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Intervento del Presidente della Camera

Sono trascorsi oramai 59 anni da quando, il 27 gennaio 1945, furono abbattuti i cancelli di Auschwitz.
E' un evento che evoca alla nostra coscienza paure profonde, dalle quali siamo tentati istintivamente di ritrarci e di distogliere lo sguardo. Ma esso richiama contemporaneamente in tutti noi, più forte dello sgomento e dell'orrore, la responsabilità di non dimenticare.
In questo spirito si è collocata l'approvazione da parte del Parlamento, con il concorso sostanzialmente unanime di tutte le forze politiche, della legge n. 211 del 2000, istitutiva del "Giorno della Memoria ".
E' lo stesso spirito che ha indotto la Camera ad ospitare, in occasione della terza ricorrenza di questa significativa giornata, la straordinaria esposizione di fotografie, giornali, lettere, francobolli e oggetti dell'epoca delle persecuzioni razziali, provenienti dalla raccolta documentaria del collezionista Gianfranco Moscati.
Il nostro tempo ci offre del resto più di una ragione per rinnovare in tutta la sua forza il dovere di ricordare i drammatici eventi che sconvolsero i destini del popolo ebraico ed il corso stesso della storia.
Per un verso, il numero dei sopravvissuti alla Shoah è ovviamente sempre più esiguo: alla loro inestimabile testimonianza diretta è dunque indispensabile affiancare un'opera attenta e sistematica di conservazione e di valorizzazione dei segni di cui la loro memoria si compone.
Per altro verso, tanta parte del mondo è chiamata a confrontarsi con le complesse questioni poste dalla struttura multietnica delle società contemporanee, nelle quali continuano purtroppo ad allignare, in tutto il loro potenziale distruttivo, i germi del razzismo e dell'antisemitismo.

L'itinerario espositivo prende in esame i diversi aspetti storici della Shoah attraverso varie sezioni.
Ne emergono documenti aberranti sull'annientamento della dignità dell'uomo, perpetrata in forme che ancora oggi stentiamo a ritenere concepibili.
Basti pensare ai ghetti che, in Europa e nel mondo, furono teatro del completo sterminio della popolazione ebraica e della cancellazione della sua civiltà. In alcune di queste località - Budapest, Varsavia, Cracovia e Vilnius, tra le altre - solo negli ultimi anni ha iniziato a rifiorire una vita ebraica. Ma ne emergono anche segni concreti di rifiuto della barbarie, di speranza, di accoglienza,che non di rado hanno visto come protagonisti l'Italia e gli italiani.
L'esposizione documenta come il nostro Paese, nel passaggio dalla persecuzione legale a quella fisica, fu in grado di offrire agli ebrei una rete di solidarietà che consentì a molti di loro di salvarsi.
Se in Italia le leggi razziali furono approvate ed in buona parte applicate nella indifferenza dei più, gli italiani - nella loro stragrande maggioranza - seppero riscattarsi nella temperie della Shoah, contribuendo con generosità e rischio della propria incolumità al salvataggio di tante vite: la vicenda dei ragazzi ospitati a Villa Emma, a Nonantola, ed il coraggio di Giorgio Perlasca e di Giovanni Palatucci ne costituiscono gli esempi più noti e luminosi.
La mostra offre inoltre testimonianze emblematiche sul ruolo svolto dalla Chiesa, che trova una sintesi di grande carica emotiva nella fotografia della piccola Susanna Silberstein, amorevolmente assistita da due suore Stimmatine.
Essa ci dà una misura tangibile e concreta dell'impegno con cui la Chiesa - sul cui "silenzio" gli storici danno giudizi diversi - si prodigò nell'assistenza agli ebrei, offrendo a molti di loro un rifugio sicuro soprattutto nei conventi.

Sono soltanto alcuni esempi delle tante storie di vita vissuta raccontate nella mostra:
per usare le parole di Primo Levi, molti furono i sommersi e pochi - troppo pochi - i salvati.
Ripercorrere oggi quelle vicende significa tenere acceso il ricordo di una tragedia che non deve più ripetersi. Come è stato scritto, la memoria è simile al bagliore dei falò: occorre sempre alimentarla perché la sua luce resti sempre accesa dentro di noi.

Pier Ferdinando Casini
Presidente della Camera dei deputati

Fotografia d'epoca del campo di sterminio di Birkenau

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