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Strage di Viale Lazio, Palermo, 10 dicembre 1969

Obiettivo della strage è Michele Cavataio, imprenditore edile e mafioso, capofamiglia di Acquasanta, il quale rappresenta, in quel momento, una minaccia per Cosa Nostra. Cavataio, infatti, ha tentato la scalata al vertice di Cosa Nostra mediante una serie di azioni basate sul doppio gioco e il tradimento. Il gruppo dei Corleonesi ne approfitta per eliminarlo e per subentrare nella gestione dei suoi affari, in particolare gli appalti dell’edilizia pubblica e privata. Il commando di killer – Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Cagarella, della famiglia dei Corleonesi, e Damiano Caruso della famiglia mafiosa di Riesi – travestiti da agenti della polizia, fa irruzione negli uffici dell’impresa Moncada, situata in viale Lazio a Palermo, sparando all’impazzata. Nel conflitto a fuoco muoiono Michele Cavataio, Calogero Bagarella e tre impiegati dell’impresa.
La strage di viale Lazio chiude una fase storica della mafia siciliana e cambia gli equilibri e i progetti futuri di Cosa Nostra, aprendo le porte all’ascesa dei Corleonesi.