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Nel corso dell'età medievale e moderna l'"Insula dominicana" ha rappresentato uno dei complessi religiosi più importanti della città di Roma, gareggiando con la vicina "Insula" gesuitica di S. Ignazio.
L'area su cui insiste il complesso ebbe rilevanza già in età antica, in virtù della presenza di una serie di edifici di grande monumentalità: il Tempio di Iside e Serapide, o Iseo campense; il Tempio di Minerva calcidica e la grande piazza porticata dei Saepta Iulia. Caduti in rovina durante l'Alto Medioevo i grandi edifici imperiali, l'area ospitò una piccola chiesetta, detta di S. Maria sopra Minerva o S. Maria Sedes Sapientiae, nella quale si susseguirono diverse famiglie religiose femminili, che hanno lasciato scarse tracce della loro presenza.
Le origini del complesso quale oggi lo conosciamo possono essere fatte risalire agli anni compresi tra il 1266 ed il 1275, quando il giovane ordine domenicano acquisì la preesistente chiesetta, avviando la trasformazione dell'intera area. Già nel 1280 i domenicani iniziarono la costruzione della nuova chiesa di S. Maria sopra Minerva, completata nelle sue linee essenziali nel corso del Quattrocento, che è l'unico esempio di grande architettura religiosa gotica a Roma.
Parallelamente alla costruzione della basilica, procedette la costruzione di un convento, che si articolò intorno ad un grande chiostro ed ospitò due conclavi, quello del 1431, in cui fu eletto Eugenio IV, e quello del 1447, che portò all'elezione di Niccolò V.
Nel Tre-Quattrocento il convento domenicano della Minerva era dunque una realtà già molto significativa nella vita religiosa romana. Non a caso, trascorsero qui i loro ultimi anni di vita S. Caterina da Siena (1347-1380) e il Beato Angelico (1395 - 1455), entrambi sepolti nella chiesa.
Una tale accresciuta importanza portò, nella seconda metà del Quattrocento, a rilevanti ampliamenti del complesso. Proprio in questo periodo il dotto cardinale umanista Oliviero Carafa (1430-1511) promosse la costruzione di un secondo chiostro, l'austero chiostro della Cisterna, ancora visibile all'interno del Palazzo del Seminario, sede della Biblioteca della Camera.
Dopo un periodo di stasi, legato anche alla crisi che colpì Roma all'indomani del sacco del 1527, il complesso conobbe una ulteriore espansione nel corso della seconda metà del Cinquecento. Con la fine del Concilio di Trento, infatti, l'ordine domenicano rilanciò con forza la propria azione ed il convento divenne uno dei centri di elaborazione della riforma cattolica. Non a caso, nel 1628 un decreto papale designò il convento come una delle sedi delle adunanze della congregazione del S. Uffizio, istituita nel 1542 per coordinare l'attività inquisitoriale. Già nel 1579, inoltre, trovò ospitalità nel convento il Collegio di S. Tommaso d'Aquino, un'importante scuola di teologia che rimase nel complesso minervitano fino al 1873.
Le maggiori trasformazioni del complesso avvennero tra il 1558 ed il 1570, nel periodo in cui fu generale Vincenzo Giustiniani, personaggio di spicco della controriforma.
Il Giustiniani avviò una radicale trasformazione dei luoghi, che si concluse nel corso del Seicento. L'antico chiostro di Santa Caterina fu completamente riedificato sotto la direzione di Guidetto Guidetti, mentre attorno al Chiostro della Cisterna, che pure fu profondamente ristrutturato, sorgevano nuove costruzioni di rappresentanza, che attualmente fanno parte della Biblioteca della Camera: l'appartamento del generale (noto pure come "sale dell'Inquisizione"), la biblioteca (l'odierna "sala delle capriate"), il grande salone del refettorio, le "sale Galileo", che nel corso del Seicento furono ornate di pregevoli affreschi di Francesco Allegrini, celebrativi dei meriti dell'ordine domenicano nella lotta contro l'eresia. La denominazione di queste ultime è legata alla vicenda del processo di Galileo, che vide la sua drammatica conclusione nelle stanze del convento minervitano. Fu probabilmente proprio nelle sale a lui intitolate che lo scienziato pronunciò davanti ai cardinali del S. Uffizio la sua abiura della teroia copernicana, il 22 giugno 1633.
Con i lavori promossi dal Giustiniani e dai suoi successori, Niccolò Ridolfi (generale dal 1629 al 1644), Tommaso Turco (generale dal 1644 al 1649) e Giovanni Battista de Marinis (generale dal 1650 al 1659), il convento si estese lungo l'odierna via del Seminario fino al complesso gesuitico di S. Ignazio, anche grazie alla costruzione di un grande cortile - giardino, che si unì ai due più antichi chiostri. Al 1667 risale invece la sistemazione di piazza della Minerva, con la costruzione della famosa statua dell'Elefante.
Un'ulteriore fase della storia dell'"Insula" si aprì nel 1700, quando il cardinale Girolamo Casanate (1620-1700) destinò la sua ricchissima biblioteca ai domenicani affinché ne garantissero la libera consultazione al pubblico. Dotata di rendite e di un ordinamento delineato dallo stesso Casanate, la biblioteca Casanatense fu collocata nel complesso domenicano, all'interno del quale venne costruita, nei locali prospicenti il giardino, una grande sala di lettura, ma rimase sempre sempre distinta dalla biblioteca conventuale, affermandosi rapidamente come una delle principali biblioteche pubbliche di Roma.
La costruzione della nuova biblioteca fu l'ultimo grande evento architettonico nella storia dell'Insula. Nel corso del Settcento, infatti, ci si limitò a lavori di abbellimento sia del convento sia, soprattutto, della Chiesa ed in particolare della facciata. La storia, ormai plurisecolare, del complesso della Minerva subì una brusca cesura con l'occupazione napoleonica di Roma, che si prolungò dal 1808 al 1814. In questo periodo, infatti, il convento fu utilizzato per il casermaggio di truppe, il che portò ad un forte degrado dei luoghi. Il ritorno dei domenicani portò ad importanti restauri. Risalgono a questo periodo sia l'affresco che orna la sala del refettorio sia i lavori che liberarono in parte la chiesa da sovrastrutture barocche.
Caduto il potere temporale dei papi, l'unitarietà dell'Insula fu spezzata. Mentre la biblioteca Casanatense diventava biblioteca pubblica statale ed i domenicani si ritiravano in una piccola area a ridosso della chiesa, nel 1871 il convento fu espropriato e destinato a sede del del Ministero del Tesoro e Finanze e successivamente del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero delle Poste.
La nuova utilizzazione produsse danni talora irreversibili alle strutture ed una perdita della stessa memoria storica dell'unitarietà del complesso. Solo alla fine del '900, trasferitisi altrove gli uffici ministeriali, è iniziata un'opera di recupero dell'integrità dell'Insula.
Già nel 1989 il trsferimento della Biblioteca della Camera nei locali prima occupati dal Ministero delle Poste ha consentito un attento restauro degli spazi conventuali sul lato di via del Seminario ed ha restituito questi antichi luoghi alla loro originaria vocazione culturale. Più recentemente, nel 2003, il trasferimento della Biblioteca del Senato nel palazzetto domenicano di Piazza della Minerva e la creazione, nel 2007, del Polo bibliotecario parlamentare, che stabilisce uno stretto coordinamento tra le due biblioteche, hanno posto le premesse per l'apertura di un collegamento tra le diverse realtà che occupano l'Insula che consente, già oggi, la fruizione di un patrimonio librario di straordinaria rilevanza e, in prospettiva, la creazione di percorsi di visita di grandissimo interesse culturale.

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