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Strage di Portella della Ginestra, Piana degli Albanesi (Pa), 1° maggio 1947
Durante un comizio in occasione della Festa del lavoro alla quale partecipano diversi sindacalisti, contadini, donne e bambini, la banda di Salvatore Giuliano spara sulla folla, causando la morte di undici persone e il ferimento di altre 27. Quel giorno, a Portella, si festeggia anche la vittoria delle forze progressiste, raggruppate nel Blocco del popolo, alle elezioni regionali che si sono svolte nel mese di aprile.
Dopo la strage la corte d'Appello di Palermo rinvia a giudizio il bandito Salvatore Giuliano. In seguito, la Corte di Cassazione stabilisce lo spostamento della celebrazione del processo a Viterbo (1950-1952) per legittima suspicione. I giudici infliggono 12 ergastoli, mentre nel frattempo Salvatore Giuliano viene assassinato a Castelvetrano (Tp) il 5 luglio 1950. Il processo d'appello si svolge a Roma e si conclude nel 1956, confermando alcune condanne, riducendo le pene per alcuni imputati e assolvendone altri. Nel frattempo, il 9 febbraio 1954, nel carcere dell'Ucciardone, a Palermo, viene assassinato con un caffé avvelenato anche il testimone principale, Gaspare Pisciotta, cugino e luogotenende di Giuliano. Il 14 maggio 1960, il ricorso del pubblico ministero, insoddisfatto della sentenza della Corte romana, viene respinto dalla Corte di Cassazione che in tal modo conferma la sentenza del 1956.
La Commissione parlamentare antimafia, nel corso della XIII legislatura (1996-2001) ha desecretato una serie di materiali relativi ai fatti della strage di Portella della Ginestra.