misura valutato all'interno del provvedimento oggi all'esame. Ci pare che siano stati fatti grandi passi avanti ed esprimiamo quindi il nostro voto favorevole.
Rimangono ovviamente aperte le questioni di cui parlavo prima, ma penso che si tratti di aspetti che potranno essere corretti anche in una fase successiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giulia Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Presidente, vorrei dire soltanto poche parole che spero però vengano ascoltate. Il voto di Alleanza nazionale, infatti, fino a qualche ora fa avrebbe dovuto essere un voto contrario - e ne spiegherò il perché -, mentre invece adesso sarà favorevole e intendo spiegarne i motivi.
La prima riflessione è stata questa: se in passato tutti noi provavamo stupore quando leggevamo brandelli di vita privata sui giornali, da un po' di tempo non proviamo più stupore, perché ci siamo abituati e forse rassegnati.Pag. 71
Addirittura, io credo che il problema non sia solo un problema di diritto - vale a dire che viene violata la legge - bensì che, secondo me, la diffusione di intercettazioni coperte da segreto è diventata un problema culturale, perché il linguaggio degli italiani al telefono si è addirittura trasformato. Non so se voi avete notato che quando parliamo anche di fatti non penalmente rilevanti, tendiamo a incapsulare i nostri discorsi in frasi criptiche. Credo che una modifica a livello culturale del linguaggio sia una limitazione della libertà e sotto questo profilo era indispensabile una nuova legge.
Cosa chiedeva Alleanza nazionale? Alleanza nazionale chiedeva che si incidesse su tre aspetti: sul momento in cui venivano disposte le intercettazioni, su quello in cui venivano conservate e sull'aspetto sanzionatorio.
Per quanto concerne il problema del momento in cui vengono disposte, il nostro emendamento non è stato approvato e credo che resterà comunque un punto a sfavore di questa legge, perché si trattava di un emendamento, a mio avviso, davvero significativo e ve ne spiego il motivo.
Il vero problema delle intercettazioni è quello di riuscire a ridurre quelle superflue, non a ridurne più in generale il numero. Perché attualmente vi è un numero così elevato di intercettazioni superflue? Perché il pubblico ministero chiede l'autorizzazione ad un giudice unico, monocratico, che è nato come una figura sbiadita, sostanzialmente una sorta di burocrate che si limita a vistare la richiesta del pubblico ministero. Per riuscire ad introdurre un organismo atto a controllare effettivamente l'operato del pubblico ministero sarebbe bastato prevedere un organo collegiale, che garantisse un più ponderato accertamento dei presupposti delle intercettazioni.
Il fatto che oggi vi sia un abuso delle intercettazioni, Presidente, dipende, secondo me, dal fatto che spesso esse vengono ritenute indispensabili anche quando non lo sono.
Talvolta la difficoltà di un'indagine o anche la semplice impazienza dell'inquirente fanno ritenere indispensabile un risultato che con altri tipi di indagine si sarebbe potuto perfettamente ottenere. In modo eloquente è stata evocata l'immagine del medico che, invece di dar fondo a ogni risorsa della diagnosi clinica, sottopone il paziente a continui e reiterati esami radiografici.
Allora, di fronte a tutto ciò, a nostro avviso era indispensabile introdurre l'organo collegiale. Tuttavia, anche se l'emendamento volto ad introdurre tale organo è stato respinto, è stata accolta una richiesta essenziale di Alleanza Nazionale (non so se il Parlamento se ne sia reso conto). Vi è stato un contributo da parte di tutti, anche del ministro Mastella, e devo dare atto al relatore, onorevole Tenaglia, di aver mostrato una grande attenzione agli emendamenti.
In particolare, Alleanza Nazionale non chiedeva di mettere in carcere i giornalisti, come qualcuno ha affermato. Alleanza Nazionale, di fronte al fatto che si è scelto di creare una serie di nuovi divieti, chiedeva che vi fosse anche un ampliamento delle sanzioni.
Fino ad oggi, infatti, si è verificata una pubblicazione arbitraria di atti, perché le sanzioni sono blande. Figuratevi che, fino ad oggi senza la modifica introdotta, con una mera oblazione di 250 euro era possibile estinguere il reato.
Il fatto di chiedere delle sanzioni - lo ripeto - non significava incidere sulla libertà di stampa, perché le sanzioni nulla hanno a che vedere con il diritto di cronaca: il diritto di cronaca attiene a un precetto. Ebbene, in esito all'ultima riunione che si è tenuta con gli altri componenti del Comitato dei nove, è stato raggiunto un accordo che voglio definire addirittura quasi storico: per la prima volta, vi è una sanzione effettiva in caso di arbitraria pubblicazione di atti. Pensate che, fino ad oggi, la sanzione era di 250 euro; da oggi, credo anche grazie alle insistenze di Alleanza Nazionale, è stata prevista una sanzione fino a 100 mila euro. Vi è stato, quindi, un considerevole aumento della sanzione.Pag. 72
Il nostro obiettivo non era affatto quello di prevedere il carcere per i giornalisti. L'unico nostro obiettivo era di evitare che questo provvedimento rimanesse una legge bandiera e questa nuova sanzione di 100 mila euro soddisfa Alleanza Nazionale. A fronte di tutto ciò, Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, dopo un primo tentativo del ministro Mastella cui è stato sbarrato il passo per resistenze interne ed esterne al Governo, finalmente questo provvedimento arriva alla Camera dei deputati e si accinge ad ottenere un voto unanime, recependo nella sostanza le istanze delle diverse forze politiche.
In Italia esiste - come è stato ricordato da diverse parti - un evidente abuso di questo strumento indagatorio. L'Italia è il paese che spende di più rispetto agli altri paesi europei per le intercettazioni telefoniche. Avrei preferito anch'io che in questo disegno di legge ad un organo monocratico si opponesse un organo collegiale per ciò che riguarda l'autorizzazione a procedere sulle intercettazioni telefoniche. Ma in quest'aula un emendamento su questo argomento posto al centro della nostra attenzione è stato respinto.
Prendo atto con favore dell'ultimo emendamento concertato dalla Commissione giustizia della Camera per ciò che riguarda l'elevamento delle sanzioni pecuniarie per chi deroga ai divieti previsti dalla legge, che vanno da diecimila a centomila euro, assai più pesanti di quanto non fossero quelle prescritte nel testo presentato alla Camera dei deputati.
E quando dico questo non sostengo che la categoria da punire, per ciò che riguarda i divieti, debba essere necessariamente quella dei giornalisti. Penso che, quando si stabiliscono sanzioni pecuniarie a carico dei giornalisti che infrangono i predetti divieti, si compia, in realtà, un atto che dimostra l'impotenza a perseguire coloro che sono i primi a violare, a monte, il segreto istruttorio (e sappiamo che spesso si tratta proprio delle procure). Insomma, in tal modo si confessa una sorta di impotenza a punire i soggetti che per primi diffondono le notizie. Ad ogni modo, siamo anche noi in questa situazione e prendiamo atto che c'è stata una convergenza unanime da parte dei gruppi della Camera dei deputati.
Il sistema delle intercettazioni telefoniche non è servito soltanto a spiare la vita dei cittadini, dei parlamentari, di coloro che detengono una sorta di potere politico ma, come il caso clamoroso della Telecom ci ha drammaticamente ricordato, è stato utilizzato anche nel settore dello spionaggio industriale. Sto parlando della vicenda Telecom, signori del Parlamento della Repubblica italiana, che in questo momento vede in lizza, impegnati per l'acquisto della società, importanti interlocutori dell'uno e dell'altro dei due poli presenti in Parlamento. Paradossalmente, il Governo di larghe intese, al quale non si vuole dare vita alla luce del sole, capita di vederlo realizzato, in modo piuttosto privato e subdolo, quando vengono in rilievo questioni - uso una parola cara all'estrema sinistra - strutturali dell'economia e della finanza di questo paese. Tuttavia, mi riferisco all'affare Telecom, in questo caso, per quel che riguarda il sistema di spionaggio industriale delle persone fisiche, è completamente clandestino ed illegale e al di fuori di un sistema di controllo pubblico.
Penso anche - e questa è la terza osservazione che mi sento in dovere di proporre in questa dichiarazione di voto; ha ragione, al riguardo, l'onorevole Bongiorno - che sia completamente cambiato anche il modo di dare le informazioni, di fare informazione oggi in Italia. Esiste una procura, la procura di Potenza, che si è specializzata in indagini riferite a personalità dello spettacolo e che non perde occasione per avviare indagini giudiziarie che hanno un clamore mediatico, in barbaPag. 73all'obbligatorietà dell'azione penale ed anche al concetto di competenza territoriale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,15)
MAURO DEL BUE. Ebbene, capita che i giornali italiani, che hanno una storia di serietà e di scrupolo nel dare le notizie, anche i più grandi, si siano impegnati e specializzati, nel corso di questi mesi, a diffondere notizie sulla vita privata di personaggi del mondo dello spettacolo, a volte con allusioni anche a personalità qui presenti e del Governo, del mondo della politica. Capita, inoltre, che importanti «salotti» televisivi, che hanno il compito di «formare», di informare i cittadini italiani sulla politica e anche sul costume di questo nostro paese, si siano recentemente trasformati in occasioni per soddisfare l'esigenza di voyeurismo, o la presunta esigenza di voyeurismo, della nostra società. Questo è un modo preoccupante, un degrado preoccupante, un'involuzione preoccupante del nostro modo di fare informazione: non viene in considerazione soltanto il reato commesso violando i principi che sono finalmente sanciti dal provvedimento che ci accingiamo ad approvare, ma anche la protervia di inseguire, di cavalcare un modo di concepire l'informazione che, secondo me, va assolutamente bloccato, in nome dei principi che hanno fatto grande l'informazione di questo paese ed anche la televisione pubblica.
Ed è con questi sentimenti e con questi auspici che il nostro gruppo si accinge a votare a favore del provvedimento in esame, anche se siamo convinti che non sarà una legge a determinare una nuova cultura in questa nostra Italia. (Applausi del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il fenomeno delle intercettazioni è un fenomeno composito, sul quale abbiamo avuto modo di pronunciarci, sia in sede di discussione sulle linee generali, sia nei mesi scorsi attraverso atti di sindacato ispettivo, sia, infine, nel corso dell'esame del provvedimento che ci accingiamo ad approvare.
È stato sottolineato l'uso abnorme dello strumento investigativo, pure importante, al quale ha fatto seguito un uso, secondo alcuni, per fini di spionaggio industriale, e dunque di vera e propria violazione delle dinamiche economiche del paese, e di «guardonismo» televisivo alla maniera del Grande fratello. Sono stati citati i casi di Potenza, dell'ex Re e di numerose altre personalità. Vi è, infine, chi ha addirittura parlato di un nuovo costume sociale, quello di cambiare linguaggio, di parlare cripticamente, di esprimersi con termini nuovi per evitare di essere compresi. Sembrerebbe, quindi, un nuovo modo di vivere, uno stile diverso di comunicare per sfuggire a questo grande «occhio invisibile» che a detta di molti è presente.
Non so dire quale sia la conseguenza più grave, più rilevante e più dannosa dell'uso abnorme delle intercettazioni, che pure è stato segnalato e denunziato dall'intera opinione pubblica. Tuttavia, ritengo che abbiamo, fortunatamente e finalmente, la possibilità di colmare un vuoto che si protrae da troppo tempo. Ci siamo già pronunciati sulle intercettazioni illegittime, vale a dire quelle effettuate da soggetti non autorizzati; oggi ci pronunciamo sulle intercettazioni legittime: parliamo, dunque, di regolamentazione, di sanzioni, di conservazione dei dati, di revisione del sistema di captazione, e, da ultimo, delle modalità di apprendimento.
Non intendo sostenere che questo è il miglior provvedimento possibile. Mi piace tuttavia sottolineare, e dare atto al Parlamento, che ringrazio, che vi è uno scatto di reni da parte di tutte le forze politiche, visto il consenso generale che è stato raggiunto, che va nella direzione del recupero di una moralità della coscienza e del rispetto dell'io e della dignità dellePag. 74persone, con il rifiuto di ammettere la «macabra» vista della vita privata di qualcun altro come un elemento ordinario della vita comune. Si tratta di un fenomeno al quale non ci si può che opporre. Ci si deve necessariamente opporre, riportando al centro del dibattito lo strumento delle intercettazioni in quanto tale: uno strumento di indagine. Va ancora e di più segnalato che tale strumento continuerà ad essere usato secondo la tradizione del nostro ordinamento, che è il prodotto di una cultura liberale e garantista, che ha saputo affrontare stagioni difficili della vita democratica - mi riferisco agli anni Settanta - senza ricorrere a strumenti straordinari, vale a dire senza sospendere, contrariamente a quanto accaduto in altre culture e in altri paesi del mondo, i diritti civili o attribuire poteri speciali ad alcuni soggetti.
Abbiamo avuto la forza di affrontare stagioni difficilissime con i mezzi ordinari; nel rispetto di quella cultura liberale e garantista abbiamo elaborato un provvedimento «contemperato» - il mio gruppo è fra quelli che hanno presentato una propria proposta di legge -, che tiene conto del diritto di critica e di cronaca, della necessità dell'indagine, dell'importanza di dare una risposta alle persone offese dal reato e dell'esigenza di individuare finalmente chi per troppo tempo ha forse esercitato con eccessiva leggerezza una funzione pur affidatagli dalla Repubblica, nell'interesse generale.
Intendo ringraziare il relatore, per il dotto lavoro effettuato, anche in sede tecnica, tutti i colleghi membri della Commissione e tutte le forze politiche per la sensibilità che hanno saputo dimostrare, pervenendo ad una mediazione - mi riferisco, in particolare, alla sanzione pecuniaria - che consente di stigmatizzare un fatto negativo.
Ciò che è stabilito per legge, a tutela di diritti inalienabili dei singoli, è un elemento, prima che del diritto, della nostra coscienza, del nostro essere cittadini, è un elemento che non dobbiamo solo a noi stessi, ma a tutti gli altri cittadini e cittadine della Repubblica. Su questo concetto base della democrazia - mi permetto di dire - abbiamo trovato una concordia omnium.
Anch'io vorrei sottolineare alcuni punti, alcune situazioni che certamente sono perfettibili, che potrebbero essere più puntuali e che forse, nel tempo, saranno rimesse in discussione.
Noi oggi, però, possiamo guardare con soddisfazione alla legge che stiamo per emanare, perché, dopo circa 15 anni in cui il tema all'ordine del giorno è stato quello dell'«abuso dell'intercettazione», finalmente siamo in condizione di dare una risposta, non di parte, ma istituzionale, ad un problema che pone la generalità dei consociati.
Ringrazio ancora tutti i colleghi, e ringrazio il ministro, per la capacità di mediazione dimostrata e per la sensibilità istituzionale e politica di cui ha saputo dare prova. Annunzio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori ad un testo che registra un equilibrio verso l'alto tra molteplici esigenze, anche di livello costituzionale: le prerogative del potere giudiziario, la tutela della riservatezza, la libertà di informazione e la segretezza nei loro rapporti, la neutralizzazione delle illecite intrusioni nella sfera comunicativa privata, un appropriato regime sanzionatorio.
Vi era il grave rischio di comprimere taluno dei diritti e degli interessi in gioco, cosa che avrebbe reso disarmonico ed incompleto il testo. L'Italia dei valori ha collaborato per valorizzare sostanzialmente il testo governativo, attraverso modifiche migliorative che lo hanno reso più armonico e completo. Per questo risultato desidero esprimere, anche a nome del mio gruppo, l'apprezzamento al Governo e al ministro della giustizia, al sottosegretario Li Gotti, il cui testo base ha retto benissimo, al presidente della Commissione PisicchioPag. 75e al relatore Tenaglia, che hanno portato a compimento pressoché all'unanimità il testo votato.
Passerò in rassegna i punti più qualificanti, i valori che lo rendono meritevole di entrare a far parte del nostro ordinamento giuridico. Il primo e più importante di tutti consiste nel fatto che esso non vulnera o limita minimamente il potere di indagine della magistratura. E ve ne era il rischio, perché si è tentato di confondere artatamente le legittime intercettazioni con chi illecitamente le diffondeva. In caso contrario, se cioè fossero state minimamente compresse le prerogative della magistratura, l'Italia dei Valori non avrebbe espresso un voto favorevole sul provvedimento in esame, perché l'opinione pubblica non avrebbe capito le «mani legate» della magistratura nel momento in cui si stanno scoprendo tante mani non pulite.
Vi era il rischio che delinquenti eccellenti avessero una maggiore possibilità di farla franca, dopo il grande regalo già ricevuto con l'indulto, se le indagini fossero state contenute attraverso la limitazione delle intercettazioni.
Questo è stato un punto qualificante su cui il Consiglio dei ministri, in maniera molto apprezzabile, con gli apporti dei diversi ministri, è stato molto attento. Vi è, è vero, il contenimento del tempo delle intercettazioni entro il termine massimo di tre mesi, ed è previsto il dovere di motivare accuratamente tanto la richiesta quanto il provvedimento di ammissione, ma si tratta di punti garantisti e non impeditivi della funzione.
Escono rafforzate la segretezza degli atti di indagine e la tutela della riservatezza, a garanzia dell'indagato che, senza una pronuncia a suo carico emessa con le garanzie del contraddittorio del giudizio, avrebbe potuto essere, agli occhi dell'opinione pubblica, anticipatamente bollato come colpevole, per poi magari non essere neppure rinviato a giudizio.
Sono, infatti, previste nuove sanzioni penali a carico di chi illecitamente accede agli atti segreti o li divulga. Vi è poi la piena neutralizzazione delle intercettazioni illegittimamente acquisite, con una pesante sanzione di inutilizzabilità dei relativi atti e con la sanzione penale altrettanto forte per la loro divulgazione. È previsto, infine, un incentivo alla limitazione dei costi delle intercettazioni attraverso la loro comunicazione, ma in maniera svincolata da ogni rischio collegato con la violazione della segretezza dei singoli procedimenti.
Vi è poi anche un certo equilibrio per quanto riguarda la libertà di stampa, ma anche la sanzione delle trasgressioni con l'aggravamento delle sanzioni pecuniarie, in corrispondenza della motivazione, solitamente sottostante alle divulgazioni illecite, rappresentata da una motivazione economica.
Concludo, dicendo che, con questo provvedimento, la magistratura potrà continuare a svolgere la propria funzione di presidio della legalità ed i cittadini saranno più tutelati nella loro riservatezza. Si tratta di un provvedimento soddisfacente e, pertanto, il gruppo Italia dei Valori esprimerà voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, sottosegretario, il gruppo dei Verdi si appresta ad esprimere voto favorevole su un provvedimento che riveste un grande valore storico. Si tratta di una riforma che si attendeva da tanti anni (non si è riusciti a vararla nelle precedenti legislature), a fronte della quale, per la prima volta (basta già avere presenti i voti favorevoli ai diversi articoli), maggioranza ed opposizione hanno espresso una posizione ferma e condivisa.
Vorrei rivolgere anche grande apprezzamento al ministro della giustizia che, già nei mesi passati, ha dato una forte spinta per l'adozione della riforma con alcuni importanti provvedimenti nella delicata materia dell'indebita ingerenza nella vita delle persone. Mi riferisco all'articolo 15 della Costituzione che, a differenza ed in misura maggiore rispetto agli articoli 13 ePag. 7614, prevede una riserva di legge ed un riserva di giurisdizione.
Attraverso un decreto-legge, successivamente convertito, è stato affrontato il delicatissimo problema delle intercettazioni illecite; vorrei ricordare, a tale riguardo, il periodo storico che abbiamo attraversato ultimamente, con la pubblicazione arbitraria di dossier illecitamente acquisiti.
Questo, a mio avviso, è stato un grande passo in avanti.
Oggi, con grande soddisfazione, siamo di fronte ad un secondo passo in avanti, poiché abbiamo ridisegnato l'istituto processuale delle intercettazioni, tema tra i più delicati nella dialettica tra autorità e libertà.
Si tratta di un punto di mediazione difficile e delicato, perché, da un lato, uno Stato democratico deve tutelare il diritto alla riservatezza, la dignità e la privacy del cittadino e, dall'altro, deve ugualmente tutelare su un versante l'esigenza di accertamento dei reati e, su un altro versante, il diritto di cronaca e di critica previsto dall'articolo 21 della Costituzione.
Per questi motivi abbiamo fissato alcuni punti. Sicuramente la legge è perfettibile, tuttavia ritengo che i princìpi fissati da questo provvedimento - che mi auguro sarà approvato anche al Senato - siano importanti.
Dal canto nostro, riteniamo di aver dato un valido contributo al testo finale con la proposizione di alcuni emendamenti fatti propri dalla Commissione che hanno riguardato la disciplina delle modalità di svolgimento dei diversi tipi di intercettazioni, anche con riferimento alle clausole di garanzia costituzionale (mi riferisco ad esempio all'inserimento dei tabulati telefonici tra i dati sensibili cui prestare tutela, alle garanzie per la riservatezza in caso di intercettazioni contenute in provvedimenti cautelari).
Abbiamo creato un reticolo di precetti molto forti e in proposito non posso non ringraziare il relatore e il presidente della Commissione per la loro capacità di mediazione su tematiche così delicate e complesse. La nuova normativa costituirà la linea guida da seguire per tutti coloro che operano nel mondo della giustizia. Mi riferisco ai magistrati, agli avvocati, alla polizia giudiziaria e ai giornalisti.
Un altro punto molto importante, frutto di mediazione, consiste nell'aver evitato di introdurre sanzioni eccessivamente e inutilmente repressive che si sarebbero risolte un una penalizzazione a senso unico nei confronti degli operatori dell'informazione.
A mio avviso una questione seria su cui tutti dovremo impegnarci è costituita dalla revisione dei codici deontologici di tutti i soggetti che ruotano intorno al pianeta della giustizia. Si tratta di un mondo retto da equilibri molto delicati, tutti costituzionalmente tutelati. Si pensi alla fase iniziale delle indagini, quando ancora spesso non risulta alcun indagato, quando si valutano ipotesi di reato e quando qualsiasi notizia, diffusa in maniera non conforme alla dinamica processuale, può creare danni molto gravi alla vita, alla dignità, al diritto al lavoro di una persona. La giurisprudenza americana ci dovrebbe insegnare molto al riguardo.
Vorrei inoltre ricordare l'importante tema del registro riservato delle intercettazioni, a proposito del quale sono stati introdotti importanti obblighi di controllo e tutela, nonché delle nuove disposizioni in tema di controllo contabile da parte della Corte dei Conti in tema di spese per le intercettazioni.
Da ultimo (ma non all'ultimo posto) vorrei sottolineare la norma che consente anche ad autorità diverse da quella giudiziaria, come il Garante per la protezione dei dati personali, di svolgere accertamenti nell'ipotesi di lesione della privacy del cittadino.
In conclusione, ritengo che il provvedimento costituisca un passo in avanti, la prosecuzione di un percorso di riforma del sistema processuale penale. Sicuramente in esso non sono contenute risposte risolutive per tutti i problemi. Infatti, quando si trattano princìpi costituzionali di tale valore - e il diritto alla libertà e alla dignità del cittadino ha sicuramente valorePag. 77primario, vista la doppia riserva di legge e di giurisdizione - non si possono pretendere soluzioni definitive.
Alla fine del mio intervento, vorrei rivolgere un invito. Vi sono taluni aspetti della disciplina delle intercettazioni che non hanno trovato compiuta sistemazione. Si è proposto, ad esempio, da parte di alcuni deputati, fra i quali alcuni intervenuti in precedenza, che i provvedimenti sulle intercettazioni vengano adottati dal Tribunale in composizione collegiale anziché da un giudice monocratico. Mi auguro dunque che le prese di posizione su questa come su tante altre tematiche che riguardano i diritti e le garanzie non restino un flatus vocis, ma abbiano possibilità di essere affrontate in una riforma sistematica del codice di procedura penale, con particolare riferimento al delicato tema della libertà personale.
In conclusione, preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Verdi sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Nel corso di questo ampio dibattito, da parte di tutte le forze politiche si è riconosciuto quanto sia necessario disciplinare in modo innovativo la materia delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni telefoniche, così da rendere più rigoroso il divieto di pubblicazione dei relativi atti. Il provvedimento che quest'Assemblea si accinge ad approvare era già in corso di esame presso il Parlamento quando nuove vicende giudiziarie - confluite poi nelle successive pubblicazioni di nomi e conversazioni private, che nulla avevano a che fare con le indagini - hanno riportato alla ribalta una questione urgente. Quindi, tutti, in Commissione e nel dibattito che si è svolto questa mattina in aula, concordiamo sulla necessità di porre rimedio all'uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche ambientali, che rappresentano sì uno strumento di indagine importante, ma tra i più invasivi della vita privata dei cittadini. È quindi necessario rendere effettivi e non virtuali i limiti che la legge prevede e che, invece, troppo spesso sono aggirati, così da provocare poi l'inevitabile fuga di notizie. Si cerca sempre il responsabile, ci si interroga sui motivi, ma alla fine le notizie vengono diffuse e non si sa mai il perché, nonostante le ispezioni ministeriali che, anche in questo caso, il ministro Mastella ha inviato presso le varie procure.
Di questo problema ci eravamo già occupati nella scorsa legislatura. Il Governo aveva presentato un disegno di legge sul tema delle intercettazioni, sensibilizzato in tal senso anche dai dati che l'allora ministro guardasigilli, Castelli, aveva fornito sulle migliaia di decreti emessi ogni anno per disporre le intercettazioni e le centinaia di miliardi che gravano sull'erario. Tale fenomeno fa detenere all'Italia un triste primato: il nostro Paese è, infatti, primo in Europa per il numero eccessivo di intercettazioni effettuate. Ebbene, è cambiato il Governo, è cambiato il ministro, ma anche lei, ministro Mastella, ha denunciato l'eccessiva spesa del nostro Paese in materia di intercettazioni telefoniche ambientali. Abbiamo dunque convenuto che fosse doveroso cercare di limitare l'utilizzazione delle medesime nell'ambito delle attività investigative.
Il testo che stiamo discutendo è profondamente diverso dal provvedimento originario presentato dal Governo ed è effettivamente il frutto di una collaborazione fattiva che si è registrata in Commissione giustizia da parte di tutte le forze politiche, nonché della sensibilità del Governo. Siamo stati tutti uniti nella volontà di mettere finalmente ordine in una materia che vede coinvolti diritti e garanzie fondamentali: il diritto alla riservatezza, il diritto all'informazione, il diritto all'effettività della giurisdizione ed alla ricerca della prova.
È vero, e non dobbiamo dimenticarlo, che, nella lotta al terrorismo e al crimine organizzato, le intercettazioni sono strumenti assai utili che hanno portato a risultati eccellenti nella ricerca dei colpevoli. È anche accaduto, però, che molti innocenti siano stati coinvolti ingiustamentePag. 78in procedimenti penali, a causa di trascrizioni sbagliate, di errori commessi nella verbalizzazione o per incapacità o impossibilità di interpretare, nel modo giusto, il senso della conversazione captata.
Le proposte emendative che il gruppo della Lega aveva presentato in Commissione erano dettate dalla preoccupazione di tutelare soprattutto le persone non indagate che, tante volte, si trovano coinvolte, loro malgrado, in intercettazioni, per il solo fatto di essere entrate in contatto o essere menzionate da soggetti coinvolti in un'inchiesta giudiziaria.
Siamo, quindi, abbastanza soddisfatti del testo approvato in Commissione, che si pone come obiettivo quello di tutelare in modo particolare questi soggetti. Ciò è stato frutto dell'accoglimento di alcuni emendamenti, parzialmente difformi, ma, comunque, identici nella sostanza a quelli da noi presentati, per quanto riguarda, ad esempio, la creazione di un apposito archivio riservato, istituito in ogni procura della Repubblica. In questo archivio, verranno finalmente custodite le intercettazioni rilevanti o illecite sotto la diretta responsabilità del procuratore stesso, che diventa, dunque, il soggetto responsabile della secretazione degli atti in esso contenuti. Speriamo che, in questo modo, potrà essere più facile accertare le responsabilità disciplinari di soggetti che, a volte, disattendono le modalità fissate dal procuratore stesso per garantire il segreto.
Registriamo, inoltre, sensibili novità nel testo approvato anche per quanto riguarda il deposito e l'acquisizione dei verbali. La procedura di trascrizione delle registrazioni è stata ridisegnata nelle forme della perizia, prevedendosi che, appena concluse le operazioni, i verbali e le registrazioni siano immediatamente collocati nell'archivio riservato, mentre le trascrizioni confluiranno nel fascicolo per il dibattimento.
Altri punti fondamentali sono il divieto di trascrizione di quelle parti di conversazione riguardanti esclusivamente persone, fatti o circostanze estranee alle indagini e la previsione che il giudice disponga che i nominativi e i riferimenti identificativi di soggetti estranei alle indagini siano espunti dalle trascrizioni delle conversazioni, ove ciò chiaramente non rechi pregiudizio all'accertamento dei fatti per cui si procede.
In sostanza, quindi, siamo favorevoli all'impianto del disegno di legge, ma non abbiamo mancato di far emergere, anche nel dibattito odierno, dei distinguo. Abbiamo riflettuto sul problema del numero esagerato e della spesa eccessiva delle intercettazioni, che è stato, tra l'altro, più volte sollevato dal ministro. Avevamo presentato un emendamento per fissare un tetto di spesa e per responsabilizzare maggiormente le procure. Tale tetto, chiaramente, non voleva inficiare la doverosa, opportuna e necessaria attività di indagine, ma voleva essere un segnale per dire che, in questo modo, le cose non possono andare avanti, perché, purtroppo, gli abusi ci sono stati e, se non interverremo, continueranno ad esserci in futuro. Non si è espresso parere favorevole su quell'emendamento, ma si è trovato l'accordo su una riformulazione dell'emendamento Pecorella, da noi sottoscritto, che prevede, almeno, la segnalazione alla Corte dei conti da parte del ministro. Questo è un primo passo importante per dare un segnale chiaro alla magistratura, un segnale che noi avremmo voluto vedere più incisivo e più forte, ma che, comunque, non possiamo non accogliere favorevolmente.
In Commissione, ci siamo divisi sulla tematica relativa alle sanzioni: c'era la via della sanzione amministrativa, sulla quale si era inizialmente orientati, e quella di una sanzione più restrittiva, ovvero quella penale pecuniaria, addirittura con la possibilità di prevedere la reclusione.
Anche noi, di certo, non siamo soddisfatti dell'immagine che, all'esterno del Palazzo, certa stampa ha voluto dare riguardo alle nostre proposte emendative. Come abbiamo avuto modo di spiegare, esse non avevano certo l'intenzione di limitare il diritto di cronaca e il diritto alla libertà di informazione, che sono diritti ampiamente riconosciuti dalla nostra Costituzione e che devono essere tutelati. Ci mancherebbe!Pag. 79
Ma qui si tratta di soggetti che violano delle disposizioni legislative e che pubblicano, dandole tante volte in pasto alla pubblica opinione, notizie che non dovrebbero essere pubblicate. Qui non c'entrano affatto il diritto di informazione e il diritto di cronaca, ma siamo nell'ambito di un reato.
Per rendere efficace la normativa che andiamo ad approvare, abbiamo deciso di rendere più restrittive le sanzioni, per rendere effettivi i divieti.
Alla fine, dobbiamo dire che siamo abbastanza soddisfatti del risultato che abbiamo ottenuto e i nostri emendamenti, che, magari, potevano avere l'aspetto provocatorio, hanno colpito nel segno, perché la maggioranza e il Governo hanno convenuto su una proposta soddisfacente, quella di mantenere l'impianto attuale dell'articolo 684 e di innalzare notevolmente l'ammenda.
Certo, avremmo voluto qualcosa di più: forse avremmo dovuto avere il coraggio di non prevedere la possibilità di oblare. Comunque, riteniamo apprezzabile il risultato ottenuto innalzando l'ammenda a centomila euro.
Quindi, signor ministro, voteremo a favore di questo provvedimento per le ragioni che ho sinteticamente esposto.
PRESIDENTE. La prego...
CAROLINA LUSSANA. Ci auguriamo che le sanzioni scelte - rimane questa perplessità - siano opportune e di non doverci ritrovare, tra 15 giorni o un mese, ancora una volta, di fronte ad una fuga di notizie e di pubblicazioni non solo di intercettazioni lecite, ma anche di quelle illegittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, per brevità mi rifaccio agli argomenti che sono stati più ampiamente espressi in sede di discussione generale. Vorrei sottolineare, tra l'altro, che il tempo trascorso da quella discussione non ci deve sorprendere, in quanto stiamo trattando una materia in cui il rispetto della privacy e della libertà di comunicazione tra i cittadini, le esigenze investigative e di accertamento giudiziario, la tutela del diritto alla difesa del singolo nel procedimento penale e le garanzie poste dalla Costituzione a salvaguardia della libertà di stampa costituiscono fattori che intervengono contemporaneamente, in modi a tratti contrapposti, come credo abbiamo notato unanimemente.
Non sfugge a nessuno, dunque, che l'iter di questo provvedimento è stato influenzato dalla cronaca, ovvero dagli abusi che sono stati evidenziati mediante la pubblicazione di conversazioni intercettate, che null'altro scopo avevano se non quello di suscitare il pubblico interesse.
Da una parte, dunque, l'inefficacia palese della normativa esistente e, dall'altra parte, i numeri e la pervasività dello strumento ci hanno condotto a questa iniziativa legislativa.
Sull'inefficacia delle regole esistenti non mi dilungo: basta aprire i giornali. Sui numeri (un miliardo e 300 milioni di euro nello scorso quadriennio), invece sì: essi costituiscono la proiezione di milioni di azioni volte alla captazione di conversazioni e dati e, al tempo stesso, un monito sull'estensione, la potenza e la pericolosità dello strumento dell'intercettazione telefonica.
Non siamo tra coloro che, gridando allo scandalo sui costi, in realtà mirano a limitare l'azione della magistratura. In quest'ultima direzione, la riduzione dei centri di ascolto e più rigorose prescrizioni in ordine a disposizione, proroga e motivazione delle intercettazioni, nonché una più stretta verifica contabile e amministrativa da parte della Corte dei conti possono rappresentare un'utile argine ad una disinvoltura eccessiva nel loro utilizzo.
Questo provvedimento ha rischiato di arenarsi sugli illeciti commessi con finalitàPag. 80giornalistiche. Non ce lo dobbiamo nascondere, colleghi, né lo dobbiamo nascondere al paese e alla stessa stampa.
Non abbiamo dubbi che l'attuale penalità estinguibile con l'oblazione di poche decine di euro abbia dimostrato la sua inconsistenza. Non abbiamo dubbi che gli interessi economici che si manifestano anche nelle imprese editoriali spingano prepotentemente all'illecito.
Non abbiamo dubbi, infine, sulla non grande caratura dell'argomento deontologico della categoria e delle organizzazioni e ordini che dovrebbero assicurarne il rispetto. È tuttavia inaccettabile che una parte del centrodestra abbia spinto per un inasprimento della sanzione penale, dalla contravvenzione al delitto, ponendo in essere un vero e proprio intervento a gamba tesa sull'articolo 21 della Costituzione.
Guardate, colleghi, che la distanza tra carcere e stampa è un segno distintivo delle democrazie; la loro contiguità, invece, lo è dei sistemi e dei Governi autoritari!
Grazie, dunque - e soprattutto mi rivolgo ai colleghi di Alleanza Nazionale e della Lega -, per la vostra insistenza verso la previsione di una sanzione penale per il giornalista in quanto ciò mi restituisce e ci restituisce una più chiara idea su quanto è di destra e quanto di sinistra. Spero che ciò sia chiaro anche al paese.
È dunque con una certa serenità che annuncio il voto favorevole all'approvazione del provvedimento del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Vede, onorevole Farina, ritengo sia un atto di arroganza pretendere di rappresentare all'Assemblea chi è democratico e chi non lo è; soprattutto, con il suo intervento ha incrinato quel punto di incontro che questo provvedimento ha rappresentato per quanti sinceramente hanno cercato di garantire a tutti la dignità personale. Non è il caso di ricordare che dovunque - in paesi che dichiaravano di essere di sinistra e in paesi di destra - vi sono stati momenti in cui la persona umana non è stata rispettata. Si tratta, in effetti, di una questione di coscienza, e noi tutti abbiamo fatto appello alla nostra coscienza per varare una buona legge; anzi, osserverei che questo provvedimento ha rappresentato la prova di come questa opposizione non abbia alcun interesse ad ostacolare il lavoro del Governo quando lo stesso procede nella direzione giusta. Non siamo ciechi di fronte alle necessità di cambiamento e dinanzi alle esigenze del paese. Come lei lo sa bene, noi della Casa delle libertà consideriamo la persona umana al centro di ogni sistema politico e giuridico; ci riconosciamo, infatti, nella Costituzione che vede nella persona umana il centro di tutto.
Dunque, non ci dia lezioni di democrazia! Prenda atto che questa opposizione ha recato il proprio contributo proprio su quei punti fondamentali che hanno rappresentato la grande novità di questo intervento legislativo.
Il provvedimento, tutto sommato, ha un futuro che può essere luminoso ed un futuro oscuro. Mi riferisco, ad esempio, alla questione dell'archivio riservato; certamente, tale previsione rappresenta un elemento positivo, ma può costituire anche un momento di grande difficoltà per l'esercizio del diritto di difesa. Infatti, un accesso agli atti non semplice può rappresentare per il detenuto un momento di ostacolo al pieno esercizio della difesa personale. Quindi, questa misura - l'archivio riservato -, pur positiva, forse richiederà in futuro qualche ulteriore intervento perché la difesa non veda pregiudicate le sue legittime aspettative.
Anche con la distinzione tra centri di ascolto e di registrazione, mentre certamente si persegue un obiettivo condivisibile - ridurre le spese attraverso la concentrazione dei centri di registrazione - si moltiplicano, però, le difficoltà inerenti ai rapporti tra sedi giudiziarie, più precisamente tra distretto di corte di appello ePag. 81singole procure: anche su ciò dovremo sottoporre il provvedimento alla prova dei fatti.
Un'altra riserva non possiamo non fare in relazione al fatto che non si è voluta cancellare del tutto la possibilità dell'oblazione; ritengo non sia stato perfettamente compreso quale era l'obiettivo che si doveva perseguire. Non si trattava di colpire più severamente la stampa; infatti, poiché comunque sarebbe stata mantenuta la previsione di una sanzione detentiva fino a 30 giorni di arresti, non sarebbe cambiato alcunché.
Il problema era un altro: ovvero, attraverso l'oblazione si rende impossibile l'esercizio dell'azione penale e quindi si rende impossibile risalire (attraverso l'inchiesta penale) non tanto alla responsabilità del giornalista - che di per sé è evidente, nel momento in cui pubblica - ma al vero responsabile, cioè a colui che ha violato il segreto all'origine.
L'oblazione è un taglio totale rispetto alla ricerca del vero responsabile; ecco perché abbiamo insistito per far sì che, pur restando la contravvenzione o trasformando la fattispecie in delitto, non si colpisse la libertà del giornalista, ma invece si desse la possibilità al magistrato di risalire, attraverso il processo penale, ai responsabili. Non si è voluto fare; credo che questo sia un limite in questo provvedimento e mi auguro che il Senato vi ritorni sopra.
Noi avevamo degli obiettivi che - devo dire francamente - la proposta di legge governativa in parte rispettava e in parte invece non esaudiva. Il primo obiettivo era quello di controllare l'abuso nell'utilizzazione di questo strumento, certamente indispensabile per la criminalità organizzata, ma spesso utilizzato invece per un tipo di curiosità nella vita delle persone, come dimostrano i fatti, che andava evitato.
Credo che l'aver previsto una verifica da parte della Corte dei conti sugli sprechi che vi sono stati sia stato un grande passo avanti, se non altro in funzione preventiva e per fare capire al magistrato che non può più disporre del denaro pubblico (che deve essere investito, anche nella giustizia, in altre cose) a proprio piacimento.
Bisognava colpire più gravemente coloro che svelano i segreti: in questa direzione si era mosso il Governo, e vi è stata la nostra condivisione. Infine, bisognava dare un segnale (ovvero che non è lecito utilizzare la libertà di stampa per mettere alla berlina le persone, per distruggere la dignità di persone innocenti, addirittura estranee alle vicende penali): bisognava responsabilizzare il giornalista, poiché l'uso corretto della stampa fa parte della democrazia. Non è che qualunque tipo di notizia, qualunque tipo di articolo, faccia bene alla democrazia; ci devono essere dei limiti, prima di tutto relativi al rispetto della persona. Non posso pensare che sia giusto, che rientri nella democrazia distruggere la vita di qualcuno pur di dare una notizia che fa vendere qualche giornale in più.
Non è questo, onorevole Farina, che contraddistingue la democrazia.
Contraddistingue la democrazia una stampa consapevole, una stampa rispettosa della persona umana, perché quello è il centro di tutto. Democrazia non è la possibilità di dire e di scrivere quello che si vuole, ma di scrivere ciò che serve per far crescere il paese, cioè ciò che non fa male all'innocente, ciò che fa sì che ciascuno possa andare a testa alta perché non ha fatto nulla di male e perché un giornale non ha pubblicato - magari per una leggerezza - che ha un'amante, provocando la distruzione di una famiglia.
Questa non è democrazia. Questo è, semplicemente, fare del gossip e confondere il gossip con la libertà di pensiero. E allora, il fatto di aver elevato la sanzione pecuniaria è un segnale. Si sappia che chi vuole guadagnare sulla pelle, sulla vita e sulla dignità degli altri deve anche pagare l'utile che gli deriva da un modo scorretto di svolgere la funzione del giornalista.
Quindi, complessivamente, questa è una legge che, al momento, a differenza di quanto era in una fase iniziale (ed anche intermedia), noi riteniamo che rispetti gli obiettivi che ci eravamo proposti.
Credo che non siano molto utili, di solito, i ringraziamenti; invece, è più utile prendere atto che vi è stata una disponibilità,Pag. 82soprattutto da parte del relatore e del ministro (e del Governo in genere) a discutere ogni punto, ogni posizione che l'opposizione ha proposto; non vi è stata mai una chiusura pregiudiziale e questo ha fatto bene alla legge ed anche al nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gambescia Ne ha facoltà.
PAOLO GAMBESCIA. Grazie, Presidente. Dico subito in apertura che il gruppo de L'Ulivo voterà a favore di questo provvedimento legislativo con grande consapevolezza e anche con un atteggiamento grato al Parlamento nel suo complesso. Questo provvedimento, che ora andrà al Senato, è delicatissimo, perché coinvolge centri vitali della vita democratica: l'attività della magistratura, il rispetto dei diritti individuali, la possibilità di svolgere indagini approfondite con uno strumento utilissimo. Complessivamente, il provvedimento doveva mettere in equilibrio la necessità di andare sino in fondo quando le indagini lo richiedono con l'esigenza di tutelare in qualsiasi momento il segreto affinché le indagini stesse possano continuare senza interferenze e le posizioni individuali dei singoli cittadini. Ci siamo riusciti?
Bisogna ringraziare il Governo per la forza con la quale ha insistito affinché si discutesse fino in fondo della materia contenuta nel suo disegno di legge, evitando di far sì che il Parlamento lavorasse per conto proprio senza un confronto con il Governo stesso. La cosa interessante di questa faticosa discussione è che, quotidianamente, ogni volta che ci siamo occupati di questo disegno di legge, abbiamo avuto con il Governo un confronto serrato. Qualche volta è stata la Commissione a chiedere al Governo di rivedere le proprie posizioni e qualche volta è stato il Governo a sottolineare alla Commissione la necessità di alcuni mutamenti. Questo mi sembra un modo corretto e giusto di esercitare la collaborazione tra Governo e Parlamento, ovviamente ognuno con le proprie posizioni.
Tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile se non vi fossero stati un relatore come l'onorevole Tenaglia e un presidente come l'onorevole Pisicchio, che hanno assecondato la predisposizione dei vari gruppi ad un confronto serrato ma aperto. È andata bene, lo abbiamo visto nei voti sui singoli articoli. Ovviamente non è una legge quella che può risolvere, poiché vi sono alcuni aspetti che nessun provvedimento legislativo può risolvere. Penso al comportamento di alcuni magistrati - perché nella stragrande maggioranza lavorano correttamente - e alla necessità, per esempio, che il Consiglio superiore della magistratura si occupi di quei pochi che escono fuori dal seminato. Vi è poi il problema del comportamento dei singoli giornalisti, pochi, che tuttavia avrebbero bisogno di un'attenzione maggiore dal punto di vista disciplinare da parte dell'ordine, almeno fino a quando l'ordine ci sarà.
Debbo poi fare qualche considerazione su alcune affermazioni che ho sentito e che non rispondono né allo spirito né alla lettera della legge. Ad esempio, quando si dice che nel momento in cui si punisce un giornalista significa che si è sbagliato prima, nel senso che non si è impedito a chi doveva custodire il segreto di custodirlo, si dice una cosa vera ma non si riconosce ciò che è scritto in questo provvedimento. Infatti, vorrei che l'Assemblea sapesse che in questo testo noi abbiamo previsto che chiunque riveli materiale di un processo coperto dal segreto rischia da semi mesi a tre anni di carcere e, cosa ancora più rilevante perché si tratta di una novità, se il comportamento è colposo può essere condannato con una pena fino ad un anno di reclusione. Pertanto, non vi è più bisogno dell'elemento del dolo, perché il segreto va custodito comunque. Ma se è un pubblico ufficiale a commettere questa violazione, egli rischia da uno a cinque anni di reclusione e da sei mesi a due anni se il comportamento è colposo.
Perché sottolineo questo, onorevole Del Bue (che però non vedo presente in aula)? Perché è stata proprio questa la ragionePag. 83principale che ci ha spinto ad elaborare il provvedimento in esame. Ci preoccupava far risultare chiaramente che chi deve mantenere il segreto deve farlo veramente; se il suo obbligo è quello di custodire dei documenti, li deve custodire! È chiaro che una volta usciti da questa rete di controllo, i documenti diventano farfalle e arrivano nelle mani dei giornalisti, tra i quali vi è qualcuno con più attenzione e scrupolo e qualcun altro che ne ha di meno.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIA MELONI (ore 18,07)
PAOLO GAMBESCIA. Con questo provvedimento abbiamo costruito una rete, che tende a proteggere al massimo in primo luogo tutto quello che deve rimanere segreto. In secondo luogo, con il provvedimento in esame si cancella dal processo, senza distruggere, quello che non serve al processo stesso; il materiale viene però conservato nel caso in cui, dopo alcuni anni, dovesse sorgere l'esigenza di svolgere indagini ulteriori, per le quali simili documenti dovessero tornare utili.
Abbiamo costruito una rete nella quale adesso c'è un responsabile. Sappiamo cosa succede quando viene violato il segreto: ci si interroga su chi ricada la colpa - del magistrato che stava istruendo? Dell'avvocato che ha visto il documento? Del cancelliere che ha fotocopiato? - e nessuno paga! Adesso abbiamo costruito un sistema - e speriamo che funzioni - per cui esiste un responsabile, che paga.
Abbiamo costruito un sistema per il quale non c'è più la libertà assoluta di utilizzare le intercettazioni come strumento di indagine; abbiamo messo un freno, come già il ministro aveva ipotizzato, al loro uso indiscriminato, perché ci sarà un controllo contabile da parte della Corte dei conti.
Sulla base del sistema che abbiamo costruito, il magistrato ricorre all'utilizzo di quello strumento secondo una necessità obiettiva. Non è possibile che utilizzi l'intercettazione perché rappresenta il mezzo più semplice! Egli può chiedere al giudice per le indagini preliminari l'autorizzazione a ricorrere allo strumento dell'intercettazione se non può raggiungere la verità in altro modo, se non può proseguire le indagini o se si tratta di un certo tipo di reato (deve trattarsi di reati gravi).
Abbiamo cercato di costruire un sistema - un voto pressoché unanime in Commissione e in Assemblea sui singoli articoli ha confermato la bontà di questo lavoro - per il quale non deve essere pubblicato quello che non è di interesse dell'opinione pubblica rispetto a reati e comportamenti illegittimi o illegali (la vita privata deve restare fuori). Però, secondo il sistema che abbiamo introdotto, se qualcosa dovesse uscir fuori, nonostante la griglia di protezione che abbiamo costruito, il giornalista, che recepisce questo materiale, pagherà, e non nella misura irrisoria che era prima prevista (l'abbiamo visto tante volte accadere). Abbiamo trovato una soluzione, alla quale tutti i gruppi hanno dato il loro assenso, che non impedisce la libertà di stampa - visto che si continua a permettere al giornalista di fare il suo mestiere e di controllare gli atti -, ma prevede una responsabilità del giornalista che viola le norme, nel caso in cui questo sbarramento che abbiamo previsto dovesse essere superato.
In conclusione, ritengo che abbiamo varato un provvedimento equilibrato; speriamo che regga alla prova dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, per dare giustificazione del mio voto di astensione in precedenza espresso sull'articolo 1 del disegno di legge e per motivare anche il voto di astensione sull'intero provvedimento. La legge sulle intercettazioni deve rappresentare il punto di equilibrio tra diverse esigenze di natura costituzionale: l'esigenza della giustizia, quella del diritto di cronaca e la tutela della vita privata spesso compromessa dalla diffusione di intercettazioni giudizialmente irrilevanti.Pag. 84
Quest'ultimo valore è ben tutelato nella legge dal segreto investigativo e dal potere di stralcio affidato al giudice; di questo aspetto ha parlato molto bene il collega Gambescia, al quale pertanto rinvio. Non egualmente convincente è quella parte dell'articolo 1 che estende il divieto di pubblicazione anche per gli atti non più coperti dal segreto investigativo. Bene si è fatto a rafforzare il perimetro del segreto predetto (in questo modo si sono tutelate le esigenze della giustizia), ma l'estensione del divieto di pubblicazione è andata troppo in là, sacrificandosi con il diritto di cronaca il diritto della pubblica opinione ad essere informata. Una legge ottimale avrebbe dovuto fermarsi prima e far coincidere estensione del segreto e divieto di pubblicazione. In questo caso avrebbero avuto un senso anche le sanzioni rafforzate che si sono previste. Con la soluzione adottata invece anche l'apparato sanzionatorio appare eccessivo ed iniquo. Ecco perché si può parlare di una buona legge con un grave neo e il neo tocca purtroppo un valore fondamentale come quello della libertà di informazione.
Questo è il motivo, in conclusione, per il quale insieme ad alcuni colleghi, come l'onorevole Giulietti, con i quali conduciamo campagne su questi temi, anche nell'ambito dell'associazione Articolo 21, non possiamo esprimere un voto positivo su questo disegno di legge.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il ministro della giustizia, senatore Mastella. Ne ha facoltà.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, credo sia un po' anomalo e rappresenti una sorta di irritualità che, dopo essere intervenuti i parlamentari, prenda la parola il rappresentante del Governo.
Desidero innanzitutto ringraziare il presidente della II Commissione, onorevole Pisicchio, il relatore, onorevole Tenaglia, tutti i componenti della Commissione, i colleghi parlamentari ed, infine, il sottosegretario Li Gotti che ha seguito dappresso l'iter del provvedimento.
Ritengo che quello che ci accingiamo a compiere sia un gesto parlamentare di grande dignità ed anche - consentitemi di dirlo - di grande orgoglio per il Parlamento. Quello di cui si discute non è un provvedimento che si pone in alternativa a chicchessia; non è la solita battaglia tra poteri ingaggiata a volte nel nostro paese. Assolutamente no! Come è stato rilevato dai più, lessicalmente e sostanzialmente, a me pare opportuno evidenziare la circostanza per la quale si è trovato un modo di mescolare assieme le esigenze che il Governo ha portato avanti in maniera testarda: quanta distanza c'è tra il momento in cui il provvedimento sulla illegittimità o sulla illegalità trovò a novembre reticenza e resistenza anche in questa sede ed oggi in cui il provvedimento «passa», quasi con solidarietà comune, con una dilatazione amplissima. Ciò fa bene alla democrazia.
Ho sempre ritenuto - voglio terminare con questa considerazione - che laddove fuoriescano dalle maglie della giustizia elementi che con essa non hanno nulla a che fare si potrebbe verificare, in previsione dello svolgimento delle elezioni, un'alterazione della democrazia. Questo francamente non è consentito a nessuno. Questa ipoteca di maglie più strette alle quali con grande equilibrio hanno lavorato tutti i protagonisti della Commissione e voi oggi, sigillando la loro capacità di mettere assieme, nonostante le divergenze emerse in alcune circostanze, rappresenta un esaltante momento per la nostra attività parlamentare. A me tocca soltanto rivolgere, in maniera molto semplice, un ringraziamento, non tanto per quello che abbiamo fatto assieme quanto per quello che abbiamo dato, nell'esercizio della nostra funzione, al paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione giustizia, onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, chiedo scusa per la fiochezza della voce e saròPag. 85a maggior ragione stringato nel mio intervento.
Non è un grazie di pragmatica o solo formale quello che voglio innanzitutto rivolgere al relatore, perché ha realizzato un lavoro complesso, ma anche alla Commissione, all'opposizione e alla maggioranza, perché ancora una volta hanno dato prova di saper lavorare senza pregiudizialità e con un senso di equilibrio, che ha rispettato pienamente i diritti costituzionalmente sanciti, quale il diritto di cronaca, di cui all'articolo 21 della Carta fondamentale, la tutela della privacy e le esigenze della magistratura. Un grazie va anche a questi nostri straordinari funzionari, che ci consentono di arrivare in quest'aula sempre con una puntualità ed uno straordinario equilibrio nella struttura delle norme, e al Governo nella persona del ministro e del sottosegretario, che è stato uno di noi in Commissione e ha lavorato davvero con grande sapienza.
A questo punto vorrei soltanto esprimere a quest'Assemblea - che si appresta a votare il provvedimento in esame, da quel che si è compreso dalle dichiarazioni di voto, all'unanimità, salvo qualche piccolo distinguo - il compiacimento del presidente della Commissione e la soddisfazione di tutti i suoi componenti per un lavoro così serio, espresso all'interno di una dimensione che tutto era fuorché semplice e priva di complicazioni.
Grazie ai colleghi e credo che questo rappresenti un giorno importante per il Parlamento italiano (Applausi).
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, debbo associarmi ai ringraziamenti che sono stati qui rivolti a tutta la Commissione, al suo presidente, al Governo, al sottosegretario e soprattutto ai funzionari e alla struttura amministrativa, che hanno collaborato al nostro lavoro; un lavoro non semplice in una materia che vede coinvolti diritti tanto sensibili quanto di difficile componimento; ma credo che il risultato cui si è pervenuti sia dovuto al fatto che siamo stati tutti consapevoli di lavorare per il bene dei cittadini, al fine di dare a questo Paese una legge moderna, una legge che tuteli i diritti di cittadini, che tuteli la democrazia e il diritto di tutti anche a vedere preservata la propria privacy, ma anche ad essere informati di tutto quello che accade e di tutto quello per cui necessita essere informati.
Di questo ringrazio tutti e, in particolare, coloro che hanno dato atto del lavoro da me svolto, anche se è stato proficuo grazie al contributo di tutti.
(Correzioni di forma - A.C. 1638-A ed abbinate)
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, relativamente alla proposta di correzione di forma ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento, propongo le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 2, comma 1, capoverso Art. 240-bis, comma 1, nonché all'articolo 16, comma 1, capoverso Art. 329-bis, comma 2, e all'articolo 21, comma 1, lettera b), capoverso Art. 617-octies, comma 1, le parole: «telefoniche o telematiche» sono sostituite dalle seguenti: «telefoniche, informatiche o telematiche».
All'articolo 11, comma 1, capoverso Art. 268-bis, comma 4, lettere a) e b), nonché al medesimo articolo 11, comma 1, capoverso Art. 268-bis, comma 6, dopo le parole: «archivio riservato» sono inserite le seguenti: «previsto dal comma 3-ter dell'articolo 268». Conseguentemente: all'articolo 16, comma 1, capoverso Art. 329-bis, comma 1, le parole da: «previsto dall'articolo 89-bis» fino a: «28 luglio 1989, n. 271» sono sostituite dalle seguenti: «previsto dal comma 3-ter dell'articolo 268» e le parole: «del presentePag. 86codice» sono soppresse; all'articolo 19, comma 1, lettera c), capoverso 2-bis, le parole: «di cui al comma 1 dell'articolo 89-bis» sono sostituite dalle seguenti: «previsto dal comma 3-ter dell'articolo 268 del codice»; all'articolo 20, comma 1, capoverso Art. 89-bis, comma 1, le parole: «per le intercettazioni» sono sostituite dalle seguenti: «previsto dal comma 3-ter dell'articolo 268 del codice».
In relazione all'articolo 20, comma 1, deve essere precisato che la modifica introdotta a seguito dell'approvazione dell'emendamento 20.100 della Commissione deve intendersi riferita al comma 2 dell'articolo 89-bis delle norme di attuazione del codice di procedura penale, introdotto dal predetto articolo 20, comma 1.
All'articolo 24, comma 2, le parole: «il comma 2» sono sostituite dalle seguenti: «il comma 1-bis ».
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).
(Coordinamento formale - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1638-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine » (1638-A):
Presenti 454
Votanti 447
Astenuti 7
Maggioranza 224
Hanno votato sì 447
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi).
Dichiaro conseguentemente assorbite le proposte di legge nn. 366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594.
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge n. 2272 (ore 18,24).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca deliberazione su una richiesta di stralcio.
La X Commissione permanente (Attività produttive), nel corso dell'esame del disegno di legge A.C. 2272, recante misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale, ha deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio degli articoli da 28 a 31, in materia di istruzione tecnico-professionale, organi collegiali delle istituzioni scolastiche e istituzione di un fondo perequativo per le medesime.
Nessuno chiedendo di parlare contro o a favore, passiamo ai voti. Avverto che la votazione avrà luogo per alzata di mano.Pag. 87
Pongo in votazione la richiesta di stralcio degli articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272.
(È approvata.)
Il disegno di legge risultante dallo stralcio dei suddetti articoli, con il numero 2272-ter e con il titolo: «Scuola, imprese e società» è assegnato alla VII Commissione permanente (Cultura), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, V, X e Commissione parlamentare per le questioni regionali.
La restante parte del disegno di legge, con il numero 2272-bis e con il titolo: «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale» resta assegnata alla X Commissione (Attività produttive), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alle sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis del regolamento), VII, VIII, IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) XI, XII, XIV e Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di un disegno di legge (ore 18,25).
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, del seguente disegno di legge, del quale la VIII Commissione permanente (Ambiente), cui era stato assegnato in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del regolamento:
«Contributo al Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano» (già articolo 208 del disegno di legge n. 1746 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del regolamento, e comunicato all'Assemblea il 5 ottobre 2006) (1746-undevicies).
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Marco Pottino, con lettera pervenuta in data odierna, si è dimesso dal gruppo parlamentare Lega Nord Padania e ha aderito al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, la trattazione dei restanti punti iscritti all'ordine del giorno è rinviata ad altra seduta.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 18 aprile 2007, alle 10.
(ore 10 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata).
1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 1746-undevicies.
2. - Seguito della discussione delle mozioni Giovanardi ed altri n. 1-00112, Mura ed altri n. 1-00117, Meta ed altri n. 1-00118, Leone ed altri n. 1-00121, Maroni ed altri n. 1-00122, Beltrandi e Villetti n. 1-00124, Frassinetti ed altri n. 1-00144 e Fabris ed altri n. 1-00145 sulle iniziative per contrastare il fenomeno delle cosiddette «stragi del sabato sera».
Pag. 883. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
REALACCI ed altri; CRAPOLICCHIO ed altri; LA LOGGIA ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (15-1752-1964-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione e Iannuzzi, per la VIII Commissione.
4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
CAPEZZONE ed altri: Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività (1428-A).
e dell'abbinata proposta di legge: ALLASIA ed altri (1543).
- Relatore: Capezzone.
5. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DI VIRGILIO ed altri; CASTELLANI ed altri: Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (780-1891-A).
- Relatore: Di Virgilio.
6. - Seguito della discussione delle mozioni Delfino ed altri n. 1-00061, Leone ed altri n. 1-00140, Zucchi ed altri n. 1-00141 e Realacci ed altri n. 1-00142 sulla realizzazione di opere relative al piano irriguo nazionale.
7. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.
8. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ZELLER ed altri; BRUGGER ed altri; BENVENUTO e VANNUCCI: Modifiche alla legge 8 luglio 1998, n. 230, in materia di obiezione di coscienza (197-206-931-A).
- Relatore: Pinotti.
(ore 15).
9. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
VIII Commissione permanente (Ambiente):
«Contributo al Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano» (già articolo 208 del disegno di legge n. 1746 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 5 ottobre 2006) (1746-undevicies).
La seduta termina alle 18,25.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1638-A e ab.-articolopremiss.01.01 | 344 | 344 | 173 | 144 | 200 | 75 | Resp. | |
2 | Nom. | em. 1.15 | 360 | 360 | 181 | 155 | 205 | 74 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 1.20 | 364 | 364 | 183 | 157 | 207 | 74 | Resp. | |
4 | Nom. | em. 1.25 | 367 | 367 | 184 | 157 | 210 | 75 | Resp. | |
5 | Nom. | em. 1.26 | 370 | 370 | 186 | 159 | 211 | 75 | Resp. | |
6 | Nom. | em. 1.1 | 379 | 378 | 1 | 190 | 166 | 212 | 74 | Resp. |
7 | Nom. | em. 1.41 | 382 | 381 | 1 | 191 | 167 | 214 | 74 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.101 | 390 | 389 | 1 | 195 | 387 | 2 | 74 | Appr. |
9 | Nom. | em. 1.100 | 373 | 373 | 187 | 372 | 1 | 74 | Appr. | |
10 | Nom. | em. 1.2 | 395 | 395 | 198 | 173 | 222 | 74 | Resp. | |
11 | Nom. | em. 1.30 | 383 | 382 | 1 | 192 | 168 | 214 | 74 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.45 | 386 | 385 | 1 | 193 | 170 | 215 | 74 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.102 | 386 | 386 | 194 | 381 | 5 | 74 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.4 | 393 | 392 | 1 | 197 | 175 | 217 | 74 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.44 | 393 | 392 | 1 | 197 | 173 | 219 | 74 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.5 | 397 | 396 | 1 | 199 | 174 | 222 | 74 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.103 | 390 | 390 | 196 | 385 | 5 | 74 | Appr. | |
18 | Nom. | em. 1.7 | 393 | 393 | 197 | 178 | 215 | 74 | Resp. | |
19 | Nom. | articolo 1 | 402 | 401 | 1 | 201 | 398 | 3 | 74 | Appr. |
20 | Nom. | em. 2.100 | 393 | 392 | 1 | 197 | 390 | 2 | 74 | Appr. |
21 | Nom. | articolo 2 | 392 | 391 | 1 | 196 | 390 | 1 | 74 | Appr. |
22 | Nom. | articolo 3 | 393 | 391 | 2 | 196 | 391 | 74 | Appr. | |
23 | Nom. | em. 4.40 | 394 | 392 | 2 | 197 | 178 | 214 | 74 | Resp. |
24 | Nom. | articolo 4 | 398 | 397 | 1 | 199 | 394 | 3 | 74 | Appr. |
25 | Nom. | articolo 5 | 405 | 404 | 1 | 203 | 403 | 1 | 74 | Appr. |
26 | Nom. | mantenimento articolo 6 | 405 | 405 | 203 | 404 | 1 | 74 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articolo 7 | 399 | 398 | 1 | 200 | 398 | 74 | Appr. | |
28 | Nom. | em. 8.3, 8.56 | 401 | 399 | 2 | 200 | 187 | 212 | 74 | Resp. |
29 | Nom. | em. 8.40 | 408 | 407 | 1 | 204 | 179 | 228 | 73 | Resp. |
30 | Nom. | em. 8.55, 8.57 | 414 | 412 | 2 | 207 | 411 | 1 | 73 | Appr. |
31 | Nom. | em. 8.2 | 289 | 287 | 2 | 144 | 99 | 188 | 80 | Resp. |
32 | Nom. | em. 8.12 | 310 | 310 | 156 | 114 | 196 | 80 | Resp. | |
33 | Nom. | em. 8.49 | 314 | 312 | 2 | 157 | 119 | 193 | 80 | Resp. |
34 | Nom. | em. 8.41 | 335 | 332 | 3 | 167 | 327 | 5 | 80 | Appr. |
35 | Nom. | em. 8.58 | 337 | 337 | 169 | 137 | 200 | 80 | Resp. | |
36 | Nom. | em. 8.50 | 348 | 347 | 1 | 174 | 139 | 208 | 80 | Resp. |
37 | Nom. | em. 8.51 | 351 | 350 | 1 | 176 | 141 | 209 | 80 | Resp. |
38 | Nom. | em. 8.42 | 353 | 350 | 3 | 176 | 347 | 3 | 80 | Appr. |
39 | Nom. | em. 8.14 | 360 | 359 | 1 | 180 | 145 | 214 | 80 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | articolo 8 | 361 | 358 | 3 | 180 | 353 | 5 | 79 | Appr. |
41 | Nom. | em. 9.100 | 369 | 368 | 1 | 185 | 367 | 1 | 79 | Appr. |
42 | Nom. | articolo 9 | 350 | 349 | 1 | 175 | 348 | 1 | 79 | Appr. |
43 | Nom. | em. 11.41 | 408 | 407 | 1 | 204 | 177 | 230 | 77 | Resp. |
44 | Nom. | em. 11.16 | 401 | 400 | 1 | 201 | 168 | 232 | 77 | Resp. |
45 | Nom. | em. 11.15 | 410 | 409 | 1 | 205 | 173 | 236 | 77 | Resp. |
46 | Nom. | em. 11.13 | 413 | 413 | 207 | 174 | 239 | 76 | Resp. | |
47 | Nom. | em. 11.100 | 411 | 410 | 1 | 206 | 405 | 5 | 76 | Appr. |
48 | Nom. | em. 11.40 | 413 | 411 | 2 | 206 | 410 | 1 | 76 | Appr. |
49 | Nom. | em. 11.14 | 418 | 417 | 1 | 209 | 182 | 235 | 76 | Resp. |
50 | Nom. | em. 11.42 | 422 | 421 | 1 | 211 | 182 | 239 | 76 | Resp. |
51 | Nom. | articolo 11 | 426 | 422 | 4 | 212 | 419 | 3 | 75 | Appr. |
52 | Nom. | em. 10.3 | 434 | 433 | 1 | 217 | 191 | 242 | 75 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 10.100 | 433 | 431 | 2 | 216 | 427 | 4 | 75 | Appr. |
54 | Nom. | em. 10.1 | 432 | 432 | 217 | 192 | 240 | 75 | Resp. | |
55 | Nom. | em. 10.2 | 434 | 434 | 218 | 192 | 242 | 75 | Resp. | |
56 | Nom. | em. 10.41 | 434 | 433 | 1 | 217 | 190 | 243 | 75 | Resp. |
57 | Nom. | articolo 10 | 413 | 411 | 2 | 206 | 407 | 4 | 75 | Appr. |
58 | Nom. | subem. 0.10.01.100 | 405 | 404 | 1 | 203 | 404 | 75 | Appr. | |
59 | Nom. | articolo agg. 10.01 n.f. | 411 | 410 | 1 | 206 | 409 | 1 | 75 | Appr. |
60 | Nom. | em. 12.25 | 425 | 425 | 213 | 190 | 235 | 75 | Resp. | |
61 | Nom. | em. 12.1 | 425 | 425 | 213 | 188 | 237 | 75 | Resp. | |
62 | Nom. | articolo 12 | 432 | 431 | 1 | 216 | 430 | 1 | 75 | Appr. |
63 | Nom. | em. 13.1 | 437 | 435 | 2 | 218 | 188 | 247 | 75 | Resp. |
64 | Nom. | articolo 13 | 435 | 433 | 2 | 217 | 428 | 5 | 75 | Appr. |
65 | Nom. | articolo agg. 13.05 | 445 | 444 | 1 | 223 | 196 | 248 | 75 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | articolo agg. 13.01 | 436 | 436 | 219 | 195 | 241 | 75 | Resp. | |
67 | Nom. | em. 14.40 | 447 | 446 | 1 | 224 | 444 | 2 | 75 | Appr. |
68 | Nom. | articolo 14 | 410 | 410 | 206 | 410 | 75 | Appr. | ||
69 | Nom. | em. 15.100 | 447 | 446 | 1 | 224 | 445 | 1 | 75 | Appr. |
70 | Nom. | articolo 15 | 445 | 444 | 1 | 223 | 443 | 1 | 75 | Appr. |
71 | Nom. | em. 16.100 | 440 | 438 | 2 | 220 | 438 | 75 | Appr. | |
72 | Nom. | articolo 16 | 441 | 441 | 221 | 441 | 75 | Appr. | ||
73 | Nom. | articolo agg. 16.01 | 447 | 447 | 224 | 202 | 245 | 75 | Resp. | |
74 | Nom. | articolo 17 | 447 | 446 | 1 | 224 | 446 | 75 | Appr. | |
75 | Nom. | articolo 18 | 448 | 446 | 2 | 224 | 445 | 1 | 75 | Appr. |
76 | Nom. | em. 19.100 | 454 | 451 | 3 | 226 | 449 | 2 | 75 | Appr. |
77 | Nom. | articolo 19 | 450 | 449 | 1 | 225 | 447 | 2 | 75 | Appr. |
78 | Nom. | articolo agg. 19.01 | 445 | 444 | 1 | 223 | 197 | 247 | 75 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nom. | em. 20.100 | 446 | 443 | 3 | 222 | 442 | 1 | 75 | Appr. |
80 | Nom. | articolo 20 | 433 | 433 | 217 | 433 | 75 | Appr. | ||
81 | Nom. | articolo agg. 20.014 | 439 | 438 | 1 | 220 | 434 | 4 | 74 | Appr. |
82 | Nom. | em. 21.13 | 450 | 450 | 226 | 203 | 247 | 74 | Resp. | |
83 | Nom. | em. 21.10 | 448 | 445 | 3 | 223 | 200 | 245 | 74 | Resp. |
84 | Nom. | em. 21.51 | 447 | 439 | 8 | 220 | 191 | 248 | 74 | Resp. |
85 | Nom. | em. 21.52 | 448 | 447 | 1 | 224 | 202 | 245 | 74 | Resp. |
86 | Nom. | em. 21.49 | 447 | 445 | 2 | 223 | 200 | 245 | 74 | Resp. |
87 | Nom. | em. 21.47 | 456 | 455 | 1 | 228 | 208 | 247 | 74 | Resp. |
88 | Nom. | em. 21.41 parte amm. | 451 | 448 | 3 | 225 | 205 | 243 | 74 | Resp. |
89 | Nom. | em. 21.50 | 454 | 454 | 228 | 206 | 248 | 74 | Resp. | |
90 | Nom. | em. 21.200 | 450 | 449 | 1 | 225 | 441 | 8 | 74 | Appr. |
91 | Nom. | articolo 21 | 449 | 448 | 1 | 225 | 446 | 2 | 74 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
92 | Nom. | articolo agg. 21.02 | 445 | 442 | 3 | 222 | 200 | 242 | 74 | Resp. |
93 | Nom. | em. 22.100 | 449 | 448 | 1 | 225 | 446 | 2 | 74 | Appr. |
94 | Nom. | em. 22.41 | 451 | 451 | 226 | 207 | 244 | 74 | Resp. | |
95 | Nom. | em. 22.42 | 451 | 449 | 2 | 225 | 205 | 244 | 74 | Resp. |
96 | Nom. | em. 22.101 | 454 | 450 | 4 | 226 | 438 | 12 | 74 | Appr. |
97 | Nom. | em. 22.40 | 458 | 458 | 230 | 212 | 246 | 74 | Resp. | |
98 | Nom. | em. 22.43 | 451 | 443 | 8 | 222 | 202 | 241 | 74 | Resp. |
99 | Nom. | articolo 22 | 453 | 452 | 1 | 227 | 448 | 4 | 74 | Appr. |
100 | Nom. | articolo 23 | 455 | 455 | 228 | 453 | 2 | 74 | Appr. | |
101 | Nom. | articolo 24 | 456 | 455 | 1 | 228 | 455 | 74 | Appr. | |
102 | Nom. | articolo 25 | 458 | 457 | 1 | 229 | 457 | 74 | Appr. | |
103 | Nom. | articolo 26 | 457 | 456 | 1 | 229 | 456 | 74 | Appr. | |
104 | Nom. | odg 9/1638/1 | 448 | 447 | 1 | 224 | 210 | 237 | 74 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 107 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
105 | Nom. | odg 9/1638/2 | 451 | 447 | 4 | 224 | 209 | 238 | 74 | Resp. |
106 | Nom. | odg 9/1638/4 | 453 | 452 | 1 | 227 | 213 | 239 | 74 | Resp. |
107 | Nom. | ddl 1638-A ed abb. - voto finale | 454 | 447 | 7 | 224 | 447 | 73 | Appr. |